Emanuela Navone's Blog, page 10
September 26, 2021
4 pratiche di self-marketing da evitare

Autopromuoversi, soprattutto per uno scrittore self, non è facile.
Occorrono una strategia e tanta, tanta pazienza.
E soprattutto vanno evitate alcune pratiche fastidiose e deleterie.
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"book chapter six","orientation":"0"}" data-image-title="nature-grass-leaf-green" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Kaboompics .com on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." loading="lazy" width="1170" height="780" src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="book chapter six" class="wp-image-8090" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" data-recalc-dims="1" />Photo by Kaboompics .com on Pexels.comSPAM a rafficaChi non ha mai fatto SPAM? Su, so che anche tu ci sei cascato, di tanto in tanto.
Soprattutto quando le vendite latitano, si è sempre tentati di dare una spintarella al proprio libro e mostrarlo di qua e di là.
E allora, soprattutto sui social, via di post del proprio libro con link ad Amazon! Dappertutto, su qualsiasi gruppo siamo iscritti, perfino tramite chat privata a qualsiasi persona sia tra i nostri “amici”.
Per non parlare delle newsletter: ti è mai capitato di ricevere da quattro o cinque contatti diversi (che però si riferiscono a una e soltanto una persona) un’email promozionale di un libro? A me sì.
Purtroppo, una pratica di questo tipo non solo è fastidiosa, ma non porta quasi mai a risultati certi. Un post su un social con soltanto il link d’acquisto non viene nemmeno visto da chi “scrolla”, e le mail di mera pubblicità vengono subito cestinate.
Promuovere i propri libri sui social o tramite newsletter è utile, ma soltanto se si usa un certo criterio.
Autocelebrazioni? No, grazieCome ha scritto Rodolfo Monacelli nel suo post, è inutile creare un sito internet e usarlo solamente per glorificare se stessi e il proprio libro.
Lo so, per te il tuo libro è il più bello di tutti: in fondo, come mi piace dire, ogni libro è come un figlio per il proprio autore, e i nostri figli non sono forse i più belli?
Troppa autocelebrazione però non fa bene: il lettore potrebbe alla lunga annoiarsi, e poi infastidirsi. O arrabbiarsi.
Cavolo, lascialo decidere a me se il tuo libro è bello o no!
Quindi: parlare del proprio libro… certo che sì, ma senza gonfiarsi troppo, a mo’ di pavone.
Lo leggi, lo leggi, è vero che lo leggi?A ogni blogger è capitato più di una volta: lo scrittore che ti chiede una recensione, spesso ti impone la lettura del suo libro, e poi non passa giorno che non ti scriva se questo libro lo hai letto.
Oppure scrittori che contattano altri scrittori chiedendo (imponendo) la lettura del proprio libro, così, per sapere cosa ne pensi.
Anche in questo caso, mai obbligare nessuno.
Una volta mi è capitato che mi inviassero la copia cartacea a casa, senza che peraltro lo avessi chiesto, per poi arrabbiarsi perché non l’avevo letto, visto che i soldi per spedirmelo ce li avevano messi loro. Se volete, 1,30 euro di piego ve li do, eh!
Che sia uno scrittore, un blogger o chicchessia, se accetta di leggere il tuo libro lo farà, con i suoi tempi e senza che glielo ricordi tutti i giorni.
E compralo!Questo capita soprattutto alle fiere: scrittori che quasi ti obbligano ad acquistare il loro libro, e se non lo fai sono anche capaci di mandarti a quel paese (un po’ come chi ti ferma per strada per venderti qualcosa e lo schivi; la maggior parte delle volte a me hanno mandato a f… così, tanto per simpatia).
Ho il ricordo memorabile di una fiera in cui un autore mi ha accalappiata e mi ha messo in mano il suo libro. Voleva a tutti i costi che glielo comprassi. Io sono scappata.
Quando un lettore è interessato al tuo libro, lo compra senza che tu debba obbligarlo. Certo, è sempre bello raccontargli qualcosa e invogliarlo, ma fidati: se ha l’intenzione lo acquista. Se non ce l’ha, passa oltre anche se sei stato per un’ora a cianciare.
Queste sono soltanto quattro delle pratiche più deleterie per promuovere il proprio libro. Occorre invece un piano editoriale molto accurato e affidabile, che porterà i propri frutti. Tu come promuovi il tuo libro? Scrivilo nei commenti!L'articolo 4 pratiche di self-marketing da evitare proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
September 22, 2021
Recensioni del passato: “Un bacio al faro di luna” di Sonia Sottile

