Emanuela Navone's Blog, page 18
May 28, 2020
Ora che conosci le regole… distruggile!
Ora che conosci le regole… distruggile!
Ti avranno insegnato e detto un po’ dappertutto che una certa cosa si fa in una certa maniera e così via… giusto?
Ebbene: gran parte di ciò che ti hanno detto prendilo e buttalo via!
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Se vuoi scrivere il tuo bestseller devi…
… fare così, fare cosà, fare colà, fare chissà-quante-cose-ancora.
Ormai il Web è denso, stracarico, zeppo, inquinato di articoli che ti dicono, che vogliono rivelarti la strategia giusta per scrivere finalmente, evvai! il tuo libro.
E non solo: seguendo tutte queste regole (le definirei così, sì) riuscirai a completare il tuo libro, e soprattutto riuscirai a venderlo! Diventerai famoso! Venderai milioni di copie!
Per non parlare di tutti quegli articoli di scrittura che ti spiegano passo passo come creare un conflitto, un protagonista, un’ambientazione, perfino come scrivere un dialogo, pieni di citazioni di scrittori famosi messe lì non si capisce bene se per aiutarti o per dare sfoggio di sé.
Ne troverai tanti anche qui, e se devo essere sincera a rileggerli mi annoio da sola, ma va be’, una base bisogna darla.
Però la scrittura non si chiama creativa?
E cosa c’è di più creativo che infrangere qualsiasi regola possibile?
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Premetto che
Alcune regole, ahimè, purtroppo non vanno infrante.
La grammatica, prima di tutto. Perché un testo sgrammaticato non è creativo, è solo scritto male.
E poi sì, dai, qualche punto fermo sulla progettazione del tuo romanzo ci deve essere. Ad esempio il conflitto di cui parlavo prima: senza un conflitto, un romanzo non sta in piedi.
Tutto il resto… va bene conoscerlo, è giusto conoscerlo. Ed è bellissimo fare tutto il contrario.
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Originalità
In questo periodo sto lavorando insieme all’autore a un romanzo molto originale, soprattutto per com’è strutturato.
L’autore ha idee molto chiare: vuole spiazzare il lettore.
E devo dire che ci sta riuscendo molto bene: la storia passa da un personaggio all’altro all’improvviso, e le varie micro-storie sembrano non aver alcun legame con la trama principale. Se non che quando arrivi alla fine capisci che c’è un nesso. Se non sei rimasto troppo spiazzato prima, ovviamente.
Azzardo? Forse, ma diciamocelo: siamo stufi di storie tutte uguali e che seguono sempre il medesimo (e basta!) noioso filo conduttore da A a B a C a D… a Z.
Già è difficile trovare una trama che non ricordi qualcos’altro (e nei miei romanzi mi sento sempre ripetere a pappagallo, quasi fosse il mantra del XXI secolo: bello, sì, ma mi ricorda…), e se proprio quella dobbiamo tenerla così, perché non sconvolgere un po’ le regole della narrazione?
Certo, qualcuno (anzi, molti) potrebbe storcere il naso.
L’anno scorso ho mandato un racconto ad alcuni beta reader. Questo racconto era particolare, non tanto per la trama (e il solito pappagallo ovviamente l’ha fatto presente) quando per com’era stato strutturato. I commenti negativi sono piovuti a cascata, se non vere e proprie stroncature.
Purtroppo, la tendenza è che se un testo si discosta troppo dalla normalità, perfino dai cliché (e ricordo ancora con simpatia tutte le critiche al protagonista maschile del mio “io sono l’usignolo“, perché troppo poco “maschio”), viene immediatamente etichettato come scritto male, senza andare oltre.
Invece, ripeto, la scrittura creativa è tale perché ti permette di creare, di essere creativo, e se rimani troppo imbrigliato nella gabbia delle regole, corri il rischio di scrivere qualcosa che, sì, può piacere agli altri, ma non è tuo.
Perdi quindi la tua identità.
E quindi cosa posso fare?
Scrivi per te stesso.
Lo so, tutti ti dicono di scrivere per gli altri, per il lettore, ed è anche vero, perché ogni volta che metti su carta una parola, una frase, devi sempre tener presente che qualcuno leggerà e dovrà capire.
Però se tu hai un’idea, un’idea anche originale di come impostare la tua storia, è giusto portarla avanti.
Perché quell’idea è tua, e il tuo libro sarà davvero tuo se scritto così.
Difficile, arduo, in un mondo che privilegia il già sentito e già detto (pur criticandolo), ma non impossibile.
Quindi inventa, crea, stravolgi le regole!
E soprattutto sii te stesso.
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L'articolo Ora che conosci le regole… distruggile! proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
May 23, 2020
Recensioni del passato: “Le cesoie di Busan” di Karen Waves
Ripropongo anche oggi la recensione di un romanzo che ho letto nel 2016 e che ho pubblicato sul mio vecchio blog, in via di eliminazione definitiva.
Spero che questo libro ti incuriosisca e ti piaccia com’è stato per me!
