Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 131
August 8, 2017
Review: Il libro di sabbia

My rating: 5 of 5 stars
“Il libro di sabbia”, uno dei racconti che dà il titolo alla raccolta, “un libro infinito e mostruoso”, diverso ad ogni lettura. Come la sabbia, se ne ignora il principio, né se ne conosce la fine. Ogni pagina genera fogli nuovi in un fluire incessante di conoscenza perché è “un ipervolume composto da un numero infinito di volumi”. Interpretato da tanti come una visione profetica della Rete globale, è lecito oggi pensarlo quale metafora della biblioteca, il luogo dove i tanti libri (innumeri granelli) compongono come caleidoscopio figure sempre cangianti. Al libro Borges pone come epigrafe mezzo verso di George Herbert, poeta del Seicento: la tua corda di sabbie. Sembra una contraddizione in termini, ma l’apparente nonsenso è il legame che unisce tanti atomi scomposti in una continuità dove acquistano densità, forza, consistenza.
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Published on August 08, 2017 08:27
La vita è una lotteria

"I due giorni più importanti della tua vita sono il giorno quando sei nato e quello di quando scopri il perchè".
Mentre festeggio il primo ancora una volta, non ho ancora perso la speranza di conoscere il secondo. Mi accorgo che più passa il tempo e col tempo gli anni, ma una risposta onesta all’interrogativo resta.
Non mi rimane, allora, che continuare a festeggiare trasformando in numeri gli eventi, in maniera di dare vita ad una “quintina”, cioè cinque numeri da giocare al lotto. Giorni fa è uscito il 45, l’anniversario di matrimonio, oggi, dal cilindro del tempo, esce il 9, al quale si lega l’8 che non può fare a meno del 39, tutti e quattro completano la quintina con il 78.
Qualcuno penserà che sto dando i numeri e che il caldo, forse anche a causa dell’età, mi ha dato alla testa. Sarà anche possibile, ma sono in buona compagnia se penso che oggi festeggia insieme a me il suo compleanno anche il presidente Romano Prodi. Già, siamo nati nello stesso giorno, lui a Scandiano, in Emilia Romagna, io a Tramonti, in Costa d’Amalfi. Non ci siamo mai conosciuti, anche se l’ho intravisto un paio di volte in quel di Bologna.
Che c’entra Prodi con il lotto, il compleanno e la cabala? direte voi. Nulla, ma mi è venuto in mente quell’episodio di quando Romano, fece quella famosa seduta spiritica nel tentativo di trovare dove il presidente Aldo Moro era tenuto prigioniero, dopo il suo rapimento, finito poi così tragicamente. “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” fa dire William Shakespeare ad Amleto nella sua famosa tragedia.
Cerchiamo di speculare sull’origine delle cose e del mondo, cerchiamo di dare un perchè a tutto, mentre in realtà molte cose sfuggono alla nostra comprensione e ai nostri strumenti d’indagine. Nascere nello stesso giorno non è una cosa poi tanto strana. Una mera combinazione, penserete. Eppure i tentativi per capire non mancano mai, in cerca di una spiegazione che sappiamo bene non verrà mai data.
Non basteranno sedute spiritiche, cabale, numeri ed indovini a dare un senso alla seconda domanda posta da Mark Twain. Sembra che non ci resti che ridere e sorridendo voglio dare una risposta invitandovi a rileggere il primo capitolo di un grande romanzo inglese scritto da Laurence Sterne (1708-1778).
