Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 130

August 26, 2017

Review: Il libro contro la morte

Il libro contro la morte Il libro contro la morte by Elias Canetti
My rating: 3 of 5 stars

Si può scrivere un libro contro la morte? Si può, eccolo. Si può dire di tutto su questo evento programmato per tutto ciò che vive, nel senso che nasce, fiorisce e poi perisce. Niente e nessuno sfugge a questa legge che si chiama "natura". Elias Canetti con questi suoi pensieri dimostra che la morte può essere una vera e propria ossessione. Il suo libro infatti non è altro che una serie di pensieri sull'argomento. Alcuni sono eccezionali, altri interessanti, molti oscuri perchè senza contesto, altri indefinibili. L'autore lascia al lettore la possibilità di contestualizzarli. Non avrebbe potuto fare diversamente.

Ognuno di noi pensa a questo evento con sospetto, paura, apprensione. Non credo ci sia qualcuno al mondo che ci pensi con piacere, affascinato da quello che gli succederà un giorno, tenuto quanto più possibile lontano. Ma non serve a nulla. Questo evento che viene tradizionalmente descritto come una "signora" in nero, magari con una falce in mano. Provate a chiedere a Google qualcosa sul suo conto. Vi darà circa duecento e più milioni di risposte ed immagini sulla sua identità. Possiamo aggiungerci i pensieri in libertà di Canetti. Lui rimane per tutto il libro quanto mai scettico, pessimista, qualunquista direi. Uno in particolare mi ha colpito: "Dio, il tuo carnefice".

Non sono d'accordo, ovviamente. E vi dirò anche il perchè, esemplificando al massimo: se tutto è stato creato con un inizio, dovrà pur esserci stato un progetto. Dietro di questo mi pare che ci debba essere qualcuno che l'abbia oltre che pensato anche realizzato. Poichè ogni progetto ha un principio, una esecuzione ed una fine, deve esserci anche una conclusione che in questo caso chiamiamo "fine=morte".

Ma questa "fine=morte" non finisce del tutto perchè serve a rinnovare e ricreare un nuovo inizio. Il ciclo "vita-morte-vita" è destinato a continuare all'infinito. Tutto deve finire per poi ricominciare. La morte quindi non esiste. Non chiedetemi spiegazioni e significato di una cosa del genere. Non mi interessa. So solo che il "carnefice", come lo chiama Canetti, non può essere Dio. Lui ne è l'Autore.

View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 26, 2017 12:06

Italiani del terzo millennio


Ricordo che quando ero studente universitario avevo un caro amico di San Sebastiano al Vesuvio, un Comune dell'area metropolitana di Napoli, proprio alle falde del vulcano. Andavo spesso a casa sua a studiare, senza molta voglia, a dire il vero. Una notte rimasi a dormire da lui. 
Insieme nella stessa stanza, non riuscivo a prendere sonno. Franco, questo era il suo nome, mi aveva raccontato che spesso, di notte, quando aveva la testa sul cuscino, gli sembrava di sentire le "viscere" del Vesuvio. Non so se lo diceva per gioco o per farmi paura. Ma io, quella notte, davvero non riuscii a chiudere occhio. 
Pensando a quello che costantemente succede non solo nella "pancia" ma nella "spina dorsale" di questo nostro Bel Paese, a quello che è successo a Ischia ed alle tante volte che sono stato in questa incantevole isola verde per fare le terapie termali, alle escursioni fatte in quei luoghi tanto affascinanti quanto misteriosi, mi sono ricordato di quel giovane geologo che, in un folto gruppo di curiosi turisti internazionali, ci portò tra monti e boschi, spiagge con fumarole ed acque fangose bollenti. Tutto sembrava muoversi sotto di noi, nel "ventre" dell’isola. Tutti felici ed ammirati dalla potenza e dal mistero della sua natura. 
Il caso ha voluto che, in questi giorni, navigando in Rete e leggendo le varie considerazioni tecniche, politiche e sociologiche scaturite dopo il terremoto, (polemiche che meritano sempre rispetto perchè, purtroppo, ci scappano sempre morti innocenti), mi sono imbattuto in un corsivo scritto da uno giornalista scrittore che si autodefinisce “Rosso Malpelo”. Ve lo ripropongo, è apparso esattamente un anno fa, in occasione di un altro terremoto, quello di Amatrice. 
"Rosso Malpelo" non voleva essere uno “iettatore”, nè tanto meno voglio esserlo io oggi che vivo a pochi km dal Vesuvio e che di catastrofi, sia in forma di terremoto che di frane e alluvioni, ne ho vissuto diverse. Desidero solamente far notare che il mio amico Franco ed io, ai piedi del Vulcano, oltre cinquanta anni fa, studiavamo un corso monografico per un esame all’università intitolato: "Fortuna, Ragione e Prudenza nell'Italia del Cinquecento" del prof Mario Santoro. 
Tutta gente illustre di allora, gente con gli attributi: Machiavelli, Pontano, Guicciardini ... L’Italia del Cinquecento non era, ovviamente, l’Italia di oggi, ma il “terreno” rimane sempre quello. Lo stesso “genius loci” di oggi. Ricordo che Guicciardini sosteneva che il "prudente" è colui che costruisce argini quando il fiume è in secca. Temo che il “prudente” non faccia parte dello scenario italico. Ecco il corsivo di Paolo Guzzanti, alias “Rosso Malpelo”:
“Che succederebbe se domani il Vesuvio - da settant'anni senza valvole di sfogo - esplodesse con violenza pari a quella della bomba di Hiroshima, come previde l'astrofisica Margherita Hack? Lo spartito sarebbe lo stesso: sorpresa, sdegno, titoli in tutto il mondo. Poi si metterebbero sul rogo i fisici che, non essendo stregoni, non sanno leggere le viscere della Terra. Il fatto è che sul Vesuvio vivono abusivamente decine di migliaia di famiglie che non schiodano nemmeno con le ruspe perché la camorra protegge e traffica insediamenti che non dovrebbero esistere. La catastrofe è in arrivo, manca la data, ma lo schema non è diverso da quello dei terremoti. La verità è che noi italiani, come gli Aztechi, pratichiamo il sacrificio umano. Ma a sorpresa. Il nostro dio degli inferi estrae a sorte un'area in cui credono di vivere quelli che invece sono già moribondi e, a suo capriccio, preme il bottone dello schianto. Le liturgie che seguono sono molto più elaborate del passato perché la scienza va avanti, ma proprio per questo la fine è nota: gli italiani non devono più vivere in edifici che non siano nuovi e antisismici, oppure vecchi ma messi in sicurezza dalle nuove tecnologie di cui parlano gli esperti. E allora, lo Stato salverà la vita degli incauti abitanti del Vesuvio? E strapperà alla morte chi vive in luoghi che sono indicati come bracci della morte? Ogni nuova strage è già annunciata.” (***)
Nella illustre ed antica stirpe della “Itala gente”, credo non ci sia traccia di esemplari umani che possano essere ricondotti a quella a cui si riferiva il Guicciardini. Il “prudente” che costruisce “argini” quando il fiume è in secca, verrebbe sicuramente rinchiuso per malversazioni ed abusi, se non per deficienza mentale. Le catastrofi devono sempre manifestarsi prima che si possa decidere che era una vera e propria catastrofe che poteva capitare. 
La sintesi del "genius loci" è proprio questa, tanto per capirci. La “Fortuna” di vivere in un Paese come una vera e propria felice avventura che non può essere messa in discussione. La “Ragione” è quella di abitare in un Paese dove tutti sembrano avere una loro ragione per vivere a proprio modo, comodo e piacere. Il “Prudente”, infine, è colui il quale, se riesce a sopravvivere a se stesso ed agli altri “fortunati” che “ragionano” in questo modo, può davvero ritenersi l’Italiano del terzo millennio.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 26, 2017 06:52