LE CESOIE DI BUSAN
(LA STUDENTESSA E IL POTATORE, #1)
Karen Waves
Self-publishing
Genere: Romance
192 pagine
Prezzo edizione digitale: 0,99 euro
Prezzo edizione cartacea: 9,90 euro
Quando Valentina conosce Won-ho capisce subito tre cose: la prima, che è la persona più antipatica che abbia incontrato in Corea; la seconda, che le sue labbra bellissime non possono cambiare questo fatto; e la terza, che se le chiederà di uscire gli dirà sicuramente di no.
Dopotutto, non hanno niente in comune: solo un pessimo carattere, un umorismo tagliente, la profonda insofferenza per tutto ciò che non si possa fare in tuta e la passione che li consuma ogni volta che si incontrano.
Ma Won-ho è tanto abile nel convincere Valentina quanto lo è a potare gli alberi di Busan e così, tra picnic al chiaro di lampione e caldi pomeriggi nei frutteti, la loro relazione cresce e l’attrazione si fa sempre più intensa.
Anche se la coinquilina di Valentina insiste che si stanno innamorando e che sono fatti l’uno per l’altra, la famiglia di Won-ho si oppone e Valentina si trova di fronte a una scelta difficile.
La storia d’amore con Won-ho sopravviverà, o lei e il suo appassionato potatore hanno i baci contati?
Di solito non amo i libri esotici e ambientati in Asia o Medio Oriente, né tanto meno (figuriamoci!) quelli ambientati negli States. Il libro stimola le mie narici solo se mi fa assaggiare qualcosa di questi luoghi lontani. Le cesoie di Busan è ambientato in un’assolata cittadina coreana, Busan, dove l’estate è molto lunga e il calore altrettanto. Dove le spiagge sono affollate e il mare è solcato da miriade di surfisti. In questa pigra cornice si svolge la vicenda di Valentina (o Ballentina, come la chiama la sua coinquilina Yae-Rim), studentessa veneta che frequenta l’università di Busan per prepararsi alla laurea. Fin da subito colpisce il carattere determinato della protagonista: è irascibile, testarda, sempre con la battuta pronta. Pronta anche a sfidare chiunque si frapponga tra lei e la solita panchina sulla quale usa consumare il suo pranzo universitario. E Won-ho è il chiunque che, un giorno come tanti, decide che la panchina di Valentina non è agibile, perché sta potando e c’è il rischio di farsi male.
Un incipit dai connotati comici, una situazione sospesa tra banalità e assurdo che sarà, però, l’anticamera di un’intensa passione tra la studentessa e il potatore.
Due personalità diverse, due mentalità diverse, addirittura due universi opposti, che in una giornata assolata coreana si scontrano e si fondono insieme. Valentina, la cui sicurezza innata sarà scalfita centimetro dopo centimetro. Won-ho, dai modi un po’ bruschi che celano però una vasta dolcezza. L’amore irrompe nelle loro vite senza che se ne accorgano e comprendano cosa sta succedendo. E l’amore sarà vissuto giorno dopo giorno, ora dopo ora, perché entrambi sanno che potrebbe non durare in eterno, perché sono pur sempre due mondi diversi e lontani, i loro. Le cesoie di Busan è scritto davvero bene. Non mi stancherò di ripetere quanto sia raro trovare un romanzo autopubblicato che sia curato nei contenuti e nella scrittura, ma ci tengo a sottolineare come queste perle siano spesso migliori di mille libri editi da grandi case editrici. Lo stile di Karen è incalzante, prende pagina dopo pagina.
Karen è una di quelle autrici che riesce a rendere suggestiva anche una situazione delle più banali. E così, un romanzo che potrebbe essere uno tra i tanti, spicca con le sue colorate descrizioni, i suoi dialoghi accattivanti e mai banali, l’emotività dei protagonisti. In poche parole, una piccola perla del self-publishing che consiglio spassionatamente.
L’unica nota stridente è uno sghiribizzo mio personale: avrei voluto sentire di più la Corea, annusarne i profumi, seguirne le persone, le usanze. In certi punti spesso ci si dimentica quasi di essere in Asia e la spiaggia di Busan diventa una più comune Miami. A parte questo dettaglio, del tutto trascurabile vista tutta la maestria con cui il romanzo è scritto e curato, Le cesoie di Busan che merita davvero un posticino nel vostro cuore. Nel mio c’è già.
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May 19, 2020
Fiera virtuale della narrativa targata Collettivo Scrittori Uniti
Il prossimo 30 maggio, dalle 10 alle 19, si terrà la terza fiera virtuale targata Collettivo Scrittori Uniti.
Questa volta è dedicata alla narrativa non di genere, o mainstream, e posso dirti che gli autori portano con loro molti libri interessanti.
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Come ben sapete, la narrativa non di genere abbraccia numerosissimi campi, forse proprio perché mainstream.
E quindi i ventisei autori presenti porteranno con loro storie di vita vissuta, di vite difficili; storie di droga, malattie, storie di rinascite e di cadute; storie di difficoltà e di speranza.
