Andrea Indini's Blog, page 191
January 16, 2013
Saviano in campo contro il Cav: "Va trattato come un bambino". Ma è Silvio a dettare l'agenda
Le battute ad effetto nello studio di Ilaria D'Amico, il fazzoletto per pulire la sedia su cui era seduto Marco Travaglio, le mani incrociate a mimare le manette dell'ex pm Antonio Ingroia. E ancora: il cartello in polisterolo sbattuto più volte sulla testa di Marco Damilano (giornalista dell'Espresso), la lettera col casellario del vicedirettore del Fatto Quotidiano e l'espressione inviperita di Michele Santoro. Silvio Berlusconi entra a gamba tesa nella campagna elettrale per dettare i tempi del dibattito e gli argomenti dell'agenda.
Era bastato l'annuncio della sua nuovo impegno in politica per far venire un attacco di panico alle schiere degli anti Cav. Berlusconi ha agito di conseguenza: è saltato al centro del ring e ha sgominato, uno dopo l'altro, tutti i nemici facendo risollevare il Pdl e portando il centrodestra a un passo dalla sinistra. Una marcia serrata tesa a riportare tutto l'elettorato moderato sotto il vessillo del Pdl. Una campagna elettorale incentrata su argomenti che toccano il cuore e il portafoglio degli italiani: i danni economici fatti da tredici mesi di governo Monti e l'incubo in cui un eventuale esecutivo a guida Bersani getterebbe il Paese. E a un mese dal voto Berlusconi è riuscito a riportare la sua coalizione, vittima di una serratissima campagna di delegittimazione condotta dai media progressisti e dalle procure, in cima alle preferenze. Per bucare lo schermo, il Cavaliere ha quindi puntato su una comunicazione diretta e immediata che ha messo in seria difficoltà presentatori, giornalisti e commentatori. All'Arena minaccia di lasciare lo studio mettendo Massimo Giletti in difficoltà. A Servizio Pubblico mette al tappeto tutto il clan Santoro rispondendo, punto per punto, alle domande di Luisella Costamagna e Giulia Innocenzi, pulendo con un fazzoletto bianco la sedia di Travaglio prima di sedersi e facendo andare in escandescenze Santoro dopo aver letto il casellario del vicedirettore del Fatto Quotidiano. A Omnibus sbatte il cartellone coi risultati del suo governo sulla testa di Damilano. Sempre a Omnibus saluta Ingroia facendo il gesto delle manette.
Una campagna elettorale aggressiva, di forte impatto. Un linguaggio schietto e sincero che viene premiato dai sondaggi e che ricompatta il popolo di centrodestra. Un impegno a 360 gradi che, però, non piace alla sinistra e ai media. Beppe Grillo lo accusa diu rubargli il programma. Roberto Saviano passa direttamente all'insulto: "In genere, quando un bambino esagera, gli adulti non ridono per non dargli corda. Berlusconi andrebbe trattato come un bambino". Il Corriere della Sera pontifica: "Il Paese è in crisi, ma in tv è tornato il cabaret". Tuttavia, liquidare il dibattito alle battute e alle gag è puro populismo. Una riduzione che non giova a una campagna elettorale i cui ritmi sono stati sempre dettati il Cavaliere. È stato Berlusconi il primo, per esempio, a difendere il diritto alla casa e a promette l'eliminazione dell'Imu sulla prima abitazione obbligando tutti i leader di partito a confrontarsi sull'elevata pressione fiscale a cui ci ha portati Monti. In caso di vittoria del centrodestra, il Cavaliere non si proporrà come presidente del Consiglio ma come ministro dell'Economia. Una dichiarazione d'intenti che mette in scacco gli altri leader. Mentre tutti sono scesi in campo per lo scranno di Palazzo Chigi, Berlusconi punta ad arrivare al dicastero di via XX Settembre per attuare un piano economico studiato per rilanciare il sistema Italia.
Berlusconi buca lo schermo e scala i sondaggi. I media progressisti s'infuriano. Ma, dall'inizio della campagna, è stato lui a dettare l'agenda politica e economica
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Andrea Indini
Silvio Berlusconi alla trasmissione radiofonica Radio anch'io
Giletti interrompe, il Cav: "Mi lasci parlare"Berlusconi pulisce la sedia su cui si è seduto TravaglioIl Cav legge il casellario di Travaglio e Santoro s'infuriaIl Cav tira cartello a DamilanoIl Cav fa il gesto delle manette a Ingroia
Monti, Bersani, Vendola e Cgil: il club della patrimoniale
E, adesso, patrimoniale. La spinta è forte. In piena campagna elettorale, la tentazione di fare una tentazione extra sui grandi patrimoni sembra impossessarsi trasversalmente sui leader di molti partiti. Il primo a proporla è stata Mario Monti che, nella sua agenda, l'ha inserita (senza farsi troppi problemi) per riuscire a ridurre la pressione fiscale, a partire dal "carico fiscale gravante su lavoro e impresa". In men che non si dica, una schiera di amanti delle tasse hanno subito fatto propria la smania di andare a mettere le mani sui risparmi degli italiani.
