Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 109
November 10, 2018
La "globalizzazione": tra "divergenza" e "convergenza"

"Globalizzazione" è una parola tanto antica, quanto moderna e futuribile, nel senso che è scritta nel nostro destino di uomini. Se le cose stanno così, essa va governata. Questa è l'opinione di un illustre economista che ritiene sia l'unico modo per far sì che possano essere salvati tutti i perdenti che finora la stessa globalizzazione ha creato.
Richard Baldwin, professore di Economia Internazionale al "Graduate Institute" di Ginevra, con un PhD al MIT, insegnamenti a Oxford, al MIT ed alla "Columbia Business School", consulenze alla Casa Bianca, ha svolto la XXXIV "Lettura" promossa dalla Società Editrice "Il Mulino" a Bologna nella sede dell'Università, sul tema "Il futuro della globalizzazione. Come prepararci al mondo di domani".
Alla presenza di un folto pubblico e con la partecipazione del Ministro dell'Economia e Finanze dell'attuale governo prof. Giovanni Tria, oltre quella del bolognese ex-presidente prof. Romano Prodi seduto al suo fianco in prima fila, il prof Baldwin ha svolto la sua relazione in lingua inglese, aiutato da una serie di slide dimostrative.
Una mattinata quanto mai interessante, a dimostrazione della civiltà culturale e sociale di una città come Bologna che conferma la sua fama, non solo di "grassa e di dotta", ma anche di grande ospitalità ed ingegno. Ingresso libero e gratuito per tutti, senza particolari difficoltà.La domanda che ci si deve porre quando parliamo di globalizzazione è quella riguardante la sua storia. Se diamo uno sguardo al libro, l'economista prof. Baldwin intravede nel suo sviluppo cinque momenti che diventano capitoli: la sua storia, la narrazione, i cambiamenti, la sua importanza e le prospettive per il futuro. La prima cosa da fare è quella di smettere di pensare che la globalizzazione abbia un significato fisso nel tempo. Se inizialmente essa ha interessato il settore agricolo e l'industria manufatturiera con i loro beni fisici legati al commercio, oggi riguarda la grande area del settore dei servizi, anche con alta specializzazione e con interazione faccia faccia.

Nella prima fase ci fu la umanizzazione del pianeta. L'uomo si fece cacciatore, agricoltore, abitatore di luoghi diversi. Dodicimila anni fa vennero create le città e poi le civiltà. In queste due fasi il commercio dei beni fisici esisteva, ma non era importante. Nella terza fase ci fu la rivoluzione del vapore che ridusse i costi del trasporto dei prodotti. Nella fase successiva ebbe inizio la rivoluzione ICT, tecnologie dell'informazione e comunicazione. Si abbassarono i costi di trasporto delle idee e caddero le grandi distanze.

La globalizzazione apre una nazione a maggiori opportunità apportando competizione e progresso a coloro i quali ne sanno approfittare. I meno competitivi soccombono. Verso la fine del libro l'autore accenna ad un futuro possibile ma non dice quale e come sarà il mondo che ci aspetta. Si dichiara ottimista e su quello che potrà accadere preannuncia che lo dirà in un suo prossimo libro che uscirà a gennaio del prossimo anno.
Questo prova quanto detto all'inizio del post: la globalizzazione non è una parola finita. E' un processo, un divenire, al quale gli uomini non potranno mai sfuggire se non cercando di adattarsi nel modo migliore, tentando di salvare almeno una parte di quelli che finora sono stati i "perdenti". Questi, ultimi, temo, (e questo è un mio modesto giudizio), non mancheranno mai. Purtroppo!


Published on November 10, 2018 23:18
November 5, 2018
La traccia di Ettore

Sono quattro i post nei quali ho avuto modo di scrivere di lui. Chi vuole può digitare questi titoli su questo blog: L'Amarcord di Ettore, Dio è un concetto ..., Vi ricordate l'America? e Lasciare una traccia. Appunto di questo si tratta, ancora una volta: la traccia di Ettore. In questo suo volumetto, fresco di stampa, che stamattina mi ha segnalato avere messo nella cassetta della posta, si manifesta un Ettore che non conoscevo: uomo politico, aforista, poeta e ora scopro anche artista pittore. Lui li chiama "stati d'animo" o anche "emozioni" che segnano il tempo della condizione umana e lasciano una traccia.
Nella presentazione del volumetto, qui nella immagine sottostante, lui riassume graficamente la sua esperienza di vita. Tre numeri cadenzano il tempo vissuto: 8-otto, 38-trentotto, 68-sessantotto. Quasi come un terno da giocare al lotto della vita, la sua, che gli auguro di cuore possa rinnovarsi all'infinito. La costante della traccia di Ettore la ritrovo in quel numero "otto" in cui si celano le sue qualità. Conoscevo già le sue diverse passioni. Per la politica, per la poesia, per la musica. Non mi sorprende quella per gli aforismi, una vera scoperta quella per la pittura.
Lui li chiama "spunti" o "scopiazzature", eppure lasciano traccia di quelle qualità che caratterizzano il numero "otto", uno dei simboli numerici più antichi. Il numero della rosa dei venti, ma anche della torre dei venti ateniese e, ancora, dei petali del loto e perciò, nella terminologia buddista, dei sentieri della Via. Il numero dell’equilibrio cosmico, l’Otto è il simbolo dell’infinito, dove nulla finisce, ma c’è solo un continuo ciclo che non ha fine è il riflesso dello spirito nel mondo creato, dell’incommensurabile e dell’indefinibile.
L’infinito è di natura positiva quando si collega all’illimitato, nel senso di apertura alla trascendenza. Ma è di natura negativa quando l’infinito cade in un circolo vizioso di ciò che non ha fine. L’otto, essendo la somma di 4+4, è un numero pragmatico, in quanto esalta la natura concreta e tangibile del numero quattro. Inoltre indica la legge, il rigore e la regola, sempre secondo il suo aspetto concreto ...
Potrei continuare, sperimentando le numerose simbologie. Dirò soltanto che in una visione alchemica dell'esistenza, questo numero è sopratutto il numero simbolo del "destino". A otto anni, con quella cartina del suo Paese alle spalle, quel bambino pulito e diligente nasconde tutta quella potente fierezza polemica che si manifesterà ben visibile e provocatoria in quei baffi di quella postura politica, tutta cubana e rivoluzionaria legata al numero 38. Un'anticipazione che avrà tutto il suo furore ideologico in un futuro 68, segnato da quella bandana di matrice felliniana. Un personaggio "unico" Ettore Locatelli al quale auguro di cuore tanti altri "otto" in modo da continuare a dirci tutto quello che ha pensato, detto, scritto e fatto.


