Emanuela Navone's Blog, page 28
March 20, 2019
Che cosa fa un beta reader?
Che cosa fa un beta reader?
C’è chi dà un semplice parere e chi critica “tanto per”.
Tutti accomunati sotto il medesimo nome: beta reader.
Ma che cosa fa di preciso un beta reader?
Oggi cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
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Photo by Viktor Kiryanov on Unsplash
C’è beta e beta, ma…
Ho già parlato della figura del beta reader in un altro articolo, e non starò qui a dilungarmi su chi sia e perché sia utile per te.
Ultimamente ho notato che c’è parecchia confusione intorno a questa figura, e tenterò di fare un po’ di chiarezza, soprattutto per chi vorrebbe cimentarsi in questo lavoro, o anche per gli scrittori che ne hanno bisogno.
Un beta reader, riassumiamo, è qualcuno che legge con attenzione un inedito e aiuta lo scrittore a migliorarlo.
Come per l’editor e altre figure dell’editoria, anche il beta reader è soggettivo: ossia ha un suo modo di lavorare.
Tuttavia deve essere anche onesto, e non aver paura di essere troppo critico: se cerchi un lettore che apprezzi il tuo libro dalla A alla Z e si spenda in mille complimenti anche se la tua storia fa cac**e, allora rivolgiti ad amici e parenti 
March 17, 2019
E mostralo! Cenni sul show, don’t tell
E mostralo! Cenni sul show, don’t tell
È uno dei pilastri della scrittura dei romanzi di oggi: mostra, non raccontare!
Ma che cosa significa, di preciso?
Lo vediamo oggi.
[image error]Photo by Brigitta Schneiter on Unsplash
Strano davvero
Ieri ho iniziato a scrivere un racconto per un concorso.
Come sai, la primissima stesura è lasciare correre l’estro creativo; solamente dopo dovrai fare i conti con il famigerato setaccio ed eliminare l’eliminabile.
Mi è sorto, però, un ragionamento.
Nel mio racconto ho scritto una cosa del tipo: “Marcella vide una statua con strani segni”.
Leggendo l’interessante vademecum di Bruna Graziani sulla scrittura creativa, proprio alla sezione sul show, don’t tell, si parla ovviamente degli aggettivi.
L’aggettivo strani serve davvero? E perché sono strani questi segni?
Dire che una statua ha degli strani segni è raccontare.
Descrivere questi segni è mostrare.
Anche perché i segni possono sembrare strani per me, che non conosco ad esempio una scrittura arcaica, ma non per te che ne sei cultore.
Invece di “Marcella vide una statua dagli strani segni”, allora è meglio scrivere: “Marcella vide una statua che aveva delle linee orizzontali e verticali laddove avrebbero dovuto esservi occhi e bocca”.
Più interessante, eh?
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Sono davvero arrabbiatissimo
Altri elementi da controllare attentamente per mostrare anziché raccontare sono le emozioni.
Le persone non girano con un cartello in cui c’è scritto che sono arrabbiate, felici, tristi, preoccupate eccetera. Carpiamo i loro stati d’animo da come si comportano, che cosa dicono, come parlano.
Scrivere: “Mario ha paura” non ci dice nulla.
Certo, è veloce e diretto e ti evita di sperticarti in arzigogolate acrobazie… ma cosa resta poi al lettore? Poco e niente. Anzi, niente del tutto.
Meglio allora far muovere le rotelline del cervello un poco di più (magari durante la revisione) e mostrare come Mario ha paura.
“Mario trema. Mani scheletriche dalle dita adunche gli hanno afferrato le caviglie e non lo lasciano andare, e così lui rimane lì, paralizzato, il fiato corto e un rigagnolo di sudore a corrergli lungo il collo.”
Discorso simile per: “Maria è arrabbiata con il marito Luigi, rientrato a casa come sempre in ritardo per pranzo.”
“Maria dà un pugno sul tavolo. Le nocche strillano di dolore, ma lei non se ne accorge nemmeno: il suo sguardo è tutto per quello scansafatiche del marito che anche oggi si è dimenticato che devono pranzare all’una… all’una! E sono le 13.34. Afferra il mestolo e lo stringe, ma vorrebbe tanto sbatterglielo su quella faccia da rincoglionito che si ritrova.”
[image error]Photo by Joanna Kosinska on Unsplash
Un esercizio utile
Un esercizio utile per avvicinarsi allo show, don’t tell è scrivere usando un narratore esterno.
Una voce fuoricampo, quindi, che si limita a riportare quanto vede e non conosce nulla dei personaggi, ma solo quello che fanno e dicono.
Non può entrare nelle loro teste, pertanto non può sapere se sono tristi, allegri, arrabbiati eccetera, ma può solo mostrarlo (appunto).
Stessa cosa per gli aggettivi o altro: la voce narrante non può dare giudizi come “strano”, “bello”, “brutto” eccetera, quindi potrà solo limitarsi a descrivere quello che vede.
Usando più e più volte questo tipo di narrazione, ti focalizzerai più su fattori visivi, esterni che interni o di giudizio. E imparerai a mostrare di più e a raccontare di meno.
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March 15, 2019
Review Tour: “Tu sei musica” di Simona Bianchera
** Questa recensione fa parte del Review Tour **
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La musica regala emozioni, libertà, gioia, commozione. Ma avete mai pensato che potrebbe anche cambiarvi la vita? Questo è quello sta per succedere ad Alaska e Daniel: grazie alla musica si conosceranno… e niente sarà più come prima. Una rocambolesca storia d’amore, amicizia, avventura, intrisa di arte, di pittura, di fotografia, di poesia e di tanta musica vi aspetta. Tanti spunti sensoriali per vivere le emozioni dei protagonisti. Allacciate le cinture e partite alla scoperta della loro vita colorata. Buona lettura e buon ascolto!
Se cercate una storia d’amore piacevole e sui generis, ebbene, questo è il libro che fa per voi.
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato e che grazie al finale imprevedibile rimarrà per molto impresso nella mia mente.
