Emanuela Navone's Blog, page 27

April 20, 2019

Come inserire la e accentata maiuscola

Come inserire la e accentata maiuscola





Inserire la e accentata maiuscola corretta è difficile… se non sai come fare.





In realtà, una volta scoperto il trucco, è più facile di quanto sembri.





Oggi te lo mostrerò, così eviterai una volta per tutte, se lo fai, di usare l’accoppiata E + ‘ che è tanto frequente quanto fastidiosa.









[image error]Image by Anna Larin from Pixabay



La e accentata maiuscola



Come scrivevo, l’accoppiata e maiuscola e apostrofo non va bene.





Sì, mi risponderai che la vedi praticamente ovunque, soprattutto su internet ma, fidati, non va bene. E men che meno in un romanzo.





La e accentata, lo dice anche il nome, vuole l’accento, e allora perché mettere l’apostrofo?





Ortograficamente parlando, accento e apostrofo hanno valori e usi diversi, e utilizzarli in maniera impropria è anche un errore grammaticale.





Dopo questa premessa, vediamo allora come inserire la e accentata maiuscola corretta in un qualsiasi testo.





E no, mi spiace, sulla tastiera non c’è. Rassegniamoci

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Published on April 20, 2019 23:00

April 16, 2019

Costruire un’ambientazione fantasy: la magia

Costruire un’ambientazione fantasy: la magia





In tantissimi libri fantasy la magia è uno degli elementi fondamentali.





Proprio perché tale, deve essere concepita in maniera ottimale, senza lasciare nulla al caso.





Oggi parliamo di questo.









[image error]Photo by Anthony Tran on Unsplash



La magia in un romanzo fantasy



In genere i fantasy di tipo epico (Tolkien, Brooks, Paolini, Lewis, Jordan…) prevedono la magia come elemento fondante e fondamentale.





Poteri, costrutti, oggetti, incantesimi, creature…





Tutto ciò (e sia ben chiaro: non è poca cosa!) va inserito nel grande contenitore chiamato magia.





I problemi arrivano adesso, però.





Sì, perché, come in ogni storia, non devi mai essere superficiale.





Non basta scrivere: “Mario ha il potere di far lievitare gli oggetti e Luigi di teletrasportarsi”, oppure “la spada di Abracadabra dà l’immortalità a chi la usa”… eccetera.





Devi essere credibile. E per esserlo devi aver già lavorato dietro le quinte nell’ambientazione della tua storia. Ambientazione che, per un fantasy, non mi stancherò mai di dirlo ma è fondamentale.





Con questa serie di articoli spero di schiarirti le idee semmai avessi l’intenzione di cimentarti in un fantasy.





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Il perché di ogni cosa



Ogni volta che inserisci qualcosa nella tua ambientazione, devi sempre chiederti il perché.





Perché questo funziona così? E perché non in altro modo? E perché qualcuno ce l’ha e altri no? E via di seguito.





Domande lecitissime (ed essenziali) quando si parla di magia.





Se non sai come funzionano gli oggetti magici di cui vuoi parlare, o qual è il comportamento e quali sono le peculiarità delle tue creature magiche, o anche come funziona la magia in senso lato, è difficile che tu riesca a produrre una storia credibile.





E altrettanto difficile è costruire tutti questi aspetti, unirli e collegarli.





Per un fantasy buona metà del tempo è spesa a costruire quanto sta dietro, spiegando come funziona e perché si è arrivati lì.





Niente al caso, appunto.





Dopo queste dovute e noiose (lo so, mi sono annoiata da sola a scriverlo!) premesse, vediamo di capire come costruire un impianto magico per la tua ambientazione che stia in piedi.





[image error]Image by Виктория Бородинова from Pixabay



Quando, dove, come…



Prima di passare all’ormai importante perché di cui ti parlavo prima, fai un passo indietro.





Quando.





Quando è sorta, nata o rinata la magia che caratterizza la tua ambientazione?





Da qualche parte deve pur essere sbucata, non può essere lì per caso.





Ad esempio puoi scrivere che la magia esisteva già di default nel tuo mondo, come esiste l’ossigeno, ma è stata a lungo sopita ed è rinata solamente grazie a un potente mago… Oppure che è insita nel corpo umano, come l’atto di respirare… O ancora che l’ha portata un gruppo di invasori o colonizzatori, e ne hanno insegnato l’utilizzo alle persone…





Come vedi hai tantissime variabili su cui liberare la fantasia.





In effetti il bello di un fantasy è proprio di essere creativi e fantasiosi, sempre mantenendo credibilità, s’intende!





Nel mio fantasy, “Cronache di Charma”, la magia, pur non essendo chiamata così, è insita in solo alcune razze, e deriva da un’entità mistica che governa il paese tramite “agenti”, ossia coloro che hanno facoltà di usare la sua magia (che chiamo Potere).





Il dove è strettamente collegato al quando.





La magia deve risiedere da qualche parte, lo abbiamo visto prima: anche semplicemente dentro i tuoi personaggi.





Devi darvi una collocazione fisica… anche se la magia di fisico ha ben poco.





Per quanto riguarda, invece, costrutti e creature, be’, è semplice collocarli.





Prendiamo ad esempio un videogioco non conosciutissimo ma molto bello: Arx Fatalis. Interessante è la suddivisione dell’ambientazione in più livelli sotterranei, e in ciascun livello vive una razza diversa: uomini, goblin, troll, donne serpente, uomini-ratto, nani… Alcune di queste creature usano regolarmente la magia, come gli uomini-ratto. Inoltre raramente queste razze interagiscono con le altre, preferendo rimanere nel loro livello.





Il come è un tantino più complicato da definire.





