Emanuela Navone's Blog, page 24
July 30, 2019
Sui luoghi comuni (e perché dobbiamo evitarli)
Sui luoghi comuni (e perché dobbiamo evitarli)
Una bestia antipatica, il luogo comune.
Eppure, chi più e chi meno, non riusciamo a liberarcene.
Un modo però ci sarebbe: immaginare, immaginare, immaginare.
[image error]Foto di chloestrong da Pixabay
Come se non ci fosse un domani
Dei luoghi comuni se ne parla tanto da tantissime parti, e anche io, nel mio piccolo, ho voluto dare il mio contributo.
Purtroppo sono così radicati in noi che facciamo fatica non solo a evitarli, ma anche a capire che cosa diamine siano.
Voglio dire, che male c’è a scrivere che il fratello della mia migliore amica è bello come il sole?
Grammaticamente e sintatticamente, e qualsiasi altra cosa che finisca con -ente, non c’è nulla di male.
Ma.
Noi creatori di storie dobbiamo sempre complicarci la vita, pertanto per non essere criticati di eccessiva pigrizia di materia grigia dobbiamo impastarla e tirare fuori qualcosa di meglio.
Qualcosa di originale.
Qualcosa di nostro.
Qualcosa che il lettore legge e si ricorderà.
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[image error]Foto di John Hain da Pixabay
Se li conosci li eviti (è proprio il caso di dirlo)
Prima di fare una pizza con la nostra materia grigia cerchiamo di capire quali siano questi luoghi comuni.
Se non sappiamo che cosa evitare, è difficile riuscire a farlo.
Ho cercato quindi di stilare una lista di tre tipi di luoghi comuni tra i più usati (anche da me!): sono certa ne riconoscerai molti.
Similitudini
… e lo baciai come se non ci fosse un domani.
Ormai questo modo di dire lo sentiamo praticamente dappertutto.
E lo usiamo, pure.
Ce ne sono però tantissimi altri.
Bello come il sole (appunto!);
Tremare come una foglia;
Teso come una corda di violino;
Nero come la pece / il carbone;
Buono come il pane;
Preciso come un orologio svizzero;
Rosso come un peperone, e così via.
Di certo sono tutti paragoni che danno al lettore un’immagine ben precisa e nella quale può immedesimarsi, tuttavia li usiamo talmente tante volte che sono ormai diventati… di troppo.
Frasi fatte
Anche le frasi fatte entrano nella mia personalissima classifica dei luoghi comuni.
In questo caso è più difficile da scovarle rispetto alle similitudini perché sono davvero radicate in noi.
Ecco qualche esempio.
Alzare la cresta;
Andare a fagiolo;
Cercare l’ago in un pagliaio;
Mettere lo zampino;
Far buon viso a cattivo gioco, e così via.
Il lettore di certo capirà che cosa vogliamo dire perché conosce tutti queste frasi fatte, ma fare un uso estensivo (se non un abuso) impoverisce la nostra scrittura.
Modi di dire
Sono simili alle frasi fatte, ma ho preferito tenerli separati perché privi di verbo reggente.
Silenzio di tomba / tombale;
Enciclopedia ambulante;
Pioggia torrenziale;
Pelle e ossa;
Nocciolo della questione;
Ciliegina sulla torta, e così via.
[image error]Foto di Arek Socha da Pixabay
L’antidoto al veleno
Premesso che è difficile se non impossibile evitare uno o più luoghi comuni, e nessuno ti brucerà vivo per questo, l’unica soluzione per usarne il meno possibile e conoscerli, appunto, e soprattutto mettersi davvero a impastare la nostra materia grigia come se fosse farina.
Quando scriviamo, soprattutto se presi da quello che io definisco delirio creativo, prestiamo poco attenzione a cosa buttiamo su carta: errori, orrori, refusi, acari della scrittura, e anche luoghi comuni.
Per fortuna che esistono le riletture, l’editing e qualsiasi altro strumento che ci permetta di ricontrollare i nostri scarabocchi!
Dovrai quindi dedicare una o più lettura ad affinare il testo e a renderlo tuo. Partendo innanzitutto dall’eliminazione dei luoghi comuni sostituendoli con qualcosa che è uscito dalla tua fantasia.
Il tuo protagonista ha gli occhi di ghiaccio? Metti che il suo sguardo è come il gelo dell’Antartide. Il villain sta cercando l’ago in un pagliaio? Scrivi che si è perso in un labirinto di spine (o di paglia, se vuoi rimanere in tema). Sta cadendo una pioggia torrenziale in testa a un comprimario? Meglio che chiodi d’acqua gli picchino sulle spalle. E così via…
È un lavoro lungo e necessita di azionare il cervello, ma sta lì apposta, perché non usarlo?
Prima di lasciarti, ecco uno specchietto riassuntivo. Fanne buon uso!