Siccome sto per cancellare il mio vecchio blog, “L’antico calamaio”, e non voglio perdere le recensioni lì presenti, ho deciso di riproporre le migliori qui.
Spero sia un modo per stuzzicare la tua curiosità e spingerti ad acquistare quello che per me è stato davvero un libro che ha meritato di essere letto.
Oggi propongo la mia recensione di Un bacio al faro di luna di Sonia Sottile.
Che cosa succede quando per tutta la vita sei stato vincitore, senza riserve, e poi, proprio nell’occasione di una vita, il fallimento ti si apre in tutto il suo squallore?
Rachele dovrà scoprirlo sulla sua pelle, dovrà ritrovare la rotta della sua vita e quando l’oggetto della sua rovina entrerà prepotentemente nel suo quotidiano, un duello tra la ragione, il cuore e altri sentimenti scoppierà nel suo Io interiore.
Un viaggio emozionale e a tratti ironico dall’Italia alla Francia, per capire che gli errori a volte non possono essere corretti; un week-end di piacere unirà Rachele all’imprenditore francese Jorge Etienne Picard per la vita, in un amore puro e travolgente, come pochi se ne vedono.
La convinzione di aver trovato il grande amore della sua vita sarà sufficiente per sconfiggere orgoglio e pregiudizio?
Per amore si è veramente disposti a fare di tutto. Anche lasciar perdere ogni cosa per seguire un quasi perfetto sconosciuto in un’avventura degna di qualsiasi storia romantica. È questo che succede a Rachele Dorna, giovane donna in carriera. Non conosce la parola sconfitta; o, almeno, non l’aveva mai conosciuta. Purtroppo, dopo il fallimento in un importante concorso, Rachele sente che la sua vita si è completamente scombussolata. In più, l’incontro con l’enigmatico Jorge Etienne Picard complica non di poco la situazione della ragazza, che non ha mai voluto impegnarsi con nessuno e si ritrova, improvvisamente, innamorata persa. Un colpo di fulmine dei più classici. Ma, come si chiede l’autrice, è più importante l’amore o la carriera?
Un libro che mi ha colpita nel profondo, quello di Sonia. Ho faticato a ingranare all’inizio, trovando un po’ confusionaria tutta la vicissitudine che porta Rachele a conoscere il bel Etienne. Col senno di poi, però, penso che questa presunta confusione non sia un errore, bensì un metodo di narrazione voluto e cercato, che vuole contemporaneamente ingannare il lettore e renderlo partecipe dello stato d’animo della protagonista. Anche noi, pertanto, ci troviamo immersi in un coacervo di emozioni, pensieri sconclusionati, deliri molto adolescenziali ed emozioni represse a stento. Col lo svolgersi della narrazione, il tono diventa molto più pacato: Rachele accetta questo sentimento devastante provato per Etienne e comincia a porsi domande più serie. Chi è lui? Perché si comporta in un certo modo? Che cosa nasconde? Che cosa prova davvero lei, per lui?
L’avventura che la porterà in un magico faro durante una tempesta sarà quasi il coronamento di una storia d’amore destinata a durare per sempre. Il romanzo, sotto questo punto di vista, sembra una comunissima storia d’amore molto “love lasts forever”, senonché, l’autrice, molto astutamente, decide di nuovo di stravolgere le carte in tavola, e ci regala un cambio di rotta degno di qualsiasi artista della penna. Ed è proprio questo susseguirsi di colpi di scena, compreso il finale, che fa del libro un piccolo romanzo che consiglio a tutti.
Degno di nota è anche la scrittura di Sonia, molto graffiante, con quel tocco di ironia che spesso smorza situazioni che forse sarebbero diventate troppo melense sotto un’altra penna. Insomma, “Un bacio al faro di luna” è un romanzo che consiglio a tutti, di un’autrice ai suoi primi passi nel panorama editoriale, ma che certamente non deluderanno il pubblico.
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September 18, 2021
Come promuovere un libro su internet: guida passo passo

