Emanuela Navone's Blog, page 13

December 29, 2020

3 errori da non fare nei dialoghi

dialoghi scrittura creativa



Oltre a problemi stilistici, ortografici eccetera, un buon editor controlla anche elementi grafici, o almeno dovrebbe.





È il caso ad esempio dei dialoghi, per i quali vanno seguite alcune regole che fanno la differenza fra un buon libro e un cattivo libro.









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La punteggiatura dei dialoghi



Abbiamo già visto che merita un’attenzione a sé stante la punteggiatura dei dialoghi. Quali virgolette usare? E il punto sta dentro o fuori? E la virgola?





Come ben sappiamo ogni editore ha le sue norme anche grafiche e raramente le cambia, e così dovrebbe essere anche per uno scrittore self-publisher.





Ossia: se decidi di usare le caporali « e » e di inserire il punto di chiusura esterno (».), devi mantenerlo sempre, e soprattutto all’interno del medesimo testo.





Ci sono però altri dettagli, forse mi dirai che sono sottigliezze, ma credimi che fanno la differenza fra un testo curato e uno no.









Un errore… maiuscolo



Prendiamo questa frase.





«Ti amo.» Disse Maria.





Un lettore meno attento non troverebbe alcun errore, invece c’è.





L’inciso, poiché è un diretto proseguimento del dialogo (Maria sta dicendo “ti amo”), non va separato da un punto e nemmeno serve la maiuscola.





«Ti amo» disse Maria.





Diverso sarebbe se il dialogo terminasse e dopo seguisse una frase autonoma.





«Ti amo.» Maria sorrise.





In questo caso il punto in chiusura (indifferente se dentro o fuori) è corretto e doverosa la maiuscola.





Un errore… spaziale



Stessa frase.





” Ti amo ” disse Maria.





Se noti ho usato le virgolette alte per uno scopo ben preciso: se decidi di utilizzarle non devi mai mettere uno spazio all’interno.





“Ti amo” disse Maria.





Diverso è il caso per le caporali e la lineetta (em dash o en dash). Infatti, in quest’ultimo caso è necessario uno spazio all’interno:





– Ti amo – disse Maria (e non: Ti amo disse Maria!)





Non sempre, ma qualche volta anche nei testi italiani ho trovato uno spazio all’interno della caporale, ad esempio in vecchi romanzi degli anni Ottanta. È comunque più frequente l’assenza di spazio, come per le virgolette alte. Diverso è il caso se il testo è in francese: in questo caso lo spazio all’interno delle caporali è fondamentale:





« Je t’aime » dit Marie.





Un errore… assente



Altro errore che si vede spesso è la mancanza del punto in chiusura del dialogo (quando non è retto da inciso).





«Ti amo»





«Ti amo» Maria sorrise.





Nel primo caso è fondamentale l’inserimento di un punto perché è come se si trattasse di una frase in tutto e per tutto, perciò è necessario il punto in chiusura.





Nel secondo molti sono più elastici e permettono l’assenza del punto, facendo sì che la frase successiva sia parte del dialogo.





Personalmente preferisco il punto in chiusura anche in questo caso, poiché i miei occhi ritengono le due frasi separate: Maria dice “ti amo” e poi sorride. Alla peggio, se si vuole farle dire che ama mentre sorride, si può scrivere: «Ti amo» disse Maria sorridendo, anche se il gerundio è sempre bene usarlo con le pinze e con molta parsimonia.





Questa è una guida davvero breve che però spero (e penso) ti sia utile per affinare ancora di più il tuo testo. Credimi che anche se sono dettagli, un occhio esperto li scoverà subito, ed etichetterà il tuo testo poco curato, o frutto di negligenza.


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Published on December 29, 2020 23:00

December 22, 2020

Perché parliamo sempre più inglese (e sempre meno italiano)

Perché parliamo sempre più inglese (e sempre meno italiano)






Image by Free-Photos from Pixabay





Questo weekend con il mio staff abbiamo acquistato sul web un ticket fitness all inclusive per un po’ di relax e per prenderci un break. Da lunedì sarà una full immersion nel lavoro!





Ecco come, per fortuna non tutti, parliamo al giorno d’oggi.





L’italiano è una lingua in continua evoluzione, ma stiamo attenti a non ucciderla.









Image by Free-Photos from Pixabay



Situazione peggiorata con la pandemia



È vero, questa anglomania è nettamente peggiorata nel corso di questi mesi.





Lockdown, contact tracing, smart working, termoscanner, cluster, droplet…





In pratica una parola su tre riferita alla pandemia da Covid-19 è inglese.