L’autore inizia il romanzo facendo alcune fondamentali considerazioni sulla propria vita a partire dalla sua nascita. Cerca di dare una risposta, ma non credo ci riesca. Non ci sono riuscito neanche io. Considerazioni sulla propria vita: “Vita e opinioni del gentiluomo Tristan Shandy”:
Capitolo I"Avrei desiderato che mio padre o mia madre, o invero tutti e due, poiché era parimente dovere di entrambi, avessero badato a quel che facevano quando mi generarono. Se avessero debitamente considerato tutto quanto dipendeva da quel che allora erano intenti a compiere, che cioè non solo la creazione di un essere razionale era in giuoco, ma presumibilmente che la felice formazione e costituzione del suo corpo, forse il suo genio, il vero e proprio stampo del suo spirito, anzi, per quanto ne sapessero loro, persino le fortune di tutta la sua casa avrebbero potuto dipendere dagli umori e dalle disposizioni prevalenti in quel momento; se essi avessero debitamente soppesato e valutato tutto ciò e agito in conformità, sono fermamente convinto che nel mondo avrei fatto ben altra figura di quella in cui forse apparirò al lettore. Credetemi, brava gente, questa non è cosa di così poco conto come molti di voi potrebbero essere indotti a credere; voi tutti, suppongo, avrete sentito parlare degli spiriti animali, di come essi siano trasfusi di padre in figlio, ecc., ecc., e di un’infinità di altre cose al riguardo. Ebbene, potete credermi sulla parola che nove parti su dieci della sensatezza o dell’insensatezza d’un uomo, dei suoi successi o insuccessi in questo mondo dipendono dai loro movimenti e dall’energia della loro azione, dai differenti ambienti e ordinamenti in cui li collocate, di modo che, una volta che vengono lasciati mettersi in moto, nella direzione giusta o sbagliata, - e non è una bazzecola, - se ne vanno disordinatamente come pazzi sfrenati; e a furia di battere e ribattere lo stesso percorso, in breve tempo se ne fanno una strada piana e liscia come un viale di giardino, dalla quale, una volta che vi siano avvezzi, neppure il Diavolo in persona sarà talvolta in grado di allontanarveli.“Scusa, caro”, disse mia madre, “non hai per caso dimenticato di caricare l’orologio?”“Buon Dio!” gridò mio padre, sbottando in un’esclamazione, ma badando allo stesso tempo di moderare la voce. “Hai mai donna, dalla creazione del mondo, interrotto un uomo con una domanda così sciocca?”Scusate, che stava dicendo vostro padre?Nulla …”

Published on August 08, 2017 08:24
July 29, 2017
La fede come ricerca

Il messaggio che si ricava da questo suo breve scritto è quello di una fede intesa come libera ricerca, libera da ogni forma di liturgia che sia anche costrizione. Questo è il suo modo di "protestare". Ma mentre questa sua protesta si manifesta e abbandona fede, la ritrova e ritrova anche se stesso nella realtà non metaforica ma concreta e reale della "cattedrale", luogo e simbolo della fede.
Non è una "cattiva fede", bensì quella originaria, vera, libera, quella di Robinson sulla sua isola del mondo.
Published on July 29, 2017 12:36
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Tags:
fede
July 25, 2017
L'ignoto ignoto

My rating: 4 of 5 stars
"Ci sono cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere. Ma c’è anche l’ignoto ignoto, cioè le cose che non sappiamo di non sapere."
Forse è vero, i libri che non hai letto sono i migliori. Non li hai letti perché li avevi sempre fatti attendere sugli scaffali, li hai magari leggiucchiati, la presentazione, la recensione, la citazione. Ne sai comunque qualcosa. Poi ci sono i libri che non hai mai saputo che esistessero, non pensavi che potessero essere stati scritti e che magari avresti voluto leggerli, se non addirittura scriverli tu. Poi ci sono tutti quegli altri libri che non potrai mai leggere, scrivere, possedere. I libri della biblioteca di Babele, la biblioteca del mondo. Già, perché se ogni uomo è un libro, immaginatevi quale biblioteca sia quella scritta da tutti gli uomini che furono, sono stati, sono e poi saranno. Ci sarà da leggere dall'altra parte del mondo!
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Published on July 25, 2017 11:13
July 18, 2017
L'amore e il mistero della battaglia di Charlie

“Quello che sta andando in scena nell’aula dell’Alta corte di Londra è il teatro dell’assurdo di chi applica procedure tecniche al mistero della vita.”
Così è stato scritto a proposito della vicenda del bambino inglese di nome Charlie che un giudice deve decidere se deve/può continuare a vivere. Ha chiesto ai genitori di rispondere entro breve tempo ad una semplice domanda: “Perchè volete che vostro figlio viva?”
Si vuole staccare la spina semplicemente perchè, lasciando che il bambino continui ad essere in vita, ci sono tutte le possibilità che la sua esistenza sia condannata ad essere un "inferno" per lui, per i suoi genitori e, in ultima analisi, per la società nel suo insieme. Per sempre.
Una domanda da perfetto “teatro dell’assurdo”. Una scenografia tutta inglese, ma che si recita sul palcoscenico del teatro del mondo, da sempre. Una domanda che ebbi modo di porre, già molti anni fa, a me stesso.
