Vera Q.'s Blog, page 4
June 30, 2019
Ed è subito sera.
Sono uscita sul terrazzo. I cactus, gli unici che sopravvivono al mio disordine, crescono rigogliosi come in Nevada.
Dal muro, oltre, distante, si parlotta, e si ridacchia.
E mi siedo sugli scalini ad osservare ciò che resta delle gerbere e una lumaca si nasconde dietro una foglia di non so cosa. E annuso l'aria: carne alla brace e gelsomino. E allora, cerco la felicità nell'estate altrui e non ricordo di essere stata più disperata di così.
Ed è come essere morti perché non so più vivere. E spesso neppure lo voglio.
Avevo piantato rose, e raccolgo spine.
Ma al mio rientro in casa, per te, lascio gli aculei sull'uscio.
Vera Q.
Dal muro, oltre, distante, si parlotta, e si ridacchia.
E mi siedo sugli scalini ad osservare ciò che resta delle gerbere e una lumaca si nasconde dietro una foglia di non so cosa. E annuso l'aria: carne alla brace e gelsomino. E allora, cerco la felicità nell'estate altrui e non ricordo di essere stata più disperata di così.
Ed è come essere morti perché non so più vivere. E spesso neppure lo voglio.
Avevo piantato rose, e raccolgo spine.
Ma al mio rientro in casa, per te, lascio gli aculei sull'uscio.
Vera Q.
Published on June 30, 2019 05:51
June 19, 2019
Oggi ho provato.
Oggi ho provato ad essere felice.
E la pisciata sul muro, e l'asfalto rovente, e poi l'afa, la gente, e l'odore del malore di una città morente.
E volevo essere felice, un attimo di pace.
Come lei, come lui, come gli altri. E le cose, le case, e la puzza di merda, e soltanto per sopire la tempesta costante. Sicché, tra alberi di cemento, ho chiesto al Sole di scacciare le mie nuvole nerissime, e mi ha offerto un ombrello sfondato.
Oggi ho provato ad essere felice. Ma l'Universo non vuole.
Vera Q.
E la pisciata sul muro, e l'asfalto rovente, e poi l'afa, la gente, e l'odore del malore di una città morente.
E volevo essere felice, un attimo di pace.
Come lei, come lui, come gli altri. E le cose, le case, e la puzza di merda, e soltanto per sopire la tempesta costante. Sicché, tra alberi di cemento, ho chiesto al Sole di scacciare le mie nuvole nerissime, e mi ha offerto un ombrello sfondato.
Oggi ho provato ad essere felice. Ma l'Universo non vuole.
Vera Q.
Published on June 19, 2019 04:56
May 30, 2019
Ricordi.
Quell'anno, mi hai portata dal "settimino". Avevo sei anni.
Ricordo la fiumana di persone nell'aia. E persino il sentiero battuto per arrivare alla casa. Era mattino, e l'aria umida peggiorava la mia asma.
Quel fischio. Quel rantolo. Quella fame d'aria.
Così abbiamo atteso il nostro turno. Tu mi tenevi per mano, sempre. Le tue mani rugose. Eri vecchissima ai miei occhi. La nonna perfetta che mi lavava in cortile d'estate, la domenica, e nella tinozza piena di acqua baciata dal sole.
Tu sei borotalco. Ti associo a quello. E allo shampoo Campus.
Quando siamo entrate nella bicocca, dietro al bancone c'era quest'uomo sdrucito dai campi. Arato persino tra i radi capelli. Penzolavano, ovunque, fasci di erba, zampe di gallina e di coniglio. E vasi sulle mensole. Vasini. Vasetti, vasoni.
Tu parlavi, lui rispondeva, io battevo il piede sul pavimento, sicuro. Lo faccio anche adesso se mi annoio. La durata del discorso proprio non la ricordo, ricordo però i sacchettini di polveri varie ed eventuali che ti ha consegnato. Sicché ho bevuto intrugli, ho inalato intrugli, ed ho subito impacchi roventi di semi di lino.
E no, non ci sono stati miglioramenti.
La mia asma è passata nel momento in cui ho trovato un altro modo per soddisfare la mia Fame. Perché è Fame. Ed io sono così, ho sempre fame di qualcosa: aria, cibo, affetto. E non importa quanto questo possa distruggermi. La mia Ruota della Fortuna è forata. E mi divido tra ragione e sentimento. E forse dovrei farlo con una sega circolare.
Vera Q.
Ricordo la fiumana di persone nell'aia. E persino il sentiero battuto per arrivare alla casa. Era mattino, e l'aria umida peggiorava la mia asma.
Quel fischio. Quel rantolo. Quella fame d'aria.
Così abbiamo atteso il nostro turno. Tu mi tenevi per mano, sempre. Le tue mani rugose. Eri vecchissima ai miei occhi. La nonna perfetta che mi lavava in cortile d'estate, la domenica, e nella tinozza piena di acqua baciata dal sole.
