Emanuela Navone's Blog, page 14
October 25, 2020
Come rendere la tua scrittura più incisiva (parte terza)
Il problema che hanno molti autori, soprattutto emergenti, è di non riuscire a esprimere al meglio quanto hanno dentro.
Il più delle volte è la fatica di tradurre su carta i propri pensieri, che si risolve in frasi difficili da leggere e da digerire.
In questa terza parte di una breve guida, ti mostro come rendere la tua scrittura più incisiva.
Qui trovi la prima parte e qui la seconda.
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Giri di parole
Spesso chissà perché, abbiamo la tendenza a dire poco usando tante parole. Forse perché temiamo che non ci comprendano?
Mario rivolto a Luigi gli chiese…
È naturale che se chieda qualcosa si rivolga a lui! La frase è pesante.
Mario chiese a Luigi…
Più diretto e più d’impatto.
Mario e Luigi incrociarono i loro sguardi stupiti.
Sebbene l’espressione “incrociare lo sguardo di qualcuno” venga utilizzata spesso e sia formalmente corretta, talvolta è bene snellire.
Mario e Luigi si guardarono stupiti.
Il senso non cambia e la frase è più scorrevole.
Dire quanto già detto
Ne abbiamo già parlato nelle parti precedenti di questa guida, ma c’è sempre qualche sottigliezza da scovare.
Mario voleva vivere di scrittura, ma doveva calcolare i guadagni che ne sarebbero derivati.
Be’, parlando di scrittura, è implicito che i guadagni derivano da questa e non da altro.
Mario voleva vivere di scrittura, ma doveva calcolarne i guadagni.
Frase più corta ma il cui significato non cambia.
Mario rimase senza parole ascoltando il racconto di Luigi.
Di solito frasi così vengono scritte subito dopo un racconto, come nell’esempio, o rivelazioni, aneddoti, e così via. Sappiamo comunque il motivo per cui Mario può rimanere senza parole. Quindi perché spiegarlo?
Mario rimase senza parole.
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Cosa è questa cosa
Il passepartout “cosa” viene usato praticamente ovunque.
A volte si può anche lasciare (sebbene io storca il naso), però è sintomo di pigrizia e poca volontà di cercare il termine più appropriato.
Mario doveva risolvere la cosa entro due ore.
Che cosa? Un problema, una situazione? Oppure, entrando ancora più nello specifico: comprare un biglietto? Effettuare un pagamento?
“Cosa” è troppo generico e non dà piena idea di quanto vogliamo dire.
La cosa migliore era chiamare Mario.
Meglio “la soluzione migliore”.
Risolvo la cosa a modo io.
Meglio: “la questione”.
Ogni volta che impieghiamo “cosa” stiamo dando un’idea di “generale” che la scrittura non ama molto. Per ogni “cosa” c’è sempre un termine più adeguato al contesto.
Ridondanze
Le ridondanze non apportano nulla a quanto già scritto, anche se a volte rendono una frase più espressiva.
Attualmente in vigore
Se è in vigore, è già attuale. L’avverbio appesantisce.
Biforcarsi in due direzioni
Il verbo biforcare indica già che un punto si divide in due parti, non serve aggiungere altro.
Giovane ragazzo (o giovane ragazza)
Un ragazzo è giovane a prescindere, sennò sarebbe un bambino, un adulto, un anziano… L’aggettivo non serve.
Trenta chili di peso
Il chilo indica soltanto il peso, nient’altro.
Progetto futuro
Il verbo progettare indica già l’idea di qualcosa che si farà in futuro, un viaggio, una festa, eccetera. Idem per progetto. L’aggettivo non serve.
Altri quattro esempi per rendere la tua scrittura più incisiva. Ne sto scovando altri, anche che commetto io stessa, quindi continua a seguirmi per la prossima parte!
