Andrea Indini's Blog, page 129

June 10, 2015

Con Facebook in 12 ore puoi arruolarti nell'Isis

Com'è nato l'Isis? Quali sono le cause storiche e geopolitiche che hanno determinato l'ascesa dello Stato islamico? E ancora: quanto hanno influito le guerre occidentali nella destabilizzazione del Medio Oriente? L'Italia è davvero nel mirino del terrorismo islamico? Sono queste le principali domande alle quali il libro «Isis segreto» di Matteo Carnieletto e Andrea Indini, da domani allegato a «il Giornale» al costo di 8,60 euro, cerca di rispondere. Qui un estratto dell'opera.


Ci vogliono meno di dodici ore per riuscire a trovare i contatti per volare in Siria e combattere al fianco degli jihadisti. Lo strumento più comodo e rapido è Facebook: basta crearsi un profilo, scegliere un'immagine che richiami la rivoluzione anti-Assad, iniziare ad aggiungere agli amici qualche persona che sia stata in Siria come cooperante (ad esempio Greta Ramelli) e il gioco è fatto.


In pochissimo tempo si è invasi da una marea di richieste di amicizia. Sono per lo più uomini che, forse ingannati dalla mia foto profilo (un'immagine delle cooperanti italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo), cercano relazioni sul web. Spesso mi viene chiesto se sono disposto a fare «cam», una maniera nemmeno troppo fine per chiedermi di spogliarmi. Inizio a chattare. Tutti chiedono se sono musulmano. Sembra essere una caratteristica necessaria per continuare la conversazione.


Le richieste di amicizia continuano a fioccare. Bandiere nere jihadiste, donne in niqab che impugnano il mitra. Mi contatta un ragazzo siriano. Odia Assad, lo chiama «scimmia» e allora lo incalzo: gli dico che vorrei raggiungere la Siria, se non per combattere, almeno per aiutare la popolazione. Mi dice di no. Quando gli chiedo il perché usa una sola parola: «war». C'è la guerra. Mi ripete: «Non venire in Siria». Lo rassicuro e lui, in cambio, mi ringrazia. Apprezza la mia sensibilità.


Guardo le immagini di profilo delle persone che mi hanno aggiunto. Molto spesso sono riprese dai siti di propaganda jihadista e raffigurano uomini vestiti totalmente in nero, armati di pistole o di kalashnikov. Vengono scelte anche le foto dei capi dello Stato islamico: al-Baghdadi, innanzitutto, ma anche il suo portavoce e braccio destro, Sheykh Adnani, ripreso con il mitra in mano.


Mentre chatto, e sono passate circa cinque ore, penso che raggiungere la Siria non è poi così semplice. Contatto «il servo ribelle Al-Mujahed», un altro siriano. Dopo i primi convenevoli provo a inquadrarlo. Non che ci voglia molto: le sue immagini di profilo e di copertina lo ritraggono con un kalashnikov. Mi spiega chiaramente che è uno jihadista, che combatte per la sua nazione, la Siria, e che così dovrebbero fare tutti i buoni musulmani. Rilancio: gli dico che anche io sono un musulmano. Un musulmano italiano che vorrebbe raggiungere quanto prima la Siria per combattere il jihad.


Ed è ora che il «servo ribelle» mi sorprende. Mi dice «ti aiuto». Mi consiglia di abbandonare quanto prima l'Italia e di prendere un aereo per Istanbul per poi di spostarmi verso il confine tra Turchia e Siria. Mi dice: «Arriva a Hatay, vicino alla frontiera siriana. Lì ti verremo a prendere per poi portarti in Siria». E qualcosa di vero, penso, deve esserci se l'aeroporto di Hatay, nel 2012, quindi nell'anno in cui è iniziata la guerra civile siriana, ha registrato un +11,6% di passeggeri stranieri. Una sfortunata coincidenza o è davvero questo lo scalo dei foreign fighters che vogliono raggiungere la Siria?


«E le armi?», chiedo al «servo ribelle». Lui mi rassicura: «Abbiamo tutto». Mi saluta. Gli dico che lo aggiornerò sul mio viaggio. «Insciallah», mi risponde. Se Dio vuole.