O meglio: ci vuole molto lavoro dietro, anche se sembrerebbe di no.





La magia, infatti, funziona in modi diversi. Puoi usarla direttamente con parte integrante del corpo, come se respirassi, oppure devi usare un oggetto che funga da tramite, o ancora è necessario sempre un incantesimo.





E poi magari c’è chi può usarla in un certo modo e chi in un altro.





Stessa cosa per oggetti e costrutti: ognuno di loro ha precisi meccanismi. E ogni creatura ha usi e costumi diversi.





[image error]KELLEPICS/Pixabay



Tipi di magia



La magia può essere di diversi tipi.





Tra i più comuni, ovviamente, la magia buona (o bianca) e quella cattiva (o nera).





Questo prevede anche la suddivisione dei tuoi oggetti in buoni e cattivi, stessa cosa per le creature.





Nel videogioco di cui parlavo prima, la magia è quasi sempre cattiva, o meglio: usata in modo negativo dalle creature che la possiedono, come gli uomini-ratto o gli stregoni di Akbaa. I nani, invece, sono noti per le loro abilità meccaniche e architettoniche, e in genere impiegano una magia di tipo positivo. Il protagonista che interpretiamo può usarla a suo piacimento a seconda del grado di conoscenza di incantesimi, pozioni e manufatti: sia per combattere i nemici, ma anche contro i propri alleati.





Magia, quindi, che può essere anche neutra, e usata bene o male a seconda di chi la possiede.





Se sei un creativo e ti piace giocare con la fantasia, puoi anche andare oltre questa dicotomia classica e inventare nuovi tipi di magia: non solo buona o cattiva, ma, ad esempio, anche atta a specifici utilizzi. Magie curative, interpretative, conoscitive…





[image error]Image by Enrique Meseguer from Pixabay



E arriviamo al perché



E giungiamo al punto di arrivo di questo breve percorso circolare sulla magia.





Il perché.





Ossia: dopo aver deciso da dove arriva la tua magia, quando, come e di che tipo (o tipi) è, devi chiederti cosa ci sta dietro.





Che cosa muove chi nella tua storia usa la magia? Perché, ad esempio, i troll usano la magia in modo negativo e i goblin no? Perché gli umani non possono usarla e gli elfi sì?





Per quale motivo una spada si attiva solo con certe persone? Perché quel dato incantesimo può essere lanciato solo da alcuni maghi?





E così via.





Rispondere a ogni perché è noioso, ma fondamentale: come scrivevo prima, se non sai come funzionano i tuoi oggetti e come agiscono le tue creature, la storia che scriverai rischia di non stare in piedi.





Riassumendo…



Per aiutarti (ed evitare di rileggere questo pippone) ho preparato per te questa infografica riassuntiva.





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Ultimissima cosa: non tutte le informazioni che andrai a inserire circa l’aspetto magico della tua ambientazione saranno inserite anche nella tua storia.





Il rischio di infodump in un fantasy è sempre alto, quindi dosa bene le informazioni che darai: solo quelle inerenti la storia, non altre.





Se dietro le quinte dovrai essere il più dettagliato possibile, davanti devi dosare le tue informazioni con il classico contagocce; troppe gocce, infatti, fanno straripare il bicchiere.





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Published on April 16, 2019 23:00

April 13, 2019

I 5 passi fondamentali di un giallo

I 5 passi fondamentali di un giallo





Ogni giallo che si rispetti, anche se la trama sarà diversa, personaggi e ambientazione pure, segue alcuni step fondamentali.





Togliendoli rischiamo di minare l’architettura narrativa della storia, e una trama strutturata male non va bene.





Vediamo allora quali sono questi cinque passi fondamentali.









[image error]Image by PublicDomainPictures from Pixabay



I cinque passi fondamentali



Per scrivere una storia, di qualsiasi genere, è utile seguire delle linee, come il paradigma di Field per strutturare la trama o le indicazioni di Vogler per caratterizzare il protagonista.





Questo perché una trama strutturata bene (e non scritta di getto) ti impedisce di dover più volte tornare indietro o, peggio, di interrompere la storia perché non sai come andare avanti.





A seconda del genere letterario scelto, poi, si rende necessario trovare altre accortezze affinché la trama (e la storia) sia la più completa possibile. In un rosa devi inserire alcuni elementi chiave, idem in un fantasy, laddove l’ambientazione è parte integrante della storia.





Anche per un giallo devi considerare alcuni aspetti, che vediamo adesso.





Attenzione! Mi riferisco volutamente al termine giallo, perché parlo di quello classico, alla Agatha Christie, insomma. Questo poiché spesso i thriller seguono linee diverse.





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Il fatto scatenante



Un giallo che si rispetti ha un fatto scatenante; in altre parole deve accedere qualcosa. Un furto, un omicidio, una morte sospetta…





Qualsiasi cosa purché dia l’avvio alla storia.





Ne “Il silenzio degli innocenti” di Harris è in corso la caccia a Buffalo Bill, lo spietato killer di cui la polizia fatica a trovare tracce; in “I fiumi di porpora” di Grangé un cadavere mutilato viene rinvenuto vicino a Grenoble… e via di seguito.





Qualcosa che accade. Un fatto scatenante.





Mario Rossi viene trovato morto sulla soglia di casa, ucciso da un colpo di proiettile. L’arma del delitto non si trova, ma la vicina di casa, una tal Maria Bianchi, afferma di aver sentito delle urla e uno sparo, e di aver visto andare via una Fiat Panda bianca. Al commissario Luigi Verdi parlerà anche l’anziano Osvaldo Giallo, che racconta che proprio poco dopo gli spari, una Fiat Panda bianca stava per investirlo sulle strisce da quanto andava veloce.