Published on November 05, 2018 07:11
November 1, 2018
Review: The Game

My rating: 4 of 5 stars
“Nel 1970, quasi mezzo secolo fa, il sociologo e futurista Alvin Toffler scrisse un libro che ricordo di avere comprato in una libreria napoletana in via Mezzocannone, di fronte all'università dove mi ero appena laureato. Il titolo era "Lo Shock del Futuro". Era in inglese ed io lo comprai non solo per dovere per così dire professionale, (mi ero laureato in quella lingua), ma anche perché avevo il futuro che mi si parava davanti e mi approntavo a “viaggiarlo”. I tempi erano davvero esplosivi, ma eravamo tutti pronti ad aggredire il futuro, sotto la pressione di quella grande utopia che fu il "68" europeo. (unideadivita)”
Ci sono libri che arrivano in un certo momento della vita, ti permettono di fare una sintesi preziosa e necessaria di quello che pensi. Non solo questo. Ti permettono anche di giudicare quello che hai pensato e fatto nel tempo che hai vissuto. E’ come se, improvvisamente, ti presentassero il (tuo) passato, il presente ed il futuro in sola stringa comunicativa e ti chiedessero di giudicare quello che hai fatto in un certo lasso di tempo, diciamo mezzo secolo. Un passato, poi diventato presente trasformato in futuro. Quasi come un “gioco”, anche se di gioco non si tratta affatto, a mio parere.
La parola è quella usata dall’autore per dare il titolo in inglese a questo libro: “The Game”. L’idea di fondo del volume è che quella che stiamo vivendo non solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma anche il risultato di una insurrezione mentale. In particolare, chi l’ha innescata, dai pionieri di Internet all’inventore dell’Iphone, aveva in mente di liberarsi del Novecento e delle sue tragedie. Da questo scaturiscono alcune caratteristiche della civiltà in cui ci troviamo come il “movimento”, la “leggerezza”, la “battaglia” contro le èlite.
Un libro che per questo blogger è davvero una sintesi, se mi rileggo quello che scrissi nella citazione qui sopra riportata su Toffler. Non a caso, di recente ho cercato di mettere ordine a quello che ho fatto negli ultimi venti anni, diciamo da quando ho lasciato il mondo della scuola e ho pubblicato, in qualità di “figlio di tipografo” in un libro quello che ho pensato, scritto e pubblicato sia in cartaceo che digitale nell’arco di questo mezzo secolo. Un modo per fare “sintesi” con me stesso, oltre che per capire quello che penso, ma anche la maniera giusta per passare il testimone a mio figlio che rientra in quella sfera esistenziale che Alessandro Baricco invita a farsi avanti, quella che lui chiama “nuova intelligenza, quella che ha meno di 35 anni”
La parola chiave deve necessariamente essere “sintesi”, ringraziando anche Iddio se mi concede il “movimento” con la necessaria “leggerezza” di pensiero. Io scrivo per capire quello che penso. Quello che fa anche Alessandro Baricco, il quale, oltre che scrivere in maniera stupenda, lo insegna anche. Condizione abbastanza fortunata la sua, che non può non suscitare gelosie e invidie. Lui è in cerca di intelligenze nuove che si facciano avanti per creare un mondo nuovo, diverso dal terribile Novecento. Chi dovrebbe fare parte di questa nuova intelligenza? Lo dice nel libro e l’ha confermato in una lunga intervista a “La Lettura” giorni fa. A dire il vero lui non esclude gli ottantenni, ed io me ne compiaccio, dinosauro come sono. Chi sono, allora, questi nuovi “intelligenti”? Ecco come risponde nella citata intervista:
“Quelli che non stanno ricoprendo ruoli dirigenziali, non stanno facendo politica, non sono presidi di scuole. Lo scontiamo lasciamo il palco agli altri. E’ il momento che la nuova intelligenza esca fuori, in modo anche aggressivo. Anagraficamente è facilitato chi ha tra i 10 e i 35 anni, ma ci sono pure ottantenni con una testa da “Game”. Sono gli individui con una intelligenza non lineare, che hanno talento nel collegare pezzi di mondo, non hanno zavorre ideologiche novecentesche. Io stesso ne ho, nel mio sangue circolano cattolicesimo e comunismo, una certa idea di sinistra. Alcuni miei studenti sono più liberi. Quelli come loro devono uscire fuori”.
“Collegare pezzi di mondo”, un pensiero che mi fa venire in mente il titolo di un libro uscito nel 2002 a firma di David Weinberger che parlava di una teoria unificata della rete “Small pieces loosely joined”, tradotto in italiano con il titolo di “Arcipelago Web”. Ma, ancora prima, l’idea di “una teoria unificata” della conoscenza e quindi dei “testi” mi era già abbastanza chiara. Infatti, in occasione delle celebrazioni per il “Cinquantennale e Venticinquennale del Liceo Classico Statale “T. L. Caro” e del “Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” della Città di Sarno, nella Valle dei Sarrasti, nel 1994, (notate l’anno!), ebbi modo di relazionare nel Convegno su quello che si intendeva per “ipertesto” in funzione didattica. Era come anticipare la “rete”.
Come si può leggere nella rivista LYCEUM dell’Istituto che dirigevo e pubblicai nel numero 6, in data giugno 1994: “Si dice ipertesto qualcosa in più della somma di diversi “testi”, più specificatamente si intende la capacità di stabilire collegamenti immediati tra le informazioni, gestendo anche immagini e suoni”. Parlavo dei vantaggi di un ipertesto che portava il nome di Galileo e che conteneva un concetto di scientificità ed uno spessore culturale ampio e trasversale, indispensabile nella articolazione delle scienze e del loro sviluppo. Il sistema degli ipertesti poteva essere in grado di realizzare esperienze di ricomposizione delle conoscenze, integrando le varie discipline di studio. Un ambiente interattivo ottenuto dall’incontro tra il computer e la televisione. Si diventava così “attori” nel processo di conoscenza. Insomma conoscere era come “giocare” per scoprire. Era cominciato il gioco: “The Game”, appunto, quello che stiamo qui ancora a giocare.
“Un mondo nuovo”? Certamente “cose” di un mondo che soltanto venti anni fa, 1994 appunto, non esistevano: wikipedia, facebook, skype, youtube, pinterest, twitter, whatsup … inutile continuare. Un “mondo nuovo” pieno di nuovi strumenti che mancava, però, del necessario artefice principale: l’uomo. Non lo produsse chi se lo aspettava e lo sognò nel ‘68. Forse Baricco all’epoca ne fu giovane sognatore. Ne aveva l’età. All’uscita del libro, che continua ad essere ovviamente, e anche giustamente, nelle vette delle classifiche di vendite, non ha suscitato soltanto applausi ma anche qualche inevitabile “stroncatura”.
Se Alessandro Baricco ha fatto una magistrale lezione sia su Internet che sul Web, (è bene ricordare che non sono la stessa cosa!) pensando il tutto, in maniera ironica e provocatoria, c’è stato chi, invece, pensa che questo “gioco” non solo sia “inutile”, ma anche pericoloso. Stenio Solinas in un articolo sul libro, definito “stroncatura”, è convinto che il “game” non ci eviterà gli incubi del secolo scorso, quel Novecento terribile che già molti avevano descritto come l’avvento di “mondo nuovo”, quello alla George Orwell, Aldous Huxley, per intenderci, con lo strascico di tutti gli “ismi” possibili ed immaginabili che continuano ad affliggerci.
Il “Game” giocato da Baricco, secondo Solinas, può condurci e ben altro. Non conoscenza nè pace se all’orizzonte si annunzia l’arrivo di quello che può condurci al predominio dell’artificialità sull’umanità. Se il "movimento" è destinato a vincere sull’immobilità, il "liquido" sul solido, se la "realtà" verrà aumentata a piacimento, ci potrà essere il rischio di creare un oltremondo digitale frequentato da chi non ne ha uno suo, non ha una sua ragione, un suo perchè dello stare nel mondo reale, così com’è, senza “aumenti”.
Il rischio è quello di generare incubi con i relativi mostri. Alessandro Baricco non parla quasi mai di quella ancora oscura realtà che va sotto il nome di A.I. - Intelligenza Artificiale. L’invito rivolto ai giovani ad essere “aggressivi” non promette niente di buono oltre che di nuovo. I “mostri” non scompaiono con la tecnologia, anzi si rinnovano, capaci di evolvere in una realtà aumentata che non ha nulla di umano. E allora, tutto sarà per l’umanità, tranne che un “game”.
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Published on November 01, 2018 10:19
Il "gioco" della vita

