Emanuela Navone's Blog, page 30

January 27, 2019

“Oltre le nebbie del tempo” (AA. VV.): recensione

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“Oltre le Nebbie del Tempo” è un viaggio al confine tra fantasia e realtà; da terre lontane e colme di magia a inaspettati viaggi nel tempo, da astronavi che solcano il vuoto tra le stelle a scorbutici alchimisti, attraverso la magia degli Arcani Maggiori.



L’immaginazione
di quattro scrittrici e dodici illustratori si fonde in un’antologia di
racconti fantastici, ognuno ispirato a un tarocco e corredato da
un’illustrazione, il cui intero ricavato è devoluto a Fondazione
Telethon per sostenere la ricerca.



Siete pronti a svelare cosa si nasconde oltre le nebbie del tempo?













Oltre al meritevole progetto che è dietro questa raccolta di racconti, il mio plauso va anche alle quattro autrici, e a tutto lo staff che ha permesso la realizzazione di un prodotto davvero interessante, dalla grafica ai contenuti.





Ma andiamo per ordine.





“Oltre le nebbie del tempo” è una raccolta di racconti fantastici, che spaziano dal fantasy epico, alla favola e a un pizzico di fantascienza.





Nella maggior parte dei casi, la protagonista è una donna: madre, guerriera, figlia, regina, strega. Ognuna di queste donne è accomunata dalla forza e dalla tenacia con cui insegue l’obiettivo — che può essere condurre il proprio esercito alla battaglia o tentare di riportare in vita il figlio.





Donne forti ma anche donne sensibili, fragili: in questa raccolta di racconti la donna è Donna, con la D maiuscola.





Ma non pensiate che “Oltre le nebbie del tempo” sia un puro femminismo celato dietro ambientazioni favoleggianti: è molto di più.





Un inno all’amore, al coraggio, alla femminilità… alla vita.





Menzione va fatta anche alla cura dell’ambientazione di ogni racconto: ogni volta vi è una minuzia di particolari tali da rendere luoghi e oggetti, seppur in poche pagine, visivi e fisici.





E nonostante la raccolta dichiari di parlare di storia fantastiche, numerosi sono i riferimenti alla mitologia, soprattutto nordica, elemento che ho molto apprezzato.





Veniamo all’ultimo aspetto, ma non meno importante: la grafica. Come un piatto buono dovrebbe anche essere bello da vedere, anche un libro deve piacere agli occhi.





E come dimenticare le preziose illustrazioni che accompagnano ogni racconto e la cura con cui è stata fatta l’impaginazione?





Una chicca è la scelta di far ruotare ogni racconto intorno alle figure dei tarocchi: e così abbiamo gli amanti, il diavolo, la torre, il carro…





Per concludere, ho apprezzato molto questa raccolta, e la consiglio a tutti, anche a chi non è amante del genere fantastico.


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Published on January 27, 2019 23:00

January 26, 2019

Lo strano fenomeno delle presentazioni letterarie

[image error]Cronache di Miagola



Cronache di Miagola è una rubrica miagolosa. Siccome i miei gatti hanno manie di protagonismo, di tanto in tanto vogliono dire la loro. Per questo ho creato una rubrica tutta per loro. Attenzione, però: sono molto cattivi, quindi leggete a vostro rischio e pericolo.





Salve, umano.





Il mio nome è Joker “Montatore” King, e modestamente sono il capo del regno di Miagola.





Siccome i miei sudditi si lasciano spesso prendere la mano e scrivono cose assurde e oltremodo surreali, oggi ho deciso che sarò io a parlare e a raccontarti qualcosa dell’antico Paese di Editòria.





Nota bene. In realtà glielo ha chiesto la sua padroncina, ma non lo ammetterà mai.





Editòria è un mondo strano, popolato da creature forse senzienti — anche se talvolta ho dei dubbi — con strane abitudini culinarie e un ego che supera di mille volte quello di Miagola.





A loro piace esagerare, infatti, e sono così presi dall’esaltazione della loro persona da non accorgersi nemmeno che spesso possono essere fastidiosi.





Ti ricordi gli AAM — Autori Autopubblicati Molesti? No? Beato te.





Lo strano fenomeno di cui voglio parlarti oggi è ancora peggio e sì, se hai altro da fare, come ad esempio grattarmi la schiena, ti invito a farlo e chiudere questa pagina, perché il rischio di contagio è al livello cento.





Tanto tempo fa…



… e non continuare con “in una galassia lontana lontana” perché arrivo lì e ti lascio sul braccio uno di quei ricordini che ti rimarranno impressi fin sul letto di morte.





[risata satanica, poi leccatina ai gommini ]




Dicevo, tanto tempo fa, a Editòria è comparso, in modo misterioso e inspiegabile, il fenomeno delle presentazioni letterarie.





Tremo al solo pensiero.





Immagina una stanza con un tavolo a un’estremità — molto interessante per farcisi le unghie — e tante sedie all’altra. Il tutto riempito da tutti questi pelle-rosa che ascoltano un loro simile blaterare sulla propria ultima fatica letteraria.





Che c’è di male, ti domanderai.