Tu sei borotalco. Ti associo a quello. E allo shampoo Campus.
Quando siamo entrate nella bicocca, dietro al bancone c'era quest'uomo sdrucito dai campi. Arato persino tra i radi capelli. Penzolavano, ovunque, fasci di erba, zampe di gallina e di coniglio. E vasi sulle mensole. Vasini. Vasetti, vasoni.
Tu parlavi, lui rispondeva, io battevo il piede sul pavimento, sicuro. Lo faccio anche adesso se mi annoio. La durata del discorso proprio non la ricordo, ricordo però i sacchettini di polveri varie ed eventuali che ti ha consegnato. Sicché ho bevuto intrugli, ho inalato intrugli, ed ho subito impacchi roventi di semi di lino.
E no, non ci sono stati miglioramenti.
La mia asma è passata nel momento in cui ho trovato un altro modo per soddisfare la mia Fame. Perché è Fame. Ed io sono così, ho sempre fame di qualcosa: aria, cibo, affetto. E non importa quanto questo possa distruggermi. La mia Ruota della Fortuna è forata. E mi divido tra ragione e sentimento. E forse dovrei farlo con una sega circolare.
Vera Q.
Published on May 30, 2019 06:42
May 29, 2019
Dentro e fuori.
L'unica volta che ho iniziato una dieta, non è finita bene.
Ero una ragazzina normopeso, e tutte le mie compagne di ginnasio si sacrificavano in pasti risicati per debellare l'orrido grasso che circondava i loro fianchi.
Fico, mi sono detta.
Sicché, pur senza nessuna reale necessità (che neppure le mie compagne avevano) ho seguito il gregge. E per Dio, l'ho fatto benissimo: ne ho fatto una missione.
E ho cominciato a togliere. Tutto. Amici, famiglia, studio, perché la sfida quotidiana era non mangiare. E non mi sono mai sentita così potente: controllavo il cibo, quindi la vita. Negandomela.
Ho ricordi monotematici di quei due anni. Sognare dolciumi, avere crampi allo stomaco, 45 km in bici ogni giorno, adottare tecniche sopraffine per non mangiare o fingere di avere mangiato, specchiarsi di continuo senza mai vedersi, pesarsi ossessivamente e la musica.
Non so spiegare il quantitativo di note che ho ascoltato. In cuffia e da sola. Frattanto la mia non vita scorreva tumultuosa, tra certezze di invisibilità e deliri di onnipotenza.
Ora queste persone sono chiamate anoressiche, all'epoca era "belinismo".
Così, da ex anoressica vi chiedo un favore: smettela di rompere i coglioni con i vostri 5 chili in più. Per quella vostra pancetta usate l'affettatrice e fatemi un panino. Grazie.
Vera Q.
Ero una ragazzina normopeso, e tutte le mie compagne di ginnasio si sacrificavano in pasti risicati per debellare l'orrido grasso che circondava i loro fianchi.
Fico, mi sono detta.
Sicché, pur senza nessuna reale necessità (che neppure le mie compagne avevano) ho seguito il gregge. E per Dio, l'ho fatto benissimo: ne ho fatto una missione.
E ho cominciato a togliere. Tutto. Amici, famiglia, studio, perché la sfida quotidiana era non mangiare. E non mi sono mai sentita così potente: controllavo il cibo, quindi la vita. Negandomela.
Ho ricordi monotematici di quei due anni. Sognare dolciumi, avere crampi allo stomaco, 45 km in bici ogni giorno, adottare tecniche sopraffine per non mangiare o fingere di avere mangiato, specchiarsi di continuo senza mai vedersi, pesarsi ossessivamente e la musica.
Non so spiegare il quantitativo di note che ho ascoltato. In cuffia e da sola. Frattanto la mia non vita scorreva tumultuosa, tra certezze di invisibilità e deliri di onnipotenza.
Ora queste persone sono chiamate anoressiche, all'epoca era "belinismo".
Così, da ex anoressica vi chiedo un favore: smettela di rompere i coglioni con i vostri 5 chili in più. Per quella vostra pancetta usate l'affettatrice e fatemi un panino. Grazie.
Vera Q.
Published on May 29, 2019 09:45
January 22, 2019
Acqua in polvere.
Non sono mai libera.
La silenziosa presenza dello specchio m'imprigiona in un ruolo di brutto tempo. E in quanto nube, guardo dall'alto coloro che attraversano la mia tempesta affidandosi alla serenità dell'ombrello. E allora infurio, e diluvio. Perché nessuno apparecchi all'aperto anche se al di fuori di me è primavera. E continuo a cadere incessantemente, tuonando. E dovrà pur esistere chi ha sete e si riempie una coppa! Se non altro, per non rimanere a bocca asciutta.