[image error]Attribuzione completa della grafica Emanuela Navone Editor Freelance.
July 27, 2019
“Le acque del sonno eterno”: il terzo libro di Maria Cristina Pizzuto
“Le acque del sonno eterno”: il terzo libro di Maria Cristina Pizzuto
Conosciamo Maria Cristina Pizzuto per i suoi precedenti Boccioli di rose e Il bacio del mare ; quest’ultimo fa parte di una trilogia di prossima pubblicazione.
In questi giorni è uscito il suo terzo romanzo, “Le acque del sonno eterno”. Una storia d’amore, di speranza e di voglia di rinascita ambientata in una cittadina nei pressi di una diga. Una storia che, soprattutto, ci insegna a rispettare la natura e a non sentirci dei nei suoi confronti.
Perché è la natura a comandarci, e spesso lo fa nel modo più brutale che conosca.
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Sara, rimasta orfana a causa di un incidente, è costretta ad andare a vivere al castello del suo austero zio Alberto, in una cittadina chiamata Pomlete.
Al suo arrivo è accolta con estrema freddezza ma, con il passare dei giorni, fa amicizia con Marta, la cuoca, e con Erika, la moglie defunta
dello zio.
Saranno proprio lo spirito di Erika e la pazienza di Sara a sciogliere il cuore arido e indurito di Alberto, trasformandolo in una persona cordiale e amabile.
Nonostante i ripetuti moniti di Erika di stare lontana dall’acqua, Sara deciderà di trasferirsi in un paesino nei pressi di una diga, dove troverà la sua indipendenza e l’amore al fianco di Francesco, fino al fatidico giorno in cui la diga riverserà le sue acque sul centro abitato, trasformando le loro vite per sempre…
Questo racconto vuole ricordare il disastro provocato dalla rottura della diga del Vajont, che in una sola notte ha causato mille e novecento morti.
Tragedia che poteva essere evitata e che ha causato danni all’ambiente e alle persone, devastando un intero paese.
Sebbene la narrazione sia puramente fantastica,
vuole mettere in risalto come vite diverse vengano spezzate in poco tempo, per motivi futili e prese di posizione politico-economiche.
Questa storia è stata scritta per non dimenticare, per sottolineare che la superficialità umana spesso porta
alla distruzione di vite, gremite di desideri ed emozioni. L’Uomo diventa, qui, il dio di se stesso. Un suo errore può varcare il limite della vita e della morte, ed egli si fa autore di misfatti che potrebbero benissimo essere evitati. È un urlo a chiunque possa decidere delle sorti dell’umanità a essere più responsabile in ciò che si fa e si esercita, a prescindere dai giri economici e di potere.
“Le acque del sonno eterno” vuole implorare tutti gli uomini a imparare dai nostri stessi errori. Sbagli che hanno portato a catastrofiche conseguenze spezzando l’esistenza di molte vite umane.
Come sempre, quando la Pizzuto scrive, riesce a calamitare l’attenzione del lettore sin dalle primissime righe, grazie a una prosa semplice ma ricca di dettagli e da una scrittura che dosa sapientemente metafore, paragoni e l’uso di aggettivi.
Inoltre il lettore non potrà non accorgersi, da subito, dei numerosi messaggi che il romanzo reca con sé. Ed è questa la peculiarità dello stile di Maria Cristina: riuscire a trasmettere emozioni, sensazioni, ma anche temi di forte attualità e di intimità.
Sara è una giovane donna che ha perso tutto, a partire dai genitori. Si ritrova sola in un fosco castello, in balia dell’altero zio Alberto che tutto è a parte una persona sensibile e capace di darle quell’amore cui tanto agogna. Ma Sara è anche forte, caparbia; ha uno spirito indomito e riuscirà a sopravvivere a questa mancanza di affetto e sensazione di estraneità, riscoprendo piano piano se stessa e tornando a vivere la sua vita.
Una storia, quindi, innanzitutto di fuga e riconquista del proprio Io, del proprio essere se stessi, attraverso un viaggio non solo reale, per le vie della cittadina di Pomlete, per i corridoi del castello e per i boschi e i prati che circondano la vallata, ma anche attraverso la propria anima.
È stato solo grazie a lei che si è salvato e le sarà sempre riconoscente, perché gli ha dato l’opportunità di continuare a vivere, di farsi una famiglia e di raccontare ai suoi nipoti la stupenda storia di una ragazza che gli ha portato la felicità nel cuore e l’opportunità di una nuova vita.
La scelta di trattare un tema forte come quello dell’uomo che si crede Dio e vuole soggiogare la natura è un plus, o forse è il plus, del romanzo.
“Le acque del sonno eterno”, infatti, è liberamente ispirato alla tragedia del Vajont, e ci racconta come un bellissimo elemento qual è l’acqua sia in realtà qualcosa di oscuro, malevolo, strasbordante nella sua fatalità.