Ma andiamo per ordine.
Alaska e Daniel non si conoscono, ma Alaska sa benissimo chi è lui: il batterista dei Pensieri Divergenti, un gruppo rock che lei e l’amica ascoltano spesso e volentieri.
Quando Daniel contatta Alaska su Facebook chiedendole di sostenere il gruppo in un concorso musicale, i due si conoscono e inizia, così, una bella amicizia virtuale, fino a che Daniel non chiede ad Alaska di vedersi durante un concerto che terranno in un locale.
Da qui inizierà una lunga e rocambolesca avventura, a tratti anche tragica, che si concluderà in un modo… davvero imprevedibile.
Seppure abbia trovato l’inizio un po’ lento e troppo “happy people in happy land”, proseguendo con la lettura mi sono appassionata ad Alaska e a Daniel e alle loro avventure, tanto che ho terminato il romanzo in davvero poco tempo!
Alaska, poi, è un personaggio che apprezzerete sicuramente: frizzante, spontanea, un po’ pazzerella e taaanto sopra le righe. Di certo non incarna i classici cliché che tendiamo a trovare nei romanzi oggi.
Come non li incarna il suo alter ego maschile, Daniel: meno pazzo di Alaska, quello sì, ma anche lui con un carattere tutto suo che si discosta molto dai “parametri” di maschio che siamo abituati a leggere.
Avrei preferito, forse, un conflitto più forte, qualcosa di cupo che emergesse dal carattere di entrambi, a tratti magari un po’ perfettini, ma è una morbosità mia e da cui difficilmente riesco a staccarmi.
Mi è piaciuta molto l’idea dell’autrice di inserire suoi quadri all’interno del libro (peccato che sul Kindle si vedano male!) e il fatto di aver accompagnato la storia con una vera e propria colonna sonora, così da sentire anche noi le canzoni che ascoltano Daniel e Alaska.
Il finale, poi, è imprevedibile… davvero, non ve lo aspettereste mai!
Spero quindi di avermi almeno un poco incuriositi, così che anche voi andiate a comprare il libro della Bianchera… e buona lettura!
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March 13, 2019
Perché tanti editori non pubblicano esordienti?
Perché tanti editori non pubblicano esordienti?
Il sogno di ogni scrittore è di essere pubblicato da una grande casa editrice, o quantomeno da un editore con molta visibilità.
Chi non lo ha mai sperato, dai!
Purtroppo, questo sogno spesso di infrange in una triste realtà: tante case editrici non filano un esordiente.
Ma ti sei mai chiesto il perché?
[image error]Photo by David Clarke on Unsplash
Grandi editori ed esordienti
Se segui il mio blog sai che a me piace uscire un po’ dagli schemi e prendere posizioni a volte “non del comune sentire”.
E lo farò anche oggi, per spiegarti perché un editore spesso non calcola un esordiente.
Partiamo dai big.
Voglio essere franca con te: a meno che tu non abbia una solida macchina di marketing alle spalle che “pompa” il tuo libro, o anche qualche pedata sul didietro da conoscenze più o meno famose; oppure che tu non abbia davvero scritto qualcosa di bello e originale e accattivante eccetera…
… una grande casa editrice non ti considererà mai.
Sì, ci sono anche eccezioni, come il romanzo della Tuti — che però si era fatta già notare durante il concorso Io Scrittore.
E non considererei i cosiddetti “casi editoriali”: spesso sono testi che l’editore trova su piattaforme quali Wattpad e compagnia… testi con un sacco di lettori e che l’editore sa che, se li pubblicherà, avrà già un ampio raggio di clienti.
Ebbene sì: molti grandi editori (occhio! Ho scritto molti ma non tutti) preferiscono puntare su nomi già conosciuti o che hanno già, come dicevo prima, qualcuno alle spalle o un pubblico di lettori già nutrito.
Investire su un signor nessuno, per una grande casa editrice può essere un rischio. Sì, è grande e ha dietro di sé un apparato di marketing robusto, ma un editore grande sappiamo che pubblica anche tanti titoli al mese; ragion per cui preferisce impiegare l’ufficio stampa e altro con grandi nomi o con titoli che sono davvero interessanti.
Ma interessanti per chi?
Per il mercato e per la politica editoriale della casa editrice in questione.
Quindi un editore big può anche non calcolarti se in questo periodo punta su romanzi di formazione e tu gli sottoponi un noir: magari il rifiuto semplicemente riguarda questo.
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Piccoli e medi editori ed esordienti
Con piccole e medie case editrici è leggermente diverso.
In questo caso, a meno che un piccolo e medio editore non abbia come punto di forza la pubblicazione di emergenti — ed esistono! — potrebbe essere frenato dal puntare su uno sconosciuto per ragioni… monetarie.
Mi spiego meglio.
Una casa editrice medio-piccola non ha la “forza” di mercato pari a quella delle big: ha meno visibilità, un ufficio stampa ridotto, una distribuzione meno capillare e via dicendo…
Insomma, i soldi da investire e il tempo sono pochi.
Quindi meglio impiegarli in libri che si sa che venderanno già qualcosa, anziché partire da zero con un autore sconosciuto.
Certo, anche in questo caso il tuo libro può colpire perché originale e ben scritto, ci mancherebbe.
Di solito editori medio-piccoli indicono di tanto in tanto dei concorsi, proprio per valutare la qualità dei testi che andranno poi a pubblicare; e talvolta questi concorsi sono anche social, ossia chiedono “aiuto” al popolo web per saggiarne la risposta. Se un libro attira tanti lettori ed è ben scritto, siamo a cavallo.
[image error]Image by Małgorzata Tomczak from Pixabay
Quindi che fare?
Spero di non averti troppo scoraggiato, e ribadisco ancora una volta che non tutti gli editori, grandi o medi o piccoli, non pubblicano esordienti.
Quindi per prima cosa ti consiglio di valutare tutte le realtà che tengono in considerazione chi è alle prime armi; e solo in seguito tentare l’approdo a sponde più… importanti.
