Andrea Indini's Blog, page 193

December 26, 2012

Nell'agenda Monti tre certezze: patrimoniale, Imu e aumento dell'Iva

Adesso che l'agenda Monti non è più un mistero, sono sotto gli occhi di tutti i rischi collegati a un eventuale ritorno del Professore a Palazzo Chigi. Sebbene alla conferenza stampa di fine anno abbia ribadito più volte l'urgenza di abbassare la pressione fiscale, che nell'ultimo anno ha raggiunto livelli record, il premier uscente ha compilato un manifesto economico che va nel senso opposto. Altro che taglio delle tasse, l'agenda Monti ha tre certezze: stangata sui grandi patrimoni e sui beni di lusso, riconferma della tassa sulla casa (Imu) e aumento dell'Iva.


Il programma del Monti bis è nero su bianco: domenica sera è stato pubblicato sul sito www.agenda-monti.it. Il punto cardine, va da sé, è un allineamento alla politica economica dettata da Angela Merkel a Bruxelles. Per Monti è, infatti, necessario non sottrarsi alle linee guida dell'Unione europea. Se da una parte promette di abbassare le tasse sulle imprese e sul lavoro per "favorire" la crescita del sistema Italia, dall'altra ha già calcolato di recuperare l'ammanco stangando i grandi patrimoni e i beni di lusso che "non impattano sui più deboli e sul ceto medio". "L'agenda Monti ha tre certezze: Imu, patrimoniale, più Iva", ha commentato su Twitter il segretario del Pdl Angeino Alfano invitando gli italiani ad andare a verificare sul sito del Professore per evitare "sorprese" dopo il voto. Già in conferenza stampa il premier dimissionario aveva detto chiaramente che l'Imu può essere "rivista" ma non cancellata altrimenti toccherebbe "metterla doppia" l'anno successivo. Una risposta secca a Silvio Berlusconi che, invece, ha promesso di abolire la tassa sulla prima casa già al primo Consiglio dei ministri, dimostrando non solo che è possibile ma spiegando anche dove andare a reperire il carico corrispondente. Insomma, non solo gli italiani dovranno tenersi l'iposta sulla casa, ma dovranno far fronte ai rincari sui consumi e alla patrimoniale.


In molti hanno già iniziato a drizzare le antenne. Il Natale appena passato è stato il peggiore degli ultimi anni. E le associazioni dei consumatori temono un 2013 di gran lunga più nero. La crisi economica e l'eccessiva pressione fiscale hanno infatti penalizzato i consumi andando a intaccare pesantemente i risparmi delle famiglie italiane. "Il disastro non è stato affatto evitato - ha commentato il senatore del Pdl Altero Matteoli - le famiglie italiane, le imprese, il commercio stanno pagando gli effetti delle politiche recessive del governo". La stampa progressista, però, vorrebbe far apparire il Professore come il salvatore della patria affidandosi a mere operazioni mediatiche per presentare un programma che già ha avuto effetti molto negativi. L'agenda per il nuovo governo rischierebbe quindi di allontanare la ripresa inchiodando l'economia italiana a una dinamica recessiva. Esattamente il contrario di quello che serve alle famiglie e alle imprese.


Intanto, Pietro Ichino, considerato lo spin doctor del Professore, rivela che dietro al movimento che sosterrà Monti non ci saranno i soliti partiti, ma "una forza nuova con alcune figure che vengono dalla scorsa legislatura, ma che saranno poche e attentamente filtrate dal presidente". Il premier, insomma, non si candiderà direttamente alle elezioni, ma avrà comunque un ruolo attivo "per il solo fatto che sarà lui a controllare la composizione di queste liste e a dare il suo consenso solo alla lista che risponda ai criteri che ha enunciato in modo netto in conferenza stampa".