L’acqua è l’elemento trainante del romanzo, com’è successo anche per i due precedenti libri della Pizzuto. L’acqua dà vita, perché Sara è nata dall’acqua, e l’acqua può reclamare questa vita quando vuole, ergendosi come giudice ultimo dell’esistenza degli esseri umani.
Quando, dopo parecchio tempo, le acque si calmarono e i suoi occhi cercarono all’orizzonte il corpo di Sara, non vide niente. Sembrava essere stata inghiottita dalla furia dell’acqua.
Un romanzo di amore e di speranza, di forza e di destino.
Un inno alla vita ma anche un avviso a non spingersi troppo oltre.
Una storia dell’uomo, sull’uomo e per l’uomo.
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July 23, 2019
Debutto emiliano per l’autore di Policromia Stefano Venditti
PORRETTA TERME (BO) – Lo splendido scenario del parco verde delle terme di Porretta Terme, in provincia di Bologna, è stato il luogo ideale per la presentazione ufficiale in terra emiliana del libro “Viaggio di sola andata”.
Anche in terra emiliana si è bissato il successo e il positivo riscontro del manoscritto del giornalista campobassano, marzabottese di adozione, Stefano Venditti dopo la prima presentazione effettuata in Molise nel comune di Busso. Il tutto calato magistralmente nella manifestazione denominata “Book & Wellness” promossa e organizzata dal giornalista e scrittore bolognese, marzabottese di adozione, Fabrizio Carollo in collaborazione con la Direzione delle terme di Porretta Terme.
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Un pubblico attento e partecipe ha funto da cornice ideale alla presentazione. Pubblico che al termine della manifestazione ha posto diverse domande e curiosità al giornalista e scrittore Venditti.
“ È stato un magnifico pomeriggio di cultura e di condivisione con le persone che hanno preso parte alla presentazione del mio libro. Non mi aspettavo un pubblico così competente e così partecipe delle vicende del soldato Giovanni Picciano. Sono uscito dal parco delle terme di Porretta Terme con un bagaglio di emozioni e di condivisione davvero molto elevato. Non è stata una semplice e pura presentazione, ma un ritrovarsi di menti e di cuori provenienti da diverse regioni e da diversi ambiti attorno a una storia di memoria che accomuna tutti noi italiani.
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Molto piacevole è stato anche lo scambio di opinioni con un ex Generale dell’Esercito ora in pensione che era tra il pubblico. Mi ha arricchito molto a livello umano e professionale. Il messaggio racchiuso nel libro è arrivato in pieno al pubblico tanto è vero che lo stesso ha espresso il desiderio di portare questo manoscritto nelle scuole e di organizzare simili manifestazioni, una sorta di incontro con l’autore, nelle scuole del circondario dell’Appennino Bolognese. Un invito che colgo ben volentieri e che cercherò di concretizzare a breve.
Un ringraziamento particolare va alla signora Graziella, nipote del soldato Giovanni Picciano, a suo marito e ai suoi amici che sono venuti da Faenza proprio per la presentazione del libro. Con la loro conoscenza ho completato il quadro familiare del signor Giovanni. Persone squisite con un grande cuore, molto simili al compianto zio. Mi lascio per ultimi i ringraziamenti di cuore per Fabrizio Carollo e tutta l’organizzazione di “Book & Wellness” per come mi hanno accolto, per la loro estrema disponibilità e competenza, per avermi invitato in questo prestigioso festival del libro. Grazie a loro ho potuto presentare il libro in terra emiliana e far arrivare la storia del signor Giovanni anche tra le colline emiliane/toscane.
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Un bel risultato per una prima opera letteraria/storica di un neofita del settore. I prossimi mesi saranno molto impegnativi perché mi vedranno ospite dei festival del libro di Sestri Levante, a ottobre, e di Pisa, a novembre. Poi è in fase di programmazione la promozione del libro per il prossimo anno che credo possa riservare delle sorprese davvero eccezionali. Non anticipo nulla ma appena saranno ufficiali vi farò sapere. La cosa che vorrei sottolineare, e concludo, che con il libro abbiamo concretizzato un desiderio espresso sul letto di morte sia dai genitori del soldato Giovanni Picciano sia dal fratello Lorenzo. Ora sta a noi e alle giovani generazioni tramandare questa storia della memoria del nostro Paese per capire meglio le nostre radici e la nostra identità di popolo italiano” – così il giornalista Stefano Venditti al termine della presentazione del suo libro.
“Viaggio di sola andata” è acquistabile su tutti gli store online in versione cartacea e digitale e ordinabile in tutte le librerie fisiche convenzionate con la casa editrice PubMe.
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July 20, 2019
Scream
Le Brevissime è la rubrica dedicata ai miei racconti brevi o brevissimi. Stralci di deliri, sogni, incubi; o racconti creati per gioco.