L’avvio delle indagini



Di solito i protagonisti dei gialli classici sono ispettori di polizia, carabinieri o investigatori privati (Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Montalbano tra i più conosciuti); oppure abbiamo persone comuni che si mettono a indagare (Miss Marple, ma anche molti protagonisti dei libri della Higgins Clark).





L’importante è che, subito dopo il fatto scatenante, si avviino le indagini, con l’ascolto di testimoni e la raccolta delle prove. Avremo anche le prime ipotesi da parte di protagonisti, e magari anche qualche indizio che il bravo autore potrebbe inserire… per lanciare l’amo o… sviare.





Nell’avvio delle indagini, dopo aver ascoltato i due testimoni, affiancato dai colleghi Luigi Verdi inizierà a indagare sulla Fiat Panda e sulla vita di Mario Rossi. Scoprirà così che aveva enormi debiti a causa del vizio del gioco d’azzardo, e visiterà il localino malfamato dov’era solito riunirsi insieme ad altri. Interroga gli avventori e chi giocava a poker con Rossi, scoprendo così che tre di loro erano creditori della vittima, ai quali aveva chiesto soldi ma che non aveva mai restituito. E, udite udite! Marcello Aranci è anche titolare di una Fiat Panda bianca. Semplice, vero? O no?





Difficoltà



Un giallo che si rispetti non può non contenere delle difficoltà.





Sennò il colpevole viene subito scoperto e la storia finisce dopo poche pagine.





Devi allora inserire qualche paletto, qualcosa che blocchi i tuoi protagonisti: indizi che non portano a nulla, indagini sviate… ma anche “terzi” che si intromettono nelle ricerche allo scopo di fermare gli investigatori. Ad esempio un nuovo questore che vuole portare le indagini da tutt’altra parte, anche se non è la strada giusta.





Insomma, devi arrestare la scena e riprenderla da tutt’altra parte: inserendo nuovi indizi, nuovi testimoni.





Davvero troppo semplice per il nostro Luigi Verdi: ha già un probabile omicida con un movente del tutto valido. Senonché… la sera in cui Mario Rossi è stata ucciso il signor Aranci era al localino a giocare a poker. Ma la Panda bianca, dopo alcuni accertamenti, risulta proprio essere di Aranci! Un nuovo testimone, tal Alessio Neri, interrogato dal commissario rivela di aver visto più volte il Rossi litigare con una donna. Questa distinta signora si chiama Luisella Viola e, interrogata, ammette di essere stata l’amante del Rossi. Dichiara però di essere stata via il giorno del delitto, ma non ci sono alibi a provarlo. Un delitto passionale, quindi? Magari da parte del marito che si è accorto del filarino? Per il commissario Verdi si aprono altre strade…





Verso la soluzione…



Per evitare di far girare in tondo i tuoi personaggi, e ovviamente anche per non tirarla troppo per le lunghe, deve arrivare il momento in cui i nodi andranno al pettine.





Un’intuizione, una prova decisiva, la testimonianza di qualcuno che non era mai fatto avanti prima…





Da questo momento per il tuo protagonista parte una serie di deduzioni in cui piano piano comincerà a districare la matassa e ad avvicinarsi al colpevole. Certo, sempre con qualche difficoltà; un giallo non deve mai essere troppo semplice o lineare.





Il nostro Luigi Verdi, a dir la verità un poco stufo di tutti questi indizi contrastanti e deciso a risolvere il caso prima delle vacanze pasquali (le passerà con la moglie sul lago di Garda, ma non diciamolo sennò è infodump) dà un’accelerata alle indagini tornando a interrogare Marcello Aranci, il cui alibi, seppur solido, non lo convince. Inoltre fa una capatina anche dal marito cornuto della Viola, tal Michele Viola, con cui non era mai riuscito a parlare perché sempre via per lavoro. In quest’ultimo caso il movente passionale crolla: il Violaal momento del delitto era in Francia, il tutto rigorosamente documentato. Non resta altri che l’Aranci, anche perché pensare che qualcuno abbia usato la sua macchina è per il buon commissario un’assurdità. Eppure l’Aranci sembra essere stato davvero al localino nel momento del delitto, molti amici lo confermano. Ma possono anche essersi messi d’accordo… senonché uno dei primissimi testimoni, re-interrogato per scrupolo (per non dire che il povero Verdi brancola nel buio), ammette che alla guida della Panda c’era una donna. Domandare perché non lo abbia detto subito è lecito, ma il povero Osvaldo Giallo è pur sempre un ottantenne, seppur arzillo: una dimenticanza ci sta… o no? È quando al vecchietto cade il portafoglio che rivela una foto della figlia che il Verdi ha un’intuizione: la figlia è Luisella Viola.





Il caso è risolto



Le battute finali dovrebbero essere scritte con ritmo incalzante e senza lasciar trapelare nulla di più al lettore; in altre parole, devi stare attento in questo punto a fornire solo gli indizi essenziali alla storia, non di più, se non vuoi bruciarti l’effetto sorpresa.





La scoperta del colpevole può venire da una deduzione dopo un ragionamento, dall’accostamento di tutti gli indizi, da una scoperta clamorosa che cambierà le sorti della storia.





E il colpevole può essere sconfessato in tanti modi: colto in flagranza (magari architettava altro, anche solo partire per far perdere le proprie tracce), seguito dopo vari appostamenti, messo alle strette dopo un inseguimento o altro… e può anche decidere di confessare da solo (lacrime di coccodrillo?).





Certo è che la rivelazione dovrebbe lasciare il segno e, se affiancata a un colpo di scena, far dire al lettore: “MA WOW!”. Non sempre facile, ma si può provare.