E spesso solo in Italia (tra i paesi europei più vicini a noi): in Francia si parla di confinement al posto di lockdown, in Spagna confinamiento (ho preso come esempio due paesi sempre molto rigidi ad accettare parole straniere).





Un fenomeno ormai dilagato, ma che getta le radici molto indietro nel tempo.









Non so quando è iniziata…



… perché non ho mai fatto studi in merito (ma sarebbe interessante) e non è il mio ramo, ma da anni, da che ho memoria, si usavano parole inglesi.





Quando ero piccola usavo il walkman. E nel 2000 mi arrivò il primo computer. Con modem 56K. Ah, e guardavo il Festivalbar. E sul Cioè uscivano i primi lip-gloss. E poi i primi smartphone, i concerti di band famosissime, i social media, la rete wireless, per arrivare allo smart working di questi mesi (accennato già prima).





Se guardiamo i linguaggi settoriali, 1 parola su 3 è inglese. Nel campo del marketing (appunto) abbiamo la SEO, gli influencer, le call-to-action, le keyword, la lead generation, l’advertising, il funnel, la landing page…





Per non parlare del campo dei videogiochi. Di recente ho letto una recensione e non ci ho capito nulla, non tanto perché fosse scritta male ma perché conteneva tanti di quei termini specifici in inglese che… boh… Backtracking, easter egg, grind, ban, tank… Eh??





E nella cosmesi? Make-up, gloss, skincare, glow, eye pencil, eye shadow, lipstick, lipbalm!





Insomma, un’invasione.





Ma perché parliamo inglese?



Davvero una bella domanda.





Rimando a un interessante articolo che ne indaga le cause, quello che posso dire io è che tendiamo a omologarci agli altri, e se quindi vengono usate parole straniere (in questo caso inglesi) piano piano ce ne accaparriamo anche noi. A volte senza rendercene conto, perché molte parole sono entrate nell’italiano già prima (come computer, mouse, scanner…) e quindi nasciamo già con esse nel nostro cervello.





In altri casi, dai, ci piace essere “fighi” e una parolina straniera ci rende più cool (appunto). A volte non c’è un traducente italiano, o se c’è è talmente poco funzionale da farci preferire il termine straniero. Pagina di atterraggio al posto di landing page? È ovvio che l’inglese funziona meglio, è più corto e più d’impatto.





Siamo comunque, quali che siano cause e motivazioni, ormai bombardati da anglicismi, è innegabile. Ho prestato attenzione a telegiornali e pubblicità, e zac! ecco che ci infilano un termine inglese. Basta ricordare il Black Friday dello scorso mese.





E le previsioni non sono rosee, tempo: chissà tra qualche mese quale altro vocabolo entrerà nella nostra lingua, e perché.





Certo, l’italiano è una lingua in costante evoluzione e tale deve essere, ma a mio avviso assistiamo a un progressivo e lento snaturamento in favore di altri idiomi, processo che per fortuna non avviene in altri Paesi, dove invece si ha a cuore la propria lingua e si cerca di preservarla, anche con commissioni ad hoc (come in Francia).



Quale sarà il futuro dell’italiano non ci è dato sapere, ma aspettiamoci altre ingerenze (non sempre utili e spesso dannose).




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Published on December 22, 2020 23:00

December 19, 2020

10 consigli grammaticali per il 2021





Ormai il 2020 è agli sgoccioli (meno male) e iniziano tutte le classifiche e i propositi per l’anno nuovo.





Mi accodo lasciandoti 10 consigli grammaticali che spero ti siano utili per il prossimo anno

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Published on December 19, 2020 23:00

December 7, 2020

Secondo mega meeting virtuale targato CSU

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Domenica 29 novembre è andato in onda il Mega Meeting Virtuale targato Collettivo Scrittori Uniti: un pomeriggio tutto dedicato a sedici autori che hanno avuto modo di farsi conoscere da blogger e giornalisti.





Questo secondo meeting segue il precedente dell’anno scorso che, non essendovi ancora il Covid, si era svolto in quel di Torino.





L’evento di quest’anno era (logicamente) online, su Facebook, ma le modalità sono rimaste quelle dell’anno scorso: i sedici autori avevano poco più di un minuto per farsi conoscere da una giuria di giornalisti, e solo otto sarebbero arrivati in finale ricevendo alcune menzioni e recensioni sulle varie riviste.





Una sorta di talent show virtuale che ha visto gli autori destreggiarsi in quattro diversi round, ciascuno intervallato da una breve diretta riassuntiva dei blogger partecipanti all’evento (me compresa).





