Andrea Indini's Blog, page 130

April 22, 2015

Sbarchi, Renzi non risolve ma attacca: "C'è limite allo sciacallaggio in tv"

Nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue straordinario sul dramma degli immigrati naufragati nel Mediterraneo sabato notte, Matteo Renzi rivendica spazio e doveri della politica, perché "è di politica che ha bisogno l’Unione europea", parla della "necessità politica di dare una risposta che non sia solo una reazione emotiva alla strage" e ricorda che "o c’è la politica, come capacità di risposta complessa a un mondo articolato, o non si va da nessuna parte".


In Aula alla Camera, sui banchi riservati all'esecutivo, c'è il governo al completo. Non altrettanto si può dire dell’emiciclo dove, al momento in cui prende la parola il presidente del Consiglio, sono ampi gli scranni vuoti. "Combattere i trafficanti di uomini significa combattere gli schiavisti del ventunesimo secolo. Non è solo una questione di sicurezza o di terrorismo, ma di dignità umana - tuona Renzi - la storia - ha aggiunto - ha già conosciuto un momento in cui si prendevano uomini e si infilavano nei barconi e ciò che sta avvenendo ora con la compravendita di uomini è esattamente una forma di moderno schiavismo". Di soluzioni all'emergenza, però, il premier non ne dà. Si limita ad attaccare le opposizioni per il taglio che il dibattito ha preso quando si parla dell'immigrazione: "Bisogna scoraggiare alla radice la partenza di queste donne e uomini dalla loro terra, ma ho un sorriso amaro - avverte - quando sento dire certe cose in tv, perché non è che possiamo scoraggiare chi mette a rischio la propria vita pur di sfuggire da chi taglia le teste, guardando Ballarò e Agorà e sentendo qualche autorevole parlamentare europeo o italiano che minaccia fuoco e fiamme". Quindi sentenzia: "Anche allo sciacallaggio c’è un limite".


Mentre a Bruxelles chiede una soluzione "politica e non emotiva", Renzi è il primo a fare un discorso "di pancia". Fa leva sul pietismo, recita una poesia di Pedro Solinas e rimbrotta chi non la pensa come lui. Poi, come al solito, si lascia andare a una serie di slogan per nulla concreti: "Spero che il parlamento abbia la consapevolezza che di fronte a noi si impone una strategia di respiro più ampio rispetto alla reazione immediata". E ancora: "La questione è più ampia e riguarda a cosa pensiamo dell’Africa. Se non partiamo da lì, non saremo in condizione di dire qualcosa di sensato. I nostri fratelli che muoiono - ricorda - non sono libici, ma vengono da paesi dove la fame, la guerra e le divisioni la fanno da padroni". Su come fare, però, non spende una sola parola.


Emiciclo vuoto per l'informativa sulla tragedia. Il premier chiede alla Ue una risposta "politica e non emotiva". Ma non propone soluzioni limitandosi a leggere poesie





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Andrea Indini



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Published on April 22, 2015 07:30

April 21, 2015

Così gli scafisti killer hanno provato a confondersi tra i superstiti

Ventisette anni il comandante Mohammed Alì Malek, tunisino, e 25 anni il suo aiutante siriano Mahmud Bikhit. Sono i due scafisti fermati per l'ultima ecatombe nel Mare Mediterraneo che è costata la vita a oltre 800 disperati che dalla Libia cercavano di raggiungere la Sicilia. Il comandante è accusato di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre il siriano dovrà rispondere solo per quest’ultimo reato. I loro volti sono stati immortalati dai flash dei fotografi quando si trovavano a bordo della nave Gregoretti, da poco attraccata al porto di Catania.