"I ricchi devono andare all'inferno". Sebbene si riferisse al Gerard Depardieu che, per l'eccessiva tassazione, ha deciso di lasciare la Francia e accogliere il passaporto russo offertogli da Vladimir Putin, l'imprecazione lanciata da Nichi Vendola dà una chiara idea della crociata che, in caso di vittoria alle politiche, la sinistra condurrà contro i beni degli italiani. Dove potrà, razzolerà per far cassa e appianare i debiti di una macchina statale che fagocita tutti i soldi che vengono versati nell'erario pubblico. Nel giorni scorsi, in una intervista a Radio24, il leader del Sel aveva poi spiegato che, quando sarà al governo, andrà a "stanare" la ricchezza che deriva dalle rendite finanziarie. "Se si immagina che quella finanziaria del Paese è stimata in 4mila miliardi di euro e che viceversa meno di mille persone dichiarano nella denuncia dei redditi più di un milione di euro all'anno di reddito, siamo di fronte a una ricchezza largamente imboscata - ha spiegato Vendola - la tassazione alle transazioni finanziarie e sugli attivi finanziari non è una proposta bolscevica". Nascondendosi dietro alla ragione economica tesa alla ricostruzione del Paese, il governatore della Puglia sembra muoversi solo per una ragione di invidia sociale.
Il primo a parlare di patrimoniale è stato, però, il Professore. Nell'agenda presentata a dicembre, Monti ha spiegato che è possibile tagliare le tasse a scapito di altri cespiti: "Il carico corrispondente va trasferito su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio". Si legga: patrimoniale e appesantimento dell’Iva sui beni di lusso. Insomma, al premier uscente sembra non bastare l'aver introdotto l'Imu che, è già di per sé, una patrimoniale sull'abitazione. E, su questo punto, si trova in perfetta sintonia con Pierluigi Bersani che ieri sera, negli studi di Ballarò, ha spiegato chiaramente che l’imu non è una patrimoniale "abbastanza progressiva" per i suoi gusti. "Nel prossimo anno non saremo in condizione di ridurre le entrate dell’imu ma potremmo fare un riequilibrio caricando sui possessori di grandi patrimoni immobiliari - ha spiegato il segretario del Partito democratico - a fronte di una detrazione del 5% dobbiamo caricare con un’imposta personale sui detentori di grandi patrimoni immobiliari dal valore catastale di 1,5 milioni di euro". La segreteria di via del Nazareno, modificando leggermente i propositi iniziali vagamente massimalisti, ha fatto balenare una patrimoniale light da applicare agli immobili oltre il milione e mezzo di valore catastale. Lo staff di Bersani ha, invece, specificato che si tratterebbe di circa tre milioni a prezzi reali. Al suo fianco si è subito schierato anche Antonio Ingroia che ha già annunciato di voler togliere l'Imu perché la ritiene "un peso insopportabile e intollerabile". Il progetto del leader di Rivoluzione civile è rendere "il sistema economico più equo" mettendo "una patrimoniale sui redditi più alti e sui patrimoni più consistenti".
Il sindacato di Susanna Camusso, che garantisce un’area elettorale decisiva per il Pd, ha preparato una piano fiscale che presenterà a Roma il 25 e 26 gennaio. Piano che fa impallidire gli slogan anti ricchi di Vendola: la Cgil punta, infatti, a reperire 40 miliardi di euro all'anno dalla patrimoniale, 20 miliardi dalla "ristrutturazione della spesa pubblica", 10 miliardi dal riordino dei finanziamenti alle imprese e 10 miliardi dai fondi dell'Unione europea. Gli 80 miliardi rastrellati verrebbero destinati, ogni anno, al lavoro (creazione di nuovi posti, sostegno dell’occupazione e nuova riforma del mercato del lavoro), al welfare e alla "restituzione fiscale" attraverso il taglio della prima aliquota dal 23 al 20% e della terza dal 38 al 36%. Progetto che senza la patrimoniale da 40 miliardi non sta in piedi.
La tentazione di patrimoniale è sempre più forte: Bersani ne vuole una light, Vendola punta alle rendite finanziarie, la Cgil sogna una stangata da 40 miliardi
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Andrea Indini
Il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani
Bersani, Vendola e la Cgil: "Così staneremo la ricchezza". Ecco il club della patrimoniale
E, adesso, patrimoniale. La spinta è forte. In piena campagna elettorale, la tentazione di fare una tentazione extra sui grandi patrimoni sembra impossessarsi trasversalmente sui leader di molti partiti. Il primo a proporla è stata Mario Monti che, nella sua agenda, l'ha inserita (senza farsi troppi problemi) per riuscire a ridurre la pressione fiscale, a partire dal "carico fiscale gravante su lavoro e impresa". In men che non si dica, una schiera di amanti delle tasse hanno subito fatto propria la smania di andare a mettere le mani sui risparmi degli italiani.
"I ricchi devono andare all'inferno". Sebbene si riferisse al Gerard Depardieu che, per l'eccessiva tassazione, ha deciso di lasciare la Francia e accogliere il passaporto russo offertogli da Vladimir Putin, l'imprecazione lanciata da Nichi Vendola dà una chiara idea della crociata che, in caso di vittoria alle politiche, la sinistra condurrà contro i beni degli italiani. Dove potrà, razzolerà per far cassa e appianare i debiti di una macchina statale che fagocita tutti i soldi che vengono versati nell'erario pubblico. Nel giorni scorsi, in una intervista a Radio24, il leader del Sel aveva poi spiegato che, quando sarà al governo, andrà a "stanare" la ricchezza che deriva dalle rendite finanziarie. "Se si immagina che quella finanziaria del Paese è stimata in 4mila miliardi di euro e che viceversa meno di mille persone dichiarano nella denuncia dei redditi più di un milione di euro all'anno di reddito, siamo di fronte a una ricchezza largamente imboscata - ha spiegato Vendola - la tassazione alle transazioni finanziarie e sugli attivi finanziari non è una proposta bolscevica". Nascondendosi dietro alla ragione economica tesa alla ricostruzione del Paese, il governatore della Puglia sembra muoversi solo per una ragione di invidia sociale.