Chi scrive è un “dinosauro” che in gioventù, poco più che ventenne, in un altro secolo ed un diverso millennio, agli inizi degli anni sessanta, ebbe modo di lavorare a nord di Londra, in qualità di “student nurse”. Mi mantenevo agli studi della lingua, lavorando in un luogo che a quei tempi veniva chiamato “ospedale per disabili mentali e fisici”.
Una umanità alla “Cottolengo”, per intenderci. Dai neonati, agli adulti ed ai vecchi, uomini e donne, migliaia di esseri umani che il “welfare” inglese assisteva, prima della trasformazione del sistema sanitario nazionale (NHS) portato avanti da lady Thatcher.
Una domanda che continuo a pormi, ancora oggi, quando vedo, dalle mie parti, una mamma che dal giorno che la partorì, venti e più anni fa, accudisce sua figlia disabile totale, sia fisica che mentale. So quale risposta lei darebbe a questa domanda, quando ogni domenica, in chiesa, aiuta il sacerdote ad inserire tra le labbra di sua figlia l’ostia della comunione.

Il "Mr Justice" inglese fa il suo mestiere. Le ragioni della sua solo in apparenza “cattiva” domanda sono semplici. Tanto semplici, quanto quelle che noi uomini, intendo noi razza umana, ci poniamo da sempre, dalla notte dei tempi della nostra umanità e dal giorno in cui veniamo al mondo per ognuno di noi.
Il giudice inglese inglese Nicolas Francis non pone quella domanda semplicemente per il gusto di sapere giuridicamente e scientificamente ai coniugi Gard, genitori del bimbo Charlie, le loro ragioni per cui il loro figlio debba continuare a vivere. Lui non vuole che essi “dimostrino” che non lo vogliono morto.
Non vuole nemmeno che essi “forniscano” un documento, la prova, la perizia tecnica del significato di quella parola che contiene il termine “amore”. Lui non vuole “istruire” un atto processuale con memorie, comparse, decreti e citazioni per difendere il diritto ad amare chi mettiamo al mondo.
Il giudice, in inglese lo chiamano Mr Justice, è stato accusato di agire con lo stesso gelido distacco con il quale tratterebbe un suo normale atto giudiziario, di una lite di condominio o di tamponamento di un auto. Magari si immagina che chieda alla mamma di Charlie: “Scusi, ma lei vuole davvero che suo figlio viva? Si rende conto di quello che poi verrà dopo? Non sarebbe meglio staccare la spina evitandogli tanto dolore e tante future sofferenze?
Sembrerebbe che lui voglia una risposta possibile, per una domanda impossibile: dare prova e senso del significato della parola “amore”. Una cosa, appunto, alquanto impossibile, anche se il mondo intero si è mobilitato, dal Papa a Trump in nome di quella parola che si chiama “speranza”.
Lui, vuole sapere dai genitori di Charlie di più sul “mistero” dell’amore che portano per lui. Non perchè lui non lo sappia, ma perchè vuole sentirselo dire ancora una volta, altrimenti non sarebbe un “mistero”.
Lo stesso di quello dei piccoli, grandi e vecchi pazienti che anche io assistevo ed aiutavo a vivere ai miei tempi, in quei giorni inglesi. Ci chiedevamo in molti, inglesi e non, in quel posto oggi del tutto scomparso e diventato un “derelict place”, il perchè dovessero continuare a vivere “esseri” come quelli. Ogni venerdì, ricevevano la visita dei genitori o parenti. Noi, a mezzogiorno, dimezzavamo le razioni del pranzo, lasciandoli a volte anche digiuni.
Ragioni “tecniche” del tutto comprensibili, ci spingevano a fare questo. Durante le visite, i piccoli e i grandi pazienti venivano “ingozzati” dai visitatori, con tutte le conseguenze immaginabili. Potevano essere portati a casa e trascorrere il week-end lontani dall’ospedale. Gran parte dell’area intorno all’antica città romana di Verulamium, la moderna St. Albans, nella regione dell’Hertsforshire, a nord di Londra, a quei tempi, era densa di istituti del genere.
