Emanuela Navone's Blog, page 21

February 8, 2020

Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (terza parte)

Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (terza parte)






Image by Bohdan Chreptak from Pixabay





Questo è il terzo e ultimo articolo di una guida per scrittori disperati ma volenterosi di scrivere finalmente il loro libro.





O forse no.





Ogni riferimento alla mia esperienza è puramente casuale.





Se hai coraggio, ecco la prima parte e la seconda.









[image error]Image by Mediamodifier from Pixabay



Strutturare una trama senza perderci l’anima



Ci eravamo arrestati nella scorsa parte a quali debbano essere i bisogni del tuo libro, e hai scoperto che ogni testo ha le sue esigenze.





Adesso è finalmente arrivato il momento di pianificare.





Premessa: questa parte della guida ti è utile sia se progetterai il libro in ogni aspetto (trama, personaggi, ambientazione…) ma anche se scriverai di getto, perché sì: c’è modo e modo di progettare.





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Di nuovo appunti, schemi, grafici…



Quale che sia la tua storia, anche se è strana, non ha trama né personaggi né altro come il Nouveau Roman francese; oppure, sempre rimanendo Oltralpe, è surreale e sibillina come quelle dell’OuLiPo, c’è sempre qualcosa dietro.





Anche solo una brevissima trama con sintetizzati i punti fondamentali, del tipo: Mario vede Maria baciare Luigi, uccide Maria e Luigi e fa in modo che le indagini conducano a Luigi, ma alla fine verrà sgamato.





Questo perché, anche se deciderai di lasciare spazio al delirio creativo (come chiamo io la scrittura di getto), è sempre bene quantomeno sapere dove andrai a parare.





Sennò finisci come molti (me compresa in certi casi) che hanno tre-quattro-venti storie iniziate e mai terminate perché boh? non so come continuare.





Ho scritto (va be’, diciamo che ci ho provato) un abbozzo di storia un po’ di annetti fa; molto semplice a dire il vero, ma l’ho lasciata momentaneamente nel cassetto perché sentivo, e sento, che mancava qualcosa. In altre parole non l’ho pianificata bene (o per dirla con Stephen King è una tazzina senza manico).





Ciò detto, vediamo qualche esempio strampalato ma funzionale per pianificare una trama.





Torta e spicchi



La cucina non c’entra nulla, anche se l’idea di una torta mi mette già appetito.





Questo modo di pianificare una storia mi è molto utile quando devo focalizzarmi soprattutto sull’evoluzione del mio protagonista, e non a caso ho preso in prestito il viaggio dell’eroe di Campbell-Vogler.





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Graficamente è molto semplice: ho diviso un cerchio in tanti spicchi quante sono le tappe del viaggio dell’eroe, e in ogni spicchio ho inserito un pezzo di trama, sempre e solo focalizzandomi sul protagonista.





Ogni storia ruota intorno al protagonista e alle sue sfide; quale modo migliore di strutturare una trama basandosi su questo?





Sì, lo so che ti sto dando la ricetta dell’acqua calda, però è davvero un metodo utile, e puoi farlo anche per gli altri personaggi della tua storia, creando così, alla fine, un insieme di torte e spicchi che finiranno per completare la trama.





Scena dopo scena e dopo scena



In questo caso invece di fissarmi sui personaggi guardo l’intreccio: cosa accadrà da A a B e da B a C e così via.





Consiglio questo metodo per romanzi dall’intreccio complesso o composti di più parti.





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In questo esempio ho scritto tutte le scene che accadranno nella seconda parte del romanzo a cui sto lavorando da un po’, per avere ben chiari i passaggi e, siccome la storia è complessa, non perdere nulla per strada.





Come scrivevo prima, l’importanza viene data all’intreccio e i personaggi sono in secondo piano; ciò non toglie che li abbia già caratterizzati altrove o che, come molti scrittori dicono (a ragione in certi casi!), i personaggi si creano con la storia.





Trovo questo metodo davvero utile quando in una storia c’è tanta “carne al fuoco” e devo essere sicura che ogni passaggio sia centrato, sveli solo quello che deve svelare e soprattutto non vada fuori tema.





Vita morte e miracoli



Ultimo stratagemma, usato da tantissimi compresa la sottoscritta, è (solo) stendere una scaletta cronologica dei vari eventi.





Quindi: il giorno x alle ore y Mario fa questo, Luigi fa quest’altro; sempre il giorno x alle ore z Mario farà questo e Luigi quest’altro, e così via.





Sembra un po’ una palla, lo ammetto, perché tutti gli eventi che inserirai in scaletta non devono per forza di cose entrare nella storia bensì ti servono come retroscena, però è utile per avere un quadro preciso e soprattutto per evitare incoerenze temporali.





Ma qual è la differenza tra scrivere scena per scena e stendere una scaletta cronologica?





La scaletta cronologica è molto più dettagliata perché, come ho scritto poc’anzi, inserirai anche gli eventi che non servono alla tua storia ma a te come autore per capire meglio ogni passaggio.





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Cosa fa per me, allora?



Premetto che non c’è un modo migliore di progettare la tua trama rispetto a un altro, e che puoi tranquillamente usarli insieme.





Il tutto dipende, come ti ho detto, dai bisogni della tua storia.





Te lo dirà lei quale metodo dovrai usare.





Quando, ere fa, scrissi Aequilibrium dovetti per forza di cose avere da parte una scaletta cronologica. I personaggi e le situazioni erano tante, e mi serviva sapere ogni passo cronologico per non sbagliare i tempi o andare fuori strada. Stessa cosa per Io sono l’usignolo.





In altri casi mi è bastato avere un’idea approssimativa della trama e la storia è venuta da sé.





Quello che posso consigliarti è di sperimentarli tutti e di inventarne di nuovi, sempre con in mente l’obiettivo finale: scrivere il tuo libro.





Perché, per l’appunto, non è importante metterci un giorno o dieci anni, l’importante è scriverlo.





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Published on February 08, 2020 23:00

February 4, 2020

“Review Party”: Non devi dirlo a nessuno di Karen M. Mcmanus

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** Questa recensione fa parte del Review Party al quale hanno aderito più blog. Sul banner trovi gli altri partecipanti **









Ellery non è mai stata a Echo Ridge, ma ne ha sempre sentito parlare, e molto. Qui viveva la zia Sarah, gemella di sua madre, scomparsa nel nulla all’età di diciassette anni. Qui viveva anche Lacey, la reginetta del ballo scolastico, trovata strangolata cinque anni prima sotto la ruota panoramica del parco divertimenti della città. E ora che la madre di Ellery è entrata in una clinica di riabilitazione, è proprio qui che lei ed Ezra, il suo gemello, sono costretti a trasferirsi, per vivere con una nonna che conoscono a malapena. Malcolm è cresciuto con un gran peso sulle spalle. Suo fratello, infatti, è stato il principale sospettato della morte di Lacey, ancora senza colpevole, e per questo ha lasciato Echo Ridge, abbandonando lui e la madre. E ora che il ragazzo si è rifatto vivo, neanche a farlo apposta, iniziano a comparire strani e minacciosi messaggi in città: a quanto pare un killer è intenzionato a colpire, di nuovo. Di lì a poco, poi, quasi a provarlo, un’altra ragazza sparisce. Spinti da motivazioni diverse, Ellery e Malcolm uniscono gli sforzi per scoprire se esista un collegamento tra le tre ragazze scomparse a distanza di anni l’una dall’altra, e, a mano a mano che si avvicinano alla verità, realizzano che tutti in città nascondono qualcosa, che i segreti sono pericolosi e che per questo, a Echo Ridge, i segreti è molto più sicuro tenerli per sé.