August 21, 2017

Il "genius loci" della Costa d'Amalfi


Quel che resta di una estate che sembra non voler finire mai qui in Costa d’Amalfi. Non sono un catastrofista, un apocalittico e nemmeno un integrato. Sono soltanto uno che pensa con la sua testa e lo scrive in tutta libertà, contro corrente. In fondo, anche chi crede di andare "contro", si trova ad essere “dentro” qualcosa, senza sapere come e perchè. Cerca una ragione e non la trova. 
Ma questo sarebbe un discorso troppo lungo da fare. E’ meglio prenderla stretta questa considerazione di fine estate, una stagione che, almeno da queste parti, sembra non volere concludersi.
Osservate, anzi, leggete attentamente le immagini di due annunci apparsi in Rete che riproduco qui di fianco. Sono state pubblicate giorni fa a poca distanza l’una dall’altra. Entrambe riguardano la Costa d’Amalfi. Una si riferisce a se stessa, l’altra ad una parte, anche se piccola ma importante che la contiene: un Giardino che si dichiara "segreto" e per giunta "dell’anima", ma che poi tanto segreto non è, e non vuole essere.
Prova ne è il fatto che è una meta costante di turisti e appassionati di giardini, di arte, cultura e paesaggio provenienti da ogni parte del mondo. Amanti, fino alla mania, non solo di fiori e giardinaggio, ma anche di poesia e di "follie" estive. Sono accompagnati da musiche "divine", è il caso di dire, suonate nella chiesa della frazione di Campinola da un organo del settecento che ha visto il tocco della mano di S. Alfonso Maria de’ Liguori. L'uno dentro l'altro costituiscono quel magico e misterioso "genius loci" che ha fatto chiamare questa costiera la "Divina": i due avvisi hanno dichiarato i "luoghi" chiusi per "lutto". Ma cosa è successo di tanto grave per proclamare una cosa del genere?
A dire il vero, non è la prima volta che mi occupo della Costa d'Amalfi e del "Giardino Segreto dell'Anima". Basta fare una semplice ricerca delle etichette/tag su questo blog.  Ci sono nato, vi trascorro gran parte del mio tempo: Tramonti. Ho avuto già modo di definire questo piccolo Paese: il Giardino della Costa d'Amalfi. Ho un diritto di cittadinanza che mi discende "per li rami", è il caso di dire. Già oltre cinque secoli fa, "Antonio Gallo", in una vita precedente, fu "guarnimentaio" al servizio del Duca di Calabria nell'anno del Signore 1484. Un artigiano al servizio di "Nobiles viri" tramontini, quindi. Tutto documentato nel libro "Tramonti, operosa" e al link. Per dire che di questa terra, un tempo percorsa dagli dei e da "nobili viri", la conosco abbastanza. Queste due comunicazioni di chiusura estiva non hanno perciò fondamento. 
E' vero, questa estate continua ad essere una estate "infernale". Ben si adatta a questa Costa, patrimonio dell'umanità, la definizione che Benedetto Croce diede alla città di Napoli in un suo famoso libro "Un Paradiso abitato da diavoli". Anche se parlare della lontana Napoli in Costa d'Amalfi può sembrare azzardato, bisogna dire che a Napoli di solito si fanno risalire tutti i mali della Campania e del nostro Sud. Ma ogni affermazione che vuole avere intenzioni categoriche, possiede una sua relatività. Tempo fa un giornalista inglese, questa stessa definizione la assegnò a mano libera a tutto il nostro Paese Italia. E forse, a pensarci bene non aveva tutti i torti. 
Ho sempre sostenuto che per questo nostro meridione, per quanto riguarda il modo di vivere, non ci sia migliore sintesi di quella borbonica, delle cosidette "tre effe": Feste, Farina, Forche. Ad esse se ne aggiunge una quarta ed è quella del Fuoco. Sono settimane, infatti, che volteggiano sulle nostre teste elicotteri e aerei, facendo la spola tra queste montagne della costa e il mare nel tentativo di spegnare i fuochi. 
Episodi di spontanea combustione o azioni criminali, un giornale ha scritto che nella prima ondata di incendi del mese di luglio, sono andati in fumo "milletrecento campi di calcio regolamentari", la superficie complessiva delle aree distrutte per mano dei piromani nella provincia di Salerno. Non so quanto sia corretta questa valutazione, come abbiano fatto a contare i campi. Sono calcoli che molto sportivamente la stampa fa ormai da oltre quaranta anni. Fuochi affatto "fatui", veri a propri attentati alla comunita. E' una tradizione più che consolidata, come tutte le feste padronali con i fuochi di artificio, le processioni, le sagre, le sfilate, i balli, i concerti, le tamburriate, i calici sotto le stelle, le fagiolate, le abbuffate di vario genere. 