Altro che taglio delle tasse, l'agenda del Prof propone soluzioni che inchioderebbero l'Italia a una dinamica recessiva. E Ichino rivela: "I nomi dei candidati li decide Monti"






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Andrea Indini


Il presidente del Consiglio Mario Monti
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Published on December 26, 2012 11:17

December 23, 2012

Monti attacca il Cav e presenta l'agenda per l'Italia: "Premier solo alle mie condizioni"

Chi avesse ancora qualche dubbio sul ruolo politico, e non più tecnico, di Mario Monti nella campagna elettorale, l'ha sicuramente accantonato dopo aver ascoltato la conferenza stampa di fine anno. Dopo essersi arrogato il merito di aver "salvato" il sistema Italia dalla crisi economica e di aver ridato al Belpaese credibilità agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, il Professore è passato ad attaccare Silvio Berlusconi e il Pdl e, quindi, a presentare il "manifesto" da sottoporre al prossimo governo che, qualora glielo chiedessero, sarebbe ben disposto a presiedere. "Finora è stato chiesto ai cittadini di schierarsi per qualcuno per schierarsi contro qualcun altro - ha spiegato - io non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee".


Non c'è stato alcuno spazio per i mea culpa. "Presto vedrete conferenze stampa inondate da grafici che con visione gelidamente simultanea dei fenomeni economici - ha spiegato - daranno percezione del fallimento di questo governo... ma non tutti gli italiani sono cretini". Ad ascoltare le parole di Monti sembra che in Italia sia tutto rose e fiori, che effettivamente la crisi sia passata e che gli indicatori economici siano tornati a sorridere. Non una parola sulla disoccupazione da record, sul debito pubblico che è balzato oltre i 2mila miliardi di euro, sulla pressione fiscale che ha raggiunto i massimi storici. Dopo tredici mesi di lavoro, 401 giorni per l'esattezza, il premier dimissionario si è presentato agli italiani assicurando che l'emergenza finanziaria è superata senza la strettoia degli aiuti dell’Ue e del Fondo Monetario Internazionale. "Era così precaria la situazione dell’Italia nel novembre 2011, eravamo circondati da una così profonda diffidenza", ha detto il Professore per poi citare le parole pronunciate da Alcide De Gasperi alla Conferenza di Parigi nel 1946: "Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me". Così, con un esagerato paragone alla condizione italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Professore si è lanciato in un auto incensamento del proprio operato a Palazzo Chigi e dei tecnici al governo senza, tuttavia, nascondere l'aiuto apportato dalla maggioranza che lo ha sostenuto in questi mesi e il fastidio che ha provato quando il segretario del Pdl Angelino Alfano ha sfiduciato l'esecutivo per le politiche economiche recessive intraprese. Contro Berlusconi, poi, il Professore non si limita a esprimere un'opinione politica, ma passa direttamente alle offese spiegando di non riuscire a "seguire la linearità del suo pensiero" quando si tratta dell’apprezzamento apprezzamento dell’attività del governo. Una stoccata che ha, poi, trovato rinnovato vigore nel conteìstare le proposte avanzate dal Cavaliere.


Subito dopo, Monti è passato a illustrare il manifesto "Cambiare l'Italia per riformare l'Europa". Una sorta di agenda che, punto per punto illustra le riforme e gli interventi che il prossimo governo dovrà realizzare nei primi cento giorni di legislatura. Una sorta di memorandum che punta a rilanciare la crescita, snellire la macchina burocratica e cambiare profondamente la macchina politica. Il primo punto, va da sé, è la strenua difesa delle politiche avviate dai tecnici. "È necessario non distruggere i sacrifici, non dissipare quello che con grande fatica e con capacità di sopportazione che lascia pensare che i nostri cittadini abbiano capito cosa stavamo facendo e chiedendo loro", ha spiegato il Professore citando un paio di esempi di modi sicuri per dissipare questi sacrifici: "sottrarsi alle linee guida dell’Europa" e "promettere di abolire l’Imu". Lanciando una stoccata a Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva promesso di abolire l'imposta sulla casa, Monti ha spiegato che togliere l’Imu "senza altre grandissime operazioni di politica economica" obbligherà, quanto prima, a dover mettere una tassa doppia. Al centro del manifesto, il Professore ha voluto mettere la crescita e il lavoro invitando la politica ad accogliere "una prospettiva moderna e non nobilmente arcaica" e chiedendo un cambiamento di mentalità ai sindacati. Per il resto l'agenda è un déjà vu, una lunga listi di riforme che già aveva pattutito tredici mesi fa con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Dalla riforma della giustizia ("Meglio fare leggi ad nazionem e non ad personam") al taglio dei costi della politica, fino alla riforma della legge elettorale. Impegni che Monti ha disatteso riversando le colpe unicamente sulle divisioni interne al parlamento.


