Emanuela Navone's Blog, page 9
November 24, 2021
3 errori di scrittura da non commettere

Ormai si sa, di errori di scrittura se ne commettono un po’ ovunque, e chiunque, anche lo scrittore più in gamba, non ne è esente.
Certo, alcuni saltano subito all’occhio, anche all’editor in erba; altri invece riguardano lo stile e sono più difficili da scovare.
Ne vediamo tre oggi: mi raccomando, evitali!
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Ad esempio:
Quasi
Un tantino
Un po’
Alquanto
Al punto giusto
Troppo
Molto…
Oltre a risultare ripetitivi (non conto gli “un po’” e i “molto” che spesso trovo in alcuni testi!), sono superflui e, come scrivevo prima, appesantiscono.
Di solito esiste sempre il termine più preciso che ci permette di evitare questi vocaboli deboli, garantendoci così un’economia nella scrittura. Ossia: se possiamo dire la stessa cosa con meno parole, perché non farlo?
Mi sento molto stanco = mi sento esausto
Sono alquanto arrabbiato = sono furioso
È troppo felice = è raggiante
Un colore molto rosso = un rosso granata/carminio, un color granata/carminio
Verbi deboliAnche alcuni verbi sono deboli e appesantiscono.
Spesso, poi, se impiegati in un certo modo rendono il significato contrario di ciò che si vuol dire.
Alcuni esempi:
Provare a
Tentare/cercare di
Iniziare/cominciare a
Verbi di questo tipo vengono usati soprattutto all’orale, e per questo motivo poi traslati nello scritto. In quest’ultimo caso, però, funzionano solo in contesti ben precisi, che vediamo fra poco.
Usare questi verbi è sintomo di una scrittura incerta, debole, e noi non vogliamo che la nostra scrittura sia così, giusto?
Perché provare a chiamare una persona se possiamo chiamarla subito?
Anche perché si creerebbe un controsenso: Mario provò a chiamare Luisa. Quando rispose, le disse che avrebbe tardato.
Provare (come cercare, tentare, sebbene con alcune sfumature) vuol dire fare una prova, nel caso del nostro esempio provare a chiamare Luisa. Ma se questa risponde, non è più una prova!
Il verbo è corretto se la frase fosse così: Mario provò a chiamare Luisa, ma il cellulare risultava spento.
In questo caso, Mario ha fatto una prova, ma non è andata a buon fine.
Con iniziare/cominciare è più o meno lo stesso: perché scrivere che Mario inizia a fare qualcosa se può farla direttamente?
Mario iniziò a fare le valigie, poi andò in cucina.
Se Mario ha fatto le valigie, è meglio mettere: Mario fece le valigie, poi andò in cucina.
Soltanto se qualcosa lo interrompe possiamo utilizzare “iniziare”: Mario iniziò a fare la valigie, poi sua moglie lo chiamò e dovette raggiungerla in cucina.
Vocaboli genericiQui siamo di fronte a vocaboli non deboli, ma generici.
Ossia, dicono tutto ma non dicono niente.
Tipici di una scrittura raccontata e non mostrata, lasciano il lettore indifferente, il quale qualche riga sotto ha già dimenticato tutto.
Bellissimo/a
Delizioso/a
Stupendo/a
Bruttissimo/a
Cosa/qualcosa
Il tutto…
Quante volte ti è capitato di leggere di un uomo bellissimo che insieme a una donna stupenda si gusta una cena deliziosa?
O di qualcosa che non funziona, e quindi bisogna aggiustare la cosa, sistemare il tutto…?
Tutti questi termini sono vaghi e non dicono nulla. Un personaggio è bellissimo, stupendo, bruttissimo, ma perché? Che cosa lo rende tale? E soprattutto per chi? Può esserlo per lo scrittore, ma magari agli occhi di chi legge è un mostro.
Usare i superlativi forse sembrerà sinonimo di essere più precisi, ma in questi casi la soluzione è: mostrare, mostrare, mostrare. Sarà poi il lettore a giudicare se Mario è bellissimo/bruttissimo e così via.
E il vocabolo “cosa”/”qualcosa”? Quante volte lo usiamo impropriamente? Tante, troppe.
Idem per “il tutto” e simili, come “tutto questo”, “tutto ciò”. Ma tutto ciò che cosa?
Se puoi, cerca sempre un termine più specifico: situazione, problema, soluzione, o ancora più specifico, inerente a quello che stai scrivendo.
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November 9, 2021
Perfetta sinonimia? Non del tutto!