E non devi nemmeno scoraggiarti se la casa editrice che ha deciso di pubblicarti sia piccola e poco nota: è comunque una buona base di partenza.
Ultimo consiglio: se proprio non ti fila nessuno, non cedere però alle lusinghe degli editori a pagamento.
Loro “pubblicano” qualsiasi cosa, basta che paghi! E sappi da subito che non solo il tuo libro non andrà da nessuna parte (salvo casi borderline), ma non vedrai nemmeno un quattrino.
Meglio, forse, l’autopubblicazione, anche se personalmente non la considero un’ultima spiaggia ma una strada letteraria diversa dall’editoria tradizionale.
Ma questa è un altra storia e, come dice Ende… va raccontata un’altra volta.
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March 9, 2019
Il romance non è pornografia!
Il romance non è pornografia!
Di recente ho notato una notevole confusione tra il romance, come comunemente viene ormai chiamato il romanzo rosa, e la pornografia vera e propria.
Troppi romanzi classificati come rosa sono in realtà un miscuglio di scene erotiche piuttosto spinte e descritte al limite dell’oscenità.
E questo accade anche con i romanzi erotici!
Oggi mi preme quindi fare un leggero distinguo tra romance, erotico e pornografia pura.
[image error]efes/Pixabay
Romance, erotico, pornografia…
Il prossimo giugno si terrà a Milano il festival del romance italiano, in cui tantissime autrici presenzieranno con i loro libri.
Mi sarebbe piaciuto partecipare, anche perché ho visto tante autrici di cui ho letto qualche libro, ma purtroppo questa cosa mi ha frenata.
Ebbene sì: tante di queste autrici a mio avviso non scrivono romance, bensì pura pornografia.
Sarebbe stato meglio, magari, mettere dei paletti e accogliere effettivamente quelle autrici o quegli autori che scrivono romance, ma, come ho detto prima, c’è molta confusione.
È quindi necessario cercare di capire quando siamo nel romance, quando sconfiniamo, si fa per dire, nell’erotico, e quando abbiamo di fronte una vera pornografia da due soldi.
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Romance ed erotico
Il romanzo rosa è ben diverso da quello erotico, che merita una categoria a parte.
Dice infatti la nostra Wikipedia che la letteratura erotica è “uno scritto che abbia come suo argomento principale la trattazione anche esplicita di temi legati alla sessualità e all’amore fisico, attraverso i quali vengono, non di rado, veicolati contenuti filosofici o spirituali. All’interno di questo genere si possono facilmente trovare romanzi, racconti, poesie, opere teatrali, autobiografie e manuali sessuali”.
Trattazione anche esplicita di temi legati alla sessualità e all’amore fisico, quindi.
E fin qui non si crea nessun problema, in quanto la letteratura erotica esiste da secoli: pensiamo ad esempio a Histoire d’O o Lolita; e andando indietro nel tempo troviamo anche i versi censurati de I fiori del male di Baudelaire.
Tutti questi romanzi trattano l’erotismo con molta poeticità e senza soprattutto cadere nel ridico e nell’osceno:
In noi lo spirito e la carne si erano fusi con una perfezione che deve risultare incomprensibile ai rozzi, prosaici giovanotti di oggi, coi loro cervelli fatti in serie. Molto dopo la morte di Annabel sentivo i suoi pensieri scorrere tra le mie mani. Molto prima di incontrarci avevamo fatto gli stessi sogni! Oh, Lolita, mi avessi amato tu così.
Lolita, Vladimir Nabokov
Forse è proprio la poeticità, l’arte di descrivere scene anche esplicite usando metafore e immagini visive dolci, emotive, a essere la principale differenza tra erotismo e pornografia.
[image error]Pexels/Pixabay
Erotismo e pornografia
In effetti, in Eros e civiltà Mancuse scrive: “La differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio”.
Un po’ come dire, in poche parole, che il romanzo erotico celebra il sesso come atto talvolta spirituale, emotivo, lasciandoci anche e spesso scene molto suggestive; mentre il romanzo pornografico celebra il sesso come atto in sé, come qualcosa che, alla stregua di un film porno, ecciti i sensi.
Scrivere un romanzo erotico non è semplice e non basta inserire una scena di sesso ogni due pagine: questa, a dir la verità, è pornografia da quattro soldi.
Certo che sì, le scene più spinte bisogna metterle, anche perché sennò non sarebbe un romanzo erotico.
Ma c’è modo e modo di parlare del sesso.
Perché se ci limitiamo a dire che Mario infila il coso nella cosa di Maria e lei si dimena come la mia gatta quando si accoppia con il maschio, magari sì, diventiamo ricchi (visto che ormai “letteratura di questo tipo” spazia ovunque) perché ci impoveriamo sotto un profilo culturale, e impoveriamo la nostra scrittura.
E questa è pornografia.
Non voglio essere bacchettona o dalla mentalità retrò peggio che quella di mia nonna, però penso che tutto abbia un limite.
E se cadiamo nell’osceno, non stiamo più scrivendo qualcosa ma macchiando la carta.
[image error]Photo by Gabriel Matula on Unsplash
Romance o pornografia?
E ritorniamo al punto di partenza.
Date queste premesse non posso che ribadire che un romanzo rosa non deve necessariamente essere anche pornografico.
Okay, ormai, come scrivevo prima, scrivere una scena di sesso è quasi d’obbligo, sennò sei visto come una mentalità retrograda o peggio, però se condiamo il nostro romance di SOLE scene di sesso, e per giunta mal scritte, mi dispiace dirlo ma avremo davanti un libro pornografico.
Purtroppo ultimamente sembra che questa distinzione sia sempre più labile, e ormai sempre più spesso romance = porno, anche abbastanza esplicito — sennò non si chiamerebbe così.
Bisognerebbe insegnare a tutti questi sedicenti autori che l’eros può essere bello o crudo, ma che va scritto con arte. Sennò è l’arte stessa che ne perde, e anche i lettori.
