Andrea Indini's Blog, page 190

January 24, 2013

Tenuta dei conti pubblici, scontro tra Bersani e Monti: buco o manovra in arrivo?

Le tasse, non solo non le ha abbassate, ma le ha addirittura alzate. Il pil, non solo non è riuscito a invertire la tendenza negativa, ma ha addirittura contribuito a deprimerne la crescita. L'occupazione, infine, non solo non è riuscito a sostenerla attraversa un'imponente riforma del mercato del lavoro, ma ha addirittura assistito - impassivo - a un dilagare dei licenziamenti. I numeri sono nero su bianco. Su un punto, però, il premier Mario Monti non ha mai mollato: la tenuta dei conti pubblici. Un traguardo su cui il Professore sta puntando tutta la campagna elettorale. Da tempo, però, Pier Luigi Bersani ne mette in dubbio lo stato di Salute.


"Con un deficit di bilancio inferiore al 3% quest'anno e il pareggio strutturale nel prossimo, (che significa un surplus primario del 5%), le finanze pubbliche italiane sono sane". Lo scorso ottobre, intervenendo a Dubai a un incontro con il mondo imprenditoriale e finanziario degli Emirati Arabi Uniti e del Belpaese, Monti aveva evidenziato che "i mercati hanno iniziato a rendersene conto e gli investitori stanno tornando in Italia". In quel caso, il Professore si riferiva alla joint venture da due miliardi di euro tra il Fondo strategico italiano (Fsi) e la Qatar Holding: "Il nostro Paese presenta maggiori margini remunerativi grazie al suo potenziale di crescita sbloccato dopo oltre un decennio dalle riforme strutturali del governo, che per l'Ocse valgono 4 punti di pil in 10 anni". A non credere alle parole del presidente del Consiglio è in particolar modo Bersani che, da alcun giorni, va in giro a minacciare controlli sui conti pubblici. "Andremo a vedere la polvere sotto il tappeto", ha spiegato il leader piddì assicurando di sapere già "qualcosa" e citando gli ammortizzatori sociali che "non si possono tagliare perchè la gente deve mangiare" e il rifinanziamento delle missioni all'estero che sono prorogate solo fino a settembre. Così, tra una preoccupazione e l'altra, si è fatto strada lo spauracchio della manovra aggiuntiva - già quantificata intorno ai 7 miliardi di euro. "Se continua così è molto probabile una manovra correttiva in primavera - è il timore di Bersani - questi ci lasciano un buco di miliardi di euro da coprire". All'accusa di "nascondere la polvere sotto il tappeto", è seguita una telefonata "riparatoria" tra Bersani e Monti. Tutto a posto? Macché.


O Bersani sa davvero qualcosa o mette le mani avanti per preparare l'ennesima stangata. Anche oggi, infatti, il segretario piddì e il leader di "Scelta civica" si sono confrontati a distanza sul tema dei conti pubblici. Dal World Economic Forum il Professore ha, infatti, invitato Bersani a non mettere in dubbio la tenuta dei conti pubblici perché, "al di là della sua volontà, può risuonare sinistro sui mercati internazionali dando l’idea che ci siano cose nascoste nel bilancio pubblico". A stretto giro il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha dato man forte al premier assicurando che, negli ultimi tredici mesi, il governo ha agito "con rigore e attenzione, semmai con eccesso di prudenza, per garantire che i conti pubblici fossero sotto controllo e in pareggio". Dichiarazioni che non hanno rassicurato affatto il candidato premier del centrosinistra che non solo ha ribadito l'intenzione di mettere sotto la lente d'ingrandimento il lavoro fatto dai tecnici, ma ha anche rispedito al mittente le minacce del Professore rinfacciandogli il fatto che "i mercati sanno leggere e scrivere".


I conti pubblici sono a posto o Monti lascia un buco? Bersani all'attacco ("No a zone opache") perché sa qualcosa o perché si prepara a fare un'altra manovra?






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Andrea Indini


Il segretario del Pd Pierluigi Bersani e il presidente del Consiglio Mario Monti
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Published on January 24, 2013 10:18

January 22, 2013

La coerenza della Bellucci? Fugge dalle tasse di Hollande e fa il tifo per l'agenda Monti

Monica Bellucci fa il tifo per Mario Monti. Anzi è già pronta a mettere una bella ics sulla lista "Scelta civica". Ma in Italia proprio non vuole viverci. Tanto che, da marzo, andrà a vivere in Brasile. "Penso che Mario Monti abbia fatto un buonissimo lavoro. Giro il mondo, ma sono italiana: l’unico passaporto che ho è quello italiano", ha rivelato la stessa Bellucci a Vogue Brasile lasciando aperta l'ipotesi di un eventuale ritorno a Roma tra cinque anni me ne torni. "Adesso il mio posto è qui, davanti alla spiaggia, a guardare le persone passeggiare e assorbire tutta l’energia del mare", ha motivato l'attrice che, per un po' di tempo, resterà lontana dai red carpet per abbracciare una vita più rilassata tra infradito e acqua di cocco.