** Guest post a cura di Rodolfo Monacelli – Vendere un libro **
Uno scrittore, non appena ha messo la parola “Fine” al suo testo, pensa che il suo lavoro sia finito. In realtà, non è neanche a metà del suo lavoro perché deve iniziare a pensare come promuovere il suo libro.
Anzi, per essere precisi, deve rivolgersi a un editor per la correzione del testo e a un grafico per la copertina e l’impaginazione.
Ma torniamo al tema principale di questo articolo, la promozione del tuo libro.
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"white notes beside a pencil on brown wooden surface","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-733854" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Tirachard Kumtanom on Pexels.com
" data-medium-file="https://i1.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i1.wp.com/www.emanuelanavone...." loading="lazy" width="1024" height="684" src="https://i1.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="white notes beside a pencil on brown wooden surface" class="wp-image-6847" srcset="https://i1.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i1.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i1.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i1.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i1.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w, https://i1.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w" sizes="(max-width: 1024px) 100vw, 1024px" data-recalc-dims="1" />Photo by Tirachard Kumtanom on Pexels.comEsistono diversi tipi di promozione…… da quella tradizionale (le presentazioni in televisione, le interviste in radio e in televisione, i comunicati stampa) a quella su Internet, e dovrebbero essere utilizzate entrambe integrandole.
In questo articolo, però, parleremo soltanto della seconda (quella su Internet) perché di più facile accesso per uno scrittore esordiente.
Anche la promozione sul web, in realtà, però, soprattutto se non lo hai mai fatto, è molto complessa e non può esaurirsi solo in un articolo.
Cercheremo, quindi, di darti le basi per iniziare a capire come promuovere un libro sul web, senza errori e in modo veloce.
Passo 1: apri un Blog per comunicare con i tuoi lettoriPrima ancora di cominciare, la cosa che devi imparare è che la promozione del tuo libro non vuol dire una vendita diretta. Per fare questo, ti basterebbe mettere il link di Amazon (ma fare questo non ti ha portato molti risultati, vero?).
Promuovere un libro vuol dire, invece, comunicare il valore del tuo libro alle persone che possono essere interessate ai tuoi contenuti. E il primo passo per farlo è aprire un blog.
Mi raccomando, però, ti consiglio di non farlo con blog gratuiti tipo blogspot ma, invece, acquistare un dominio e un hosting (ve ne sono anche alcuni molto economici) e utilizzare la piattaforma WordPress.
Una volta creato il tuo blog dovrai inserire i tuoi contenuti. Cerca di pubblicare il più possibile, almeno un articolo a settimana.
Anche in questo caso, non pubblicare articoli su articoli su quanto è bello il tuo libro, ma fallo in maniera indiretta.
Potresti, per esempio:
Scrivere articoli sul tuo processo di scritturaSe hai scritto un romanzo, parlare di cosa vuoi comunicare attraverso il tuo romanzoSe hai scritto un libro di formazione, le storie dei tuoi clientiParlare di argomenti di cronaca collegati all’argomento del tuo libroInsomma, hai capito…
Mi raccomando, però, ogni articolo del tuo blog deve sempre avere un invito all’azione, un pulsante che indirizzi le persone alla pagina di vendita del tuo libro o, ancora meglio, a una pagina web dove scaricare l’anteprima del tuo libro in cambio della mail.
Passo 2: come promuovere un libro attraverso l’eMail MarketingPur essendo fondamentale, il blog manca di un passetto: non sarai tu a decidere quando le persone andranno a leggere i tuoi articoli.
Saranno, invece, gli utenti a deciderlo, perché magari si sono salvati il tuo sito tra i preferiti o perché lo trovano attraverso una ricerca su Google.
Attraverso l’email marketing sarai tu, invece, a inviare contenuti via mail a utenti che si sono volontariamente iscritti alla tua mailing list e quindi, teoricamente, sono interessati a ciò che pubblichi.
Chiaramente non avrai mai percentuali del 100% di apertura delle tue email, ma più i contenuti saranno interessanti, più gli oggetti della mail sono accattivanti, e più questa percentuale sarà alta.
Anche qui, come nel caso del blog, non dovrai inviare soltanto mail di vendita del tuo libro (altrimenti gli iscritti si cancelleranno come se non ci fosse un domani), ma devi cercare di inviare loro un buon mix tra contenuti di qualità e utili (60-70%) e di vendita (30%).
Attenzione però: per promuovere il tuo libro attraverso la tua mailing list non dovrai inviare una mail a ogni singolo utente (immagina di raggiungere migliaia di iscritti…), ma attraverso degli strumenti online che si chiamano Autorisponditori.
Ve ne sono tantissimi, da Mailchimp a Get Response, anche se personalmente io utilizzo e ti consiglio Active Campaign.
Passo 3: promuovi te stesso e il tuo libro sui Social NetworkOggi è il regno dei social network, inutile negarlo o rifiutarlo. È una realtà, che piaccia o meno. E sono strumenti straordinari per promuovere un libro.
Con i social network infatti puoi trovare persone interessate agli stessi contenuti del tuo libro. Per esempio, se tu avessi scritto un romanzo d’amore andresti a parlare solo interessate a quel genere.
Inoltre, sui social puoi creare delle vere e proprie community come ho fatto io con quella di Vendere un libro.
Ricordati però che purtroppo i social non sono gratis, e quindi dovrai prevedere un budget da investire nella pubblicità.
Altro elemento importante, a proposito dei social network, è che devi scegliere dove essere presente. I social, infatti, sono tantissimi (Facebook, Instagram, Tik Tok, Linkedin, eccetera) e tu devi essere presente dove sta anche il tuo pubblico.
Quindi, se hai scritto un romanzo potresti scegliere di stare sui social più generalisti come Instagram e Facebook. Se hai scritto, invece, un libro di formazione per professionisti e imprenditori, il social ideale sarebbe certamente Linkedin.
Cosa ne pensi? Pensi di iniziare a promuovere il tuo libro su Internet? Commenta qui sotto se hai qualche domanda.
Mi chiamo Rodolfo Monacelli e mi occupo da più di dieci anni di Marketing Editoriale, Editoria, Comunicazione e Marketing e, dopo numerose esperienze con varie case editrici, ho deciso di aprire questo sito rivolto a tutti quegli scrittori e autori emergenti o che hanno pubblicato il loro libro con il Self Publishing.
Ecco i miei contatti:
Sito web: www.vendereunlibro.com
Community vendere un Libro: www.rodolfomonacelli.com/community
Instagram: https://www.instagram.com/vendereunlibro/
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September 14, 2021
E io non pago!