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March 6, 2019
Progetta il tuo romanzo con Bibisco
Progetta il tuo romanzo con Bibisco
Bibisco è un software di progettazione che ti permette di costruire la trama e l’intreccio del tuo romanzo.
Una mano davvero utile, soprattutto per chi ha necessità di avere tutto sotto controllo.
Con Bibisco, infatti, puoi strutturare la tua storia dalla trama all’ambientazione, e dai personaggi a ogni capitolo, suddiviso per scene.
E la versione base è gratis!
Ho parlato proprio con Andrea, l’ideatore e progettatore, per saperne di più su un programma che uso regolarmente e che è a mio avviso essenziale per ogni scrittore.
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Ciao, Andrea. Parlaci di te. Chi sei? Cosa fai nella vita?
Mi chiamo Andrea Feccomandi, ho 43 anni e vivo a Bologna. Sono un ingegnere informatico e sono il direttore tecnico di una software house bolognese. Sono innamorato dei miei due meravigliosi bambini e della loro mamma. Il mio tempo libero si divide tra la famiglia, Bibisco, gli amici e la Fortitudo, squadra bolognese di basket di cui sono super tifoso.
Come mai hai deciso di creare un software apposito per la scrittura e progettazione di romanzi?
Nel 1997, quando avevo 22 anni, Bjork pubblicava il suo secondo
album, Homogenic, che conteneva la canzone Bachelorette. La
canzone mi piacque da subito, ma quello che davvero mi impressionò fu il video,
che assorbivo rapito dalla neonata MTV Italia.
Si trattava di un piccolo film diretto dal visionario Michel
Gondry, il cui protagonista era un libro misterioso, che si scriveva da solo,
così appassionante che nessuno in città riusciva a smettere di leggere.
Sin da piccolo ho amato leggere, ma il video mi impressionò al punto che mi assalì un’urgenza di scrivere.
Passavo le serate di fronte al mio editor di testo, scrivendo una
parola dietro l’altra, compiacendomi del rumore delle dita sulla tastiera,
inseguendo quell’idea di storia che avevo in mente.
Ma inesorabilmente quando rileggevo ciò che avevo scritto provavo
una profonda delusione: il tutto era tremendamente noioso.
Conclusi che non ero in grado di scrivere un romanzo, così mi
dedicai a concludere i miei studi di Ingegneria Informatica e alle altre
attività che mi appassionavano tra cui la lettura di romanzi.
Anni dopo mi capitò di rivedere il video di Bachelorette, questa volta su Youtube, e quell’urgenza di scrivere tornò.
Ma seguii un approccio diverso.
Mi misi a studiare i testi sacri di drammaturgia, in particolare
Lajos Egri, e tutto divenne più chiaro.
Innanzitutto capii che l’idea del romanziere che scrive guidato solo dal sacro fuoco dell’ispirazione era piuttosto ingenua.
Poi compresi la lezione più importante: il motore di ogni
storia è il conflitto vissuto dai protagonisti, un bisogno interiore, un
desiderio da realizzare o una situazione esterna a cui reagire.
Il conflitto porta il personaggio all’azione e cambiare lo stato delle
cose.
[image error]Devanath/Pixabay
Un romanzo non è altro che la storia del cambiamento dello stato delle cose e dell’ evoluzione dei personaggi durante questo cambiamento.
Senza conflitto dunque non esiste la storia. Ecco perché ciò che
avevo scritto era così noioso!
Al quel punto mi fu chiaro che i romanzi possono funzionare solo
se i personaggi sono credibili e questo può avvenire solo quando emerge la
complessità della loro natura umana: pregi, difetti, contraddizioni. Personaggi
completamente buoni o completamente cattivi sono stereotipi e pertanto non sono
credibili!
Per creare personaggi credibili è necessario conoscere a fondo
tutto ciò che li caratterizza: aspetto fisico, modi di fare, psicologia,
sociologia, idee, passioni, vita precedente all’inizio della storia.
Con entusiasmo cominciai a creare delle schede personaggio su
fogli excel e compilarli: era straordinario vedere che i personaggi prendevano
forma domanda dopo domanda.
Ora che avevo i miei personaggi potevo cominciare a scrivere la
mia storia, ma ben presto mi ritrovai perso in un marasma di documenti di
testo.
Possibile che non esista un software che mi aiuti a tenere organizzato tutto questo?
Ne provai parecchi, ma nessuno mi convinceva. Poi una mattina,
appena mi sveglio mi resi conto dell’ovvio: “Sono uno sviluppatore! Ho il
potere di creare cose!”
E così iniziai a creare Bibisco.
In un aggettivo, come definiresti Bibisco?
Sorprendente.
Perché si rimane davvero sorpresi nel vedere come prendono vita i personaggi attraverso le interviste di Bibisco.
E
quello che accade è che sono loro a raccontarci la loro storia, spesso
completamente diversa da quella che avevamo immaginato.
A
quel punto non dobbiamo fare altro che rimanere ad ascoltarli e trascrivere ciò
che ci dicono.
Perché uno scrittore dovrebbe scaricare Bibisco? Quali sono le sue peculiarità?
Uno
scrittore, specialmente alle prime armi, deve rendersi conto che il romanzo è
un’opera d’arte complessa che richiede il rispetto delle regole drammaturgiche
fondamentali.
Quindi, oltre alla scrittura vera e propria, è necessaria una lunga e complessa attività di preparazione, ricerca e studio, in particolare, lo studio del personaggio, perché è solo dal conflitto dei personaggi che nascono le storie.
Bibisco
permette di gestire tutte le fasi di creazione del romanzo in un unico
ambiente.
Inoltre Bibisco ha un’interfaccia semplice e pulita, di facile fruizione anche per i gli aspiranti scrittori alle prime armi.
Come funziona? Puoi spiegarcelo in poche righe?
Bibisco è un applicazione desktop per linux, mac e windows.