Se devo essere sincera, all’inizio questo romanzo non mi è piaciuto molto.





Prendi i più famosi cliché e mettili in una storia: ecco che avrai il nuovo romanzo della Mcmanus.





Classica scuola americana, l’arrivo di due nuovi alunni che crea scompiglio, piccola cittadina dove tutti conoscono tutti ma dove qualcuno ha un segreto…





E poi i personaggi: abbiamo le fighette che fanno le cheerleader, i figoni che giocano a baseball, i nerd che nessuno fila e i due o tre che vogliono distinguersi dalla massa.





Tutto questo è, almeno all’inizio, “Non devi dirlo a nessuno”.





Devo dire però che proseguendo la lettura la storia prende, eccome se prende.





I gemelli Ezra ed Ellery sono appena arrivati a Echo Ridge, cittadina americana simile a molte altre ma con un bel parco divertimenti a tema “omicidi” e Halloween che la distingue.





Inoltre i nostri due protagonisti si trovano proprio al loro arrivo lì di fronte a un cadavere: si tratta del docente della scuola di Echo Ridge, nel bel mezzo della strada. Incidente di certo, se non fosse che pochi giorni dopo, con l’avvicinarsi del gran ballo dell’homecoming, iniziano a comparire messaggi indimidatori che rievocano l’omicidio di una ragazza avvenuto lì poco tempo addietro e di cui ancora non si sa chi è l’assassino, anche se i più propendono per Declan Kelly, che con Lacey, la ragazza morta, ha avuto una storia.





Messaggi intimidatori che sembrano lasciar supporre che alla bella Lacey si aggiungerà presto qualcun altro, e non uno a caso, bensì le future reginette del ballo: la bella Katrin, l’altrettanto bella Booke… ed Ellery, che a sua insaputa, e nello stupore generale, viene votata come reginetta.





Inizia così una spirale di eventi sempre più veloci e drammatici, in cui Ellery viene inglobata senza che possa far nulla per impedirlo.





Una lettura, quindi, come scrivevo prima, che prende una piega velocissima, e non puoi smettere fino alla fine, per sapere come evolverà la storia e soprattutto chi c’è dietro l’omicidio di Lacey, le minacce e anche la sparizione di Sarah, zia di Ellery ed Ezra, avvenuta molti anni prima ma senza alcun esito nelle ricerche.





Sì, perché fino alla fine ti chiedi chi è l’artefice di tutto, e fino alla fine rimani con il fiato sospeso, perché la Mcmanus riesce molto bene a sviarti, facendoti propendere prima per qualcuno e poi per qualcun altro… lasciandoti con la bocca aperta quando alla fine tutti i nodi verranno al pettine.





È proprio questo che mi è piaciuto di più e che distingue “Non devi dirlo a nessuno” da un young adult, genere in cui collocheresti il romanzo, a un vero e proprio thriller.





Questo, e le ultimissime righe del romanzo, che mi hanno fatta esclamare: “WOW!”





Non c’è thriller che tenga senza una rivelazione finale ad alto impatto, che non ti aspetteresti, e l’autrice è riuscita anche in questo.





Unica pecca la scrittura, che pur molto scorrevole e veloce, non ha saputo prendermi e non ha saputo soprattutto distinguere l’io narrante di Ellery e di Malcom: a volte non capisci qual è l’io narrante del capitolo, perché la loro voce è molto simile (in altre parole ho trovato i due protagonisti poco caratterizzati).





A parte ciò, il romanzo mi è piaciuto e lo consiglio agli amanti dei thriller che vogliono rimanere spiazzati. In senso buono, ovvio!





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Published on February 04, 2020 02:28

February 1, 2020

Non uccidiamo l’editor!

Non uccidiamo l’editor!






Articolo dalle tinte (molto) polemiche, ma visto come sta andando il mondo, ogni tanto bisogna alzare la cresta.





C’è una bellissima (si fa per dire) moda di offrire servizi editoriali a prezzi stracciati, deleteria per i professionisti del settore... e spesso anche per l’autore.





Anche perché corri il rischio di spendere poco, ma di ritrovarti con niente.









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Venite, siore e siori, qui è tutto (quasi) gratis



Ormai ne sento praticamente dappertutto.





Servizi editoriali offerti a prezzi irrisori, addirittura a volte con costi una tantum che non considerano l’effettivo lavoro da svolgere su un testo.





Se penso da persona a cui piace scrivere, questo non può che farmi piacere: evviva, finalmente posso farmi correggere il mio testo senza ipotecare una casa!





Sappiamo ormai tutti che l’editing ha un costo, e spesso elevato. Quindi ben venga se da qualche parte qualcuno ha il coraggio (e l’avventatezza) di svendere i suoi servizi.





Tuttavia, se penso da professionista molto cinica, grido a piena voce: questa è concorrenza sleale!





E se penso da editor con un po’ di cervello mi dico: nessuno andrà molto lontano svendendosi.





Sì, perché oltre a essere una pratica poco corretta, offrire i propri servizi a prezzi bassissimi è deleterio soprattutto per chi lo fa.





E non sempre l’autore ne rimane soddisfatto.





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Editare è lavorare…



… che tu sia alla scrivania di un ufficio o rinchiuso tra le mura di casa tua.





Passi su un testo sette, otto ore al giorno, magari anche nei festivi, magari anche se hai la febbre e magari con tuo figlio in braccio che reclama attenzioni.





Si sa, la vita di un freelance è bella quando ancora ti dici che avrai un sacco di libertà; un po’ meno quando il lavoro inizia a girare e devi iniziare a gestirlo, e lì capisci che forse era meglio rimanere in ufficio (sì, qualcuno lo pensa; non è il mio caso, per fortuna…).





In ogni caso, l’editing è un lavoro e come tale va considerato.





Qualche settimana fa chiacchieravo con un amico che si lamentava perché alcuni clienti si lamentavano a loro volta dei prezzi fatti dall’azienda per cui lavora, considerati troppo alti. “Sì, e poi Tizio ha chiesto il lavoro a una ditta concorrente, che offriva prezzi stracciati. Risultato? Tizio è tornato da noi dopo un po’ perché il lavoro era stato fatto da cani” ha concluso serafico.