“Nel 1970, quasi mezzo secolo fa, il sociologo e futurista Alvin Toffler scrisse un libro che ricordo di avere comprato in una libreria napoletana in via Mezzocannone, di fronte all'università dove mi ero appena laureato. Il titolo era "Lo Shock del Futuro". Era in inglese ed io lo comprai non solo per dovere per così dire professionale, (mi ero laureato in quella lingua), ma anche perché avevo il futuro che mi si parava davanti e mi approntavo a “viaggiarlo”. I tempi erano davvero esplosivi, ma eravamo tutti pronti ad aggredire il futuro, sotto la pressione di quella grande utopia che fu il "68" europeo. (unideadivita)”
Ci sono libri che arrivano in un certo momento della vita, ti permettono di fare una sintesi preziosa e necessaria di quello che pensi. Non solo questo. Ti permettono anche di giudicare quello che hai pensato e fatto nel tempo che hai vissuto. E’ come se, improvvisamente, ti presentassero il (tuo) passato, il presente ed il futuro in sola stringa comunicativa e ti chiedessero di giudicare quello che hai fatto in un certo lasso di tempo, diciamo mezzo secolo. Un passato, poi diventato presente trasformato in futuro. Quasi come un “gioco”, anche se di gioco non si tratta affatto, a mio parere.
La parola è quella usata dall’autore per dare il titolo in inglese a questo libro: “The Game”. L’idea di fondo del volume è che quella che stiamo vivendo non solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma anche il risultato di una insurrezione mentale. In particolare, chi l’ha innescata, dai pionieri di Internet all’inventore dell’Iphone, aveva in mente di liberarsi del Novecento e delle sue tragedie. Da questo scaturiscono alcune caratteristiche della civiltà in cui ci troviamo come il “movimento”, la “leggerezza”, la “battaglia” contro le èlite.
Un libro che per questo blogger è davvero una sintesi, se mi rileggo quello che scrissi nella citazione qui sopra riportata su Toffler. Non a caso, di recente ho cercato di mettere ordine a quello che ho fatto negli ultimi venti anni, diciamo da quando ho lasciato il mondo della scuola e ho pubblicato, in qualità di “figlio di tipografo” in un libro quello che ho pensato, scritto e pubblicato sia in cartaceo che digitale nell’arco di questo mezzo secolo. Un modo per fare “sintesi” con me stesso, oltre che per capire quello che penso, ma anche la maniera giusta per passare il testimone a mio figlio che rientra in quella sfera esistenziale che Alessandro Baricco invita a farsi avanti, quella che lui chiama “nuova intelligenza, quella che ha meno di 35 anni”
La parola chiave deve necessariamente essere “sintesi”, ringraziando anche Iddio se mi concede il “movimento” con la necessaria “leggerezza” di pensiero. Io scrivo per capire quello che penso. Quello che fa anche Alessandro Baricco, il quale, oltre che scrivere in maniera stupenda, lo insegna anche. Condizione abbastanza fortunata la sua, che non può non suscitare gelosie e invidie. Lui è in cerca di intelligenze nuove che si facciano avanti per creare un mondo nuovo, diverso dal terribile Novecento. Chi dovrebbe fare parte di questa nuova intelligenza? Lo dice nel libro e l’ha confermato in una lunga intervista a “La Lettura” giorni fa. A dire il vero lui non esclude gli ottantenni, ed io me ne compiaccio, dinosauro come sono. Chi sono, allora, questi nuovi “intelligenti”? Ecco come risponde nella citata intervista:
“Quelli che non stanno ricoprendo ruoli dirigenziali, non stanno facendo politica, non sono presidi di scuole. Lo scontiamo lasciamo il palco agli altri. E’ il momento che la nuova intelligenza esca fuori, in modo anche aggressivo. Anagraficamente è facilitato chi ha tra i 10 e i 35 anni, ma ci sono pure ottantenni con una testa da “Game”. Sono gli individui con una intelligenza non lineare, che hanno talento nel collegare pezzi di mondo, non hanno zavorre ideologiche novecentesche. Io stesso ne ho, nel mio sangue circolano cattolicesimo e comunismo, una certa idea di sinistra. Alcuni miei studenti sono più liberi. Quelli come loro devono uscire fuori”.“Collegare pezzi di mondo”, un pensiero che mi fa venire in mente il titolo di un libro uscito nel 2002 a firma di David Weinberger che parlava di una teoria unificata della rete “Small pieces loosely joined”, tradotto in italiano con il titolo di “Arcipelago Web”. Ma, ancora prima, l’idea di “una teoria unificata” della conoscenza e quindi dei “testi” mi era già abbastanza chiara. Infatti, in occasione delle celebrazioni per il “Cinquantennale e Venticinquennale del Liceo Classico Statale “T. L. Caro” e del “Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” della Città di Sarno, nella Valle dei Sarrasti, nel 1994, (notate l’anno!), ebbi modo di relazionare nel Convegno su quello che si intendeva per “ipertesto” in funzione didattica. Era come anticipare la “rete”.
Come si può leggere nella rivista LYCEUM dell’Istituto che dirigevo e pubblicai nel numero 6, in data giugno 1994: “Si dice ipertesto qualcosa in più della somma di diversi “testi”, più specificatamente si intende la capacità di stabilire collegamenti immediati tra le informazioni, gestendo anche immagini e suoni”. Parlavo dei vantaggi di un ipertesto che portava il nome di Galileo e che conteneva un concetto di scientificità ed uno spessore culturale ampio e trasversale, indispensabile nella articolazione delle scienze e del loro sviluppo. Il sistema degli ipertesti poteva essere in grado di realizzare esperienze di ricomposizione delle conoscenze, integrando le varie discipline di studio. Un ambiente interattivo ottenuto dall’incontro tra il computer e la televisione. Si diventava così “attori” nel processo di conoscenza. Insomma conoscere era come “giocare” per scoprire. Era cominciato il gioco: “The Game”, appunto, quello che stiamo qui ancora a giocare.
“Un mondo nuovo”? Certamente “cose” di un mondo che soltanto venti anni fa, 1994 appunto, non esistevano: wikipedia, facebook, skype, youtube, pinterest, twitter, whatsup … inutile continuare. Un “mondo nuovo” pieno di nuovi strumenti che mancava, però, del necessario artefice principale: l’uomo. Non lo produsse chi se lo aspettava e lo sognò nel ‘68. Forse Baricco all’epoca ne fu giovane sognatore. Ne aveva l’età. All’uscita del libro, che continua ad essere ovviamente, e anche giustamente, nelle vette delle classifiche di vendite, non ha suscitato soltanto applausi ma anche qualche inevitabile “stroncatura”.
Se Alessandro Baricco ha fatto una magistrale lezione sia su Internet che sul Web, (è bene ricordare che non sono la stessa cosa!) pensando il tutto, in maniera ironica e provocatoria, c’è stato chi, invece, pensa che questo “gioco” non solo sia “inutile”, ma anche pericoloso. Stenio Solinas in un articolo sul libro, definito “stroncatura”, è convinto che il “game” non ci eviterà gli incubi del secolo scorso, quel Novecento terribile che già molti avevano descritto come l’avvento di “mondo nuovo”, quello alla George Orwell, Aldous Huxley, per intenderci, con lo strascico di tutti gli “ismi” possibili ed immaginabili che continuano ad affliggerci.
Il “Game” giocato da Baricco, secondo Solinas, può condurci e ben altro. Non conoscenza nè pace se all’orizzonte si annunzia l’arrivo di quello che può condurci al predominio dell’artificialità sull’umanità. Se il "movimento" è destinato a vincere sull’immobilità, il "liquido" sul solido, se la "realtà" verrà aumentata a piacimento, ci potrà essere il rischio di creare un oltremondo digitale frequentato da chi non ne ha uno suo, non ha una sua ragione, un suo perchè dello stare nel mondo reale, così com’è, senza “aumenti”.
Il rischio è quello di generare incubi con i relativi mostri. Alessandro Baricco non parla quasi mai di quella ancora oscura realtà che va sotto il nome di A.I. - Intelligenza Artificiale. L’invito rivolto ai giovani ad essere “aggressivi” non promette niente di buono oltre che di nuovo. I “mostri” non scompaiono con la tecnologia, anzi si rinnovano, capaci di evolvere in una realtà aumentata che non ha nulla di umano. E allora, tutto sarà per l’umanità, tranne che un “game”.

