Giovanni De Matteo's Blog: Holonomikon, page 31

February 27, 2015

La prossima domanda

Ieri ricorreva il 97simo anniversario della nascita di Theodore Sturgeon, uno dei giganti che troneggiano sulla storia della fantascienza, e Charlie Jane Anders ha voluto ricordarlo su io9 con una sua citazione. Secondo me si tratta di uno dei migliori consigli che siano mai stati dati a uno scrittore di SF. Poniti la prossima domanda.


Ecco la citazione completa:



C’�� un uomo seduto in una caverna che si chiede perch�� gli uomini non possano volare. Bene, questa �� la domanda. La risposta potrebbe non essergli di aiuto, ma la domanda adesso �� stata posta. Qual’�� la prossima domanda? Come? E cos�� da allora e in ogni epoca la gente ha cercato una risposta a quella domanda. Abbiamo trovato la risposta, e adesso sappiamo volare. Questo vale per ogni conquista, sia in tecnologia che in letteratura, poesia, politica o in qualsiasi altro campo.���� tutto l��. Porsi la prossima domanda. E quella che viene dopo.



Theodore-Sturgeon-thoughtful


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Published on February 27, 2015 07:31

February 24, 2015

Spettri armati, nelle foreste della notte

Kepler-186f_small


I tempi sono maturi per entrare nella fase attiva del SETI? Se lo sono chiesti gli scienziati intervenuti dal 12 al 16 febbraio scorso al meeting annuale dell’AAAS, la American Association for the Advancement of Science. Come riferisce Marco Passarello il dibattito �� stato polarizzato tra le posizioni di��Douglas A. Vakoch, psicologo e direttore dell’unit�� del SETI Institute dedicata alla Composizione di Messaggi Interstellari e non a caso sostenitore del METI, ovvero Messaging to Extra-Terrestrial Intelligence,��come viene talvolta definito il SETI Attivo; e, sul fronte opposto, la prudenza dello scrittore di fantascienza David Brin, che ha scoraggiato dal proseguire su questa strada.


In effetti, sono gi�� stati inviati una decina di tipi diversi di messaggi verso poco meno di 30 sistemi stellari, distribuiti in un raggio di 17-69 anni luce dalla Terra (con l’unica eccezione dell’Ammasso Globulare M13, nella costellazione di Ercole, distante circa 24.000 anni luce, che tuttavia non ricever�� mai il messaggio visto che per quell’epoca si sar�� spostato nello spazio dalla posizione che attualmente occupa). Senza contare le trasmissioni radiotelevisive in corso ininterrottamente dal secolo scorso, che pur risultando di difficile separazione dal rumore di fondo sulle distanze astronomiche potrebbero comunque rivelare la nostra presenza a ipotetici osservatori extraterrestri.��Si tratta in definitiva di comunicazioni destinate a restare confinate in un volume (in base ai miei calcoli) di pi�� di sei ordini di grandezza pi�� piccolo del volume complessivo della Via Lattea. In questo volume dovrebbero esserci circa 15.000 stelle, quindi per ogni stella raggiunta da un segnale terrestre ce ne sarebbero 20 milioni nell’intera galassia ancora ignare della nostra presenza.


Ammesso e non concesso che nessuna civilt�� extraterrestre abbia ancora rilevato l’esistenza della Terra, non �� troppo tardi per fermarsi e riflettere meglio sulle possibili conseguenze. Alessandro Vietti, con cui altre volte mi sono trovato d’accordo, classifica dieci diversi tipi di conseguenze di un ipotetico contatto alieno e ne individua due come potenzialmente letali per la sopravvivenza della civilt�� umana. Al suo ragionamento posso contrapporre due argomenti, uno debole e l’altro forte.



Argomento debole: le 10 tipologie elencate non esauriscono tutte le possibilit��. Potrebbero esserci letteralmente centinaia, migliaia di modi diversi in cui potrebbe svolgersi il contatto, e ognuno di essi potrebbe innescare centinaia, migliaia di esiti diversi. I numeri, cos�� come accade per l’equazione di Drake, non ci vengono in soccorso. Anzi, rappresentano un argomento fallace che pu�� essere arbitrariamente piegato alle intenzioni dialettiche di chi decide di servirsene.
Argomento forte: astraendo dai numeri in gioco, �� sufficiente che ci sia un solo predatore in attesa l�� fuori per avere un buon motivo per restare nascosti.��In questo caso, possiamo guardare alla vecchia legge della giungla: le probabilit�� di non venire cacciati��sono proporzionali alla segretezza��del nascondiglio e/o all’efficacia delle tecniche di mimetizzazione adottate.

Ovviamente non sappiamo se c’�� un predatore in azione l�� fuori. Ma da quello che possiamo valutare dopo mezzo secolo di SETI e di tentativi di scrutare nella notte, se qualche civilt�� si �� sviluppata nei paraggi fino a uno stadio tecnologicamente avanzato (ATC), almeno confrontabile con il nostro, probabilmente non sta facendo molto per rendersi riconoscibile. Per dirlo con le parole di Paul Davies, lo strano silenzio che ci circonda non dovrebbe certo incoraggiarci a uscire allo scoperto.