Possibile che la Viola, che da subito sembrava la meno coinvolta, seppur senza un alibi preciso, sia la colpevole? Ma perché avrebbe ucciso l’amante? Luigi Verdi la mette alle strette e alla fine la povera donna confessa: sì, voleva fare del male a Mario perché l’aveva minacciata di rivelare al marito la loro tresca. E sì, quella sera si è recata a casa della vittima. E sì, proprio con la Fiata Panda dell’Aranci che, udite udite! è socio con lei di una ditta di pulizie. L’ha ucciso lei, dunque? E no. La Viola si è recata sin lì per minacciare l’amante che lui e l’Aranci lo avrebbero rovinato se non avesse pagato i debiti e avesse detto al marito di Luisella della tresca. Ma poi ha sentito lo sparo ed è scappata. E no, non ha rischiato di investire il padre, a quell’ora la strada era deserta. Verdi torna allora dall’anziano Osvaldo e lo mette alle strette, scoprendo una verità sconvolgente: è stato lui a uccidere Mario Rossi. Il motivo? Un mese prima aveva investito il suo amato bastardino Fuffi e l’Osvaldo, arzillo ma anche collerico, si è voluto vendicare.





[image error]Image by Steve Buissinne from Pixabay



Conclusioni



Architettare la trama di un giallo che stia in piedi è difficile: non sono tutte un po’ naïve come l’esempio che hai letto poco alla volta qui sopra.





Ci vuole accortezza, pazienza (tanta) e un attenzione quasi maniacale ai dettagli e a dove vuoi piazzarli.





Basta infatti un indizio messo nel punto sbagliato che ti si incasinerà tutto, oppure il lettore capirà subito chi è il colpevole, bruciandosi la storia.





Ovviamente la scelta di palesare subito il colpevole può essere anche un fatto voluto: in “Mister Mercedes” di Stephen King sappiamo fin da subito chi è lo psicopatico della Mercedes, ma non per questo ci guastiamo la lettura. In questo caso gioca sull’adrenalina e sulla caccia all’uomo, piuttosto che su indizi e deduzioni logiche.





Io consiglio sempre di stendere una lista dei vari indizi (veri e fuorvianti) e i punti dove inserirli nella storia, così da averli davanti in modo chiaro, e di scrivere una scaletta molto dettagliata senza lasciare nulla (ma proprio nulla al caso). Libererai poi la tua creatività scrivendo e creando personaggi memorabili

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Published on April 13, 2019 23:00

April 9, 2019

Come ti metto la virgola (breve guida sulla punteggiatura, seconda parte)

Come ti metto la virgola (breve guida sulla punteggiatura, seconda parte)





La virgola nei dialoghi viene usata a volte sì e a volte no.





Nel senso che, come segno di punteggiatura, non è obbligatorio.





Tuttavia qualora decidessi di usarla devi tenere a mente alcune regolette e, come sempre, essere uniforme.









[image error]Photo by Skyla Design on Unsplash



Virgola… dentro o fuori?



Come per il punto, ogni casa editrice sceglie dove inserire la virgola: dentro la parentesi, fuori, oppure non metterla affatto.





La regola principale è di essere uniformi: se decidi di mettere la virgola dopo ogni caporale, devi farlo sempre, e non un po’ sì e un po’ no.





Vediamo alcuni casi di uso della virgola nel dialogo.





La virgola con caporali e virgolette



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Il primo e secondo caso (ho usato le caporali, ma è lo stesso per le virgolette) differenziano per la presenza della virgola nel primo e l’assenza nel secondo.





Ad esempio, Mondadori non mette quasi mai la virgola a chiusura della caporale, mentre lo fa la Newton Compton.





Può capitare, come nel terzo caso, che la virgola sia all’interno della caporale: è il caso di alcuni romanzi della Rizzoli, come “Quando il cielo si divide” di Evans.





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La virgola viene anche usata per staccare un dialogo che continua (“La storia infinita” di Ende, Superpocket).





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Ti sto confondendo, lo so! La virgola ha tantissimi utilizzi per separare i dialoghi, ma se ti crea difficoltà usarla, allora toglila e non cambia nulla lo stesso.





Riassumendo:





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Quello che conta è essere omogenei: se decidi si inserire la virgola dopo ogni dialogo, così deve rimanere fino alla fine. Idem se la metti prima della virgoletta o se non vuoi proprio usarla.





La virgola con le lineette



Sono sempre un po’ strambe, le nostre lineette, e funzionano in modo diverso rispetto a caporali e virgolette. Per questo i più preferiscono evitarle.





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Anche in questo caso, puoi decidere se usare la virgola dentro il dialogo oppure no, o usarla per staccare l’inciso.





Di norma, però, la virgola va sempre dentro il dialogo e mai fuori, tranne che nel caso di fine inciso (ultima frase dell’esempio).





Infatti, scrivere — Senti —, Mario tentennava, — ti devo parlare; oppure — Bene, grazie —, rispose Luigi, è graficamente poco elegante.





La virgola, infine, va messa qualora tu decida di non staccare l’inciso in mezzo al dialogo con le lineette. Succede raramente, e soprattutto lo fanno nei romanzi in francese, però qualche volta mi è capitato di trovarlo in un testo italiano.





In questo caso la virgola è fondamentale per far capire al lettore quando finisce il dialogo e quando inizia l’inciso (e quando termina). Ecco l’esempio di “Rage”, di Stephen King, per J’ai lu:





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Va da sé che, anche per le lineette, devi essere uniforme

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Published on April 09, 2019 23:00

April 6, 2019

Come organizzare una promozione gratuita con Amazon

Come organizzare una promozione gratuita con Amazon





Talvolta è necessario regalare il tuo libro per massimizzare la promozione.