Questo infatti è il rischio per un autore che si affida a un editor che prende poco.





[image error]Image by Prawny from Pixabay



Prezzo basso, bassa qualità



È risaputo che il binomio prezzo basso = bassa qualità lo troviamo un po’ dappertutto: nella moda, nel cibo, anche nei libri. A volte è vero, a volte no. A volte paghi tanto e ti ritrovi con una ciofeca.





In genere, però, e tenendo conto delle dovute eccezioni, se paghi poco ottieni poco, anche in termini di qualità.





Se paghi 1 euro un servizio di editing (o peggio, sotto l’euro), non aspettarti un lavoro certosino.





Chi applica cifre di questo tipo svolge anche altri lavori che gli permettono un salario più decente, o non è un vero professionista.





Voglio sperare (per lui) che non sia serio, perché ciò equivarrebbe a svendersi, e non lo consiglio a nessuno.





E voglio sperare anche che non sia uno stagista dei tanti che troviamo in case editrici (o associazioni e affini) che offrono servizi editoriali a prezzi stracciati, affidandoli poi a poveri ragazzi che magari non sono nemmeno affiancati da qualcuno di competente, o non sono stati formati in precedenza.





Anche perché in questo caso stiamo parlando di veri e propri sfruttamenti o, come dicevo prima, di gente che, pur essendo bravissima, si svende.





E nel tuo lavoro non vorresti mai svenderti, vero?





Ma come posso capire se l’editor al quale voglio affidarmi è serio o no?



Il primissimo passo è avere un confronto diretto con lui.





Sì, conta anche il passaparola, e ammetto che a me ha aiutato tantissimo, ma spesso chi consiglia un editor ha interesse, è amico-parente-fidanzato-fratello-sorella-amante, oppure lo fa solo per svilire il lavoro di altri.





Meglio “metterci la faccia” e verificare di persona.





Innanzitutto chiedendo, o guardando, il suo portfolio: la lista di lavori che ha corretto o gli autori con cui ha collaborato.





Basta poco, anche un’anteprima di un libro su Amazon, per capire se l’editor ha lavorato bene oppure no. La carta vincente, però, è acquistarsi uno o due libri, giusto per vedere come ha lavorato sul testo.





La seconda cosa riguarda la prova gratuita.





Ormai la offrono in tanti e in svariati modi (pensa solo al mese gratuito offerto da alcune aziende), e perché non dovrebbe farlo anche un editor? Io ad esempio lo faccio.





È un ottimo modo per capire come lavora un editor, ma soprattutto come lavorerà sul tuo testo.





Ovvio, non è quello che ti farà scegliere al cento percento un editor rispetto a un altro, ma fidati che serve tantissimo.





Infine, un’occhiata all’universo dell’editor ce la darei: il suo sito, il suo blog, magari i libri che lui stesso ha pubblicato… anche quello è un modo per conoscerlo. E sì, anche un bel contatto diretto via telefono o Skype o cos’altro tu voglia usare: sentire una persona è sempre molto meglio che leggerla via e-mail.





Per concludere, allora, prima di correre dal primo (perdona la ripetizione) editor che ti vuole (quasi) regalare i suoi servizi, accertati su che cosa andrai incontro.





Puoi essere fortunato perché dall’altra parte c’è qualcuno serio (ma sfortunato; lui, questa volta), ma ti può andar male e aver speso poco, sì, ma non ottenendo proprio niente in cambio.





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Published on February 01, 2020 23:00

January 31, 2020

Presentazione: “E non ebbi paura” di Lorenza Falcinella

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Una raccolta di racconti e poesie molto piccola, ma che ha saputo colpirmi il cuore sia per la bellezza di ogni storia e verso, sia per la scrittura lirica di Lorenza, che tratta temi come l’amore, la morte e la speranza con una delicatezza difficile da trovare altrove.









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E non ebbi paura.





In questa brevissima frase si può già trovare il filo conduttore di tutta l’opera di Lorenza.





Non aver paura, mai, quale che sia l’ostacolo che ti trovi di fronte.





E lo sanno molto bene i protagonisti delle storie contenute in questa raccolta: Liz, un vampiro che deve ogni notte fronteggiare la sua nuova condizione, divisa fra la sete di sangue e quella minuscola particella della sua anima che ancora la lega all’umanità; oppure Yeluiynna, giovane donna diversa dagli altri della sua tribù e abbandonata una volta ricevuto il Segno; o ancora la ragazza di “Un racconto impossibile”, che si risveglia in una stanza non sua e nessuno sembra accorgersi di lei…





Non è però solo il non dover aver paura il leitmotiv delle storie e delle poesie di Lorenza.





È anche l’amore. L’amore di chi non è più accanto a te ma comunque c’è; evanescente, etereo, un angelo che veglia la tua strada. E sì, anche lui ti dice di non aver paura. Perché è con te, sempre, come Simon o come Laura.





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Che dire, poi, delle poesie?





In queste vi è tutta l’emotività che un’anima sensibile riesce a trasmettere, e, anche se sono tinte di autunno e di inverno, leggerle reca una forte emozione.





“E sei vivo di luce / Sei dorato silenzio. / Sei un’aquila in volo, che maestosa si libra / nel sereno splendore / di quell’alba infinita.”

Da “Alba al Pian dei Cavalli”




È una tristezza più pesante quella che avvolge le poesie, a differenza dei racconti. Qui, infatti, ti ritrovi annichilito nel silenzio di un cadavere di foglia ricoperto di brina o fra croci bagnate di pianto.





Una solida angoscia quasi esistenziale sembra ammantare ogni singolo verso, la speranza di un qualcuno a vegliare su di te ormai dimenticata.





Ma è proprio questa la forza di ciascuna poesia, di ciascun verso: raccontare la morte (fisica, dell’anima) senza averne timore.





E non ebbi paura, anche questa volta.





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Perché dovresti acquistare questo libro, ti chiederai?





Non voglio perdermi in inutili salamelecchi dicendoti che dopo aver letto i racconti e lei poesie avrai acquisito una consapevolezza diversa o sarai tu una persona diversa.





Lorenza non vuol darti alcun insegnamento… perché dentro di te c’è già tutto quello che c’è da sapere.





Devi solo prendere la sua mano e lasciarti condurre oltre.





Devi non avere paura, anche tu.









L’autrice



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Lorenza Falcinella è nata nel 1965 e abita con la sua famiglia a Samolaco S. Pietro, in provincia di Sondrio. Dopo il liceo si è diplomata in pianoforte e ha lavorato a lungo come insegnante in alcune scuole musicali. Attualmente lavora come musicista e organista per le chiese di St. Moritz, nella vicina Svizzera. Appassionata di lingue straniere, spende gran parte del tempo libero per leggere in inglese, in tedesco e in russo. Ama inoltre stare immersa nella natura, con la quale ha un rapporto intenso e quasi simbiotico, e prova un amore altrettanto particolare per gli animali. La passione per la lettura e la voglia di trasmettere anche agli altri le proprie emozioni l’ha portata a scrivere il suo primo libro “E non ebbi paura”.