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Come si vede dalla gallery Mohammed Alì Malek e Mahmud Bikhit si erano travestiti da immigrati per confondersi tra i superstiti tratti in salvo. Chiacchierano tra loro, sorridono, parlottano e, infine, si dileguano. Fortunatamente non l'hanno fatta franca e sono stati arrestati. Adesso dovranno rispondere all'accusa di aver causato la collisione tra il peschereccio e il mercantile portoghese giunto in soccorso. Lo scafista, alla vista del mercantile portoghese, per confondersi con le centinaia di migranti, avrebbe smesso di governare il peschereccio che a quel punto si sarebbe schiantato contro il cargo. "Il comandante beveva vino, era ubriaco e fumava hashish mentre era al timone, poco prima che il barcone si scontrasse con la nave porta container portoghese...". A raccontare all’Agi i tragici momenti del naufragio dinanzi alle coste libiche a 73 miglia dalle coste è uno dei minori sopravvissuti, adesso in un centro di accoglienza di Mascalucia a Catania. Il giovane parla in bangli la sua lingua d’origine e viene tradotto da un interprete italiano: conferma quanto sostenuto dalla procura di Catania e cioè che l’affondamento è stato provocato dalle manovre errate dello scafista al comando del barcone, che hanno determinato la collisione con il mercantile, e dagli spostamenti bruschi dei numerosi clandestini a bordo presi dal panico. "Tutti siamo corsi verso la prua, e così si è prima inclinato e in cinque minuti il barcone si è inabissato - racconta - mentre andavamo giù con l’acqua che ci travolgeva, sentivamo le grida dei nostri fratelli chiusi a chiave nella stiva...".


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Sottolineando che è stato imbarcato "un numero di passeggeri del tutto sproporzionato alle dimensioni del peschereccio", la procura di Catania spiega che il barcone era "privo di ogni necessaria dotazione di sicurezza". Ma la novità più allarmante che emerge dalla richiesta di incidente probatorio nei confronti dei due scafisti è che dietro all'organizzazione della traversata verso l'Europa c’è "un gruppo criminale organizzato, impegnato in attività criminali in Libia e in Italia". Ai due scafisti, poi, è contestata pure "l’aggravante della disponibilità di armi".


La collisione, poi l'ecatombe. Lo scafista alla guida ubriaco e drogato: una volta sbarcato al porto di Catania ha provato a mischiarsi tra i superstiti. Il pm: "Dietro di lui i gruppi criminali libici"





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Andrea Indini

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Published on April 21, 2015 14:25

April 20, 2015

"Un milione pronti a partire dalla Libia"

"Dai dati in nostro possesso, sulle coste libiche ci sarebbe circa un milione di immigranti pronti a partire per l’Europa". Durante la conferenza stampa sull'indagine "Glauco II" sulla rete transnazionale, che gestisce i viaggi degli extracomunitari dal Nord Africa verso la Sicilia, il procuratore aggiunto di Palermo Maurizio Scalia mette in allarme il Viminale che da mesi non fa che minimizzare l'emergenza. "C’è un traffico inarrestabile di uomini".


Dopo l'ultima ecatombe nel Canale di Sicilia, che potrebbe aver fatto dai 700 asi 950 morti, l'allerta è altissima. Il Viminale teme che con l'arrivo del bel tempo gli sbarchi saranno all'ordine del giorno e, mentre la politica latita e demanda qualsiasi tipo di soluzione, l'emergenza diventa endemica. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha comunicato trionfalmente l'arresto di mille scafisti. Peccato che per ogni trafficante della morte arrestato ne spunti fuori un altro pronto a prendere il suo posto per fare soldi con gli sbarchi. "Il prezzo medio pagato dagli immigrati per raggiungere la Libia da paesi come l’Etiopia, ad esempio, si aggira sui 5.000 dollari - spiega Scalia - il viaggio verso l’Italia, via mare sulle carrette del mare, costa sui 1500 dollari". L’organizzazione, previo pagamento di circa 400 euro, consente la fuga dai centri della Sicilia e allestisce il viaggio verso altri Paesi europei con l’ulteriore pagamento di circa 1500 euro. "È evidente che gli immigrati costituiscano per questa organizzazione un’ingente affare di tipo economico", ha continuato il procuratore aggiunto di Palermo secondo i cui dati ci sarebbero "tra 500mila e il milione di siriani in attesa di fuggire verso l’Europa".