Le male lingue già s'infiammano. C'è già infatti chi paragona l'attrice a Gerard Depardieu che per sottrarsi al famelico fisco del presidente francese Francois Hollande ha abbandonato la Francia accogliendo, di buon grado, il passaporto russo. A Parigi il governo socialista ha, infatti, introdotto aliquote lacrime e sangue per rastrellare i patrimoni più alti e colpire i "super ricchi". Così, mentre Depardieu fugge tra le braccia di Vladimir Putin, la moglie di Vincent Cassel, con cui da tempo vive in Francia, fa le valigie e scappa in Brasile. "Mi sono innamorata del Brasile 18 anni fa - spiega - tutti i luoghi hanno i loro problemi, ma io amo il modo in cui il Brasile reagisce ai suoi. Con la poesia". Nessuna fuga dalle tasse, insomma. Basta crederci. In Francia, infatti, infuoca la polemica: anche i due maxi patrimoni della Bellucci e di Cassel provano a sottrarsi alla maxi stangata di Hollande.


Seppur presa dal "trasaloco dalla la Ville Lumière alle spiagge carioca, dai red carpet parigini alle dorate spiagge di Rio de Janeiro, la Bellucci non perde l'occasione per pontificare sulle elezioni italiane. E lo fa con un endorsement per Monti che, guarda un po', con Hollande ha in comune quella gran voglia di tassare e spremere. Se infatti il presidente francese è andato a stanare i conti dei super ricchi, il premier italiano se l'è presa indiscriminatamente con tutti gli italiani. Come, infatti, fa notare l'analisi di Rete Imprese Italia, pubblicata proprio oggi, Monti ha caricato pesantemente la pressione fiscale il cui peso reale ha raggiunto, nel giro di un anno, il 56%. "Penso che Monti abbia fatto un buonissimo lavoro", ha scritto l'attrice da Drvengard (Serbia) dove è ospite del Festival del cinema organizzato da Emir Kusturica. "Siamo in un momento difficile - ha concluso la Bellucci - però a volte in momenti difficili come questo vengono fuori idee molto belle". Insomma, le tasse di Monti vanno bene, quelle di Hollande proprio no.


Dopo Depardieu, tocca alla Bellucci: lascia Parigi per Rio de Janeiro. L'accusa: fugge dalle tasse di Hollande. E intanto fa il tifo per il Prof: "Ha fatto un lavoro ottimo"






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Andrea Indini


L'attrice Monica Bellucci
Monti, spiegaci questo: il peso delle tasse oltre il 56%
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Published on January 22, 2013 07:40

Adesso Monti spiegaci questo: il peso delle tasse oltre il 56%

Durante la catastrofica gestione del governo Monti, un dato pubblicato dalla Confcommercio aveva atterrito gli italiani: nel giro di un anno i tecnici avevano fatto balzare in avanti le tasse facendo schizzare la pressione reale dal 48% al 53,9%. Non che ci fosse bisogno di un grafico per capire che la situazione non andava affatto bene. Le imprese, già strozzate dalla crisi economica sentivano il fiato dello Stato sul collo e le famiglie erano costrette a mettere le mani sui propri risparmi per riuscire a pagare le tasse all'erario pubblico. Un’analisi di Rete Imprese Italia ha, purtroppo, evidenziato che le circostanze stanno addirittura peggiorando: "La pressione fiscale effettiva salirà nel 2013 a quota 56,1%, rispetto al 46,3% della pressione fiscale apparente".


Otto punti pesantissimi. Dal 2011 a oggi la pressione fiscale è letteralemente schizzata alle stelle. A fronte dei dati pubblicati questa mattina da Rete Imprese le promesse di Monti fanno impallidire. "Abbiamo dovuto ricorrere più di quanto non volessimo ad imposizioni fiscali - ha ammesso ieri il ministro dell’economia Vittorio Grilli al Parlamento europeo - la pressione media fiscale deve calare, ma per fare questo occorre fare una revisione specifica della spesa pubblica, con scelte dure per snellire il settore pubblico". Quello del titolare del dicastero di via XX Settembre suona come un vero e proprio mea culpa. Mea culpa che, invece, Monti non ha mai pensato di fare. Anche alla kermesse della lista "Scelta civica", presentata domenica scorsa al Kilometro rosso di Bergamo, il Professore si è vantato di aver trascinato il Paese fuori dalla crisi economica e ha detto chiaramente che non ha alcuna intenzione di fare autocritica. Della serie: abbiamo fatto tutto nel migliore dei modi. In realtà, proprio come fotografato settimana scorsa dalla Banca d'Italia e oggi da Rete Imprese, è tutt'altro che rosea. Non a caso anche il Finacial Times, in un durissimo editoriale, si è schierato contro il premier uscente non ritenendolo l'uomo adatto a guidare il Paese scosso da una recessione economica tanto grave. Secondo il quotidiano della City, infatti, l’esecutivo dei tecnici è responsabile di "riforme strutturali modeste" che hanno avuto come unico effetto l’aumento delle tasse.