Ci sono molti modi per farlo; uno dei più usati e più semplici è lo strumento di promozione gratuita di Amazon.





Oggi vediamo a cosa serve e come organizzare un periodo di promozione gratuita del tuo libro con KDP.









[image error]Image by Jill Wellington from Pixabay



La promozione gratuita con Amazon



Sebbene Amazon KDP offra pochi strumenti di promozione, quello che ti permette di dare gratis il tuo libro per un periodo limitato è il più usato.





In effetti è uno strumento molto semplice e intuitivo da usare, e spesso dà anche ottimi risultati, soprattutto di visibilità.





È risaputo, infatti, che quando regali il tuo libro aumentano proporzionalmente download e la posizione nella classifica dei bestseller Amazon.





Ma lo vediamo dopo.





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Come impostare una promozione gratuita



Va da sé che per offrire gratis il tuo libro devi essere iscritto a KDP e aver pubblicato lì il testo. Inoltre, il libro deve essere anche iscritto al programma Kindle Unlimited. In caso contrario, non potrai usufruire del servizio promozione gratuita.





Per prima cosa, devi accedere alla tua dashboard autore, la pagina che compare una volta che ti sei loggato. Lì, clicca su “Azioni ebook Kindle”.





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Si aprirà una nuova pagina dove vedrai i (purtroppo pochi) strumenti di promozione. Oltre al libro gratis, c’è anche la possibilità di creare una campagna (in inglese) o offrire il libro in sconto (valido, però, solo per amazon.com e amazon.co.uk).





Quello che ti interessa oggi è la promozione gratuita.





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L’ultimo step è l’impostazione dei giorni di promozione gratuita. Puoi usare solo cinque giorni a periodo di registrazione a Kindle Unlimited, che puoi spalmare su più settimana o usare tutti insieme.





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Pregi e difetti della promozione gratuita



Come ho già scritto in un precedente articolo, mettere il tuo libro in promozione gratuita ha pregi e difetti.





Se da un lato, infatti, come ti ho detto prima all’aumentare dei download aumenta anche la posizione tra i bestseller di Amazon, migliorando così la tua visibilità (e comparirai anche tra i consigliati), dall’altro c’è il rischio che un lettore scarichi il libro solo perché è gratis, e poi non lo legga nemmeno.





Prima di organizzare una promozione gratuita, allora, pianifica bene la tua strategia e valuta tutti i pro e i contro.





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Published on April 06, 2019 23:00

April 3, 2019

Release Blitz: “Non toccarmi” di Chiara Cilli














Esce oggi Non Toccarmi, settimo volume della serie dark contemporanea Blood Bonds, il primo con protagonisti Armand Lamaze e Ekaterina Kuznetsov! Scorrete il post per i link d’acquisto e godetevi l’estratto ❤













Titolo: Non Toccarmi

Serie: Blood Bonds #7

Genere: Dark Contemporaneo

Editore: Selfpublished

Pagine: 255

Prezzo eBook: € 2.99

Prezzo cartaceo: € 9.90











Ho perso una battaglia, e ho pagato il prezzo più alto.

Ho eseguito gli ordini, e ho ucciso l’unico amico che abbia mai avuto.



Ho fatto una promessa, ma è così difficile mantenerla.

Ho una missione da portare a termine, ma tutto in me mi supplica di non farlo.



Lei mi sta trascinando giù.

Lei vuole prendere il controllo.



E ora che questa donna è entrata nella mia vita, resistere all’oscurità è impossibile.

Ma non glielo permetterò.



Perché c’è qualcosa in Katerina che mi inquieta.

Perché c’è qualcosa in Armand che mi attrae.



Ma non riesco a smettere di volerla.

E non riesco a restare concentrata sul mio compito.



Stupida Ekaterina.





Dark Contemporaneo

Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente e macabre e omicidi. Non adatto a persone suscettibili ai temi trattati. Se ne raccomanda la lettura a un pubblico adulto e consapevole.








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LEGGI L’ESTRATTO







«Non mi ha semplicemente guardata. Mi ha analizzata, da cima a fondo. Era come se cercasse qualcosa…» Mi incupii. «Qualcuno. In me.» Osservai la padrona, aspettando invano che mi desse qualche delucidazione su questa mia sospetta sensazione. «Come se per un attimo mi avesse scambiata per un’altra.»

Un sogghigno impercettibile affiorò sul suo viso. «Ottimo.» Trasse un respiro profondo, gli occhi di nuovo puntati fuori dalla finestra. «C’è altro?»

«Il campione», replicai. «Ha detto una cosa strana.»

«Ovvero?» La sua voce era distaccata.

«Ha avvertito Lamaze di decidere in fretta se unirsi a loro o no, perché non è Henri, il nostro prossimo bersaglio, ma lui.»
«Ed è la verità», confermò, lievemente irritata. «Cosa c’è di strano?»

«Il fatto che l’abbia affermato con una convinzione tale da far intendere di conoscere intimamente i suoi pensieri, maestà», controbattei di getto. «Di conoscere lei

Lentamente, Neela Šarapova si girò. Mi scrutò con fare sinistro, poi mi si avvicinò e mi si parò dinanzi, sovrastandomi di qualche centimetro, l’espressione truce. «Non mi conosce affatto.»

Sostenni il suo sguardo e lo sondai per scoprire cosa mi stesse nascondendo.

Poiché la mia sovrana mi stava mentendo, e non l’aveva mai fatto prima.

Nondimeno, non osai domandare il perché e sviai gli occhi dai suoi, accettando la sua risposta con un compito: «Sì, maestà».