Articolo spinoso e difficile per me da scrivere, perché va a toccare argomenti che si spera mai di affrontare. Eppure.
Come comportarsi quando il committente, in questo caso uno scrittore, decide di non volerti pagare?
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"red lights in line on black surface","orientation":"0"}" data-image-title="structure-light-led-movement-158826" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Pixabay on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." loading="lazy" width="1170" height="784" src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="red lights in line on black surface" class="wp-image-8068" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" data-recalc-dims="1" />Photo by Pixabay on Pexels.comScrittore non paganteIn qualsiasi attività c’è sempre chi, quando arriva il momento, non tira fuori il portafogli e puff, diventa uccel di bosco.
Non vorresti mai che capitasse a te, ma ahimè, può succedere. Anche nei lavori di editoria come editing, grafica, promozione.
Sebbene sia più frequente leggere e sentire di editori truffaldini che si prendono i tuoi soldi e spariscono, o che non pagano le tue royalties, fidati che capita anche che sia uno scrittore a non pagare un professionista dell’editoria, per un lavoro di editing, di grafica, di promozione. A volte non ne ha le possibilità, ma altre è semplicemente uno dei tanti furbetti che purtroppo ci tocca incontrare.
Mi è capitato rare volte, per fortuna, ma ogni volta è uno stillicidio: richieste, altre richieste, messaggi, chiamate, minacce… ma niente: se non ti vogliono pagare non c’è verso. E nemmeno ricorrere all’avvocato: spesso il compenso non copre nemmeno le spese legali.
Come riconoscere uno scrittore non paganteIl leitmotiv è spesso identico, com’è identica la carta di identità di queste persone.
Per prima cosa, ti riempiono di chiacchiere vuote: faremo qui, faremo là, vedrai che la nostra collaborazione avrà lunga vita, saremo una squadra fortissimi. Per poi magicamente sparire al momento di sganciare il denaro.
Oppure adducono a scuse tra le più improponibili, partendo dal classico “è un periodo no, scusami” per arrivare a quelle più fantasiose: “Sai, mia moglie è incinta” (giuro, mi è capitato!).
Oltre spesso a perdere i soldi, perdi anche del gran tempo dietro queste persone, e ti domandi: ma perché non ho detto di no subito?
Un altro aspetto che accomuna gli scrittori non paganti è il tipico mugugno alla genovese che però nasconde un’intenzione insidiosa ma ben precisa: arrivare a dirti che il tuo lavoro non è stato fatto bene (sulla base delle loro personalissime idee) e quindi non ti verrà pagato nulla.
Un po’ come farsi curare una carie, poi il dente va in necrosi e rivogliamo i soldi indietro perché è colpa del dentista.
Come difendersi?Il professionista ha in mano molte carte da giocare, quindi ti tranquillizzo da subito.
Per prima cosa, anche prima di stipulare contratti e fare la fattura, è obbligatorio chiedere un acconto, o se la cifra è bassa il pagamento anticipato: se lo scrittore non paga, il lavoro non inizia.
Se invece sei un tipo fiducioso e speri sempre nella bontà delle persone (o piuttosto nella loro professionalità), e preferisci essere pagato alla fine (non te lo consiglio, esperienza personale), allora un contratto di collaborazione o una fattura ti saranno di aiuto in caso di mancato pagamento.
Il tuo commercialista o il tuo avvocato sapranno consigliarti al meglio il contratto giusto per te; in ogni caso, anche in sua assenza, una regolare fattura è un documento validissimo per avviare un’azione di recupero crediti.
Spesso, purtroppo, il cliente non pagante deve anche una somma di denaro davvero irrisoria (lavoretti che magari richiedono poco tempo), ed è snervante dover intraprendere azioni legali e magari rimetterci anche.
Si può quindi tentare la via formale, con mail di sollecito, salendo via via nella scala del recupero crediti. A salire, ovviamente, ogni azione sarà sempre più massiccia nei confronti del debitore. Qui trovi un articolo molto approfondito che ti consiglio di leggere.
Imbattersi in uno scrittore non pagante è qualcosa che non auguro a nessuno ma che purtroppo capita, più frequentemente di quanto immagini. Sarebbe bello se tutto fosse rose e fiori e se tutti ti rispettassero, ma non è così: spesso, oltre che a sminuire il tuo lavoro (e ho già parlato a più riprese di come farsi pagare poco è dannoso), queste persone ti considerano alla stregua di un mero volontario, perché, che sarà mai? Hai solo corretto un libro. La mancata esistenza di un albo per i professionisti come noi è una lacuna che andrebbe assolutamente colmata, per dare a editor e ad altri professionisti il giusto valore, giuridico e morale.L'articolo E io non pago! proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
September 12, 2021
Si dice o non si dice? #1

Breve prontuario sull’uso di alcuni termini ed espressioni della lingua italiana.
Questa è la prima parte. Seguimi per rimanere aggiornato
In effetti la risposta più immediata è “spero che venga”, poiché il verbo sperare indica un’emozione e quindi regge il congiuntivo.
In realtà, Treccani ammette entrambe le forme: se usiamo il congiuntivo abbiamo consideriamo l’aspetto della possibilità, se usiamo l’indicativo abbiamo una tensione verso il futuro.
Occhio a usare il “che” nell’indicativo (spero che farà caldo), mentre nel congiuntivo si può evitare (spero faccia caldo).
Pover uomo o pover’uomo?Hoepli è perentorio: poiché si tratta di elisione e non di troncamento, è necessario l’apostrofo (sebbene Treccani ammetta le due grafie e anche “poveruomo”).
Lassù, la su, lassu o l’assu?La grafia corretta, beninteso, è la prima: lassù.
Gratis o a gratis?Si dice “gratis” e non a gratis (o peggio: aggratis).
In base a quanto scrive Il Corriere, “Quando diciamo gratis noi parliamo latino. ‘Gratis rei publicae servire’ scrive Cicerone, cioè “servire lo Stato gratuitamente”. Con lo stesso significato noi diciamo: ‘Io viaggio gratis‘.”
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September 8, 2021
Recensioni del passato: “Touchdown” di Federica Martina