Adesso che la pfressione fiscale è alle stelle, le famiglie faticano a saldare i propri debiti e le imprese sono strozzate dal Fisco, Monti promette di abbassare le tasse. Una promessa che suona come uno slogan da campagna elettorale. D'altra parte, quando Silvio Berlusconi ha promesso di togliere l'Imu sulla prima casa spiegando, con precisione, dove andare a recuperare il mancato introito, il premier dimissionario ha prima balbettato che è impossibile rinunciare all'imposta sulla casa, poi ha tirato fuori un paio di idee (non bene precisate) per provare a ridurla. Non solo. L'ipotesi di applicare una patrimoniale per far cassa, presente nell'agenda illustrata da Monti a fine dicembre, è magicamente scomparsa da un momento all'altro. Insomma, sondaggi e grafici alla mano, il Professore si è accorto che una tassazione eccessiva penalizza i consumi e azzoppa l'economia e ha scaricato tutte le colpe sul precedente governo. "La vecchia politica non deve tornare - ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera - il governo tecnico non sarebbe stato chiamato se la gestione della cosa pubblica fosse stata nelle mani di politici capaci e credibili". Adesso, però, verrebe da chiedergli: chi non è stato capace di abbassare le tasse?


Al Prof, che nei giorni scorsi invitata a "togliare l'Italia agli incapaci", vorremmo chiedere: chi non è stato capace di abbassare le tasse, ma le ha fatte schizzare alle stelle?






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Andrea Indini


Mario Monti e sullo sfondo l'articolo dedicato al premier italiano sul Financial Times
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Published on January 22, 2013 02:44

January 21, 2013

Il Financial Times boccia Monti: "Non è adatto a guidare l'Italia"

"Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia". I poteri forti hanno scaricato Mario Monti. E nel farlo hanno pubblicamente decretato il fallimento della cura economica che, in tredici mesi di governo tecnico, ha seriamente danneggiato il sistema Italia. In un editoriale di fuoco, firmato a Wolfang Munchau, il Financial Times ha letteralmente bocciato i tecnici, accusandoli di aver provato a "introdurre riforme strutturali modeste" per poi annacquarle fino alla "irrilevanza macroeconomica", e ha messo nero su bianco tutti i timori legati a un eventuale inciucio tra il Professore e il Pd di Pier Luigi Bersani.


Giusto ieri, in occasione della kermesse bergamasca per lanciare la lista "Scelta civica", Monti si vantava di aver salvato il Paese. Senza curarsi della plateale bocciatura firmata venerdì scorso dagli analisti della Banca d'Italia, che hanno stimato per l'Italia un 2014 catastrofico, il Professore si è arrogato di meriti che non ha. Non solo. Ha addirittura sparato a zero contro la politica: "Non possiamo rimettere l’Italia nelle mani degli incapaci che l’hanno portata al novembre 2011. La vecchia politica non deve tornare Il governo tecnico non sarebbe stato chiamato se la cosa pubblica fosse stata nelle mani di politici capaci e credibili". Una sparata che ha mandato su tutte le furie Silvio Berlusconi che ha replicato seccamente con una battut: "Si riferiva evidentemente a esponenti del suo governo". Che il governo Monti abbia fallito, non lo dice soltanto l'istituto di via Nazionale. Grafici e dati alla mano, l'Istat, le associazioni dei consumatori, il Fondo monetario internazionale e la stessa Europa hanno a più riprese evidenziato che, da quando il Professore siede sullo scranno di Palazzo Chigi, tutti gli indicatori economici in negativo. Dal mercato del lavoro al pil, dalla produzione industriale ai consumi: rispetto al 2011, oggi il sistema Italia sta molto peggio.


A mettere una definitiva lapide sui tecnici ci ha, appunto, pensato Financial Times con un editoriale che ne sancisce una fine ingloriosa. Insomma, altro che Monti bis. Secondo il quotidiano della City, infatti, non è l'uomo giusto per guidare il Belpaese. "Ha promesso riforme finendo per aumentare le tasse: ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico", ha scritto Wolfang Munchau nell'edizione online sottolineando che per il tanto osannato calo dello spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi gli italiani devono ringraziare un altro SuperMario: il presidente della Bce Mario Draghi. In realtà non è solo il pregresso a preoccupare il mondo della finanza. Il possibile accordo con la sinistra rischia di trasformarsi in un cataclisma per il Paese e, di conseguenza, per l'Unione europea. Dall’altra parte, pur avendo sostenuto in parlamento le politiche di austerità del Professore, adesso è lo stesso Bersani a prenderne le distanze. Nelle ultime ore, il leader piddì si è inoltre mostrato esitante rispetto alle riforme strutturali, presentate ieri al Kilometro rosso di Bergamo da Monti, anche se potrebbe avere una chance maggiore (anche se marginale) nel confronto con la cancelliera tedesca Angela Merkel grazie alla sua migliore possibilità di collaborazione con Francois Hollande, il presidente francese socialista. Se a livello nazionale il Financial Times rinfaccia a Monti di non aver fatto le riforme ma di essersi limitato ad alzare le tasse, a livello europeo lo accusa di non aver detto alla cancelliera tedesca che "l’impegno per la moneta unica sarebbe dovuto dipendere dall’unione bancaria", dagli eurobond e da "politiche economiche più espansive da parte di Berlino".