Il «servo ribelle Al-Mujahed» è stato il nostro contatto più loquace, almeno fino a quando il suo profilo non è stato bloccato da Facebook. Abbiamo chattato con altre persone, per lo più uomini, che ci hanno detto che per raggiungere la Siria bisogna per forza passare dalla Turchia. Da Hatay o da Gaziantep, come ci spiega una ragazza, Al Khansa (che probabilmente ha scelto questo nickname in onore del battaglione femminile dell'Isis che a sua volta lo ha ripreso da una poetessa araba del VII secolo). Con Al Khansa, poi Siti Fatimah, in seguito al blocco del suo profilo di Facebook, ho discusso a lungo. Più che altro per capire perché una donna, anzi, una ragazza, voglia raggiungere lo Stato islamico.


A tal proposito Fatimah è stata parecchio chiara: «Lì c'è l'islam vero». Questa ragazza, che viene dall'Indonesia, desidera raggiungere l'Isis ma non ha i soldi per farlo. Le dico che non si deve preoccupare, che posso aiutarla io perché la carità è uno dei pilastri dell'islam.


A questa notizia Fatimah scoppia di gioia: «Vorrei piangere. Allah mi ha aiutato attraverso di te. Preparo la mia valigia subito. Se Dio vuole sono pronta già ora. Non appena avrò il biglietto per la Turchia partirò». Insciallah.


Per oltre due mesi sono rimasto in contatto con persone legate, chi in un modo o chi in un altro, allo Stato islamico e alla galassia jihadista, ma non sono stato contattato né dalla polizia postale né dall'antiterrorismo. Eppure l'Italia è nel mirino. Expo e Giubileo ci rendono un obiettivo sensibile. Ma nulla. È possibile raggiungere lo Stato islamico organizzandosi solamente con Facebook. E bastano meno di dodici ore.


Pubblichiamo un capitolo di Isis segreto, il libro inchiesta di Matteo Carnieletto e Andrea Indini che, a partire da domani, sarà allegato a ilGiornale al costo di 8,60 euro


Matteo Carnieletto
Andrea Indini

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 10, 2015 01:07

June 8, 2015

Ora Alfano vuole aprire i campi profughi in Italia

Si va al braccio di ferro. Da una parte il fronte del Nord, che dice "no" a una nuova ondata di clandestini da ospitare e difende i cittadini italiani, dall'altra parte il ministro dell'Interno Angelino Alfano che ha già pronto un piano per vendicarsi di quella fetta di Paese che, alle ultime elezioni, ha voltato le spalle al governo Renzi e premiando Forza Italia e Lega Nord. Questa mattina il Viminale darà il via libera a un piano già delineato nel fine settimana per trasferire gli immigrati nelle Regioni del Nord e, qualora dovessero mancare i posti per ospitarli, dare la facoltà di requisire edifici pubblici da trasformare in nuovi hotel per stranieri.


Alfano vuole trovare casa a 55mila disperati, compresi i 2.371 sbarcati ieri da dodici gommoni e tre barconi, e assistenza per almeno 80mila. Ed è solo l'inizio. Negli ultimi giorni le navi militari europee hanno iniziato a stanziarsi nel Canale di Sicilia. Qui recuperano i barconi e li traghettano nei porti italiani per consegnarli ai nostri centri di prima accoglienza. Se Bruxelles trasferirà dall'Italia solo 22mila immigrati e se le stime dell'invasione troveranno conferme, a fine estate dovrà sistemare altri 130.000 extracomunitari che potrebbero arrivare nei prossimi mesi. E, per questo, punta a rompere l'asse dei governatori del Nord che hanno detto "no" all'invasione. Secondo i numeri snocciolati dal ministero dell'Interno, il presidente della Lombardia Roberto Maroni avrebbe negato almeno 2mila posti. Il collega veneto, Luca Zaia, invece, ne avrebbe negati 1.500. Impugnando questi numeri, già a partire da domani, Alfano potrebbe iniziare a far partire pullman stracarichi di clandestini per svuotare i centri di prima accoglienza del Sud Italia. La prima ondata da sistemare al Nord sarà di circa 5mila immigrati. Una volta giunti a destinazione toccherà ai prefetti distribuirli sul territorio di propria competenza.


Ad oggi i centri di prima accoglienza, molti dei quali sono già al collasso, ospitano già 76.486 immigrati. Trovare nuove sistemazioni, dunque, non è affatto facile. Come anticipa il Corriere della Sera, al termine della riunione con Alfano spetterà al prefetto Mario Morcone organizzare i dettagli operativi e scegliere gli edifici pubblici da requisire. Al Nord gli occhi sono puntati soprattutto sulle caserme, ma non è esclusa anche l'eventualità di allestire veri e propri "campi profughi" in vista di un’estate che, stando alle rivelazioni del Guardian, rischia di essere una delle peggiori in termini di sbarchi. Come riferisce la Stampa, i campi profughi sarebbero pensati come veri e propri centri di raccolta come ce ne sono nei Paesi che confinano con aree infestate dalla guerra. In ognuno di questi verranno ospitate massimo 400 persone.