Occorre grande attenzione nell’utilizzo dei sinonimi. Sì, dappertutto leggiamo che è meglio usare un sinonimo per evitare ripetizioni…
… ma siamo davvero sicuri che il sinonimo scelto equivalga davvero alla parola che vogliamo sostituire?
Ebbene sì, la perfetta sinonimia, spesso, non esiste.
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Fin qui, tutto sembra farci intendere che, in effetti, due sinonimi hanno lo stesso significato. Quindi, dire gridare o dire urlare è la stessa cosa.
Approfondendo il concetto, però, e soprattutto dal punto di vista della linguistica, scopriamo che non è così. Secondo Treccani, “[l]a linguistica ha appurato come la sinonimia assoluta sia inesistente: anche in casi come viso-volto-faccia, opposto-contrario, scuro-buio, testardo-ostinato-caparbio-cocciuto, porta-uscio. Ciascuna parola infatti presenta caratteristiche proprie relative a componenti semantiche, livelli stilistici, ambiti d’uso, diffusione geografica ecc., che la rendono, sia pure di poco, diversa dalle altre vicine.”
Gridare e urlare, allora, sebbene con lo stesso significato fondamentale, hanno quella sfumatura diversa che li rende… quasi-sinonimi.
Meglio quindi verificare con il vocabolario se il vocabolo che abbiamo scelto abbia davvero il significato che ci serve.
Alcuni esempi di quasi-sinonimiQui di seguito troverai alcuni esempi di quasi-sinonimi che ho ricavato dal dizionario Zanichelli.
Chi parla e agisce con moderazione, giudicando pro e contro, opportunità è vantaggi, è una persona prudente.Una persona prudente ma anche sagace e con l’intuito di comprendere persone e situazioni, e agire di conseguenza, è accorta.Narrare fatti, veri o di fantasia, a voce o per iscritto. È di uso più elevato e riguarda esposizioni di un certo rilievo.Raccontare fatti di vita quotidiana. Ciò che deriva da un’azione è un risultato.Ciò che deriva da un’azione, ma mettendo in risalto il processo casuale all’origine del risultato, è l’effetto.Spaccare è separare qualcosa in due o più parti, usando violenza e (anche) con un oggetto contundente.Squarciare è aprire qualcosa con violenza, provocando ingenti danni, o distruggendo.Se provo avversione per qualcuno sto sperimentando un sentimento di antipatia, fastidio, anche ostilità.Se questa avversione è totale e molto intensa, allora sto provando odio.Il pregiudizio è un’idea errata e anteriore alla conoscenza di fatti o persone, basato su convincimenti o luoghi comuni.Il preconcetto è sempre un’idea errata e anteriore alla conoscenza di qualcosa, ma è basato su una valutazione personale.Un luogo lontano dal resto del mondo e difficile da raggiungere è un luogo sperduto.Un luogo lontano, difficile da raggiungere e senza legami e contatti con l’ambiente che lo circonda è un luogo isolato.Ciò che avviene per caso, che non è preordinato, è casuale.Ciò che avviene per caso, che non è preordinato, ma che può anche avvenire saltuariamente, è occasionale.Tagliare qualcosa in un solo colpo, di netto, è recidere.Se recido con violenza, soprattutto una parte del corpo, lo sto mozzando.Parlare con qualcuno in tono disteso, di argomenti vari, è conversare.Parlare con qualcuno in tono disteso, di fatti banali, pettegolezzi, è chiacchierare.L'articolo Perfetta sinonimia? Non del tutto! proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
November 7, 2021
Impaginare con InDesign: le basi

Se vuoi che il tuo libro cartaceo abbia una veste grafica accattivante, è doveroso usare un programma di impaginazione professionale anziché Microsoft Word o LibreOffice. Infatti, con software come InDesign (o Xpress) avrai accesso a molteplici funzionalità che i “normali” programmi di scrittura non hanno.
Siccome per un neofita l’area di lavoro di InDesign può sembrare invalicabile come il Morannon, ho pensato a una guida concisa e mirata ad aiutarlo a muovere i primi passi in questo programma.
Pronto?
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"young lady typing on keyboard of laptop in living room","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-4050315" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Vlada Karpovich on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." loading="lazy" width="1170" height="780" src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="young lady typing on keyboard of laptop in living room" class="wp-image-8143" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" data-recalc-dims="1" />Photo by Vlada Karpovich on Pexels.comCreare un nuovo progettoAppena apri InDesign, che sia la prima volta o no, ecco come dovrebbe apparirti l’area di lavoro. Ovviamente, se hai una versione più vecchia l’area cambierà sensibilmente, ma poco importa: ci sono comunque tutti gli strumenti.

Al centro trovi qualche modello già preimpostato, per la stampa, per il web o per un dispositivo mobile (sì, con InDesgin puoi anche impaginare un ePub!), e i documenti recenti, se ne hai.
A noi interessa creare un nuovo progetto: clicca quindi su Nuovo file in alto a sinistra (racchiuso nel rettangolo blu).