Ma scusa, perché dovrei perdere il mio preziosissimo tempo per ascoltare un signor nessuno parlare del suo libro? E poi addirittura acquistarlo?





Preferirei di gran lunga spenderlo a leccarmi il mio manto marrone e lucido, non so te…





[Gutta La Gatta entra in scena e, con una zampata non proprio carina sul muso, spedisce Joker in un angolo]




Vuoi scusare il mio compare, amatissimo lettore che mi dà sempre gli straccetti Felix che amo tanto, ma purtroppo lui non è di parte e altro non sa fare che lamentarsi.





Credo che la questione principale delle presentazioni letterarie non sia tanto il pubblico, che se è lì è perché ci vuole essere e non perché costretto da un mitra, quanto per l’autore in sé.





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Ne vale davvero la pena?



Sono stata ad alcune presentazioni a Editòria, una del nuovissimo romanzo di Fiorellin del Prato (“Una gatta per sempre”) e del saggio di Violetta Codone (“Come farsi amico il proprio bipede in cinque graffiate”), e ho notato clamorose differenze.





La nostra Fiorellin del Prato è ormai un’autrice molto conosciuta — supportata da una delle case editrici di Editòria più famose, Gattosa Edizioni — e alla sua presentazione c’era moltissima gente, interessata e che al termine ha comprato il libro, con un bel sold-out che nemmeno il gruppo preferito della mia padrona può fare.





La povera Violetta, ahimè, non è un AAM, no, però si è autopubblicata e ha poco seguito, e alla sua presentazione c’erano sì e no quattro persone, di cui una il figlio, Romeo Moelloso — figlio d’arte e autore poco noto di trattati scientifici sull’utilità della legna come tiragraffi.





Due casi molto diversi, che però ci fanno capire la portata differente delle presentazioni letterarie.





Se hai qualcuno alle spalle, e magari sei già conosciuto, la presentazione non può essere un successo.



Se nessuno ti conosce e non hai un supporto di promozione valido, rimarrai pur sempre uno sconosciuto.



Certo, esistono anche casi diversi, come Napoleone Bonaparte, che pur essendo al suo primo libro (“Conquistare una gatta”) è riuscito ad attirare tanto pubblico e la sua presentazione lo ha lanciato.





Però mi domando se, se si è poco conosciuti e si sa di non aver adeguato sostegno — che si traduce in persone che assisteranno alla presentazione e che ne chiameranno altre grazie al passaparola — serva spendere tempo e denaro.





Scusa il momento di spleen, ma il mio fidanzato mi ha lasciata e devo ancora farmene una ragione. Visto che lo ha fatto con una gatta molto meno bella di me, che con il mio pelo bianco a chiazze arancioni sono una vera favola.





Il senso di questo articolo, quindi, è capire quali sono i tuoi mezzi e la loro portata, per evitare antipatici buchi nell’acqua — che danno fastidio, soprattutto se ciò accade LETTERALMENTE, e sappi che detesto bagnarmi!



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Published on January 26, 2019 23:00

January 25, 2019

“Time Vampires – codice Agatha” di Therry Romano: al via il blogtour!

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Prende oggi il via il blogtour dedicato al nuovissimo romanzo di Therry Romano, il fantasy “Time Vampires – codice Agatha”, edito da Astro Edizioni.





Un’immersione nel mondo creato dall’autrice, con approfondimenti su mitologia, personaggi, ambientazione e simbologia. E non mancheranno estratti, playlist, video, interviste e recensioni.





Insomma, una vera e propria full immersion che ti consiglio di seguire.





Inoltre, da oggi fino al 10 febbraio il romanzo sarà scontato del 20%. Che aspetti, quindi?





In questa tappa di presentazione scoprirai di cosa parla il romanzo e qualcosa di più sull’autrice.





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Titolo: TIME VAMPIRES – Codice Agatha
Autore: Therry Romano
Editore: Astro Edizioni
Genere: Fantasy Romance
Data pubblicazione: febbraio 2019
Pagine: 590
Prezzo cartaceo: € 16,90
(sconto del 20% dal 25 gennaio al 10 febbraio)





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Kira, un’agente di una squadra “fantasma” assoldata da un’organizzazione privata, indaga sulla strana morte del professor Krainager, amico di Max, suo capo e tutore. Dopo essere approdata a Memphis sulle tracce di un sospettato, incontra Damien, un uomo misterioso che scambia per un militare.





Al loro primo contatto fisico, Kira riceve una strana scossa e una sensazione sgradevole che la destabilizza e le fa comprendere che quell’uomo non è ciò che appare. Proseguendo nelle sue indagini, scopre che Damien nasconde un segreto e l’incontro con il suo discepolo, Jamal, solleverà il velo su una dimensione sconosciuta e affascinante, che cancella tutte le razionali certezze della ragazza.





Kira viene così catapultata nel mondo di esseri antichi, che appartengono a una élite di predatori. Simili a “vampiri”, sottraggono al genere umano una cosa di vitale importanza: il tempo.





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Therry Romano, laureata in Scienze dell’Amministrazione, lavora in una PA e sostiene progetti di volontariato. Sposata, due figli che adora e che la supportano.