Lo scrittore cinese Liu Cixin parla a questo proposito di “foresta buia”. A quello che potremmo definire Dark Forest theorem��ha dedicato il secondo romanzo della sua trilogia dei Tre Corpi, in corso di traduzione negli USA. Riprendo da una discussione sviluppatasi sul forum di SFF World: “L’universo �� una foresta buia, ogni civilt�� �� come un cacciatore armato, che si muove di soppiatto come uno spettro. Bisogna fare molta attenzione e restare in silenzio, perch�� l�� fuori ci sono innumerevoli altri cacciatori. Se un cacciatore ne scopre un altro, non importa se questo sia un angelo o un demonio, un vecchio o un bambino in fasce, una dea bellissima o un santo illuminato, l’unica cosa che pu����fare �� farlo fuori. In questa foresta, gli altri sono l’inferno, gli altri rappresentano una minaccia eterna. Chiunque riveli la propria posizione sar�� prima o poi spazzato via dall’universo“.


Ci sono valide ragioni, insomma, per��includere il contatto con una ATC extraterrestre nel novero dei rischi esistenziali. E qui mi limito a considerare la minaccia che pu�� derivare attivamente da una civilt�� aliena, considerata come da Liu Cixin alla stregua di uno spettro armato in agguato nella foresta della notte. Ma si potrebbe altrettanto ragionevolmente supporre che l’umanit�� saprebbe benissimo farsi del male da sola, di fronte a un evento epocale di questo tipo, a meno che prima non maturi un’autentica��consapevolezza cosmica.


Lo stesso Stephen Hawking ha ammonito che la storia umana �� ricca di esempi di cosa potrebbe andare storto nell’incontro��con una civilt�� pi�� evoluta. Ed���� una posizione a cui il mio punto di vista si �� progressivamente avvicinato.��Siamo��di fronte a un dilemma di cui �� impossibile valutare vantaggi e rischi. Quindi �� irragionevole avere paura, ma d’altra parte �� saggio mostrare consapevolezza dei rischi. Tanto pi�� in casi di questa portata, in cui il primo passo falso potrebbe essere anche l’ultimo.��In assenza di elementi precisi da valutare, forse l’unica strada percorribile �� fare proprio un principio di precauzione.


Archiviato in:Transizioni Tagged: ATC, civilt�� interstellari, consapevolezza cosmica, Dark Forest theorem, David Brin, Douglas A. Vakoch, equazione di Drake, intelligenze extraterrestri, Liu Cixin, paradosso di Fermi, Paul Davies, SETI, Stephen Hawking, Three-body problem, Uno strano silenzio
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Published on February 24, 2015 15:00

February 22, 2015

Dopo il capitalismo, alla fine dell’inverno di Kondrat’ev

L’altro giorno L’Inkiesta segnalava questo video curato da Ray Dalio: s’intitola How The Economic Machine Works e merita mezz’ora del vostro tempo, racchiudendo nella sua durata tutta una serie di concetti che si sentono citare spesso, specie negli ultimi tempi, e che qui troverete esposti��in forma organica. Dalio �� il fondatore di Bridgewater Associates, il pi�� grande fondo privato d’investimento al mondo, ha anticipato la crisi dei mutui subprime del 2007 e la tempesta del 2008 che ne �� seguita, e negli ultimi anni �� stato pi�� volte indicato da Time e Bloomberg Markets come uno degli uomini pi�� influenti al mondo.



Nel video viene spiegata la natura del capitalismo, con gli effetti determinati dalla logica di scambio (la transazione) su cui si fonda e la necessit�� di sostenerla “a tutti i costi”. E apprendiamo, per esempio, che il valore dei crediti maturati negli Stati Uniti supera di un fattore 27 il volume di denaro circolante: 51 mila miliardi di dollari contro 3 mila miliardi. Forse vale la pena ricordare che ogni credito �� accoppiato a un debito, e diversamente dall’accoppiamento materia-antimateria per essere estinto un debito richiede un’ulteriore iniezione di energia esterna (vale a dire vile denaro), determinato dal tasso d’interesse applicato al prestito. Nella sintesi vediamo tutti i diversi attori del mercato all’opera e��appare inoltre ben delineata la struttura ciclica delle fasi di un mercato capitalistico. Questa ciclicit�� �� intrinseca alla sua natura e risulta dalla combinazione di cicli di debito a breve e lungo termine con la crescita della produttivit��. Quando il valore dei debiti surclassa quello delle entrate si determina una crisi creditizia. Per superare la crisi Dalio individua quattro possibili soluzioni da combinare in una strategia di deleveraging, ovvero di riduzione del debito pubblico e privato:



Taglio della spesa
Ristrutturazione del debito (che si porta dietro lo spettro del default)
Ridistribuzione della ricchezza
Stampa di moneta (con conseguente ascesa del tasso di inflazione)

Alcune di queste sono citate pi�� spesso di altre. A voi decidere perch��.