Anche in questo caso, puoi decidere se partire da dei modelli predefiniti o se cercarne qualcuno online, o ancora, se decidere tu margini, formato, eccetera.
Poniamo ad esempio che vuoi pubblicare un cartaceo su Amazon delle dimensioni di 13 cm x 20 cm. Le inserirai in alto a destra, dove vedi la prima freccia (nel mio caso l’unità di misura sono i millimetri, ma puoi cambiarla, inserendo anche i pollici, utili per Amazon).
Stabilisci l’orientamento e quante pagine avrà il tuo libro (metti un numero indicativo, potrai sempre aggiungerne durante il lavoro). Ricordati di spuntare “Pagine affiancate”, di modo di averle una di fianco all’altra, proprio come un vero libro (lo vediamo subito). Scegli se per caso vuoi delle colonne (per un romanzo non servono), e i margini.
Una volta impostato tutto, clicca su crea!
L’area di lavoro
Ed ecco qui la tua area di lavoro!
Logicamente, tu vedrai delle pagine bianche, io invece ho aperto una base di impaginato per libri cartacei per mostrarti come, spuntando l’opzione “Pagine affiancate”, sia facilissimo vedere come viene il libro, e soprattutto per collocare le pagine bianche, il colophon e il titolo nella giusta maniera, e per far iniziare il primo capitolo a sinistra.
Vediamo innanzitutto cosa può servirti per muovere i primi passi.
Oltre al menu in alto, ne hai anche uno a sinistra e uno a destra.
Il menu a sinistra ti consente di inserire le caselle di testo (il pulsante con la T) e di navigare (pulsanti con la freccia e con la manina), oltre ad altri elementi che però in questo momento non ti servono e ti confonderebbero soltanto.
Ben più interessante (e fondamentale appena si crea un nuovo documento) è il menu a destra.
Tralasciando le CC libraries, concentriamoci sulle due tendine: Pagine e Proprietà.
È da lì che partirai per costruire lo scheletro del tuo libro!
Il menu pagine
Questa è la struttura del tuo libro.
Nella parte superiore, la numero 2, sono presenti le pagine del tuo libro. Nel mio caso ci sono solo sei pagine, ma potrebbero essercene cinquanta come duecento.
Concentriamoci però sulla parte superiore, dove vedi il numero 1 in rosso.
È la sezione dedicata alle mastro.
Che cos’è una mastro?
La mastro ti permette di costruire lo scheletro del tuo libro, evitando di volta in volta di doverlo fare manualmente. Ad esempio, puoi avere una mastro per le pagine con i titoli dei capitoli, una mastro per il testo, una per le immagini… e così via.
Vediamo un esempio.

Ecco una mastro costruita per la prima pagina di ogni capitolo.
Al numero uno troviamo una casella di testo per il titolo (es. capitolo uno, 1, capitolo I, e così via), al numero due la casella di testo dove andremo a inserire il testo del capitolo. Il numero tre è invece la casella di testo per i numeri di pagina.
Il rettangolo di colore rosa scuro che vedi intorno alla pagina sono i margini che hai dato al libro nel momento in cui ideavi il nuovo progetto. Nel mio caso, siccome lascio i margini predefiniti di InDesign e li costruisco a mano in ogni mastro, vedi anche delle linee blu: sono le mie linee guida. Per il momento, però, tu stabilisci i tuoi margini all’inizio del nuovo progetto, così da non confonderti le idee.
Per inserire nella pagina mastro (nel nostro caso, quella dedicata alla prima pagina di ogni capitolo) le caselle di testo, clicca nel menu a sinistra sull’icona con una T. Proprio come una casella di testo di Word o LibreOffice, trascinala sulla pagina. Comparirà una casella come quelle che vedi nell’immagine poco sopra.
Non ti serve scrivere nulla, al momento. Nel mastro vanno inserite le caselle di testo, eventuali immagini, e i numeri di pagina.
Ecco, riguardo a questi ultimi, InDesign è più rigido: devi infatti creare come al solito una casella di testo (attenzione a che sia centrata! Puoi aiutarti con le linee guida oppure crearne una che va da un margine all’altro, come per le altre caselle), andare sul menu in alto, cliccare sulla tendina Testo, poi Inserisci carattere speciale, Indicatori e infine Numero di pagina corrente.
Comparirà una lettera (nel mio caso la A). Non preoccuparti: sull’area di lavoro compariranno i numeri di pagina, sulla mastro la lettera è soltanto l’indicatore che lì andranno inseriti i numeri di pagina.
Come applicare la mastro alla paginaUna volta impostate tutte le mastro, occorre applicarle alle pagine.
Niente di più facile!

Sempre sul menu Pagine, posiziona il cursore su una mastro (nel mio caso è posizionata su Mastro B). Tenendo premuto il tasto sinistro del mouse, trascina la pagina mastro sopra una delle tue pagine. Se la mastro è correttamente applicata, in alto a destra sulla pagina dovrebbe comparirti una lettera (nel mio caso C): è la lettera della mastro applicata.
Dall’anteprima noterai come, applicando mastro diverse, anche l’anteprima sarà diversa: ad esempio, nell’immagine che vedi qui sopra, la mastro C è una mastro vuota che ho usato per le pagine bianche, colophon, titoli, la mastro B è la solita, quella per la prima pagina di ogni capitolo (aguzzando la vista noterai le linee guida).
Le proprietà: definire uno stileUltimo punto perché tu possa muovere i primi passi su InDesign e creare la struttura del tuo libro: il menu proprietà.