Vera Q.
La silenziosa presenza dello specchio m'imprigiona in un ruolo di brutto tempo. E in quanto nube, guardo dall'alto coloro che attraversano la mia tempesta affidandosi alla serenità dell'ombrello. E allora infurio, e diluvio. Perché nessuno apparecchi all'aperto anche se al di fuori di me è primavera. E continuo a cadere incessantemente, tuonando. E dovrà pur esistere chi ha sete e si riempie una coppa! Se non altro, per non rimanere a bocca asciutta.
Vera Q.
Published on January 22, 2019 17:37
January 11, 2019
2019.
Ho imparato a convivermi ma, in questo, non c'è alcuna soddisfazione. E mi affanno continuamente tra due morbi: l'alto e il basso, e mai capisco quale sia il male minore. Così, cerco una forma e divento cerchio, affinché le streghe mi danzino attorno senza poter entrare. E soprattutto perché, in nessun caso, io riesca a trovare il modo di uscire.
Vera Q.
Vera Q.
Published on January 11, 2019 07:08
October 20, 2018
Codice antico.
Una dopo l'altra raccolgo le mie illusioni - che sembrano temere più il prima del poi - e le porto all'uomo che vende la Notte e che mi ha insegnato a vivere senza di me.
Così, con gli occhi annebbiati, baratto i miei inganni per un pezzo di cielo nero sul quale appuntare nuovi luminosissimi abbagli che chiamerò stelle: del resto, ognuno s'accende con quel che può.
Vera Q.
Così, con gli occhi annebbiati, baratto i miei inganni per un pezzo di cielo nero sul quale appuntare nuovi luminosissimi abbagli che chiamerò stelle: del resto, ognuno s'accende con quel che può.
Vera Q.
Published on October 20, 2018 10:16
October 18, 2018
Sfortunatamente.
È così che muore la poesia: tra citazioni errate ed ovvietà di braci spente a sputi.
E preferisco dimenticare. O dissanguarmi. O cavarmi gli occhi anziché leggere tale e tanto niente spacciato per sentimento ed acclamato come sacrosanto. E persino un luogo inconsolabile di bonaccia e camomilla, dove l'assassinio continuo è la sazietà della noia, mi appare grandissimo.
E il mondo dovrebbe esplodere adesso, perché io ho orecchie per intendere e in un’epoca nella quale la mediocrità è diventata una virtù, c'è solo il rumore vuoto di parole vuote.
Che castigo terribile questo silenzio.
E chissà se alla fine anche il destino di una buona bottiglia di vino non sia quello di rivelarsi un fiasco.
Luglio 2018.
E preferisco dimenticare. O dissanguarmi. O cavarmi gli occhi anziché leggere tale e tanto niente spacciato per sentimento ed acclamato come sacrosanto. E persino un luogo inconsolabile di bonaccia e camomilla, dove l'assassinio continuo è la sazietà della noia, mi appare grandissimo.
E il mondo dovrebbe esplodere adesso, perché io ho orecchie per intendere e in un’epoca nella quale la mediocrità è diventata una virtù, c'è solo il rumore vuoto di parole vuote.
Che castigo terribile questo silenzio.
E chissà se alla fine anche il destino di una buona bottiglia di vino non sia quello di rivelarsi un fiasco.
Luglio 2018.
Published on October 18, 2018 14:26
October 14, 2018
Cenere.
Hai derubato la donna sbagliata perché io non possiedo niente. Men che mai un'Anima. E però tu l'hai presa. E mi hai spogliata dell'unico scrupolo che io abbia mai avuto.
E neppure era mio. Me l'ha inflitto la Vita. E per quello io trascorrevo innocua. D'altronde chi ha mai visto il veleno agitarsi nel piatto per farsi notare?
Vera Q.
E neppure era mio. Me l'ha inflitto la Vita. E per quello io trascorrevo innocua. D'altronde chi ha mai visto il veleno agitarsi nel piatto per farsi notare?
Vera Q.
Published on October 14, 2018 08:42
October 2, 2018
Dichiarazione d'amore.
Bruciano sotto la cenere le mie emozioni inespresse. E logorano, caldissime, il mio Inferno sopito. E trattengo a stento la voglia di soffiare. D'essere fuoco, e divampare.
Ma piscio sopra alla brace, è il vizio del Buio che arriva da lontano. E per me tutto è Notte. E spegnerò anche stelle per regalarti la rotta della Quiete: tu non puoi vivere le mie fiamme, e neppure io.
Vera Q.
Ma piscio sopra alla brace, è il vizio del Buio che arriva da lontano. E per me tutto è Notte. E spegnerò anche stelle per regalarti la rotta della Quiete: tu non puoi vivere le mie fiamme, e neppure io.
Vera Q.
Published on October 02, 2018 20:07