Che la politica di Alfano di arrestare gli scafisti sia inutile se non accompagnata da un'azione più incisiva, lo dimostra proprio l'indagine di Palermo. Nonostante i quattordici arresti dei 24 provvedimenti di fermo firmati dai magistrati, capi dell’organizzazione criminale di trafficanti di esseri umani, l'etiope Ghermay Ermias e l'eritreo Redae Medhane Yehdego, sono ancora liberi e attivi in Libia. Certo, l'inchiesta della Dda di Palermo è un passo importante, ma non sufficiente per debellare l'emergenza. "Attiveremo ogni procedura prevista per riuscire ad arrestarli e farli processare - dice il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi - è un fatto che le difficoltà politiche di alcuni di questi Paesi non ci fanno essere particolarmente ottimisti sull’esito di tali procedure". Ghermay Ermias e Redae Medhane Yehdego sarebbero i principali organizzatori di tutti gli ultimi sbarchi in Sicilia. Anche se gli inquirenti non hanno in mano gli elementi necessari per collegare la loro organizzazione transazionale con l’ultima drammatica vicenda nel Canale di Sicilia.


La preoccupante indagine della procura di Palermo allarma il Viminale: "In Libia c’è un traffico inarrestabile di uomini"





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Andrea Indini



Così Tripoli si finanzia
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Published on April 20, 2015 06:52

Tratta dall'Africa alla Sicilia: sgominati i trafficanti di morte

"Inshallah!", "Così sia per Allah!". Senza alcuno scrupolo e con freddezza il trafficante etiope Ghermay Ermias commentava al telefono il drammatico esito dello sbarco del 3 ottobre 2013, quando 366 immigrati persero la vita prima di riuscire a mettersi in salvo raggiungendo le coste dell’Isola. Parole che appaiono ancora più dure e disumane alla luce dell'ecatombe di ieri. Oggi la sua organizzazione criminale, che pianificava il traffico di essere umani tra l’Africa e l’Europa, è stata sgominata oggi con la maxi operazione della Polizia di Stato coordinata dalla Dda di Palermo.


La polizia di Stato ha fermato i componenti di un’organizzazione criminale transnazionale accusati d’associazione a delinquere e favoreggiamento di immigrazione e permanenza clandestina: eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi avrebbero favorito con enormi guadagni l’immigrazione illegale di migliaia di connazionali. Tra le persone coinvolte anche Ermias Ghermay e Medhane Yehdego Redae, ritenuti tra i più importanti trafficanti di immigrati che operano sulla cosiddetta "rotta libica" e gestiscono la rotta terrestre, in alcune occasioni "comprando" da altre bande criminali gruppi di africani tenuti sotto sequestro e diretti in Italia. I due curerebbero anche la fase della permanenza sulle coste libiche degli extracomunitari in partenza per la Siclia tenendoli prigionieri sotto la vigilanza di guardie armate fino all’ imbarco.


Ghermay, che vive e opera a Tripoli e Zuwarah, è latitante dal luglio del 2014, quando nei suoi confronti su emesso un provvedimento cautelare, esteso anche in campo internazionale, dopo il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa, in cui persero la vita almeno 366 immigrati. Del tragico viaggio l'etiope è ritenuto organizzatore e responsabile. Dalle intercettazioni di una operazione precedente era emerso che una carretta del mare stipata di disperati poteva fruttare all'organizzazione criminale anche un milione di euro. Ogni clandestino pagava (e paga) una cifra tra i 3.000 e i 3.600 dollari per attraversare il Mediterraneo. Anche nel corso dell’indagine "Glauco II" sono emerse transazioni di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro.


L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Maurizio Scalia, ha portato a scoprire anche una cellula della stessa organizzazione criminale, complementare a quella che agisce in Africa, composta da eritrei che vivono nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano. Questa parte dell'organizzazione, in cambio di altro denaro rispetto a quello già pagato per la traversata, gestisce le fughe degli immigrati dai centri di accoglienza (una base della rete è stata scoperta nel Cara di Mineo), dà loro il supporto logistico per restare clandestinamente in Italia e ne agevola il successivo espatrio (sempre illegalmente) verso altri Paesi dell’Ue come Norvegia, Germania e Svezia. All'interno di questa cellula è di primissimo piano il ruolo di Asghedom Ghermay, detto "Amice", che opera a Catania e mantiene i contatti con i trafficanti africani. L’eritreo, che può contare su una rete di complici che operano nel Cara di Mineo, mette in contatto i clandestini arrivati in Sicilia con parenti che vivono nel nord Europa, recupera i soldi per consentire loro di raggiungere i familiari e organizza eventuali soggiorni intermedi. Il tutto in cambio di cifre che vanno dai 250 ai 1.000 euro a persona.