È possibile scaricare Bibisco dal sito www.bibisco.com e cominciare a creare il proprio romanzo, seguendo la modalità di lavoro che si preferisce. Infatti Bibisco non impone in nessun modo agli scrittori un modo di lavorare, ma offre invece gli strumenti per agevolare la creazione di un’opera complessa come un romanzo.
Bibisco permette innanzitutto di conoscere a fondo i personaggi e individuare i conflitti che saranno il motore della storia mediante un metodo insolito e direi anche divertente: intervistandoli!
Bibisco permette poi di definire, oltre ai personaggi, i luoghi in cui si svolgerà la storia e tutti gli elementi architetturali del romanzo, come la premessa, la fabula, l’ambientazione e le sottotrame. Inoltre, ha un sistema di etichettatura delle scene che consente di produrre un’analisi approfondita della struttura del romanzo: presenza dei personaggi nei capitoli, linea temporale, presenza dei luoghi nei capitoli, lunghezza dei capitoli, utilizzo dei punti di vista.
Infine Bibisco mette a disposizione un editor di testo completo e di consente di esportare il proprio romanzo in pdf e in docx.
[image error]Un esempio della schermata di Bibisco
Esiste anche la versione “supporter”, a pagamento. Qual è la differenza con quella gratuita, e perché uno scrittore dovrebbe acquistarla?
L’acquisto della versione supporter permette di avere a disposizione funzionalità aggiuntive, come ad esempio la modalità scura per non affaticare la vista, la timeline, la possibilità di censire gli oggetti fondamentali della nostra storia (mappe del tesoro, pistole, bacchette magiche…), la possibilità di spostare le scene da un capitolo all’altro.
Ma
soprattutto, come dice il nome stesso, la versione supporter consente di sostenere
il progetto, che, nonostante la diffusione, resta ancora un progetto
personale e indipendente, fatto con amore.
Hai in cantiere qualche progetto simile a Bibisco?
Ho in testa sempre tante idee, ad esempio mi piacerebbe rendere ricorrenti e strutturate le esperienze fatte con i TEDx di Cesena e Trento, in cui abbiamo sperimentato dal vivo, in workshop di un pomeriggio, il metodo Bibisco per creare personaggi. Le persone hanno lavorato da sole o in piccoli gruppi con risultati davvero incredibili!
Poi mi voglio ancora concentrare ancora sullo sviluppo di Bibisco, per implementare le tante idee e suggerimenti che mi sono arrivati dagli utenti. Approfitto per annunciare che in aprile/maggio rilascerò una nuova versione con tante nuove funzionalità, come ad esempio la ricerca del testo nelle scene e nell’intero romanzo, la modalità distraction-free per permettere la massima concentrazione sulla scrittura, la possibilità di importare personaggi e luoghi da altri romanzi, la possibilità di muoversi in modo più fluido tra le varie sezioni del progetto. Da non perdere!
[image error]Andrea Feccomandi, l’ideatore e creatore di Bibisco
Ecco dove puoi contattare Andrea:
info@bibisco.com
facebook.com/bibisco.official.page
YouTube: bibisco novel writing
github.com/andreafeccomandi/bibisco
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March 2, 2019
E adesso siamo tutti editor
E adesso siamo tutti editor
C’è una strana moda nel mondo editoriale, ultimamente: quella degli editor… improvvisati.
O forse accade da sempre?
Fatto sta che questi nuovi soggetti sbocciano proprio come funghi, convinti che basti leggere qualche libro e conoscere la grammatica per poter sfondare.
Peccato che sbaglino… su tutti i fronti.
Oggi parleremo proprio di loro: i nuovi editor fai-da-te.
[image error]harutmovsisyan/Pixabay
Leggere, leggere, leggere
Editare è bello…
Peccato che la maggioranza degli editor fai-da-te non sappia neanche cosa significhi.
Il loro ragionamento è semplice, così semplice da mettere i brividi: “Leggo qualche libro all’anno, mi cimento a scrivere qualche storia e conosco a menadito la grammatica: bene, anche poi d’ora in poi sarò un editor“.
In questa convinzione ci sono tante lacune.
Per prima cosa: leggere qualche libro all’anno non va bene. Semmai, leggere molti libri all’anno, e magari di qualità e non robbette da spiaggia. E pure qualche manuale di scrittura creativa, che dite?
Non c’è un diploma che ti faccia diventare editor (come la laurea in Giurisprudenza ti apre le porte per essere futuro avvocato), anche se esistono numerosi corsi che avviano alla professione.
Molti editor professionisti ne hanno seguiti svariati, oppure si sono formati sul campo, aiutati da chi ne sapeva più di loro.
Quale che sia il loro percorso (che per un lavoro come l’editing è variegato), è oserei dire imprescindibile leggere.
Leggere insegna a scrivere, a sentire il testo oltre che a metterlo su carta, e aiuta molto il bagaglio culturale dell’editor, a cui attingerà più volte durante il lavoro.
“Fare” l’editor leggendo qualche libro all’anno è come pretendere di essere uno chef stellato e cucinare solo a Natale e a Pasqua.
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Scrivere, scrivere, scrivere
Altrettanto errata è la convinzione che basti scrivere qualcosina di tanto in tanto.
Certo, molti editor non hanno mai pubblicato un libro, però scrivono sempre: articoli di blog, sui giornali, guide e così via.
Il tutto usando criterio e non perché piace e perché così si trascorre qualche ora lieta.
Si sa che scrivere è il miglior allenamento per uno scrittore, ma anche per l’editor; in fondo, anche questi deve toccare con mano un testo, sia pur suo, per comprendere il meccanismo della scrittura in generale.
Un po’ come un meccanico: potrebbe fare lo stesso questo mestiere anche se non avesse la patente, ma se l’ha è molto meglio, no?
[image error]Image by Alicja on Pixabay
Studiare, studiare, studiare
Scrivevo prima che tanti editor fai-da-te pensano basti conoscere la grammatica e il gioco è fatto.
Sì e no.