Genitori, parenti ed amici venivano in visita, restavano con loro per poche ore o se li portavano a casa. Il personale doveva essere preparato ad affrontare questo momento diventato un vero e proprio “rito”. La cartella clinica personale di ogni paziente descriveva le situazioni più strane ed imprevedibili, sia dal punto clinico che familiare. Erano dei veri e propri segnali di come la nascita possa essere una lotteria.
La misteriosa parola sulla quale "Mr Justice" ha chiesto una risposta ai genitori di Charlie aleggiava anche allora, come sempre, su tutto e tutti. In occasione di una di queste visite, ricordo che chiesi ad una tipica signora inglese perchè portava tanta roba da mangiare al suo bambino di pochi anni.
Le feci capire che faceva più male che bene. Lei mi fulminò con uno sguardo, senza darmi una risposta. Mi segnalò poco dopo al responsabile del reparto per la mia “insolenza”. Tutta italiana, aggiunse, con il chiaro intento di offendere.
Non avevo compreso il “suo amore” per suo figlio … Forse ero troppo giovane. Non potevo comprendere il senso e il significato non solo della parola amore, ma anche di quella che ad essa sempre si affianca: mistero.

Published on July 18, 2017 07:03
Review: La forza del silenzio: Contro la dittatura del rumore

My rating: 4 of 5 stars
"Se le nostre intelligenze non sanno più fermare gli occhi, se non sappiamo più tacere, allora saremo privati del mistero, della sua luce che è al là delle tenebre, della sua bellezza che è oltre ogni bellezza. Senza il mistero, siamo ridotti alla banalità delle cose terrene. Spesso mi chiedo se la tristezza delle società urbane occidentali, in cui dilaga la depressione, il suicidio e il disagio morale, non derivi dalla perdita del senso del mistero. Perdendo la capacità di fare silenzio davanti al mistero, gli uomini si privano delle sorgenti della gioia. In effetti, si ritrovano soli al mondo, senza niente che li superi e li sostenga ..."
"La civiltà moderna non sa tacere. Continua sempre nel suo monologo.. La società postmoderna rifiuta il passato e guarda al presente come un mero oggetto di consumo; vede il futuro attravreso i raggi di un progresso pressocchè ossessivo. Il suo sogno, divenuto triste realtà, era di rinchiudere il silenzio in una prigione umida e scura.
C'è ormai una dittatura della parola, una dittatura dell'enfasi verbale. In questo teatro di ombre, non rimane che una ferita purulenta di parole meccaniche, senza valore, senza verità e senza fondamento. Molto spesso, la verità non è altro che una pura e mendace creazione mediatica corroborata da immagini e testimonianze prefabbricate. E la parola di Dio, quindi è oscurata, resa inaccessibile e inudibile. La postmodernità è un'offesa e un'aggressione permanente contro il silenzio divino. Dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina il silenzio non ha più alcun diritto; il rumore vuole impedire a Dio stesso di parlare. In questo inferno di rumore, l'uomo si disgrega e si perde; è frammentato in altrettante inquietudini, fantasmi e paure.
Per uscire da questi tunnel depressivi, l'uomo desidera disperatamente il rumore perchè gli dia qualche consolazione. Il rumore è un ansiolitico ingannatore, che dà assuefazione, è menzognero. Il dramma del nostro mndo non si potrà mai comprendere che nel furore di un rumore privo di senso che odia ostinatamente il silenzio. Quest'epoca detesta ciò a cui ci porta il silenzio: l'incontro, lo stupore e l'inginocchiarsi davanti a Dio."
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Published on July 18, 2017 06:51
July 17, 2017
History
There are different types of "History". These are the main subfields:
* Political history: the story of government, political leaders, electoral activities, the making of policy, and the interaction of branches of government.
* Diplomatic history: the study of the relations between nations, diplomats, and ideas of diplomacy.
* Social history: the study of ways and customs, of family, education, children, demography (population change), and voluntary institutions (churches, for example).
* Cultural history: the study of language and its uses, of the arts and literature, sport, and entertainment, in constructing cultural categories.
* Economic history: the study of how an entire system of production and consumption (or of any of its parts) works, of markets, industry, credit, and working people at all levels of the system.
* Intellectual history: the study of ideology and epistemology, analyzing how ideas affect human actions and how the material world affects human ideas.
* Political history: the story of government, political leaders, electoral activities, the making of policy, and the interaction of branches of government.