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October 20, 2020
Review Party: “Le diecimila porte di January” (Alix E. Harrow)
* Questa recensione fa parte del Review Party dal 19 al 21 ottobre. Qui sotto troverai il banner con tutti i blog partecipanti *
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Estate 1901. Un’antica dimora nel Vermont, piena di cose preziose e sorprendenti. La più peculiare è forse January Scaller, che vive nella casa sotto la tutela del facoltoso signor Locke. Peculiare e atipica, almeno, è come si sente lei: al pari dei vari manufatti che decorano la magione è infatti ben custodita, ampiamente ignorata, e soprattutto fuori posto. Suo padre lavora per Locke, va in giro per il mondo a raccogliere oggetti “di un valore singolare e unico”, e per lunghi mesi la ragazzina rimane nella villa ridondante di reperti e stranezze, facendo impazzire le bambinaie e, soprattutto, rifugiandosi nelle storie. È così che, a sette anni, January trova una porta. Anzi, una Porta, attraverso cui si accede a mondi incantati che profumano di sabbia, di antico e di avventura… Sciocchezze da bambini. Fantasie assurde, le dicono gli adulti. E January si impegna con tutta se stessa per rinunciare a quei sogni di mari d’argento e città tinte di bianco. Per diventare grande, insomma. Fino al giorno in cui, ormai adolescente, non trova uno strano libriccino rilegato in pelle, con gli angoli consumati e il titolo stampigliato in oro semiconsunto: “Le diecim por”. Un libro che ha l’aroma di cannella e carbone, catacombe e terra argillosa. E che porta il conforto di storie meravigliose nel momento in cui January viene a sapere che il padre è disperso da mesi. Probabilmente morto. Così la ragazza si tuffa in quella lettura che riaccende il turbine di sogni irrealizzabili. Ma lo sono davvero? Forse basta avere il coraggio di inseguirli, quei sogni, per farli diventare realtà. Perché pagina dopo pagina January si accorge che la vicenda narrata sembra essere indissolubilmente legata a lei…
Dovetti passare molte altre ore sdraiata sulla schiena, a fissare il misero raggio di sole che avanzava lentamente sul pavimento, prima di ricordare la lezione che avevo imparato da bambina: non sono dolore e sofferenza a distruggerti, è solo il tempo. Il tempo che ti si siede sullo sterno come un drago dalle squame nere, i minuti che tamburellano come artigli sul pavimento, le ore che scivolano via su ali sulfuree.
Questo romanzo è molto lungo ma capace di regalare numerose emozioni.
All’inizio un po’ lento, ma piano piano prende la giusta andatura e direzione, e non puoi che seguirne la strada alla sua mercé.
Da piccola, January vede una porta. Anzi, una Porta. E se già usiamo la P maiuscola capiamo che questa non è una porta qualsiasi. Infatti, dà su una scogliera. Ma com’è possibile se January si trova in un campo incolto?
Questo è l’inizio di una storia che molti forse riterranno banale, ma che invece, scavando a fondo (e dotati penso di una certa sensibilità), porta con sé numerose riflessioni.
In effetti, scrivere di porte che danno su mondi fantastici può sembrare logoro e ripetitivo (e ahimè pure io sto scrivendo un romanzo che parla di porte!): quanti fantasy conosciamo dove una porta (o portale, o anta o qualsiasi altro elemento che vi assomigli) conduce in un altro mondo? Tantissimi.
Eppure (come d’altronde mi hanno fatto notare numerosi sostenitori di fronte alla mia disperazione), non conta tanto la Porta, ma dove conduce.
E il romanzo della Harrow conduce in un universo davvero spettacolare.
O meglio: in universi davvero spettacolari.
I mondi non sono mai stati destinati a essere prigioni, chiuse a chiave, soffocanti e sicure. I mondi sono fatti per essere enormi case vaganti con tutte le finestre spalancate e il vento e la pioggia d’estate che ci passano attraverso, con passaggi magici negli sgabuzzini e scrigni segreti nelle soffitte.
“Le diecimila porte di January” è un inno alla fantasia, alla creatività insita in ognuno di noi: basta un semplice oggetto, anche una porta sgangherata, ad aprire la nostra mente.