Il primo a parlare di patrimoniale è stato, però, il Professore. Nell'agenda presentata a dicembre, Monti ha spiegato che è possibile tagliare le tasse a scapito di altri cespiti: "Il carico corrispondente va trasferito su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio". Si legga: patrimoniale e appesantimento dell’Iva sui beni di lusso. Insomma, al premier uscente sembra non bastare l'aver introdotto l'Imu che, è già di per sé, una patrimoniale sull'abitazione. E, su questo punto, si trova in perfetta sintonia con Pierluigi Bersani che ieri sera, negli studi di Ballarò, ha spiegato chiaramente che l’imu non è una patrimoniale "abbastanza progressiva" per i suoi gusti. "Nel prossimo anno non saremo in condizione di ridurre le entrate dell’imu ma potremmo fare un riequilibrio caricando sui possessori di grandi patrimoni immobiliari - ha spiegato il segretario del Partito democratico - a fronte di una detrazione del 5% dobbiamo caricare con un’imposta personale sui detentori di grandi patrimoni immobiliari dal valore catastale di 1,5 milioni di euro". La segreteria di via del Nazareno, modificando leggermente i propositi iniziali vagamente massimalisti, ha fatto balenare una patrimoniale light da applicare agli immobili oltre il milione e mezzo di valore catastale. Lo staff di Bersani ha, invece, specificato che si tratterebbe di circa tre milioni a prezzi reali. Al suo fianco si è subito schierato anche Antonio Ingroia che ha già annunciato di voler togliere l'Imu perché la ritiene "un peso insopportabile e intollerabile". Il progetto del leader di Rivoluzione civile è rendere "il sistema economico più equo" mettendo "una patrimoniale sui redditi più alti e sui patrimoni più consistenti".
Il sindacato di Susanna Camusso, che garantisce un’area elettorale decisiva per il Pd, ha preparato una piano fiscale che presenterà a Roma il 25 e 26 gennaio. Piano che fa impallidire gli slogan anti ricchi di Vendola: la Cgil punta, infatti, a reperire 40 miliardi di euro all'anno dalla patrimoniale, 20 miliardi dalla "ristrutturazione della spesa pubblica", 10 miliardi dal riordino dei finanziamenti alle imprese e 10 miliardi dai fondi dell'Unione europea. Gli 80 miliardi rastrellati verrebbero destinati, ogni anno, al lavoro (creazione di nuovi posti, sostegno dell’occupazione e nuova riforma del mercato del lavoro), al welfare e alla "restituzione fiscale" attraverso il taglio della prima aliquota dal 23 al 20% e della terza dal 38 al 36%. Progetto che senza la patrimoniale da 40 miliardi non sta in piedi.
La tentazione di patrimoniale è sempre più forte: Bersani ne vuole una light, Vendola punta alle rendite finanziarie, la Cgil sogna una stangata da 40 miliardi
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Andrea Indini
Il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani
January 15, 2013
L'icona gay di Monti gestisce tre siti hard e incontri per escort
Nei giorni scorsi le foto che immortalano Alessio De Giorgi, renziano prestato alla lista Monti, mentre bacia una drag queen, avevano creato non poco imbarazzo al Professore. Adesso, però, la candidatura «scomoda» rischia di esplodere nelle mani del premier: la società di De Giorgi è proprietaria di quattro siti che, oltre a proporre video pornografici con contenuto omosessuale, organizzano incontri gay. Alla faccia della sobrietà del Prof.
Monti aveva deciso di arruolare nella sua lista l'imprenditore e direttore del sito Gay.it per garantire un maggiore pluralismo sui temi etici e trovare un filo diretto con il leader del Pd Pierluigi Bersani che, in caso di vittoria, vuole portare in parlamento le unioni civili. De Giorgi era stato infatti membro della prima Assemblea nazionale del Pd ed era intervenuto all'ultima Leopolda di Renzi. «Se entrerò al Senato - ha spiegato sui Facebook nei giorni scorsi - lo farò con le mie idee, la mia storia, le mie passioni, non cambiando una virgola di quanto ho pensato in questi anni». Non è il programma politico di De Giorgi, però, a imbarazzare Monti, ma il suo curriculum.
Oltre a essere indagato per reati ambientali e falso in atto pubblico, l'attivista per i diritti dei gay ha problemi per le licenze dei locali da ballo che gestisce e per i contenuti dei siti di cui è proprietaria la sua società, la Gay.it. Come anticipato da Dagospia e poi ripreso dalla trasmissione di Radio 24 «La Zanzara», la società è il contenitore dei portali gaysex.it, gaytube.it, nowescort.com e me2.it. Non appena la notizia è stata rilanciata dai media, l'accesso a tre dei quattro siti è stato immediatamente bloccato dallo stesso De Giorgi. Anche se irraggiungibili, grazie a Google, è possibile visionarne ugualmente il contenuto. Gaysex.it e gaytube.it propongono video hard per omosessuali. Nell'homepage di Nowescort.com, invece, si legge che le pagine del sito «sono destinate ad accogliere profili di ragazzi che, nel sito me2.it, intendono dichiarare la loro disponibilità ad effettuare servizi di accompagnamento personale». Insomma, il portale raccoglie annunci di escort per effettuare incontri.