Scream
Un altro racconto dal corso di Scrittura e Narrazione del Gruppo di Supporto Scrittori Pigri, edizione 2018. In questa esercitazione dovevamo recuperare un fatto di cronaca delle nostre parti e costruirci un racconto brevissimo usando il narratore onnisciente. Ecco il mio.
I due uomini erano fermi sulla vecchia Opel Corsa blu metallizzato da
circa un’ora. Fuori, il buio era mangiato soltanto dagli ovali biancastri dei
lampioni e da qualche luce proveniente dai caseggiati lungo la via. Nessuno si
sarebbe accorto di quell’auto parcheggiata lungo il marciapiede, confusa tra le
altre.
Un uomo, all’anagrafe Marcello Zardi, camminava lungo il marciapiede,
infagottato in un parka marrone di una taglia più grande, con un cappello nero
a coprirgli parte della pelata. Teneva accanto a sé il borsello Napapijri. Sarebbe
dovuto rientrare prima a casa, ma quella sera il turno all’ospedale si era
protratto più a lungo del previsto. Non si accorse dei movimenti dentro l’Opel
Corsa.
I due uomini si guardarono e annuirono.
«Okay, si parte» disse il più vecchio, e si allungò sul sedile
posteriore per prendere un sacchetto di plastica, dal quale sfilò una maschera
di Scream.
L’altro tamburellò le dita sul volante lasciando impronte di sudore. Poi
prese una Glock dal vano portaoggetti. «Si parte» ripeté.
Indossarono le maschere e uscirono dall’auto, accostando le portiere
per non far rumore.
Zardi continuava a camminare, ignaro dei tipi dietro di lui, e
sbuffava nuvole di alito condensato a ogni respiro.
«Fermati e consegnaci quello che hai.»
Quella frase secca, perentoria, quasi sussurrata, bloccò Zardi, che si
arrestò nel bel mezzo di un passo e si voltò, spaesato.
«Dacci quello che hai, svelto» ringhiò l’uomo più alto da sotto la
maschera di Scream, puntandogli addosso la pistola.
«Io…» Zardi alzò le mani e il borsello gli sbatté contro l’anca.
«Io…» I suoi occhi zigzagavano dalle maschere alla pistola, dalla pistola
alle maschere. «Io…»
«Non è uno scherzo. Muoviti!» L’uomo senza la pistola si avvicinò e
senza preavviso gli mollò un ceffone in pieno volto.
Zardi indietreggiò, portandosi la mano al volto. «Okay… io…»
«Muoviti!» L’uomo con la pistola fece due passi avanti.
«Santo Cielo» mormorò Zardi, e si affrettò a prendere il portafoglio
dal borsello. Mostrò una banconota da venti euro e una da dieci.
L’uomo con la pistola gliele strappò di mano. «Anche il cellulare,
svelto.»
«Io…»
«Svelto!»
Zardi consegnò anche il vecchio Samsung Galaxy SIII, e i due uomini si
allontanarono velocemente, sempre puntandogli contro la pistola.
Zardi aspettò che entrassero nell’Opel, e li maledì notando che
avevano coperto la targa. Ma in quel momento ciò che più agognava era di
rientrare in casa e vomitare nel water. Scappò.
Sull’auto, i due uomini si tolsero le maschere di Scream e le
gettarono sui sedili posteriori.
Quello seduto sul sedile del passeggero diede una piccola pacca sulla
spalla dell’altro. «Bravo, Marcello. Hai superato la prova.»
Marcello ripose la Glock nel portaoggetti. La mano tremava.
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July 17, 2019
Come rimuovere un libro da una piattaforma e passare a un’altra?
Come rimuovere un libro da una piattaforma e passare a un’altra?
Pubblicare un libro in self su qualsiasi piattaforma online è di per sé facile e veloce.
Tuttavia spesso abbiamo la necessità di cambiare store… per qualsiasi motivo.
Il mio articolo di oggi è dedicato proprio a questo: come passare da una piattaforma all’altra senza problemi e grattacapi vari.
[image error]Foto di Fritz_the_Cat da Pixabay
Cambiare piattaforma di pubblicazione
Qualche giorno fa ho avuto una chiacchierata con un autore che mi esprimeva un dubbio: come cambiare una piattaforma di pubblicazione (nel suo caso, Youcanprint) con un’altra (Amazon KDP)?
In effetti, a ben pensarci non è così immediato. Se poi sei un autore alle prime armi, che mastica poco il mondo dell’editoria e dell’autopubblicazione, potresti trovarti di fronte problemi per te insormontabili.
Che ne sarà dei miei diritti d’autore? E l’ISBN? Il formato? La copertina? E via dicendo.
Se anche tu hai avuto o stai avendo questi problemi, tranquillizzati: sei nel posto giusto.
Continuando la lettura avrai risposta a qualsiasi dubbio sulla possibilità di passare da una piattaforma all’altra.