Published on November 01, 2018 09:05
October 29, 2018
L'algoritmo e la biblioteca

Sono 3242 i libri registrati ad oggi su GoodReads. L’algoritmo mi ricorda che ne ho letti 1414, me ne restano altri 1824. In lettura, al momento, ne avrei quattro. Un centinaio sono le etichette/tag che mi aiutano nella classificazione del libri. Ho scritto 563 recensioni, ho fatto 1244 valutazioni, la media dei giudizi è 3,99 su cinque stelle. Lo stesso algoritmo mi colloca al 107 posto come recensore in Italia. Il sistema mi ricorda anche ho scritto sei libri, sono bibliotecario di me stesso dal 2008, ho diversi seguaci e amici.
Non sono cifre notevoli ma aiutano a capire non solo chi sono, ma anche cosa faccio. In questo caso, quello che ho fatto negli ultimi dieci anni in questo spazio digitale. A questo serve un algoritmo. Vi assicuro che aiuta a mettere ordine nella mente e nella vita di chi è nato lettore, si crede scrittore, è diventato bibliofilo è finito bibliomane. Solo scrivendo si riesce a capire quello che si pensa. Sul sito ci sono visitatori di tutto il mondo che leggono, scrivono e interagiscono in tutte le lingue. L’inglese è ovviamente la lingua veicolare.
Ci sono gruppi di interesse e discussioni. Ogni iscritto nel momento in cui inizia ad inserire libri e scrivere recensioni diventa “bibliotecario” dei suoi libri. Il sistema gli offre uno spazio riservato per le sue scritture ed esperienze, per registrare e documentare i suoi interessi con citazioni, quiz, varietà, scrittura creativa, fotografie, eventi e contatti con lettori e scrittori, domande e risposte. Il sistema fornisce quotidianamente notizie e informazioni dal mondo dell’editoria internazionale per tutti i generi letterari.
Un blog permette di allargare interessi ed approfondimenti con interviste, proposte e scambi. Una caratteristica importante di questa biblioteca è la sua pagina iniziale, vera e propria porta di accesso al mondo dei libri. In essa converge sia la propria biblioteca che quella che conduce a quella degli altri. Scorrono continui aggiornamenti provenienti da ogni parte del mondo editoriale, un flusso continuo di novità ed interessi.
Libri che nascono come funghi, un bosco che diventa una selva nella quale è facile perdersi. Ma se sai modulare i tuoi interessi, troverai sempre l’algoritmo al tuo fianco pronto ad aiutarti e ricordarti quello che hai fatto, stai facendo e ti consiglia di fare. Leggere, leggere e poi ancora leggere. Ma non solo. Per poter leggere, dovrai acquistare. Qui entra in gioco la legge del mercato. Ne parlerò in un prossimo post.

Published on October 29, 2018 00:03
October 28, 2018
Review: Essere una macchina: Un viaggio attraverso cyborg, utopisti, hacker e futurologi per risolvere il modesto problema della morte