La notizia è subito esplosa suscitando violente polemiche. De Giorgi è corso ai ripari scrivendo una lettera a Dagospia per prendere le distanze dalle accuse e spiegare che nessuno ha mai ricevuto compensi economici. «La parola escort può sicuramente far drizzare le antenne ai campioni di moralismo e giustizialismo - ha spiegato - ma c'è da precisare che su tali utenti la Gay.it non ha mai ottenuto alcun vantaggio economico». Poi è passato all'attacco: «Visto che né pornografia né incontri tra persone costituiscono reato, trovo decisamente di cattivo gusto la campagna denigratoria e la sovraesposizione mediatica di cui sono vittima, che rischia di configurarsi come una vera e propria campagna sessuofobica».
Dal Loden ai siti porrnografici, per la Lista Monti, il passo è stato molto breve. Sebbene si sia trincerato dietro a un silenzio piuttosto eloquente, viene da chiedersi se il «sobrio» Monti si rispecchi nei valori e nelle battaglie di De Giorgi con cui potrebbe ritrovarsi a lavorare, fianco a fianco, in Parlamento.
Andrea Indini
January 14, 2013
"Berlusconi non è il candidato premier". Adesso Ilda la Rossa usa gli slogan di Bersani
Ad ascoltare l'invettiva di Ilda Boccassini contro il Cavaliere non possono che tornare alla mente gli slogan da campagna elettorale di Pierluigi Bersani. "Berlusconi non è il segretario politico nazionale del partito, perché è Alfano, e non è nemmeno il candidato premier". Una scusa grossolana (e prettamente politica) usata dal leader piddì per fuggire a gambe levate dal confronto televisivo con l'ex premier e del pm di Milano per opporsi alla richiesta di legittimo impedimento avanzata da Niccolò Ghedini al processo Ruby.
C'era da aspettarselo. Un vero e proprio intervento a gamba tesa, proprio mentre Silvio Berlusconi scala in sondaggi dopo aver sgominato il clan Santoro e aver esorcizzato gli studi di Servizio Pubblico. Renato Mannheimer ha addirittura rilevato che il centrodestra la spunterebbe in Lombardia portando Roberto Maroni al Pirellone e mettendo sotto scacco la maggioranza a Palazzo Madama. Così, mengtre la sinistra è ancora intontita dalla rimonta e Bersani balbetta a fatica grossolane scuse per non confrontarsi col Cavaliere sul programma, ecco che la procura di Milano scende in campo e offre un assist alla campagna elettorale della sinistra. Stesse parole, stessi slogan, stesse accuse. Non una presa di posizione sul piano giuridico, ma un vero e proprio sgambetto dal sapore meramente politico. Sebbene negli accordi tra il Pdl e la Lega sia stato deciso che il candidato premier verrà espresso solo dopo il risultato alle urne, Berlusconi è indiscutibilmente il capo della coalizione di centrodestra e il presidente del Pdl. Un ruolo che la Boccassini si è rifiutata di riconoscere mettendo in discussione il ruolo istituzionale e politico del Cavaliere.
"Berlusconi non è il segretario politico nazionale del partito, perché è Alfano, e non è nemmeno il candidato premier", ha spiegato il pm chiedendo ai giudici del caso Ruby di rigettare le istanze della difesa sul legittimo impedimento per oggi e di carattere generale per la campagna elettorale. Non solo. La Boccassini ha addirittura fatto le pulci al Pdl facendo notare ai giudici della Quarta sezione penale di Milano che la riunione di oggi si svolge nella sede privata di Berlusconi, a Palazzo Grazioli, e non nella sede del partito in via dell'Umiltà: "La missiva mandata ai coordinatori regionali del partito per convocare questa riunione è firmata da Alfano, e Berlusconi ha semplicemente offerto casa sua". Per il pm di Milano, quindi, l’impedimento non si può concedere perché l’ex premier "non è né il segretario politico del partito né il candidato premier". Insomma, a detta della Boccassini, la difesa vorrebbe solo "procrastinare il dibattimento" per arrivare fino alla campagna elettorale: "L’imputato ha scelto ed è un suo diritto di non partecipare alle udienze del processo, se non quando è venuto per dichiarazioni spontanee ed oggi la difesa chiede di sospendere il processo per la campagna elettorale, questione solo politica".
In realtà, sono le ragioni addotte dalla Boccassini ad avere un significato unicamente politico. Come Bersani si è trincerato dietro a una scusa per svicolare il confronto tivù, così il pm ha usato la stessa scusa per portare avanti un processo (politico). Che Berlusconi conduca in prima persona la campagna elettorale del Pdl è sotto gli occhi di tutti. Le presenze televisive e la presenza del nome nel simbolo ne sono la dimostrazione più lampante. "Nessuno mette in discussione il ruolo di Berlusconi nella campagna elettorale - ha commentato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera - tranne la dottoressa Boccassini, il che la dice lunga sulla sua obiettività".