In Africa operano Hermias Ghermay e Medhane Yehdego Redae, i più importanti trafficanti che lavorano sulla "rotta libica". Sgominata la cellula che dava supporto logistico agli immigrati per restare clandestinamente in Italia. E spuntano i contatti col Cara di Mineo





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Andrea Indini

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Published on April 20, 2015 00:32

April 19, 2015

Mentre gli immigrati muoiono la farsa del vertice straordinario

Si può dire di tutto su Matteo Renzi ma non certo che non sappia reagire con tempestività a qualsiasi emergenza. A tempo di record riesce a ribaltare i propri programmi, organizzare vertici straordinari e indire conferenze stampa per fare il punto e dettare la linea ai media. Peccato che la tempestività, molto spesso, non coincida con la risoluzione del problema. Così, mentre l'Italia e l'Unione europea assistono inermi alla più grande ecatombe di immigrati nel Mediterraneo, il vertice straordinario organizzato dal premier non riesce a tirare fuori una sola soluzione: allontana la possibilità del blocco navale internazionale, ribadisce che bisogna aiutare gli extracomunitari a casa loro e chiede a Bruxelles di convocare Quanto prima un Consiglio europeo. Il resto sono solo parole.


I numeri dell'emergenza immigrazione sono drammatici. Oggi nelle acque del Mediterraneo hanno perso la vita 700 disperati che dal Nord Africa cercavano di raggiungere l'Italia. La dinamica della tragedia è ancora poco chiara, ma non sarà così dissimile dalle passate stragi di clandestini a cui Italia e Unione europea hanno risposto solo a parole. Dall'inizio del 2015, più di 35mila extracomunitari sono sbarcati sulle coste dell'Europa meridionale e, se il bilancio di oggi verrà confermato, i morti sono circa 1.600. Nel 2014, fa sapere l'Unhcr, circa 219mila persone hanno attraversato il Mediterraneo, e 3.500 vite sono state perse. Ancora più drammatica la situazione se si isolano i dati che interessano soltanto l'Italia: gli immigrati sbarcati dall’inizio dell’anno a oggi sono 23.556. Nello stesso periodo dello scorso anno gli arrivi erano stati 20.800. I dati del ministero dell’Interno parlando di un trend di aumento del 30% che a fine anno potrebbe consistere in un aumento di circa 200mila persone sbarcate sulle coste italiane. Davanti a questi numeri Renzi reagisce prendendo tempo: chiede a Bruxelles che si svolga il prima possibile un Consiglio Europeo straordinario, "perché non può non esserci quella solidarietà e quella vicinanza che l’Europa ha mostrato in altre occasioni", e al tempo stesso allontana l'ipotesi della Difesa di adottare il blocco navale per fermare gli sbarchi.


"Questi fratelli morti nel Mediterraneo non si salvano con misure di sicurezza, non facendoli partire, ma sottraendoli dalle mani di questi nuovi schiavisti". Renzi non è in grade di prendere decisioni concrete e implora i leader della comunità internazionale affinché non lo lascino solo. "La nostra questione è di dignità dell’uomo oltre che di sicurezza delle nazioni - tuona in conferenza stampa - ed è quella di bloccare gli schiavisti in mare. Non sono questioni di serie B rispetto l’agenda dell’Europa". Il Consiglio Ue potrebbe essere convocato in settimana, probabilmente già giovedì prossimo. In quella sede Renzi chiederà di "rimuovere il problema alla radice", e cioè andando ad aiutare gli extracomunitari "a casa loro".


Farsa a Palazzo Chigi: dopo la strage il premier convoca un vertice d'urgenza. Ma non prendono misure straordinarie per risolvere l'emergenza





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Andrea Indini


Il vertice d'urgenza sull'immigrazione a Palazzo Chigi
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Published on April 19, 2015 13:17

April 16, 2015

Diaz, il poliziotto sospeso per aver detto la verità

"Mi auguro che Carlo Giuliani sotto terra faccia schifo anche ai vermi". Poi le scuse: "Quel commento è la cosa di cui più mi rimprovero e della quale non riesco a darmi pace. Ho sbagliato". Fabio Tortosa ha fatto marcia indietro sul no global morto durante il G8 di Genova. Ma non si è mosso di un millimetro per quanto riguarda l'operazione alla scuola Diaz: "Non mi pento di nulla. Non ho ecceduto nell’uso della forza ma ho posto in essere tutte le azioni previste dai protocolli operativi. così come hanno fatto i miei compagni". Non ha ritrattato perché ha detto la verità. E, per questo, oggi è mstato sospeso dal servizio.