My rating: 4 of 5 stars
Questo è uno dei libri più scovolgenti che io abbia mai letto. Al titolo "Essere una macchina" segue il sottotitolo "Avventure tra "cyborgs", utopisti, pirati e futuristi per risolvere il problema della morte". Se non conoscete il termine inglese "cyborg" vi dirò subito che nel linguaggio della fantascienza, si intende un individuo umano al quale sono stati trapiantati membra o organi sintetici. Così siete sicuri di capire di cosa si parla in questo libro e in questo mio post. Io mi sono divertito a leggerlo, cercherò di farvelo piacere anche a voi. Desidero avvisarvi che tutti i nomi e i luoghi fatti in questo articolo sono facilmente rintracciabili in Rete ai link evidenziati per chi non volesse credere in cosa scrivo.
C'è un signore in America che si chiama Max More, è il titolare di una società di nome Alcor. Per 200 mila dollari ibernerna il vostro corpo in un liquido di nitrogeno e lo conserverà fino a quando la scienza non sarà in grado di riportarvi in vita. Tim Cannon è un programmatore di computer il quale ha inserito delle schede elettroniche nel suo braccio senza usare anestetici. Zoltan Istvan è stato un candidato alle recenti elezioni presidenziali fecendo campagna elettorale in una macchina a forma di bara.
Questi sono soltanto alcuni dei personaggi che Mark O' Connell, autore del libro, ha conosciuto e ha intervistato prima di scriverlo. Un libro sul transumanesimo, quel movimento che si propone di inserire nel corpo umano forme di tecnologia per prevenire l'invecchiamento e ogni eventuale causa di morte. Alla domanda di chi vuole farsi ibernare che chiede se potrà vivere mille anni, un addetto della società che risponde al nome di Aubrey de Grey, dice che le possibilità sono al 50/50. Tutto dipende dai finanziamenti futuri del progetto.
Chi scrive queste cose, l'autore del libro, non è uno qualunque, ma è un osservatore abbastanza attento e preciso, uno scrittore tanto scettico quanto inorridito e divertito nel raccontare le cose che ha visto e documentato in maniera tanto puntuale quanto sconvolgente. Dice spesso nel libro che quello che scrive non è soltanto la storia di persone che possono sembrare degli eccentrici o degli imbroglioni. E' gente spesso molto ricca ed influente nella società in cui vivono. Hanno scelto la filosofia del transumanesimo legandola a quella della fede nella tecnologia che si manifesta nella famosa Silicon Valley.
Peter Thiel ad esempio, è una di queste persone e non è uno qualunque. Tra le altre cose è co-fondatore di PayPal il famoso istituto di credito digitale internazionale, sostenitore di Facebook e finanziatore della campagna elettorale di Trump. Pompa milioni di dollari in una campagna che mira a prolungare la vita umana. Ritiene che il potere computazionale è destinato a dominare sempre di più la biologia, tanto da poter far diventare il mistero della morte un problema risolvibile come quello di un "bug" per il computer. Un "problema" risolvibile, la morte.
Ray Kurzweil, il mago della tecnologia di Google, quello che ingoia 150 pillole al giorno, in prevalenza vitamine, ha dichiarato all'autore del libro che se riuscirà a vivere 120 anni, potrà sperare di aumentare le sue conoscenze su come rigenerare le cellule del corpo umano che portano all'invecchiamento. Egli è anche il sostenitore e profeta della "Singolarità Tecnologica", quella teoria con la quale si pensa, per usare le parole di O' Connell, quando la IA (Intelligenza Artificiale) diventerà compatibile con il corpo umano.
Un evento questo previsto tra una decina di anni. Gli uomini saranno in grado, per mezzo della "singolarità", di "trascendere", superare i limiti biologici sia del nostro corpo che del nostro cervello. Saremo padroni del nostro destino. Avremo la morte in pugno. Google ha investito centinaia di milioni di dollari nella ricerca anti invecchiamento. Tutto però è strettamente segreto.
Sono diversi i multimilionari americani che credono e sperano di poter superare, con le possibilità che hanno a loro disposizione, di fermare l'invecchiamento e la prevista conclusione di tutto. Potrebbe esserci una soluzione tecnica, anzi tecnologica. Pensate ad esempio ad un problema di salute che avete con il vostro corpo. Bene. Nessuna preoccupazione. Sono in grado di fare l' "upload" della vostra mente e di quello che avete dentro la scatola del cervello. Iberneranno la vostra testa, quando sarà pronto l'automa, la impianteranno, scaricheranno il contenuto del cervello e potrete continuare a "vivere" con la vostra "mente" su di un robot. Insomma un "cyborg". Un caso limite? Non sembra. Questa è gente che è convinta di quello che fa. Dicono che ci riusciranno.
In “Essere una macchina” Mark O’Connell accompagna il lettore in un viaggio fantascientifico, eppure reale, alla scoperta del transumanesimo: tra impianti di crioconservazione, progetti di secessione dalla razza umana e definitiva sconfitta della morte. Superintelligenze di robot e flussi di informazione in comunione estatica con la tecnologia che ci fa diventare "transumani". Il libro analizza minuziosamente le idee e i presupposti incorporati in questi futuri possibili, che già strutturano il nostro presente. Tutto accade a Scottsdale, una città di 250.000 abitanti, nei pressi di Phoenix, Arizona.
C’è la sede di "Alcor Life Extension Foundation", una no-profit nata nel 1972 che fa ricerca nel campo della crionica. Alla Alcor, per 200.000 dollari, è possibile far conservare il proprio corpo in un "dewar"", “giganteschi thermos pieni di azoto liquido”, o più economicamente (80.000) la propria testa. I corpi, o le teste, sono considerati in sospeso, come nel Limbo, in uno stato intermedio tra la vita e la morte. Alla Alcor (dati al 31 agosto 2018) ci sono 161 pazienti, cioè corpi crioconservati. La Alcor è la manifestazione fisica del nucleo concettuale su cui si fonda il transumanesimo. Secondo O’Connell è “un movimento di liberazione che rivendica nientemeno che una totale emancipazione dalla biologia. Esiste una concezione alternativa, uguale e contraria, secondo cui questa liberazione sarebbe, in realtà, soltanto un asservimento alla tecnologia”.
Il Transumanesimo è un movimento fatto di anime diverse, legate da assunti comuni. Un punto fondamentale è la visione della mente umana, e della cognizione, nei modi del cognitivismo classico o del computazionalismo, nella versione di Marvin Minsky, per cui il cervello è una "meat machine", ua macchina fatta di carne. Esisterebbe una dicotomia tra mente e corpo, due entità distinte: l’una afferente alla sfera delle informazioni del cervello, quella spirituale, della coscienza, l’altra, la parte fisica, invece, sarebbe un semplice sostrato. L’io come un software che gira sull’hardware del cervello.
Da questa metafora, che O’Connell definisce metastasi, nasce l’idea di emulare la mente su un hardware diverso da quello del corpo fisico, con tutte le conseguenze del caso: l’abbandono di massa dai corpi biologici, l’immortalità dell’io o della sua copia digitale, dunque la sconfitta della morte (“La morte da questo punto di vista è un problema tecnico. E ogni problema tecnico presuppone una soluzione tecnica”), in una vera “secessione dalla razza umana”.
Ovviamente, l’aumento della potenza cognitiva della mente, non più limitata dalla capacità di calcolo della biologia, libera verso la Superintelligenza Artificiale (questa in realtà è una questione limitrofa, ma indipendente). I corpi e le teste mozzate a Scottsdale attendono il giorno in cui la loro mente sarà emulata su un nuovo corpo, convinti che la morte è un "errore biologico". Ho detto all'inizio che questo è un libro sconvolgente, forse il più sconvolgente che abbia mai letto.
Più passa il tempo, più leggo libri e più credo di sapere, e invece mi rendo conto di essere sempre più ignorante. Meno male che i libri mi fanno compagnia in questo viaggio nella conoscenza sin da quando ho imparato a leggere e scrivere nella tipografia di mio padre. Lui aveva nella sua piccola biblioteca di famiglia ""Il Mondo Nuovo" di Aldous Huxley pubblicato nella collana della Mondadori "La Medusa" nel 1932. Lui aveva 26 anni. Io avevo una quindicina di anni quando tentai di leggerlo e non ci capii assolutamente nulla. Non so cosa comprese lui, buona anima.
Se lo rileggo oggi e lo confronto con questo libro di Mark O' Connell, mi fa la stessa impressione di quando, oggi, leggo "L'Amante di Lady Chatterly" di D. H. Lawrence uscito nel 1928. Mi spiego: il libro di Lawrence fu messo all'indice, processato e condannato per tutte le oscenità possibili riguardanti il sesso. Quando lo rileggo oggi, dopo di avere letto quello che si scrive e si fa oggi con il sesso, a distanza di pochi anni, mi pare che Lady Chatterly sia stata una educanda.
Allo stesso modo, per quanto riguarda la scienza, e nella scienza il "sesso" continua ad avere la sua centralità, quando leggo il libro di Huxley e lo confronto con questo di O' Connell mi sembra un libro per bambini. Forse esagero. Io vi consiglio di leggere, anzi rileggere, questi libri e vi invito a riflettere su quanto e come il tempo sia il vero segreto nel quale è avvolto il mistero della nostra vita. Tutto scorre e tutto cambia. E son contento che le cose vadano in questa maniera. Voi no? Eppur si muove! "Come è umano Lei!", diceva Fantozzi.
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Published on October 28, 2018 22:20
October 27, 2018
"Panorami" di Gino De Filippo