* Diplomatic history: the study of the relations between nations, diplomats, and ideas of diplomacy.
* Social history: the study of ways and customs, of family, education, children, demography (population change), and voluntary institutions (churches, for example).
* Cultural history: the study of language and its uses, of the arts and literature, sport, and entertainment, in constructing cultural categories.
* Economic history: the study of how an entire system of production and consumption (or of any of its parts) works, of markets, industry, credit, and working people at all levels of the system.
* Intellectual history: the study of ideology and epistemology, analyzing how ideas affect human actions and how the material world affects human ideas.
Published on July 17, 2017 21:38
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history
July 15, 2017
Review: Disinformazia: La comunicazione al tempo dei social media

My rating: 3 of 5 stars
Nella presentazione del libro si legge: "Sullo sfondo, una profonda convinzione: la risposta più decisa deve arrivare dalla politica. In che modo? «Coinvolgendo, dialogando, usando in maniera costruttiva le potenzialità offerte dal digitale, facendo sentire ciascuno protagonista di un progetto comune». Ma se oggi si parla di politica e di informazione così tanto ad alta voce che non si capisce niente, davvero non posso immaginare una cosa del genere. Temo che questo sia un libro scritto per continuare a confondere i due ruoli ... Leggerò il libro …
Il libro l’ho letto in versione Kindle è ho capito che la mia intuizione era giusta. Avevo ragione a scrivere questo commento su FB all’annuncio della recensione del libro sul periodico “Strade” diretto egregiamente dal mio ex-alunno Piercamillo Falasca: la politica sta al digitale … come il digitale sta alla politica. Sta a significare che sia l’una che l’altro, in questo momento storico, fanno solo gran rumore e confusione, in un mondo sempre più confuso ed imprevedibile.
Nei giorni scorsi ho letto un altro libro, altrettanto interessante, sulle grandi ed impreviste trasformazioni che stiamo attraversando a livello globale e locale. L’autore, uno studioso tedesco di grande richiamo internazionale, non ha potuto completarlo perchè stroncato da un improvviso infarto. Nel titolo, il libro racchiude il problema che la società umana sta attraversando. Una vera e propria trasformazione che non può più essere intesa come una tradizionale serie di passaggi, di cambiamenti, ma simile ad una vera e propria metamorfosi.
Ulrick Beck, questo è il nome dello scrittore, sente di vivere la metamorfosi del mondo che destabilizza proprio quelle presunte certezze della società moderna che dovrebbero/potrebbero dare un auspicabile incontro tra digitale e politica, mettendo al centro il cittadino. Ma potrà mai essere possibile spostare l’attenzione, come auspica Francesco Nicodemo, sull’«essere nel mondo» e sul «vedere il mondo», su eventi e processi non intenzionali, che passano generalmente inosservati e si affermano, al di là della sfera della politica e della democrazia, come effetti collaterali di una radicale modernizzazione tecnica ed economica”, come, invece, si domanda Ulrick Beck? Per arrivare poi a chiedersi: “In che mondo viviamo davvero?”
“All’inizio del ventunesimo secolo gli spazi d’azione sono ormai cosmopolitizzati: e ciò significa che il contesto in cui operiamo non è più soltanto nazionale e integrato, ma globale e disintegrato, e comprende le differenze tra le varie regole nazionali sul terreno delle leggi, della politica, della cittadinanza, dei servizi e via dicendo … Se vuoi riuscire nelle tue attività devi imparare a muoverti in spazi d’azione cosmopolitizzati (condizione necessaria, anche se non sufficiente). Se non puoi avere un figlio ma lo desideri, devi «googlare» la giusta donatrice di ovuli, la madre surrogata ideale o il donatore di sperma che faccia al caso tuo. Così pure per trovare aiuto domestico, per decidere dove andare a studiare o trovare lavoro: per operare con successo bisogna «googlare», sempre.”