Ti vedo già tirare un sospiro di sollievo: finalmente qualcosa di conosciuto!
Sì, perché questo menu è molto simile a quello di Word o LibreOffice: puoi infatti decidere colore, font, grandezza, rientri, formattazione… e tutto in un unico menu.
Poco sopra c’è poi la parte dedicata agli stili: soffermiamoci per qualche minuto.

Anche qui, è come Word o LibreOffice! Infatti, potrai creare un nuovo stile da usare per titoli, paragrafi, citazioni, didascalie e chi più ne ha più ne metta. Comodissimo, soprattutto per evitare di dover formattare il testo ogni volta.
Ti basta andare sull’icona del paragrafo (a destra) e cliccare: comparirà un menu a tendina, vai su Stili di paragrafo e si aprirà un’altra finestra (vedi sotto).

Qui potrai creare lo stile di paragrafo che più preferisci, per poi applicarlo al testo.

Per applicarlo al testo, torna sul menu Proprietà. Seleziona il testo a cui vuoi applicare uno stile e dal menu a tendina scegli lo stile che più preferisci. Et voilà 
ConclusioniQuesta prima guida non è esaustiva e serve solo a far capire come muoversi nell’area di lavoro di InDesign, soprattutto se si è completamente a digiuno di questo software. Seguendo alla lettera queste indicazioni, però, hai già una buona base di partenza per iniziare poi l’impaginazione vera e propria.
Impaginare senza aver delineato una o più mastro e gli stili è deleterio, perché, come vedremo nella prossima guida, InDesign non è un software di scrittura ma di impaginazione, e non funziona come Word o LibreOffice. Senza una mastro e uno stile, ti toccherà di volta in volta definire tutto tu perché, a parte i margini, la tua pagina sarà completamente vuota.
Per il momento, però, ti lascio bazzicare nella tua area di lavoro: tra creazioni di mastro e di stili ne avrai per un bel po’ 
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November 3, 2021
Gli errori di grammatica (ancora) più diffusi

Gli errori che più fanno storcere il naso a editori, agenti letterari e lettori sono gli errori di grammatica.
Refusi e sviste sono più tollerati; gli errori di grammatica no.
Purtroppo sono ancora molto diffusi, nonostante numerosi professionisti si sgolino dappertutto dicendo che così non va bene.
Meglio, quindi, fare un (altro) ripasso.
quinntheislander/PixabayGli errori di grammatica (ancora) più frequentiSìSi “Vai al mare domani?” “Sì.”Il sì affermativo vuole sempre l’accento.Mario si è stancato.
Il si senza accento è un pronome riflessivo.DaDa’ e dàVengo da Genova.
Il da non accentato e senza apostrofo è una preposizione semplice.L’aria mi dà fastidio.
Da’ una mano a tua madre.
Dà accentato è la terza persona del verbo dare.
Da’ con l’apostrofo è l’imperativo del verbo dare.Un altroUn’altraMario è un uomo di cuore.
Articolo indeterminativo maschile. Non vuole l’apostrofo.È arrivata un’ambulanza.
Articolo indeterminativo femminile. Vuole l’apostrofo.FaFa’Matteo fa i compiti.
Fa senza accento è la terza persona del verbo fare.
Attenzione! La terza persona del verbo fare, a differenza della terza persona del verbo dare, NON vuole l’accento, quindi fà non esiste.Matteo, fa’ i compiti.
Imperativo del verbo fare.AffiancoA fiancoAffianco mia madre nel suo dolore.
Affianco tutto attaccato è la prima persona del verbo affiancare.A fianco della casa.
Locuzione (a fianco di).
Scrivi “Mi siedo a fianco di Mario” e non “Mi siedo affianco a Mario”!InfondoIn fondoTi infondo coraggio.
Infondo tutto attaccato è la prima persona del verbo infondere.In fondo, che c’è di male?
Locuzione avverbiale.
Non scrivere: “Infondo, che c’è di male?”!Po’PoHo un po’ caldo.
Troncamento di poco. Se tronchi poco, non mettere mai l’accento. Pò non esiste!Il Po scorre tranquillo.
Il Po è il principale fiume di Torino. Non va scritto né con l’apostrofo né con l’accento (ma con la maiuscola!).NeNéUn gelato? Ne ho proprio voglia!
Ne senza accento è un pronome personale o un avverbio di luogo (Ne è uscito solo ieri).Non ho né fame né sete.
È una negazione. La negazione vuole l’accento acuto (é). La forma nè non esiste.Altri errori…Propio al posto di proprio,Pultroppo al posto di purtroppo,Avvolte al posto di a volte,Per’altro al posto di peraltro,D’accapo al posto di da capo,Linguine al posto de “l’inguine”,Perora al posto di per ora,Stà al posto di sta,Sopratutto al posto di soprattutto,A lavoro al posto di al lavoro,Li al posto di lì.
Ho dimenticato qualcosa?
Sicuramente sì! Allora, scrivi un commento con gli errori che ti è capitato di trovare e che non sono in questa lista!
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October 26, 2021
Esce oggi “Mission Laghee” di T. Nevraski