Ha pubblicato alcuni racconti brevi come: Questioni di carta e di pizzo, Il matrimonio della cugina, Diario di una fan; una favola paranormal, Kissmet, baci dal passato; un gothic romance, Un graffio al cuore; uno YA dolcissimo, Una fairy per gli Scream; un fantasy, Angel Down, e uno YA, Twins in love, con la Collana Floreale.





Il prequel di Time Vampires, uscito come episodio pilota, ha raccolto l’approvazione dei lettori, dando la possibilità al romanzo di venire alla luce.


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Published on January 25, 2019 23:00

January 22, 2019

Le promozioni gratuite: servono o sono un spreco di tempo?

Le promozioni gratuite: servono o sono uno spreco di tempo?





Tanti scrittori le usano per lanciare il proprio libro appena esce, altri lo fanno di volta in volta per spingere le vendite, altri ancora non sono molto fiduciosi, e quindi evitano… Ma, alla fine della favola, mettere gratis il proprio libro per un periodo limitato di tempo serve o no?



Te ne parlerò in questo articolo.







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Il parere sull’efficacia delle promozioni gratuite, come in tanti casi, è discordante: c’è chi le considera fondamentali, e chi, invece, solo uno spreco di tempo, e di lettori.





Prima di dirti cosa ne penso io, cerchiamo di capire i criteri con i quali queste promozioni vengono valutate.





E, ancora prima: che cosa sono le promozioni gratuite?









Che cosa sono le promozioni gratuite?



Molto semplice: per un periodo limitato di tempo, di solito, l’autore decide di mettere gratis il proprio libro, o su una piattaforma di self-publishing come può essere Amazon, o anche direttamente dal suo sito.





Attenzione! Ho rimarcato volutamente la questione del “periodo limitato di tempo”, perché qui stiamo parlando di un’operazione di marketing editoriale specifica, e non del fatto, come talvolta avviene, che un libro sia gratis per sempre.





Ciò detto, alcune piattaforme, come Kindle Direct Publishing, offrono proprio la possibilità di mettere gratis il proprio libro: KDP, ad esempio, per un massimo di cinque giorni e per una sola volta durante il periodo di registrazione a KDP Select (ossia la possibilità di rendere il libro disponibile anche a chi è iscritto al servizio Kindle Unlimited).





Se questa operazione di marketing viene fatta bene, con una pubblicità adeguata e usando i dovuti canali, porta indubbiamente molti lettori a scaricare il libro.





Come sempre, tuttavia, c’è un ma.





Vediamo, però, prima gli aspetti positivi della promozione gratuita.





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Promozione gratuita: sì perché…



Come ti ho detto a inizio articolo, tanti autori decidono di mettere in promozione gratuita il loro libro appena esce: in questo modo, “spingono” subito le vendite del libro, che automaticamente sale in classifica (ad esempio su Amazon), entrando ad esempio nella top 100 dei bestseller e, secondo altri algoritmi, può finire anche nella sezione “Consigliato” e “Chi ha acquistato questo libro ha acquistato anche…” (sempre su Amazon).





Discorso analogo si può fare se l’autore decide di offrire il libro gratuitamente dopo qualche mese dall’uscita. Lo scopo è il medesimo: spingere le vendite, salire in classifica ed entrare nei “consigliati”.





Inoltre, l’autore può anche chiedere a chi lo acquista di lasciare una recensione. Sempre rimanendo su Amazon, questa avrà la dicitura “acquisto verificato”, e risulterà più “vera” di altre, magari scritte da amici, parenti o blogger — che, si sa, spesso non sono proprio di parte.





Il “meccanismo” principale che potrebbe aiutare a vendere di più risiede proprio nel numero di download gratuiti del libro durante la promozione: più essi sono, come dicevo, maggiore è la possibilità che il libro entri nei bestseller, innescando così un’ulteriore spinta all’acquisto anche nel periodo successivo alla promozione gratuita.





Un’autrice con cui ho collaborato per qualche anno mi ha confidato che sfrutta proprio queste promozioni per vendere di più, e che, una volta terminate, ha un aumento delle vendite del libro.





Sembrerebbe proprio che la promozione gratuita sia un aiuto validissimo per vendere di più.





Tuttavia…





[image error]klimkin/pixabay



Promozione gratuita: no, però…



Qualche mese fa ho deciso di mettere in promozione gratuita la mia guida sull’editing.





Ho sfruttato tutti i cinque giorni disponibili di KDP e ho ricevuto un discreto numero di download, quasi duecento. Inoltre, ho ricevuto anche tre recensioni positive — vedi la dicitura “acquisto verificato” di cui parlavo prima.





Tuttavia, da dopo la fine della promozione gratuita, le vendite del mio libriccino sono calate drasticamente, il che mi ha spinto molto a riflettere sull’effettiva potenzialità di questo strumento di marketing.





E, inoltre, un altro aspetto mi è balzato alla mente, aspetto che tanti autori esternano quando si parla di promozioni gratuite.





Siamo davvero sicuri che le duecento persone che hanno scaricato il libro, lo abbiano letto, o abbiano intenzione di farlo? Magari lo hanno scaricato semplicemente perché era gratis, solo per fare “numero”. Poi, spinte da altre cose, hanno comprato altro e il libro è caduto sempre più giù nell’elenco dei titoli presenti sul loro e-reader.