Una valle, una costa, una regione, ma in fondo tutto un popolo in un territorio che diventa una variopinta "pizzalandia", casale per casale, villaggio per villaggio, paese per paese. Si mescolano tradizione e modernità, sacro e profano, localismi e forestierismi, per cielo, per mare e per terra. Lingue e linguaggi si mescolano in un multiculturalismo da strapazzo paesano e cafone. Un vero "inferno", insomma che, si badi bene, non finisce quando finirà l'estate. 
Tutto è destinato, infatti, a continuare quando arriveranno finalmente le piogge. I fuochi allora si spegneranno naturalmente. Ai roghi si sostituiranno le frane, gli smottamenti, le interruzioni stradali, le emergenze, la grandine. All'inferno di fuoco succederà l'inverno dello scontento. Tutto avrà una fine, perchè ogni cosa dovrà ricominciare. Di che si lamenta allora, chi ha scritto e proclamato la "chiusura per lutto" di questi luoghi "infernali" ma che restano sempre "divini"? Qui non si "chiude" mai. Lo "show" della vita è sempre in onda. 
Vi è mai capitato di assistere ad un funerale che passa sul lungomare di Maiori il mattino di un qualsiasi giorno estivo? Il corteo sfila in silenzio, accompagnato dal suono delle campane a lutto, mentre tutt'intorno il traffico continua ad impazzire, ma in un forzato silenzio. Gli altoparlanti dei lidi continuano a gracchiare musiche surreali, la gente seminuda cammina e si fa un rapido segno di croce, quasi come infastidita, sorpresa che possa accadere una cosa del genere sotto un sole che picchia impietoso. Un "paradiso popolato da diavoli", appunto. Anche se in paradiso, nemmeno i "diavoli" possono sfuggire al loro destino. Ma qui, nella "Divina Costiera" non si chiude mai, tanto meno "per lutto". Si chiama "genius loci". Dimenticavo di aggiungere, per concludere, che questa estate le presenze in Costa d'Amalfi si sono triplicate rispetto agli anni scorsi. Anche questo si chiama "genius loci" ...
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 21, 2017 11:56

Review: Il presente in poche parole

Il presente in poche parole Il presente in poche parole by Marino Niola
My rating: 3 of 5 stars

Non perdetevi la lettura di questo libro se volete davvero comprendere in che razza di mondo viviamo. Se chi legge è un giovane avrà bisogno di leggere quello che legge, rileggendo. Voglio dire che se l'autore parla del presente, dando per scontato la conoscenza del passato, dovrà documentarsi per comprendere esattamente ciò che legge. Se il lettore è una persona di mezza età, diciamo dopo i quaranta, avrà qualche difficoltà a ritrovarsi e ritrovare quello che credeva di sapere. Se lo legge un dinosauro incontrerà le maggiori difficoltà perchè sono tanti e troppi i cambiamenti, le mutazioni, le realtà del suo sapere, presunto o vero che sia. Insomma, il libro è una vera e propria galoppata nel mondo di oggi. C'è tutto, o quasi tutto, del sapere necessario per non sentirsi "defunti". La scrittura di Niola è veloce, troppo veloce per non dover ritornare indietro e rileggere specialmente se non si è "presenti" a se stessi.

View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 21, 2017 06:25

August 13, 2017

Review: L'eclisse del sacro

L'eclisse del sacro L'eclisse del sacro by Alain de Benoist
My rating: 4 of 5 stars

Ecco alcuni estratti molto importanti del libro.

Se la religione scompare del tutto, anche essere ateo non ha più senso. Nelle società occidentali la secolarizzazione ha destrutturato il cristianesimo. Le argomentazioni di chi nega l'esistenza di Dio, dunque, perdono valore. La fede viene ridotta ad una opinione e si annega nell'indifferenza. Secondo l'autore una società si secolarizza quando la religione, non il sacro, non è più presente nei suoi meccanismi mentali, sociali e culturali. Le società occidentali oggi sono in gran parte atee perchè hanno operarto una recessione del mistero e del meraviglioso, hanno rinunciato all' "animus" che caratterizza e definisce l'anima.