Il racconto si snoda tra Panarìa, paese sanguigno siciliano, e le sponde, fredde e compassate, del lago di Como. I due personaggi, il maresciallo Mineco e il suo braccio destro appuntato Mimmo Gettinu, si recano al Nord, sotto mentite spoglie, per indagare, dopo il ritrovamento di un cadavere sotterrato nel podere di Gioanninu u scuntrusu.
Il morto, sfortuna vuole, indossa una camicia di seta con un indizio che richiama la città di Lecco.
È questo il pretesto che costringe il maresciallo e l’appuntato a varcare lo stretto di Messina, per dirigersi nel luogo lasciato dieci anni prima senza rimpianti, con la ferma ma errata convinzione che mai e poi mai ci sarebbero tornati. Il susseguirsi di peripezie nella loro, a volte, esilarante drammaticità, coinvolge i due personaggi in un ambiente nel quale una piramidale organizzazione ha il controllo dello spaccio della droga sul territorio lacustre. La nuova illegale attività, oggetto di facili guadagni, ha sostituito il contrabbando di sigarette dalla vicina Svizzera. Per il maresciallo Mineco il 1984 è un anno da dimenticare, perché nel corso dell’indagine riceve una notizia che lo sconcerta.

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October 19, 2021
Oggi parliamo di editing

Rodolfo Monacelli, di Vendere un Libro, mi ha intervistato durante la diretta Facebook di giovedì scorso sul gruppo Vendere un libro.
Abbiamo chiacchierato della mia professione, editor, e soprattutto del diretto interessato: l’editing.
** la registrazione dell’intervista mi è stata gentilmente concessa da Rodolfo ed è visibile, oltre che qui sotto, sul gruppo Facebook Vendere un libro, che ti consiglio di seguire perché troverai molti spunti di marketing per il tuo romanzo o manuale
**
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October 13, 2021
Pleonasmi e tautologie: come riconoscerli (e come evitarli)

Un bravo scrittore non deve soltanto saper elaborare e costruire una buona storia con una trama solida e dei personaggi accattivanti; deve anche avere uno stile di scrittura il più possibile pulito e fluido.
Proprio per questo, occorre evitare alcuni elementi che appesantiscono, come, nel caso dell’articolo di oggi, i pleonasmi e le tautologie.
Pleonasmi e tautologie, cosa sono?Secondo Le bon usage di Maurice Grevisse e André Goosse, il pleonasmo, o tautologia, è “il fatto di esprimere più volte, volontariamente o no, la stessa informazione nella frase”.
In pratica, senza accorgercene, a volte rischiamo di dire la stessa cosa più volte.
Spesso, appunto, involontariamente; altre volte utilizzando alcune espressioni ormai entrate nel linguaggio comune e che non ci sembrano sbagliate, quando in realtà andrebbero evitate.
Alcuni esempiEntrare dentro
Uscire fuori
Applaudire con le mani
Annuire con la testa
Stringere i pugni delle mani
Abolire interamente
Apparenza esteriore
Panacea universale
Monopolio esclusivo
Duna di sabbia
Rifare di nuovo
Dunque, di conseguenza
Vedere con i propri occhi (anche se è accettato come rafforzativo)
Collaborare insieme
Prevedere in anticipo…
… e così via.
Ci sono poi pleonasmi più sottili, diciamo, come ad esempio “conoscere qualcosa che ci è ben noto”, o “intrinsecamente di natura propria”, “se invece, al contrario”, e via di seguito, che è più difficile scovare se non si ha un occhio… allenato.
Una volta conosciuti, comunque, è facile e veloce rimuovere tutti i pleonasmi.
Attenzione! Non serve, adesso, correre sul proprio testo e cancellarli indiscriminatamente: alcuni possono essere accettati come rafforzativo, come il già menzionato “vedere con i propri occhi”.
E tu, che pleonasmi conosci? Scrivimelo nei commenti!
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October 6, 2021
Recensioni del passato: “Raccontami un giorno perfetto” di Jennifer Niven