Dopo aver riscontrato il fallimento di Monti, il Financial Times annota la grande rimonta che il centrodestra ha messo a segno nell'ultimo mese. Seppur indietro nei sondaggi, l’alleanza tra il Pdl e la Lega sta avanzando a grandi passi grazie all'impegno fattivo di Berlusconi nella campagna elettorale. "Fino ad ora la campagna dell’ex premier è stata positiva - ha spiegato il quotidiano inglese - ha lanciato un messaggio anti-austerità cui è sensibile l’elettorato deluso e ha continuato a criticare la Germania per la sua riluttanza ad accettare gli eurobond e a permettere che la Bce acquistasse bond italiani incondizionatamente".


Il Financial Times scarica il Prof: "Ha provato a introdurre riforme strutturali modeste per poi annacquarle fino alla "irrilevanza macroeconomica"






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Andrea Indini



Monti: "Ft in polemica con la Merkel"
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Published on January 21, 2013 09:54

January 20, 2013

Da Monti soltanto promesse: "Riforme e taglio delle tasse"

Quando è salito sul palco, Mario Monti è stato accolto dagli applausi. "Non vorrei che mi aveste preso per un politico", ha ironizzato il Professore. In realtà, tutta la kermesse per lanciare la campagna elettorale è stata cucita su misura al "nuovo" Monti, quello che ha smesso i panni del tecnico di ghiaccio, che per tredici mesi ha chiesto sacrifici agli italiani spremendoli fino all'osso, per indossare quelli del politico. E così, dopo averle alzate a dismisura, promette che ridurrà le tasse; dopo aver mancato troppe occasioni per avviare le riforme, mendica un appoggio trasversale, da destra a sinistra, per riuscire a cambiare "radicalmente" il Paese; dopo aver bacchettato; dopo aver bacchettato Elsa Fornero per aver pianto in conferenza stampa, si lascia scappare qualche lacrimuccia parlando dei propri nipoti.


L'appuntamento è a Bergamo. Da qui parte la corsa al bis, da qui l'accozzaglia centrista proverà a smentire i sondaggi che la danno pericolosamente sotto il 10%. Il Professore tenterà il colpaccio: rimanere a Palazzo Chigi. Per farlo, già lo sa, deve scendere a compromessi e guardare ai riformisti e, in particolar modo, al Pd di Pier Luigi Bersani. "Non sempre coloro che si dicono moderati in politica sono moderati nel nostro senso - ha spiegato il premier uscente - l’Italia non ha bisogno di moderazione nel senso di mezze misure, ma di riforme radicali". Nelle intenzioni di Monti non c'è, appunto quella di federare i moderati, come invece sarebbe piaciuto a Silvio Berlusconi sul modello del Ppe europeo, ma di federare i riformisti. "I nostri segnali della voglia di fare riforme sono stati accolti e seguiti con scelte politiche costose da soggetti che prima militavamo nel polo di sinistra e di destra e non erano a loro agio nella loro casa di appartenenza sulle riforme - ha fatto notare il Professore - noi li abbiamo voluti, loro sono venuti". Peccato che, nemmeno quando poteva contare sull'appoggio di Pdl, Pd e Terzo Polo, Monti sia riuscito a mettere in cantiere quelle riforme promesse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando si era insediato (senza essere stato eletto) a Palazzo Chigi. Così, non gli resta che promettere, promettere e promettere. All’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri assicura di discutere una folta lista di riforme costituzionali. Si va da una "drastica riduzione del numero dei parlamentari" al "riassetto dello Stato" per renderlo meno "oneroso", passando attraverso la modifica del titolo V della Costituzione. Ma non si ferma qui. Subito dopo si butta a promettere anche "riforme radicali" che vadano ad aiutare, in particolar modo, i giovani e chi è "fuori dalle corporazioni e dalle rendite". Nella stessa ottica si inquadra, infatti, l'apertura annunciata nell'intervista al Corriere della Sera a modificare la riforma sul mercato del lavoro. Apertura che molti hanno letto come un assist ai democratici.


"Non so se la decisione che mi porta qui gli faccia piacere, ma è ispirata per lo stesso amore per il Paese di Napolitano". Nella lunga presentazione della lista "Scelta civica", Monti non ha speso una sola parola per fare il mea culpa per aver trascinato il Paese nel baratro. Non solo: a Nichi Vendola che ieri gli aveva chiesto di "fare autocritica", ha risposto picche. "Ma scherziamo?", ha chiesto stizzito il Professore ribadendo che il sistema Italia è uscito dalla crisi finanziaria e tornando ad accusare apertamente il governo Berlusconi di aver indebolito il Paese. "Gli elettori decideranno se è più credibile chi ha fallito per vent’anni - ha continuato - o chi ha riconquistato l’Italia al suo posto nel mondo". Quindi, arriva addirittura a smentire i numeri circolati nei giorni scorsi, secondo cui la cura Monti avrebbe causato un buco nei conti pubblici che renderebbe necessaria una manovra aggiuntiva da circa 7 miliardi di euro. Insomma, tra promesse irrealizzabili e slogan clamorosi, Monti ha proprio iniziato la campagna elettorale.