Gi�� l’economista sovietico��Nikolaj Dmitrievi�� Kondrat’ev��(1892-1936), dapprima stretto collaboratore di Lenin e poi��vittima delle Purghe staliniane, aveva teorizzato i cicli sinusoidali del moderno mercato capitalistico. Dal suo nome questi cicli, per la verit�� pi�� legati all’andamento della produttivit�� ma comunque strettamente legati al fenomeno delle crisi capitalistiche, sono noti come onde di Kondrat’ev o pi�� brevemente onde K. Come si evince dalla rappresentazione schematica riportata qui sotto (tratta da Wikipedia), le onde K alternano periodi di rapida crescita ad altri di sviluppo pi�� lento e vengono innescate da una innovazione di base��in grado di determinare una rivoluzione tecnologica, con conseguente ascesa dei settori da essa interessata.


Kondratiev_Wave


I teorici dei cicli hanno individuato finora cinque onde a partire dalla Rivoluzione industriale:



Rivoluzione industriale����� 1771
Era del vapore e delle ferrovie ��� 1829
Era dell’acciaio, dell’elettricit�� e dell’ingegneria pesante ��� 1875
Era del petrolio, dell’automobile e della produzione di massa ��� 1908
Era dell’informatica e delle telecomunicazioni ��� 1971

 


Attualmente ci troveremmo nella valle della sesta onda, legata al boom dell’information technology, e staremmo attraversando quello che alcuni economisti chiamano l’inverno di Kondrat’ev.


Jeremy Rifkin���� forse tra i pi�� visionari degli economisti in circolazione. Non credo abbia bisogno di presentazioni, specie da queste parti.��Sostiene che il capitalismo sia ormai prossimo al punto di rottura: il sistema economico��attuale sarebbe��diventato cos�� efficace��nell’abbassare i costi di produzione da aver creato le premesse per il suo stesso superamento, con��la distruzione del��tradizionale sistema di produzione incentrato sull’integrazione verticale e la transizione verso “un’economia basata sulla produzione paritaria”.


Secondo��Rifkin �� solo questione di tempo. Personalmente credo che una delle principali cause del fallimento del socialismo sia stata la difficolt�� di pianificare adeguatamente il rapporto tra produzione e consumi. Per�� adesso cominciano a essere disponibili strumenti, in abbondanza e a costi competitivi, per monitorare in tempo reale tutto questo e provvedere di conseguenza agli aggiustamenti del caso. Si pensi agli algoritmi adottati nelle transazioni HFT (high frequency trading): non si potrebbero adottare con altrettanta efficacia al controllo dei consumi energetici, per esempio? O ancora: la riduzione dei costi di produzione di cui parla Rifkin non potrebbe essere gestita a vantaggio della fornitura di beni e servizi a tutta la popolazione, piuttosto che continuare ad alimentare la bolla speculativa dei prezzi?��Sebbene non si possa ancora parlare di superamento della scarsit��, la riallocazione delle risorse pu�� inoltre generare un effetto di mitigazione della scarsit��.


Un sistema agalmico �� la prossima frontiera.


La convergenza delle innovazioni nei campi della produzione/distribuzione dell’energia, delle comunicazioni e dei trasporti getta le basi per il nuovo modello. Gi�� da tempo si parla di smart grid e di smart city, concetti che hanno conosciuto una popolarit�� crescente negli ultimi anni.��Per di pi��, come precisa Rifkin, al di fuori di un’economia di mercato si potrebbero valorizzare adeguatamente anche tutte quelle attivit�� che producono capitale “sociale”, oggi del tutto ignorate nelle valutazioni sullo stato di salute delle economie nazionali e locali. In un’ottica di medio-lungo periodo trascurare il tasso di sconto sociale delle nostre scelte e sottostimare i beni pubblici globali, come inevitabilmente porta a fare un’economia di mercato, pu�� solo condurre alla rovina.


Spetta a noi, oggi, a tutti i livelli – individuale, governativo, transnazionale, pubblico e privato – decidere come operare la transizione: in maniera pianificata, con l’adozione di una exit strategy che smorzi i potenziali conflitti insiti nella scelta, oppure con uno strappo, quando il costo del libero mercato sar�� ormai divenuto insostenibile e il suo abbandono si prospetter�� come l’ultima spiaggia. Se dovesse essere la seconda, come �� sempre pi�� evidente, con buona pace per Rifkin, non ci resta che sperare che il nuotatore abbia ancora abbastanza forza nelle braccia per raggiungere la riva e, con una metafora cara a Rafael Ben��tez, non lasciarci la pelle appena toccata la terraferma.