Alfano riversa un fiume di immigrati nel Nord Italia. Domani partiranno i pullman per trasferire 5mila clandestini





Tag: 

Angelino Alfano
immigrazione
clandestini
sbarchi




Andrea Indini

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 08, 2015 03:19

June 5, 2015

Ora Salvini dà lezione ai giovani industriali: "L'euro è anti Italia"

Da Santa Margherita Ligure si alza il grido dei giovani industriali. "Sfruttateci per le idee e non solo per le tasse", chiedono gli under 40 di Confindustria alla politica. Le imprese vogliono "confronto", "sporcarsi le mani", poter esercitare "una responsabilità sociale e quindi politica". "Nessun interesse a scendere in campo - dice il leader Marco Gay - vogliamo partecipare, fare la nostra parte". E a raccogliere quest'urlo, lì a Santa Margherita Ligure, c'è Matteo Salvini. In giacca e cravatta. "Io anti euro come mi lego a Confindustria e ai giovani industriali? - spiega il leader della Lega Nord - Io non sono contro nessuno, è l’euro che è anti Confindustria, anti Italia, anti buon senso".


"In politica basta al populismo ed al sentimento anticasta". Gli under 40 di viale dell'Astronomia lo scontinuano a ripetere. "Dobbiamo avere il coraggio di dire che il populismo è la più subdola delle tentazioni e non possiamo farcene scudo - dice dal palco Gay - il sentimento dell’anticasta, forse, ha fatto il suo tempo". Da Santa Margherita Ligure i giovani industriali fanno richieste molto chiare al governo Renzi: "Visione, strategia, politiche". Ingredienti che a Matteo Renzi e compagni, purtroppo, mancano. "Non ci stiamo a cambiare tutto, a complicare tutto, perché alla fine non cambi niente", bacchetta Gay rivolgendosi a quella "nuova classe dirigente" che oggi siede ai banchi dell'esecutivo governo e all'opposizione, "lavora nelle aule, negli ospedali e negli enti pubblici". Un consiglio che vale in primis per Matteo Renzi."Questa nuova classe ha bisogno di noi - continua il leader dei giovani industriali - perché quella classe dirigente siamo anche noi".


Non deve, dunque, stupire se tra gli "ospiti d'onore" della giornata c'è anche Salvini. Era in programma anche la presenza del grillino Luigi Di Maio che, però, ha deciso di non partecipere. Uno presente, l'altro assente. Una differenza che già la dice lunga sulla differente impostazione. E il leader del Carroccio lo mette in chiaro sin da subito: "Non siamo qui per partecipare, siamo qui per vincere". Ma coi presenti non c'è troppo feeling. Tanto che nelle domande dalle platea un imprenditore non esita a definirlo "populista" e con tesi "lontane dalle esigenze del Paese", invitando a parlare di ricette "concrete" per l’industria. Anche la battaglia contro la moneta unica non piace molto. "Il patrimonio immobiliare - gli contestano - si svaluterebbe del 30% se non ci fosse più l’euro". Ma Salvini non lascia intimidire: "Non parlo solo di rom... Quindi, avviamo un percorso di confronto e sporchiamoci le mani insieme".


"Niente populismo qui". Poco feeling tra gli under 40 di Confindustria e il leghista. Che replica: "Non mi occupo solo di rom"





Tag: 

Confindustria
giovani
Matteo Salvini
Lega Nord




Andrea Indini



Salvini si mette la giaccaIn Rai tshirt al bandoSalvini si mette la giacca
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 05, 2015 04:14

June 2, 2015

"Più sforzi contro il Califfato". Ma la coalizione spara a salve e dimentica la polveriera libica

"L'offensiva dello Stato islamico sottolinea l'urgenza di rinnovare e rafforzare il nostro sforzo comune di sconfiggere l'Isis". Al vertice della coalizione che combatte i miliziani del Califfato si spara a salve. Tante dichiarazioni alla stampa, ma nessuna strategia netta contro il terrore islamista. È la seconda volta che si trovano al Quai d’Orsay, la rive gauche della Senna dove sorge il ministero degli Esteri francese. Rispetto alla precedente riunione del 15 settembre, quando la coalizione fu lanciata, la situazione in Iraq e Siria non è migliorata, e l’intervento internazionale non ha finora portato ai risultati auspicati.