Siccome sto per cancellare il mio vecchio blog, “L’antico calamaio”, e non voglio perdere le recensioni lì presenti, ho deciso di riproporre le migliori qui.
Spero sia un modo per stuzzicare la tua curiosità e spingerti ad acquistare quello che per me è stato davvero un libro che ha meritato di essere letto.
Oggi propongo la mia recensione di Raccontami di un giorno perfetto di Jennifer Niven.
È una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani d’altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del loro Paese e l’amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a rimanere indelebile nella memoria sarà l’incanto di una storia d’amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti.
Quel genere d’incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare.
“Raccontami di un giorno perfetto” (“All the bright places” il titolo originale) apparentemente può sembrare un classico young adult, dedicato, quindi, ad adolescenti e che tratta di temi “da adolescenti”. In realtà è molto più complesso. Anche qui, come spesso accade ultimamente in altri romanzi di cui ho letto la trama, vengono toccati temi forti, come il suicidio, la violenza famigliare e la sopravvivenza alla morte di una persona amata. Tutti argomenti da prendere con le pinze, con le implicazioni che portano. La Niven ha avuto un modo di trattare questi temi che mi è piaciuto molto: con un pizzico di umorismo sparso qua e là, per abbassare la soglia di tensione che essi spesso recano con sé. Umorismo, ma anche tanta, tanta tristezza. Uno di quei libri che, quando l’hai terminato, rimani anche tu un po’ sospeso tra realtà e finzione, e ti poni delle domande. A voi è mai capitato di porvi qualche domanda una volta terminato un romanzo, magari qualcosa che non avete capito bene? Beh, a me capita spesso. E la domanda che mi sono posta una volta chiuso questo libro è stata: “Perché?“
Theodore Finch e Violet Markey sono due adolescenti tanto lontani quanto vicini: lui, afflitto da anni da una forma di depressione che lo porta spesso a sembrare quasi bipolare, con un padre che li ha abbandonati per accasarsi da un’altra parte e che conserva comunque una vena violenta; lei, ex cheerleader e amministratrice di un sito online, famiglia perfetta, che ha visto morire l’anno precedente sua sorella, Eleanor, in un incidente in macchina, e che vorrebbe scomparire anch’essa. Due ragazzi che devono fare i conti, ogni giorno, con i loro fantasmi personali. I loro destini si incrociano un giorno, sulla torre campanaria della scuola, dove entrambi si recano per vedere “com’è la vita da lassù”; in realtà, entrambi sembrano avere tutt’altra motivazione. Il loro incontro cambierà la loro vita. È come un fulmine a ciel sereno, quell’agognata ma temutissima freccia di Cupido che si insinua piano piano nel loro cuore. Le loro vite si intrecceranno ancora di più al momento di svolgere una ricerca per la scuola, inerente a tutti i posti più importanti dell’Indiana, il loro Stato. Per Violet e Finch, che la svolgeranno in coppia, sarà anche un nuovo inizio: Violet piano piano uscirà dal guscio nel quale si è rinchiusa dopo la morte della sorella, e Finch riuscirà a “stare sveglio”, a non cadere in uno stato di apatia da lui chiamato il Grande Sonno. La loro relazione sarà un crescendo di emozioni, fino a quando…
Non voglio fare spoiler, ma devo ammettere che la parte che mi ha lasciata più basita è stata la fine. Lo ammetto, per metà libro, pur apprezzando molto lo stile di scrittura, mi sono spesso trovata a sbuffare tra me e me, dicendo: “Che noia, il solito romanzo-pacca rosa strappalacrime” e così via. Non gli avrei dato più di due stelline, ragionando in classifiche. Mi sono dovuta ricredere. Sono molto sentimentale, e le emozioni forti mi fanno star male, ma da tanto tempo non mi commuovevo leggendo un libro. Tanto da continuare a esserlo dopo averlo letto. E una domanda mi frullava – e mi frulla – in testa: “Perché?” Perché le cose sono andate così? Non esistevano altre alternative? Non lo saprò mai.
Parliamo dei personaggi principali, Violet e Finch. Se devo essere nuovamente sincera, subito non ho amato il caro Theodore: mi è parso come uno sbruffone con un ego leggermente grande. Davvero, mi sono chiesta: ma che vuole sto tizio? Si crede di essere di essere così simpatico? Io lo manderei a quel paese, etc. etc. Non mi piaceva come ragionasse su Violet, decidendo per lei, balzando nella sua vita dall’oggi al domani e pretendendo di aiutarla, senza peraltro conoscerla del tutto. In realtà, Theodore Finch non è né un personaggio complesso con tendenze bipolari o egocentriche, né un fidanzato possessivo iper-geloso (per citare l’esempio di Hardin in After). Finch è un semplice ragazzo con una brutta situazione famigliare alle spalle e con un forte problema depressivo che lo porta spesso a essere aggressivo, alternando fasi di profonda apatia (ma su questo punto non capiamo molto, la Niven si limita a parlare di Grande Sonno e di Risveglio). Un ragazzo che nasconde la sua vera essenza dietro una maschera che si è costruito e che spesso cambia (“Finch anni Ottanta”, “Finch il cazzone”, etc.). Lui vorrebbe essere come gli altri, e non diventare spesso lo zimbello della scuola, il “Fenomeno”, lo “schizzato”. Proprio per questo, quando incontra Violet, e nota che lei non lo guarda né con scherno né disprezzo, sente che c’è qualcosa tra loro. Ovviamente, il legame che li accomuna è lo stesso desiderio che li ha spinti entrambi a salire sul campanile della scuola, ovvero lasciarsi tutto alle spalle per gettarsi nell’infinito.
Violet è, invece, l’esatto opposto. Dopo la morte della sorella, Violet non vive più. Sopravvive. Ogni giorno, con meticolosità, annota sul calendario i giorni che le mancano al diploma. La sua è ormai un’esistenza nell’ombra, nel tentativo di diventare invisibile. Cerca di schivare qualsiasi attività ricorrendo a Circostanze Attenuanti. Non guida più, né esce con i soliti amici. Anch’ella cambierà drasticamente dopo la conoscenza di Finch: sarà lui a far uscire “Ultraviolet” (com’egli la chiama) dalla grotta nella quale si era rifugiata. Una rinascita, anche per lei. Ho apprezzato molto il personaggio di Violet. Così delicata ma al contempo così forte, lei rappresenta l’emblema del “sopravvissuto”, di chi resta al mondo dopo che una persona cara se ne è andata. Lei ha un fardello alle spalle, che porterà con sé per sempre. Eppure, nonostante le Circostanze Attenuanti, Violet è forte. Sa che, prima o poi, dovrà ricominciare a vivere, nonostante tutto.
In definitiva, un romanzo che mi è davvero piaciuto: mi ha commossa, mi ha fatta pensare. Non è una di quelle letture che fai per rilassarti o che portavi sotto l’ombrellone alla spiaggia. È una lettura scorrevole, sì, ma anche impegnativa, su temi che nessuno di noi vorrebbe mai affrontare di persona. Purtroppo, spesso sono cose che capitano, e che portano a chiederci: “Com’è la vita, dopo? Com’è la vita per un sopravvissuto?” Ecco, Raccontami di un giorno perfetto parla proprio di questo.
L'articolo Recensioni del passato: “Raccontami un giorno perfetto” di Jennifer Niven proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
October 3, 2021
KDP vs autore