Se chiedessi a dieci persone cosa immaginano dietro una porta, mi risponderebbero tutte in maniera diversa. Perché la creatività di ognuno di noi è diversa. Noi siamo tutti diversi. E così possono esistere una, due, tre… diecimila porte, e ciascuna condurrà in un mondo differente. Come nel libro della Harrow.
Ma non solo.
La storia di January è anche un inno all’amore, all’Amore, quello più forte e vero e fisico: l’amore per una madre e per un padre. Tutte le avventure di January sono rivolte a ritrovare i genitori, in una corsa contro il tempo e contro mille difficoltà che solo chi è guidato dall’Amore vero può affrontare.
Tutto questo per dirti che da una semplice storia, che sia fantasy come in questo caso ma anche di altro genere, fuoriescono milioni di messaggi. Basta saperli cogliere.
E accogliere, beninteso.
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October 15, 2020
Presentazione: “Al di là di Borgo Opaco” di Emanuela A. Imineo
Un dark fantasy che vi lascerà di stucco!
Tra i picchi delle più alte montagne, punto d’incontro di Umani e Dei crudeli, c’è un luogo maledetto dove il buio quasi diventa suono, assordante e oscuro. Con la luce del sole però torna a essere Borgo Opaco: un villaggio unico, malinconico e ridente, dove culti e i riti di ogni epoca e provenienza convivono in serenità.Tra i suoi abitanti troviamo Moon, un’adolescente che professa l’Antica Religione. Moon ha perso i genitori e vive con Nymphe, sua nonna: una strega che, per malattia o sortilegio, non ha più la facoltà di esprimersi in maniera lucida e coerente. Tra rabbia e dolore, sacrifici umani e ricerca del proprio destino, Moon si troverà di fronte a due sentieri e dovrà compiere la sua scelta: potrà riempirsi di oscurità o sacrificarsi per la salvezza. Due incontri segneranno il suo percorso: quello con Metelaine, all’apparenza una ragazza come lei ma forse non umana, e quello con Provenza, la ninfa immortale preda della morte.Crescere è sempre scegliere, ma cosa deciderà Moon? E chi ne pagherà il prezzo?
A fine lettura Borgo Opaco ti aspetta su www.aldiladiborgoopaco.com
Inserisci le password segrete e scopri i contenuti interattivi e gli extra riguardanti la stregoneria.
Ho avuto il piacere di partecipare al mega blogtour dedicato a questo libro, che inizia oggi con la presentazione del romanzo e continuerà nei prossimi giorni.
Purtroppo adesso non posso dirti granché sul libro, perché parlerà per me la recensione che farò più avanti, ma ti anticipo che se ti piacciono i dark fantasy, i romanzi cupi e non sempre a lieto fine, “Al di là di Borgo Opaco” fa al caso tuo!
L’autrice, Emanuela, è una strega moderna e nel suo romanzo ci conduce del fantastico e oscuro mondo della stregoneria e della magia. Ogni tappa del blogtour sarà dedicata a un aspetto del libro e degli argomenti inerenti stregoneria e divinazione: insomma, un appuntamento da non perdere!
Qui sotto troverai tutte le tappe dell’evento: mi raccomando, fossi in te non me ne lascerei sfuggire nemmeno una 
October 8, 2020
Il correttore grammaticale di Word: utile o no?
Strumento spesso usato e spesso no, il correttore grammaticale di Microsoft Word, soprattutto nelle sue versioni più recenti, offre numerosi vantaggi ma ha alcune pecche.
Li vediamo oggi.
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October 3, 2020
Hai copiato!
Il plagio è grosso problema.
Difendersi è davvero difficile, perché a volte purtroppo non sappiamo che un nostro contenuto è stato copiato.
Peggio ancora se si tratta di un libro.
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September 29, 2020
L’editor non è infallibile
Forse questo articolo farà storcere il naso a più persone, ma vorrei sfatare un mito che spesso sento in giro.
L’editor spesso non è quel mago con la bacchetta il cui tocco rende un libro perfetto.
Non è infallibile, e talvolta, appunto, fallisce.
Capiamo il perché.