Trovi “E non ebbi paura” su tutti i negozi online e nelle librerie.





Oppure acquistalo in formato digitale direttamente sul sito dell’editore: https://www.booksprintedizioni.it/libro/Racconti%20brevi/ebook-e-non-ebbi-paura


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Published on January 31, 2020 23:00

January 21, 2020

“Ovunque tu vada io ti troverò”: anteprima (parte uno)

“Ovunque tu vada io ti troverò”: anteprima (parte uno)






Okay, mi spiace tediarvi ma scommetto che molti di voi stanno attendendo con ansia qualcosa di nuovo prodotto dalla mia mente (malata).





Ah, dite che è meglio se faccia altro?





Pazienza, vi toccherà comunque sorbirvi questa anteprima.









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A volte imbratto anche io



Io sono una di quelle imbrattacarte che per produrre qualcosa impiega anni, vuoi perché il tempo, anche a trovarlo, è poco, vuoi perché… a volte non ne ho proprio voglia.





E da anni sto lavorando a questa storia, quasi alle battute finali.





In un momento di pausa sigaretta tra una dispensa di spagnolo e una e-mail, mi sono detta: “Be’, quasi quasi disturberò i miei lettori con un’anteprima del mio prossimo libro.”





Eccola.





Lettore, ti voglio bene, ma a volte mi piace gratificare solo me stessa; porta pazienza

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Published on January 21, 2020 23:00

January 18, 2020

Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (seconda parte)

Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (seconda parte)






Image by Arek Socha from Pixabay





Questo è il secondo articolo di una guida per scrittori disperati ma volenterosi di scrivere finalmente il loro libro.





O forse no.





Ogni riferimento alla mia esperienza è puramente casuale.





Se hai coraggio, ecco la prima parte.









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Dov’eravamo rimasti?



Quando si scrivere una storia, occorre avere un’idea e dopo rimaneggiarla, affinché questa idea possa condurre da qualche parte.





Bisogna, quindi, come scrivevo alla fine della prima parte, avere una solida base da cui partire.





Trovare un filo logico che porti da A a B e così via, e infine, dopo tutto ciò (e bada bene che non è poco), iniziare la pianificazione.





Oggi vediamo proprio questo.





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Scaletta, appunti, schemini…



Allora. Partiamo subito dal presupposto che non troverai mai da nessuna parte un parere univoco su come pianificare e progettare la tua storia.





Gira che ti rigira, ognuno dice e dirà sempre la sua.





Non c’è quindi la regola d’oro che ti permetterà di dire evvai, ho progettato e adesso sono pronto a scrivere!





Certo, ci sono tantissime guide che ti aiuteranno in ciò, e ti consiglio vivamente di leggertele (compresa la mia, eh! Sennò che senso avrebbe scriverla?).





Tuttavia ognuno è fatto a modo suo, e quello che va bene a me a te può non piacere.





Ad esempio a me potrebbe piacere scrivere ogni scena su post-it e tappezzarmi il bagno, ma a te andrebbe meglio piazzarli sopra il frigo… o altre castronerie simili.





Oppure a me potrebbe piacere seguire passo passo il paradigma di Syd Field, ma a te andrebbe meglio concentrarti sul viaggio del tuo eroe





E mica ho finito! Magari un romanzo va pianificato punto per punto perché trama e ambientazione lo richiedono (ad esempio per un fantasy), invece un altro ha bisogno di personaggi approfonditi… e così via.





In altre parole, ogni storia e ogni autore hanno esigenze diverse (e anche due storie scritte dal medesimo autore).





Che fare, allora?





[image error]Image by Elias Schäfer from Pixabay



I bisogni della tua storia



Per prima cosa, vanno assolutamente capiti i bisogni della tua storia.





Mi spiego meglio.





Accettato che l’idea conduce da A a B e su questa puoi scriverci qualcosa, è tempo ormai di fare il passo successivo.





Non mi riferisco a come la scriverai, se passato o presente, o che narratore sceglierai, o ancora quale sarà lo stile migliore; questo lo vedrai dopo.





Qui siamo ancora alla fase in cui dovrai definire i personaggi, l’ambientazione e strutturare la tua trama.





Sono i bisogni della tua storia e, beninteso, sono diversi da storia a storia.





Quando scrissi “Reach” non avevo una grande esigenza di sapere vita, morte e miracoli dei personaggi, perché mi interessava soprattutto il contesto di quanto sarebbe avvenuto, e per far ciò bastavano due o tre informazioni fondamentali (se mi domandi che lavoro facciano Luca e la moglie, non saprei rispondere, perché non serve per la storia).





Diverso il caso di “Aequilibrium“: trattandosi di un fantasy, ho dovuto lavorare a lungo su ambientazione, personaggi, luoghi geografici, disegnando una vera e propria mappa… in caso contrario, sarebbe stato tutto campato in aria.





Per prima cosa, quindi, devi definire quali sono i punti prioritari per la tua storia e, una volta definiti, estrapolare qualsiasi informazione ti possa essere utile (ad esempio, redigere una scheda per ogni personaggio).





Un software molto utile per pianificare, oltre alla trama e all’intreccio, anche personaggi e ambientazioni è Bibisco.





[image error]Image by Kaja Gierschek from Pixabay



Concludendo la seconda parte…



In questa seconda parte mi sono fermata soprattutto in quella linea, talvolta oscura, che va da quando hai l’idea a quando inizi a progettare la trama.





È molto utile comprendere subito quali sono i bisogni della tua storia, e soddisfarli prima di passare al resto.





Questo perché eviti così di tornare indietro mentre stai pianificando la trama (o mentre stai scrivendo, ricordiamo che molto amano la scrittura di getto), perché ad esempio non conosci bene i tuoi personaggi e ti tocca ridefinirli (anche se molti, compresa me stessa in alcuni casi, lasciano che siano loro a creare la storia, ma lo vedremo poi).





Nella terza e ultima parte affronteremo, invece, il “come” si pianifica una trama senza perderci l’anima.





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Published on January 18, 2020 23:00

January 15, 2020

Come usare le revisioni di Microsoft Word

Come usare le revisioni di Microsoft Word






Image by Free-Photos from Pixabay





Ogni scrittore dovrebbe saper usare al meglio Word o altri strumenti di scrittura, perché in fase di revisione si rivelano utilissimi.





Inoltre quasi tutti gli editor li usano, e quindi conoscere come funzionano è un passo avanti per avvantaggiare il lavoro, non solo dell’editor ma anche dello scrittore.





Oggi vediamo uno strumento fondamentale: le revisioni di Microsoft Word.