Siccome sto per cancellare il mio vecchio blog, “L’antico calamaio”, e non voglio perdere le recensioni lì presenti, ho deciso di riproporre le migliori qui.
Spero sia un modo per stuzzicare la tua curiosità e spingerti ad acquistare quello che per me è stato davvero un libro che ha meritato di essere letto.
Oggi propongo la mia recensione di Touchdown di Federica Martina.
Mancano solo due mesi alla conclusione dell’anno scolastico in corso e niente sembra scuotere la calma apparente che circonda la vita di Steven. Sembra, per l’appunto, perché basta una scritta a caratteri cubitali dipinta sul suo armadietto durante la notte a farlo piombare nella paura di dover scappare di nuovo. Tutto è pronto per l’ennesima fuga, ma il ragazzo decide che, questa volta, non si farà fermare da dei bulletti. L’intera scuola si aspetta che lui punti il dito contro un colpevole e i sospetti del nuotatore ricadono, per ovvie ragioni, sul famoso quarterback della squadra di football, Derren. Steven lo ritiene reo di aver dipinto la parola sul suo armadietto, mettendolo alla berlina ed esponendolo così al giudizio di tutti. Derren, ingiustamente accusato, si avvicina a Steven, finendo per farsi coinvolgere in qualcosa che inizialmente fatica a mettere a fuoco e, nonostante ciò, non riesce a porre un freno a quanto accade, che pare invece prendergli la mano e condurlo a scoprire un lato di sé insospettabile. Fra litigi, incomprensioni e paure, qualcosa cambia in modo irreparabile. Riusciranno i due ragazzi a vincere le chiacchiere, i timori e condurre una vita normale? Quello che li lega è solo un atto di bullismo o qualcosa di molto diverso?
Ho già avuto modo di leggere numerosi romanzi M/M e ne sono sempre rimasta piacevolmente colpita. In realtà, spesso l’amore omosessuale viene equiparato a quello etero (com’è giusto che sia, tra l’altro, ma non vorrei disquisire su cose che adesso non c’entrano nulla), quindi un lettore meno “schizzinoso” (perdonatemi il termine) non si accorge nemmeno della differenza. In fondo, l’amore è amore.
Steven è un ragazzo sfortunato: il suo essere omosessuale lo porta spesso a essere deriso da chi gli sta intorno e additato come “diverso”. Proprio per questo, i suoi genitori sono costretti a trasferirsi più volte, saltando da una città all’altra e cercando un luogo dove nessuno possa giudicare il loro figlio. Sembra non essere da meno Hopkinton, l’ultimo baluardo di salvezza per il giovane, che si rivela un ennesimo covo di vipere.
Dall’altra parte, abbiamo Derren: quarterback dei Minotauri, la squadra di football della scuola di Hopkinton. Grande, grosso e con il classico atteggiamento da bullo.
Insomma, i due sono come il diavolo e l’acqua santa. Ma, si sa, gli opposti si attraggono. O scontrano.
Il rapporto che lega Steven e Derren è soprattutto fisico, passionale: l’accettazione della diversità da una parte, e la scoperta della diversità dall’altra. In effetti, il romanzo mi ha dato proprio l’idea di questo.
L’amore omosessuale che ci descrive e racconta Federica è un amore normale ma anormale al contempo. Però è un amore genuino, senza se e senza ma. È un amore per il quale vale la pena lottare, segnare l’ultimo yard e coprire l’ultima vasca. E sono proprio i paragoni con il football e con il nuoto (che sono anche i due sport praticati rispettivamente da Derren e Steve) a muovere i fili di questa relazione tanto tormentata quanto profonda. Ottima l’idea di Federica di inserire questi paragoni nel romanzo, che arricchiscono tutta la narrazione. Narrazione che è molto scorrevole, e non infastidisce neppure nelle scene erotiche sparse qua e là.
Forse avrei preferito una trama con più colpi di scena, e una conclusione meno scontata, ma, forse, non era questo il messaggio che Federica vuole far passare con Touchdown.
Forse il messaggio è un altro e va letto tra le righe.
Forse l’autrice ci vuole far aprire gli occhi e guardare al di là delle apparenze.
Che spesso ingannano.
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September 5, 2021
Scrivere a singhiozzo: perché è meglio evitare di farlo