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September 28, 2020
Review Party: Il villaggio dei Sussurri (Arianna Colomba)
Doolway è la tipica cittadina in cui gli abitanti sembrano usciti dalle pagine di un libro e il tempo pare essere immobile. Per Sara e sua madre è il posto perfetto dove trasferirsi e sfuggire a un passato fatto di sangue e dolore.
Eppure, anche Doolway ha i suoi segreti e continua a mormorarli tramite i Sussurri, insinuandosi nella mente delle persone.
Chi sono i Guardiani? Qual è il mistero che nasconde il Villaggio? E perché i Sussurri continuano a tormentare Sara chiedendole una scatola dimenticata?
Tra domande e indizi, amicizie e amore, Sara dovrà affrontare una corsa contro il tempo che la porterà a fronteggiare i demoni del passato e sbrogliare il mistero che lega la sua esistenza a quella dei Guardiani.
Primo volume di una trilogia di libri autoconclusivi, Il Villaggio dei Sussurri saprà condurvi lontano, dalla realtà dei giorni nostri, fino alla scoperta di un mondo fantastico.
Prendi una cittadina apparentemente tranquilla (ma non troppo), una ragazza con alcuni problemi alle spalle e uno strano mistero che avvolge la sua vita… e avrai un buon romanzo che ti terrà compagnia per un po’ di ore.
O perlomeno, questo è accaduto a me durante la lettura del libro di Arianna Colomba, primo di una trilogia urban fantasy autoconclusiva.
Ammetto che tra i sottogeneri fantasy, l’urban non mi piace granché, però i pochi libri che mi concedo di leggere mi hanno sempre lasciata soddisfatta, e non è stato da meno questo romanzo, piacevolissimo dall’inizio alla fine.
Di Sara, la protagonista, sappiamo già tutto dall’inizio. O forse dovrei dire che intuiamo già tutto, perché la Colomba è stata capace di lasciare il lettore col fiato sospeso fino alla fine, dosando le informazioni essenziali goccia dopo goccia. Ha evitato così fastidiosi “spiegoni” tipici del fantasy e nemmeno quel senso di “incompiuto” che capita di avere quando uno scrittore racconta poco o niente.
Sara è una ragazza con un rapporto conflittuale con la madre e con chi la circonda, e Doolway sembra giudicarla da subito, da quando si trasferisce lì (o forse è meglio dire: ritorna lì). Ma non pensare che sia una povera vittima della situazione: Sara dimostra da subito un bel caratterino che la distingue da molti altri personaggi femminili, e mi è piaciuta da subito.
La cornice soprannaturale che circonda l’ambiente e la storia è davvero ben orchestrata e direi originale, e questo è un plus non da poco, visto che ahimè ci sono ormai tantissimi romanzi che si copiano l’un l’altro quasi fosse una gara. In questo caso, invece, finalmente c’è quel sentore di “mai sentito” che piacerà molto al lettore, soprattutto se esigente.
In definitiva, consiglio a tutti “Il villaggio dei sussurri”, amanti del genere e no. Anzi: questi ultimi potrebbero ricredersi e iniziare a immergersi in un genere letterario che, se progettato bene, può dare davvero ottimi risultati.
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September 25, 2020
Review Party: “L’ascesa di Senlin” di Josiah Bancroft
** Questa recensione fa parte del Review Party organizzato con altre blogger. Qui sopra trovi il banner con tutti i partecipanti **
La Torre di Babele è la più grande meraviglia del mondo conosciuto. Grande come una montagna, l’immensa Torre ospita innumerevoli Regni Circolari, alcuni pacifici, altri bellicosi, appoggiati l’uno sull’altro come gli strati di una torta. È un mondo popolato di geni e tiranni, aeronavi e motori a vapore, animali insoliti e macchine misteriose.
Attirato dalla curiosità scientifica e dalle mirabolanti promesse di una guida turistica, Thomas Senlin, mite preside di una scuola di provincia, decide di visitarla. Anzi, gli sembra che, con i suoi lussuosi Bagni, sia proprio la meta ideale per la sua luna di miele con Marya. Solo che, appena arrivati, i due sposi si perdono tra la folla di abitanti, turisti e furfanti.