Archiviato in:Agitprop Tagged: agalmia, bene pubblico globale, capitale sociale, capitalismo, crisi economica del 2008-2014, deleveraging, economia della post-scarsit��, HFT, Information Technology, intelligenza artificiale, Jeremy Rifkin, Nikolaj Dmitrievi�� Kondrat'ev, onde K, Ray Dalio, smart city, smart grid, tasso di sconto sociale
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Published on February 22, 2015 15:00

February 10, 2015

Padri nobili

No, non �� per cercare a tutti i costi “padri nobili” come quelli provocatoriamente citati nel titolo. E d’altra parte non �� capitato spesso di parlare di musica su queste pagine, nonostante il ruolo importantissimo che svolge nelle mie giornate e nelle mie nottate (sono infatti quasi incapace di scrivere senza prima aver messo insieme una playlist come colonna sonora per l’atto compositivo). Se non ne parlo pi�� di quanto mi piacerebbe, �� soprattutto per via della consapevolezza dei miei limiti: sono un consumatore di musica vorace, ma privo di qualsiasi base per imbastire un discorso accurato��sull’argomento, e questo �� il motivo per cui mi riservo di farlo solo in casi particolari. E questo mi sembra un caso particolare, in effetti.


Lo spunto me lo d�� l’intervista rilasciata da Francesco De Gregori a Repubblica.���� un’intervista densa, ricchissima di spunti di riflessione se si �� disposti ad andare al di l�� del solito titolo da minus habens. E le suggestioni che innesca si allargano in onde concentriche che investono campi sempre��pi�� distanti dalla musica, come la scrittura, e anche la scrittura di genere. Perch�� le parole del sessantatreenne cantautore romano risuonano di una saggezza universale.


Cos�� si possono avere delle interessanti sorprese, come quando De Gregori parla dei suoi gusti da lettore e delle sue influenze cinematografiche:



Nelle canzoni contano molto le letture?

“Io sono un buon lettore. Avendo molti momenti morti nel mio lavoro ed essendo di una generazione non digitale, se sto molte ore in treno invece di smanettare, leggo. Ma detta cos�� sembra che io sfogli solo Kafka, Melville e Proust. Invece devo gratitudine anche a Grisham, Stieg Larsson, Ken Follett e molta narrativa di genere. Comunque in quel momento ero patito per i dadaisti e trovavo corrispondenze tra quel modo di creare con il cinema che mi piaceva”.



Che cinema?


Blow up di Antonioni ma pi�� di tutti Otto e mezzo di Fellini. Vidi quel film e alla fine dissi ho capito tutto. Ma perch��? Avrei dovuto non capire niente per come era costruito, scritto, montato, per come cambiava il punto di vista dello spettatore e invece no. Quel film ha influenzato tutto il mio lavoro”.



E delle ancora pi�� interessanti rivelazioni, quando capita di leggere come De Gregori compone le sue canzoni, in che rapporto decide di porsi nei confronti del suo pubblico. Un discorso analogo a quello sulla comunicazione, sviluppato a pi�� riprese su questo blog in occasione di diverse riflessioni sulla scrittura.



Vuol dire che non scrive pensando a chi l’ascolta?

“S�� e no. Vorrei sempre che le mie cose piacessero, ma non scrivo per compiacere chi ascolta. Dopo Rimmel che fu un successo avrei potuto fare una seconda puntata, invece scrissi Bufalo Bill con echi, riverberi e un suono diverso. Ma questo ha fatto s�� che anche il pubblico si rigenerasse. Una parte l’ho presa, una parte l’ho persa”.



Non sto cercando nel modello di padri fin troppo illustri la giustificazione alle mie posizioni sull’argomento, ma mi fa indubbiamente piacere – inutile negarlo – vedere espressa opinioni analoghe da parte di una figura tanto importante, in un contesto alquanto distante da quello di riferimento per le mie elucubrazioni da quattro��soldi (o anche meno). Un personaggio di cui ricordo le raccolte ascoltate per un periodo della mia vita a ciclo continuo, e strimpellate sulla chitarra��da un gruppo di amici mezzi ubriachi, nelle notti d’estate, tra una canzone dei Nomadi e un’altra di De Andr��. Canzoni che sono giunte alla mia generazione senza che gli stessi autori abbiano la minima idea di come abbiano fatto a sopravvivere allo scorrere del tempo, e che allo stesso modo stanno gi�� andando oltre, venendo acquisite dalle generazioni successive alla mia. E in ogni passaggio c’�� qualcosa che si perde e qualcosa che si aggiunge, qualcosa che si ritrova e qualcosa che si modifica, perch�� i fenomeni culturali non sono scolpiti nel granito, ma sono processi fluidi, in continua evoluzione. E questo non �� un caso, ma risponde a una precisa strategia evolutiva: �� l’unico modo che hanno per restare vive.



Le spiace?

“No. Anzi sono contento di vedere ai miei concerti ragazzi giovani. Ma come fanno a sapere che esisto, mi chiedo. Non vado in tv, non vado troppo in giro, non sono un habitu�� del web… Quanto a certi rimproveri, magari per arrangiamenti nuovi o per i nuovi testi, me li son sentiti fare proprio dai miei coetanei. Per loro De Gregori �� sempre quello, diciamo fino a Titanic, fino a quando cio�� loro hanno comprato dischi e ascoltato musica. Ci�� che �� arrivato dopo non conta, perch�� non �� invecchiato con loro. Sono orgoglioso di essermi sempre contraddetto. Dopo Rimmel il mio posto nel pantheon della musica italiana ce l’avevo. Ma non mi �� mai piaciuto che potesse finire cos��. Preferisco continuare a scrivere canzoni magari pi�� brutte o di scarso successo, ma continuare a scrivere quello che ho in testa. Sempre meglio che cavalcare le onde del passato”.