[image error]Image by Sara Torda from Pixabay



Nota bene: in questo articolo parlo di Microsoft Word, ma le medesime cose si trovano anche in altri software, come Open Office o Pages.





Le revisioni di Microsoft Word



Quando ancora i PC non esistevano, bisognava fare tutto a mano: quindi scrivere, riscrivere, e poi usare la famosissima penna rossa per correggere.





Con l’arrivo dei computer siamo tutti più facilitati: possiamo scrivere e cancellare senza consumare decine di Bic (anche se l’amata carta non sarà mai dimenticata, fidati di me!)





Tuttavia, sebbene cancellare e riscrivere sia utilissimo, e soprattutto faccia sì che il testo sia pulito senza orrende righe di penna, a volte si rende necessario avere da una parte la bozza e dall’altra il testo rivisto.





Possiamo aprire due documenti separati e affiancare da un lato la prima stesura e dall’altro il testo rivisto, ma uno strumento davvero utile è quello che ti permette di avere correzioni, cancellazioni e inserimenti nel medesimo testo.





Sto parlando dello strumento Revisioni di Word.





Strumento che chiunque abbia a che fare con la scrittura deve conoscere a menadito.





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Le revisioni di Microsoft Word: cenni di base



Trovare lo strumento di revisioni di Word è facilissimo: basta andare sul menu in alto e cliccare sulla voce “Revisioni”. Il sotto-menu che si apre è una manna per noi scrittori: possiamo vedere il conteggio dei caratteri, accedere al dizionario o alla traduzione, inserire commenti e, ultimo ma non ultimo, usare le revisioni.





Per primissima cosa, devi attivare lo strumento Revisioni, cliccando sull’icona (nell’immagine la vedi in sfondo azzurrino); in caso contrario, non funzioneranno e qualsiasi modifica apportata al testo sarà considerata come “pulita”.





[image error]Esempio di testo con le revisioni di Word attive



L’immagine qui sopra è un esempio di testo con le revisioni di Microsoft Word attive: sono quelle in blu sottolineato e in rosso barrato.





È facilmente deducibile come il testo in rosso sia cancellato, e il testo in blu sia l’inserimento della correzione.





Questi sono i colori di default, e ti consiglio di tenerli perché a primo impatto fanno capire subito le parti eliminate e quelle inserite, soprattutto se il tuo testo è in mano a un editor.





Microsoft Word dà tre possibilità di visualizzare le correzioni. La prima è quella dell’immagine poco sopra. È l’opzione “Mostra tutte le revisioni all’interno del testo”. Le altre le trovi andando su Revisioni -> Riquadro revisioni -> Mostra commenti -> Aree commenti (sempre nell’immagine di sopra, quanto racchiuso nel cerchietto rosso).





Se scegli “Mostra revisioni nelle aree commenti”, sul testo appariranno solo gli inserimenti, e a lato il riquadro con le eliminazioni:





[image error]Attiva l’opzione “Mostra revisioni nelle aree commenti”



Cliccando invece su “Mostra solo commenti e formattazione nell’area commenti”, a lato testo compariranno tutte le modifiche che apporterai alla formattazione del testo, come cambiare tipo di carattere, grandezza, rientri…





[image error]In questo caso, a lato è evidenziato che il testo non ha più il rientro della prima riga



Quest’ultima opzione è utile soprattutto all’editor qualora dovesse intervenire sulla formattazione del testo per migliorarla.





Cliccando, invece, su “Riquadro delle revisioni”, oltre a vederle presenti sul testo le vedrai anche in una barra verticale o orizzontale:





[image error]Esempio di riquadro delle revisioni verticale



Revisioni di Microsoft Word: i commenti



Accanto alle revisioni, è presente anche lo strumento Commenti.





Puoi navigare sui commenti al testo cliccando su “precedente” o “successivo” ed eliminarli cliccando su “elimina” quando non servono più.





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Al lato testo saranno presenti tutti i commenti che tu o l’editor scriverete, evidenziando ad esempio una frase:





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Uso lo strumento Commenti (a lato di quello Revisioni) sia quando edito un testo (ad esempio se non capisco una frase e chiedo all’autore di riformularla) sia quando scrivo qualcosa di mio (ad esempio mi appunto qualcosa da rivedere). Tu lo puoi usare, se lavori con un editor, ad esempio se una revisione non ti è chiara e chiedi spiegazioni.





Accettare o rifiutare le revisioni



Questo aspetto riguarda sopratutto se hai a che fare con un testo corretto dall’editor.





Sì, perché può capitare che le revisioni ti vadano bene, e quindi le accetti, oppure non ti convincano e tu le tolga, facendo tornare il testo a com’era in precedenza.





Ma andiamo per gradi.





Innanzitutto trovi la schermata delle Revisioni accanto a quella su come vuoi visualizzare le modifiche:





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Cliccando su “accetta”, accetti la revisione, che diventa parte del testo, oppure accetti la cancellazione e questa scompare. Cliccando su “rifiuta”, invece, la revisione sparisce e ritorna il testo originario.





[image error]Esempio di testo con revisioni



[image error]Esempio di testo senza alcune revisioni (accettate o rifiutate)



In questo esempio, ho accettato la cancellazione de “del sole”, e la frase è scomparsa, lasciando quella in blu, ossia l’inserimento, e rifiutato la revisione “della luce”, preferendo l’inserimento originale.





Qualora tu voglia, invece, una volta accettate e rifiutate le revisioni sul tuo testo, inserire a tua volta qualcosa, puoi farlo, e i tuoi inserimenti verranno considerati come nuove revisioni.





Quest’ultimo punto sarà molto utile all’editor per vedere i tuoi inserimenti nuovi senza dover riscorrere il testo da capo.





Conclusioni: le revisioni di Microsoft Word sono fondamentali!



Come avrai ben capito in questa veloce guida, le revisioni di Microsoft Word sono fondamentali: non solo ti permettono di avere in un colpo d’occhio gli interventi sul testo, ma agevoleranno molto il lavoro di editing affidato a terzi.





Capita infatti che molti autori non lavorino sul mio testo corretto bensì ricopino le mie revisioni sulla loro bozza. Risultato? Alcune si perdono, soprattutto se sono tantissime. E quindi a me ritocca rileggere il testo da capo e, purtroppo, a volte ricorreggere parole che avevo già corretto in precedenza.





Meglio, allora, lavorare su un solo testo e, conoscendo lo strumento Revisioni, accettare e rifiutare gli inserimenti e cancellazioni, e inserire a tua volta frasi o quant’altro.





Vedrai da subito come il lavoro sarà più veloce e più facile, sia per te sia per l’editor. E ovviamente impiegherete molto meno tempo!





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L'articolo Come usare le revisioni di Microsoft Word proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on January 15, 2020 02:47

December 31, 2019

Un anno di Policromia

Un anno di Policromia






Image by 8926 from Pixabay





È un anno che la collana Policromia è attiva, e durante questo 2019 abbiamo avuto modo di pubblicare tanti romanzi e conoscere nuovi scrittori.