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Primo passaggio: eliminare la pubblicazione
Il primo passaggio è, ovviamente, eliminare la pubblicazione del tuo libro dalla piattaforma che vorresti abbandonare.
Procedimento molto semplice e veloce ma che è diverso da piattaforma a piattaforma.
Su Amazon KDP basta rimuovere il libro dalle vendite cliccando su “annulla pubblicazione” dal menu “azioni ebook kindle” o “azioni versione cartacea” della tua homepage. Nel giro di 24/48 il libro non sarà più disponibile. Procedimento analogo, ad esempio, su Ilmiolibro, Kobo o StreetLib.
Per quanto riguarda Youcanprint, invece, siccome l’autore ha a tutti gli effetti firmato un contratto di pubblicazione, è necessario recedere, anche con semplice e-mail. Pure in questo caso, comunque, il libro sarà rimosso dalle vendite in poco tempo.
Dopo esserti accertato che il tuo libro sia effettivamente sparito da ogni store di vendita, o che abbia la dicitura “non disponibile”, puoi finalmente pubblicarlo su un’altra piattaforma.
[image error]Foto di congerdesign da Pixabay
Secondo passaggio: verificare alcuni punti
Do per scontato che tu sappia già a quale piattaforma affidarti, e se non lo sai ecco un articolo che potrebbe fare al caso tuo.
Per prima cosa, invece di lanciarti immediatamente nella nuova pubblicazione, devi verificare alcuni punti. Niente di preoccupante, solo due o tre dettagli che, però, potrebbero fare la differenza.
Innanzitutto il formato del tuo libro
In genere quello classico, che usano tutti, è l’A5, 15X21. In questo caso non c’è da fare troppe verifiche: tutte le piattaforme self-publishing lo accettano e lo danno spesso di default.
Succede però anche che tu abbia scelto un formato diverso; può capitare e non c’è nulla di male.
In questo caso sincerati che la piattaforma dove pubblicherai offra questo formato. Non tutte hanno l’opzione di formato libero (come recentemente ha fatto la versione beta di KDP), e capita che il tuo non ci sia.
Ad esempio, se il tuo libro è in 15X23 (molto simile al 15X21) e la piattaforma che hai scelto non lo supporta, c’è il rischio che non te lo pubblichi o, peggio, che lo faccia usando un formato simile, come il 15X21, ma tagliandone una parte. Il che è davvero brutto da vedere.
Discorso analogo, ça va sans dire, per la copertina.
Occhio anche per eventuali loghi della piattaforma vecchia sul colophon e sulla copertina.
Youcanprint, prima di pubblicare, manda sempre l’impaginato e la copertina comprensiva dei loro loghi e dell’ISBN: questa versione non va bene per le altre piattaforme.
Altri siti di self-publishing potrebbero mettere il loro logo sul fronte cover o sulla costola: anche questa edizione non va bene.
Altro aspetto… e non sbuffare 
July 16, 2019
Review Tour: “At World’s End – Wanted Pirates” di Sabrina Pennacchio
Prosegue il Review Tour del libro di Sabrina Pennacchio, “At World’s End – Wanted Pirates”. Dopo la mia precedente tappa sulla figura della protagonista, Marina Charlotte, ecco la mia recensione. Prima, però, trovate tutte le tappe del Tour.
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XVIII Secolo, Oceano Atlantico Alcuni narrano che Calico Jack, il più temuto fra tutti i pirati, sia stato giustiziato in Giamaica molti anni orsono; altri narrano, invece, che questi sia tornato dal mondo degli inferi dopo un accordo con Satana, per continuare a terrorizzare i mari indisturbato. Eppure, nonostante ciò che si vocifera, un giorno un uomo che tutti conoscono come il temuto Calico Jack, rivendica la taglia sulla sua testa, lanciandosi in uno spietato attacco alla nave della Marina Britannica, per rapire la figlia del generale di ritorno dai paesi d’oriente.
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Dare un parere preciso, oggettivo e che non sia appannato dal mio stato d’animo è difficile, tremendamente difficile. Per fortuna ho terminato il libro da qualche tempo, sennò questa recensione sarebbe stata inficiata da emozioni “di pancia”, e non mi sarebbe piaciuto.
Dopo averle lasciate, diciamo così, macerare un poco, posso finalmente affrontare la recensione di “Wanted Pirates” a mente libera e a cuore aperto, e soprattutto affermare che sì, mi è piaciuto. Seppur con alcuni puntini sulle i.
Di per sé la trama è molto semplice: una nave pirata, comandata dal famigerato Calico Jack, attacca una nave della Marina militare inglese e rapisce la figlia del comandante, Marina Charlotte Surcouf, usandola come ricatto. Verrà liberata solo una volta tolta la taglia sulla testa di Jack.