L’iniziativa rientra nella serie di incontri regolari fra i membri della coalizione, ma giunge in un momento particolarmente delicato della situazione per i recenti successi dello Stato islamico. Al centro del vertice sono state poste la situazione in Iraq e Siria dopo l'avanzata dei miliziani di Abu Bakr al Baghdadi e la conquista delle città di Ramadi e Palmira e una verifica di tutta la strategia. Molti Paesi hanno accusato il governo iracheno di aver combattuto con scarsa efficacia contro i miliziani e hanno chiesto a Baghdad di coinvolgere maggiormente la minoranza sunnita. Ma il premier iracheno Haider al Abadi si è lamentato dello scarso supporto al suo Paese. "L'Iraq - ha detto - necessita di tutto il supporto possibile dal mondo, ma finora non ha avuto molto. Si parla tanto di aiutare l'Iraq, ma sul terreno c'è veramente poco". In particolare, per il premier iracheno, non sono "sufficienti" né il supporto aereo né il sostegno all'esercito. Abadi ha anche ricordato che gran parte dei militanti dell'Isis sono stranieri: "Il flusso di foreign fighter è maggiore che in passato. C'è un problema internazionale che deve essere risolto".


La riunione è stata anche l'occasione per un esame approfondito dell'attività della coalizione, basata sui bombardamenti aerei e sull'addestramento delle truppe irachene. Antony Blinken, il numero due del dipartimento di Stato, ha ribadito che l'Iraq ha effettivamente bisogno di aiuti, anche militari, per combattere lo Stato islamico. Razzi anticarro arriveranno quindi negli arsenali di Baghdad. "Quella contro l’Isis sarà una lotta di lungo termine, bisogna saperlo", ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, riconoscendo alla coalizione di aver dato prova di "unità e determinazione comune per combattere i terroristi" che "sono dei finti religiosi e dei veri criminali". Quello che, però, emerge dal vertice di Parigi è che l'attenzione della coalizione non può assolutamente rimanere focalizzato soltanto sulla Sirira e sull'Iraq. È, infatti, sotto gli occhi di tutti la repentina espansione dello Stato islamico in quelle che esso definisce le sue "province lontane". E fra queste c'è, alle porte dell'Europa, la Libia.


Il premier iracheno: "Coalizione finora inefficace". E incassa l'appoggio Usa: in arrivo nuove armi. Ma il ministro degli Esteri francesi: "Sarà una lotta di lungo termine"





Tag: 

Isis
coalizione
Iraq
Libia
Stato Islamico
Usa




Andrea Indini

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 02, 2015 07:26

June 1, 2015

Ora Salvini punta al governo: "Siamo l'alternativa a Renzi"

L'exploit della Lega Nord c'è stato, eccome. E adesso Matteo Salvini vuole far sentire il fiato sul collo a Matteo Renzi. Niente sconti, insomma. All'indomani della sbornia elettorale, il leader del Carroccio si presenta in tivù e in conferenza stampa con la maglietta "ruspe in azione". Ruspe per radere al suolo i campi rom abusivi, ma anche per far sloggiare un premier abusivo che siede a Palazzo Chigi senza essere mai passato per le urne. Adesso Salvini si gode il risultato elettorale e si dice "pronto a sfidare" il premier "anche domani mattina". "A casa ho una giacca, una camicia bianca ed una cravatta che posso usare - avverte - chi sceglie la Lega sceglie un movimento di coraggio, a noi basta vincere su Renzi anche di un punto".


Appena alzato, questa mattina, Salvini brinda su Facebook l'ottimo risultato incassato dal Carroccio alle regionali: "Grazie! Felice e orgoglioso, al Lavoro per mantenere gli impegni, crescere e vincere! Renzi, stiamo arrivando". Dalle urne esce una Lega capace di sfondare da Roma in su. In Veneto ottiene il 17% più il 24% della lista Zaia. In Liguria il 20%, in Toscana il 16%, in Umbria il 14%, nelle Marche il 13%. Più debole, invece, la prestazione sotto Roma: la lista Salvini naviga intorno al 2% in Puglia e non si è presentata in Campania. "Per me inizia il difficile, perchè il triplo dei voti significa il triplo di responsabilità, ma io voglio andare a vincere a livello nazionale, non mi interessa partecipare". E, per farlo, Salvini sa bene che ci vuole un progetto di centrodestra che possa essere proposto a tutto il Paese e, soprattutto, che possare superare le forche caudine dell'Italicum. "Gli elettori del centrodestra hanno deciso per un progetto credibile quale è quello della Lega - spiega - non è Salvini a vincere, è il progetto. Un progetto che non parla solo di rom ma di economia". Per il momento, però, non vuole parlare di alleanze: dice no a "minestroni e marmellate a livello nazionale", ma intende lavorare a un "progetto omogeneo" per un "centrodestra unito". In caso contrario, ognuno andrà per la sua strada. Di sicuro, a questo viaggio non sarà invitato il leader di Ncd Angelino Alfano. "Lo lascio con tanti auguri alla sua missione di filogovernativo - commenta - Alfano è asfaltato, dovrà pensare a cosa fare da grande".