Ma diamo qualche nome, giusto per solleticarti il palato…





Gli autori e i loro libri



Melissa Spadoni, Lo scrigno di Pandora – La profezia





Marco Lovisolo, Lo zaino è pronto, io no





Daniela Ruggero, Mia





Elena Esposito, Seguendo le orme del destino





Greta Guerrieri, La rosa bianca di Serpente





Elena Genero Santoro, Stanotte o mai





Mala Spina, Steam romance. Gremlings ad alta quota





Roberta De Tomi, Erika e il mistero della Regina delle Fate





Simona Polimene, Nell’ombra delle donne





Simone Fiocco, L’ago di Cibele





Luisa Colombo, Legami pericolosi





Cinzia Urbano, Educare con arte





Alessandro Del Gaudio, Rintocchi di clessidra





Anna Nihil, La rivincita di Monna Lisa





Ledra Castellani, Gli alienati





Therry Romano, Angel down





I blogger e i giornalisti



Chiara Olivia Pittavino (Corriere dell’arte)





Manuela Marascio (Torino Oggi)





Germana Zuffanti (Italia Star Magazine)





Gabriele Farina (Quotidiano Piemontese)





Nico Menchini (Il Grimorio del Fantastico)





Federica Martina (L’isola di Skye)





Fabiana Traversi (Libera Mente)





Emanuela Navone (Scriviamolo!)





Ma come funziona?



Il mega meeting prevedeva due fasi: la prima eliminatoria in cui i quattro blogger, dopo aver vagliato i vari romanzi, avrebbero dato due preferenze; e la seconda in cui gli otto finalisti avrebbero partecipato a una diretta con i quattro giornalisti.





Vuoi sapere chi ha avuto questo onore (e onere?)



Eccoti accontentato

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Published on December 07, 2020 23:00

December 6, 2020

Oltre il castello di bolle: la prima antologia firmata CSU

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È uscita da pochi giorni la prima antologia targata Collettivo Scrittori Uniti in collaborazione con l’associazione Stella & Aratro.





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Una raccolta di fiabe che affronta varie tematiche sull’amicizia, la condivisione, la fiducia, la solidarietà, in un intreccio di fantasia e realtà che fa sognare e riflettere. 

12 storie scritte da dodici autori del Collettivo Scrittori Uniti e promosse dall’Associazione Stella & Aratro, con all’interno delle immagini da colorare e dei disegni realizzati dal centro LA ROSA BLU di Brolo. 

I proventi derivati dalla vendita del libro verranno devoluti ad associazioni che realizzano progetti destinati a bambini e ragazzi affetti da autismo ed altre disabilità.





Per il momento è disponibile soltanto la copia cartacea, che puoi trovare qui al costo di 15 euro.





Ecco l’elenco degli autori CSU che hanno partecipato all’iniziativa:





Claudio Secci





Barbara Caprio





Jessica Maccario





Manuela Chiarottino





Mattia Cattaneo





Simona Polimene





Cinzia Urbano





Manuela Siciliani





Nicola Accordino





Silvia Cavallo





Alessia Francone





Aurora Frola


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Published on December 06, 2020 11:14

December 5, 2020

Pagina VS Cartella

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Conoscere la differenza fra pagina e cartella è utile per svariati motivi.





Anzi, spesso si rivela fondamentale.





Ma cos’è una pagina e cos’è una cartella?









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Published on December 05, 2020 23:00

November 10, 2020

Amazon Ads: utile o no?

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Ormai sono un po’ di mesi che Amazon dà la possibilità di sponsorizzare il tuoi libri, ed è da agosto che io ho attive alcune sponsorizzazioni.





Oggi ti parlerò della mia esperienza.









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Prima cosa: ma che sono gli Amazon Ads?



Se sei capitato qui e ti stai ancora chiedendo cosa siano gli Amazon Ads, be’, è semplice: un po’ come Facebook, anche Amazon dà adesso la possibilità di sponsorizzare il proprio libro, che in Italia comparirà nella ricerca Amazon e sotto la pagina di acquisto di ogni libro, come vedi in queste immagini:





[image error]Prodotti sponsorizzati che compaiono nella pagina di ricerca Amazon.



[image error]Prodotti sponsorizzati all’interno della pagina di acquisto di un libro.



In pratica, Amazon mette a disposizione un “box” in cui compariranno i prodotti sponsorizzati (nel nostro caso e-book o cartacei), in base ai criteri scelti automaticamente o manualmente (ossia da parte nostra).