Sarò la madrina della fiera e ho avuto il piacere di vedere in anteprima molti dei libri presenti, e alcuni di essi fanno parte della collana che gestisco per PubMe, Policromia, come Amaranto di Ania Cecilia, Twins Obsession di Francesca Ghiribelli, C’era una volta un clandestino di Eltjon Bida, L’ultimo sorriso di Alfonso Pistilli, Con il casco azzurro verniciato a spruzzo di Alessandra Giorgi e L’ultima risata di Elena Genero Santoro. Ultimo ma non ultimo Prigioniera Libera 2.0 di Anna Dari, che uscirà proprio a fine mese.
Ma non solo! Abbiamo libri di viaggio, come Lo zaino è pronto io no di Marco Lovisolo; un retelling tutto particolare de Alice nel paese delle meraviglie, Alice nel labirinto di Roberta de Tomi; e poi ancora il bellissimo ma cupo I ricordi non si lavano di Aurora Frola e il particolarissimo Solo sulle tue gambe di Elisa Biffi…
Insomma, come si suol dire, ce n’è proprio per tutti i gusti!
Come funziona la fiera della narrativa?
Poiché virtuale, la fiera avrà luogo in un evento Facebook: https://www.facebook.com/events/243285316901001, al quale puoi già da ora iscriverti.
Lungo il corso della giornata ci saranno interventi miei e di Claudio Secci, fondatore del CSU, e numerosi reading degli ospiti speciali dell’evento (come Malia Delrai di Delrai Edizioni, Valentina Gerini de Gli scrittori della porta accanto, Alice Avellano del blog Il trio delle fangirls e Federica Martina del blog L’isola di Skye).
Uno spazio speciale è dedicato ovviamente ai ventisei autori, con la doppia intervista mia e di Claudio, e qui voglio attirare la tua attenzione.
Sì, perché se sei interessato ad acquistare il libro di uno o più di questi autori (a un prezzo scontato, spedizione gratuita e numerosi gadget in omaggio), dovrai commentare sotto il video dell’intervista, e dovrai farlo velocemente! Purtroppo molti autori hanno poche copie e andranno via tutte molto velocemente (così è successo alle precedenti fiere, del romance e del fantasy!).
E ci sarà anche un cruciverba con in palio un libro!
Il programma è quindi fitto e molto ghiotto, quindi ti invito ancora una volta a partecipare già da ora all’evento e a condividerlo con chi vuoi 
May 16, 2020
Recensioni del passato: “La collezionista di sogni” di Valentina Bellucci
Siccome sto per cancellare il mio vecchio blog, “L’antico calamaio”, e non voglio perdere le recensioni lì presenti, ho deciso di riproporre le migliori qui.
Spero sia un modo per stuzzicare la tua curiosità e spingerti ad acquistare quello che per me è stato davvero un libro che ha meritato di essere letto.
Parto oggi con la recensione de “La collezionista di sogni” di Valentina Bellucci.

Self-publishing
Genere: Romance
448 pagine
Prezzo edizione cartacea: 18,72 euro
Prezzo edizione digitale: 0,99 euro
Quarta di copertina
Per Tristan e Mary Lou, Londra è proprio come una prigione, e vittime sono proprio loro: due ragazzi adolescenti, incompresi dal resto dei compagni e testimoni di vite complicate.
Mary Lou Finger ha sedici anni, la passione per la lettura e una vita incasinata; è bella ed è brava a scuola, ma non basta, a casa sua vive un inferno.
Tristan Colin, il ragazzo più sfigato della scuola, è chiuso in se stesso da un vuoto incolmabile.
Un giorno però le loro vite saranno destinate ad incrociarsi e sarà proprio mentre si imbatteranno l’uno nell’altra che Tristan avrà intenzione di invitarla ad uscire. Ma cosa accadrebbe se lei dovesse accettare? E come mai ogni sabato mattina Tristan scompare? Dove va?
La vita di Mary Lou sembra davvero molto confusa, fino a quando un incontro inaspettato cambierà tutto il suo modo di vedere le cose. Sarà proprio lì, alla Boy and Dolphin Fountain, in Hyde Park che conoscerà Annabel, una ragazza di dodici anni, intelligente e spigliata, che dalla vita ha tutto, ma che sarà costretta a crescere troppo in fretta e ad affrontare qualcosa di molto più grande di lei.
“La collezionista di sogni” è un romanzo commovente, una storia di amore e di amicizia, ma soprattutto una storia di vita. Parla dell’amore nelle sue mille sfaccettature, in una realtà che spezza il cuore e ci ricorda l’importanza dei sogni.
Che senso ha vivere tutti assieme se siamo così tanto distanti gli uni dagli altri?
Ci sono libri che leggi per semplice passatempo. Quelli che, una volta terminati, ritornano nel loro scaffale, e di cui presto tendiamo a dimenticarci perché non ci hanno lasciato nulla. E poi ci solo quelli come “La collezionista di Sogni”. Libri che sanno prenderti, nei quali ti immergi a tal punto da dimenticare quello che ti circonda. Libri che ti fanno ridere. Libri che ti fanno commuovere.