Su Facebook Tortosa ha rivendicato con orgoglio l'operazione della polizia alla scuola Diaz. Una verità sacrosanta, la sua, che fa inorridire la sinistra e che, per questo, gli è costata la sospensione. Non appena il post è divenuto di dominio pubblico e i giornali progressisti hanno iniziato un linciaggio mediatico senza precedenti, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha avviato un'azione disciplinare nei suoi confronti. Ieri il capo della Polizia Alessandro Pansa ha fatto sapere che gli accertamenti serviranno ad "adeguare nella severità l’azione disciplinare alla gravità di quando emerso" sia "nei confronti dell’autore del post che nei confronti di tutti coloro che, se appartenenti alla Polizia di Stato, hanno effettuato commenti censurabili".


Così, dopo aver affidato una lettera a Repubblica per assicurare che "non ci sarà mai più un’altra Diaz" , Pansa ha annunciato la sospensione dal servizio di Tortosa e firmato il provvedimento per sollevare dall'incarico anche il dirigente del Reparto Mobile di Cagliari Antonio Adornato per aver messo un like al post. "È un provvedimento sproporzionato, visto che non si capisce quale potrebbe essere l’articolo del regolamento disciplinare che avrei violato - ha commentato Tortosa - comunque ormai il danno è fatto, mi tutelerò nelle sedi legali". Quella di Pansa altro non è che una ritorsione prettamente politica che finisce per punire un poliziotto definito da tutti "un professionista dell’ordine pubblico". "L’aggressione mediatica rivolta verso un poliziotto che ha avuto la colpa di esprimere un suo pensiero su Facebook - tuonano i colleghi di Tortosa - dimostra quanto sia ormai violenta la caccia alle streghe scatenata contro gli uomini in divisa". A festeggiare ci pensa, invece, il ministro dell'Interno Angelino Alfano che, dopo la sospensione di Tortosa, ha twittato compulsamente: "Abbiamo fatto presto e bene".


Ritorsione sull'agente che su Facebook ha difeso l'operazione della polizia alla scuola Diaz. Alfano esulta pure: "Abbiamo fatto bene"





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Andrea Indini



Un poliziotto del G8: "Lo rifarei altre mille volte"Il "fascista" della Diaz ha votato PdCondannata per Bolzaneto, ora "esperta di diritti"Caro poliziotto, tieni la tua idea. Cambia giornale e partito
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Published on April 16, 2015 08:10

April 15, 2015

Sbarchi, invasione senza fine: le Regioni del Nord in rivolta

Un'invasione senza fine. Solo ieri sono stati soccorsi 1.511 immigrati. Il Centro Nazionale di Soccorso della Guardia Costiera a Roma ha coordinato ben dodici operazioni per andarli a prendere e portarli in Italia. Una folla di disperati che va ad aggiungersi agli 8.480 clandestini salvati nei giorni scorsi per un totale di quasi diecimila persone soccorse. Nessun respingimento: le frontiere del Belpaese sono completamente aperte. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano si preoccupa solo di far posto per i nuovi arrivati: attiva i prefetti per smistarli in tutte le Regioni, soprattutto in quelle del Nord. Ma proprio in Lombardia e Veneto trova la porta chiusa: "Da noi - hanno detto i governatori Luca Zaia e Roberto Maroni - non c'è posto".