Francesco Nicodemo, invece, crede di poter fare “un percorso che è comune … oltre alla ragione, l’uomo postmoderno deve avere la consapevolezza di fare parte di un’unica comunità di destino: resteremo tutti imprigionati e isolati nell’ambiente claustrofobico delle nostre paranoie digitali e reali, oppure le affronteremo e le vinceremo insieme a viso aperto, ritrovando l’uscita e rivedendo finalmente la luce. Questa grande consapevolezza può darla solo la politica, dove per politica intendo il civismo autentico, l’impegno concreto, il mettersi a disposizione degli altri in base alle proprie possibilità. Ciascuno di noi è punto nodale sulla rete e sulle reti delle relazioni della propria vita quotidiana. Ognuno trasmette idee, nozioni e può mettere a disposizione il proprio patrimonio di saperi ed esperienze al servizio della collettività, è depositario di conoscenze ed è fornito di un’intelligenza duttile. Come abbiamo visto, tutti noi siamo sia homo faber che homo sapiens, leggiamo la realtà di cui offriamo un’interpretazione, la comunichiamo agli altri, esercitiamo su di loro un’influenza e allo stesso tempo siamo influenzati dagli altri in un continuo scambio che arricchisce vicendevolmente le nostre conoscenze. Ciascuno di noi fa un piccolo tratto di strada, e alla fine lascia il testimone del suo vissuto a chi verrà dopo a continuare il cammino lungo lo stesso percorso, secondo il medesimo destino. E se il rumore di fondo della rete è incessante, così simile allo sferragliare dei vagoni del treno su cui stiamo viaggiando, che all’inizio è fastidioso ma poi, quando ci si abitua, diventa quasi impercettibile, allora sapremo presto andare oltre questo rumore, per ascoltare gli altri passeggeri e farci ascoltare da loro.”
Poi, ancora, continua: “Certamente non è impresa facile, ma io ho fiducia nell’uomo e nelle sue capacità di cadere e rialzarsi, di commettere errori e di trarne insegnamenti, di riconoscere soprattutto la sua natura di animale sociale. In fondo è proprio questo il modo in cui avviene il progresso dell’umanità. Perciò, è sempre più urgente la necessità di ricostruire e ridare linfa ai corpi intermedi, perché essi sono il luogo in cui la politica si invera. Come? Coinvolgendo, dialogando, usando in maniera costruttiva le potenzialità offerte dal digitale, facendo sentire ciascun soggetto protagonista di un progetto comune. Impareremo così a riannodare nuovamente i fili che legano ciascuno di noi all’altro come in una rapsodia, in una storia che parte da lontano e che andrà lontano. In fondo è questo il senso della politica, l’amore per la res publica, l’idea che ci si aiuta gli uni con gli altri per fare un passo in avanti tutti insieme.”
Che dire? Si resta davvero piacevolmente colpiti, ma illusi, davanti ad sogno del genere. Quando ci si sveglia, si scoprirà che era tutta una illusione. Una “disinformazia”, appunto ...
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Published on July 15, 2017 13:43
July 13, 2017
Review: La metamorfosi del mondo

My rating: 4 of 5 stars
"Siamo profondamente confusi perchè la metamorfosi del mondo rende possibile e reale ciò che fino a ieri era impossibile". E vi pare poco? L'autore non ha finito di scrivere questo suo libro, stroncato da un infarto ... Un libro difficile ed importante, da leggere e rileggere.
Con questo caldo di luglio, i fuochi per niente fatui ma criminali che infestano il territorio, leggere per capire la differenza tra parole quali "cambiamento" e "metamorfosi" che stanno trasformando il mondo, non è cosa semplice. Ecco alcuni "momenti" del libro ...
Il «cambiamento» concentra l’attenzione su una caratteristica del futuro nella modernità – la trasformazione permanente –, mentre i concetti di base, e le certezze su cui poggiano, rimangono costanti.
La metamorfosi, invece, destabilizza proprio queste certezze della società moderna. Sposta l’attenzione sull’«essere nel mondo» e sul «vedere il mondo»: su eventi e processi non intenzionali, che passano generalmente inosservati e si affermano, al di là della sfera della politica e della democrazia, come effetti collaterali di una radicale modernizzazione tecnica ed economica. In che mondo viviamo davvero?
La mia risposta è: viviamo nella metamorfosi del mondo. Ma è una risposta che chiede al lettore la disponibilità ad accettare il rischio di una metamorfosi della sua visione del mondo. Ciò detto, resta la domanda: perché metamorfosi del mondo, e non «cambiamento sociale» o «trasformazione»? Prendiamo il caso della Cina. Quello che è avvenuto in Cina a partire dalla Rivoluzione culturale e dalla riforma economica si può definire trasformazione: un percorso evolutivo dalla chiusura all’apertura, dal nazionale al globale, dalla povertà alla ricchezza, dall’isolamento all’integrazione. Metamorfosi del mondo significa qualcosa di più e di diverso rispetto a una semplice evoluzione dalla chiusura all’apertura. Significa cambiamento epocale di visioni del mondo, un nuovo disegno della visione del mondo nazionale.