Quale modo migliore per finire il 2019 e iniziare il 2020 ripercorrendo tutte queste storie a più colori?





Ed è anche un modo per farti conoscere, se ancora non li conosci, nuovi libri e nuovi autori… e nuove storie.





[image error]Image by AlexanderM from Pixabay



Nota bene: clicca su ogni immagine, o sui link in didascalia, per essere reindirizzato alla pagina del libro sul sito di Policromia.





Gennaio: iniziamo con la guerra



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Il 2019 parte con un piccolissimo ma interessante saggio, scritto dal giornalista Stefano Venditti.





Dopo lunghe ricerche, ha tentato di ricostruire la storia del soldato Giovanni Picciano, una delle tante vittime della Seconda guerra mondiale di cui non si è saputo più nulla.





A corredo del testo, numerose foto di repertorio della famiglia Picciano.





Perché ho scelto questo libro: per sensibilizzare l’attenzione a una pagina triste della storia dell’uomo e a un risvolto della guerra che spesso dimentichiamo. Vittime di cui i cari hanno perso le tracce e di cui non hanno nemmeno una tomba dove posare un fiore.





Febbraio-marzo: guardiamoci dentro



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Frutto di un’esperienza diretta avuta in adolescenza, l’autrice ha voluto mettersi a nudo e raccontare, sotto forma di diario, le sensazioni che l’anoressia ha lasciato su, e dentro, di lei.





Questo vuole però anche essere un aiuto per chi è accanto alla persona affetta da anoressia, che siano i genitori o altri, affinché sappiano come comportarsi e non la lascino sola a se stessa.





Perché ho scelto questo libro: con la Pizzuto si è ormai instaurato un rapporto di amicizia, nonostante la lontananza, ed è stato uno dei primissimi romanzi a essere arrivato in redazione. Ho voluto credere in lei e nella sua scelta di raccontarsi, e soprattutto nella capacità di affrontare svariate tematiche, come scoprirai continuando a leggere.





Aprile: siamo forti… e sogniamo



[image error][image error]https://www.collanapolicromia.it/ovunque-per-te/
https://www.collanapolicromia.it/il-bacio-del-mare/



Il primo libro, “Ovunque per te”, fa parte di una serie di romanzi con protagonisti Futura e Patrick, due giovani che si trovano ad affrontare numerose situazioni intricate.





In questo romanzo li troviamo, insieme ad alcuni amici, alle prese con i problemi dei nostri giorni, in particolare la crisi economica che ha lasciato molti senza lavoro e con un futuro incerto davanti.





Perché ho scelto questo libro: mi è piaciuto da subito lo stile asciutto, diretto e ironico della Santoro. E soprattutto come sempre non ho disdegnato una storia che porta con sé numerosi messaggi, primo fra tutti non l’abbattersi mai nonostante le difficoltà.





Il secondo libro è di una mia vecchia conoscenza: Maria Cristina Pizzuto. Ti avevo detto che avresti sentito parlare di nuovo di lei, giusto?





E ti avevo anche detto che ha la capacità di destreggiarsi in numerose tematiche: questo suo secondo romanzo, infatti, non ha nulla a che vedere con il primo.





“Il bacio del mare”, che fa parte di una trilogia che pubblicheremo nel 2020, è la leggenda di un castello a picco sull’acqua, è la storia di una vendetta e di un grande amore.





Da leggere ascoltando il brusio dei marosi in sottofondo.





Perché l’ho scelto: mi piacciono le leggende e le storie d’amore con un pizzico di mistero. E sembra piacere anche al pubblico, visto che la Pizzuto ha letteralmente sbancato allo scorso Libri in Baia!





Maggio: c’è un mostro in noi



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Questo romanzo ha una storia curiosa alle spalle. Dovete sapere che conobbi la Caserini due anni fa al Salone del Libro di Torino, ed ebbi la possibilità di leggere “Autopsia di un’emozione” quando ancora era una bozza.





Dopo un po’ di tempo la ricontattai per proporle una pubblicazione su Policromia, visto che la sua storia mi aveva colpito subito… e i risultati sono stati incredibili.





È la storia di due anime divise ma unite dal medesimo mostro: la depressione. Ed è anche la storia di una rinascita, lenta ma inesorabile. Non diciamo forse tutti che c’è una luce in fondo al tunnel?





Perché ho scelto questo libro: innanzitutto per la tematica trattata, ma anche e soprattutto per come la storia è scritta, e perché la Caserini è riuscita a mettersi a nudo con un grande coraggio.





Giugno: estate interrotta



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Secondo romanzo di un autore molto promettente e dalla penna delicata, “L’estate interrotta” non è solo la storia di un’amicizia, di un amore e di un viaggio, ma è anche la storia delle scelte che facciamo. Scelte che, qualsiasi esse siano, porteranno a qualcosa. Non sempre sarà bello, ma contribuirà a farci diventare quello che siamo.





Perché ho scelto questo libro: diciamo che è stato Mirigliano a scegliere noi, e ne siamo felici. Il suo romanzo non è solo amore, ma anche formazione, introspezione, speranza… crescita.





Luglio: in valle si ode un canto



[image error][image error][image error]https://www.collanapolicromia.it/io-sono-lusignolo
https://www.collanapolicromia.it/le-acque-del-sonno-eterno/
https://www.collanapolicromia.it/la-guerra-dei-wits/



È un canto melodioso. Forse è un usignolo, oppure è l’acqua che gorgheggia in una chiusa, o forse è qualcosa di mai conosciuto?





Tre romanzi, tre generi paralleli, tre storie che lasciano il segno.





De “Io sono l’usignolo” non saprei cos’altro dirti se non che raramente i paesini imboscati in mezzo ai monti sono così bucolici come sembra… anzi, a volte celano segreti che sarebbe meglio non smuovere. Ma ditelo voi a Rubino, cocciuto giornalista che per andare a fondo di un mistero mette in gioco tutto, perfino la sua famiglia. Io ci ho provato… ma non mi ha ascoltato. E neppure l’usignolo, con il suo canto portatore di messaggi.





Perché ho scelto questo libro: forse dovrei dire perché mi sono scelta, ma non vorrei fare quella che si loda e si imbroda, quindi non mi curo, ma guardo e passo. Però se senti un usignolo cantare fossi in te non sarei così felice…





A parlare de “Le acque del sonno eterno” quasi mi annoio: è sempre lei, la Pizzuto, ormai la mia ombra! Ma che vuoi farci se scrive romanzi che mi colpiscono il cuore?





Qui, oltre all’amore e al mistero, che caratterizzano tutte le sue storie, la nostra ormai fedele autrice ha inserito anche elementi del romanzo di formazione e un messaggio non proprio velato: non giochiamo con la Natura. Essa sembra mite, ma quando si sveglia non ci lascia indifferenti. Nel bene e nel male.