Ora, per Salvini, l'importante è battere Renzi: "Spero che prenda atto che la sua politica, quella del suo governo, è stata bocciata". E i numeri delle regionali dimostrano che, se unito, il centrodestra può farcela tranquillamente. Il Pd è ben lontano dal 40% incassato alle europee. Dopo un anno di governo Renzi ha bruciato voti e consensi. "Con oggi si costruisce - spiega - ieri gli italiani che hanno votato hanno deciso che il programma alternativo a Renzi è la Lega". Da parte del Carroccio "la porta per Berlusconi e Forza Italia è spalancata ma non siamo disposti a mezze misure". Su un suo possibile ruolo di leader di coalizione, però, Salvini frena facendo capire che ora, all'interno del centrodestra, si aprirà un dibattito acceso e costruttivo. "Silvio Berlusconi è un uomo saggio, i numeri li sa leggere come li leggo io", conclude il leader della Lega riconoscendo che il Cavaliere "ha ancora i voti", ma anticipando che qualunque trattativa dovrà escludere "chi governa con Renzi".


Sfoggia la tshirt "ruspe in azione" e avverte Renzi: "Sono pronto a sfidarti anche domattina". E apre il confronto nel centrodestra: "Ma Alfano è fuori"


Speciale: Elezioni Regionali 2015


Tag: 

Matteo Salvini
Lega Nord
elezioni regionali
Matteo Renzi
governo




Andrea Indini



Salvini: "La Lega è l'alternativa a Renzi"Salvini: "Adesso doppio lavoro per la Lega"Zaia: "Salvini vuole unire il centrodestra"
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on June 01, 2015 05:15

May 29, 2015

Il Pd s'incarta sugli impresentabili. E Renzi: "No regolamenti di conti"

Nelle liste del Pd non ci sono "impresentabili". Tranne il candidato presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Un nome non di poco conto che rischia di far sfigurare il Pd moralista e giustizialista che adesso soccombe per mano del presidente dell'Antimafia Rosy Bindi incartandosi in un sistema viziato da loro stessi creato. Tanto che il giudizio su De Luca rischia di far riesplodere le lotte intestine al Partito democratico. "


"Siamo il Pd e sul tema della illegalità e del rispetto della lotta contro la corruzione il Pd non fa sconti a nessuno", ha commentato in serata Renzi, in chiusura di campagna elettorale, aggiunto che "fa molto male che si utilizzi la vicenda dell'antimafia per una discussione tutta interna, per regolare dei conti interno al Partito Democratico".


Poco prima che la Bindi legga la lista degli impresentabili, Matteo Renzi prova a sminuire la portata della vicenda: "Durante la discussione delle elezioni regionali in molti si sono concentrati sui problemi dei candidati così detti impresentabili - commenta - mai visto un dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà". Perché, aggiunge ostentando sicurezza, "sono pronto a scommettere che, come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire, nessuno di questi candidati verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche che grazie al sistema elettorale delle singole regionali vengono assemblate per prendere un voto in più". Poi, la doccia fredda. Il nome di De Luca è tra i diciassette marchiati a fuoco. L’Antimafia segnala che dagli atti trasmessi dal procuratore Salerno risulta che pende un giudizio a carico di De Luca nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e altri delitti, quali abuso d’ufficio, truffa aggravata e associazione per delinquere. La prossima udienza è fissata per il 23 giugno, ma per la Bindi è sufficiente. Non importa, poi, che l'ex sindaco di Salerno abbia rinunciato alla prescrizione, sebbene l'avesse maturata, per avere un giudizio pieno. "Sono contenta di essere in una Regione, la Toscana, in cui non è emerso nessun nome", chiosa (soddisfatta) la Bindi.