Purtroppo questo capita anche a me come lettrice: quando vedo un libro gratis, che mi ispira, lo scarico, ma magari poi ne trovo altri e me ne dimentico. Quindi, se succede a me, perché non dovrebbe accadere ad altri?





C’è il rischio che di duecento persone che scaricano il libro, solo la metà, o anche meno, lo legga. E questo non va bene.





Le promozioni gratuite, quindi, hanno i loro pro e i loro contro.



Conclusioni



In questo articolo ho voluto brevemente spiegarti quali sono le potenzialità delle promozioni gratuite, ma anche quali sono i punti deboli e i rischi connessi.





Non sempre offrire il libro gratuitamente può aiutare; anzi, talvolta potrebbe anche danneggiarti.





La questione, e soluzione, è sempre la stessa: osare, sperimentare, andare a tentativi, e soprattutto, impostare una propria strategia di marketing. Sennò, come sempre, andremo poco lontano.





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Published on January 22, 2019 23:00

January 21, 2019

“Berserkr” di Alessio del Debbio: presentazione

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Berlino, inizio del terzo millennio. La Guerra Calda è finita, gli Accordi dell’89 sono stati firmati e la città è stata divisa in sette zone, ciascuna assegnata a una delle antiche stirpi. All’interno della ringbahn vivono gli uomini, protetti dalla Divisione, incaricata di mantenere la pace e impedire sconfinamenti e scontri tra le stirpi. Misteriosi omicidi, provocati da sconosciute creature sovrannaturali, iniziano però a verificarsi in tutta la città, rischiando di frantumare il delicato equilibrio raggiunto. La Divisione incarica Ulrik Von Schreiber di indagare, aiutato dal pavido collega Fabian, ben sapendo quanto abbia a cuore il mantenimento della pace. Ma Ulrik non è soltanto un cacciatore, incarna lo Spirito Protettore della Città, l’Orso di Berlino, che non attende altro che liberare la propria furia.



Il romanzo ha vinto il secondo premio al Trofeo Cittadella 2018.









TITOLO: Berserkr





AUTORE: Alessio De Debbio





GENERE: Urban fantasy





EDITORE: Dark Zone





PREZZO: 2,99 euro (digitale), 14,90 euro (cartaceo)





DATA DI PUBBLICAZIONE: novembre 2017













Ulrik vide i resti dell’edificio sulla sommità e rabbrividì. Circolavano strane storie su quella montagna e sulla macabra fine dei suoi abitanti, divorati da ombre così fitte che neppure il sole di mezzogiorno avrebbe scalfito. Sul tetto della costruzione c’era ancora una vasca colma del sangue dei morti, macabro promemoria per chiunque avesse cercato di violarne i confini, ma Ulrik non aveva scelta; sentiva i cani alle sue spalle, il respiro pesante del gigante cattivo che voleva metterlo in quel sacco puzzolente. Cosa ci fosse dentro non voleva scoprirlo, così iniziò a salire la Montagna del Diavolo. Dalla cima, quantomeno, avrebbe potuto tener d’occhio la foresta circostante e magari individuare suo padre.





Ciao, Alessio. Parlaci un po’ di te.





Lettore, scrittore, blogger, editore, in sintesi un appassionato di libri. Mi piace considerarmi un viaggiatore, che ama spostarsi sia nello spazio che all’interno dei libri. Ogni libro, in fondo, è un viaggio in un mondo fantastico, ogni libro ci porta da qualche parte, insieme a nuovi amici, compagni di strada per un certo momento della vita.





«Non impari mai. Da quanto provi a fermarmi? Secoli? Da quando quel tuo stupido antenato ideò quell’assurdo rito. E a cosa ha portato questo vuoto persistere? Sei di nuovo ai miei piedi, lordo di sangue e sconfitta, e la città è sprofondata nel caos.»

«La Guerra Calda finirà.»

«Oh sì, come tutte le guerre. Ma poi ne comincerà un’altra e un’altra ancora, e io me la riderò di fronte alle paure umane», disse Erlkönig, impugnando la lunga asta di metallo nero.

«Per Odino! Quella lancia!» esclamò Alois. «Ora che la vedo bene… non può essere!»

«Heilige Lance!» tuonò Erlkönig.

«La lancia sacra. Ogni volta che è stata usata sciagure indicibili si sono verificate. Dobbiamo togliergliela! Lupi della Foresta Verde, attaccate!»





Da cosa trai ispirazione per la tua scrittura?





Luca Tarenzi, mi ha avvicinato all’urban fantasy, facendomi innamorare del genere. Da quando ho letto i suoi libri, ho iniziato a scrivere e imbastire storie che valorizzassero il territorio, recuperando miti, leggende, tradizioni del folklore locale. On the road, di Kerouac, il mio “classico” preferito. Un inno all’amicizia, alla vita, alla voglia di viverla al massimo, andando sempre avanti. Edda in Prosa, capolavoro e summa della cultura norrena, trabocca di storie, miti e leggende, che noi poveri autori moderni continuamente saccheggiamo. Ancora, a distanza di secoli, si fa sentire tutta la forza e l’attrazione che il mito esercita su di noi.