Spiegando che l'agenda per l'Italia non è erga omnes, dal momento che valica "la classica dimensione orizzontale sinistra-destra", Monti ha gettato la maschera e ha spiegato chiaramente di essere pronto, se richiesto, a guidare quelle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile al suo manifesto. "Sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento", ha continuato il Professore senza escludere la possibilità di apporre il proprio nome sulla liste di questo o quello schieramento politico. A In mezz'ora, subito dopo la conferenza stampa, Monti ha chiarito di non soltanto puntare ad avere il sostegno dei centristi, ma di attrarre anche "altri spezzoni" che rappresentano la società civile. Ma non solo. Nell'orizzonte del premier spunta anche il Pd lodando l'apertura al dialogo dimostrata da Pier Luigi Bersani. La posizione del Pd sui temi economici è, infatti piuttosto articolata. Stefano Fassina e Pietro Ichino, tanto per qualche nome, sono più vicini al Professore che alla Cgil e al Sel di Vendola tanto che non si può escludere che qualcuno dei "montiani" possa lasciare il partito. 


Il Prof attacca Berlusconi, difende l'Imu e rilancia con l'agenda per l'Italia. Poi avverte i centristi che sono pronti a sostenerlo: "Faccio il premier solo alle mie condizioni"






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Andrea Indini


Il premier Mario Monti alla conferenza di fine annoI dubbi di Monti: "Qualcosa mi dice di non candidarmi"Monti: "Fatico a seguire il pensiero di Berlusconi"Monti: "Non mi candido, disposto a premiership"Monti: non svendere giovani per fini elettorali
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Published on December 23, 2012 07:55

Monti non scioglie ancora la riserva: "Qualcosa mi dice di non candidarmi"

"Non lo so ancora. Ma dentro di me qualcosa mi dice di no". Il presidente del Consiglio Mario Monti affida a una chiacchierata con il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari i dubbi che non gli hanno ancora permesso di sciogliere la riserva sul suo futuro impegno in politica. Mentre i centristi lo tirano per la giacchetta nella speranza che sia disposto a candidarsi premier in vista delle prossime elezioni, alla vigilia della conferenza stampa di fine anno il Professore non nasconde le incertezze che in queste ore lo stanno assalendo. 


Terrà tutti col fiato sospeso. Fino all'ultimo momento, non dirà se scenderà o meno in campo come portabandiera e leader del Centro. Anzi, peggio. I ministri, che hanno parlato con lui dopo lo scioglimento delle Camere, assicurano che nel discorso di oggi il premier dimissionario si limiterà a fare il bilancio dei suoi 401 giorni di governo e a presentare un "manifesto" per l'Italia con gli interventi da svolgere nei primi cento giorni del nuovo governo: una legge aggiuntiva contro la corruzione, le liberalizzazioni, la legge elettorale e avanti con la riforma fiscale. Dopo aver esposto "gli impegni che ci hanno ridato credibilità e che non possono essere smantellati senza ripiombare nel precipizio che abbiamo evitato", Monti si rivolgerà direttamente "al Paese, alla pubblica opinione e alle forze sociali e politiche" per leggere una sorta di memorandum che individuerà una serie di punti chiave fondamentali per il rilancio dell'Italia. In primis, appunto, una legge aggiuntiva contro la corruzione, dal momento che quella varata poche settimane fa, in accordo con la cosiddetta "strana maggioranza", è "consapevolmente manchevole di alcuni punti importanti". "Bisogna completarla", ha avvertito il Professore nel colloquio con Scalfari. Altrettanto bisogna fare con le liberalizzazioni. E ancora: "Bisogna rendere più penetrante l’azione antitrust in favore della libera concorrenza. Portare a termine l’impegno di abolizione delle Province. Cambiare la legge elettorale basandola sui collegi. Dimezzare il numero dei parlamentari. Portare avanti la riforma fiscale. Difendere fino in fondo la riforma delle pensioni. Cambiare il welfare e creare un sistema generale di ammortizzatori sociali. E soprattutto investire nelle scuole superiori, nell’università e nella ricerca".