Era da tanto tempo che non mi scappava una lacrima. Ma il libro di Valentina, le storie di May Lou, Tristan e Annabel mi hanno talmente emozionata che, alla fine, quella lacrima è scesa.
Mary Lou, Annabel e Tristan sono tre adolescenti costretti a crescere troppo in fretta. All’apparenza come tutti gli altri, in realtà nascondono nel loro profondo dure realtà che li obbligheranno a fare i conti con l’altra medaglia della vita. Quella dura, brutta, cattiva. Quella che ognuno di noi vorrebbe nascondere da qualche parte. I destini di Mary Lou, Annabel e Tristan si incroceranno lungo le vie di Londra, una Londra autunale e invernale, dai colori aranciati, dorati, sino ad arrivare al grigio fumo della neve calpestata e marcia.
Mary Lou e Tristan frequentano la stessa scuola, ma non si conoscono. E come potrebbero? Lei, la classica studentessa modello; lui, lo sfigato di turno. Universi completamente paralleli. Fino a quando, un giorno, Tristan non deciderà di chiedere a Mary Lou di uscire.
Da lì, le loro vite cambiano, migliorano, peggiorano, si completano. Mary Lou coltiva anche un sogno nel cassetto: diventare una scrittrice. E sarà grazie all’incontro fortuito con Annabel, in Hyde Park, che la ragazza riuscirà a mettere su carta ciò che a lungo ha tenuto nella propria mente, conscia anche che tutti hanno sempre considerato il suo sogno una stupidaggine.
In fondo leggere è come sognare ad occhi aperti il sogno di qualcun altro.
Se vi aspettate una storia d’amore e di amicizia, ebbene, vi potrei rispondere che “La collezionista di Sogni” appartiene a questo genere ma non vi appartiene. Vi appartiene poiché l’amore e l’amicizia sono i due sentimenti che muovono le azioni dei tre protagonisti. Non vi appartiene perché c’è molto, molto di più, dietro.
Valentina ha saputo entrare perfettamente nelle menti di Tristan e Mary Lou (il romanzo è in prima persona con i loro POV per ogni capitolo), a tal punto di riuscire a estrapolare i loro pensieri ed emozioni e di trascriverli su carta. Il risultato sono due personaggi dai contorni nitidi e delineati. Io, che in genere in un personaggio cerco soprattutto l’aspetto caratteriale ed emotivo, piuttosto che quello fisico o di dettaglio (com’è fatto, come si veste, etc.), ho davvero amato sia Mary Lou e Tristan, sia la piccola Annabel. Quest’ultima è semplicemente raccontata dalle parole di May Lou, e la conosciamo attraverso i loro incontri, sempre più frequenti verso il finale del libro, di cui non parlerò per evitare noiosi spoiler.
Un’altra cosa che apprezzo della scrittura di Valentina è la capacità di trascinare il lettore nella storia, dall’inizio alla fine, pur non trattandosi di un romanzo adrenalinico o di avventura. Inoltre, sono soprattutto le emozioni e i sentimenti a predominare la scena, analizzati in maniera molto profonda e con quel pizzico di malinconia che io adoro, e che difficilmente riesco a trovare in un libro (l’ultima volta è stato durante la lettura di “Raccontami di un giorno perfetto” della Niven).
“La collezionista di Sogni” non è solo amore e amicizia. È un vero è proprio inno alla vita e alla sua bellezza; alla bellezza delle piccole cose, che diventano grandi nel momento in cui tutto sta per essere perduto.
Il libro di Valentina ci ricorda di continuare a sognare, di collezionare anche noi i nostri sogni e di coltivarli, perché non c’è niente più bello di sognare. E non c’è niente di più bello dei sogni che le piccole cose possono darci.
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L'articolo Recensioni del passato: “La collezionista di sogni” di Valentina Bellucci proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
May 12, 2020
I dieci comandamenti del direttore di collana
I dieci comandamenti del direttore di collana
Sono ormai quasi due anni che per la casa editrice PubMe sto curando la collana Policromia, e di belle ne ho viste parecchie.
Sdrammatizzando un po’, ho deciso allora di stilare una sorta di decalogo, che gli aspiranti direttori di collana o editori potranno seguire (oppure no).
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Un commento (giusto per evitare “flame”)
Ammetto che avrei voluto essere più cattiva, poi ho pensato che non è il caso.
Già così ho dato una davvero brutta immagine degli autori che mi gravitano intorno, e che gravitano attorno agli altri che fanno il mio stesso lavoro, meglio non infierire 
May 10, 2020
Recensione “Disincanto” di Claudio Secci
La mia recensione al nuovo libro di Claudio Secci, “Disincanto”!
Chiedo scusa per la qualità davvero bassa 
May 5, 2020
Piccoli autori crescono: intervista a Leah Weston
Continua la serie di interviste ad autori grandi e piccini.