Le cifre che circolano al Viminale sono spaventose. In Libia ci sarebbero tra 500mila e un milione di disperati pronti a prendere il largo. "La situazione per l'estate si prospetta preoccupante, ma faremo la nostra parte - annunciava la scorsa settimana il capo dipartimento immigrazione del Viminale, Mario Morcone - quest'anno vivremo una grande difficoltà, che dovremo affrontare in maniera civile, con la partecipazione di chi ha il governo dei territori". L'obiettivo del ministero è ottenere un'equa distribuzione dei clandestini in tutte le regioni del Paese. Ad oggi il 50% degli immigrati in carico al sistema di accoglienza è, infatti, concentrato nelle cinque regioni del Sud. Per questo, in seguito alla nuova ondata di sbarchi, Alfano ha attivato i prefetti per trovare una sistemazione a tutti quanti. E il disegno è spedirli tutti al Nord.


Anche se negli ultimi giorni ne sono già sbarcati più di 10mila, Alfano si sta premurando di piazzare una prima ondata di 6.500 africani. Al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, alla Toscana e all'Emilia Romagna ne sono stati destinati (per ora) 700 a testa. Una enormità. Anche la Campania, dove ne arriveranno altri 700, non se la passa bene. La Liguria dovrà sistemare 200 clandestini, la Valle d'Aosta 50, il Trentino 100 e il Friuli Venezsia Giulia 200. E ancora: 250 immigrati finiranno nelle Marche, 100 in Umbria, 150 in Abruzzo e 100 in Molise. Tutt'altra musica per il Sud Italia. La Sicilia accoglierà "solo" 100 extracomunitari, la Calabria 200, la Puglia 300, la Basilicata 100 e la Sardegna 200. Numeri che, però, andavano bene fino a ieri. Perché gli sbarchi non si arrestano. Tanto che Alfano sta addirittura pensando di sistemarli nelle tende.


Il Nord Italia ha già chiuso la porta in faccia ad Alfano. Il primo a sbattere i pugni sul tavolo è stato Zaia: "Basta a un’operazione di sostanziale fiancheggiamento dei trafficanti di uomini e delle loro reti criminali; basta ai morti gettati in pasto ai pesci; basta all’ipocrisia di un’Europa solidale solo a parole ma granitica nel negare la disponibilità a farsi carico per quota parte dei immiganti". Il governatore veneto non è disposto a far saltare un solo posto in più. "Ogni soluzione impositiva, altro non sarà che l’ennesimo atto ostile del governo centrale contro i territori - spiega - e in particolare contro il Veneto che già ospita più di 500 mila immigrati che, al pari dei residenti, stanno soffrendo una crisi epocale. Stessa musica anche dalla Lombardia. "Non ci stiamo a subire quest’invasione - mette in chiaro Maroni - quindi zero posti in Lombardia finché continuerà questo atteggiamento irresponsabile da parte del governo".


Da sabato soccorsi 10mila clandestini. Alfano al lavoro per smistarli in tutta Italia. Maroni e Zaia: "Da noi zero posti"





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Andrea Indini



Libia, Turchia e Balcani: ecco le rotte dei clandestini"I profughi vengono coccolati e noi italiani discriminati"Se un immigrato vale più di un operaio "Boldrini in Aula solo per commemorare gli immigrati"Udine dice basta: "Basta profughi ne abbiamo troppi"Ancora sbarchi al sud: 480 immigrati a PalermoClandestini sbarcati al porto di Corigliano Calabro
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Published on April 15, 2015 08:38

April 13, 2015

Mantova, soldi per i profughi: 4,3 milioni di euro alle coop

"È scandaloso". L'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali tuona contro la Prefettura di Mantova che ha stanziato 4,3 milioni di euro per accogliere gli immigrati. "Quei soldi - ha detto - devono essere investiti per aiutare i disoccupati e gli esodati mantovani, così come gli stranieri regolari indifficoltà già integrati sul nostro territorio". Invece sono andati a finire nelle casse del consorzio cooperative il Solco che, dal primo aprile al 31 dicembre, assisterà i 450 richiedenti asilo che saranno spediti nel Mantovano. Dal momento che la cooperativa che ha vinto l'appalto non riuscirà a provvedere a tutti gli extracomunitari, i soldi cadranno a pioggi anche sulle altre sette cooperative e sui privati che avevano partecipato alla gara.