Sì perché correggere un testo senza nemmeno avere le basi della lingua italiana è da brividi — spero di non incontrare mai uno di questi soggetti.
No perché l’editing NON è solo grammatica.
Se così fosse, allora mi farei correggere un testo da un professore di italiano, che magari prenderebbe anche meno di un editor!
Se segui i miei articoli, ben saprai che ho sempre una reticenza a dare una definizione di editing, perché non si può definire qualcosa di così vasto e complesso.
Ed è proprio per questo motivo che non si può nemmeno ridurlo a una semplice correzione da penna rossa.
E la scorrevolezza di un periodo? E le ripetizioni? E tutti gli elementi che creano disturbo e appesantiscono la lettura?
E la trama? L’intreccio? I personaggi? L’ambientazione?
I dialoghi?
Potrei continuare all’infinito.
Ecco perché questi editor improvvisati non potranno mai esserlo veramente.
Finché non capiranno che l’editing non è un gioco ma una professione, e finché non si decideranno a impararla (leggendo, scrivendo e studiando!), rimarranno…
… una pallida imitazione di qualcosa di più grande di loro.
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L'articolo E adesso siamo tutti editor proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
February 26, 2019
“The Bodyguard” di Eileen Ross: recensione
** Questa recensione fa parte del Review Tour dedicato al romanzo, dal 23 al 28 febbraio. In fondo alla pagina troverete i link delle tappe già avvenute *
Jian Sparks è il seducente tormento di ogni donna. Lui possiede corpi statuari, ne anela il dominio: lui non ama le sue prede, ma le venera, in un modo tutto suo, che lo rende diverso da tutti gli altri uomini.
Lui è uno dei peggiori bastardi in assoluto, sia quando si tratta di scoprire nuovi reperti archeologici, sia quando si occupa di bellissime donne.
C’è in lui un certo senso di venerazione in entrambi i casi. Nel primo, il suo lavoro, è solenne, nel secondo dura il tempo di un paio di amplessi sudati. Ci mette anima e corpo in quello che crede e non si fa mai scrupoli, in nessun caso.
Il ritrovamento di una antica tomba in Egitto metterà la sua vita in serio pericolo: due bellissime storie d’amore, quella odierna, parallela a quella dell’antichità. Perché l’amore, qualunque esso sia, durerà oltre la morte…
Premetto che non sono una che legge romanzi erotici — li potrei contare sulla punta delle dita — né che li legge volentieri.
Tuttavia riterrei sbagliato classificare questo romanzo come erotico; o perlomeno, la componente erotica c’è, ma è accompagnata da un buon mix di adrenalina e avventura, nonché di amore, tale da rimanere celata tra le righe, per poi spuntare quando serve.
Il buon Jian Sparks è un archeologo che si trova di fronte a una scoperta sconcertante durante gli scavi in una tomba in Egitto, e lo sconcerto lascerà spazio a una situazione ben più seria allorché egli verrà forzatamente affiancato da una guardia del corpo, la misteriosa VK. Ma se il carattere spigoloso e duro della donna non basta a farlo imbestialire, ci pensano i servizi segreti egiziani, che si mettono sulle loro tracce perché, evidentemente, il ritrovamento negli scavi ha ben più di una semplice importanza archeologica…
La narrazione si presenta scorrevole — anche se ho trovato qualche refuso, ma nulla di troppo fastidioso — e gli scambi di battute dei due protagonisti, sempre sul filo della provocazione, mi sono subito piaciuti, poiché esprimono bene il carattere di entrambi: testardo lui, cocciuta lei.
L’autrice riesce a saltare da una scena passionale a una adrenalinica in un niente, e ha dimostrato una buona capacità di giocare con le immagini e con lo stile, inserendo la giusta dose di erotismo o di avventura.
Le scene più concitate mi hanno ricordato i romanzi di Cussler, mentre quelle decisamente più spinte rimangono nei limiti della decenza narrativa e non sfociano in una pornografia da quattro soldi.
L’aspetto più interessante riguarda il tentativo di voler inserire due storie d’amore: la prima, attuale, e la seconda, nell’antico Egitto. Ho scritto tentativo non a caso, perché, purtroppo, se nel primo caso l’autrice c’è riuscita alla perfezione, nel secondo i pochi paragrafi non sono riusciti del tutto a dare un’immagine completa di quanto accaduto in passato e del Re Falco: avrei preferito qualche dettaglio in più.
Come avrei preferito anche una maggiore specificazione sul motivo per cui il governo egiziano dà la caccia a Sparks: certe volte, infatti, ci si perde un poco, preferendo l’adrenalina e l’amore a una spiegazione del perché stia accadendo tutto questo.
In definitiva, però, ho molto apprezzato questo romanzo, e anche lo studio che c’è dietro, che dimostra come l’autrice abbia progettato tutto e si sia documentata.
Un libro che consiglio sia agli amanti dell’adrenalina, sia ai più romantici, che apprezzeranno certamente “The Bodyguard”.
Le altre recensioni del Review Tour finora pubblicate:
L'articolo “The Bodyguard” di Eileen Ross: recensione proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
February 22, 2019
Stefano Venditti presenta il nuovo libro “Viaggio di sola andata”
BUSSO – Una sala consiliare gremita in ogni ordine di posti ha funto da cornice ideale per la presentazione del libro “Viaggio di sola andata” scritto dal giornalista campobassano Stefano Venditti.
Al centro del manoscritto la storia del soldato Giovanni Picciano, originario di Busso, impegnato nella campagna di Russia nella II Guerra mondiale sul fronte del fiume Don. Il soldato Picciano risulta a tutt’oggi disperso in guerra.
Ad aprire i lavori il Primo cittadino di Busso, Michele Palmieri, che ha sottolineato la valenza dell’iniziativa che è in linea con il percorso culturale-storico intrapreso dall’Amministrazione Comunale insieme all’UNIRR già dal mese di luglio del 2018. Un percorso che ha come scopo primario quello della memoria e del ricordo di tutte le vittime della guerra e di tutti coloro che non riuscirono a ritornare a casa. Uomini, soldati, eroi, che furono mandati a combattere in una terra ostile e strappati dai propri paesi e dalle proprie campagne tra i 18 e i 20 anni.