Dopo Maria Cristina Pizzuto e Marina Atzeni, oggi ho il piacere di ospitare Leah Weston, autrice prolifica di romance M/M.
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Ciao, innanzitutto parlaci di te. Chi sei nella vita di tutti i giorni, oltre a essere autrice?
Ciao e grazie
per avermi ospitata nel tuo blog.
Sono una donna di 37 anni nata e cresciuta a Milano, dove vivo tutt’ora. Lavoro part-time, ho un compagno, tre figli, un cane e una gatta. Sono una delle responsabili del blog “Emozioni fra le pagine”, dove gestisco il settore romance m/m e lgbt+, e sono la creatrice di “Imagine Art”, una pagina di servizi di grafica, rivolta soprattutto agli autori.
Domanda secca e banalotta, ma te la faccio lo stesso: perché scrivi?
Mi viene da
rispondere: “Perché non scrivere?” Noi italiani abbiamo a disposizione una
lingua stupenda, complessa ma affascinante, che ci viene spesso invidiata
all’estero. Tutti dovremmo scrivere di più. Ciò non vuol dire per forza che
dobbiamo essere tutti scrittori e pubblicare. C’è molta gente che scrive
abitualmente, senza però mettersi sul mercato. Perché io scrivo? Perché mi fa
stare bene e perché penso che sia la giusta dimensione per esprimermi al
meglio.
C’è qualche abitudine che segui, qualche vezzo che ti piace mentre scrivi?
Vezzo vero e proprio no, però la maggior parte delle volte ascolto la musica mentre scrivo. Attacco le cuffiette al pc e faccio partire Spotify. Mi piace usarlo perché posso fare tutte le playlist che voglio a seconda dell’umore e decidere quale far partire. Una volta scrivevo con la penna (rigorosamente Bic blu) sui quadernoni, ma purtroppo mi portava via troppo tempo di riscrittura al pc, perciò ho dovuto a malincuore abbandonarlo.
Hai pubblicato molti libri, tutti romance M/M. Ci puoi spiegare questa scelta?
Nel corso della mia vita ho letto moltissimi generi diversi, soprattutto da ragazzina quando ero un’assidua frequentatrice delle biblioteche, e mi sono appassionata a ognuno. Poi è arrivato il romance m/m ed è stato un colpo di fulmine. Da qui la mia decisione di scriverlo. Ma non è solo quello. Le tematiche del romance m/m sono molto diverse da quelle del romance m/f – per quanto abbiano anche fattori e situazioni in comune – e sono quelle che mi stanno particolarmente a cuore.
Ritieni che i romanzi LGBT funzionino in Italia? O c’è ancora tanta strada da fare?
Funzionano in parte. Nel senso che lo fanno nella cerchia ristretta degli amanti del genere. Bisogna anche tener conto che da noi sono arrivati dopo rispetto al mercato estero e perciò siamo indietro di anni rispetto a loro. Altro fattore da tenere conto, purtroppo, è il tipo di mentalità e di cultura che c’è in Italia. È brutto dirlo, ma bisogna essere realisti, c’è ancora troppa discriminazione nei confronti della comunità lgbt+ e questo poi si ripercuote anche sul tipo di letture che gli italiani fanno.
Ho visto che sei un’autrice indie come tanti altri. Cosa ti ha spinto a scegliere questa strada?
In realtà ho pubblicato anche con Ce, ho iniziato proprio così, poi ho provato il self publishing perché amo imbarcarmi in cose nuove e mi piace mettermi alla prova. L’auto pubblicazione mi piace molto perché mi permette di avere il pieno controllo su ogni fase della lavorazione, decidere i tempi, pianificare la promozione e qualsiasi altro aspetto, però non escludo a priori di tornare anche a pubblicare con Ce perché permette di dedicarsi solo alla scrittura.
Cosa ne pensi del panorama dell’autopubblicazione italiano? Cosa c’è che va e cosa non va?
Penso che l’autopubblicazione sia una grande opportunità per chi scrive e che nel panorama italiano ci siano dei buoni libri. Quello che non va? Quelli che finiscono di scrivere e buttano sul mercato il libro. Un libro va lasciato riposare per minimo un mese, poi va ripreso in mano per essere rivisto da capo almeno un paio di volte, poi bisogna darlo in mano alle beta-reader e poi inizia il vero lavoro di editing con il proprio editor, il quale come minimo prevede tre passaggi. È un processo lungo ma necessario e non bisogna avere fretta di pubblicare. Purtroppo, a causa di chi non cura i propri lavori al meglio, l’autopubblicazione ha assunto una brutta nomea, difficile da togliersi di dosso. Sono però anche convinta che, malgrado questo, ci sia anche una certa “selezione naturale” e che i lettori li puoi fregare una volta, non due.
In una nostra chiacchierata hai detto che i romance trainano l’editoria italiana. Puoi spiegare questa tua affermazione anche ai lettori?