Ora la lista degli impresentabili rischia di ritorcersi contro il Pd. A conferenza stampa finita De Luca denuncia la Bindi per diffamazione e la sfida a un pubblico dibattito per sbugiardarla. Dal Nazareno, poi, si alzano anatemi e accuse contro la pasionaria. "Quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile - attacca Matteo Orfini - l'iniziativa della Bindi ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla". Per il presidente del Pd, infatti, la Bindi avrebbe piegato "le istituzioni ai propri obiettivo di battaglia interna al Pd". Della stessa opinione anche il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che la accusa di usare la commissione Antimafia per "vendette politiche". Luigi Zanda, presidente del gruppo del Pd al Senato, si accorge, invece, che la lista riguardi "candidati con procedimenti ancora in corso". Una pratica ben consolidata a sinistra che, da sempre, fa processi a mezzo stampa senza aspettare la fine dell'iter processuale. Tanto che Pierluigi Bersani si gode la vendetta: "È stato applicato un codice che abbiamo approvato tutti in parlamento".


La maggioranza Pd difende De Luca: "La Bindi viola Carta". Ma Rosy se la ride: "Contenta di votare in Toscana..."





Tag: 

Matteo Renzi
vincenzo de luca
Pd
impresentabili
rosy bindi




Andrea Indini



Accuse a Renzi: "Violerà il silenzio elettorale"De Luca denuncia Bindi per diffamazioneLa lista dei 17 impresentabili per le regionali I volti degli impresentabili per le Regionali
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 29, 2015 11:23

May 26, 2015

I documenti riservati della Ue: in Libia previste azioni a terra

La Libia è sempre più una polveriera. Terra di nessuno dopo lo scempio fatto dall'asse Francia-Stati Uniti per deporre Muhammar Gheddafi, il Paese nordafricano è conteso da due governi contrapposti, quello "ufficiale" di Tobruk e quello islamista di Tripoli, e da una schiera di miliziani, jihadisti e tribù senza alcuno scrupoli. Da tempo l'Unione europea sta alla finestra a guardare senza muovere un dito. L'avanzata dello Stato islamico e l'emergenza immigrazione ha obbligato Bruxelles a scendere in campo. Tanto che, stando ai documenti pubblicati questa notte da WikiLeaks e che ilGiornale.it ripropone, si starebbe delineando una vera e propria missione militare .


Stando ai due protocolli riservati dell'Unione europea, il piano d'azione dell'a missione Eunavfor Med non sarebbe limitata al Mar Mediterraneo, ma si estenderebbe anche a un'azione via terra "contro infrastrutture civili in Libia per fermare il flusso di migranti". La durata della missione, che si svilupperà su tre fasi, sarà inizialmente di un anno, ma sarà considerata conclusa solo quando "il flusso di migranti e l'attività dei trafficanti saranno significativamente ridotti". La missione è, infatti, tesa a sgominare "i modelli di business del traffico", il finanziamento, "le rotte, i posti di imbarco, le capacità e le identità" dei trafficanti di uomini. In questo quadro, è ammesso l'uso della forza "specialmente durante le attività come l'imbarco" e "quando si opera sulla terra o in prossimità di coste non sicure o durante l'interazione con imbarcazioni non adatte alla navigazione". L'Unione europea sa bene che "la presenza di forze ostili, come estremisti o terroristi come lo Stato Islamico", obbligherà i soldati a usare la forza. Tanto che sarnno necessarie "regole di ingaggio robuste e riconosciute per l'uso della forza, in particolare per il sequestro di imbarcazioni in caso di resistenza, per la neutralizzazione delle navi dei trafficanti e dei loro beni, per situazioni specifiche come il soccorso di ostaggi".


A dispetto di quanto chiesto dalla sinistra buonista, la focus della missione non sarà certo "il soccorso dei migranti in mare", ma distruggere piuttosto "il modello di business dei trafficanti". "Il Comitato Militare dell'Unione Europea - si legge - conosce il rischio che ne può derivare alla reputazione dell'Unione Europea, rischio collegato a qualsiasi trasgressione percepita dall'opinione pubblica in seguito alla cattiva comprensione dei compiti e degli obiettivi, o il potenziale impatto negativo nel caso in cui la perdita di vite umane fosse attribuita, correttamente o scorrettamente, all'azione o all'inazione della missione europea". Da qui la necessità di avviare "una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell'operazione e per facilitare la gestione delle aspettative". Non solo. Nel documento si suggerisce di non "pubblicizzare le operazioni di salvataggio per evitare di incentivare" gli arrivi. Si teme infatti che più navi in mare che prestano soccorso scateni un fattore "richiamo". Intanto Frontex ha esteso l'area operativa di Triton a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia. In estate, stagione di picco per gli sbarchi, saranno schierati tre aerei, sei navi d’altura, dodici pattugliatori e due elicotteri.