Ovunque, in ogni epoca, un viandante solitario si aggirava tra i mondi, avvolto in un mantello di pelliccia; parlava con i lupi e li invitava a non aggredire gli umani, parlava con i silfi e mostrava loro le gioie del cielo, parlava con i coboldi e strappava loro qualche risata.

Appariva quando le stirpi erano lontane, per ricordare le loro comuni origini. Appariva e ruggiva maestoso.

Egli era l’Orso.





Progetti per il futuro?





Tutti devo dirli? Mi sa che ci vuole un mese di tempo!

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Published on January 21, 2019 23:00

January 20, 2019

Chi cerca trova: un giorno al Salone della Cultura di Milano

Chi cerca trova: un giorno al Salone della Cultura di Milano





Forse un titolo un po’ esuberante, questo, ma dal mio punto di vista la giornata al Salone della Cultura di Milano è stata così: una quest e una scoperta… sotto tutti i punti di vista.







Ore 6.50. Parto da casa con il fedele Pandino che è ancora buio; anzi, c’è una nebbia che si appiccica alla macchina e alla strada, e per giunta il faro sinistro ha deciso di morire sul più bello; così che guido più per pratica che per altro. Alla stazione, però, ci arrivo.





Ore 7.50. Primo treno in orario! E per fortuna, perché alla stazione di Ronco Scrivia ti gelano le chiappe.





Ore 8.20. Milano, I’m coming. Se il vagone fosse più caldo, però…





Ore 9.30. Piano piano si avvicina, esuberante, metallica, imponente: è la stazione di Milano Centrale. Da anni ormai accoglie i miei sogni e i miei spostamenti verso mete più o meno “inculate” per seguire le band di una vita.





Ore 10.15. Ce l’ho fatta! Dopo un’ascellata in metro (ma la gente suda anche d’inverno?) e qualche domanda per capire dove fosse la sede dello Superstudio Group, eccomi finalmente al Salone del Libro.





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Ore 10.30. It’s INTERVISTE TIME!





In qualità di media partner del Collettivo Scrittori Uniti, ho avuto il piacere di intervistare alcuni autori e di scoprire, così, nuovi libri. E soprattutto di conoscere nuove persone, che è sempre un piacere.





Inizio con Angela Gagliano, che mi racconta dei suoi due romanzi: “Bieco accordo” e “Pelle di parole”. Due libri molto diversi ma accomunati da un’attenzione alla forma e al contenuto che, per un autore self-publisher (anche se Angela ha pubblicato anche con case editrici), è un plus non da poco.





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Ore 11.00. Seconda intervista della mattinata. Questa volta sono con Stefano Cafaggi.





Un po’ timido, questo scrittore, e spesso mi sono trovata in mano la classica pinza affinché mi dicesse qualcosa di più sui suoi libri, “Lontani, per sempre” e “Senza ritorno”. Il primo e l’ultimo, in una carriera di scrittore molto prolifica. Due noir di nome e… di copertina.





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Ore 11.30. Ultima intervista della mattinata!





Cristina Tata è un’autrice che non ama molto generalizzare: il suo “È una vita che sogno di amarti” non è un romance vero e proprio, bensì un libro che unisce molti generi, tra i quali anche l’introspezione e la formazione. Il mio occhio da curatrice di collana l’ha già messa nel radar: preparati perché potrei venirti a cercare.





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Ore 12.00. Un po’ di pausa. E qui mi lascio finalmente andare. Il Salone ha una sezione anche sul libro usato, e mi ci fiondo tipo il mio gatto quando annusa una micia in calore. Se potessi sbavare senza che nessuno mi porti via con il 118, lo farei, visto il ben di dio che ho davanti.





E chi cerca trova…





[image error]Parte del bottino



Dall’emozione per aver FINALMENTE trovato il libro di King quando usava lo pseudonimo è tale che fatico persino a mangiare. E ho detto tutto.





Ore 14.00. Riprendono le interviste.





Questa volta è il turno di Stefano Conti, storico e che ho già avuto modo di conoscere a Libri in Baia. Il suo romanzo, “Io sono l’imperatore”, è frutto di una lunga ricerca e di un lavoro che unisce giallo e storia.





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Ore 15.00. Una bella chiacchierata con Cristiano Pedrini, autore di molti romance M/M (anche se mi ha confidato di aver scritto una favola per bambini), di cui qualche anno fa ho letto e recensito “Klein Blue” e l’anno scorso è uscita la recensione di “Sulle rive dei nostri pensieri“, a cura di Maura Chegia. Oggi mi parla dei romance “Il piano inferiore” e “L’isola di Corentin”.





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Ore 15.30. Last but not least, le ultime due interviste, a due autori oserei dire radicalmente opposti.





Monia Scott, da una parte, autrice di un fantasy/romance molto particolare (“Nei pensieri del nemico”)… e cono colonna sonora incorporata; e Mattia Robino, autore di una raccolta di poesie decisamente sui generis, a partire dalla copertina.





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Ore 18.30. Di nuovo stazione di Milano Centrale, il treno che lentamente si riempie, il controllore che fischia e le porte che si chiudono. E mi lascio di nuovo alle spalle la gigantessa di metallo che, però, prima di lasciarmi andare, mi sussurra: “Sono qui ad aspettarti. Torna presto”.