Un lungo elenco piuttosto lungo, dunque. Ma Monti ancora non ha ancora deciso se sarà in prima persona leader del Centro che, a detta sua, deve essere rafforzato per "fare muro e limitare il riafflusso alla destra populista". "So che Napolitano preferirebbe che io, pur incoraggiando la parte politica a me più congeniale, restassi in panchina - ha detto - la notte porta consiglio". Senza Monti, però, il centro attuale - con Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Andrea Riccardi - è stimato dai sondaggi tra il 9 e il 12%. Con lui condidato c'è chi dice che potrebbe arrivare addirittura al 40%. "Se Casini oscilla tra il 6 e il 7% e Fini è al 2% - ha chiarito il Professore - è perché sono politici fin da ragazzi e la gente non sopporta più i politici professionali. Si parla ormai di esperti e di società civile. È questo che non fa decollare il Centro". Eppure sebbene dica di non voler ridar vita alla Dc, Monti - e i centristi con lui - sperano in un grande centro che strizzi un occhio ai democratici e che vada avanti a fare quello che il Professore ha fatto per 401 giorni di governo: tassare e spremere gli italiani senza che cambi qualcosa.


Alle 11 il premier farà un bilancio dei suoi 401 giorni di governo e leggerà un un programma che a suo avviso dovrà essere attuato nei primi cento giorni di governo. In una intervista a Repubblica: "Bisogna rafforzare il centro contro la destra populista"






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Andrea Indini


Il presidente del Consiglio Mario Monti Monti non decide: crisi di panico nel Terzo poloDa Casini a Riccardi, è caccia al leader di riserva
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Published on December 23, 2012 00:33

December 22, 2012

Monti tentato dalla rinuncia. I centristi verso l'impasse: "Rispetteremo le sue scelte"

"È chiaro che Monti darebbe una grande autorevolezza alla nostra proposta politica, ma noi rispettiamo le scelte del presidente del Consiglio, qualunque esse siano". Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini non si sbilancia, ma le sue parole lascia trasparire un certo rammarico. Nelle concitate ore che hanno portato alle dimissioni di Mario Monti da Palazzo Chgi, i centristi hanno provato a strutturarsi attorno alla figura del Professore. Adesso, però, rischiano di rimanere col cerino in mano e senza il candidato premier.


Non c'è nulla di concreto. Gli occhi sono puntati sulla conferenza di fine anno. Domani, alle ore 11, Monti presenterà l'agenda per gli italiani e scioglierà le riserve sul suo futuro politico. Più si avvicina il momento, più crescono i dubbi del Professore. E la possibilità che possa correre alle prossime elezioni si allontana sempre di più. "Sto riflettendo: non ho detto né un sì né un no", ha detto parlando con i ministri a Palazzo Chigi dopo lo scioglimento delle Camere. Al centro si fa strada l'ipotesi di due liste (una formata da Udc e Fli e una da "Italia futura") con gli attuali ministri ma senza la presenza del Professore. Se così fosse, la "regia" politica rimarrebbe nelle mani di Casini e al patron della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo che prenderebbero come punto di riferimento l’agenda del governo ma senza poter contare sulla sua candidatura a premier. Secondo gli ultimi segnali arrivati ai partiti centristi, Monti sarebbe infatti tentato da un profilo basso in modo da non "impastricciarsi" con la politica. Da Palazzo Chigi, però, invitano alla prudenza: "Tutte le ipotesi sono aperte".


Domani il Professore presenterà il programma per l’Italia, illustrerà le riforme necessarie per il Paese e ufficializzerà la decisione. Quindi, si prenderà altri giorni di riflessione in modo da chiedere una sorta di "fiducia sul manifesto" e capire chi e quanti sottoscriverebbero l'agenda. Solo allora arriverebbe a sciogliere la riserva - quindi, non prima di Natale. Fonti ministeriali continuano a sostenere che il Professore, fortemente tormentato dai dubbi, starebbe ancora valutando come muoversi. Un compromesso potrebbe, appunto, essere quello di una discesa in campo soft benedicendo le due liste centriste e, magari, permettendo che venga speso il suo nome pur restando fuori dalla contesa politica. Eppure c’è ancora chi è convinto che Monti stia prendendo tempo per avere un mandato pieno e agibilità politica e dopo entrare in campo direttamente.