Lo so, spesso ci capita di lasciar trascorrere del tempo tra un capitolo e l’altro di una storia (romanzo o racconto che dir si voglia), o di un manuale. Magari in quel periodo siamo presi da altre cose, oppure, semplicemente, non ci va di scrivere.
E così la nostra stesura inizia ad andare a singhiozzo.
Oggi, con qualche esempio tratto dalle mie avventure di imbrattacarte, ti racconterò perché è meglio scrivere con un certo ritmo, e non a spizzichi e bocconi, anche se pure a questo c’è rimedio.
Volevo scrivere…… ma non trovavo mai il tempo.
Dai, lo so che è capitato anche a te. Cavolo, soprattutto nei mesi estivi, chi ne ha voglia di chiudersi in casa davanti a uno schermo, o a un foglio, quando fuori il sole splende? Gli amici chiamano? Il figlio vuole andare al mare? Il partner in vacanza? Il capo che ha un estremo bisogno di te anche nel weekend… Oppure sei stanco, e dopo una giornata di lavoro o studio, la voglia di scrivere proprio non ce l’hai.
Niente di più raro; anzi, non è nemmeno da stigmatizzare. Capita a tutti.
Certo, gli scrittori “duri e puri” ti diranno che in verità, se ti comporti così, di scrivere non ne hai realmente voglia, ma chi lo sa? Magari è solo un periodo no.
E il tuo libro/saggio/racconto latita, scrivi una pagina, dopo una settimana ne scrivi un’altra, e dopo una settimana un’altra ancora…
Orbene, di per sé una scrittura così frammentata non danneggia te come scrittore (è come guidare un’auto: non è che te ne dimentichi se stai senza guidare per una settimana), ma danneggia la storia.
È capitato a me di recente e voglio condividere con te le mie riflessioni. Se ti ritrovi, allora mi fa piacere sapere di non essere da sola. Se invece non è così, mi aspetto una sana risata alla mia salute!
Primo problema: dimentichi le coseO almeno, io le dimentico.
Sono dietro alla raccolta di una serie di racconti che ho scritto in questi anni. Alcuni sono terminati, altri, dopo averli ripresi, ho deciso di allungarli. Altri sono stati scritti di volta in volta, anche dopo mesi.
In questi ultimi ho notato le mie… dimenticanze.
In questo racconto, ad esempio, a un certo punto scrivo: “Quando chiuse la telefonata, Diego si passò una mano sui radi capelli. Sfilò una Merit dal pacchetto sul tavolino di vetro e l’accese. La mano gli tremava leggermente. Forse, se avesse chiamato sua suocera… no. Doveva andare lui di persona.“
Magicamente, qualche paragrafo dopo, la suocera di Diego diventa sua madre! Meccanismi parentali in via di evoluzione? No, semplice svista.
Ma non è finita qui! Sempre nel medesimo racconto, a denotare la mia distrazione livello cento, Diego prima si chiamava… Fabrizio. La suocera/madre prima era Norma, poi Dora.
Insomma, un disastro.
Queste dimenticanze capitano perché la scrittura è discontinua, e spesso quando si riprende “da dov’eravamo rimasti” non si ha voglia di rileggere i pezzi precedenti, perché sì, l’ho scritto io e quindi me lo ricordo.
Infatti.
A me non piace rileggermi, soprattutto quando sono in fase di prima stesura. So che mi bloccherei a rivedere frasi poco chiare o poco scorrevoli, e rimarrei impantanata lì anziché proseguire.
Ma il rischio di non rileggersi è di dimenticare le cose.
Secondo problema: voragini di sceneggiaturaAltro problema della scrittura a singhiozzo è incappare in clamorosi buchi di sceneggiatura, soprattutto se trascorre tanto tempo tra una pagina e l’altra (e non ci siamo riletti prima).
Sempre in questa raccolta di racconti, nel finale di una storia scrivo che gli abitanti del paese X non si capacitavano di come Mario avesse ucciso Luigi e Maria: era una così brava persona! Il problema… è che non avevo detto da nessuna parte che vi era la certezza che Mario li avesse uccisi. Come facevano a rammaricarsene, gli abitanti del paese X, se non lo sapevano?
Poteri magici? No, distrazione.
Terzo problema: ingorghi nell’intreccioSempre dalla mia raccolta (diamine, potrei fare un corso di editing soltanto prendendo come esempio questi racconti!), in una storia la protagonista è accanto al fratello quando questi sviene.
“Quel giorno, XXX non stava bene. YYY se ne era accorta, ma lui aveva fatto finta di nulla.” Dopo, però… “Se YYY fosse stata a suo fianco, forse sarebbe riuscita a salvarlo. Invece, si trovava alla fine di un tunnel che conduceva a uno dei tanti impianti di estrazione…”
O la nostra eroina ha il dono dell’ubiquità, oppure c’è qualcosa che traballa, e di certo non è il tunnel!
Non oso immaginare quali altre oscenità troverò continuando a rileggere!
C’è però una soluzioneSe anche tu ti sei trovato, o ti trovi, in una situazione del genere, tranquillo.
Hai molteplici soluzioni davanti a te.
Innanzitutto, scrivere regolarmente. Ed è la soluzione più difficile, lo ammetto. Ma non demordere. Anche se sei discontinuo, puoi riprendere a scrivere felicemente dopo aver preso alcuni accorgimenti.
Il primo accorgimento è una bella dose di editing massiccio, magari fatto da un esterno, che noterà meglio di te incongruenze, dimenticanze, buchi di sceneggiatura di una scrittura a singhiozzo.
Il secondo è una lettura approfondita dopo aver terminato la stesura e aver lasciato trascorrere un po’ di tempo. Come nel mio caso, avendo preso in mano le storie dopo mesi, mi sono balzati subito agli occhi i problemi.
Il terzo è rileggere ogni capitolo/paragrafo/pagina prima di riprendere la scrittura: solo così potrai evitare alcune sviste e dimenticanze.
Quale che sia la soluzione adottata, comunque, non abbatterti se qualcuno ti dirà che scrivendo a spizzichi e bocconi non va bene, perché una cosa la si fa o non la si fa. Ognuno ha i suoi tempi, le proprie routine. Può capitare un periodo più stressante in cui scrivere risulta più difficile, o semplicemente non senti dentro di te l’estro creativo. Ci passano tutti.
L’importante è rivedere bene ciò che si ha sul foglio quando la scrittura riprende, per evitare i problemi che ti ho descritto prima, e ben altri che magari hai avuto tu (anzi, se ti va scrivimeli in commento!)
L'articolo Scrivere a singhiozzo: perché è meglio evitare di farlo proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
August 31, 2021
Ridondanze: come riconoscerle (e come evitarle)

Spauracchio per ogni scrittura che voglia definirsi (almeno un po’) incisiva, le ridondanze vanno evitate se possibile, a meno di non voler rafforzare un concetto.
Proprio perché ridondanti, appesantiscono la lettura e spesso la rendono indigesta.
Oggi vediamo qualcuna delle più frequenti.
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Un testo troppo ridondante è pesante, spesso noioso, e complesso da leggere.
Esistono vari tipi di ridondanze, le più frequenti, e che vedremo oggi, riguardano la ripetizione di un medesimo concetto con parole diverse; a volte ricercato, altre fatto senza motivo, o magari per distrazione.
Ripetizioni… eccessiveCome scrivevo altrove, talvolta un autore, magari alle prime armi, sente il bisogno di ripetere un concetto perché teme che il suo messaggio fatichi a passare, oppure ha paura di essere poco chiaro.
Da una spiegazione in più a una ridondanza il passo è davvero breve.
Ecco qualche esempio.

Questa prima ridondanza riguarda un nuovo libro a cui sto lavorando per la collana che gestisco di PubMe. Come puoi notare, il fatto che il soggetto menzionato sia irrequieto è la medesima cosa di non riuscire a trovare riposo. Infatti, sempre secondo Treccani, irrequieto è chi “non ha quiete, che si agita e muove continuamente, spesso in modo da recar fastidio, sia come riflesso esteriore dell’ansia, della smania interna, di un disagio provocato da particolari condizioni fisiche, sia anche per eccessiva vivacità”.
È indifferente usare l’una o l’altra alternativa, basta che sia una e una soltanto.
Altri esempi tratti dal medesimo testo.