Negli ultimi tre giorni sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia 5.629 clandestini diretti verso l’Italia. Tutti i prefetti sono stati sollecitati dal Viminale a individuare strutture di accoglienza sui loro territori per far fronte al massiccio arrivo di immigrati che continuano a sbarcare in questi giorni. I centri sono, infatti, pieni e occorre mettere a disposizione altri posti. A Mantova, per esempio, la Prefettura ha già iniziato a stipulare singole convenzioni per provvedere alla sistemazione e al sostentamento di 450 immigrati. Come ricostruisce la Gazzetta di Mantova, la cooperativa il Solco si occuperà di 113 stranieri chiedendo allo Stato 34,50 euro al giorno per ogni persona (Iva esclusa), 50 centesimi in meno di quanto messo a gara dalla prefettura. Le altre stutture che si divideranno la torta prenderanno più soldi: El Medina di Mantova accoglierà 15 clandestini per 34 euro ciascuno, l’Olinda di Medole 130 per 34,5 euro, Mantova solidale 9 per 34,5 euro, Garò di Bagnolo altri 29 per 34,5 euro, Cà del vento di San Benedetto Po 22 a 34,5 euro, la Abramo della Caritas 10 a 35 euro e la Serena 80 a Quingentole a 34,5 euro. Per un totale di 408 clandestini. Il numero, però, potrebbe facilmente lievitare a 450.


Coi soldi messi a disposizione della Prefettura chi ha vinto l'appalto dovrà garantire un posto letto, tre pasti al giorno e il ricambio della biancheria, coprire le spese per richiedere lo status di rifugiato, l'assistenza medica, il cosiddetto pocket money (2,50 euro al giorno a testa per un massimo di 7,50 euro per nucleo familiare), una ricarica telefonica da 15 euro (una tantum) e provvedere a organizzare corsi di lingua italiana e percorsi di integrazione. "Questi 4 milioni di euro, che saranno assegnati alle solite cooperative per nove mesi di accoglienza - ha tuonato la Bordonali - rappresentano un sonoro schiaffo a coloro che vivono sulla propria pelle gli effetti della crisi economica". Nel fine settimana la Lega Nord ha distribuito in tutta Italia i moduli per rinunciare alla cittadinanza italiana e far richiesta delle status di rifugiati. "Solo in questo modo - ha spiegato Matteo Salvini - un cittadino italiano può accedere ai mille euro che lo Stato dà ogni mese a ciascun rifugiato".


Boom di sbarchi. Sistema al collasso. Il Viminale cerca nuove strutture. Esplode il caso Mantova: stanziati 4,3 milioni di euro per accogliere gli immigrati a cui vengono garantiti un letto, tre pasti al giorno, il ricambio della biancheria, la ricarica telefonica e l'assistenza medica





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Andrea Indini

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Published on April 13, 2015 08:54

Immigrati morti in mare, il Pd vuole il giorno del ricordo

È ancora tragedia. Un altro barcone diretto in Italia si è capovolto nel mezzo del Mediterraneo. Nove cadaveri sono stati recuperati dalla Guardia Costiera a circa 80 miglia dalle coste della Libia, altre 144 persone sono state tratte in salvo. È un'emergenza continua, eppure la politica si preoccupa soltanto di istituire una giornata per ricordare i clandestini morti in mare. "Il progetto - ha spiegato il deputato piddì Luigi Famiglietti - è quella di istituire la ricorrenza nella data del 3 ottobre, in ricordo del 3 ottobre 2013, quando 366 migranti morirono in un naufragio al largo di Lampedusa".


"Quanti morti ancora per colpa degli ipocriti? - tuona Matteo Salvini a Radio Padania - non so come facciano Renzi, Alfano e Bodrini a dormire sonni tranquilli con la strage continua di immigrati, non capiscono che più ne partono e più ne muoiono?". Negli ultimi tre giorni sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia 5.629 migranti diretti verso l’Italia. Nella sola giornata di ieri il Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera ha coordinato gli interventi di assistenza a 22 unità, gommoni e barconi fatiscenti. "Mi chiedo quanti milioni entrino nelle casse dei terroristi con gli sbarchi e quanti morti ci saranno ancora - ha aggiunto - se fossi al governo le navi italiane non farebbero i taxi ma pattuglierebbero le coste o starebbero in porto". Di fronte a questa emergenza Bruxelles e Palazzo Chigi non muovono un dito. Eppure nei giorni scorsi il Viminale ha detto di temere un'estate "calda". Tanto più che il 2015 ha già superato il 2014 in termini di arrivi. Non solo. I morti nel Mediterraneo nel 2015 infatti sono ben oltre 500, un numero trenta volte più alto rispetto allo stesso periodo del 2014.