La maggior parte dei lettori sono donne e, si sa, in media leggono più degli uomini e leggono veramente di tutto a partire dal romance che è il genere più letto. E non serve a niente andare a guardare le classifiche e le statistiche che escono fuori ogni anno perché la maggior parte delle volte non calcolano gli ebook e come “lettore forte” intendono quelli che leggono un libro al mese, di conseguenza sono sfalsate. Per ogni libro uscito in una qualsiasi categoria ce ne sono almeno dieci usciti nel settore romance. Il romance è un po’ come i libri di calciatori e influencer vari: tutti a lamentarsi e a denigrare, ma senza i soldi che fanno nelle vendite, una Ce non potrebbe investire in altro.
Cosa deve fare un autore indie per promuoversi ed emergere?
Questa è la risposta che un po’ tutti cerchiamo, ma proverò a risponderti in base alla mia esperienza.
La cosa
fondamentale è offrire un libro ben curato. Io odio la frase “l’importante è la
storia”, mi dà proprio sui nervi perché se leggo un libro con una storia valida
e poi non è editato, ha una copertina buttata lì a casaccio e l’impaginazione è
approssimativa mi viene subito da pensare che è un’occasione mancata perché
quella storia, che magari è bella, se fosse stata curata a dovere mi avrebbe
fatto esclamare “Wow” e sarebbe stata indimenticabile.
Perciò
editing, impaginazione e cover sono la base, anche solo per portare rispetto al
lettore che spende soldi per il libro acquistato.
Parlando di marketing essere sui social ormai è fondamentale perciò io sono partita con una pagina autore su Facebook e un blog su WordPress, dove provo a essere costante con gli aggiornamenti (cosa non facile, ma che ultimamente va meglio anche grazie a un’app che mi ha consigliato la mia editor per pianificare le cose che devo fare), cerco di partecipare più che posso nei vari gruppi su Facebook e ultimamente sto cercando di animare anche il mio profilo su IG.
Quando deve
uscire un libro inizio almeno un mese prima a promuovermi nei gruppi e nella
mia pagina attraverso card ed estratti (ma senza esagerare che se no si diventa
pesanti) e a contattare i blog del settore per le segnalazioni e le recensioni.
Ciò vuol dire che già due mesi prima dell’uscita sto preparando tutto il
materiale che mi serve.
E poi mi
piace sperimentare. Ho provato a mettere dei miei libri in Kindle Unlimited, ho
fatto il restyling di alcune cover, recentemente ho provato a mettere gratis
per un giorno un mio libro uscito tre anni fa. Insomma, provo varie strategie e
poi traggo le conclusioni in base ai risultati.
Quest’anno ho anche iniziato a partecipare alle fiere insieme a CSU ed è una cosa che mi è piaciuta un sacco e che spero di ripetere una volta tornati alla normalità.
Altra cosa che, secondo me, non va fatta è inoltrarsi in inutili e sterili polemiche e inalberarsi per le recensioni negative. Dà una brutta immagine di noi e non serve a niente.
Cosa bolle in pentola? Progetti futuri?
Come
un po’ tutti ho dovuto rivedere un po’ i miei programmi a causa del Covid-19.
Posso
dirvi che sto lavorando da due anni ormai a una trilogia fantasy m/m con i lupi
mutaforma (ho il primo volume in editing, il secondo che ho finito la stesura
in febbraio e il terzo da scrivere) che volevo iniziare a pubblicare a giugno,
ma che ho fatto slittare di qualche mese, ho un contemporaneo m/m a cui mancano
pochi capitoli per essere concluso e che vorrei sottoporre a una Ce e ora sto
partecipando al Camp NaNoWriMo con il seguito di “Oscar, canaglia dal cuore
tenero”. Inoltre c’è una bozza di idea per un libro a quattro mani con una
collega.
Questi
sono i progetti a cui mi sto dedicando, ma in realtà ne ho molti altri
iniziati, solo che bisogna decidere a cosa dare la priorità. Arriveranno anche
loro prima o poi. In ultimo vorrei provare a scrivere qualcosa al di fuori del
mio genere, qualcosa che mi metta alla prova e mi faccia crescere come autrice.
Te l’ho detto che mi piace sperimentare? 
May 2, 2020
Io e il mio prossimo romanzo: un’anteprima
La primavera è sempre stata fervida per la mia mente, che durante l’inverno entra in letargo ed è difficile smuoverla.
Ultimamente, però, saranno gli uccellini o l’odore di caldo che si inizia a respirare, o anche la clausura alla quale siamo costretti, ma il delirio creativo, come lo chiamo io, è tornato a farsi sentire.
Con una storia. Delle mie solite, certo, ma pur sempre una storia.
Questo è il primo appuntamento di una serie in cui ti accompagnerò alla scoperta di quella che sarà la mia prossima fatica: “L’uomo con il berretto rosso”.
Non voglio svelarti nulla ma lasciare che sia la mia malata penna a parlare per me, e quindi ecco un estratto.
Non definitivo, perché siamo ancora in work in progress, ma mi piace per questo nuovo romanzo che tu lo segua insieme a me.