Archiviato in:Imaginarium Tagged: comunicazione, Francesco De Gregori, musica, scrittura
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Published on February 10, 2015 15:00

Al di l�� del mainstream, oltre i confini dei generi: il Next-Stream

Next-StreamDisponibile sia in cartaceo che in e-book sul sito della Kipple Officina Libraria e anche su Amazon, dove per inciso �� partito fin da subito��molto bene, potete trovare da ieri la nuova antologia di racconti connettivisti curata da Lukha B. Kremo, Sandro Battisti e dal sottoscritto: Next-Stream, oltre il confine dei generi.


La stupenda copertina �� di Luca Cervini. La quarta, che riporto fedelmente, recita:



I connettivisti sono un nutrito manipolo di sperimentatori a tutto tondo, nessuna espressione artistica �� loro preclusa. NeXT-Stream rappresenta forse la pi�� ambiziosa forma di sperimentazione del collettivo che vuole, ora, esportare i suoi tratti distintivi anche nella letteratura non di genere, avendo come substrato sempre presente le suggestioni del fantastico e della science fiction.

La realt�� ha altri aspetti, se la osservate bene.



I racconti che compongono l’ossatura di questo nuovo progetto, sviluppato a partire dal 2012, sono i seguenti:



Chi si ferma �� perduto di Umberto Pace
Il diario del senatore Giuliani (Sette guerrieri contemporanei)��di��Lukha B. Kremo
Buonanotte Modu; dormi bene��di��Filippo Carignani Battaglia
Psycolandia di��Marco Milani
La cuspide del dissenso��di��Domenico Mastrapasqua
Unplugged di��Sandro Battisti
Autopilot��di��Fernando Fazzari
L���eremita��di��Roberto Furlani
Non si esce vivi dagli anni ���80 di��Mario Gazzola
Ponti��di��Roberto Bommarito
BloodBusters��di��Francesco Verso
Il sepolcro del nuovo incontro��di��Giovanni Agnoloni,
Il peso del mondo �� amore di Denise Bresci & Ugo Polli
Tornare a Cape Cod di��Giovanni De Matteo

Come scriviamo nell’introduzione alla raccolta:



Abbiamo cercato di lavorare privilegiando il principio della massima inclusivit�� possibile dei diversi approcci, con il proposito di fornire uno spaccato variegato e attendibile della complessit�� da cui muovevamo.


Nella selezione potrete quindi imbattervi in una raccolta eterogenea di sensibilit�� e di punti di vista sulla scrittura non di genere o, per meglio dire, oltre i generi: contaminazioni di poliziesco e fantascienza che gli appassionati di entrambi i generi potrebbero con qualche fatica incastrare sotto una definizione univoca: scorci del futuro narrati secondo una prospettiva iperrealista; incursioni nel surreale e nel metafisico; soluzioni riconducibili alla literary fiction. E spesso potrete trovare diversi di questi approcci all���interno dello stesso racconto, proprio come se, parafrasando una precedente pubblicazione che ci �� particolarmente cara, ogni racconto non fosse altro che il frammento di una rosa olografica.



Quattro mesi dopo��The Origins, Kipple Officina Libraria propone dunque un nuovo lavoro collettivo, che forse proprio dalle lettura giustapposta a The Origins potrebbe ricavare maggior forza.


Secondo��Lukha B. Kremo �� un’antologia che potrebbe piacere a lettori che di solito non leggono n�� fantascienza n�� autori connettivisti.��In effetti��questa antologia vuole portare alla luce un approccio connettivista alla scrittura non di genere, sfruttando l’esperienza maturata nell’alveo della fantascienza e dei generi limitrofi (soprattutto lungo lo spettro che va dal fantastico al poliziesco) per proporre un racconto altro��del reale. Nella piena consapevolezza che il reale �� un mondo liquido, in continuo cambiamento, in costante evoluzione, e quindi, come una foto non ritrae la realt�� meglio di un film, il racconto del presente non presenta particolari vantaggi rispetto al racconto del futuro.


Abbiamo messo insieme 14 visioni sul nostro mondo e sui nostri tempi: 14 punti di vista, 14 approcci diversi. Dalla metafora alla literary fiction, dal surreale alla contaminazione dei generi: sono le��nostre��idee per i��possibili��mainstream del futuro. E per questo abbiamo voluto chiamarlo next-stream.