Kindle Direct Publishing offre molti spunti di promozione per un autore autopubblicato.
Ci sono però degli strumenti che spesso funzionano meglio di altri, e li vediamo oggi.
Perché KDP vs autore?Forse te lo sarai chiesto.
Nulla di così segreto né… battagliero.
Semplicemente, analizzando le varie promozioni permesse da KDP nel mercato italiano, alcune sono a discrezione dell’autore, altre invece di Amazon (per chi non lo sapesse, infatti, KDP è il servizio di pubblicazione di Amazon per ebook e cartacei).
Infatti, se per le sponsorizzazioni, le promozioni, il contenuto A+, la gestione della pagina Author Central, o l’adesione a Kindle Unlimited, la scelta è dell’autore e pure la libertà su cosa fare, che prezzo scegliere, che cosa scrivere e così via; per altri strumenti, invece, sarà Amazon a decidere.
Sto parlando della candidatura per le offerte lampo, del mese e per il Prime Reading.
Vediamo come funzionano, e perché è Amazon a decidere.
Le offerte Kindle e Prime ReadingSe bazzichi su Amazon, conoscerai sicuramente le offerte lampo Kindle e le offerte del mese.
Ogni giorno, e ogni mese, Amazon seleziona un numero di ebook da offrire a costo ridotto per un breve periodo o per il mese intero. Uno strumento davvero interessante e che rende visibile il tuo libro del 200% in più rispetto al solito (a meno che tu non sia uno scrittore bestseller, con già molta visibilità).
La scelta degli ebook è a discrezione di Amazon, come si evince dalle FAQ su KDP: “Puoi proporre due titoli idonei alla volta per le offerte Kindle e un titolo alla volta per Prime Reading. Le candidature non garantiscono la registrazione. Le offerte Kindle e Prime Reading hanno uno spazio limitato e non tutti i titoli candidati verranno selezionati per partecipare. Se selezioniamo il tuo titolo, ti invieremo un’e-mail con i dettagli e potrai accettare o rifiutare l’offerta.”
Se però il tuo ebook viene accettato… be’, ne trarrai ottimi profitti.
Dopo ti mostrerò perché.
Per candidare il tuo ebook basta andare su Marketing, dopo essere entrati nella pagina personale di KDP, e scorrere la pagina fino in fondo.

Puoi candidare alla volta due ebook per le offerte Kindle e un ebook per Prime Reading.
Il meccanismo è il medesimo per l’iscrizione a Kindle Unlimited: la candidatura si rinnova ogni 90 giorni a meno che tu non decida di disattivarla; in ogni caso non è possibile annullare una candidatura prima della scadenza.
Puoi quindi decidere tra i vari ebook e candidarli. È difficile essere selezionati, non te lo nascondo, e Amazon dà poche indicazioni al riguardo circa i criteri di selezione: “Nella selezione dei titoli per le offerte Kindle e Prime Reading vengono tenuti in considerazione diversi fattori, tra cui le candidature e l’interesse dei lettori. Tra i segnali di interesse dei lettori figurano recensioni, vendite, richiesta generale e tempistiche (letture estive, festività, ecc.).”
Tuttavia, è bene non demordere, perché se selezionati i risultati arrivano, eccome.
Promozione self vs offerta KindlePer darti un’idea dell’utilità di candidare i tuoi ebook alle offerte Kindle, prenderò come spunto la mia recente esperienza con un’offerta lampo Kindle a cui ha partecipato il mio “Prontuario di editing”. È quasi un anno che candido i miei libri alle offerte, e solo qualche giorno fa hanno selezionato uno dei miei titoli.
Di tanto in tanto, decido di avviare una promozione e di mettere uno dei miei ebook a 99 centesimi, per un giorno o più. Di solito i risultati sono più deludenti che altro: qualche copia venduta in più rispetto al solito, ma nulla di che.
Niente a che vedere con l’offerta lampo Kindle: la visibilità è veramente del 200% in più, e le vendite raddoppiano. Nel mio caso, in un solo giorno ho venduto quasi 300 copie (che per un autore bestseller sono bazzecole, ma che per una sconosciuta come me è manna dal cielo). Interessante, no?
10 vendite vs 300 vendite. Autore vs KDP.
A questo punto mi chiedo: e le offerte del mese? Quanta visibilità ha un ebook se riesce a essere selezionato per un mese? Ti è mai capitato? Raccontami la tua esperienza!L'articolo KDP vs autore proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
September 29, 2021
Tre programmi per impaginare che devi assolutamente conoscere