Nel primo caso, in quel contesto, la fantasia poteva soltanto essere legata alla mente del personaggio, quindi l’ultima parte andava tolta. Idem per il terzo esempio: in questo contesto, cercare e chiedere aiuto significa la medesima cosa. Nel secondo esempio, la ridondanza è più sottile e potrebbe essere mantenuta, a mio avviso, per una questione di sottile differenza: il fatto che non cambi nulla può voler dire che tutto è come la persona ricorda; è soltanto scritto da una prospettiva differente.
Altri esempi di ridondanze:
Sfregare con forza (l’atto di sfregare implica strofinare con forza)
È chiacchierona e non sta mai zitta un attimo (se è chiacchierona vuol dire che ama parlare)
Ripetere di nuovo (se ripeto vuol dire che dico una cosa un’altra volta)
Pettinarsi i capelli (l’azione di pettinare è quasi sempre riferita ai capelli, soprattutto se usato il riflessivo)
Vecchia megera (una megera è perlopiù un’anziana)
Certezza concreta (la certezza è concreta, sennò non sarebbe tale)
Rivoluzionare radicalmente (una rivoluzione è di per sé radicale)
La vera storia di Mario (a meno che non ve ne sia una inventata, la storia di un soggetto è per forza di cose vera)
Guardarsi a vicenda (se due persone si guardano, è logico che lo facciano a vicenda)
Come evitare le ridondanze?Una volta riconosciute le ridondanze più frequenti (ce ne sono tantissime, e ne escono sempre di nuove!), è bene capire come evitarle.
A volte non ce ne accorgiamo nemmeno. Capita anche a me, e nei mille e più articoli di questo sito chissà quante ne ho usate. Una ridondanza più sottile, o soft, non inficia di molto la lettura, e tante abbiamo imparato a vederle dappertutto senza che esse diano fastidio (annuire con la testa, uscire fuori, entrare dentro, alzarsi in piedi). Altre, magari più macchinose, è meglio invece evitarle.
Per capire se il tuo testo presenta ridondanze è sempre bene fare una lettura e una revisione molto approfondite, anche avvalendosi di un supporto esterno (editor, beta reader…).
Occorre uscire dal testo e capire se quanto stiamo scrivendo serve o sta solo appesantendo.
L’occhio deve essere più che critico: deve essere spietato.
Non aver paura di eliminare numerose frasi o di trovare cancellazioni quando l’editor ti rimanda il testo: una scrittura scorrevole è mille volte meglio di una scrittura pesante e difficile.
Poiché non c’è una regola che ti dice “togli questo, metti quello”, l’alternativa è domandarsi sempre: sarà pesante? Posso dire questa cosa in meno parole? Ricorda: in fase di revisione occorre togliere e non aggiungere. E se ritieni che il lettore possa non capire qualche passaggio, chiedi aiuto, anche a un amico lettore, oppure leggi ad alta voce: se alla fine il fiato ti manca, forse è il caso di snellire.L'articolo Ridondanze: come riconoscerle (e come evitarle) proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
August 28, 2021
Il lettore vocale di Word: perché è così importante?

Fondamentale per ogni scrittore e/o editor è la lettura ad alta voce. Ma cosa succede quando non siamo noi a leggere quanto scritto ma uno strumento apposito?
Oggi ti parlerò del lettore vocale di Microsoft Word.
Leggere ad alta voceLeggere ad alta voce è importante: siamo più consapevoli delle parole sotto i nostri occhi e tendiamo a leggere più lentamente.
Durante una correzione questo è molto importante, perché una lettura veloce e “mentale” può farci dimenticare qualcosa; oppure potremmo vedere una parola diversa da quella che è, perché la nostra mente ci dice che è quella. Recentemente ho letto “accavallare” al posto di “accavalcare”, perché la mia mente aveva deciso che quella fosse la parola che voleva leggere, e ovviamente stavo leggendo velocemente.
Non sempre, però, la lettura ad alta voce può servire: poiché siamo sempre noi a leggere, capita, anche qui, che vediamo parole che non sono esatte, o ne perdiamo alcune.
È fondamentale allora che ci sia qualcuno che legga per noi.
Il lettore vocale di WordNelle sue versioni più recenti Microsoft Word ha inserito uno strumento davvero utile per editor e scrittori: “Leggi ad alta voce”.
Con questa funzione il software leggerà per te il testo, permettendoti di verificare se vi siano refusi, parole mancanti o altro che durante la correzione hai dimenticato.
Il comando “Leggi ad alta voce”Ti basterà andare su Revisione e poi su “Leggi ad alta voce”.
Dopo aver cliccato, si aprirà una piccola casella:

In pratica è come se avessi attivato il lettore cd o mp3, con i comandi indietro, play/stop, avanti. L’icona del volume sono le impostazioni: qui potrai scegliere la velocità con cui la voce parlerà (ti consiglio di lasciare quella di default: una lettura troppo veloce non serve) e se vuoi Cosimo o Elsa (preferisco Elsa: Cosimo ha una voce troppo robotica).
Una volta capito come attivare il lettore vocale, vediamo nello specifico quali sono i vantaggi di questa lettura ad alta voce.
I vantaggiDi recente ho usato questo strumento per una rilettura la cui prima revisione era stata fatta, mio malgrado, velocemente.
Ecco alcuni errori o parole mancanti che il lettore vocale di Word mi ha aiutato a scovare:

In questo primo caso mancava un “che”.

Qui, chissà perché, c’era un gerundio al posto del participio.

Anche qui mancava la congiunzione!
Tantissimi, quindi, sono i vantaggi del lettore vocale.
Scova parole dimenticate per strada.
Scova parole scritte male ma comunque nel dizionario di Word (vero casa anziché verso casa).
Scova errori di punteggiatura, come virgole o altro, che “stonano”.
E tanto altro.
Ti consiglio allora di provare, se hai Microsoft Word, e di vedere se ti trovi bene con questo utilissimo strumento. Certo, occorre tempo se ascolti la lettura a una velocità normale, e potresti annoiarti, ma è davvero utile! Meglio spendere un’ora in più che consegnare o pubblicare un testo con degli errori, come sarebbe capitato a me!L'articolo Il lettore vocale di Word: perché è così importante? proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
August 25, 2021
I vostri racconti #5