Parte la campagna elettorale della lista "Scelta civica". Il Prof promette di tutto e di più: taglio delle tasse, riforme costituzionali e riduzione del numero dei parlamentari






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Andrea Indini


Mario Monti incontra i candidati di "Scelta Civica"
Tasse, riforme e lacrime: il Prof prende in giro il NordUn'Agenda di gomma per adattarsi a VendolaDa Monti slogan da campagna elettorale: "Ora riforme"Monti ironizza: "No prendetemi per politico"
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Published on January 20, 2013 09:18

Adesso il Prof promette mari e Monti

Quando è salito sul palco, Mario Monti è stato accolto dagli applausi. "Non vorrei che mi aveste preso per un politico", ha ironizzato il Professore. In realtà, tutta la kermesse per lanciare la campagna elettorale è stata cucita su misura al "nuovo" Monti, quello che ha smesso i panni del tecnico di ghiaccio, che per tredici mesi ha chiesto sacrifici agli italiani spremendoli fino all'osso, per indossare quelli del politico. E così, dopo averle alzate a dismisura, promette che ridurrà le tasse; dopo aver mancato troppe occasioni per avviare le riforme, mendica un appoggio trasversale, da destra a sinistra, per riuscire a cambiare "radicalmente" il Paese; dopo aver bacchettato; dopo aver bacchettato Elsa Fornero per aver pianto in conferenza stampa, si lascia scappare qualche lacrimuccia parlando dei propri nipoti.


L'appuntamento è a Bergamo. Da qui parte la corsa al bis, da qui l'accozzaglia centrista proverà a smentire i sondaggi che la danno pericolosamente sotto il 10%. Il Professore tenterà il colpaccio: rimanere a Palazzo Chigi. Per farlo, già lo sa, deve scendere a compromessi e guardare ai riformisti e, in particolar modo, al Pd di Pier Luigi Bersani. "Non sempre coloro che si dicono moderati in politica sono moderati nel nostro senso - ha spiegato il premier uscente - l’Italia non ha bisogno di moderazione nel senso di mezze misure, ma di riforme radicali". Nelle intenzioni di Monti non c'è, appunto quella di federare i moderati, come invece sarebbe piaciuto a Silvio Berlusconi sul modello del Ppe europeo, ma di federare i riformisti. "I nostri segnali della voglia di fare riforme sono stati accolti e seguiti con scelte politiche costose da soggetti che prima militavamo nel polo di sinistra e di destra e non erano a loro agio nella loro casa di appartenenza sulle riforme - ha fatto notare il Professore - noi li abbiamo voluti, loro sono venuti". Peccato che, nemmeno quando poteva contare sull'appoggio di Pdl, Pd e Terzo Polo, Monti sia riuscito a mettere in cantiere quelle riforme promesse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando si era insediato (senza essere stato eletto) a Palazzo Chigi. Così, non gli resta che promettere, promettere e promettere. All’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri assicura di discutere una folta lista di riforme costituzionali. Si va da una "drastica riduzione del numero dei parlamentari" al "riassetto dello Stato" per renderlo meno "oneroso", passando attraverso la modifica del titolo V della Costituzione. Ma non si ferma qui. Subito dopo si butta a promettere anche "riforme radicali" che vadano ad aiutare, in particolar modo, i giovani e chi è "fuori dalle corporazioni e dalle rendite". Nella stessa ottica si inquadra, infatti, l'apertura annunciata nell'intervista al Corriere della Sera a modificare la riforma sul mercato del lavoro. Apertura che molti hanno letto come un assist ai democratici.


"Non so se la decisione che mi porta qui gli faccia piacere, ma è ispirata per lo stesso amore per il Paese di Napolitano". Nella lunga presentazione della lista "Scelta civica", Monti non ha speso una sola parola per fare il mea culpa per aver trascinato il Paese nel baratro. Non solo: a Nichi Vendola che ieri gli aveva chiesto di "fare autocritica", ha risposto picche. "Ma scherziamo?", ha chiesto stizzito il Professore ribadendo che il sistema Italia è uscito dalla crisi finanziaria e tornando ad accusare apertamente il governo Berlusconi di aver indebolito il Paese. "Gli elettori decideranno se è più credibile chi ha fallito per vent’anni - ha continuato - o chi ha riconquistato l’Italia al suo posto nel mondo". Quindi, arriva addirittura a smentire i numeri circolati nei giorni scorsi, secondo cui la cura Monti avrebbe causato un buco nei conti pubblici che renderebbe necessaria una manovra aggiuntiva da circa 7 miliardi di euro. Insomma, tra promesse irrealizzabili e slogan clamorosi, Monti ha proprio iniziato la campagna elettorale.


Parte da Bergamo la campagna elettorale della lista "Scelta civica". Il Prof strizza l'occhio ai riformisti: "Non sono qui per federare i moderati". Poi assicura di aver salvato l'Italia e promette il taglio delle tasse, le riforme costituzionali e la riduzione dei parlamentari






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Mario Monti incontra i candidati di "Scelta Civica"
La cura Monti a base di tasse per l'Italia che non c'èL'economia peggiora: cresce l'incubo della manovraDa Monti slogan da campagna elettorale: "Ora riforme"Monti ironizza: "No prendetemi per politico"
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Published on January 20, 2013 09:18

Rimasto senza argomenti, Monti sa solo insultare: "Togliamo l'Italia agli incapaci"

Non c'è niente da fare: quando finiscono gli argomenti, si passa all'insulto. E Mario Monti, gli argomenti, li ha finita da tempo. È ormai sotto gli occhi di tutti che il Professore, in panne per la mancata operazione per formare il Grande Centro e preoccupato dai sondaggi che lo danno pericolosamente sotto il 10%, ha cambiato tono sostituendo gli slogan ai numeri, le chiacchiere al programma e, soprattutto, gli insulti al dialogo. In questa nuova veste il premier dimissionario ci sta a pennello. Tanto che non passa giorno che non affibi epiteti e aggettivi a questo e a quel leader politico.