Buona lettura!
1 – 22 marzo
Qualcuno lo osservava.
Patrizio stava guardando le notifiche di Facebook sul suo
smartphone quando ebbe quella spiacevole impressione.
Alzò gli occhi dal cellulare. Sul sedile davanti al suo
non c’era nessuno, né su quello vicino. Poco più avanti, una ragazza leggeva un
libro; accanto a lei un’anziana guardava fuori dal finestrino.
Nessuno prestava attenzione a lui.
Patrizio si voltò. La sensazione di sentirsi osservato
non lo abbandonava. Effettivamente, nel sedile dietro al suo ma sulla fila
opposta, c’era un uomo.
Era seduto composto, le mani in grembo, ma il corpo era
rivolto verso di lui. Infatti la schiena era appoggiata in parte al finestrino,
in parte al sedile. Portava un berretto con la visiera rosso e un paio di
occhiali da sole. Le lenti scure mostravano appena gli occhi, fissi nei suoi.
Patrizio si guardò la giacca nera per cercare eventuali
macchie, poi i jeans. Si toccò i capelli. Che avesse una gomma da masticare
addosso? Ogni tanto succedeva. Di buontemponi che si divertivano a fare gli
scherzi agli altri, i treni ne erano pieni. I capelli erano lisci al tatto,
privi di nodi o di altri corpi estranei. E se avesse avuto qualche cosa in
faccia? Prese lo smartphone e impostò la modalità fotocamera anteriore. Il suo
volto ricambiò lo sguardo. Gli occhi nocciola guardavano la sua immagine con un
misto di perplessità e timore. Le labbra erano appena schiuse. Per precauzione,
Patrizio aprì la bocca. Magari aveva qualcosa tra i denti.
Si sentiva stupido. Era come quelle ragazzine che spesso
aveva incrociato, nella sua vita da pendolare, sempre con il cellulare in mano,
a controllare occhi, labbra, pettinatura, persino sopracciglia.
Spense lo schermo del cellulare.
Poi si voltò nuovamente.
L’uomo era nella stessa posizione di prima. Immobile, le
mani in grembo.
Per fortuna nessuno prestava attenzione a lui, sennò Patrizio
avrebbe fatto la figura del paranoico.
L’uomo dietro di lui, però, non si mosse. Non sembrava infastidito dal fatto che Patrizio continuasse a osservarlo. Né tanto meno lui smetteva di fare lo stesso.
Voleva fargli un gestaccio, o dirgli qualcosa, ma non era
nella sua natura. Era sempre stato piuttosto riservato, poco incline a mettersi
in mostra o a far parole. Preferiva rannicchiarsi nel suo cantuccio e sperare
che nessuno lo infastidisse. In realtà, nessuno gli aveva mai fatto niente.
Almeno, fino a quel giorno. Fino a quando quell’uomo dietro di lui non aveva
preso a fissarlo.
Ma lui, Patrizio, era così sicuro che lo guardasse?
In fondo, aveva gli occhiali. Non poteva essere certo al
cento percento che lo guardasse.
No, lo guardava. Patrizio non si sarebbe spiegato, in
caso contrario, quella sensazione spiacevole che aveva addosso. Gli partiva
dalla spina dorsale e correva su per la schiena, fino all’attaccatura dei
capelli. Era arrivata all’improvviso.
Quando era salito sul vagone, Patrizio non aveva notato nessun tipo strano. Né nessuno che sembrava guardarlo. Ma, in fondo, l’uomo misterioso poteva essere salito qualche fermata dopo; lui era troppo preso dallo smartphone e non se ne era accorto. Sì, doveva essere andata così.
L’annuncio della voce registrata, che avvisava i
passeggeri l’arrivo del treno in stazione, distolse Patrizio dai suoi pensieri.
Mise il cellulare in tasca, infilò il berretto e abbottonò la giacca. Infine si
alzò, evitando di voltarsi. Sperò che l’uomo non scendesse alla sua stessa
fermata.
Una volta fuori dal treno e lontano qualche metro, Patrizio azzardò un’occhiata dietro di sé. L’uomo non era sceso, e questo gli fece tirare un sospiro di sollievo. Che gli si strozzò immediatamente in gola. Adesso era proprio davanti al vagone dove prima era seduto e dove si trovava pure l’uomo misterioso. Quest’ultimo era sempre lì, sullo stesso sedile. Ma la posizione era diversa: adesso aveva la schiena completamente appoggiata al finestrino, ed era rivolto verso di lui!
Patrizio aprì la bocca e la richiuse.
Alcuni passeggeri si lamentarono perché intralciava il passaggio e lui si accodò verso l’uscita, perplesso.
Fu tranquillo una volta giunto a casa, anche se si era
guardato alle spalle almeno una decina di volte.
Sì, l’avrebbero scambiato per un paranoico.
L'articolo Io e il mio prossimo romanzo: un’anteprima proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
April 28, 2020
Come eliminare i doppi spazi con Word
Come eliminare i doppi spazi e quelli sbagliati di punteggiatura con Word
Spesso purtroppo il tempo è poco, e lo è ancora di più quello da dedicare a una correzione approfondita del tuo libro.