E, si sa, quando io vado a Milano, è sempre per un buon motivo.


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Published on January 20, 2019 23:00

January 19, 2019

Trattini e lineette: la guida definitiva

Trattini e lineette: la guida definitiva





Servono per separare due parole, per separare un inciso dalla frase principale, e anche per i dialoghi. E al contempo sono diversi, diversissimi e possono causare confusione: sono i trattini e le lineette.



Ho preparato per te questa guida definitiva che ti permetterà di inserire il trattino (o la lineetta) giusto al posto giusto, ed evitare di sbagliare, a volte con clamorose e antipatiche gaffe.



Quindi armati di carta e penna e inizia a prendere appunti: si comincia!







Il trattino



[image error]https://pngimage.net/trattino-png-2/



Sono un trattino,

e della famiglia sono il più piccolino,

ma non per questo sono meno importante!

Se male mi usi

o di me abusi,

commetteresti un errore eclatante!





Il trattino, o tratto d’unione (hyphen in inglese), viene usato in special modo per le parole composte:





anti-age, italo-francese, tosco-emiliano, bambino-soldato, post-americano, nord-sud…





Tuttavia, come ci dice la Crusca, in certi casi ormai è frequente l’uniformazione, e quindi tante parole composte non richiedono più il trattino (angloamericano, agroalimentare, socioeconomico…).





In questo caso, qualora ti trovassi di fronte a dover usare o meno il trattino, dare un’occhiata al vocabolario è la soluzione migliore: eviterai, così, di metterlo dove non serve e non metterlo, invece, dove è necessario.





Nella scrittura, il trattino si usa anche nella sillabazione, ma non è un problema che devi porti: programmi come Microsoft Word sillabano in automatico le parole.





Sappiamo, quindi, a cosa serve il trattino e dove metterlo; va da sé che in tutti gli altri casi non devi inserirlo, e ossia:





nei dialoghi





negli incisi





In questi due casi devi inserire un altro tipo di punteggiatura, che vediamo adesso.









La lineetta



[image error]https://www.vappingo.com/word-blog/em...



Sono una lineetta,

e rispetto al trattino sono meno stretta,

dialoghi, incisi, e chi più ne ha più ne metta!

Ma non mi confondere,

perché di me esistono due varianti,

e anche qui, se sbagli, i guai saranno tanti!





Dall’immagine che vedi poco sopra, noti subito la differenza grafica fra i trattino e la lineetta; quest’ultima, inoltre, è diversa a seconda che sia più corta (en dash) o più lunga (em dash).





Entrambe hanno usi diversi.









La lineetta enne, o en dash



Si chiama così perché la sua lunghezza è pari a quella della lettera enne.





[image error]https://medium.com/@thepuddinginthepr...



Secondo la cara Wikipedia, la lineetta enne serve per indicare intervalli chiusi di valore, come per le date:





gennaio – febbraio 2019, 19 – 20 anni, pagine 200 – 202









La lineetta emme, o em dash



[image error]http://simplewriting.org/em-dash/



Stessa cosa per la sorellina: la lineetta em dash si chiama così perché la sua lunghezza è pari a quella della lettera emme. Spesso la trovi anche come “trattino lungo”.





In questo caso, la em dash serve per separare due incisi, allo stesso modo della parentesi, o per lasciare un discorso in sospeso:





Mario andò a casa — se così poteva definirsi quel bugigattolo cadente — e vi restò per tutta la giornata.





Pensava a quanto fosse stato stupido e a quanto—





Quest’ultimo esempio non viene molto usato, preferendo i più comuni puntini sospensivi.





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E i dialoghi?



Fra le tre sorelle, quella più usata nei dialoghi è l’ultima, la lineetta emme.





Questo capita soprattutto nei libri in lingua francese, come nell’immagine qui sotto:





[image error]Crains le pire, Linwood Barclay, J’ai lu



Nei testi italiani, invece, la lineetta più usata è la enne, en dash:





[image error]La paranza dei bambini, Roberto Saviano, Feltrinelli



Quale che sia la tua scelta, devi però tenere a mente alcune accortezze.





Non usare mai il trattino (-); lo abbiamo visto prima.





Se il dialogo non ha un inciso, la lineetta di chiusura non serve (esempio che vedi anche nella seconda immagine:
Se si perdono…)





Se, invece, il dialogo prosegue, la lineetta di chiusura serve, per separare l’inciso dal parlato (esempio: – ‘Overo – aveva detto il ferramenta: – E che devi fare con st’esercito di chiavi?)





Lascia sempre uno spazio tra la lineetta e la parola (e non: –E che devi fare con st’esercito di chiavi?)









In questa veloce guida ti ho mostrato in modo chiaro e semplice a cosa servono trattini e lineette; ne esistono anche svariate altre, meno usate, e ti rimando alla pagina di Wikipedia per maggiori approfondimenti.



Fai uso di trattini o lineette? Come? Scrivimelo nei commenti!