Archiviato in:Connettivismo Tagged: connettivismo, generi, Lukha B. Kremo, mainstream, Next-Stream, Sandro Battisti
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Published on February 10, 2015 02:52

January 30, 2015

Domande d’altri tempi

… che poi sarebbero le��domande fondamentali del nostro tempo – e, forse, di tutti i tempi. Sono lo spunto tematico della sezione monografica del nuovo numero di Quaderni d’Altri Tempi, bimestrale a cura di Gennaro Fucile. Roberto Paura ha voluto coinvolgermi nella titanica impresa di fornire una panoramica su alcuni temi di particolare rilevanza per gli sviluppi della scienza, e ovviamente l’occasione �� diventata il pretesto per tracciare una mappa – parziale, incompleta, iniziale – delle relazioni tra avanzamento scientifico e immaginario di fantascienza. Ne �� venuto fuori un lavoro per me particolarmente stimolante, in cui ho ripreso spunti e riflessioni gi�� accennati su queste pagine nei mesi scorsi. Documentatissimi e ricchi di spunti di approfondimento sono i due articoli di Roberto, e tutto il numero si presenta, come di consueto, da leggere e assaporare. Vi rimando quindi al sommario del numero 53 di Quaderni d’Altri Tempi. Buona lettura!


QuadernidAltriTempi_53


Archiviato in:ROSTA Tagged: fantascienza, intelligenza artificiale, intelligenze extraterrestri, multiverso, paradosso di Fermi, postumanesimo, rischi esistenziali, Roko's Basilisk, scienza, SETI, Simulation argument, societ�� post-biologiche, universi paralleli, Uno strano silenzio
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Published on January 30, 2015 15:25

January 29, 2015

Il mondo che ci aspetta

Donato Speroni ha messo a disposizione (ormai da un mesetto), sul blog che cura per il Corriere della Sera, un semplice tool che si rivela utilissimo per prefigurare gli scenari sociali, politici ed economici del futuro. Basandosi su ipotesi relative all’evolversi della situazione mondiale (verso un esito pi�� o meno sostenibile dell’attuale tempesta perfetta che stiamo attraversando), continentale (un’Europa forte e��unita oppure ancora pi�� in crisi di identit�� di quanto non sia oggi) e nazionale (superamento della crisi, o affondamento), ha elaborato 8 scenari che vanno dal “migliore dei mondi possibili” (e forse il pi�� improbabile) al worst case del “si salvi chi pu��”. Ognuno pu�� farsi la sua previsione, rispondendo ai seguenti quesiti con il grado di confidenza che si sente di attribuire a ciascuna affermazione:



Nel Mondo, la tendenza verso una progressiva ingovernabilit�� dei fenomeni globali verr�� corretta dagli accordi tra gli Stati?
L’Europa riuscir�� a darsi forme di governo pi�� efficienti che consentano a questo continente di affrontare adeguatamente le sfide del futuro?
L’Italia riuscir�� a correggere i suoi mali collettivi e a diventare un Paese pi�� unito, pi�� onesto e pi�� giusto, tutelando il benessere collettivo?

Come suggerisce lo stesso Speroni, si tratta di un giochino valido pi�� che altro per “aiutare a riflettere sul futuro”, e per questo vi invito a provarlo.


Con la mia combinazione (30% di probabilit�� alla prima, 60% alla seconda e un pi�� che ��generoso 20% alla terza), gli��scenari meno probabili sono risultati i primi due, in cui l’Italia abbraccia, con o senza Europa, la sfida mondiale di uno sviluppo inclusivo e sostenibile, aprendosi a una nuova fase di benessere e prospettive per il futuro. Insieme, raccolgono��circa il 6%. Gli scenari che sono risultati pi�� probabili sono al contrario quelli pi�� pessimisti, in cui l’Italia naufraga, che assommano a un abbondante 56%: per la precisione 22,4% per l’ottavo, il peggiore in assoluto, e 33,6% per il settimo, che prefigura un’Europa a due velocit��, che salva il salvabile dell’Italia, mettendolo sotto assistenza controllata, e abbandona il resto. Bassitalia sprofonda con la Grecia e la Spagna nel caos del Mediterraneo. E chi ha letto Corpi spenti non dovrebbe restare particolarmente sorpreso, n�� impressionato.


Cyberpunk_City_02



Altri scenari potrete trovarli su io9, grazie a questa panoramica di George Dvorsky, al motto di “you won’t see it coming“. In bocca al lupo!


Archiviato in:Reality Studio Tagged: Bassitalia, congresso di futurologia, Corpi spenti, crisi economica del 2008-2014, fantapolitica, futuro, io9, Italia, Mediterraneo, sviluppo, tempesta perfetta, Unione Europea
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Published on January 29, 2015 11:10

January 25, 2015

The Man in the High Castle

Ormai da diverso tempo stiamo assistendo a una graduale migrazione delle narrazioni complesse dal cinema alla televisione. Questa transizione, gi�� in atto dalla met����degli anni ’90 (con Babylon 5 di J. Michael Straczynski e I Soprano di David Chase), �� divenuta sempre pi�� evidente con gli anni, con serie capaci di ripagarsi di uno sforzo produttivo ormai non inferiore alle produzioni cinematografiche con un riscontro��da parte del pubblico a cui spesso – assai pi�� spesso di quanto accada con il grande schermo – si accompagna il plauso della critica: pensiamo a Battlestar Galactica e alle serie di punta della HBO, da The Wire a Game of Thrones, passando per Band of Brothers e True Detective, senza dimenticare l’onorata tradizione britannica in cui la complessit�� viene spesso declinata sul piano della sperimentazione “linguistica” (il Doctor Who, certamente, ma anche Life on Mars e il suo spinoff Ashes to Ashes, Torchwood: Children of Earth, Sherlock, Red Riding, Black Mirror).