L'incertezza politica e glis cenari politici ancora troppo fumosi a poche settimane dal voto contribuiscono ad alimentare tra gli esponenti la fibrillazione dell’esecutivo. "È un professore, avrebbe difficoltà ad indossare i guantoni del politico ed entrare nel ring", ha spiegato ieri sera un ministro. Senza la presenza "attiva" di Monti, ci sarebbe anche il rischio che nemmeno Montezemolo e Riccardi si candidino e salti, quindi, l’intero progetto "Verso la Terza repubblica". "Noi - sottolineano dal quartier generale dell'Udc - comunque andiamo avanti, puntiamo sull’agenda Monti e su altri punti che aggiungeremo". In ogni caso in via Due Macelli c’è anche chi comincia a tirare un sospiro di sollievo. Il timore è che il premier potrebbe chiedere una scrematura delle liste e chiudere la porta ad alcuni. La stessa preoccupazione ha invaso i "filomontiani" del Pdl che adesso frenano: senza la presenza di Monti anche il progetto "Popolari per l’Europa" rischia di saltare. Il dato essenziale comunque è che se il Professore rinunciasse a candidarsi, il "blocco" moderato guidato da Casini, Fini e Montezemolo si troverebbe di fatto senza il capo coalizione designato. Anche se, in alcuni ambienti, ha iniziato a circolare il nome di Corrado Passera...


Il Prof tentato da un passo indietro: "Sto riflettendo". Domani scioglierà le riserve. I centristi in fibrillazione: senza Monti, rischiano di franare. Spunta l'ipotesi Passera






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Andrea Indini


Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
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Published on December 22, 2012 11:08

December 21, 2012

Monti lavora al manifesto programmatico: "Finisce qui, non per i Maya"

"Il presidente ha comunicato la propria intenzione di recarsi dal presidente della Repubblica per rassegnare nelle sue mani le dimissioni del Governo appena finito il Consiglio dei ministri. Il Consiglio ne ha preso atto". Lo spiega la nota di Palazzo Chigi sulla riunione del Cdm di oggi pomeriggio.


I sacrifici degli italiani "non vanno dissipati", il cammino delle riforme è appena iniziato, una svolta per l’Italia "è possibile". I toni con cui Mario Monti parla allo stabilimento Fiat di Melfi sono già quelli di chi indica al Paese la strada da seguire anche per il futuro. Domenica la conferenza stampa di fine anno con la "pubblicazione" del documento programmatico. Poi si darà qualche giorno per sondare le reazioni degli altri partiti al manifesto. Solo a quel punto, dicono i ben informati, il Professore terrà una conferenza stampa per sciogliere la riserva sul suo impegno futuro. "Un anno fa questo governo era al varo - ha annunciato Monti - oggi invece, non per colpa della profezia Maya, dovremo terminare il ruolo".


Massima trasparenza (finanziaria e patrimoniale) sarebbe il principio che Monti chiederà venga rispettato per i candidati delle liste che lo sosterranno alle prossime elezioni. Secondo una indiscrezione pubblicata dal Corriere della Sera, il premier starebbe lavorando a un discorso che suona più come un "appello" agli italiani che sia "in grado di scuotere il Paese e il suo dibattito". "Sicuramente ci saranno sorprese. Non sarà un discorso leggero - ha spiegato una fonte vicina al Professore - il capo del governo ha voglia di comunicare idee, soluzioni della crisi, proposte di modernizzazione del Paese, che non sono mai state presentate ai cittadini. In questo quadro sta elaborando proposte che sicuramente faranno molto discutere, orienteranno il dibattito dei giorni successivi". Tra queste appunto il principio alla trasparenza che lo stesso Monti avrebbe chiesto che sia rispettato per tutti i candidati delle liste che lo sosterranno. Ad ogni modo, tutto sarà più chiaro nelle prossime ore quando, in occasione della conferenza stampa di fine anno, verrà reso pubblico il manifesto. "Se verrà sciolta la riserva, ovvero se il premier autorizzerà a usare il suo nome, diventerà il programma che verrà abbracciato da una lista unica al Senato e da più liste alla Camera - si legge sul Corriere della Sera - tutte dovrebbero avere la dicitura 'Italia con Monti', anche se non mancano problemi legati alla raccolta delle firme, alla scelta dei candidati, all’individuazione delle persone migliori".


