Sbarchi, Renzi non risolve ma attacca: "C'è limite allo sciacallaggio in tv"

Nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue straordinario sul dramma degli immigrati naufragati nel Mediterraneo sabato notte, Matteo Renzi rivendica spazio e doveri della politica, perché "è di politica che ha bisogno l’Unione europea", parla della "necessità politica di dare una risposta che non sia solo una reazione emotiva alla strage" e ricorda che "o c’è la politica, come capacità di risposta complessa a un mondo articolato, o non si va da nessuna parte".


In Aula alla Camera, sui banchi riservati all'esecutivo, c'è il governo al completo. Non altrettanto si può dire dell’emiciclo dove, al momento in cui prende la parola il presidente del Consiglio, sono ampi gli scranni vuoti. "Combattere i trafficanti di uomini significa combattere gli schiavisti del ventunesimo secolo. Non è solo una questione di sicurezza o di terrorismo, ma di dignità umana - tuona Renzi - la storia - ha aggiunto - ha già conosciuto un momento in cui si prendevano uomini e si infilavano nei barconi e ciò che sta avvenendo ora con la compravendita di uomini è esattamente una forma di moderno schiavismo". Di soluzioni all'emergenza, però, il premier non ne dà. Si limita ad attaccare le opposizioni per il taglio che il dibattito ha preso quando si parla dell'immigrazione: "Bisogna scoraggiare alla radice la partenza di queste donne e uomini dalla loro terra, ma ho un sorriso amaro - avverte - quando sento dire certe cose in tv, perché non è che possiamo scoraggiare chi mette a rischio la propria vita pur di sfuggire da chi taglia le teste, guardando Ballarò e Agorà e sentendo qualche autorevole parlamentare europeo o italiano che minaccia fuoco e fiamme". Quindi sentenzia: "Anche allo sciacallaggio c’è un limite".


Mentre a Bruxelles chiede una soluzione "politica e non emotiva", Renzi è il primo a fare un discorso "di pancia". Fa leva sul pietismo, recita una poesia di Pedro Solinas e rimbrotta chi non la pensa come lui. Poi, come al solito, si lascia andare a una serie di slogan per nulla concreti: "Spero che il parlamento abbia la consapevolezza che di fronte a noi si impone una strategia di respiro più ampio rispetto alla reazione immediata". E ancora: "La questione è più ampia e riguarda a cosa pensiamo dell’Africa. Se non partiamo da lì, non saremo in condizione di dire qualcosa di sensato. I nostri fratelli che muoiono - ricorda - non sono libici, ma vengono da paesi dove la fame, la guerra e le divisioni la fanno da padroni". Su come fare, però, non spende una sola parola.


Emiciclo vuoto per l'informativa sulla tragedia. Il premier chiede alla Ue una risposta "politica e non emotiva". Ma non propone soluzioni limitandosi a leggere poesie





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Andrea Indini



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Published on April 22, 2015 07:30
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