"La biografia antologica di un uomo del Sud che si è fatto da sè. Un autodidatta nel senso pieno della parola, erede dell'antica tradizione etrusca osco-sarraste della Valle del Sarno. Gino De Filippo: manovale, muratore, imbianchino, carpentiere, disegnatore, progettista, ma anche scrittore, poeta, pittore e sopratutto "mastro" della parola. Un "artista" di quelli veri, senza scuole, accademie o salotti, estraneo alle cronache ed ai circoli chiusi. Solo la quinta elementare, ha frequentato la "scuola della vita" senza mai mancare all'appello, "Masta Gino" è andato alla ricerca del "segno" vero dell'esistenza. Questa è la sua storia, fatta di parole, disegni, pitture in un ambiente naturale che vive in una costante incertezza, tra antiche glorie del passato, momenti drammatici del presente e l'incertezza del futuro". Così scrissi nella presentazione di una antologia a lui dedicata una decina di anni fa. La si trova qui al link in lettura gratuita nella sterminata biblioteca di Internet Archive.
Il tempo per chi davvero sembra essere nato per scrivere, pur non avendo mai frequentato una scuola, non soltanto non si ferma mai, ma non lo si perde e lo si ritrova, quando meno te lo aspetti. Mettendo ordine tra i miei libri ho ritrovato un dattiloscritto di Gino intitolato "Trenda Sonette e 'llate ccose" una raccolta in vernacolo che mi dedicò nel mese di febbraio del 1992. Ricordo che gli avevo promesso che avrei trovato il modo di farlo stampare e pubblicare. Non mantenni la parola per varie ragioni, prima di tutto la difficoltà di trovare i fondi. Questa raccolta tutta in vernacolo, con una sua introduzione sulla realtà del dialetto, si sarebbe dovuta chiudere, per contrappeso, con questa lunga composizione in lingua inedita che qui di seguito pubblico. Si intitola "Panorami" e lascio ai lettori ogni giudizio di merito. Mi limito a dire che la composizione, a distanza di tempo, mantiene la sua genuina riflessione sulla realtà che il poeta Gino De Filippo ha sempre avuto per tutto l'arco della sua vita, vicino ormai ai suoi novanta anni.PANORAMI
IUn minuto, un'ora, un giorno,un anno ... No! Un'eternitàl'ala ferita della farfalla;un'eternità l'esilio, il freddoe il silenzio mio, tuo ...Altri cantano gloriedi bandiere gialle. Torneranno,e non sarò io, nè tu,ma sempre altri a sederenel centro del solee fare loro il mondo.
IIPapa padre, Papa figlio;Ministri e Sacerdoti ...ma soltanto il sacrestanosuona campane a morto.Pellicce benedette, gioielli ...oro di sangue puro!Altri parlano di guerre,già combattute e perdute;da combattere e perdere.
IIIUn bosco di silenzio la quercia.Salici e pioppi di lunefra nevrasteniche sere senza fine.Frammenti di pensieri,e si muore col sasso in boccaa mezza voce fra le rive!Le finestre eccellentidominano piazze e fontane.
IVIl sole sta lontano.Il vento apre cieli di nuvole:tempo di grandineper me, per te e non altri.Veli di nebbia le antiche sposee sogni lacerati ...Sono flauti di piombo e fuocoa vestire di festa il morto;a spogliare il mare e le sirene.
VSono falco e formica.Sono fiume silenziosoche scava sotto la culla;nel segreto d'altra luceo di stagioni a venire.Tu metà uomo metà bestianell'agguato di sempre;nel tempo che consumale ore non vissute ...
VIIl cielo è ferito.Il mare giace senza giornidi festa nè gabbiani.Mormora la risaccadove antichi sorrisipiantarono stelle d'incenso,d'oro e mirra.Altri varcano i desertisenza trovare il cammino;vanno, nel grande lago,quasi sperduti, a seminarepromesse già svanite.
VIIEssere suono, canto, fiore,velo di sposa o cascatadi stelle. Andare col ventoper larghe valli e maridove mille cuori apertiattendono l'attesa. Ma tunon canti, nè tendi manial rarefatto aprile; agli occhiancor più vuoti del presente.
VIIICambiano volto le statue.I quadri e le poesiestanno fuori dal paesaggio;dai verdi voli, i teneriprati all'imbrunita sera.Tu nascondi le oredove Ponente di secolicon mille luci vestìaltri mattini a festa.
IXSarò soltanto un numero;un'ombra sospesa nel buio:nel buio che uccide prima del sogno,come altri, ancora altrie altri ancora ...Nel presente vuotofantasmi stranierivestiti a festa suonanomusiche pazze di fredde luci.
XNere e affamate le navie le roulotte bruciano i santi;da Levante a Orientealtari imbanditi ...morti acerbe per me, per tee non altri nel ricambio.Magia di secoli rifatti,di vecchie strofe doratee sermoni di naftalina.
XIQuante storie incompensibilinomi impropri trovatifra malora e malore ...e il mondo invoca Ministri,guerrieri corazzati e imperiprivi di saggezza.Ma i Prèsidi sono assentidurante lo sciopero, i libridi storia non storiasono rottura concettualefra papaline e stripalla Bocconi e all'asilo nido.
XIISono uguali i giornie il canto della civetta;i campanili e le darsene,come il giorno del sabato,di fine mese, fine anno.Le rotative maldestresegnano vessilli e medaglie;Faraoni e Sacerdoticavalcano amore e odio.
XIIINel cerchio quadratosta il cubo, il triangolo e il rombo.Tutto è Babele! E vasperduto nella nebbiala genesi e il dopo.Una fede sospesa vacillameridiani e paralleli:un rincorrere dei padrinell'impura, lunga notte.
XIVRifatela la storia,senza magia di cabala!La madre degli eroiha occhi profondi;nella chioma biancale ferite e la sconfitta.Abbattete simulacri e sciamani:falsi figli del tempo, costruttori di sogni infami.
XVRoma muore e Roma rinasce.Quante Roma nel mondopiantano croci e allori;quanti martiri e vedovevestono secoli d'attesa.Domani, altro giorno vissutodi sogni nel sogno ...e saranno pochi a urlare,gli altri sono assenti.
XVIVorrei essere tutto e niente:sole, pioggia, amore, odio,gioia, dolore, guerra e pace.Ma i giorni sono corti e traditi;sono piaga del cielo,ferita della terra ...come il mare di pietrache non risacca.Vorrei essere altro giornonel tetto della sera,ma per voler di Diosono soltanto io.
dicembre/gennaio 1991/92