La serie che sta facendo molto parlare in questi giorni non esiste ancora, e questo in un certo modo riflette abbastanza fedelmente la storia a cui si ispira, che ha l’originalit�� di rappresentare la realt�� attraverso un gioco di specchi. Si tratta di The Man in the High Castle, l’adattamento televisivo dell’omonimo romanzo di Philip K. Dick (noto da noi con il titolo di maggiore impatto di La svastica sul sole), di cui il 15 gennaio �� stato rilasciato l’episodio pilota. Non in TV, ma direttamente on-line, visto che la produzione, dopo i tentativi abortiti da parte della BBC e di SyFy, �� stata rilevata da Amazon per testare un modello di produzione e distribuzione on-demand che Netflix ha dimostrato essere particolarmente appetibile. Il timone �� stato affidato a una squadra capitanata da Frank Spotnitz (gi�� collaboratore di Chris Carter ai tempi di X-Files e poi di Millennium) e Ridley Scott, che cos�� �� tornato a cimentarsi con l’immaginario dell’autore alla cui penna dobbiamo quel capolavoro che �� Blade Runner��(e il link �� sottolineato da un origami che fa in tempo a comparire nei minuti finali della puntata). I primi riscontri, tanto in patria quanto in UK e Italia, sono a dir poco entusiastici.


La storia ha inizio nel 1962, in un Nord America diviso in due blocchi: la East Coast ����ormai una propaggine del Grande Reich Nazista, mentre gli Stati del Pacifico sono uno stato-fantoccio sotto il controllo dei giapponesi. Tra le due sfere d’influenza si estende la Zona Neutrale delle Montagne Rocciose. Il Fuhrer Adolf Hitler �� prossimo a��uscire di scena��e dallo scontro di potere che s’innescher�� per la sua successione potrebbe derivare la pi�� grave minaccia per il mantenimento del difficile equilibrio geopolitico emerso dalla fine della guerra. Mentre a New York il giovane Joe Blake s’infiltra nella Resistenza per sabotarne i piani, a San Francisco Juliana Crain, fidanzata con Frank Frink (che nasconde lontane origini ebree), entra in possesso di una copia di un misterioso film, che le viene consegnata dalla sorellastra poco prima che venga trucidata dagli agenti delle forze di occupazione. La pellicola��rivela un esito ben diverso per la Seconda Guerra Mondiale e Juliana ne �� a tal punto scossa da decidere di portare a termine l’incarico della sorella, recandosi a Ca��on City, nella Zona Neutrale, dove �� diretto anche Joe Blake.


La qualit�� della produzione �� testimoniata da tanti piccoli particolari, sia relativi alla scrittura che all’estetica. Spotnitz e Howard Brenton hanno imbastito una storia di spie e cospirazioni, discostandosi in alcuni punti dal testo originale. L’equilibrio di una trama costruita su due linee narrative principali che convergono gli ha dato pienamente ragione. Degna di nota anche la resa visiva, a cominciare dalla sigla raffinata ed accattivante, per arrivare al design retroavveniristico delle cabine telefoniche e degli aerei supersonici. Le strade deserte per il coprifuoco, le insegne della propaganda delle truppe di occupazione e lo squallore opprimente a cui sono costretti i cittadini di un’America sconfitta e prostrata completano il quadro. La scena della pioggia di cenere provocata dai forni di un ospedale �� a dir poco sconvolgente nella sua immediata crudezza. Sul principale punto di infedelt��, ovvero il contenuto della pellicola��The Grasshopper Lies��Heavy (ovvero La cavalletta pi�� non si alzer��, che nel romanzo��era in realt�� un libro ucronico, opera del misterioso Hawthorne Abendsen, alla cui figura rimanda il titolo), si �� gi�� espresso Silvio Sosio e io mi trovo a condividerne totalmente la posizione.


Adesso Amazon potrebbe prendersi fino a un anno di tempo per valutare, sulla base dei riscontri ottenuti da questo pilot, se proseguire nello sforzo e mettere in cantiere un’intera serie. Per quello che dicevo in apertura, mi auguro sinceramente che i responsi non tardino ad arrivare. The Man in the High Castle merita di entrare nel novero delle grandi produzioni televisive��di questi anni, il suo potenziale drammatico e visivo ha tutti i requisiti per appassionare lo spettatore.