Per fortuna con Microsoft Word possiamo fare di tutto e di più, e qualche trucchetto ti verrà incontro per velocizzare le tue revisioni.
Oggi ti mostrerò come eliminare velocemente doppi spazi e spazi sbagliati nella punteggiatura.
Piccola premessa
Una correzione seria deve essere approfondita e non “all’acqua di rose”, né deve durare una settimana. Come ho già scritto altrove, impiegare poco tempo per correggere un testo è un suicidio letterario.
I trucchetti di cui ti parlerò oggi servono soprattutto per eliminare quei dettagli grafici, che fanno la differenza tra un testo ben curato e uno no.
Piccoli accorgimenti, che però in certi casi sono fondamentali per la “riuscita” di un libro.
Doppi spazi
Non so te, ma io li detesto proprio. È davvero un fastidio fisico, il mio! E quando ci incappo mi friggono le mani.
Quando scrivi veloce, però, è normalissimo farsi scappare uno spazio in più, però è sempre bene eliminarlo in fase di correzione.
Innanzitutto, però, prima di eliminarli li devi vedere.
E siccome di base Word (o altri software) non li mostra, ti serve attivare i segni di paragrafo.
I segni di paragrafo
È quell’icona che trovi sul menu in alto, alla voce Paragrafo, e ha questa forma: ¶.
[image error]I segni di paragrafo
Attivandoli, noterai come sul testo appaiano, appunto, dei segni, che possono essere puntini a media altezza, gli stessi segni di paragrafo, o ancora delle frecce. Questi ultimi indicano le tabulazioni, i segni ¶ indicano i vari paragrafi, e i puntini gli spazi tra una parola e l’altra.
[image error]Differenza tra un testo con i segni di paragrafo attivati e un testo senza
I segni di paragrafo sono fondamentali per eliminare i doppi spazi (o tripli, quadrupli…) perché saranno indicati da due puntini (o tre, quattro, cinque) ravvicinati, quindi molto più visibili rispetto a un testo in cui i segni di paragrafo sono disattivati.
Se scovare tripli, quadrupli spazi è semplice, perché le parole sono più distanziate le une dalle altre, per vedere i doppi spazi ci vuole allenamento, quello sì, ma i segni di paragrafo sono utilissimi, come nell’immagine qui sotto.
[image error]Esempio di spazi doppi
Come eliminare i doppi spazi
Eliminare i doppi spazi è semplicissimo, e non devi farlo manualmente, perché ciò rallenterebbe molto la correzione.
Come scrivevo prima, con Word puoi usare tantissimi veloci trucchetti.
Vai su Home -> Sostituisci. Su “Trova” inserisci due spazi (basta dare due colpetti di barra spaziatrice), e su “Sostituisci con” inserisci uno spazio solo. Clicca su “Sostituisci tutto”.
I doppi spazi verranno automaticamente eliminati.
[image error]Come eliminare i doppi spazi con lo strumento Trova e Sostituisci
Lo stesso procedimento con tripli, quadrupli spazi, e così via: li digiti su “Trova” e su “Sostituisci con” inserisci un solo spazio.
Tutto il noiosissimo lavoro di eliminare ogni spazio ripetuto uno per uno puoi lasciartelo alle spalle!
Spazi sbagliati di punteggiatura
Oltre ai doppi spazi, altre memorabilia sono gli spazi sbagliati nella punteggiatura.
Ad esempio, lasciare uno spazio tra l’apostrofo e la parola successiva, tra una parola e la virgola, o i due punti, il punto o il punto e virgola, e altri segni di punteggiatura.
In questo caso, sono abbastanza visibili anche senza attivare i segni di paragrafo, e se usi una versione di Word molto recente te lo segnalerà anche lui:
[image error]Spazi sbagliati in punteggiatura.
Pure in questo caso non serve intervenire manualmente, e ancora una volta lo strumento Trova e sostituisci è il nostro valido aiuto.
Una volta aperta la finestra, alla voce “Trova” inserisci (uno alla volta):
spazio e virgola ( ,)spazio e punto ( .)spazio e due punti (
April 25, 2020
Cover reveal: Ai confini di Reinkar di Alessia Francone
Oggi ho il piacere di partecipare al cover reveal del nuovo romanzo di Alessia Francone: Ai confini di Reinkar.
Se ti piace il fantasy di taglio più epico, questo libro farà sicuramente per te.
Ho avuto il piacere di leggere i precedenti libri della serie e mi sono piaciuti molto; inoltre conosco Alessia perché come me fa parte del Collettivo Scrittori Uniti (lei è nel direttivo) e posso dirti che è una ragazza bravissima e sempre molto disponibile con tutti.
Ma lascio che sia il suo libro a parlare, e spero anche a incuriosirti!
Personalmente, l’estratto mi ha già spronata a leggerlo, ma dobbiamo aspettare il 1° maggio 