Published on October 27, 2018 09:43
October 22, 2018
La vita in un minuto su Internet

IN UN MINUTO ecco quello che succede su Internet: 973 mila accessi, 18 milioni di messaggi di testo inviati, 4,3 milioni di video visti su youtube, 375 mila app scaricate, 481 mila tweets, oltre un milione di copie effettuate, 175 mail inviate, 936 mila siti visitati, 38 milioni di messaggi whatsup, 862,823 dollari spesi, 25 mila immagini su instagram, 266 mila ore di netflix, 3,7 milioni ricerche. Tu che leggi, cosa hai fatto? Non so se vi rendete conto di quello che questo grafico, del tutto affidabile, documenta. State sicuri che ogni momento che passa, i dati sono in continuo aumento. Tutto scorre e tutto cambia.
Una condizione umana umana tanto antica, quanto poco compresa. Mi vien voglia di chiedere che fine faccia l'attenzione di chi è costretto a navigare in questo imponente flusso di informazioni. Il fatto è che tutti siamo costretti ad affrontarlo, ad immergerci e cercare di navigarlo nel modo più sicuro e proficuo possibile. Tutti, anche chi in ogni modo cerca di difendersi dai gorghi di questa inarrestabile corrente che ci contiene e ci trascina. Ma siamo davvero attenti a quello che ci succede quando siamo in Rete? Siete sicuri di essere capaci di arrivare a leggere questo post sino alla fine? Di mantenere ferma e costante l'attenzione a quello che sto per scrivere e che voi state per leggere? Siete fisicamente e mentalmente capaci di non lasciare questo blog e entrare su Facebook, YouTube o Instagram, o a rispondere a quel tweet su WhatsUp e leggere le ultime news? Riuscirete a non rispondere a quei continui avvisi in chiaro e in sonoro che lampeggiano sul vostro pc, cell o ipad?
Lo sapete che è nata in proposito un nuovo tipo di "economia" chiamata in inglese "attention economy" o anche "ecologia dell'attenzione". Lo sapete che c'è gente che trascorre decine di ore di fronte allo schermo, non solo per lavoro, ma sopratutto per passare il tempo? Il tutto per attirare la nostra attenzione per le ragioni più svariate e diverse. Nel momento, però, in cui attirano la nostra attenzione, ce la distruggono anche. Lo fanno intenzionalmente, perchè devono competere con milioni di altri soggetti i quali fanno la stessa cosa contemporaneamente. L'attenzione distrugge mentre vuole creare l'attenzione. Ecco perchè si può parlare anche di "ecologia della mente".
Il bombardamento delle informazioni è diretto appunto ad essa, invitandoci a leggere, ascoltare, reagire, rispondere, replicare. E' tutto un mondo che ci chiama, anzi tutto IL MONDO nel suo continuo divenire, il più grande palcoscenico umano che sia mai stato creato. L'attenzione stimola, provoca, opprime, annienta la stessa attenzione invitandola a partecipare. Come? Potrà/saprà mai la mente umana affrontare questi inviti in maniera ordinata? Gli stimoli sono tanti, almeno quante sono le possibilità di rispondere e reagire. Qui è in agguato quello che viene chiamato il "multitasking". La possibilità di dare molte e diverse risposte, anche a stimoli chiaramente inutili che possono rivelarsi poi anche nocivi e pericolosi. Perdiamo così la capacità di mettere a fuoco nel modo migliore la nostra attenzione verso tutto ciò che è importante e necessario. Nello stesso tempo, non riusciamo più a registrare la nostra memoria che da residente diventa liquida ed evanescente.
Un ultimo esempio dei gravi rischi ai quali stiamo andando incontro riguarda la politica, ovvero il modo in cui ogni giorno i media sono utilizzati per veicolare le informazioni, attirando l'attenzione degli interessati. Un tempo esistevano i partiti, i giornali di partito, le agenzie di stampa di partito. Nelle sedi opportune si elaboravano progetti, intenzioni e programmi. Oggi esiste la piazza digitale, le piattaforme, i protagonisti comunicano direttamente il loro messaggio usando i vari media, indirizzando il loro messaggio non solo al suo elettore ma a tutti. La platea digitale prepara quella reale che dovrà confermare il messaggio prodotto nell'istante in cui l'evento è accaduto ed è diventato messaggio trasmesso. Mai nella storia dell'umanità gli uomini hanno avuto la possibilità di avere in un minuto tutto quello che può accadere in una vita.