Questo, va da sé, è già un vantaggio. Perché? Be’, in soldoni, pensa a quanti libri sono presenti su Amazon ogni giorno: che possibilità hai che qualcuno veda il tuo? Di certo grazie alla sponsorizzazione di Amazon (ovviamente se ben fatta) il tuo libro sarà più visibile.





Non è certo gratis, ovvio che non lo è. Per creare una sponsorizzazione devi stabilire un budget giornaliero (ad esempio io uso 5 euro) e un’offerta minima che parte da 0,02 cent, che paghi ogni qualvolta qualcuno clicca sul tuo prodotto sponsorizzato.





E veniamo quindi alla mia esperienza.





Amazon Ads: sì o no?



Innanzitutto, per sponsorizzare il tuo libro su Amazon devi sapere come funzionano le sponsorizzazioni. Andare alla cieca non serve a nulla e ti farà spendere soldi inutili.





Io mi sono affidata al corso di Eugene Pitch: una decina di video-lezioni che ti diranno tutto quello che c’è da sapere e che mi hanno davvero aiutata a muovermi nel mondo degli Amazon Ads.





Diciamo che se non avessi seguito il suo corso starei ancora brancolando nel buio, e sono sincera!





Ho seguito scrupolosamente le istruzioni e i consigli di Eugene e devo dire che fino a ora la mia esperienza è positiva.





Ovviamente il mio è un parere soggettivo né ti sto scrivendo perché qualcuno di Amazon mi paga se faccio della buona pubblicità (magari!).





Ci sono pro e contro.





I contro sono i soldi spesi: come scrivevo non è gratis e può capitare che tu sia in perdita per qualche periodo, se non sempre, e questo so potrebbe portarti a lasciar perdere prima di iniziare.





I pro sono che comunque il tuo libro sarà molto più visibile, e se accompagnato da una copertina accattivante e da una descrizione che incuriosisce (elementi imprescindibili: ho dovuto cambiare cover e descrizione due o tre volte prima di avere dei risultati!) venderai molte più copie.





Anche in questo caso, comunque, il parere è soggettivo: se sei uno scrittore che vende 100 copie al mese o più magari le sponsorizzazioni non ti servono perché te ne fanno vendere 1-2 al giorno in più, ma se parti da zero vendite credimi che avrai molti vantaggi.





Il mio romanzo “L’uomo con il berretto rosso” è nella top ten dei romanzi thriller sul soprannaturale da quando è uscito, ad agosto. Un altro romanzo, “Io sono l’usignolo”, non vendeva una copia praticamente da mesi, e da quando lo sponsorizzo su Amazon decisamente le vendite sono aumentate.





Nel mio caso, sono più che soddisfatta degli Amazon Ads e per ora continuerò a usarli, ovviamente con un monitoraggio pressoché costante (lasciare andare le sponsorizzazioni per conto loro è deleterio).





Mi sento quindi di dirti di provare se vuoi lanciare (o rilanciare) il tuo libro: se ben fatta, una sponsorizzazione dà buoni risultati.





Serve però una discreta conoscenza degli Ads di Amazon, perciò ti consiglio vivamente di seguire il corso di Eugene Pitch, perché sono convinta dipanerà la nebbia dei dubbi che hai avuto leggendo questo articolo

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Published on November 10, 2020 23:00

November 8, 2020

Corsi di scrittura creativa? Sì, però…

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Ormai i corsi di scrittura creativa sono dappertutto: online, in presenza… In tanti li criticano, molti li seguono scrupolosamente.





Ma servono davvero?





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Published on November 08, 2020 11:57

November 3, 2020

Blogtour “Al di là di Borgo Opaco” – approfondimento

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** Questo approfondimento è relativo al blogtour dedicato al romanzo. Qui sopra trovi tutte le date e gli altri approfondimenti **





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Published on November 03, 2020 07:54

October 31, 2020

Recensione: “Al di là di Borgo Opaco” di Emanuela A. Imineo

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** Questa recensione fa parte del blogtour dedicato all’evento. Sul banner qui sopra trovi tutti le tappe! **