Il romanzo si dipana lungo il rapporto tra Jack e Marina e sui tentativi della Marina inglese, capitanata da Jean Read, promesso sposo della Surcouf, di liberarla, per poi (evito ovviamente spoiler) cambiare radicalmente ambientazione e saltare nella nobiltà inglese.
Non è quindi un romanzo di avventura nel senso stretto della parola, e lo definirei piuttosto un romance storico (sebbene, e l’autrice ci avverte al termine, abbia elementi fantasiosi) con un pizzico di intrigo.
Se, quindi, vi aspettavate un romanzo di avventure sull’orlo di spada e sulla cresta dell’onda, come ad esempio la saga cinematografica “Pirati dei Caraibi”, temo rimarrete delusi. Non per questo “Wanted Pirates” è una lettura spiacevole; anzi, l’ho trovata molto veloce e godibile…
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… e soprattutto ho trovato i vari personaggi in linea con la mentalità che doveva esserci a quei tempi: Marina è una ragazza da un carattere spesso vivace ma incanalata nel modo in cui deve essere una giovane della nobiltà ottocentesca, e quindi fedele al suo amato e ai suoi principi. Di contro, Calico Jack è il classico pirata rozzo e crudele, a differenza di un altro Jack che conoscerete se avete visto “Pirati dei Caraibi”.
Questi sono punti a mio avviso di forza del romanzo, perché spesso si ha la tendenza ad alleggerire figure in realtà crudeli, o a infarcire una storia di cliché o situazioni paradossali (che così sarebbe stata se, ad esempio, Marina si fosse riscoperta dall’oggi al domani piratessa).
Avrei preferito però più battaglie e scene al cardiopalma, ma forse la saga della Disney mi ha abituato bene. Ho apprezzato comunque la scelta dell’autrice di rivelare alla fine la vera identità di Calico Jack, anche se potrebbe sembrare bizzarra a una lettura superficiale, ma che invece ha saputo dare umanità a un personaggio che fino a quel punto non ne aveva.
Due a mio avviso i punti deboli, che non mi permettono un pieno giudizio positivo.
Per prima cosa il titolo: se qualcuno si basasse solo su di esso, immaginerebbe un romanzo colpo di avventura e duelli sull’albero di maestra, magari in mondi sconosciuti come sembra suggerire la frase “At World’s End” (che richiama tra l’altro la solita saga Disney). Invece il romanzo è tutt’altro, o meglio, vi sono battaglie, ma non solo. Un lettore pignolo potrebbe sentirsi confuso o, peggio, preso in giro.
Il secondo punto è la scrittura: avrei preferito un lavoro di editing molto più approfondito volto non solo a eliminare i refusi e gli errori di grammatica, ma anche a vivacizzare lo stile evitando la ripetizione di termini, come “allungare un sorriso”, di cui ho perso il conto.
A parte queste due pecche, che mi sono sentita in dovere di scrivere affinché la mia recensione fosse la più sincera possibile, mi sento di consigliare il romanzo agli amanti del genere e anche a chi piacciono i romance e le emozioni: di certo non sarete delusi!
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July 13, 2019
Self-publishing con una marcia in più: Passione Scrittore
Self-publishing con una marcia in più: Passione Scrittore
Ormai sono tantissimi gli autori che scelgono la via dell’autopubblicazione, vuoi per precedenti esperienze negative con editori, vuoi per scelte personali.
Questo fa sì che, dall’altra parte, nascano sempre più piattaforme di self-publishing, causando all’autore non poche difficoltà di scelta.
Oggi ti parlerò di una piattaforma che ho trovato molto interessante e innovativa rispetto alle altre: Passione Scrittore.
[image error]Immagine presa da passionescrittore.it
Una piattaforma innovativa
Innovazione è la parola d’ordine di ogni nuova piattaforma di self-publishing che apre i battenti agli autori.
Sì, perché è aumentato il numero di libri autopubblicati, ma è anche aumentato il numero di agenzie di autopubblicazione.
Se hai scritto un libro e deciso di tentare la via dell’indie, saprai bene com’è difficile trovare la piattaforma che fa al caso tuo.
Costi, distribuzione, servizi accessori, visibilità, guadagni… capirci qualcosa è complicato, fidati!
Cerco sempre, in questi casi, di offrirti delle guide su come muoverti, e se vai alla sezione Pubblicazione trovi sempre articoli nuovi e utili. Recentemente, ad esempio, ho parlato dei servizi offerti da Youcanprint.
Quando ho scoperto Passione Scrittore allo scorso Salone del Libro di Torino, la prima parola che mi è venuta in mente è stata: innovazione.
Sì, perché questa agenzia è molto innovativa, e offre allo scrittore tantissimi servizi utili e interessanti.
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L’autore è editore… con un sostegno
Come per ogni piattaforma di autopubblicazione, sei tu, come autore, a diventare l’editore di te stesso: quindi hai piena libertà nel scegliere la grafica, la copertina, il titolo, la sinossi, nel correggere e nel promuovere.