Perché ho scelto questo libro: perché la Pizzuto è una garanzia? Forse, ma anche perché “Le acque del sonno eterno” lo leggi d’un fiato. Veloce. Come acqua da troppo incatenata e costretta in una diga e che, quando prorompe, porta tutto con sé. Anche il lettore.





Ultimo ma non ultimo, il romanzo-saggio di Galliani: una storia un po’ fantascientifica, un po’ reale, e soprattutto una denuncia.





Ma chi sono davvero questi Wits? Ed esistono? O siamo noi stessi, incuranti del rispetto per ciò che ci circonda?





Perché ho scelto questo libro: non dobbiamo nasconderci. Siamo vandali, siamo uomini e donne egoisti, siamo “sporcatori seriali”. Forse per voler lasciare traccia del nostro passaggio, forse per autocelebrazione, o forse perché, semplicemente, non ci accorgiamo che il degrado fa male all’ambiente, agli edifici, e anche a noi.





Luglio-agosto: un’estate al mare…
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Published on December 31, 2019 08:06

December 28, 2019

I 10 errori grammaticali più frequenti del 2019

I 10 errori grammaticali più frequenti nel 2019






Image by ErikaWittlieb from Pixabay





Ormai il 2019 è agli sgoccioli e come è consuetudine si tirano un po’ le fila dell’anno: cos’è andato bene e cosa male.





E si stilano pure le classifiche tra le più svariate.





Nel mio caso, sarò banalotta ma la mia riguarda i 10 errori grammaticali più frequenti nel 2019.





Chissà che per l’anno nuovo qualcuno non sparisca!





[image error]Image by Alexas_Fotos from Pixabay



10) Ho incontrato Maria e gli ho detto…



Non troppo frequente ma purtroppo presente, un errore fastidioso è usare il pronome maschile per le femminucce.





Infatti, nello scritto va usato il pronome complemento femminile “le”: Ho incontrato Maria e le ho detto





Nel parlato, invece, è ammesso il pronome maschile “gli” anche per il femminile, peraltro usatissimo, come ad esempio lascia supporre Treccani.





Ma noi qui stiamo parlando di testi letterari o saggistici, quindi usiamo i pronomi giusti!





9) Mario è un’amico di Luigi



Altro errore: usare l’apostrofo con l’articolo indeterminativo maschile “uno”.





Questa “perla” si accompagna all’errore opposto ma collegato: non usare l’apostrofo con l’indeterminativo femminile “una”.





La differenza, tutta grammaticale, sta nell’elisione e nel troncamento: l’articolo maschile “uno”, davanti a nomi maschili che iniziano per vocale, viene troncato e quindi non vuole apostrofi; mentre il femminile “una”, davanti a nomi femminili che iniziano per vocale, è eliso e vuole l’apostrofo.





Quindi Mario è un amico, ma Maria è un’amica.





8) Hai ragione, è proprio cosi



“Così” è un avverbio, e va accentato.





La parola “cosi” è il plurale di “coso” ed è tipica soprattutto del parlato e del linguaggio colloquiale. Indica qualcosa di non definito, oppure qualcosa in senso dispregiativo: Vorrei quei cosi lì, cosa sono ‘sti cosi?





7) Luigi, ha comprato, una casa



Virgole, queste sconosciute!





Incisi che si aprono ma non si chiudono, soggetti e verbi divisi da muri invalicabili, verbi e complementi oggetti separati da barriere altissime…





Sulla virgola ci sarebbe da scrivere un trattato, ma qui basti sapere tre regolette semplici semplici.





La virgola non va mai tra soggetto e verbo. Quindi Luigi ha comprato, e non Luigi, ha comprato.





La virgola non va mai tra verbo e complemento oggetto. Quindi Luigi ha comprato una casa e non Luigi ha comprato, una casa.





La virgola può separare due incisi, ma va messa sia all’inizio sia alla fine: Luigi, che ha abitato a lungo in Valle d’Aosta, ha comprato una casa in Sardegna.





6) Infondo è vero, Mario è seduto affianco a Luigi



Confondere locuzioni avverbiali con verbi è un errore davvero frequente.





Ciò che è grave, a mio avviso, è che in tantissimi commettono questi errori senza rendersene conto, e in tantissimi li imitano perché se lo ha scritto lui è giusto.





Non lo è affatto.





Infondo è la prima persona presente dell’indicativo del verbo infondere: io infondo fiducia a Mario.





In fondo è una locuzione avverbiale: in fondo, hai ragione.





Stessa cosa per affianco (ma ce ne sono tanti altri di casi simili a questi). Affianco è la prima persona presente dell’indicativo del verbo affiancare: io affianco Mario.





A fianco è un avverbio: Mario è seduto a fianco di Luigi.





5) Stà attento, per favore!



Altro orrore molto frequente: accentare gli imperativi.





Stà attento, fà attenzione, và a casa, dì qualcosa!





No, gli imperativi non si accentano, ma un segno di punteggiatura è necessario per distinguerli dalla terza persona presente dell’indicativo: sta attento, fa i compiti e va a casa. Di’ qualcosa.





Per l’imperativo dobbiamo usare l’apostrofo: Sta’ attento, fa’ attenzione, va’ a casa, di’ qualcosa!





Ricapitolando: se il tempo verbale che usiamo è l’indicativo, non ci va nessun segno di punteggiatura, se usiamo l’imperativo è necessario l’apostrofo. L’accento non va mai, salvo per la terza persona dell’indicativo del verbo dare: Mario mi dà una mano.





4) Sono un pò affamato, disse il leone



Po’ è la forma troncata di poco e vuole l’apostrofo.





Quindi non mettere mai l’accento! Ho un po’ fame e non ho un pò fame.





Se invece non usi alcuna punteggiatura, stai parlando del fiume: il Po.





3) Qual’è il tuo indirizzo?



Nel podio degli errori grammaticali più frequenti c’è senza dubbio la tendenza ad apostrofare qual è.





In effetti, possiamo essere portati a usare l’apostrofo perché lo usiamo in tutti gli altri casi, ma qui siamo di fronte, ancora una volta, a un troncamento, quindi non ci vuole: qual è il tuo indirizzo?





2) Prima che vi uccidono



Giuseppe Fava scrisse un famoso romanzo: “Prima che vi uccidano”.





A noi qui interessa più che altro per il tempo verbale usato: il congiuntivo.





Ebbene sì: il congiuntivo è uno degli errori più commessi, un po’ dappertutto, ma se nel parlato ammettiamo il suo mancato utilizzo, soprattutto nel linguaggio colloquiale (e sottolineo colloquiale), nello scritto è bene sapere quando usarlo e quando, invece, usare l’indicativo.





Il congiuntivo è il tempo dell’incertezza, delle emozioni, della volontà, e viene impiegato anche in alcune locuzioni come “prima che”, dell’esempio precedente.





È bene sempre avere una grammatica a fianco se siamo indecisi, per evitare figuracce e orrori.