Nelle società occidentali l'influsso della tecnologia e la metalità mercantile tendono ad assoggettare ogni cosa al regno della quantità, all'approccio razionale e adeguato delle cose. L'omogeneizzazione sociale va di pari passo con lo sradicamento; l'oggettivazione del mondo è al suo apogeo: il domino delle cose trasformate in oggetti fa del mondo un sistema di oggetti, dove la relazione con l'altro è ormai una funzione di relazione con le cose e con gli individui trasformati essi stessi in cose-oggetti.

Gli oggetti della tecnica, dotati unicamente di un significato utilitaristico, hanno una esistenza autonoma che li rende inadatti ad ogni funzione simbolica; non hanno più alcuna apertura simbolica e rimandano a se stessi - oggetti funzionali privi di mistero e per ciò stesso insignificanti. La religione è diventata una faccenda interamente privata ... Essere cristiani oggi equivale nè più nè meno ad avere una opinione, valida come le altre comuni opinioni ...

Crisi della militanza politica, avvento della politica spettacolo, accresciuto divario fra coloro i quali pensano qualcosa e coloro i quali si lasciano trascinare dalla corrente. I tempi moderni segnano l'avvento del "mondo pieno", ma questo mondo si sta scoprendo pieno di "vuoto". Una volta messo in discussione il cristianesimo che che aveva monopolizzato la fede, ogni fede crolla con lui. Su quale dio ripiegare, se ve n'è uno soltanto e di lui non se ne vuole più sapere? Il monteismo biblico ha affrancato l'uomo dal mondo, creando in tal modo le condizioni per un generale affrancamento. Sulla sua scia l'uomo moderno ha successivamente legittimato tutte le forme di secessione, trasformandole in altrettanto "diritti" e presupposti di "libertà". Facendo di Dio il valore supremo, è stato proprio il cristianesimo a generalizzare il regno del valore: le visuali, dapprima concorrenti, dopo essersi combatture, hanno finito per accettarsi reciprocamente come equivalenti, vale e dire come neutre.


View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 13, 2017 09:08

Review: io e Lei. Oltre la vita

io e Lei. Oltre la vita io e Lei. Oltre la vita by Edoardo Boncinelli
My rating: 0 of 5 stars

L'autore di questo libro ha fede nell'uomo e nella scienza, ma non confida in entità metafisiche o in qualcosa che vada oltre l'appuntamento biologico della morte, inevitabile per tutti. E lui lo sa. Ma la "morte", lui, la deve temere davvero, se le ha dato la maiuscola e a se stesso, "io", la minuscola. Parlare di un argomento del genere in tempo di vacanza, con il caldo e con il fuoco che ci circonda, non è affatto piacevole. Ma a me, non mi da fastidio, anzi.

Qualche settimana fa mi è arrivato un altro libro su questo argomento. Un libro "contro" la morte, scritto da Elias Canetti. Non me ne sono ancora occupato. Lo farò appena possibile. Questo di Boncinelli, arrivato dopo, ha attirato la mia attenzione. Ad una certa età ho scoperto che l'argomento si fa sempre più caldo. Boncinelli scrive che non gli interessa tanto la morte quanto la vita. Su questo fenomeno chiamato vita egli sostiene che la religione, tutte le religioni, giocano sporco, nel senso che ci speculano sopra, cercando di darci una risposta. Arriva addirittura a sostenere che la morte non esiste, non appartiene alla coscienza che ognuno di noi possiede.

Possiamo avere coscienza della morte degli altri, ma non di quella nostra. La ragione va trovata nel fatto che noi viviamo in un continuo presente, come sosteneva Sant'Agostino. Possiamo confrontarci con la morte degli altri ma non con quella nostra. Se viviamo il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro, quando viene a mancare il presente del presente, cioè la nostra morte, non potremo mai viverla, lei non potrà mai conquistarci, soltanto quando "capita", attesa o disatttesa.

"La mia morte non esiste", egli scrive. Il vero miracolo è la vita", arriva a dire in una intervista sul libro. Pericoloso chiedersi cosa siano le nostre vite. "Corpi materiali limitati nel tempo e nello spazio, capaci di metabolizzare soctanze chimiche, di creare, svilupparsi, riprodursi, evolvere, fino a quando l'ambiente circostante glielo permette. Perchè abbiamo una scadenza. L'invecchiamento può essere rallentato, ma non può perere la sua intrinseca, ontologica motivazione biologica. Invecchiamo perchè alla natura, cioè alla selezione naturale, non interessa ciò che ci succede dopo l'età riproduttiva. La natura ci abbandona: accada ciò che deve accadere ... Per lei siamo finiti fuori produzione. Da questo momento possiamo affermare che gli esseri viventi, in quanto tali, sono una specie di scandalo nell'uinverso, una sorta di bestemmia scientifica. La vita è al tempo stesso una scommessa, una corsa e una lotta.

Perchè per dirla con Giacomo Leopardi la natura non ci ama. Perchè siamo degli intrusi ... Più che spaventarci della morte, dovremmo piuttosto meravigliarci per la vita: che non è la normalità, è lo straordinario. Insomma, in fondo è un miracolo se siamo vivi, creaure che pur essendo la quintessenza della polvere riescono a dire con William Shakespeare: "Potrei essere confinato in un guscio di noce ..."