Smontate le "prodezze" di tredici mesi di governo tecnico, Monti è rimasto col cerino. Numeri e grafici alla mano Silvio Berlusconi ha, infatti, spiegato agli italiani che non solo il Professore non è riuscito a far uscire il sistema Italia dalla crisi economica, ma ha addirittura trascinato il Paese in una recessione senza precedenti che ha falciato il mercato del lavoro e impoverito le imprese. Il Cavaliere non ha fatto altro che raccogliere i dati pubblicati dalla Banca d'Italia, dall'Istat, dalle associazioni dei commercianti e dal Fondo monetario internazionale. Tutti concordano sul fatto che nell'ultimo anno tutti gli indicatori economici sono pesantemente peggiorati: la disoccupazione è cresciuta, il pil è precipitato, l'industria è sempre più in affanno, gli italiani danno fondo ai propri risparmi. Una sola consolazione per il Professore: lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi è ampiamente sceso sotto la scoglia dei 300 punti base. Tuttavia, va detto che il debito pubblico ha superato la cifra monstre di 2mila miliardi di euro. Un numero che fa orrore e che deprime l'economia. Dalle prime battute di campagna elettorale Berlusconi non ha fatto altro che illustrare agli italiani il fallimento del governo Monti. Un'operazione verità che non è affatto piaciuta al Professore che non potendo replicare coi fatti è passato agli insulti.


Il cambio di registro si è visto subito. All'affollatissima conferenza stampa di fine dicembre per presentare l'agenda che da lì a breve avrebbe preso il suo nome, Monti ha subito smesso i panni del tecnico per indossare quelli del politico. "Talora faccio fatica a seguire la linearità del pensiero di Berlusconi , rimane un quadro di comprensione che a me sfugge", aveva detto il presidente del Consiglio andando quindi a rivangare, per l'occasione, le cene ad Arcore. "Il più grande costo della politica non è tanto quello dei festini, irriguardosi di ogni dignità, e che determinano lo screditamento della politica quando invece c'è bisogno del suo rafforzamento - aveva continuato - ma le decisioni non prese o quelle prese per interesse di breve periodo". Monti inaugurava con queste parole una campagna elettorale incentrata sull'insulto facile che ha avuto il suo apice nei giorni scorso quando ha accusato sempre il Cavaliere di essere "un pifferaio magico". "Le promesse fatte da Berlusconi - ha tuonato il premier uscente - ricordano il pifferaio di Hamlin che incanta i topini. Che gli italiani possano credere a certe parole pronunciate da quella bocca mi fa venire in mente il pifferaio magico che porta i topini ad annegare". Quindi l'affondo: "Berlusconi è uno che ha già illuso gli italiani tre volte. La prima vota mi sono fatto illudere anch'io".


Anche oggi a Monti non sono rimasti che gli insulti. In una chiacchierata con il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, il premier ha spiegato che non si può rimettere l’Italia "nelle mani degli incapaci che l’hanno portata al novembre 2011". Una stoccata (neanche troppo velata) all'asse Pdl-Lega e , in particolar modo, al Cavaliere. "La vecchia politica non deve tornare - ha spiegato - il governo tecnico non sarebbe stato chiamato se la gestione della cosa pubblica fosse stata nelle mani di politici capaci e credibili". Peccato che i risultati del governo tecnico siano stati disastrosi, peccato che adesso l'Italia sta peggio, peccato che nel 2014 il Paese è destinato ad arrancare ancora di più proprio a causa delle misure attuate da Monti e compagni, Forse, per dirla con le parole di Berlusconi: "Non bisogna lasciare il paese in mano agli incapaci? Si riferiva, evidentemente, ai ministri del suo governo".


Bankitalia ammette il fallimento della cura Monti, i sondaggi rilevano il flop politico. Monti, in panne, sa solo insultare






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Andrea Indini


Silvio Berlusconi e Mario Monti a Montecitorio
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Published on January 20, 2013 08:31

January 19, 2013

Vendola s'inchina a Bersani: "Compromesso se Monti fa autocritica"

Adesso l'inciucio può essere firmato. Adesso la grande ammucchiata può andare all'assalto di Palazzo Chigi. Adesso Pier Luigi Bersani e Mario Monti possono governare, infelicemente, insieme. Dopo settimane di strenua resistenza e facinorose invettive, il leader del Sel Nichi Vendola si è detto disposto a sciogliere le riserve sul Professore e a togliere il veto. "Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme è un fatto positivo - ha spiegato il governatore della Puglia al Sorpasso di Sky Tg24 - con Monti si può costruire un compromesso importante".