Evitiamo anche di usare il congiuntivo… troppo, come fanno tanti sentendosi magari più letterati di altri.





Se il verbo prevede l’indicativo, è un errore usare altro. Ho saputo che fossi a casa non si può sentire, e nemmeno Ho parlato con Maria e mi ha detto che venisse a casa.





1) Si, lo so, si è stufato



Trombe e rullo di tamburi…





… ecco l’errore più frequente in assoluto!





Usare il si non accentato nelle affermazioni.





Sì e si hanno due usi diversi: sì è, appunto, un avverbio di affermazione, mentre si è il pronome riflessivo atono di terza persona.





E quindi: sì, lo so, si è stufato.





[image error]Image by patrick gantz from Pixabay



Sei arrivato al traguardo!



Se sei arrivato fino in fondo a questa carrellata di errori grammaticali ti faccio i miei complimenti per la pazienza.





Fidati che però un bel ripasso serve sempre.





Ovviamente questa lista non esaurisce tutti gli errori grammaticali più frequenti, ce ne sono moltissimi altri.





Questi sono quelli che in un anno ho trovato più spesso, e spero l’anno prossimo di vederli meno.





Se ne hai altri che hai scovato un po’ ovunque, scrivili in commento!





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Published on December 28, 2019 23:00

December 24, 2019

Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (prima parte)

Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (prima parte)






Questo è il primo articolo di una guida per scrittori disperati ma volenterosi di scrivere finalmente il loro libro.





O forse no.





Ogni riferimento alla mia esperienza è puramente casuale.









[image error]Images by Ana Krach from Pixabay



Quando anche partire è difficile



C’è chi lo chiama blocco dello scrittore. E c’è chi si prodiga in mille consigli per eliminarlo definitivamente.





Io lo chiamo, invece: mannaggia ho l’idea ma non riesco a scriverla.





E non ho consigli da darti perché non ce ne sono.





Oh, diamine, se non riesci a scrivere, non ci riesci. Punto e basta.





Non serve a nulla concentrarsi su altro, leggere, magari scrivere una pagina di diario personale solo per raccontare (a nessuno, poi, sennò che diario sarebbe) che ieri hai comprato il panettone, oppure riaprire il vecchissimo blog e buttare giù una recensione su un libro che nemmeno ti è piaciuto, ma l’autore è tuo amico, e allora…





Tanto, nel momento in cui prenderai la penna (o la tastiera) in mano, pronto per iniziare il tuo libro, tutto si azzererà.





Ogni idea, ogni scena, persino la più corta delle frasi che avevi in mente… puff! tutto sparito.





Lo so perché ci sono passata e ci passerò di nuovo.





Però, se anche tu come me sei uno scrittore disperato ma volenteroso, posso raccontarti com’è scrivere un libro partendo da zero, e soprattutto da quella voglia che, pur essendoci, manca (sì, ti spiegherò anche questo apparente paradosso).





Ma siccome non c’è guida che non inizi da un’esperienza, mi tocca aprire le porte delle mie vicissitudini da scrittrice disperata, pazienza se poi i soliti ignoti diranno che è troppo autoreferenziale.





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Tutto inizia da lì



In principio ci fu l’idea.





In effetti è da qui che tutto parte: dall’idea.





Può essere qualsiasi cosa: un’immagine, un ricordo, una persona, una scena che hai visto mentre aspettavi il bus o eri in fila alla cassa per pagare, un sogno…





Qualsiasi cosa che ti faccia scattare in testa la famosa lampadina e dire: “Posso scriverci una storia!”





Scriverci una storia, sì. Perché l’idea è la base di partenza.





Il punto d’inizio di un percorso lungo, travagliato e a tratti impossibile ma che ti farà esclamare di nuovo, alla fine: “Ho scritto una storia!”





Nel mio caso sono i sogni, le idee da cui traggo ispirazione.





Lo so che è banalissimo e lo avrai già sentito quattrocentocinquanta volte, però è così.





Per “Reach” si è trattato di una semplicissima immagine; invece per quanto riguarda “Buia fu la notte” è stato un sogno che poi ho rimaneggiato. Con “Io sono l’usignolo” è un discorso a parte, ma te ne parlerò più avanti.





Ho usato un verbo che dovrai appuntare da qualche parte: rimaneggiare.





Sì, perché quale che sia la tua idea, messa lì, così, non porta a nulla.





Certo, puoi sognare una storia dall’inizio alla fine (e ti garantisco che mi è capitato), ma c’è sempre qualcosa da sistemare. E se non sogni, puoi avere un’idea in testa, ma dovrai da lì estrapolare una storia.





Una storia che stia in piedi, beninteso.





[image error]Image by Annalise Batista from Pixabay



Rimaneggiare un’idea



Pianificare, progettare, imbastire…





Tutti verbi che avrai già sentito e letto praticamente ovunque, in alcuni casi come verità inossidabili, in altri come qualcosa da cui scappare, e in fretta.





Non siamo ancora a questo punto ma molto (molto!) indietro, però mi servono per farti capire che, sebbene tu possa essere un fautore della creatività a briglie sciolte, bisogna comunque avere un quadro chiaro della situazione.





Mi spiego meglio attingendo ai soliti esempi self-made.





Come ho scritto prima, “Buia fu la notte” è nato da un sogno. Tuttavia, sebbene fosse molto nitido, la storia non avrebbe comunque potuto stare in piedi.





Avevo il contesto, ossia una notte che non finisce mai, e alcuni personaggi, ma mancava la miccia per far proseguire la storia.





E non potevo fare solo affidamento al sogno che, come ben sai, per quanto chiaro possa essere prende spesso strade confusionarie.





Si è reso necessario, allora, tirar giù non dico una trama, ma almeno un quadro generale su cui lavorare.





È questo che intendo con rimaneggiare un’idea: avere qualcosa da cui partire, ma che stia in piedi.





Progettazione o creatività libera vengono dopo, ma nessuna delle due funziona se non sai cosa vuoi scrivere. O meglio: da dove vuoi partire e dove vuoi arrivare.





Concludendo la prima parte…



Iniziare è difficile, non lo nego.





E proprio perché è difficile che è fondamentale avere una solida base da cui partire.





Pensa se, spinto da un’illuminazione e fronteggiando ogni pericolo, inizi a scrivere, a scrivere, a scrivere… per poi fermarti perché non sai più dove andare.





Demotivante e, per i meno volenterosi, segno che la scrittura non fa per loro.





Invece occorre partire per primissima cosa dall’idea, rimaneggiarla dandovi un filo logico, da A a B, e poi, solo successivamente, iniziare a pianificare. O lasciarsi condurre dalla creatività.





Ma senza un quadro chiaro e nitido difficilmente andrai, e andremo, da qualche parte.





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L'articolo Come scrivere un libro in… l’importante è scriverlo (prima parte) proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on December 24, 2019 06:10