All’inizio del ventunesimo secolo gli spazi d’azione sono ormai cosmopolitizzati: e ciò significa che il contesto in cui operiamo non è più soltanto nazionale e integrato, ma globale e disintegrato, e comprende le differenze tra le varie regole nazionali sul terreno delle leggi, della politica, della cittadinanza, dei servizi e via dicendo.
Se vuoi riuscire nelle tue attività devi imparare a muoverti in spazi d’azione cosmopolitizzati (condizione necessaria, anche se non sufficiente). Se non puoi avere un figlio ma lo desideri, devi «googlare» la giusta donatrice di ovuli, la madre surrogata ideale o il donatore di sperma che faccia al caso tuo. Così pure per trovare aiuto domestico, per decidere dove andare a studiare o trovare lavoro: per operare con successo bisogna «googlare», sempre.
Credo che bastino queste sintetiche e chiare citazioni per far capire i problemi che si poneva lo scrittore. Se non l'avesse stroncato un improvviso infarto, avrebbe certamente completato il suo pensiero. Così scrive sua moglie nella presentazione del libro:
Il 1° gennaio 2015 a Monaco era una magnifica giornata invernale: cielo azzurro, tanto sole e una neve scintillante. Un paesaggio da cartolina, pieno di magica bellezza. Ulrich ed io, di buon umore, uscimmo a fare una passeggiata nel parco più vicino, il celebre Englischer Garten. Qualche settimana prima, agli inizi di dicembre, Ulrich aveva inviato a Polity Press un manoscritto provvisorio di Metamorphosis, e alla fine di dicembre erano arrivate le prime revisioni. Qualche commento lo aveva un po’ irritato, ma durante la nostra passeggiata, parlandone, Ulrich si rese conto che le obiezioni toccavano aspetti importanti. Iniziò a fare brainstorming, e io con lui. Parlammo della possibilità di aggiungere nuove parti per chiarire e correggere alcuni punti critici. Ma ecco, in pieno brainstorming, la fine. Un infarto, all’improvviso. Ulrich era morto.
Una bibliografia sterminata conclude questo prezioso libro che non può essere letto, va bensì usato come strumento di lavoro che dovrà essere racolto da qualcuno per portare a termine una ricerca che a mio modesto parere non potrà mai essere conclusa. Cambiamento e metamorfosi continueranno a procedere insieme sulla strada degli uomini. La speranza è che sia l'uno che l'altro facciano il vivere degli uomini meno faticoso e più appagante.
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Published on July 13, 2017 08:23
July 12, 2017
Review: Avanti perchè l'Italia non si ferma

My rating: 3 of 5 stars
Ecco quanto ho scritto prima di leggere il libro in versione Kindle:
"Il libro del giorno, anche se non è ancora uscito. I giornali di oggi sono pieni di brani che anticipano il "verbo" del "royal baby" riveduto e corretto dopo la sua nascita. L'ho prenotato in formato Kindle e lo leggerò con attenzione. Confesso che in questi due o tre anni dalla sua apparizione sulla scena politica italiana, questo fiorentino, non so includerlo o meno nella lunga lista di quella categoria denominata dei "maledetti toscani". Quando venne "adottato" da Giuliano Ferrara, che lo scelse come erede del Cav, rimasi piuttosto perplesso. Da dinosauro quale mi ritengo di essere, anche se non propriamente politico in senso stretto del termine, ero quasi compiaciuto del "trapasso", del passaggio del testimone. Poi, con quello che accadde, refenrendum, scissioni ed altro, mi sono dovuto in parte ricredere e convincere che, come il suo presunto "padrino", il Cav, anche Matteo, denominato da molti il "bullo", è un personaggio divisivo.