Boccassini usa gli slogan di Bersani: "Berlusconi non è il candidato premier". E prova a portare avanti il processo per dare una mano alla sinistra
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Andrea Indini
January 13, 2013
Patrimoniale e adozioni gay: ecco l'Italia che vuole Vendola
"Io sono alternativo a Monti. Il centrosinistra ha il diritto di governare senza ipoteche e badanti". Nichi Vendola non si contraddice. Rimarca, delimita il territorio d'azione e fa un elenco preciso degli obiettivi che intende raggiungere nel caso in cui la sinistra agguanti Palazzo Chigi alle prossime elezioni. Tra questi cita soltanto la patrimoniale e il diritto alle coppie omosessuali di adottare un bambino. Intervistato da Maria Latella a SkyTg24, il governatore della Puglia sceglie infatti due punti di rottura che da una parte lo posizionano nettamente a sinistra di Pierluigi Bersani, dall'altra richiamano battaglie che trovano consensi anche tra le fila dei democratici e tra i montiani.
La sinistra, certa di una vittoria alle elezioni, pensa già al dopo. Non si parla ancora di chi occuperà questo o quel ministero, ma è in atto uno strenuo confronto sul programma. La linea di demarcazione tra la sinistra più radicale e l'ala riformista è netta. Ieri, il premier dimissionario Mario Monti ha partecipato all'assemblea annuale organizzata da Pietro Ichino e ha parlato a una platea di democratici di fede montiana della necessità di "cooperare" insieme. Insomma, dopo aver messo a lungo in guardia Pierluigi Bersani del rischio di scendere ad accordi con Vendola, il Professore apre a un possibile inciucio per garantire un esecutivo con i numeri necessari a governare. Possibilità che a Vendola non piace troppo. Il leader del Sel, infatti, preferisce una convergenza sul programma. Ma possono i centristi "moderati" trovare un punto di congiunzione con la sinistra vendoliana? La risposta, se data di getto, è "no". In realtà, i due hanno più punti di contatto di quanto non si creda. Per quanto continui a punzecchiare il Sel e la Cgil accusandoli di bloccare la crescita e le riforme necessarie per rilanciare il Paese, il Professore è in perfetta sintonia con Vendola per quanto riguarda la patrimoniale. Nella sua agenda, Monti dice che tagliare le tasse è possibile partendo dal "carico fiscale gravante su lavoro e impresa". Il carico corrispondente andrebbe trasferito su "grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio". Che significa: patrimoniale e appesantimento dell’Iva sui beni di lusso. Sul primo punto sono, infatti, perfettamente d'accordo sia Bersani sia Vendola. "Dobbiamo subito fare la patrimoniale sugli attivi finanziari per scoraggiare le rendite finanziarie", ha spiegato oggi il leader del Sel.
Più complicata, invece, la partita sui temi etici. Ma anche in questo caso il Professore si è messo al riparo assicurando la libertà di coscienza all'interno dell'agenda sottoscritta a dicembre. "C’è un minimo comune denominatore fra Sel e Pd - ha detto Vendola - il minimo che dobbiamo all’Italia è uscire dal medioevo, dare riconoscimento alle coppie di fatto, dotarci di una legge contro la violenza omofoba su cui il silenzio della Chiesa appare inquietante". Sebbene non rientri nel programma sottoscritto con il Pd, il governatore della Puglia ha già fatto sapere che il Sel proporrà una legge che dia alle coppie omosessuali il diritto di adottare un bambino. "Rientra nelle prerogative di un partito", ha chiosato sapendo di toccare un argomento spigoloso e che, anche a fronte di una recente sentenza della Cassazione, rischia di scatenare accese polemiche. Riuscire a trovare consensi in parlamento per il diritto all'adozione sarà piuttosto difficile. Questo Vendola lo sa. Ma spara in alto per riuscire a portare a casa, quantomeno, le unioni civili. Per quanto riguarda i diritti alle coppie di fatto (eterosessuali e omosessuali) il leader del Sel può infatti contare su una compagine trasversale che unisce idealmente Gianfranco Fini ai democratici, i renziani conflui nella lista Monti ai vendoliani.
Infine Vendola è disposto a digerire i voti dei centristi anche per andare a cambiare la Costituzione. "Oggi siamo di fronte ad un centro sinistra nuovo che si candida a governare il Paese - ha spiegato - con Monti e Casini bisognerà occuparsi assieme della riforma dello Stato sulle regole e l’architettura democratica dell’Italia". Insomma, al di là dell'appoggio esterno il leader del Sel non riesce ad andare. E su questo punto è piuttosto chiaro. "Se il centro sinistra sceglie Monti come alleato per il governo, dovrà rinunciare al contributo di Sel - ha avvertito - io sono alternativo alla presenza dei conservatori nell’alleanza di centrosinistra".
Vendola non vuole il Prof nel governo, ma accetta di buon grado i voti dei centristi per portare a casa battaglie comuni. Tra queste la patrimoniale (presente anche nell'agenda Monti) e le unioni civili (favorevole anche Fini). Poi propone: "Riformiamo insieme la Carta"
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Il leader di Sel Nichi Vendola
January 12, 2013
Confronto tv, il Cav: "Datemi Bersani". Ma il Pd ha paura e prende tempo
Inarrestabile. Dopo l'ottimo risultato incassato negli studi di Servizio pubblico, Silvio Berlusconi guadagna da due a cinque punti nei sondaggi e non intende certo fermarsi qui. Anzi. La scalata è solo all'inizio. Mentre nel Pdl pregustano il sapore della rimonta, il Cavaliere si prepara già al prossimo scontro televisivo. Dopo aver sgominato il clan Santoro, il prossimo "nemico" da battere è senza dubbio il leader del Pd Pierluigi Bersani. "Tutti mi chiedono di andare in televisione a incrociare la spada con altri leader politici che sono tanti - ha spiegato l'ex premier - non credo si possa andare in troppi, il nostro avversario è Pd". Tuttavia, i democratici si fanno prendere dalla paura e prendono tempo.