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Published on January 19, 2019 23:00

January 15, 2019

Reset di Claudio Secci: recensione

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Le nostre piccole ed insignificanti vite prima dell’impatto erano fiammiferi spenti nelle pozzanghere. Sarà stato frutto di uno strano caso, ma ciò che avrebbe potuto estinguerci ci ha permesso di rinascere.











Timothy Scott, canadese di mezza età, finisce in prigione per un errore giudiziario, presunto colpevole dell’omicidio della sua compagna Edith. Durante gli anni di carcere, Tim si distingue per la buona condotta e il carattere mite e sensibile ma il peso dell’inevitabile monotonia si fa sentire a tal punto da spingerlo quasi al suicidio. A salvarlo da questo stato di malessere giunge la notizia di un asteroide, il Pathos 433, che nel giro di 24 mesi dovrebbe intercettare la traiettoria della Terra. Un evento catastrofico che però sembra essere di vitale importanza per la rinascita di Tim. Si prepara all’impatto con estrema attenzione e cercando quante più informazioni scientifiche possibili. L’asteroide non da scampo al pianeta e lo colpisce con tutta la potenza possibile. Ha inizio una lunga notte che porterà distruzione e freddo. Dal momento in cui il protagonista mette piede fuori dal carcere, la Terra non sarà più la stessa e gli riserverà scenari apocalittici e un presente tutto da ricostruire.









Il libro di Secci è particolare.





Un mix di survivalismo, introspezione e avventura, condito anche da un tocco di horror degno di grandi autori di questo genere.





Ammetto che quando ho iniziato a leggerlo, catturata dalla trama (mi piacciono libri di questo genere), avevo grandi aspettative.





Come ben molti di voi sanno, ormai oggi le librerie e gli store online sono pieni, oserei dire zeppi, di romanzi sul distopico andante o ambientati in futuri post nucleari e via dicendo.





Quindi, un libro che muove i propri passi in questo genere deve per forza di cose dare un “di più”: un qualcosa che ti fa dire “ecco, è diverso dagli altri”.





Insomma, qualcosa che lo rende originale e di cui, una volta terminata la lettura, te ne ricorderai per un po’ di tempo.





Il caso ha voluto che il romanzo del Secci, giunto ormai alla terza edizione, facesse proprio parte di questa (ridotta) schiera di libri, colmando le numerose aspettative che nutrivo appena sfogliate le prime pagine.





Partiamo dall’ambientazione.





Un errore tipico di molti scrittori (che siano esordienti o già “sperimentati”) è di prestare poco peso ai luoghi in cui ambientano le loro storie; e così ci troviamo di fronte libri sospesi in un limbo, dove New York potrebbe essere Roma come il più piccolo paese sperduto tra le montagne. Libri di cui sappiamo solo che la città si chiama X, ma non vediamo vie, fiumi, mari; non annusiamo odori, profumi, puzze; non tocchiamo cancelli, muri; non assaggiamo pietanze… e via dicendo.





Il romanzo di Claudio è ambientato tra il Canada e gli Stati Uniti, e seppur l’uso dei cinque sensi (di cui avrete capito sono grande estimatrice) spesso sia un po’ limitato, vi è un’attenzione oserei dire maniacale al dettaglio, con l’inserimento di vie, piazze, fiumi e tutto quanto possa rendere credibile l’avventura del protagonista Tim.





Per non parlare, poi, dei numerosi dettagli che riguardano il mondo dopo la caduta dell’asteroide: qui il Secci dà prova della sua bravura, perché è sembrato anche a me di aver difficoltà di respirare, insieme a Tim; mi ha quasi angosciato il buio perenne e la coltre di nubi a schiantarsi quasi sull’asfalto; mi hanno raggelato le temperature glaciali.





Lo stesso Tim, poi, e gli altri personaggi che gli gravitano intorno, sono frutto di un’attenzione di nuovo maniacale. Non sappiamo se Tim abbia gli occhi verdi, blu, marroni, né se i suoi capelli siano grigi, biondi, corvini, ma conosciamo alla perfezione il suo carattere, le sue speranze, le contraddizioni che lo spingono ad andare avanti sempre e comunque. Il dettaglio della lunga barba penso sia una chicca, un qualcosa di davvero piccolo, ma che, da solo, riesce a dare l’idea di come Tim viva la sua avventura nel mondo post-asteroide.





L’intreccio è ben orchestrato, e ogni scena conduce alla successiva con la stessa scorrevolezza di un fiume che scende nel suo alveo. Non ho trovato parti troppo noiose, o parti superflue: ogni frase, come ho scritto, conduce alla successiva, e sei irrimediabilmente incatenato alla lettura fino alla fine.





Un appunto riguarda (di nuovo!) l’attenzione con cui il Secci ha descritto l’asteroide e le conseguenze del suo impatto: anche qui nulla è lasciato al caso, e nulla è ammantato di quella poca credibilità di cui soffrono molti romanzi, soprattutto di questo genere.





Che dire… se siete amanti delle distopie, dei romanzi survivalisti e così via, Reset soddisferà il vostro appetito. Ma anche se non lo siete, prendetevi qualche oretta di tempo e leggete questo romanzo: ne sarete soddisfatti.