Difficilemente la tragedia di oggi servirà a far aprire gli occhi al governo italiano e all'Unione europea. Intanto, però, Montecitorio perde tempo a istituire una giornata della memoria per le vittime dell'immigrazione. "La giornata del ricordo - ha sottolineato il piddì Khalid Chaouki - deve servire a tenere viva la memoria per le future generazioni, a superare i temi spesso ideologici e strumentali che contraddistingue il dibattito su questo argomento, per affrontare le sfide poste da questi flussi dell'immigrazione". Nell'intento del Partito democratico la giornata servirà a ricordare "quei morti costretti a lasciare il proprio Paese in balia delle guerre, delle persecuzioni e della fame". "Non si può più restare indifferenti - ha concluso il deputato dem - vorremmo che questa giornata diventasse un momento pedagogico, per fare in modo che in tutte le scuole italiane si possa riflettere su ciò che accadde quel giorno, e che succede ancora oggi". Su come fermare quest'invasione, però, non una sola parola.


Il governo non risolve l'emergenza e il Pd pensa solo a istituire una giornata nelle scuole per ricordare le vittime dell'immigrazione





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Andrea Indini

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Published on April 13, 2015 08:51

April 11, 2015

Il "taxi" in mare di Medici senza frontiere. Così ci riempiono di immigrati

Medici Senza Frontiere ci riempirà il Paese di clandestini. Per tutta l'estate metterà a disposizione, insieme alla Migrant Offshore Aid Station, una nave che pattugli il Mediterraneo e, all'occorrenza, intervenga per assistere gli immigrati. Una volta soccorsi, tutti i disperati che dalle coste del Nord Africa si riversano in Italia, saranno traghettati in Sicilia. Da lì sarà poi impossibile rispedirli a casa.


Nei primi tre mesi del 2015 il numero degli arrivi è stato superiore di quasi mille unità rispetto al 2014. E l'approssimarsi dell'estate preoccupa il Viminale. Che, però, non prende contromisure per fermare l'invasione. Ad approdare sulle nostre coste non sono solo disperati che lasciano le proprie terre per motivi umanitari ma anche clandestini disposti a tutto per raggiungere l'Italia. Da maggio queste persone potranno avvantaggiarsi di un punto d'appoggio nel bel mezzo del Mediterraneo. In polemica con la chiusura di Mare Nostrum, Medici Senza Frontiere e Migrant Offshore Aid Station hanno messo a punto un piano di «ricerca, soccorso e assistenza medica» nelle acque tra l'Africa e l'Europa.


Una nave da soccorso di 40 metri, dotata di gommoni ad alta velocità con scafo rigido e droni di sorveglianza, metterà a disposizione un equipaggio di 20 persone che forniranno supporto ai barconi in difficoltà. A bordo ci saranno anche medici e infermieri per trattare casi di disidratazione, ustioni da carburante, scottature gravi e ipotermia.


Medici Senza Frontiere sarà in continuo contatto la Guardia costiera che deciderà in quale porto far sbarcare gli immigrati. Ovviamente non è contemplata l'ipotesi che questi possano essere rimpatriati o smistati in altri Paesi. «Malta -– ci dicono –- non è considerato un porto sicuro». Quindi arriveranno tutti in Italia. L'operazione andrà avanti fino a ottobre. Coprirà, dunque, il periodo caldo degli sbarchi. «L'Europa – spiega Medici Senza Frontiere – ha voltato le spalle alle persone in fuga dalle peggiori crisi umanitarie del nostro tempo». Un invito a nozze per i trafficanti di uomini che d'estate fanno affari d'oro coi clandestini. Barconi stracarichi di immigrati partiranno dal Nord Africa con la certezza di avere chi, in caso di necessità, li soccorrerà e li porterà in Italia.


In polemica con la chiusura di Mare Nostrum, un piano di soccorso e assistenza nelle acque tra Africa ed Europa





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Andrea Indini

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Published on April 11, 2015 01:09

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