WikiLeaks svela le regole d'ingaggio: l'obiettivo non è salvare gli immigrati, ma colpire gli scafisti. Anche con la forza





Tag: 

Libia
intervento militare
immigrazione
clandestini
sbarchi
ue




Andrea Indini



Sbarchi, Bruxelles ci frega: "Trasferibili eritrei e siriani"La Ue a Parigi: "Ecco quanti immigrati dove accogliere"Onu: "L'Europa invecchia, ha bisogno di migranti"L'intervento militare in Libia: il piano della Ue / 1L'intervento militare in Libia: il piano della Ue / 2
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 26, 2015 09:24

April 30, 2015

Lancio di uova sul Tricolore: il "coraggio" degli antagonisti

Gli antagonisti fanno i belletti col Tricolore. Lo riempiono di uova per sfregiarlo, per lordarlo, per umiliarlo. Non sono nuovi a questo genere di nefandezze. Sono le stesse teste calde che sputano in faccia ai poliziotti, che li sfidano a parole, che infangano qualsiasi divisa perché simbolo di una autorità. È il loro coraggio vigliacco, ben descritto dal corteo che questa mattina ha sfilato per le vie di Milano. Non appena hanno visto la bandiera italiana esposta sul balcone da un uomo in giacca e cravatta, lo hanno riempito di uova.


[[video 1122518]]


Questa mattina il corteo dei NoExpo hanno sfilato per Milano. È un assaggio di quello che faranno anche domani per sporcare l'Expo che, al netto dei ritardi e delle polemiche, sarà una vetrina dell'Italia nel mondo. Si può non essere d'accordo, si può anche protestare. Ma, arrivati a un certo punto, bisogna unire le forze e schierarci al fianco del Tricolore, non certo contro. Gli antagonisti, i no global, i black bloc e i centri sociali, invece, fanno tutt'altro: minacciano, sporcano di vernice la città, scrivono NoQualcosa sui muri e sui monumenti, intasano il traffico e spaccano le vetrine. A cosa porti questo modo infantile di opporsi lo sanno solo loro. Si divertono a fare i gradassi con un signore che al balcone di casa sua ha esposto un Tricolore. Lo insultano, gli intimano di levarlo. Ma lui se ne frega, guarda oltre, non si fa intimidire e non retrocede nemmeno quando lo riempiono di uova. Una vigliacca sassaiola di albume e tuorlo. E lui, in giacca e cravatta, a infischiarsene dei bulletti.


[[gallery 1122531]]


Il Tricolore infangato ricorda gli sputi in faccia ai poliziotti, richiama alla memoria il NoTav che in Val di Susa arriva a meno di un palmo dal naso del poliziotto e lo insulta: "Che pecorella sei? Non c'hai un numero o un nome, niente? Sei un illegale". Il Tricolore, come la divisa, è un bersaglio facile dei "coraggiosi" antagonisti. A loro piace fare i grossi così. La bandiera italiana sta ferma lì, non reagisce. Pure l'agente non reagisce alle provocazioni e agli sputi, al massimo allontana. Perché se reagisce, trova subito un giudice pronto a fargliela pagare cara.


Tensione al corteo No Expo che sfila per le vie di Milano: un uomo in giacca e cravatta espone il Tricolore dal balcone e viene riempito di uova


Speciale: Expo


Tag: 

noexpo
uova
tricolore
scontri
antagonisti
manifestazione




Andrea Indini

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 30, 2015 10:25

April 28, 2015

Brescia, già scarcerati jihadisti dell'Isis

Li hanno arrestati il 25 marzo e oggi hanno già i polsi liberi dalle manette. È tornato in libertà Elvis Elezi, l’albanese arrestato per arruolamento con finalità di terrorismo islamico, mentre il tribunale del Riesame di Brescia ha disposto i domiciliari per El Madhi Halili finito in galera con l'accusa di apologia dello Stato Islamico. Una decisione analoga a quella che nel 2013 portò alla scarcerazione anche di Anas El Abboubi, 22enne marocchino di Vobarno arrestato per addestramento con finalità di terrorismo internazionale, poi liberato e divenuto miliziano dello Stato islamico in Siria.