La Regina mi fissò in silenzio, inflessibile. Poi espirò dalle narici e arretrò fino ad appoggiarsi al bordo del tavolo. «Ieri notte Armand è stato distratto da Leks e poi destabilizzato dal vostro incontro, perciò è chiaro che si ripresenterà stasera per ottenere quel che cerca ogni volta in quel night.» Tamburellò le unghie di una mano sul tavolo. «Come pensi di guadagnarti la sua attenzione, stavolta?»

Riportai lo sguardo su di lei. «Non dovrò farlo, perché lui non tornerà per quello.» Alzai il mento. «Tornerà per me.»

«Bene», sussurrò Neela, compiaciuta. «Ricorda…» Mi tornò vicino per sfiorarmi l’orecchio con le labbra. «Piano.» Prese a girarmi intorno con movenze sensuali, la voce suadente, lo sguardo che mi toccava ovunque. «Lascia che si avvicini con i suoi tempi, nel modo che preferisce. Studia ogni sua minima reazione a ogni tuo gesto. Lascia che tenti di carpire i tuoi pensieri.» Mi si fermò di fronte, osservandomi con intensità. «Guardalo.» Mi chiuse la mano a coppa sotto il mento per sollevare il mio viso verso il suo. «Con questi occhi. Fagli credere di essere in grado di vederlo. Spingilo a provare dei sentimenti per te.» Le sue dita affondarono con forza nelle mie guance, mentre ringhiava: «E fa’ sì che lo strangolino fino a ridurlo in cenere».

Proprio quando pensavo che la mia mandibola si sarebbe sbriciolata sotto la sua morsa, lei la allentò gradualmente, trasformandola in una carezza carica di significato.

«Danza per me, Ekaterina», mi comandò, in tono saturo di lussuria. «Come non hai mai fatto prima.»

Assoggettata, mi premetti il pugno destro sul cuore e chinai la testa. «Non fallirò, mia Regina», promisi, lo sguardo avvinto al suo.
Lei mi contemplò per secondi che mi parvero lunghi un’era, l’espressione indecifrabile. «Dio, le somigli così tanto…»

Era a questo, dunque, che servivano le lenti a contatto, la tinta per capelli e il profumo: per assomigliare a qualcun altro.

A qualcuno che turbava il granitico Armand Lamaze.

Neela fece per passarmi il pollice sul labbro inferiore, ma poi rinunciò e fece un sorrisino mefistofelico. «Impazzirà.»

«Perché?» non mi trattenni dal domandare.

Chi era la donna che dovevo rammentargli? Una vecchia fiamma che lo aveva fatto soffrire, ingannato, tradito? L’amore che aveva perso e che ora lo perseguitava nei suoi incubi?

Richiamai alla memoria il fascicolo dell’obiettivo, in cerca di indizi, ma non trovai alcuna risposta. Mi erano state fornite troppe poche informazioni su cui lavorare. Avevo partecipato ad altre missioni con ancor meno dati sul mio target, e non era mai stato un problema, ma questa volta c’era qualcosa di diverso.

Qualcosa che mi insospettiva.

Qualcosa che non mi piaceva affatto.

La padrona si avviò verso la porta. «Se te lo dicessi, ti toglierei tutto il divertimento di scoprirlo.»

«Scoprire cosa?»

Aprì il battente e si mise il cappuccio della felpa, scoccandomi un’occhiata malvagia da sopra la spalla. «Il suo piccolo segreto.»






GRAPHIC TEASER














L’AUTRICE






Nata il 24 gennaio 1991, Chiara Cilli vive a Pescara. I generi di cui scrive spaziano dal Dark Fantasy e Dark contemporaneo all’Erotic Suspense. Ama le storie d’amore intense e tragiche, con personaggi oscuri, deviati e complicati.






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L'articolo Release Blitz: “Non toccarmi” di Chiara Cilli proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on April 03, 2019 23:00

April 2, 2019

“Cercando Goran” di Grazia Gironella: recensione

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Dopo l’incidente, le tenebre dell’amnesia.  Ma cosa farai se i ricordi che iniziano a emergere non ti appartengono?





Goran
è stato colpito da amnesia in seguito a un grave incidente d’auto. Dopo
mesi di sforzi per tornare a inserirsi nella sua realtà, si sente
ancora intrappolato in una vita che gli è estranea, con persone
difficili da amare e momenti in cui non si riconosce. Quando iniziano le
visioni, sono ambientate in un mondo di gelo e di lotta per la
sopravvivenza, dove lui stesso sembra avere un ruolo.





Deciso a scoprire cosa gli stia succedendo, Goran abbandona tutto e parte per la Scandinavia, seguendo gli indizi a sua disposizione. L’incontro imprevisto con Nico, una ragazzina fuggita da casa, sarà soltanto una seccatura… o gli cambierà la vita?













“Cercando Goran” è un romanzo che mi ha piacevolmente sorpresa. Non solo per la trama originale e ben architettata, ma anche per la scorrevolezza della storia e per la cura che l’autrice ha avuto di ogni frase e parola.





All’apparenza, potremmo storcere il naso per qualcosa di già sentito: il protagonista che perde la memoria e intorno a lui si dipana una matassa di misteri.





In realtà la Gironella sa fin da subito dove andare a parare e non manca certo di originalità: infatti Goran, questo il nome del protagonista, è sì circondato da misteri, ma riguardano lui stesso, o meglio… qualcuno che vuole impossessarsi di lui.





I ricordi che di tanto in tanto affiorano non sono infatti i suoi… e allora di chi sono?





Ho apprezzato, come dicevo, la scrittura veloce e scorrevole, senza troppi fronzoli o “arrampicate sugli specchi”: ogni scena ha il suo significato e mai è messa lì per caso o per riempire uno spazio vuoto.





Ogni azione conduce alla successiva senza battute di arresto, fino ad arrivare al concitato finale.