Quest’ampia libertà è però per molti autori un freno, perché sentono il bisogno di avere alle spalle un sostegno, anche se non è un editore nel senso che conosciamo tutti.
Ebbene: Passione Scrittore è quel sostegno di cui ogni autore ha bisogno.
Infatti, oltre a offrire il classico sistema di pubblicazione e distribuzione (con alcune originalità, però, ma lo vedremo fra poco), ti mette a disposizione numerosi servizi accessori per aiutarti a migliorare il tuo libro (editing, valutazione, correzione di bozze, impaginazione…).
Ma non solo, ed è qui che sta l’innovazione di questa piattaforma.
Il grosso problema di ogni scrittore indie è la promozione e la distribuzione del proprio libro: come ben saprai, non basta il passaparola o vendere il romanzo ad amici e parenti. Se vuoi allargare la cerchia di lettori, devi per forza guardare oltre.
Ed ecco un altro grande sostegno di Passione Scrittore: grazie infatti alla collaborazione con Mondadori, ogni libro è acquistabile sul negozio online mondadoristore.it e ordinabile nei negozi fisici. In più, altri servizi accessori ti permetteranno di vedere il tuo libro esposto a scaffale o addirittura di organizzare una promozione o un firmacopie! Il tutto attraverso un’agenzia, e senza che tu ti sbatta a destra e a manca a elemosinare attenzione — che, si sa, un autore indie ha difficoltà a ottenere.
[image error]Immagine presa da passionescrittore.it
La vera forza: il print on demand
Ho già parlato del print on demand in un precedente articolo, e penso sia la vera forza di ogni casa editrice o agenzia di self-publishing.
In parole semplici, il print on demand è la stampa delle copie effettivamente ordinate e vendute. Cosa vuol dire? Che nessuno stamperà più 1000 copie di un libro di cui la metà, in molti casi — a meno tu non sia famosissimo —, finirà al macero.
Spesso il print on demand bypassa la filiera del distributore nazionale, cercando un contatto diretto con la libreria: una semplificazione non da poco!
Quando lavoravo in una piccola casa editrice genovese, avevamo il magazzino pieno di libri invenduti dalle librerie, che li avevano ordinati, e tornati indietro tramite il distributore. Uno spreco di soldi, tempo e carta stampata — perché ahimè anche il libro deperisce.
Il print on demand è quindi molto innovativo, e Passione Scrittore fa di esso la sua filosofia di pubblicazione: tu non hai alcun obbligo di acquisto di copie (attenzione, elemento fondamentale, perché molte piattaforme di self-publishing subordinano la pubblicazione all’acquisto di un tot. di copie) affinché il tuo libro sia pubblicato, pagando solamente la quota di adesione.
I soldi risparmiati evitando di stampare copie su copie potrai investirli in una promozione davvero efficace.
[image error]Foto di Pexels da Pixabay
Conclusioni: le potenzialità di Passione Scrittore
In questo articolo ho cercato di darti più notizie possibili di Passione Scrittore evidenziando le particolarità rispetto ad altre piattaforme di self-publishing.
Passione Scrittore è una piattaforma molto originale e innovativa, e sicuramente in futuro non mancherò di valutarne l’efficacia attraverso una pubblicazione.
Per il resto, prima di lasciarti ecco un quadro riassuntivo delle peculiarità di Passione Scrittore. E se hai avuto un’esperienza con loro, scrivila nei commenti per condividerla con il blog!
Qui, invece il link al loro sito, se ti va di darci un’occhiata: Passione Scrittore.
[image error]Self-publishing con una marcia in più: Passione Scrittore proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
July 9, 2019
Review Tour: “At World’s End – Wanted Pirates” di Sabrina Pennacchio – La figura di Marina
Prosegue oggi il Review Tour del nuovo libro di Sabrina Pennacchio, “At World’s End – Wanted Pirates”, di cui qui sotto troverai tutte le tappe.
Oggi mi occupo della figura della protagonista, Marina Charlotte, mentre la prossima settimana sarà il turno della recensione.
Dai dunque un’occhiata alle tappe e seguile, perché ci sarà da divertirsi 
July 6, 2019
Perché in Italia pochi leggono i libri autopubblicati?
Perché in Italia pochi leggono i libri autopubblicati?
Voglio essere schietta come sempre: in Italia ci sono tanti libri autopubblicati, tantissimi, ma non tutti decollano.
Anzi, un buon 60% finisce nel dimenticatoio o viene letto da poca gente, amici, parenti, vicini e conoscenti.
Mi sono domandata quindi il perché, e la risposta non mi è piaciuta. La voglio comunque condividere con te.
[image error] Photo by Siora Photography on Unsplash
Tutti possono pubblicare
Quanto sta dietro l’autopubblicazione è semplice: tutti possono pubblicare. Anche mia nonna che ha novant’anni.