Ieri sera il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva sottolineato la propria contrarietà ai partiti "personali", Eppure, qualora dovesse decidere di canidarsi, la campagna elettorale verrà tutta incentrata sulla figura di Monti e sul suo programma. Le parole pesanti pronunciate ieri a Melfi contro un sindacato "aggrappato a un passato che non ritornerà" sembrano confermare l’interesse con cui, anche da Palazzo Chigi, si guarda alla possibilità che si possa spaccare l’asse tra Bersani, Nichi Vendola e la Cgil. Del resto, nelle conversazioni dei centristi, la condizione che il Pd "scarichi" il Sel viene posta come pregiudiziale per avviare un dialogo con Bersani, anche dopo il voto. E uno degli obiettivi della "pubblicazione" del manifesto sembrerebbe proprio questo, far fare i conti al Pd e a Sel con un programma di governo vero e proprio.


Il Prof pronto a presentare il documento con cui cercherà l'appoggio di centristi e Pd. Tra i punti cardine la trasparenza dei candidati che lo sosterranno






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Andrea Indini

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Published on December 21, 2012 10:25

L'ennesima provocazione: Fornero si tappa le orecchie e non ascolta i deputati

Non poteva mancare, in chiusura di legislatura, un ultimo, gravissimo gesto di stizza del ministro più contestato del governo Monti. Elsa Fornero torna al centro delle polemiche dopo aver insultato le Camere tappandosi le orecchie mentre, dai banchi della Lega Nord, il deputato Massimo Bitonci la stava contestando per il problema degli esodati.


Dopo le lacrime in conferenza stampa, le sparate contro universitari, lavoratori e pensionati e l'avversione nei confronti dei giornalisti, il ministro del Welfare insulta platealmente il parlamento. Un messaggio netto di superiorità e di stizza nei confronti dei deputati che, questa mattina, sono alla Camera per votare la legge di stabilità. Doppio lo schiaffo all'Aula di Montecitorio. Il primo mentre parla Antonio Di Pietro: il ministro del Welfare si alza e lascia l’Aula per farvi rientro non appena il leader dell'Idv lascia la parola a Silvano Moffa. Qualche minuto dopo, le critiche al governo piovono dai banchi del Carroccio. "Oggi per fortuna finisce il governo Monti - tuona Bitonci - che ha creato danni irrimediabili nella nostra economia, a partire dai 350mila esodati". E arriva il secondo schiaffo: prima la Fornero prima porta le mani sulle orecchie per tapparle, poi lascia nuovamente l’emiciclo borbottando. L’uscita plateale del ministro del Welfare non sfugge ai leghisti che protestano duramente, mente il presidente della commissione Bilancio Giancarlo Giorgetti si lamenta con il presidente della Camera Gianfranco Fini che stigmatizza il gesto della rappresentante del governo. "Come è assodato che i parlamentari hanno il dovere di usare un linguaggio consono - spiega la Terza carica dello Stato - i rappresentanti del governo hanno lo stesso dovere di rispettare le opinioni che vengono espresse dai parlamentari".


"Non capisco proprio la Fornero. È inutile che si mette le mani sulle orecchie per non ascoltare... Deve finirla di fare la professorina. Non può pensare di stare sempre all’università...". Quando esce dall’Aula di Montecitorio, il  presidente dei deputati lumbard Gianpaolo Dozzo è fuori di sé. Non è l'unico. La provocazione del ministro è l'ultimo di una lunghissima serie che dimostra la sua infofferenza nei confronti delle polemiche. Che siano i giornalisti o i politici, alla Fornero proprio non piacciono le contestazione e, anziché dialogare, preferisce da sembre sbattere la porta in faccia o cacciare chi non la pensa come lei. Un atto di prevaricazione inaudito da parte di un tecnico (non votato dal popolo italiano) nei confronti di parlamentari, che sono diretta espressione del Paese.


Prima lascia l'Aula mentre parla Di Pietro, poi si tappa le orecchie mentre Bitonci la accusa. Così la Fornero insulta il parlamento






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Andrea Indini


Il ministro del Lavoro Elsa Fornero in Senato durante il voto di fiducia
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Published on December 21, 2012 06:09

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Andrea Indini
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