Berlusconi non è certo nuovo alle imprese epiche. Nel 1994 pur essendo indietro, Forza Italia sconfisse la "gioiosa macchina da guerra" di Achille Occhetto. C'è chi legge nello scontro da Santoro il punto di svolta proprio come lo fu la sfuriata con Diego Della Valle a Vicenza nel 2006. "Allora eravamo indietro e recuperammo", ha fatto notare Berlusconi. D'altra parte gli esperti sono unanimi nel ritenere che la performance a Servizio pubblico sia servita a rassicurare l'elettorato e convincere gli indecisi. "In molti mi avevano sconsigliato di andare nella tana dei leoni - ha insistito il Cavaliere - ma io non ho nulla di cui aver paura". Già ieri un sondaggio della Swg aveva rilevato che Berlusconi è cresciuti di almeno altri due punti. Un trend in calita che consolida la continua crescita da quando il Cavaliere ha deciso di impegnarsi nuovamente in politica e di lavorare attivamente alla federazione del centrodestra. Da allora, infatti, non solo il Pdl ha recuperato consensi tra gli italiani, ma è stato anche siglato l'accordo con la Lega Nord di Maroni in vista delle prossime elezioni. La strada di Berlusconi, però, è ancora in salita. L'ex presidente del Consiglio non intende fermarsi qui: "Noi, senza Vespa e Santoro, siamo sotto di sette punti, non è una distanza incolmabile, detto sinceramente siamo convinti di vincere".
Adesso Berlusconi vuole il duello televisivo con Bersani. Niente leader di piccoli partiti, niente fronzoli. Il Partito democratico è il "nemico" numero uno da sconfiggere alle politiche. E il Cavaliere vuole, appunto, sfidare il segretario piddì sui programmi per permettere agli elettori di scegliere sulla base dei contenuti. Da quando è ritornato in campo, l'ex premier si è infatti speso per far conoscere il piano economico per rilanciare il sistema Italia che è stato fortemente penalizzato da tredici mesi di governo tecnico. "Bisogna fare un dietrofront assoluto rispetto alla politica di austerità del governo dei cosiddetti professori - ha continuato Berlusconi a Studio Aperto - e andare verso una politica nuova per sostenere la crescita e lo sviluppo". Oltre all'eliminazione dell'Imu sulla prima casa, all'azzeramento progressivo dell'Irap e all'annullamento dell'aumento dell'Iva, il Cavaliere ha infatti rilanciato la proposta di detassare le aziende che assumono i giovani per 3-5 anni. Su questi punti vuole mettere in difficoltà Bersani che, oltre a sognare la patrimoniale, ha già messo le mani avanti sulla necessità di una nuova manovra economica e di un "ritocchino" alle aliquote Irpef.
Nel centrosinistra la paura è palpabile. Messi alle strette da Berlusconi, i vertici di via del Nazareno tentennano, prendono tempo e accampano scuse. "Bersani è candidato premier del centrosinistra, Berlusconi è il candidato del centrodestra? Lui o Maroni ce lo facciano sapere". Con questa battuta i vertici piddì provano a sottrarsi dal confronto televisivo temendo di finire "asfaltati" come è successo a Santoro & Co. "Non è Berlusconi a decidere con chi fare i confronti - hanno fatto sapere le stesse fonti - e comunque Bersani farà il confronto tv solo con i candidati premier". Ovviamente, una scuda bella e buona che dimostra come nel centrosinistra stiano crollando tutte le certezze di vittoria.
Dopo la trasmissione con Santoro, Berlusconi guadagna da due a cinque punti nei sondaggi: "Sette punti di distanza non sono una distanza incolmabile, siamo convinti di vincere". E ora incalza Bersani: "Si confronti con me in televisione". Ma il Pd frena
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La rimonta è già partita: il Pdl cresce nei sondaggiLa cura del video: il Cav funziona, il Prof crollaLa tentazione di avere solo volti nuovi in cima alle listeLa ricetta fiscale del Cav: via l'Imu, due aliquote Irpef
SuperMario in casa del Pd tende la mano a Bersani: "Cooperare dopo il voto"
Continuano gli abboccamenti tra Mario Monti e Pierluigi Bersani. Oggi è toccato al Professore fare un passo avanti e tendere la mano ai democrat per iniziare a tessere l'alleanza del dopo voto. Parlando all’assemblea dei liberal del Pd in corso ad Orvieto, il premier dimissionario ha rinnovato il proprio auspicio (qualunque sia l’esito delle prossime elezioni) a riuscire ad intraprendere una cooperazione tra le forze riformiste che "esistono più o meno in tutti i partiti". Un giro di parole ardito che va ad accodarsi alle innumerevoli strizzatine d'occhi che i due leader si sono scambiati nel corso delle ultime settimane.