Quando Amleto si pone la domanda dell'essere o non essere, secondo Boncinelli siamo arrivati al punto, all'autentico mistero dell'universo. Non la morte, ma neppure la vita. Bensì la "coscienza"... Ogni essere vivente degli ultimi quattro cinque miliardi di anni è morto, nessuno è mai sfuggito a questo destino ... Non importa tanto sapere che di deve morire, quanto avere la contezza della vita.
Nella mia mente la morte non c'è, mentre c'è tanta vita ... Memento mori ... ricordati che devi morire, ma intanto vivi la vita".

Fin qui l'intervista su di un libro importante, interessante e provocatorio. Che dire? Nella mia pochezza intellettuale penso di poter dire che all'autore sfugge l'idea del progetto di insieme che sostiene il tutto. Intendo dire: a che serve la "coscienza" che lui riconosce ad ogni uomo se non lo riporta al "tutto", al "mistero" del "tutto"? Io penso che la vita sia un "progetto"che ogni essere umano deve portare a termine e consegnare nelle mani del vero Architetto, questo sì con la la maiuscola! Sarà lui a dare il "senso" al mistero del "tutto", natura compresa.

View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 13, 2017 09:06

August 8, 2017

Il "mantra" del "se" ...



Sei del pianeta Terra, se saprai dirmi cos’è un Uomo. Se non conoscete cos’è un “mantra”, non potete comprendere il senso di quello spazio che su FB spopola da diverso tempo dando il modo e la possibilità di sprigionare e diffondere, almeno si spera, forti energie, oltre che idee positive.

Lo sappiamo tutti che con i “se” e con i “ma” non si costruisce alcunchè. Eppure, su questa anche se piccola e minimale parola dubitativa, siamo abituati a vivere gran parte dei giorni della nostra vita. Con il mantra, che è un invito ripetuto, una formula, un pensiero profondo, quasi come un canto ripetuto, questo martellante “se” può risolvere molti problemi.

Non saprei dire quante volte ho costruito le mie lezioni cercando di insegnare ai giovani la lingua, la cultura e la civiltà inglese quando facevo questo lavoro in un’altra vita. Mi è ritornata alla memoria una famosa poesia dello scrittore inglese Rudyard Kipling (1865-1936) che porta per titolo questa unica particella dubitativa: “Se”. Ve la ripropongo nella versione in lingua e in traduzione:

If you can keep your head when all about youAre losing theirs and blaming it on you,If you can trust yourself when all men doubt you,But make allowance for their doubting too;If you can wait and not be tired by waiting,Or being lied about, don’t deal in lies,Or being hated, don’t give way to hating,And yet don’t look too good, nor talk too wise:If you can dream—and not make dreams your master;If you can think—and not make thoughts your aim;If you can meet with Triumph and DisasterAnd treat those two impostors just the same;If you can bear to hear the truth you’ve spokenTwisted by knaves to make a trap for fools,Or watch the things you gave your life to, broken,And stoop and build ’em up with worn-out tools:If you can make one heap of all your winningsAnd risk it on one turn of pitch-and-toss,And lose, and start again at your beginningsAnd never breathe a word about your loss;If you can force your heart and nerve and sinewTo serve your turn long after they are gone,And so hold on when there is nothing in youExcept the Will which says to them: ‘Hold on!’If you can talk with crowds and keep your virtue,Or walk with Kings—nor lose the common touch,If neither foes nor loving friends can hurt you,If all men count with you, but none too much;If you can fill the unforgiving minuteWith sixty seconds’ worth of distance run,Yours is the Earth and everything that’s in it,And—which is more—you’ll be a Man, my son!---Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno a teL'hanno perduta, e danno la colpa a te.Se riesci a credere in te stesso, quando tutti dubitano di te,Ma tieni anche in considerazione il loro dubbio.Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,O essendo odiato, non dare spazio all'odio,Senza peraltro apparire troppo buono, né metterti a pontificare.
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo vero fine,Se saprai affrontare trionfo e rovina,Trattando allo stesso modo questi due impostori.Se riuscirai a sopportare di vedere le verità che hai pronunciatoDistorte dai maligni per ingannare gli stupidi,O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori strumenti.
Se saprai mettere insieme tutte le tue fortuneE rischiarle in un unico lancio a testa o croce,E perdere, e ricominciare ogni volta dall'inizioSenza mai fare parola di quello che hai perduto.Se saprai obbligare il tuo cuore, tendini e nerviA servire il tuo scopo anche quando saranno sfiniti,E a tenere duro quando in te non c'è più nullaSe non la volontà che dice loro: "Tenete duro!"
Se saprai parlare alla gente senza perdere la tua virtù,O passeggiare con i Re, senza perdere il buon senso.Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.Se saprai riempire ogni inesorabile minutoCon una splendida corsa da sessanta secondi,Tua sarà la terra e tutto ciò che è in essa,E - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
Conobbi questo testo agli inizi dello studio dell’inglese, nella seconda metà degli anni cinquanta. Un idioma che a quel tempo intuii avrebbe presto scavalcato il francese studiato al ginnasio e che sarebbe poi diventata una vera lingua del mondo. Con l’avvento dei “fuochi fatui” del sessantotto, venne considerata la lingua del capitalismo americano e questa poesia in molti ambienti divenne espressione di quella mentalità colonialista oppressiva al quale veniva opposto il mito e l’utopia del socialcomunismo destinato ad essere la salvezza del pianeta.