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Il quadro storico-militare delle vicende che si svolsero sul fiume Don e più in generale sul fronte russo sono state affidate al Dottor Antonio Salvatore che con grande trasporto e dovizia di particolari ha relazionato alla numerosa platea i dettagli di una battaglia che vide soccombere le forze italiane ma che, nel contempo, vide anche numerosi atti di eroismo compiuti da militari italiani malgrado fossero mal equipaggiati per combattere una guerra al freddo e al gelo. Il Dottor Salvatore, poi, ha voluto fare un omaggio anche a tutti quei soldati molisani eitaliani in generale che hanno combattuto valorosamente e che non sono più tornati in patria.
Tra gli ospiti d’onore il Presidente dell’ANPI Molise, Loreto Tizzano, che ha sottolineato come storie come quelle del soldato Picciano debbano essere tramandate alle giovani generazioni, affinché l’orrore che si è manifestato durante tutto l’arco della II Guerra mondiale non debba ripetersi ancora. Il ricordo, la memoria sono fondamentali affinché i giovani non vedano questi eventi storici come un qualcosa di lontano e di irreale, come un film o una fiaba.
“È compito della nostra generazione che funge da collante tra gli eventi bellici della II Guerra mondiale e i giovani d’oggi tramandare il ricordo e la memoria perché non si possono e non si debbono dimenticare i 70 milioni di morti sepolti tra la I e la II Guerra mondiale”.
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La signora Carmela Picciano, nipote del soldato Giovanni e Presidente dell’UNIRR Molise, ha raccontato il percorso di studio e di ricerca che da alcuni anni ha attivato per tentare di capire, quantomeno, dove potesse essere sepolto suo zio. Un dovere morale che si è sempre sentita di portare avanti nei confronti di uno zio che era il punto cardine della sua famiglia che era molto unita e molto coesa.
Molto toccante e coinvolgente anche l’intervento del Presidente della Pro Loco di Busso, Michele Palmieri, che si è soffermato su quanto sia importante far conoscere ai giovani d’oggi, che vivono un presente che è lontano a livello temporale dalle guerre mondiali, quanto sia importante comprendere e capire i lati oscuri degli eventi storici che coinvolsero in prima persona molteplici militari italiani.
A concludere la presentazione il giornalista campobassano Stefano Venditti, autore del libro “Viaggio di sola andata”.
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“Vorrei prima di tutto partire con i ringraziamenti visto che se questo libro ha visto la luce è merito del fatto che dietro c’è stato una comunione d’intenti che ha coinvolto diverse persone. In primis la famiglia Picciano e la signora Carmela che ha condiviso con me ricordi intimi e personali della famiglia che poi sono stati la base sulla quale il libro si è sviluppato. Grazie a Nicole Fratangelo che ha pensato a me come “strumento” ideale per dar voce alla storia del soldato Picciano. Grazie alle associazioni che hanno patrocinato il libro, la Pro Loco “Monte Vairano” e il Comune di Busso, l’Unione Nazionale Italiani Reduci di Russia, l’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra, l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci.
Un ringraziamento particolare va alla Casa Editrice “PubMe” e alla Collana “Policromia” che hanno deciso di investire sul mio manoscritto e su di me che per la prima volta mi sono affacciato al mondo della letteratura storica.
In Italia non tutti gli editori danno spazio a “giovani” scrittori che per la prima volta si mettono in gioco nello scrivere un libro. Un editore che ha creduto tanto in questo libro e che ha già iscritto questa opera al Festival del Libro “Libri in Baia”, che si svolgerà nei prossimi mesi nella cittadina di Sestri Levante in provincia di Genova.
Altra bella notizia, giunta da più parti, è che è stato proposto di abbinare questo testo ai consueti libri di storia degli studenti. Un modo per far comprendere meglio alle giovani generazioni, attraverso storie simili a quelle del soldato Picciano, la storia moderna e quella relativa alle guerre mondiali in particolare. Vedremo insieme all’editore come poter realizzare questa proposta e in che modo poter entrare nelle scuole.
Quando incontrai la signora Carmela compresi che un semplice articolo non era sufficiente a raccontare la storia del soldato Giovanni. Così decisi di provare a scrivere un libro per tentare di lasciare un ricordo tangibile di una persona che rischiava seriamente di perdersi nelle pieghe del tempo. Di lui sono giunte a noi solo tre foto, due con la divisa da militare e una del suo matrimonio al fianco di sua moglie, e niente più. Il suo ricordo era gelosamente custodito solo nelle menti dei suoi tre nipoti viventi e nulla più. Storie simili a quella del soldato Picciano si basano su diari, lettere, cartoline, documenti personali. Del soldato Picciano dal fronte non è giunto nulla, nessuno scritto e neanche le piastrine.
Questa è stata la difficoltà più grande, quella della mancanza di documentazione, che ha reso complessa anche la ricerca storica degli eventi che lo videro protagonista insieme ai suoi commilitoni sul fronte del fiume Don.
Nel libro c’è un pezzo di cuore sia mio sia della famiglia Picciano e mi auguro che le emozioni che loro hanno provato nel raccontare e io nello scrivere possano giungere a tutti coloro che decideranno di leggere questa storia di un giovane bussese strappato dalla propria terra e dalla propria famiglia per combattere in Russia.
Nel libro ho cercato non solo di ricordare il soldato Giovanni, figlio di una lunga tradizione militare familiare, ma soprattutto l’uomo, la persona. Il gigante buono che era un pilastro per i suoi cari e per la sua famiglia ai quali è stato strappato troppo presto”.
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Il volume potrà essere acquistato come e-book nei principali store online quali Amazon, IBS, La Feltrinelli, Mondadori. Per ciò che concerne le copie cartacee possono essere ordinate ed acquistate in tutte le librerie. In Molise, in particolare, il libro potrà essere ordinato anche nella Libreria Enzo Della Corte, in corso Risorgimento 201 a Isernia, 0865.414585.