L'Huffington Post parla addirittura di "riconciliazione". Forse è un po' prematuro, ma di sicuro il leader di Scelta Civica non manca l'occasione per sottolineare come nei diversi partiti si trovino "esplicite forme di conservatorismo". E per far capire a chi si riferisca, il professore ha distinto Stefano Fassina da Nichi Vendola, Pier Ferdinando Casini da Italo Bocchino. "Udc e Fli sarà per ragioni tattiche, è la componente che ha creato meno difficoltà alle riforme strutturali che abbiamo iniziato - ha proseguito il Professore - molte delle quali hanno trovato dei limiti severi perché conservatori presenti in una parte e nell’altra del Parlamento hanno ritenuto di porre quei limiti". Insomma, dopo gli ultimata e le richieste di chiarimento (inevase), sembra prendere forma l’alleanza tra il piddì e i centristi che sostengono Monti. Non a caso il premier uscente sceglie la platea di Orvieto, dove siedono i democrat di fede montiana, per mettere insieme a un'alleanza che argini l'eccezionale rimonta di Berlusconi e il rinnovato asse tra il Pdl e la Lega Nord. All’indomani dell'ottima performance del Cavaliere negli studi di Michele Santoro, che gli hanno permesso di risalinere nei sondaggi di almeno altri due punti percentuali, sinistra e centristi si sono messi paura. Già, ieri pomeriggio, dopo settimane infuocate di anatemi, pernacchie e slogan sessantottini, un inatteso Vendola aveva aperto alla possibilità di un appoggio esterno del Professore a Bersani. D'altra parte, a inizio settimana, già Enrico Letta aveva detto chiaramente che, in caso di vittoria, il Pd chiederà a Monti di fare la sua porta perché il governo che uscirà dalle prossime urne non si ritrovi a fare la brutta fine di Romano Prodi.
A chi gli dice che la politica europea deve assomigliare maggiormente a quella nazionale, Monti racconta di rispondere sempre e in modo seccato: "Dio ce ne scampi!". Anche all’assemblea annuale di LibertàEguale, l’associazione promossa da Pietro Ichino, il Professore ha ribadito la "crescente inadeguatezza degli schemi politici classici, compreso l’asse destra sinistra". D'altra parte in platea ci sono proprio quei democratici che da tempo chiedono a Bersani di sostenere l'agenda Monti e voltare le spalle al Sel; d'altra parte nelle liste di Monti fugurano anche ex piddì di dichiarata fede renziana; d'altra parte lo stesso Matteo Renzi ha fatto una virata passesca e si è messo a fare la campagna elettorale per il leader del Pd. Insomma, un calderone unico. D'altra parte, un po' per disattenzione un po' per battuta, a chi gli fa notare che Fassina non è in (ancora) parlamento, Monti fa subito notare la sua presenza nel dibattito politico: "I laureati alla Bocconi esercitano tanta influenza anche nei luoghi dove non siedono". E (forse) che il responsabile economico del Pd sia un bocconiano non è un dispiacere per Bersani. Di sicuro non lo è Monti.
Il Prof a Ovieto per l'assemblea organizzata da Ichino. Abboccamenti, risate e strette di mano: l'inciucio tra i centristi e i democrat è sempre più vicino
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Andrea Indini
Monti tende la mano al Pd: "I riformisti collaborino"La battuta di Monti: "Fassina non è onorevole?"
January 11, 2013
La lezione di Berlusconi a Travaglio: "Dimostrato com'è facile diffamare"
"Ieri al termine di Servizio pubblico, mentre lasciavo lo studio, mi sono accorto che non avevo salutato nè Travaglio nè le due collaboratrici di Santoro. Volevo fargli una telefonata, ma mi hanno sconsigliato di farlo". All'indomani dello scontro televisivo a Servizio pubblico, che ha totalizzato il record di share per La7 con una media di quasi 9 milioni di telespettatori, Silvio Berlusconi si gode l'ottimo risultato incassato nell'arena del "nemico" e continua la campagna elettorale in vista delle elezioni. E alla stampa progressista, che lo condanna per aver letto il casellario di Marco Travaglio, spiega di aver usato il "metodo Travaglio" per spiegare quanto è facile diffamare una persona in televisione.
I tg, i siti di informazione e i quotidiani parlano solo del match di ieri sera. I frame e i video di Servizio pubblico fanno il giro della rete e dei social network. Lo scontro finale, soprattutto, scatena il dibattito. Dopo essere stato sul banco degli imputati per tutta la trasmissione, Berlusconi ha infatti indossato i panni del giudice e ha apertamente attaccato Travaglio definendolo "genio del male" ed elencando, leggendo una lettera, tutti processi per cause civili e penali in cui è incorso il giornalista che ha usato il metodo del copia e incolla senza verifiche nei suoi servizi. Il Cavaliere ha quindi ricordato come Travaglio, dopo la laurea, fu assunto proprio al Giornale, di cui lui era editore. Quindi l’elenco delle cause addebitate al giornalista, le prescrizioni, inserendo anche la dichiarazione del 2005 di 282mila euro. L’elenco letto da Berlusconi ha immediatamente provocato la reazione violenta di Santoro che ha chiesto al Cavaliere di smetterla. "Si rende conto di che figura sta facendo? - ha chiesto il conduttore - sta leggendo una scartoffia che le hanno scritto e non sa nemmeno cosa sta leggendo. È vergognosa". "Lei si dovrebbe vergognare - ha replicato Berlusconi - è un diffamatore professionista e lei se lo tiene qui". Quindi, l’ex premier è tornato al suo posto, occupato per alcuni minuti da Travaglio, e lo ha pulito accuratamente con il fazzoletto, sotto i fischi del pubblico. "Non sapete nemmeno scherzare", ha chiosato il Cavaliere sorridendo.