Adesso che ha scritto le sue memorie, scegliendo un titolo che mi ricorda quello di un defunto quotidiano socialista (ne avresti potuto scegliere un altro, caro Matteo!) spero di sciogliere questa mia perplessità. Molti nostri concittadini, molti Italiani, prevenuti o meno, in buona o in cattiva fede, sembrano non fidarsi troppo di questo fiorentino per giunta toscano. Andare "avanti con Matteo, perchè l'Italia non si ferma" mi pare anche un titolo piuttosto banale e liquido. Cosa significa esattamente, non saprei dire. Solo lui lo sa. Forse leggendo il libro che ho prenotato lo sapremo. Ci sarà modo di parlarne."
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A lettura ultimata, mi sento di dire che le riserve da me avanzate prima di leggere il libro sono state confermate. Intendiamoci, non sono prevenuto, non amo parlare di politica, non sono mai stato un politico, non ne ho mai avuto le qualità, nè tanto meno le aspirazioni. Una sola volta nella vita, il mio nome apparve in una lista civica nel paese di adozione nella Valle dei Sarrasti, dopo una terribile esperienza vissuta insieme alla mia famiglia e a tanti altri concittadini della frazione di Episcopio, in quel di Sarno. Tutta opera di quell'indimenticabile persona che fu il prof. Domenico Musco che proponevamo come sindaco, nella speranza di una possibile ricostruzione. Ci rimisi oltre al tempo, anche il nome e una discreta somma di lire, allora ancora in vita. Mi votarono 23 persone. il mio fruttivendolo raccolse circa duecento voti. Nella cabala sta ad indicare lo "scemo" ...
Devo confessare, però, che non mi dispiacque l'esperienza. Ebbi modo di capire quello che non avevo ben compreso studiando a scuola il grande fiorentino autore de "Il Principe": Machiavelli. Ecco, proprio quello che credo non abbia ancora fatto Matteo Renzi, fiorentino e toscano. Se lo ha studiato, mi permetto di dire che l'ha studiato male. Non so quale sia stato il suo intento di scrivere un libro come questo. Non è un libro di ricordi, un libro di memorie, un progetto politico, un saggio culturale. Mi sembra piuttosto una languida e liquida confessione personale sulla sua esperienza di questi anni. Insiste sui suoi presunti successi, pur ammettendo le certezze dei suoi fallimenti.
A dire il vero non saprei elencare i primi. Ricordo soltanto la sua sconfitta al referendum, le arringhe ai suoi compagni di partito, il suo grande, forte, ostinato coraggio ad affrontare problemi e situazioni con la tipica, giovanile baldanza giovanile, che fa rima spesso con arroganza. Le sue comparsate televisive, il fuoco incrociato tanto dei suoi nemici, quanto dei suoi amici. Da quelle illusioni che in molti ci eravamo costruito agli inizi, ci siamo incamminati verso quei classici sentieri che caratterizzano da sempre la politica che si fa in questo Bel Paese: le parole, le idee, i progetti, i programmi, precedono sempre, anzi sostituiscono i fatti. Insomma un ennesimo soggetto politico quanto mai "divisivo".
All'inizio del suo libro appare una citazione di Italo Calvino che sembra promettere bene: "Nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni, e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire". Ho detto "sembra", e l'impressione è rimasta tale. Detto da un intellettuale dichiarato quale Calvino era potrebbe anche andare bene. Ma se lo dice un politico che vuole essere anche un intellettuale mi insospettisce, anzi crea confusione. Un pasticcio che una persona intelligente non può permettersi di essere, se decide di fare politica. Io avrei scelto qualche fulminante, pratica, realistica frase dell'eterno Niccolò.
Io gliene consiglio una che mi pare possa essere rivolta proprio al suo modo di comunicare e di fare politica. Non la uso per offenderlo ma per spingerlo a limare quel suo carattere che è il suo peggiore nemico. Un "Royal Baby", come lo definì quell'imprevedibile animale giornalistico che è Giuliano Ferrara, non potrà mai ereditare un trono sul quale molti sono caduti prima di riuscire a sedersi. Matteo Renzi ha scritto che lui ama la parola "potere" come verbo, non come sostantivo. Io gli dico che lui “per molto tempo non ha detto ciò che pensava, né pensa sempre ciò che dice, e se invero gli accade talvolta di dire la verità, la nasconde tra tante menzogne che è difficile scoprirla.” Ho personalizzato, adattandola a lui, questa frase di Machiavelli. Fotografa il vero Renzi. Per poter governare gli Italiani è bene che studi meglio il suo concittadino.
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Published on July 12, 2017 12:29
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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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