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Published on January 25, 2015 15:31

January 20, 2015

Verso un Nuovo Impero Connettivo: prove di condivisione

Dalla settimana scorsa �� tornato disponibile sui principali store on-line, in una nuova versione��rivista e corretta, l’edizione digitale di Ptaxghu6, romanzo di Sandro Battisti e Marco Milani. Per acquistarlo potete rivolgervi al sito dell’editore o ad Amazon. La sua riedizione �� l’occasione per inaugurare una nuova collana della Kipple Officina Libraria: si chiamer�� Spin-off e ospiter�� contributi scritti da diversi autori che prenderanno in prestito e svilupperanno lo scenario dell’Impero Connettivo ideato da Sandro Battisti. Per maggiori informazioni sul libro – impreziosito da una cover di Ksenja Laginja – e sul progetto vi rimando direttamente alla pagina di presentazione sul blog della Kipple. Intanto vi riporto qui di seguito la mia introduzione.


Ptaxghu6


Non amo ripetermi, ma l���occasione me lo impone: a poco pi�� di due anni di distanza dall���uscita del romanzo Olonomico di Sandro Battisti siamo di fronte a un nuovo evento. Cinque anni dopo la prima edizione per i tipi di Diversa Sintonia, torna infatti disponibile Ptaxghu6, il romanzo che Battisti ha scritto a quattro mani con Marco Milani, altro co-iniziatore del connettivismo.


La loro �� una collaborazione letteraria che suggella un���amicizia di lungo corso. I progetti comuni in cui si sono cimentati spaziano dalla fondazione e cura di Next (con il sottoscritto a fare da complice), rivista che si �� meritata il Premio Italia nel 2011, alla compilazione di antologie come Avanguardie di un Futuro Oscuro, curata nel 2009 da Battisti e pubblicata da EDS, la casa editrice fondata e diretta da Milani. Mancava un romanzo fino al 2010, quando i due hanno unito le loro forze in questa impresa capace di instillare nuova linfa nel movimento.


Ptaxghu6 �� un distillato purissimo di essenza connettivista. Prendete l���Impero Connettivo, l���invenzione di Battisti che riprende in chiave fantascientifica le vicende dell���Impero Romano trasponendole su uno sfondo cosmico, in una operazione post-asimoviana e post-herbertiana da cui scaturisce uno degli affreschi letterari pi�� ambiziosi di questi anni. Aggiungete la sensibilit�� di Milani per la spiritualit�� zen e tutto ci�� che �� invisibile agli occhi e dunque essenziale. Giusto un tocco di ironia a stemperare le ombre pi�� oscure. Una spruzzata di Roger Zelazny e J.G. Ballard e un���altra di Valerio Evangelisti. E servite con del ghiaccio: ecco pronta una bevanda fresca e dissetante per le vostre menti, perfetta come lettura tanto di evasione quanto di riflessione.


Purtroppo sono costretto a sorvolare sugli elementi di maggior pregio del romanzo, essendo inopportuno svelare in una prefazione gli ingranaggi del meccanismo narrativo a cui vi apprestate a consegnarvi. E tuttavia voglio lo stesso spendere due parole sull���idea di costruire una replica della Terra e una variazione sulla storia dei suoi popoli, che a pensarci bene rende omaggio anche allo stesso Philip K. Dick, un autore menzionato di frequente da chi poco o nulla conosce delle sue opere e ancor meno avr�� letto di fantascienza. Battisti e Milani sanno invece di cosa parlano e, anche rifuggendo da qualsiasi accostamento diretto, riescono a confezionare uno scenario che avrebbe benissimo potuto essere adottato dal grande e sfortunato autore americano come ambiente di collaudo per una delle sue realt�� artificiali.


D���altro canto l���importanza di Ptaxghu6 si spinge al di l�� del valore letterario ��� comunque indiscutibile ��� dell���opera. Si tratta infatti della prima collaborazione a cui si presta l���universo narrativo di Battisti, che nei suoi lavori ha sempre rivendicato quell���attitudine all���apertura tipica degli ambienti di sviluppo open source. E questo romanzo �� il primo passo verso la condivisione dell���Impero Connettivo. Gli autori e Kipple Officina Libraria hanno infatti scelto proprio questo titolo per inaugurare un progetto di ampio respiro, il cui decollo �� previsto per quest���anno: mettere lo scenario di Battisti a disposizione di altri scrittori, che potranno cos�� cimentarsi con i suoi personaggi e i suoi intrighi, ambientando le proprie storie sullo sfondo dell���Impero retto da Totka_II.


Il mondo che vi attende �� disseminato di insidie: ogni realt�� del mazzo di sequenze temporali su cui l���Impero estende il proprio dominio �� potenzialmente letale per chi non si adegua alla legge del nephilim. Se volete, prendete questo libro come un manuale di sopravvivenza. Spremuto e condensato in un cocktail inebriante di visionariet�� terminale e avventura sfrenata.


Giovanni De Matteo


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Published on January 20, 2015 11:39

January 15, 2015

Apocalissi: guida all’uso

Rilancio (via IIF) questa istruttiva infografica sui rischi esistenziali disseminati lungo il cammino verso il domani. Occhi aperti!


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Published on January 15, 2015 01:37