Published on October 22, 2018 08:50
October 17, 2018
Review: L'arte di conoscere se stessi. Pensieri
L'arte di conoscere se stessi. Pensieri by Marcus AureliusMy rating: 5 of 5 stars
“Incontrerò un ficcanaso, un ingrato, un prepotente, un imbroglione, un invidioso, un egoista. Ebbene, quelli si comportano così perché non sanno cosa siano il bene e il male. Ma io, che ne conosco la natura e so che il bene e il male corrispondono rispettivamente al bello e al brutto sul piano morale, che da lì derivano i nostri errori e che chi sbaglia è un mio parente – non perché provenga dal mio stesso seme e abbia il mio stesso sangue, ma perché compartecipe di una medesima mente o particella divina – non posso ricevere alcun danno da loro, poiché nessuno di essi potrà coinvolgermi in azioni disoneste, così come io non posso adirarmi con un mio parente o provare odio per lui. Tutti, infatti, siamo nati per aiutarci vicendevolmente …”
Sotto una tenda, sulle rive del fiume Granua, un affluente del Danubio, l’Imperatore Marco Aurelio scrive il suo diario dopo essersi levato all’alba. Come si fa a non essere colpiti da pensieri di questo genere a distanza di circa duemila anni? Inizio a leggere questo libro e non mi rendo conto di come non lo abbia fatto prima.
Tra tanti libri inutili, perduti e dimenticati, questo è senza dubbio uno di quelli che resta nella mente per sempre. Marco Aurelio ci invita a praticare quella filosofia che poi sarebbe diventata famosa sotto il nome di Stoicismo. Non scriveva contro i suoi simili o contro qualcosa. Al contrario, scriveva a se stesso su come pensare, su come vivere, sulle cose per le quali doveva essere grato durante la giornata. Insomma un vero re e filosofo.
Se andiamo qualche centinaio di anni indietro a lui, troviamo un altro stoico che faceva la stessa cosa. Si chiamava Seneca, drammaturgo, intellettuale, scrittore, un moderno “powerbroker”, mediatore politico ed intellettuale alla corte di Nerone. Faceva sentire la sua presenza a sera, quando esaminava gli accadimenti della giornata. Era solito passare in rassegna comportamenti idee e azioni, se ci si fosse comportati in maniera corretta su quanto fatto o si dovesse fare per migliorare se stessi e gli altri.
Rivedere il passato per costruire il futuro. Un altro soggetto simile fu Epitteto, uno schiavo che non ebbe una vita simile a quella di Seneca o Marco Aurelio, ma che non mancò mai di invitare i suoi studenti nei suoi famosi “Discorsi” a seguire gli insegnamenti sia di Seneca che di Marco, leggerli ad alta voce, trascriverli e discuterli con gli altri.
Ho scoperto che lo Stoicismo, diversamente da tante altre filosofie, non cerca di dare un senso, un significato all’universo, alla nostra vita. Non cerca soltanto di dare una o più risposte alle tante domande che gli uomini si pongono sin da quando si affacciano alla finestra sul mondo. Lo Stoicismo, nasce dai Greci, viene perfezionato dai Romani per cercare di dare una pratica di vita possibile in un mondo sempre più confuso e confusionario.
Non solo insegnamenti, ma comportamenti, sistemi per eliminare la paura, pensieri negativi, elaborare modi e comportamenti per offrire resistenza a tentazioni, colonne in momenti difficili. In breve, lo Stoicismo non lo si insegna, nè lo si impara o lo si legge come in un libro. E’ “qualcosa” che può diventare una "idea di vita".
Marco Aurelio diede al libro dei suoi pensieri il titolo di “Meditazioni”, meditava con se stesso mentre scriveva e da se stesso si aspettava la risposta. Alla stessa maniera faceva Seneca nelle sue lettere scritte ad altri, ma in effetti a se stesso. Così Epitteto che sopravvive nei suoi appunti, consigli diretti al suo allievo Ariano. Ogni giorno, chi decide di capire se stesso attraverso gli altri, scegliendo e decidendo di assumere un comportamento stoico, si porrà delle domande alle quali dovrà dare una risposta.
Dopo circa venti anni che scrivo su questo mio blog, mi sono accorto che lo Stoicismo è una idea di vita. Con migliaia di post che ho scritto in tutti questi anni, ho cercato di dare un senso a quello che penso e faccio, capire quello che fanno gli altri, lasciando una traccia digitale. Continuerò a farlo ogni giorno rispondendo alle varie domande che il destino mi pone, a volte dando una risposta, altre volte no.
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Published on October 17, 2018 03:03
October 16, 2018
Stoicismo, ovvero "Un'Idea di Vita"

“Incontrerò un ficcanaso, un ingrato, un prepotente, un imbroglione, un invidioso, un egoista. Ebbene, quelli si comportano così perché non sanno cosa siano il bene e il male. Ma io, che ne conosco la natura e so che il bene e il male corrispondono rispettivamente al bello e al brutto sul piano morale, che da lì derivano i nostri errori e che chi sbaglia è un mio parente – non perché provenga dal mio stesso seme e abbia il mio stesso sangue, ma perché compartecipe di una medesima mente o particella divina – non posso ricevere alcun danno da loro, poiché nessuno di essi potrà coinvolgermi in azioni disoneste, così come io non posso adirarmi con un mio parente o provare odio per lui. Tutti, infatti, siamo nati per aiutarci vicendevolmente …”Sotto una tenda, sulle rive del fiume Granua, un affluente del Danubio, l’Imperatore Marco Aurelio scrive il suo diario dopo essersi levato all’alba. Come si fa a non essere colpiti da pensieri di questo genere a distanza di circa duemila anni? Inizio a leggere questo libro e non mi rendo conto di come non lo abbia fatto prima.
Tra tanti libri inutili, perduti e dimenticati, questo è senza dubbio uno di quelli che resta nella mente per sempre. Marco Aurelio ci invita a praticare quella filosofia che poi sarebbe diventata famosa sotto il nome di Stoicismo. Non scriveva contro i suoi simili o contro qualcosa. Al contrario, scriveva a se stesso su come pensare, su come vivere, sulle cose per le quali doveva essere grato durante la giornata. Insomma un vero re e filosofo.
Se andiamo qualche centinaio di anni indietro a lui, troviamo un altro stoico che faceva la stessa cosa. Si chiamava Seneca, drammaturgo, intellettuale, scrittore, un moderno “powerbroker”, mediatore politico ed intellettuale alla corte di Nerone. Faceva sentire la sua presenza a sera, quando esaminava gli accadimenti della giornata. Era solito passare in rassegna comportamenti idee e azioni, se ci si fosse comportati in maniera corretta su quanto fatto o si dovesse fare per migliorare se stessi e gli altri.
Rivedere il passato per costruire il futuro. Un altro soggetto simile fu Epitteto, uno schiavo che non ebbe una vita simile a quella di Seneca o Marco Aurelio, ma che non mancò mai di invitare i suoi studenti nei suoi famosi “Discorsi” a seguire gli insegnamenti sia di Seneca che di Marco, leggerli ad alta voce, trascriverli e discuterli con gli altri.
Ho scoperto che lo Stoicismo, diversamente da tante altre filosofie, non cerca di dare un senso, un significato all’universo, alla nostra vita. Non cerca soltanto di dare una o più risposte alle tante domande che gli uomini si pongono sin da quando si affacciano alla finestra sul mondo. Lo Stoicismo, nasce dai Greci, viene perfezionato dai Romani per cercare di dare una pratica di vita possibile in un mondo sempre più confuso e confusionario.
Non solo insegnamenti, ma comportamenti, sistemi per eliminare la paura, pensieri negativi, elaborare modi e comportamenti per offrire resistenza a tentazioni, colonne in momenti difficili. In breve, lo Stoicismo non lo si insegna, nè lo si impara o lo si legge come in un libro. E’ “qualcosa” che può diventare una "idea di vita".
Marco Aurelio diede al libro dei suoi pensieri il titolo di “Meditazioni”, meditava con se stesso mentre scriveva e da se stesso si aspettava la risposta. Alla stessa maniera faceva Seneca nelle sue lettere scritte ad altri, ma in effetti a se stesso. Così Epitteto che sopravvive nei suoi appunti, consigli diretti al suo allievo Ariano. Ogni giorno, chi decide di capire se stesso attraverso gli altri, scegliendo e decidendo di assumere un comportamento stoico, si porrà delle domande alle quali dovrà dare una risposta.
Dopo circa venti anni che scrivo su questo mio blog, mi sono accorto che lo Stoicismo è una idea di vita. Con migliaia di post che ho scritto in tutti questi anni, ho cercato di dare un senso a quello che penso e faccio, capire quello che fanno gli altri, lasciando una traccia digitale. Continuerò a farlo ogni giorno rispondendo alle varie domande che il destino mi pone, a volte dando una risposta, altre volte no.

Published on October 16, 2018 08:54
MEDIUM
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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