"Ieri non mi ha infastidito nulla", ha raccontato oggi Berlusconi ai microfoni di Telecamere su Raitre. "Spero che gli spettatori abbiano capito e apprezzato quanto è facile per qualcuno, in questo caso Santoro, con i compitini fatti a casa e letti in televisione, toccare una persona nel suo onore e nella sua reputazione", ha continuato il Cavaliere spiegando il motivo che l'ha spinto a leggere la "lettera" sulle condanne Travaglio. Per l'ex premier è stato, infatti, opportuno leggerla per chiarire che certe cose non si possono fare: "Travaglio mi è sembrato molto toccato da questo fatto". Del resto, ha osservato Berlusconi, non c'era nulla di "segreto" dal momento che tutte le sentenze che sono state lette si trovano su Wikipedia.
Al termine della trasmissione, Berlusconi usa il "metodo Travaglio" e legge tutte le condanne del vicedirettore del Fatto: "Ho voluto dimostrare come sia facile rovinare la reputazione di una persona leggendo in tv un compitino fatto a casa"
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Andrea Indini
Lo scontro totale tra Berlusconi e TravaglioBerlusconi batte i "nemici": "A casa sano e salvo"Berlusconi pulisce la sedia su cui si è seduto TravaglioIl Cav legge il casellario di Travaglio e Santoro s'infuria
Grillo apre a Ingroia e fa la corte a Casa Pound: "Siete i benvenuti nel M5S"
Continua a ripetere che, una volta entrato in parlamento, il Movimento 5 Stelle non tesserà alleanze con gli altri partiti. Eppure Beppe Grillo prima strizza un occhio ai militanti di estrema destra di Casa Pound, poi ammette il proprio rammarico per non essere riuscito a portare tra i suoi Antonio Ingroia. "Apriremo il Parlamento come una sardina perché è un sistema completamente marcio", ha spiegato il comico genovese facendo il solito show in piazza del Viminale dove, questa mattina, sono stati aperti gli uffici per il deposito di simboli e alleanze per le prossime elezioni politiche.
Per tutta la notte i rappresentati grillini e di altre forze politiche hanno stazionato in piazza per accedere per primi al deposito delle firme. E a far visita e dare sostegno ai suoi grillini è giunto, più volte, anche il leader del Movimento 5 Stelle. Un primo saluto in piena notte e un vero e proprio show poco dopo l’apertura del Viminale. "I miei sono qui in piazza da giorni, transennati. Qui non c’è più uno Stato, c’è solo Polizia - ha denunciato - noi in piazza transennati, loro dentro a inventarsi di tutto per impedirci di presentare le nostre liste, cambiare regole e procedure in ogni momento. La carta che non va bene, le firme che sono storte, addirittura i consoli che all’estero fanno di tutto per impedire di sottoscrivetre le candidature. Si inventano ogni difficoltà. Ma io sono pronto: sono qui con avvocati, notai, comitati. Tutto quello che ci potranno chiedere me lo sono portato...". Come al solito Grillo ha pesantemente criticato i mezzi di informazione condannando apertamente i giornalisti: "Non potete più fare finta di restare imparziali e limitarvi a descrivere e fintamente essere sopra le parti. Biosogna schierarsi tutti, stavolta. Qui sta crollando tutto. Il nostro Stato è fallito. Siamo al collasso. Io non entro affatto in Parlamento: io vado a vedere cosa ancora è rimasto e si può fare. Chi in Parlamento c’è già lo sa benissimo anche lui che è già morto...".
Al di là del solito scontro, però, Grillo ha già iniziato ad allungare l'occhio al dopo elezioni. Con buone probabilità il Movimento 5 Stelle entrerà in parlamento. Bisogna solo aspettare e vedere quanti seggi porteranno a casa. A quel punto dipenderà tutto dalle alleanze che i grillini intrecceranno alle Camere. Sulla carta il comico genovese assicura che non c'è margine per scendere a patti con i vecchi partiti. Poi, però, strizza l'occhio ai militanti di estrema destra ("Anche se uno è di Casa Pound ma ha i requisiti da noi previsti io lo candido: la democrazia è questa...") rifiutando la dicitura "antifascita" e ammettendo che "alcune idee sono giuste". In realtà, Grillo spera in un asse con Ingroia. "Di Ingroia io penso tutto il bene possibile - ha raccontato Grillo - lui aveva già il suo movimento ed era Cinque stelle e doveva chiedermi 'mi apri la porta?' e io gliela avrei aperta però lui ha fatto il contrario: ha creato un suo movimento". Il guru a Cinque Stelle critica il magistrato palermitano per aver "imbarcato" nella lista "Rivoluzione civile" gente che ha già fatto politica. "Non puoi riproporre le stesse cose...", ha concluso Grillo lasciando, però, una porta aperta a Ingroia: "Se ci saranno battaglie da fare insieme noi siamo disponibili che venga pure lui con noi".
Grillo assicura che, una volta in parlamento, il M5S non si alleerà con nessuno. Ma lascia una porta a perta a Ingroia: "Possibili battaglie insieme"
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Il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo
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