Il povero Rudyard Kipling, con i suoi libri ed anche con questa poesia, venne additato come uno sporco razzista capitalista, espressione della superiorità della razza bianca. Ci fu una conferenza al seminario dell’università nella quale un sessantottino oppose il libretto rosso di Mao alle opere dello scrittore inglese, indicando nella sua poesia tutte le cattiverie dell’uomo bianco servo, del capitalismo corruttore del mondo. Mi vien da ridere ancora oggi al pensare a queste vicende che danno la dimensione del tempo vissuto e quanto la stupidità umana sia sempre presente nella storia degli uomini.

Certo, analizzando il testo della poesia non viene fuori qualcosa di leggero, divertente ed invitante, in veste di consigli ad un giovane da parte del padre. Le parole chiave la dicono tutta ancora oggi: l’amore e l’odio, la calunnia e il rispetto, l’orgoglio e la passione, la verità e la menzogna, il pericolo e la volontà, la vittoria e la sconfitta, la modestia e la virtù, gli amici e i nemici ci sono tutti.

Tutti a dipendere da quella fatidica parolina “se” che, come un pendolo, oscilla sulla testa del povero giovane, e non solo di lui, ma di tutti gli uomini, nella continua battaglia per l’esistenza. Certo, c’è un forte impegno individualista, soggettivo e personale a risolvere i problemi, trovare soluzioni, abbattere barriere, compiti che solamente gli uomini sono destinati ad affrontare, non per una condanna ma per una sfida alla loro intelligenza in cerca del vero senso del vivere.Ieri come oggi, oggi come domani.

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 08, 2017 08:31

Review: Guida all'orologio biologico

Guida all'orologio biologico Guida all'orologio biologico by Jiaofei Zhang
My rating: 4 of 5 stars

Esaurire l’essenza vitale nel tuo corpo

Lavorare fino a notte fonda esaurisce l’essenza vitale nel tuo corpo, provocando disturbi della cistifellea e ripercuotendosi sulla tua capacità decisionale.

Nella fase Zi l’energia e il sangue dei collaterali del fegato e della cistifellea, utilizzati soprattutto per sostenere il metabolismo, raggiungono il loro picco. Se vengono dirottati in quantità eccessiva verso il cervello, gli arti, l’intestino e lo stomaco a causa di un attività notturna, i prodotti di scarto del corpo non possono essere eliminati tempestivamente ed energia e sangue freschi non potranno essere generati in maniera regolare.

Pertanto, se lavori spesso fino a tarda ora, la tua bile non può essere metabolizzata in tempo, con il rischio che si rapprenda e si cristallizzi finendo per causare calcoli biliari. Se ha luogo un travaso di bile, avvertirai un cattivo sapore in bocca, il viso diventerà giallastro e soffrirai di emicranie. Potresti perfino sentirti depresso e abbattuto per tutto il giorno. Compariranno anche altri disturbi, come sciatica, iper-plasia delle ghiandole mammarie e infiammazione delle cartilagini costali.

Dormire fino a tardi e svolgere attività notturna sembrano cose insignificanti, ma in realtà possono nuocere enormemente al tuo corpo. Anche se il danno può non essere evidente quando sei giovane e pieno di energia e sangue, lo diventerà con l’avanzare degli anni.

Lavorare fino a notte fonda può non solo causare malattie, ma anche incidere sul pensiero e il discernimento, perché impedisce all’energia della cistifellea di svilupparsi, inibendo di conseguenza il tuo potere decisionale. Il Testo classico di medicina interna dell ’Imperatore Giallo afferma anche che una sufficiente quantità di questa energia nel corpo bloccherà l’aggressione di fattori patogeni esogeni, rafforzando così la salute.

La sua insufficienza, invece, provocherà insicurezza e indecisione. Se vai a dormire prima delle 23, la bile verrà metabolizzata normalmente, e la cistifellea potrà funzionare a dovere. Questo ti consentirà di pensare con lucidità e prendere decisioni ferme, oltre ad avere per tutto il giorno un aspetto sano e il morale alto.

Gli spuntini notturni non sono consigliabili

C’è chi sostiene che sia difficile addormentarsi quando si è affamati e che una persona con lo stomaco pieno dormirà profondamente. Tuttavia, se vai a letto dopo aver mangiato a sazietà, l’apparato digerente continuerà a lavorare durante il sonno. Poiché il movimento dell’intestino e dello stomaco deve essere sostenuto da yang, quest’ultimo consumerà l’energia che ha appena sviluppato.

A lungo andare, ciò impedirà all’energia Shaoyang della cistifellea di svilupparsi normalmente. Il tuo meridiano della Cistifellea non opererà nel modo corretto, la secrezione della bile diminuirà e la funzionalità della cistifellea risulterà ridotta. Il sintomo più evidente dell’indebolimento dell’energia di quest’organo sono i capelli unti. Il motivo è nel fatto che l’olio che hai ingerito non può essere scomposto efficacemente e quindi viene eliminato attraverso i capelli.

Se facendo un lavoro notturno si sente il bisogno di uno spuntino per mantenersi in forze, è meglio consumare un porridge o una minestra leggeri, che oltre a essere facilmente digeribili sono anche nutrienti. Come si è detto, però, per avere una salute ottimale è sconsigliabile fare spuntini nelle ore notturne.

Per la cistifellea, la prima colazione è indispensabile. Il mattino presto è proprio il momento in cui lavora il meridiano dello Stomaco. Finché lo stomaco è attivo, si ha secrezione di bile. Se questa non può interagire con il nutrimento digerito fornito dal cibo, e lo stato di vuoto permane a. lungo, si formeranno calcoli biliari. Chi salta la colazione o la consuma tardi corre un rischio maggiore di problemi della cistifellea.