Determinato a ritrovare la moglie, Senlin inizia una lunga ricerca tra bassifondi, sale da ballo e teatri di burlesque. Dovrà sopravvivere a tradimenti, assassini, e ai lunghi cannoni di una fortezza volante. Ma se vuole riavere Marya, sopravvivere non basterà: dovrà sapersi trasformare da uomo di lettere in uomo d’azione.
Di questo libro, anche se cercassi e cercassi, non saprei trovare qualche difetto. Un romanzo praticamente perfetto, almeno dal mio punto di vista, sia per la trama, sia per l’ambientazione che per i personaggi.
Avevo già molte aspettative dopo aver letto la quarta di copertina, e per fortuna sono state attese tutte.
Un romanzo dai chiari contorni steampunk e ricco di colpi di scena: cosa volere di più?
Senlin e la moglie Marya sono in luna di miele alla famigerata Torre di Babele: un’imponente struttura di cui non si conosce la sua altezza, poiché la punta sparisce tra le nuvole. Un mondo a sé stante, direi, poiché ogni livello della torre costituisce uno Stato indipendente ed enorme.
Ai piedi della Torre si espande un enorme mercato: un immenso bazar pieno di bancarelle, venditori, ladri e imbonitori. Ed è proprio qui che Senlin perde sua moglie.
Dopo il comprensibile smarrimento, Senlin decide di agire: la loro meta è il terzo livello della Torre, i Bagni, ed è lì che cercherà Marya. Inizia così una vera e propria ascesa, partendo dai bassifondi del Basamento e passando per il Salotto, un luogo in cui realtà e finzione si mischiano e i cui contorni sfumano; fino ad arrivare ai Bagni, elegante Stato che nasconde però del marcio. Per finire con la famigerata Nuova Babele: uno Stato all’insegna della tecnologia al vapore in cui i ladri della peggior specie si mischiano a papponi e donne vendute come schiave.
Quella di Senlin è una vera e propria ascesa, come ho scritto poc’anzi, e in ogni Stato dovrà fronteggiare sempre qualcuno che vorrà fregarlo… o peggio. La ricerca di sua moglie è una corsa contro il tempo, che scorre sempre più velocemente man mano che Senlin sale di livello in livello. Sì, perché per trovare Marya è disposto a tutto… anche a divenire lui stesso un truffatore.
Un romanzo scritto magistralmente e page turner: appena inizi a leggere non puoi più smettere, e quando arrivi alla fine ti maledici perché sei stato troppo veloce. Aspettando con ansia il secondo volume della trilogia.
A parte la trama dal ritmo incalzante, ciò che mi è piaciuto di più è stata proprio lei: la Torre di Babele. Oserei dire che è lei la protagonista indiscussa, insieme a tutti coloro che lì vivono e che la vivono. Un coacervo, un bazar di infinite personalità, ma tutte accomunate da una caratteristica: l’avidità.
Non ci sono sentimenti nobili, nella Torre, bisogna guardarsi da tutto e tutti, e la minima distrazione può essere fatale. Ognuno è pronto a pugnalarti alle spalle quando meno te lo aspetti. Una società priva di princìpi e moralità, che Banscroft descrivere molto bene.
Forse una parodia della nostra società, dove l’apparire prevale sull’essere? Be’, leggendo spesso questo parallelismo viene spontaneo, soprattutto nel Salotto.
Lascio comunque il lettore libero di fare le sue constatazioni, certa che non verrà deluso.
L'articolo Review Party: “L’ascesa di Senlin” di Josiah Bancroft proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
September 22, 2020
Perché rivedere un testo più volte alla lunga ti danneggia?
Il presupposto è che un testo va necessariamente riletto. E su questo non ci piove.
Però troppe riletture, o riletture fatte male, anziché migliorare il libro lo danneggiano.
Vediamo perché.
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September 19, 2020
Volevo essere editor #2
Ovvero: tutte le stramberie che ho sentito e continuo a sentire in questi anni.
Da leggere con il solo scopo di divertirsi.
Attenzione: se sei suscettibile passa oltre.
Qui la prima parte.
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