A ridosso delle elezioni, si fanno sempre più chiari i contorni di un'alleanza che mette insieme i montiani, i democratici e la sinistra estrema per far fuori Silvio Berlusconi e arginare la rimonta della rinata alleanza tra il Pdl e la Lega Nord. Ieri sera, Dagospia anticipava i contenuti dell'accordo sottoscritto nell'incontro carbonaro tra il leader piddì e il premier uscente. I due si sarebbero già spartiti le poltrone e i poteri, avrebbero già stretto un'intesa di massima sulle misure da attuare e le riforme da mettere in cantiere e, soprattutto, avrebbero già puntato a un patto di non belligeranza. E, proprio mentre Antonio Ingroia sbatte la porta in faccia a Bersani tirando fuori "Rivoluzione civile" da una possibile alleanza con i democratici, ecco che Vendola chiude il cerchio benedicendo le nozze politiche tra Bersani e Monti. "Noi non siamo di fronte a giuramenti davanti a Dio e dobbiamo dare delle risposte in un momento drammatico - ha spiegato il leader del Sel - a fronte di un’Italia che non solo paga il prezzo dell’ubriacatura berlusconiana ma anche dei provvedimenti del governo Monti". Da qui la richiesta di Vendola al Professore. Quello che ha in mente è un vero e proprio compromesso, una sorta di appuntamento a metà strada. Tutto figurato, eppure così concreto. Un patto per riuscire a governare o, per lo meno, per riuscire a mettere insieme uno straccio di esecutivo e convergere sulle riforme che ridisegnino la struttura dello Stato.


Pare che, nel summit carbonaro, a dettare le condizioni sia stato il segretario piddì e che il Prof si sia limitato a prendere appunti e ad annuire alle richieste della sinistra. "Se vinciamo io farò il premier anche se al Senato dovesse mancare qualcosa - avrebbe detto Bersani - tu avrai la prima scelta sul ministero dell'Economia o sul ministero degli Esteri per stare dentro la partita ai vertici dello Stato, in attesa che maturino le scadenze della presidenza della Commissione europea e di presidente del Consiglio d'Europa, presidenze che ti stanno particolarmente a cuore". Non solo. Tra i due ci sarebbe anche una convergenza sul nome di Mario Draghi al Quirinale. Un nome che, a detta del leader piddì, potrebbe anche accontentare la cancelliera tedesca Angela Merkel. Per quanto riguarda il futuro di Pier Ferdinando Casini, invece, il segretario democratico avrebbe in mente la presidenza del Senato. Il leader dell'Udc, tuttavia, scuote la testa e dice che un accordo del genere - lui e Vendola, insieme nello stesso governo - è "pura fantascienza".


Fra poco più di un mese sarà tutto più chiaro. Nel frattempo, però, la grande ammucchiata prende sempre più corpo. Ricordando con gli occhi lucidi il "compromesso storico" tra il Pci di Enrico Berlinguer e la Dc di Aldo Moro, ecco che Vendola propone un compromesso che suona più come un pastrocchio - un inciucio, appunto - con Monti per riuscire ad andare al governo, anche senza avere i voti per farlo. "L'alleanza con il centro è fantascienza - ha chiarito - con Monti sono possibili compromesso e legislatura costituente sulle riforme".


Dopo l'incontro carbonaro, l'accordo tra centristi e democratici è sempre più vicino. Rotte anche le resistenze della sinistra radicale: Vendola disposto al compromesso






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Andrea Indini

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Published on January 19, 2013 15:35

L'economia peggiora ancora e sale l'incubo della manovra

"Non parlo di nuove manovre, prima bisogna vedere i conti". Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani cerca di tagliar corto e, al tempo stesso, di mettere le mani avanti. La polvere sotto al tappeto, cioè le possibili sbavature nella tenuta dei conti pubblici, potrebbe diventare un "polverone" tanto da costringere il prossimo governo a mettere subito mano ad una correzione primaverile. L’ennesima. Il fatto è che, già prima che la Banca d'Italia sancisse il fallimento della cura Monti e annunciasse scenari drammatici fino al 2014, in troppi avevano nella testa l'ipotesi di una nuova manovra economica che mettesse a posto i conti lasciati dai tecnici.


Il primo a parlare di "polvere sotto il tappeto" è stato proprio Bersani. E di manovra se ne parla soprattutto in via del Nazareno. Certo, ne parlano per assicurare che non la faranno, ma ne parlano. E nel parlarne ci aggiungono un sacco di "se" e di "ma". Insomma, si fa un gran mettere le mani avanti per poter fare, in caso di vittoria, quello che già sembrano avere in mente. Ovvero: fare una nuova manovra. Che poi sia una "manovrina" o una stangata, lo decideranno quando saranno svelati i conti lasciati da Monti che solo una settimana fa rassicurava gli italiani affermando che il Belpaese è definitivamente uscito dalla crisi economica. Uno spot elettorale, quello del Professore, ampiamente smentito dai dati degli economisti di via Nazionale. Se l’economia peggiora ci sarà bisogno di rifinanziare gli ammortizzatori sociali che sono "coperti" solo per i primi mesi dell’anno nel tentativo di fronteggiare l’emorragia occupazionale. Ma anche altri segnali sembrano preannunciare una situazione tutt'altro che rosea: gli ultimi dati su fatturato e ordinativi, relativi allo scorso novembre, mostrano solo segni meno. Almeno per il momento, Monti si ostina a mantenere una stima di crescita di -0,2% per quest’anno, ma Bankitalia è stata sin troppo chiara nel preventivare un -1%.