[image error]Claudio Secci con il suo libro



Per maggiori informazioni, trovate Claudio qui: www.claudiosecci.it


L'articolo Reset di Claudio Secci: recensione proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on January 15, 2019 23:00

January 14, 2019

“Tre lacrime d’oro” di Daisy Franchetto: presentazione

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Qualcuno è tornato a vivere su Prima Stella d’Incanto, la Dimensione distrutta.
Inquietanti rapimenti coinvolgono tutto l’Ovoide.
Il tempo dell’attesa è finito, Lunar vuole tornare alla Vita, ma per farlo dovrà affrontare la Morte. È lei a custodire Sinbad, è lei il mistero più grande.
Due storie si intrecciano e attendono il momento dell’incontro.
È l’ultima avventura, la chiusura di una vicenda intensa, la fine e l’inizio delle Vita.



Lunar
lascia i Cieli Razionali in compagnia di Sky, lo Spirito Guida. Ha
deciso di riportare in vita Sinbad che si trova nella Terra dei Morti.
Per farlo dovrà cercare un misterioso libro, depositario di un sapere
assoluto. Carte dal significato oscuro la guideranno lungo i dedali di
un Labirinto che si rivelerà essere molto altro. Ma Lunar è inseguita,
come tutti i Nativi di Prima Stella d’Incanto è braccata. Qualcuno è
interessato ai poteri degli abitanti della Dimensione distrutta e, in
particolare, ad Agav, regina di Prima Stella d’Incanto e amica di Lunar.
Agav non è più ciò che molti ricordano.
Nulla è come appare in questa storia che si muove su piani fantastici, onirici, psichici.









TITOLO: Tre lacrime d’oro (Io sono Lunar #3)





AUTORE: Daisy Franchetto





GENERE: Fantasy





EDITORE: Dark Zone





PREZZO: 2,99 euro (digitale), 14,90 euro (cartaceo)





DATA DI PUBBLICAZIONE: maggio 2017













Il mio nome è Sinbad. Vengo da una Dimensione lontana e semisconosciuta. La mia anima è antica e il mondo cui appartengo è un luogo tanto lussureggiante quanto terribile. Le piante si cibano dell’inconscio di chi si trova a passarvi accanto, restituendo agli incauti visitatori fiori che celebrano sogni nascosti e incubi sconosciuti. Tutti nella mia terra sono venuti a patti con il lato più celato della propria anima. Anch’io.

L’incipit




Ciao

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Published on January 14, 2019 23:00

January 13, 2019

“C’era una volta un clandestino”: il romanzo autobiografico di Eltjon Bida approda a Policromia

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Il problema dell’immigrazione in Italia è purtroppo un tema ancora attuale e che fa molto dibattere. Il romanzo di Eltjon Bida, albanese che vive in Italia ormai da anni, si inserisce in questo contesto: una voce che ci racconta di questo fenomeno drammatico con ironia e con una certa dose di disincanto.





Elty è un ragazzo di diciassette anni che decide di emigrare in Italia con un gommone; sì, uno dei tanti gommoni di cui sentiamo parlare tutti i giorni, anche se il romanzo è ambientato verso la fine degli anni Novanta. Segno che l’immigrazione c’è sempre stata, e non è un “fenomeno” solo attuale.





Dopo la difficile traversata, seguiremo le avventure di Elty in Italia, vista attraverso gli occhi di un giovane che sa poco o nulla del Bel Paese, a parte quanto appreso dalla televisione.





La tradizione italiana e quella albanese messe a confronto: un bello scorcio che ci arricchisce culturalmente. Anche questo è “C’era una volta un clandestino”.













“Per chi ama leggere un romanzo interessante, facile, coinvolgente, dove ogni pagina si legge d’un fiato, dove non mancano mai le emozioni, vi posso consigliare: C’era una volta un clandestino”: ecco come si presenta ai lettori Eltjon Bida. “Leggendolo, potete scoprire la diversità delle tradizioni, tra l’Albania e l’Italia, conoscere l’emigrazione, i patti tra la mafia e gli emigranti, quello che si prova ad attraversare il mare con un gommone, come ci si sente in una famiglia estranea, cosa si prova a conoscere quella lingua che non è tua, come si può fuggire alla polizia.





In C’era una volta un clandestino si può conoscere la storia tra due amanti, come trovare una ragazza, cercare un fratello scomparso, un lavoro, come combattere la paura.





Nella mia storia (la storia di Elty), si può sapere cosa si prova a fare la fila per mangiare nelle Caritas, com’è dormire in un vagone di treno abbandonato, cosa può succedere se ti ammali e non puoi andare da un dottore, come comportarsi quando hai due amici ladri che rubano nelle ville di quella città che tu vuoi amare.





Leggendo questo romanzo, si può dire con assoluta certezza che non è vero che le donne guardano solo i soldi in un uomo. Leggendo la mia storia, si scopre che una donna può innamorarsi anche di un ragazzo semplice; un ragazzo che tutto quel che ha è solo il suo lavoro.





Ah, volete un libro horror, con vampiri e magia nera?





Allora è meglio che compriate qualcos’altro :-)”


L'articolo “C’era una volta un clandestino”: il romanzo autobiografico di Eltjon Bida approda a Policromia proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on January 13, 2019 23:00