“Pettinarsi” può eliminare ogni preoccupazione

Nel Testo classico di medicina interna dell ’Imperatore Giallo è scritto che quando le donne e gli uomini raggiungono rispettivamente i 42 e i 48 anni, lo yang nel loro corpo comincia a declinare, ingrigendo lentamente i capelli. Di solito, i primi capelli grigi compaiono sulle tempie. Oggigiorno, a causa dello stile di vita o di altri fattori, i capelli di molte persone giovani ingrigiscono precocemente a causa di energià e sangue insufficienti. Il trattamento radicale di questo sintomo dipende dal meridiano della Cistifellea.

L’insufficienza di energia e sangue del meridiano della Cistifellea porta a capelli prematuramente grigi. Se questo meridiano manca di vitalità, l’energia della cistifellea non si sviluppa, e l’energia e il sangue nel corpo finiranno per scarseggiare. Quando i capelli non riescono ad assorbire abbastanza nutrimento, diventano secchi e grigi. Se invece vai a dormire prima delle 23, l’energia della tua cistifellea si svilupperà, l’energia e il sangue del relativo meridiano saranno adeguati, i tuoi capelli assorbiranno il necessario nutrimento e non ingrigiranno.

Il modo migliore per evitare l’ingrigimento precoce consiste nel “pettinare” i capelli, e farlo nella maniera giusta può liberare il meridiano della Cistifellea. La “pettinatura” è una tecnica derivata dalla MTC e non comporta l’impiego di un vero pettine. Dovresti invece usare i polpastrelli di tutte le dita passandoli dall’attaccatura dei capelli alla nuca e dal centro verso le tempie 300 volte al giorno, con forza moderata. Esercita una lieve pressione sul cuoio capelluto finché diventa leggermente caldo.

La testa umana è raggiunta da molti meridiani, compresi quelli della Cistifellea, dello Stomaco e della Vescica. Se la tua cistifellea ha qualche problema, avvertirai dolore quando pettini un punto corrispondente. In particolare, i lati della testa sono coperti di punti del meridiano della Cistifellea. Il dolore indica che in quel punto si è verificato un blocco, e dovresti massaggiarlo e impastarlo ripetutamente fino a rimuovere l’ostruzione.

Liberare la testa ti aiuta a mantenere libero tutto il corpo. Pettinarla regolarmente ti permette di evitare vari disturbi, non solo impedendo l’ingrigimento, la perdita e la secchezza dei capelli, ma anche contribuendo a respingere e prevenire i raffreddori. Nelle persone anziane, questo metodo può migliorare sintomi come vertigini e insufficiente afflusso di sangue al cervello, e combattere la demenza senile.

Come stimolare il meridiano della Cistifellea

Come mantenere il normale funzionamento della cistifellea? Il modo più diretto consiste nel picchiettarci sopra tutti i giorni.

Il tapping è un’antica tecnica basata sulla MTC che si applica usando le mani o semplici strumenti per picchiettare su certi punti allo scopo di favorire il flusso di qi o energia attraverso il corpo. Per la cistifellea, il metodo si concentra sul meridiano della Cistifellea Piede-Shaoyang, che va dalla testa alla pianta del piede.

Questo percorso è piuttosto tortuoso, in quanto parte dall’angolo esterno dell’occhio sale all’angolo frontale, poi discende. Dopo essere passato dietro l’orecchio, sale di nuovo attraversando la fronte fino alla sommità del sopracciglio, quindi toma dietro l’orecchio e scende lungo il lato del collo prima di raggiungere il meridiano del Sanjiao Mano-Shaoyang, retrocedere sulla spalla, attraversare il meridiano del Sanjiao Mano-Shaoyang e proseguire fino a entrare nella fossa sopraclavicolare.

Il meridiano della Cistifellea ha molti rami

Dell’orecchio: si separa dietro l’orecchio, vi entra, ne esce, vi passa davanti e raggiunge la parte posteriore dell’angolo esterno dell’occhio.

Del margine palpebrale esterno: si separa dall’angolo esterno dell’occhio, scende fino al punto Daying sulla mandibola, incontra il meridiano del Sanjiao Mano-Shaoyang e oltrepassa la parte inferiore dell’orbita oculare. Poi raggiunge l’angolo della mandibola e il collo, incontra il ramo precedente alla fossa sopraclavicolare, quindi procede verso il basso ed entra nella cavità del corpo. Dopo avere attraversato il diaframma, tocca il fegato e la cistifellea, corre lungo le costole inferiori, attraversa il basso ventre ed entra orizzontalmente nel punto Huantiao dell’articolazione dell’anca.

Della fossa sopraclavicolare: scende dalla fossa sopraclavicolare all’ascella, procede lungo il lato del torace, poi attraversa l’ipocondrio. Continua verso il basso fino all’articolazione dell’anca e incontra il ramo precedente scendendo lungo l’esterno della coscia, del ginocchio e dello stinco. Quindi scende direttamente davanti all’estremità del malleolo laterale, prosegue lungo il collo del piede ed entra nella parte esterna del quarto dito.

Del collo del piede: si separa dal collo del piede, procede in avanti ed esce dalla parte laterale dell’alluce. Poi toma indietro, attraversa l’unghia dell’alluce, corre dietro di essa e incontra il meridiano del Fegato Piede-Jueyin.

Per stimolare il meridiano della Cistifellea, basta picchiettare spesso su entrambi i lati della coscia, sulle cartilagini costali e sui lati della testa. Puoi farlo in qualunque momento e in qualunque punto.