Tra un intervento e una correzione ci si avvicinerebbe ad una manovra fino a circa 7 miliardi. Non solo. A luglio scatterà l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Nel caso in cui il prossimo esecutivo intendesse evitare l'ennesimo balzello introdotto da Monti, l'operazione ci costerebbe la bellezza di 4 miliardi, euro più euro meno. Molto dipenderà, comunque, dalla tenuta dello spread che con i cali recenti potrebbe consentire risparmi intorno ai 10 miliardi in due anni. Ma bisogna vedere se l’attuale livello (poco sopra 250) reggerà anche dopo le elezioni. "Dobbiamo ancora capire come è andato il fabbisogno dello Stato nel 2012 - ha spiegato ieri il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo - l’impressione è che le previsioni non siano corrette". Eppure da via Nazionale non sembrano avere alcun dubbio: "L’incidenza del debito sul pil salirebbe ancora nel 2013 e inizierebbe a ridursi nel 2014, beneficiando del miglioramento del saldo primario e della ripresa dell’attività economica". Quindi per la ripresa bisognerà aspettare (con pazienza) al 2014. Ma bisognerà farlo con le dita incrociate: se dalle urne uscisse un'armata brancaleone al governo, che mette insieme la sinistra radicale, il Pd e i montiani a fare da "stampella", il Paese rischierebbe davvero il collasso.


Il pil in picchiata, lo spettro dell'aumento dell'Iva e gli ammortizzatori sociali ancora da coprire: sempre più concreto il rischio manovra. Ecco come Monti ci lascia i conti






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Andrea Indini



Berlusconi: "Monti ha portato la recessione"Bankitalia certifica il flop: nel 2013 pil giù dell'1%Perché via Nazionale scarica i Professori
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Published on January 19, 2013 05:33

January 18, 2013

Il bluff di Bersani sulla patrimoniale

O ha radicalmente cambiato idea oppure sta soltanto vendendo fumo. L'ultima sparata di Pier Luigi Bersani suona più come una trappola che come una dichiarazione d'intenti. Solo quanche giorno fa il segretario del piddì apriva alla possobilità di mettere le mani sui grandi patrimoni immobiliari, oggi fa una piroetta e assicura di non credere nella patrimoniale. Una folgorazione sulla via di Damasco? Un nuovo piano politico? Oppure solo una trovata da campagna elettorale?


"Non voglio fare Robespierre o Saint-Just: niente patrimoniale ma solo la tracciabilità fiscale". Intervistato da Radio24, Bersani ha spiegato di non volere la patrimoniale sui patrimoni finanziari, come invece aveva proposto nei giorni scorsi il leader del Sel Nichi Vendola, e smentisce categoricamente Silvio Berlusconi che lo accusava di voler mettere le mani sui risparmi degli italiani. In realtà, la giravolta è solo una trovata propagandistica. Il leader democratico sa di poter contare su una patrimoniale già in vigore: l'Imu. Ed è proprio sull'imposta, voluta da Monti, che intende agire. L'idea è quella di rimodularla togliendola alle fasce più basse creando una maggiore progressività e caricando i possessori di grandi patrimoni immobiliari. "A fronte di una detrazione del 5%  - aveva spiegato nei giorni scorsi nello studio di Ballarò - dobbiamo caricare con un’imposta personale sui detentori di grandi patrimoni immobiliari dal valore catastale di 1,5 milioni di euro". Per quel che riguarda il resto dei patrimoni, invece, Bersani non intende concepire una patrimoniale: "Penso che il nostro problema sia la tracciabilità, per una Maastricht della fedeltà fiscale".


L'incubo patrimoniale, insomma, è tutt'altro che inconsistente. La sinistra smania, ma ancora non si è messa d'accordo. Se Vendola promette che, quando sarà al governo, andrà a "stanare" la ricchezza che deriva dalle rendite finanziarie, la Cgil di Susanna Camusso fa impallidire gli slogan anti ricchi del governatore della Puglia puntando a reperire 40 miliardi di euro all'anno dalla patrimoniale. Due posizione troppo radicali per Bersani che sente nell'aria l'impopolarità di un'ennesima patrimoniale dopo un anno di tecnici che hanno portato la pressione reale dal 48% al 53,9%. Per questo, il segretario democratico trova l'escamotage e mira a rielaborare l'imposta sulla casa: ritoccando l'Imu, infatti, potrebbe stangare i grandi patrimoni senza essere accusato di aver introdotto una "nuova" patrimoniale. Un giochetto che serve solo da slogan ma che, a conti fatti, deve preoccupare seriamente gli italiani.


Bersani: "Niente patrimoniale ma solo tracciabilità fiscale". In realtà il Pd punta a rimodulare una patrimoniale che c'è già (l'Imu) per spremere i grossi patrimoni immobiliari






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Andrea Indini



Bersani, Vendola e Cgil: "Così staniamo la ricchezza"Le (finte) fughe dalla patrimonialeBersani: "Serve un'imposta sui grandi patrimoni"Il balletto di Bersani: patrimoniale sì, patrimoniale no
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Published on January 18, 2013 06:52

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Andrea Indini
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