In tanti hanno accolto l’estro creativo scaturito dal mio post (che trovi qui), e mi hanno dato il consenso a pubblicare il loro racconto.
Oggi è il turno di Margherita Fogli.
Se vuoi leggere i racconti precedenti clicca qui.
La fotografiaChi sono io?
La domanda filosofica per antonomasia, me la sono fatta all’età di quindici anni, non perché stessi vivendo il mio risveglio spirituale ma perché avevo visto la mia immagine riflessa su una fotografia scattata con una Polaroid.
Non ho un bel rapporto con le fotografie e l’ho scoperto quel pomeriggio d’estate durante una gita in montagna con Maria Laura, la mia migliore amica, e suo fratello Giacomo.
“Dai, mettetevi su quel sasso che vi faccio una foto!”.
Io e Maria Laura, saltellando felici e contente, ci siamo arrampicate su un enorme sasso prendendoci per mano, come facevamo spesso, e una volta messe in posa siamo scoppiate a ridere.
Giacomo imprecava: “Non iniziate a fare le cretine, sorridete e state ferme, altrimenti mi fate sprecare tutte le pellicole!”.
Ma questo a noi non interessava, più ci chiedeva di stare ferme e più esplodeva la ridarella.
Alla fine, dopo svariati inviti, abbiamo trovato un momento di pace ed è riuscito finalmente a scattare la foto.
Giacomo ha iniziato a sventolare la foto come se dovesse farla raffreddare, lo faceva sempre, come se quel gesto potesse accelerare in qualche modo lo sviluppo.
Intanto io e Maria Laura eravamo concentrante a scendere dal sasso liscio e privo di appigli, per cui ogni movimento goffo era motivo di risata.
Quando l’immagine fu nitida, Giacomo ci chiamò per vedere il risultato.
Osservai la foto e ne rimasi stupita.
“Maria Laura, ho la faccia gonfia? Ho la bocca storta?”.
“Ma cosa stai dicendo?!”.
“Non vedi che sembro gonfia e la bocca sembra storta?”.
“Non vedo nulla, per me sei normale così!”.
“Maria Laura, guardami! Io sono come mi vedi in foto?”.
“Ascolta, Margherita, io non ho capito che cosa vuoi che ti dica, io ti vedo come ti ho sempre vista tutti i giorni da quando ti conosco. Non ho mai visto né la guancia gonfia né la bocca storta! Ti basta o dobbiamo continuare ancora per molto con queste domande assurde?”.
Da quel momento rimasi in silenzio. Sentivo lo stomaco contratto tanto da avvertire persino un senso di nausea.
Pensavo: ma io chi sono? Quella che vedo in foto o quella che vedo allo specchio? Quale immagine di me hanno le persone? Per me le immagini non corrispondono. Io allo specchio mi vedo in un modo e in foto in un altro.
In foto vedo il viso asimmetrico e questo mi fa soffrire profondamente.
Mi ricorda l’incidente all’età di quattro anni. Un salto di tre metri provocato da un momento di stupidità, di mio zio che ha strattonato la scala a pioli mentre stavo scendendo dal fienile.
Un incidente che mi ha segnato la vita oltre che il viso, che è rimasto più gonfio sul lato destro.
Per questo odio le fotografie, perché sottolineano tutta la mia sofferenza.
Anni di psicoterapia per imparare ad accettarmi fisicamente, ma soprattutto per accettare l’omissione di responsabilità di mio zio.
Stavo giocando con mia cugina, sua figlia, e un’amichetta. Queste erano le testimoni oculari, ma troppo piccole al momento dell’incidente per rendersi conto della gravità del gesto, e crescendo credo che abbiano rimosso quel fatto.
Io lo ricordo benissimo, ricordo ogni dettaglio, persino il viso dell’infermiera che sull’ambulanza mi parlava per non farmi addormentare. Poi il coma e successivamente il risveglio.
I primi passi nel corridoio dell’ospedale dove mio padre mi faceva fare dei piccoli tragitti e mi attendeva in ginocchio a braccia aperte, la difficoltà ad aprire la bocca per mangiare, perché la mandibola era stata compromessa. Tutto è scolpito nella mia mente!
Ci sono voluti anni per accettare il mio viso. Ora non mi imbarazza più e quando le persone mi chiedono se “sono gonfia” rispondo con molta serenità che il mio viso è così a causa di un incidente.
Per altrettanti anni non ho compreso come avesse fatto mio zio a far finta di niente, senza mai scusarsi per l’accaduto.
Ma ho risolto anche questo. All’età di quarantaquattro anni, dopo quarant’anni dall’incidente, ho chiesto di incontrare mio zio, insieme alla zia, per affrontare l’argomento.
Ho esordito dicendo che ero andata in pace, che non volevo affatto litigare, volevo solo raccontare come avevo vissuto in questi quarant’anni tra problemi psicologici e interventi vari alla mandibola, denti…
Ho fatto un monologo di circa un’ora senza mai essere interrotta. Solo due frasi sono state dette da parte loro. Mia zia ha detto: “Mi dispiace per quello che hai passato, mi sento mortificata”. E mio zio: “Quando ti ho presa in braccio, mi hai sporcato la giacca di sangue e pur avendola portata in tintoria, le macchie sono rimaste”.
Certo! ho pensato. Le macchie di sangue sono rimaste per ricordarti di ciò che hai fatto!
Non avevo nessuna aspettativa da questo incontro e pertanto non mi sono stupita di come fosse andata.
In ogni caso io avevo voluto l’incontro solo per ritrovare la mia pace interiore.
Mentre uscivo da casa loro percepivo già quel senso di leggerezza, sentivo una calma immensa.
Mi sentivo bene, mi ero fatta un grande regalo.
Con il tempo ho imparato che perdonare non vuol dire accettare e alleviare la responsabilità di chi ha commesso un’azione, ma fa bene a colui che perdona perché lo libera dalla rabbia e dal risentimento.
Io da quel momento sono rinata!
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