Il romanzo è la storia di un uomo come tanti, con pregi (pochi) e difetti (molti), che suo malgrado si trova invischiato in qualcosa di più grande di lui e non può fare a meno di farsi trascinare dalla corrente, arreso al corso degli eventi ma curioso di sapere come si evolveranno.





Una sorta di anti-eroe, Goran, che vuole staccare da tutto e da tutti ma non riesce, e solo alla fine comprenderà qual è il suo posto nel mondo e il senso di una vita estranea e troppo stretta.





Interessanti anche i (pochi) comprimari: la moglie Irene, l’amica-amante Cassandra e la fuggiasca Nico, che ho amato più degli altri per la forza che ha dentro un corpicino di bambina.





Ciascun personaggio è l’emblema di un vizio o una virtù, a seconda dei casi (possessione, coraggio, perseveranza), e questo fa di essi persone come noi, vicine a noi.





E nel mio pensiero sono questi i personaggi migliori: qualcuno che puoi amare o odiare, ma che sa trasmetterti un’emozione.





Per concludere, consiglio questo romanzo sia agli irriducibili amanti dei mystery thriller, come me, ma anche a chi ha voglia di qualcosa di diverso dai soliti brodini che purtroppo spesso troviamo in libreria.





E come direbbe Borghese: mi piasce, voto diesci!


L'articolo “Cercando Goran” di Grazia Gironella: recensione proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.

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Published on April 02, 2019 23:00

March 30, 2019

Come scovare i falsi editor (e non rimanere fregati)

Come scovare i falsi editor (e non rimanere fregati)





Sono tanti, tantissimi e sono in mezzo a noi! Si definiscono editor ma nel migliore dei casi sanno solamente spostare qualche virgola.





Oggi ti aiuterò con qualche dritta a scovarli prima di cadere nella loro trappola e rimanere inesorabilmente fregato.









[image error]Image by Jonny Lindner from Pixabay



Editor che conosci, usanze che trovi



Tempo fa ho scoperto che qualcuno aveva criticato il mio lavoro senza peraltro avere mai avuto a che fare con me. Andava dicendo che non ero brava con l’editing e altro. A me queste persone fanno solo ridere, ma ciò mi ha dato spunto per scrivere questo articolo.





Sì, perché, come in ogni lavoro, c’è chi è bravo e chi non lo è, e questi ultimi in genere non hanno nemmeno le carte in regola, o solide basi, per intraprendere una professione.





Succede anche con gli editor.





Avevo già parlato di come fosse di moda millantare doti di editing e revisione, ma oggi vediamo nello specifico come smascherare questi sedicenti professionisti ed evitare s piacevoli incontri (per te e per le tue tasche).





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Superficialità



Un editor “come si deve” è pignolo e attentissimo a ogni frase e dettaglio.





Non basta conoscere grammatica e ortografia per correggere un testo; o almeno, non basta all’editor serio. Il quale deve anche verificare incongruenze, svarioni, pesantezze e dare al testo quella leggibilità e scorrevolezza che piacciono ai lettori.





In altre parole, l’editor rende il libro scritto bene e piacevole da leggere.





Chiunque lavori in modo superficiale, veloce, non è un editor.





Perché leggendo velocemente e in modo superficiale non solo scapperanno agli occhi refusi ed errori di punteggiatura (provare per credere), ma si tralasceranno anche altri aspetti fondamentali, come musicalità del testo, ridondanze, passaggi difficili.





Per non parlare, poi, di incongruenze, lacune, buchi di sceneggiatura e quant’altro attenga a personaggi, dialoghi, ambientazione.





Ho già detto che ci vuole tempo per correggere un libro, e non sto a ripetermi, quindi guardati da chi, ad esempio in una prova gratuita, ha fatto una lettura veloce e magari raffazzonata: rischi di incorrere in un falso editor.





[image error]Image by Kira Hoffmann from Pixabay



Pignoleria eccessiva



Può capitare però anche il contrario: eccessiva pignoleria potrebbe essere sintomo di insicurezza, oppure di scarsa conoscenza del lavoro.





In altre parole: non so come correggere, allora taglio la testa al toro e correggo tutto.





In questi casi, essere pignoli ma non sapere bene come comportarsi provoca correzioni sbagliate, sì, ma anche un intervento dell’editor laddove non è necessario.





Troppo pignolo è anche l’editor che vuole a tutti i costi imporre il proprio stile all’autore, e con la classica penna rossa taglia di qua e inserisce di là, snaturando del tutto il lavoro dello scrittore.





Editor che non solo è inutile per il tuo libro, ma anche deleterio.





[image error]Photo by Sara Kurfeß on Unsplash



Scarsa conoscenza dell’italiano



Ebbene sì, esistono anche falsi editor che, oltre a fare male il lavoro, non conosco nemmeno l’italiano.





Strano, ma fidati: è tutto vero.





Magari sono minuzie, come d eufoniche sbagliate o punteggiatura a casaccio, oppure veri e propri orrori grammaticali.





In ogni caso, un editor che si definisce tale e che non conosce l’italiano non è un editor. Anche perché esistono i dizionari: se siamo insicuri di una cosa, basta controllare — ed evitare figuracce.





[image error]Photo by Joel Muniz on Unsplash



Poche letture



Di norma chi lavora nell’editoria deve quantomeno avere una passione per la lettura.





Leggere aiuta molto a scrivere ma anche a correggere, a interpretare, a “sentire” un testo. Anche in questo caso, provare per credere.





Diffida sempre da chi legge poco: non ha una vera passione per lettura e scrittura. E se non hai passione, in questo lavoro non andrai molto avanti!