Basta avere un PC, una mezza idea e buttarla su carta. Poi prendere il tutto e piazzarlo su qualsiasi piattaforma di self-publishing.
Non ci credi? Fatti un giro ad esempio su Amazon: troverai davvero di tutto.
Ed è questo “di tutto” il principale freno dei lettori.
Dai, non so te ma io mi sono stufata di leggere porcherie, cose scritte in italia-cannero, come diceva mia nonna, buon’anima anche lei, roba che nemmeno i pensierini delle elementari.
Ho scoperto i libri indie, come semplice lettrice e poi come blogger, nel 2015. Allora conoscevo poco il self-publishing, lo ammetto, e ammetto anche che lo guardavo con occhio meno critico di quanto faccia ora, anche se continuo la mia crociata per difendere gli autori meritevoli.
Meritevoli, appunto.
Perché è tutta lì, la differenza: tra scrittori meritevoli e quelli che sanno giusto tenere in mano una penna.
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Non tutti sono scrittori
In passato, non so se remoto o meno, venivano pubblicati solo gli scrittori effettivamente meritevoli. Persone che avevano scritto un buon libro e per le quali un editore (ovviamente serio) aveva deciso d’investire tempo e soldi.
L’autopubblicazione (ma anche la nascita come funghetti di case editrici tutto fuorché professionali) ha accatastato queste persone in un angolo come legna secca, da bruciare solo quando il freddo ghiaccia la pelle.
Mi dispiace essere così cattiva, ma confesso che di tutti i libri indie che ho letto (e sono davvero tanti) se ne salvano meno della metà. Gli altri sono talvolta tentativi di trama e di scrittura, e talvolta trame buone ma scritte in modo pessimo.
E non lo dico solo io dall’alto della mia cattedra di editor o curatrice di collana o creatrice di storie o cos’altro; lo dicono in tanti. Lo dicono in troppi.
E in tanti, troppi, passano oltre quando vedono un libro autopubblicato.
Sarà sicuramente un altro libro scritto male, dicono, meglio cercare altrove.
E, appunto, passano oltre.
[image error] Photo by Jessica Ruscello on Unsplash
Buoni e cattivi
Attenzione: non ci sono scrittori buoni e scrittori cattivi, come talvolta sento dire, ci sono solo scrittori seri e scrittori per caso.
E purtroppo i primi sono in netta minoranza, perlomeno nel panorama del self-publishing. O, se ci sono, li hanno talmente ricoperti di fango che non si riconoscono più.
Tutto questo, mi spiace ribadirlo, ha diminuito considerevolmente l’importanza dell’autopubblicazione italiana, e visto che c’è la tendenza di fare di tutta l’erba un fascio, in tanti abbandonano i libri indie per altro (anche se è doveroso specificare che l’editoria prodotta da CE non sempre è meglio).
Che fare, allora?
[image error]Foto di PIRO4D da Pixabay
Never stop trying
Tanti, troppi autori si scoraggiano dopo aver intrapreso la via del self-publishing e, chi prima e chi dopo, lasciano perdere, o addirittura smettono di scrivere.
Come compatirli? Passano mesi chini sui loro libri, investono anche nel farli correggere e per un’ottima grafica, e poi nessuno li fila. Porte chiuse in faccia, opinion leader che non recensiscono indie, poche vendite…
Io stessa mi deprimerei.
Voglio quindi concludere questo sconfortante articolo dicendo che sì, per colpa di pseudo-scrittori il self-publishing italiano è davvero molto sottostimato, ma che no, non serve abbattersi ma continuare. C’è sempre chi apprezzerà i tuoi libri.
E voglio dire anche a tutti i lettori che avranno aperto questa pagina: cercate, cercate e cercate. Non fermatevi alle apparenze o alla mancanza di un editore.
Ci sono tantissimi libri autopubblicati che meritano, che meritano davvero. Basta crederci e saperli trovare.
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L'articolo Perché in Italia pochi leggono i libri autopubblicati? proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
July 2, 2019
ANTEPRIMA: “Buia fu la notte” – in uscita il 29 luglio!
Questo racconto ha origine da un sogno… uno sprazzo di sogno, in realtà.
Ho sognato di un violento acquazzone che si abbatteva sul mio paese e che causava disastrose conseguenze. Forse la paura dell’acqua, che quando cade in certi modi fa danni, forse chissà…
Da lì l’immaginazione si è lanciata di corsa, ed è nato “Buia fu la notte”.
Un racconto horror, non splatter, nemmeno troppo spaventoso, ma che si fonda su un’unica domanda: cosa accadrebbe se…
Uscirà il 29 luglio, ed è in pre-ordine a soli 99 cent su Amazon.
Qui sotto troverai la trama e un’anteprima: spero ti piacciano e che ci farai un pensierino 