L'articolo Stefano Venditti presenta il nuovo libro “Viaggio di sola andata” proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
February 20, 2019
Blogtour: “Madonna col cappotto di pelliccia” – recensione
Non avevo ancora compreso che nulla al mondo può mai eguagliare le meraviglie che riusciamo a evocare nella nostra mente.
Ci sono incontri casuali in grado di segnare un’intera esistenza. E ci sono storie che restano segrete per una vita intera ma poi, una volta raccontate, fanno il giro del mondo. Quando ad Ankara, negli anni Trenta, un giovane conosce sul posto di lavoro Raif Effendi, viso onesto e sguardo assente, è subito colpito dalla sua mediocrità. Man mano che i due entrano in confidenza, questa prima impressione non fa altro che ricevere conferme: schernito ed evitato da tutti sul lavoro, Raif viene maltrattato persino dai suoi familiari. Quale può essere la ragione di vita di una persona simile? Quale, se c’è, il segreto dietro una vita apparentemente inutile? Il taccuino di Effendi, consegnato in punto di morte al collega, contiene le risposte, raccontando una storia tutta nuova: dieci anni prima, un giovane e timido Raif Effendi lascia la provincia turca per imparare un mestiere a Berlino. Visitando un museo, rimane folgorato dal dipinto di una donna che indossa un cappotto di pelliccia, e ne è così affascinato che per diversi giorni torna a contemplare il quadro. Finché una notte incrocia una donna per strada: la stessa donna del dipinto. Maria. Un incontro che gli sconvolgerà la vita.
** Questa recensione fa parte del blogtour e review tour di “Madonna col cappotto di pelliccia” organizzato da Fazi Editore. In fondo troverai le altre tappe già effettuate **
Un’anima si manifesta solo quando trova la sua gemella e non ha più bisogno di confrontarsi con gli altri, con l’altrui raziocinio e gli altrui calcoli… Solo allora cominciamo a vivere veramente — a vivere con la nostra anima. In quel momento tutti i dubbi e l’imbarazzo vengono accantonati, e le anime superano ogni ostacolo per lanciarsi l’una tra le braccia dell’altra.
Un libro, quello di Sabahattin Ali, che potrebbe, a una lettura veloce e disincantata, essere classificato come uno dei tanti classici della letteratura romantica.
L’amore, sì, è il tema trainante di tutta la storia, ma sarebbe riduttivo dire che è l’unico. In un certo senso, l’amore è inglobato in una tematica più ampia e dal piccolo ma importante nome di: l’uomo.
Il vero protagonista della storia è Raif Effendi, un traduttore all’apparenza dalla vita banale e scandita dalla solita routine, con una famiglia che non lo apprezza, ricambiata, e una personalità che lascia indifferenti.
È così che lo vede l’io narrante della prima parte della storia, che ha appena iniziato a lavorare nell’azienda dove si trova Effendi. Tuttavia il narratore capta qualcosa in più oltre la maschera di banalità che il traduttore ha calato sugli occhi, e dopo aver trovato per caso un suo disegno, tra i due nasce un’amicizia cordiale e sempre più solida.
Quando Raif, dopo una lunga malattia, è ormai sul letto di morte, l’amico scova un suo taccuino, in cui Effendi ha scritto le sue memorie.
Ed è il vero inizio della storia, dove ci immergiamo nell’atmosfera postbellica della Germania degli anni Venti, tra salotti culturali e riunioni di dissidenti politici. Sarà proprio durante la visita a una mostra artistica che la vita di Effendi cambierà, segnando l’incontro con l’amore.
Quella di Raif Effendi è una storia molto triste, la storia di un ragazzo che non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo e vaga qua e là alla ricerca del suo vero Io. Una vita combattuta tra la vena artistica che lo sprona a darsi alla pittura e le ambizioni del padre, che lo vorrebbe a capo del suo saponificio in Turchia, patria d’origine.
È questa pulsione che muove le azioni del protagonista, prima e dopo l’incontro con l’enigmatica Maria Puder, una ragazza che, come lui, non ha ancora trovato un posto nel mondo e si limita a lasciarsi vivere nel suo lavoro di soubrette in uno dei tanti locali notturni berlinesi.
Due anime gemelle che solo dopo l’incontro cominciano a vivere.
Il loro non è un amore carnale o passionale: è un amore quasi platonico, emozionale; il loro rapporto quasi da fratello e sorella o da madre e figlio… ma proprio per questo è così forte da poter durare per sempre.
Come scrivevo prima, è l’uomo il vero tema trainante della storia; l’uomo, o meglio, il suo destino.
Siamo destinati a una vita banale, indifferente, come Raif Effendi, che potrebbe cambiare in modo drastico senza che ce lo aspettiamo, oppure siamo noi gli artefici del nostro destino?
E qual è il nostro posto nel mondo? Siamo destinati a qualcosa di grande o a esistere nella mediocrità?
Tutte domande, queste, che mi sono posta dopo aver terminato la lettura di “Madonna col cappotto di pelliccia”.
Un romanzo breve ma profondo, che lascia un senso di amaro malinconico in bocca, e ti sprona a riflettere su molti aspetti dell’esistenza.
Consigliato a chi ama le storie d’amore ma senza illusioni, e a chi apprezza un buon libro non solo per i contenuti, ma anche per i messaggi che trasmette.
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Qui di seguito le altre tappe del blogtour:
18/02 – Vi presento Raif Effendi – I Sussurri delle Muse
18/02 – Recensioni – I libri: il mio passato, il mio presente e il mio futuro; Viaggiatrice Pigra
19/02 – L’incomprensione e la mediocrità a spasso nei secoli – I libri: il mio passato, il mio presente e il mio futuro
20/02 – La ricerca della felicità: ieri come oggi? – Sognare Leggi e Sogna
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