Il tribunale del riesame di Brescia ha rimesso in libertà Elvis Elezi e ha disposto gli arresti domiciliari per El Madhi Halili. Si tratta di due delle quattro persone raggiunte il 25 marzo scorso da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta della procura di Brescia sui reclutatori dello Stato islamico in Italia. In cella resta soltanto Alban Elezi, che ora si trova in carcere in Albania, mentre ancora non si hanno notizie di Anas El Abboubi che ha fatto perdere le proprie tracce quando è appunto partito appunto per la Siria per combattere tra i miliziani del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Secondo il tribunale della Libertà di Brescia non ci sarebbero elementi sufficienti a tenere in cella gli arrestati. Peccato che la motivazione ricordi quella presa dal Riesame nell’estate del 2013, quando scarcerò Anas El Abboubi, al tempo arrestato per terrorismo.


I giudici del Riesame hanno ritenuto gli indizi raccolti a carico di Elvis Elezi e El Madhi Halili insufficienti a trattenerli in carcere. Eppure non solo Halili è ritenuto l'autore del manifesto Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare, un documento di 64 pagine finalizzato (secondo la procura) ad arruolare musulmani nell'Isis, ma gli investigatori hanno addirittura trovato nel suo computer un manuale con le indicazioni per confezionare bombe e ordigni. Si vede non abbastanza per i giudici di Brescia.


Nel 2013 lo stesso tribunale aveva liberato con le stesse motivazioni Anas El Abboubi: oggi combatte coi miliziani dell'Isis





Tag: 

isis
scarcerazione
terrorismo
jihadisti
Stato Islamico




Andrea Indini



Isis, trovata cellula in Italia: reclutavano i foreign fighterEcco le chat dei reclutatori: "Il Califfato è gratificante"L'Isis per i musulmani italiani: "Accorrete al Califfato"Isis, smantellata cellula estremista in ItaliaIsis, il video di propaganda estremista in italiano
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 28, 2015 10:37

Il blitz dei giudici di Brescia: già scarcerati jihadisti dell'Isis

Li hanno arrestati il 25 marzo e oggi hanno già i polsi liberi dalle manette. È tornato in libertà Elvis Elezi, l’albanese arrestato per arruolamento con finalità di terrorismo islamico, mentre il tribunale del Riesame di Brescia ha disposto i domiciliari per El Madhi Halili finito in galera con l'accusa di apologia dello Stato Islamico. Una decisione analoga a quella che nel 2013 portò alla scarcerazione anche di Anas El Abboubi, 22enne marocchino di Vobarno arrestato per addestramento con finalità di terrorismo internazionale, poi liberato e divenuto miliziano dello Stato islamico in Siria.


Il tribunale del riesame di Brescia ha rimesso in libertà Elvis Elezi e ha disposto gli arresti domiciliari per El Madhi Halili. Si tratta di due delle quattro persone raggiunte il 25 marzo scorso da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta della procura di Brescia sui reclutatori dello Stato islamico in Italia. In cella resta soltanto Alban Elezi, che ora si trova in carcere in Albania, mentre ancora non si hanno notizie di Anas El Abboubi che ha fatto perdere le proprie tracce quando è appunto partito appunto per la Siria per combattere tra i miliziani del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Secondo il tribunale della Libertà di Brescia non ci sarebbero elementi sufficienti a tenere in cella gli arrestati. Peccato che la motivazione ricordi quella presa dal Riesame nell’estate del 2013, quando scarcerò Anas El Abboubi, al tempo arrestato per terrorismo.


I giudici del Riesame hanno ritenuto gli indizi raccolti a carico di Elvis Elezi e El Madhi Halili insufficienti a trattenerli in carcere. Eppure non solo Halili è ritenuto l'autore del manifesto Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare, un documento di 64 pagine finalizzato (secondo la procura) ad arruolare musulmani nell'Isis, ma gli investigatori hanno addirittura trovato nel suo computer un manuale con le indicazioni per confezionare bombe e ordigni. Si vede non abbastanza per i giudici di Brescia.


Nel 2013 lo stesso tribunale aveva liberato con le stesse motivazioni Anas El Abboubi: oggi combatte coi miliziani dell'Isis





Tag: 

isis
scarcerazione
terrorismo
jihadisti
Stato Islamico




Andrea Indini



Isis, trovata cellula in Italia: reclutavano i foreign fighterEcco le chat dei reclutatori: "Il Califfato è gratificante"L'Isis per i musulmani italiani: "Accorrete al Califfato"Isis, smantellata cellula estremista in ItaliaIsis, il video di propaganda estremista in italiano
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 28, 2015 10:37

Andrea Indini's Blog

Andrea Indini
Andrea Indini isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Andrea Indini's blog with rss.