Impaginare un libro, soprattutto se si è autopubblicati, è fondamentale.
Ed è fondamentale farlo bene per evitare lavori raffazzonati o troppo caserecci che sarebbero subito sinonimo di scarsa professionalità.
Ecco tre programmi che devi assolutamente conoscere e, magari, sperimentare.
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Sei mastichi un po’ questi programmi, puoi anche usarli per impaginare i tuoi libri cartacei, e anche e-book (anche se adesso Amazon KDP offre un programma gratuito che creerà automaticamente gli e-book da documenti Word o Libre Office).
In effetti, se ben padroneggiato Word o Libre può portare a ottimi risultati grafici. Certo, non ha la scioltezza di software appositi, come quelli che vedremo adesso, ed è anche molto rigido in alcuni aspetti (ad esempio i numeri di pagina e la formattazione dei paragrafi, sui quali occorre agire spesso manualmente, oppure è proprio difficile farlo), ma va bene per avere un buon impaginato senza pretese ma godibile alla vista. Certo, se devi inserire immagini e altre cose grafiche iniziano a esserci dei problemi, per la rigidità di cui ti parlavo prima.
Pregi: semplice da usare, Libre Office è gratuito, poche pre-impostazioni (il che è ottimo per chi non ha troppe pretese)
Difetti: rigidità, poche pre-impostazioni (la mancanza di pagine mastro in caso di libri con grafiche complesse è un problema non da poco)
Quark XpressI graficomani lo considerano ormai obsoleto, invece io l’ho usato per anni, prima di passare a un altro programma, e mi sono trovata sempre bene, sia per libri illustrati (ad esempio per bambini), sia per saggi, romanzi e riviste.
Quark Xpress è un vero e proprio programma di impaginazione che ti permette di creare qualsiasi documento grafico, da volantini a copertine di libri e riviste. Le pagine mastro permettono di creare la griglia di ogni elemento del testo, come le pagine dedicate ai titoli e quelle al testo, o alle immagini o a quant’altro, evitandoti di dover sempre crearle tu. Con un semplice clic inserisci i numeri di pagina, e con un altro li elimini.
Di contro, come tutti i software professionali, Xpress ha un costo davvero elevato e potrebbe non funzionare su PC a basse prestazioni, con poca RAM o vecchiotti, dove ha tendenza ad andare in crash ed è molto lento all’avvio.
Inoltre, poiché ha un’interfaccia diversa da Word o Libre Office, le prime volte in cui lo usi potresti avere delle difficoltà a interfacciarti con i menu e a trovare gli strumenti.
Pregi: professionale per impaginare qualsiasi documento, ottime pre-impostazioni, intuivo e veloce da usare dopo averci preso la mano
Difetti: costo elevato, bassa funzionalità su PC più vecchi o lenti, difficile da capire le prime volte
Adobe IndesignLa suite Adobe è sempre una garanzia. Uso da quasi quindici anni ormai Photoshop e non potevo non iniziare a usare anche Indesign per impaginare. L’interfaccia grafica è molto simile a Quark Xpress, rispetto a quest’ultimo è più apprezzabile da vedere (o almeno, la versione che avevo io di Xpress era davvero bruttina, squadrata, grigiastra…) e soprattutto molto intuitiva, tanto che bastano poche ore per reperire gli strumenti che servono di base, anche se non si ha mai usato un software di impaginazione.
Le ultime versioni di Indesign permettono anche la creazione di ePub funzionali, sia a layout fisso sia con scorrimento del testo. Inoltre Indesign è meno pesante di Xpress e lavora bene su quasi tutti i PC (lo avevo su un vecchio portatile Windows Vista e non mi ha mai dato problemi).
Anche Indesign ha un costo alto, anche se inferiore a Xpress, e in abbonamento (a differenza di Xpress che ha un costo una tantum), mensile o annuale. Il prezzo mensile è più o meno sostenibile (sui 25 euro), anche se è una spesa che avrai sempre, finché userai Indesign. Se sei uno studente o un docente, però, hai l’accesso a tutta la suite Adobe a un prezzo scontato ogni mese.
Pregi: intuitivo, bella grafica, funzionale, facile da usare fin da subito, con possibilità di esercitazioni
Difetti: costo alto, anche in abbonamento, non sostenibile per tutti
L'articolo Tre programmi per impaginare che devi assolutamente conoscere proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.