Per esempio, stando in posizione eretta colloca le mani sui lati della coscia. Il punto dove si trova la punta del dito medio è il Fengshi, attraverso cui il vento può entrare nel corpo con la massima facilità.

Premendolo, potresti sentire che è duro.

Pertanto, quando ci batti sopra dovresti abbassarti leggermente. Picchiettare con le mani su ambo i lati della coscia può avere l’effetto di sollecitare il meridiano.

Alla fine, la pelle può apparire bluastra, il che indica che hai già eliminato qualsiasi ristagno di vento. La scomparsa dei lividi

denota che il tuo meridiano della Cisti Batti 10 volte sulle cosce per stimolare fellea è stato liberato.il meridiano della Cistifellea.

Per curare varie malattie dell’occhio e l’emicrania, massaggia e impasta i punti Tongziliao e Guangming

Come punto iniziale del meridiano della Cistifellea, il Tongziliao si trova nella depressione accanto all angolo dell’occhio. Il Guangming è situato 5 cun (il cun è un unità di misura tradizionale definita come la larghezza dell'articolazione del pollice nel suo punto più ampio vedi p. 154) sopra l’estremità del malleolo laterale. Spesso premere e massaggiare questi due punti può curare miopia, cataratta, glaucoma e altre malattie dell'occhio.

Per curare cattiva digestione, postumi di sbornia e mal di stomaco, massaggia e impasta il punto Shuaigu

Il punto Shuaigu è situato circa 1,5 cun sopra la punta dell'orecchio. La sillaba gu allude ai cereali; pertanto, esso è certamente correlato al mangiare e bere. Se hai mangiato troppo, avverti nausea, hai conati di vomito o mal di testa dopo aver bevuto, premi e massaggia questo punto.

Per dimagrire e curare costipazione, emicrania, iperplasia delle ghiandole mammarie, ginecopatie e prostata, picchietta sul punto Daimai

Il punto Daimai si trova su entrambi i lati della cintola all’altezza dell’ombelico. Può essere difficile individuarlo nelle persone obese. Il modo migliore consiste nel rilassare il corpo stando distesi e picchiettare più di 200 volte ogni seduta l’area sotto le costole e sopra le ossa iliache. I giovani possono farlo spesso per stimolare la perdita di peso e le donne per prevenire l’iperplasia delle ghiandole mammarie e alleviare ì dolori mestruali. Negli anziani, picchiettare regolarmente questo punto aiuta il movimento dell’intestino crasso e cura la costipazione.

Per prevenire e curare colecistite e calcoli biliari, picchietta sul punto Zhongdu, e massaggia e impasta il punto Riyue

Picchiettare spesso sul punto Zhongdu (situato sul lato esterno della coscia, 2 cun sotto il punto Fengshi) può rimuovere il ristagno dovuto all’incapacità del fegato di eliminare tossine. Il punto Riyue si trova nel settimo spazio intercostale sotto il capezzolo, a 4 cun dalla linea mediana anteriore e su quella interna del capezzolo. Massaggiarlo può anche contribuire a liberare il meridiano della Cistifellea, e a prevenire e curare efficacemente colecistite (infiammazione della cistifellea) e calcoli biliari.

Questo testo è estratto dal libro "Guida all'Orologio Biologico".

A cura del Giardino dei Libri

View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 08, 2017 08:30

Review: Cattiva fede - Bad Faith

Cattiva fede - Bad Faith Cattiva fede - Bad Faith by Ken Follett
My rating: 3 of 5 stars

In questo breve saggio Ken Follett descrive in maniera semplice e diretta il percorso della sua esperienza di fede intesa come ricerca. Non poteva non essere così per uno scrittore come lui che attraverso la narrazione cerca di scoprire non solo i suoi sentimenti ma anche quelli di chi legge i suoi libri. Il messaggio che si ricava da questo suo breve scritto è quello di una fede intesa come libera ricerca, libera da ogni forma di liturgia che sia anche costrizione. Questo è il suo modo di "protestare". Ma mentre questa sua protesta si manifesta e abbandona fede, la ritrova e ritrova anche se stesso nella realtà non metaforica ma concreta e reale della "cattedrale", luogo e simbolo della fede. Non è una "cattiva fede", bensì quella originaria, vera, libera, quella di Robinson sulla sua isola del mondo. Il tema sviluppato in questo breve saggio meriterebbe uno sviluppo più ampio ed articolato. Solo tre stelle.

View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 08, 2017 08:28

Review: L'ignoto ignoto

L'ignoto ignoto L'ignoto ignoto by Mark Forsyth
My rating: 4 of 5 stars

"Ci sono cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere. Ma c’è anche l’ignoto ignoto, cioè le cose che non sappiamo di non sapere."

Forse è vero, i libri che non hai letto sono i migliori. Non li hai letti perché li avevi sempre fatti attendere sugli scaffali, li hai magari leggiucchiati, la presentazione, la recensione, la citazione. Ne sai comunque qualcosa. Poi ci sono i libri che non hai mai saputo che esistessero, non pensavi che potessero essere stati scritti e che magari avresti voluto leggerli, se non addirittura scriverli tu. Poi ci sono tutti quegli altri libri che non potrai mai leggere, scrivere, possedere. I libri della biblioteca di Babele, la biblioteca del mondo. Già, perché se ogni uomo è un libro, immaginatevi quale biblioteca sia quella scritta da tutti gli uomini che furono, sono stati, sono e poi saranno. Ci sarà da leggere dall'altra parte del mondo!


View all my reviews
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on August 08, 2017 08:28

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
Follow Antonio   Gallo's blog with rss.