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Published on March 30, 2019 23:00

March 27, 2019

Pulisci il tuo testo in 10 passi

Pulisci il tuo testo in 10 passi





In ogni testo, che sia di narrativa o un saggio, a fine stesura occorre fare pulizia.





Eliminare, cioè, tutti quegli elementi superflui e che appesantiscono la lettura.





Li vediamo oggi.









[image error] Photo by Beatriz Pérez Moya on Unsplash



10 piccoli elementi superflui



Nel suo libro “Desperate Writers – Vademecum per scrittori irriducibili”, Bruna Graziani parla di setacci.





Quando hai voglia di riprenderla in mano [nb. la farina grezza], è quello il momento di armarsi di un robusto setaccio. Intrappola le scorie più grossolane e lascia cadere nella ciotola il resto.

Cosa rimane intrappolato tra le maglie? Una quantità inimmaginabile di scarafaggi.





Ecco quali sono.





Premesse



Meglio essere diretti ed evitare arrampicate sugli specchi del tipo “premetto che quanto ho scritto non è del tutto farina del mio sacco ma ne ho in parte attinto…” o “quello di cui sto per raccontarvi lo scritti in piena adolescenza e…”





Più sei diretto e meglio è.





Non scrivere: “Mi ricordo che quel giorno pioveva”.





Scrivi: “Quel giorno pioveva”.





Se è un tuo ricordo lo capiremo sicuramente leggendo.





Punti esclamativi e puntini sospensivi



“Scarafaggi pelosi e puzzoni”.





In effetti se usati in sovrabbondanza puzzano parecchio.





I punti esclamativi denotano un’esclamazione. E basta.





Non vanno messi a ogni frase o dialogo né occorre metterne più di uno: in tutti i casi in cui vuoi far vedere che il tuo personaggio è arrabbiato, spaventato o altro, mostralo.





I puntini di sospensione, rigorosamente tre, vanno usati con altrettanta parsimonia: per indicare una frase in sospeso, un’interruzione, eccetera.





Parentesi



Umberto Eco scrive: ” Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso”.





In effetti quando studiavo noiosi testi di diritto evitavo sempre il contenuto delle parentesi perché mi sembrava di importanza minore rispetto al resto.





E purtroppo non sono l’unica a pensarlo.





Meglio quindi ridurne l’utilizzo al solo essenziale.





Virgolette



Se c’è una cosa che odio è quando si mimano le virgolette con le dita.





E lo odio ancora di più quando leggo che un personaggio mima ‘ste virgolette, e pure il dialogo le contiene.





“Preferirei evitare situazioni ‘spiacevoli'” disse Maria mimando le virgolette con le dita.





Orore!





Limita le virgolette ai dialoghi, alle citazioni, a parole dialettali o gergali o tecniche.





Se vuoi enfatizzare qualcosa, usa il corsivo, sempre con parsimonia.





Commenti



Commentare quanto scrivi può andare bene se stai usando un narratore onnisciente e quindi puoi permetterti, diciamo così, di entrare nella storia e dire la tua… però sempre senza esagerare.





Questo succede anche con gli altri punti di vista: limita i commenti, in questo caso, alla prospettiva del personaggio che stai usando.





Se usi un narratore esterno che ne sa meno dei protagonisti, invece, i commenti sono da bandire.





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Cliché, frasi fatte, luoghi comuni



Infarcire il testo di cliché, frasi fatte e luoghi comuni non solo è noioso, ma mostra anche una scarsa fantasia.





Perché limitarti a copiare quanto dice la massa? Qualcosa può anche essere nero come lo schermo spento dell’iPhone e non come il carbone. E puoi sbadigliare come un gattino sazio e non come un leone.





E perché scrivere che ci sono quaranta gradi all’ombra quando puoi dire che fa così caldo che il gelato che hai comprato si è sciolto quasi subito?





Tautologie e pleonasmi



Usi una tautologia se esprimi un concetto usando il medesimo concetto: meglio essere vaghi, dire il meno possibile. Mi fa male il mio piede.





Il pleonasmo è qualcosa di ridondante: scendo giù dalle scale. Entro dentro casa.





Ripetizioni



Il dizionario dei sinonimi è utile in questo caso, però occhio a non esagerare con termini forzati per non avere la ripetizione.





Sento che qualcosa non va come dovrebbe andare. Mi sento stanco, spossato, stremato. Meglio che vada a casa, non mi sento bene.





Riscrivi questa frase usando meno ripetizioni possibili!





Termini e frasi deboli



Secondo la Graziani, noi donne abbiamo tendenza a infarcire i nostri testi di termini… poco coraggiosi.





Frasi di conferma (va bene, no?), dubbi (forse, può darsi), botta e risposta (volete sapere cosa ho fatto ieri? Ho bevuto dieci shottini!), vezzeggiativi e diminutivi (le afferrò le manine e insieme entrarono nella casetta), doppia negazione (non posso dire di non saper guidare).





Sempre la Graziani ci esorta a essere più coraggiose e dirette!





Verbi servili



Potere, dovere.





Se puoi, evitali.





Maria poté andare a casa diventa Maria andò a casa.





Questo articolo dovrebbe piacere diventa Questo articolo piace.





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Published on March 27, 2019 00:00

March 24, 2019

Che cosa contiene la scheda di valutazione inediti?

Che cosa contiene la scheda di valutazione inediti?





In tanti mi contattano per avere una valutazione del loro inedito, quindi ho deciso di scrivere un articolo apposito per spiegare che cos’è questa scheda e che cosa contiene.





Attenzione: ogni editor o agenzia ha un suo… modus operandi. La valutazione inediti di cui ti parlo in questo articolo è quella che faccio io, e io sola

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Published on March 24, 2019 00:00