Tra i picchi delle più alte montagne, punto d’incontro di Umani e Dei crudeli, c’è un luogo maledetto dove il buio quasi diventa suono, assordante e oscuro. Con la luce del sole però torna a essere Borgo Opaco: un villaggio unico, malinconico e ridente, dove culti e i riti di ogni epoca e provenienza convivono in serenità.Tra i suoi abitanti troviamo Moon, un’adolescente che professa l’Antica Religione. Moon ha perso i genitori e vive con Nymphe, sua nonna: una strega che, per malattia o sortilegio, non ha più la facoltà di esprimersi in maniera lucida e coerente. Tra rabbia e dolore, sacrifici umani e ricerca del proprio destino, Moon si troverà di fronte a due sentieri e dovrà compiere la sua scelta: potrà riempirsi di oscurità o sacrificarsi per la salvezza. Due incontri segneranno il suo percorso: quello con Metelaine, all’apparenza una ragazza come lei ma forse non umana, e quello con Provenza, la ninfa immortale preda della morte.Crescere è sempre scegliere, ma cosa deciderà Moon? E chi ne pagherà il prezzo?









Ognuno di noi cela in sé un pezzo di oscurità. Vogliate chiamarla ombra, parte nascosta, lato oscuro della forza… comunque esiste.





A volte rimane lì dov’è e non ci accorgiamo nemmeno della sua esistenza… altre emerge e dobbiamo fronteggiarlo.





E se invece lo accogliessimo?





Moon, la protagonista di questo dark fantasy, è una ragazza che vive con la nonna a Borgo Opaco, un paese che, lo dice già il nome, di certo non è ridente e primaverile. Anzi.





Cupo come il nome che porta e circondato da un bosco fitto e misterioso, Borgo Opaco è casa di molte streghe.





Non con bastone, naso rugoso e cappellaccio: queste sono streghe moderne che vivono in simbiosi con la natura e i suoi cicli. Anche la nonna di Moon lo è. E pure l’enigmatica Metelaine, apprendista che sa leggere nella mente.





Solo Moon sembra ancora non aver trovato la sua strada; in effetti, con una nonna in preda a quella che sembra una demenza senile e all’unica amica che basta un niente perché legga i tuoi pensieri, spesso la protagonista rischia di essere sballottata qui e là senza che riesca a capire dove la condurrà il futuro.





Chi invece ha ben chiaro il destino è Provenza, ninfa rinnegata e accecata dall’odio, tanto da diventare una creatura così terrificante da incutere timore al primo sguardo.





I più alti picchi delle montagne sono il suo regno, ma non ha ancora finito con i terrestri, soprattutto perché il figlio, ch’ella detesta, ha in serbo per lei un macabro regalo… e Moon ne è implicata.





Non posso e non voglio raccontare di più di quanto non abbia già fatto, ma so che comunque queste poche righe non hanno rivelato qual è il perno intorno a cui il romanzo ruota, ma spero almeno abbiano incuriosito il lettore, che sia o meno amante del fantasy.





Nel mio caso, visto che leggo fantasy da quando avevo tredici anni, sono piuttosto esigente e qualsiasi nota stonata mi fa chiudere il libro con un tonfo. Le storie scontate le ho lette dappertutto, e quando finalmente mi arriva fra le mani qualcosa di diverso, non posso che gioirne.





È il caso di questo romanzo, grazie al quale ho potuto conoscere Emanuela anche come autrice e non soltanto come blogger.





A me piacciono atmosfere cupe, fosche, morbose, e questo romanzo non poteva non finire nella mia biblioteca.





Non voglio troppo soffermarmi su Moon perché ne parlerò diffusamente nella tappa dedicata a lei, ma posso anticiparti che è una protagonista davvero ben caratterizzata; come pure gli altri personaggi.





L’autrice conosce molto bene la religione wicca (mi perdonerà se da profana non avrò scritto il termine giusto) e nel corso delle pagine avremo qualche assaggio di quella che è una vera e propria cultura tutta da scoprire. Questo è un altro punto di forza del romanzo: il fatto che dopo aver letto sei conscio di aver acquisito una nozione in più.





“Al di là di Borgo Opaco”, comunque, non è un romanzo per tutti: scordati bei sentimenti, belle parole e baci e abbracci; al massimo potrai ricevere un colpo basso da chi non te l’aspetti.





Una storia cruda che ti piazza la realtà di fronte senza infarcirla di merletti: proprio i romanzi che adoro perché li ritengo più veri di qualsiasi cronaca, anche se di fantasia.





In conclusione, un forte grazie a Emanuela per avermi dato la possibilità di leggere e recensire il suo romanzo, e per avermi fatta anche (ri)avvicinare a un mondo che merita anche solo una breve occhiata per cambiare la percezione di ciò che ci sta intorno.

L'articolo Recensione: “Al di là di Borgo Opaco” di Emanuela A. Imineo proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on October 31, 2020 12:49