Giovanni De Matteo's Blog: Holonomikon, page 33
December 9, 2014
Cloudbuster: un caso singolare per Hank Brazell
Riporto un brano estratto da��Cloudbuster, il racconto “discronico” pubblicato questo mese sulle pagine di Robot.
Secondo le pagine della politica estera e interplanetaria, Marte si apprestava a dichiarare guerra alla Terra. USA e URSS avevano avviato negoziati segreti per predisporre un piano di difesa congiunto, quando l���angelo biondo entr�� nel mio ufficio.
Che non fosse il solito caso di moglie tradita, me ne accorsi non appena mise piede oltre la porta. La fluente chioma bionda ricadeva in morbide onde dorate sulle spalle della giacca di crespo rosso. La griffe italiana del completo denunciava lo stato delle sue finanze meglio di quanto sarebbe riuscita a fare una dichiarazione dei redditi. La gonna alle ginocchia era intonata con la giacca. Sotto il colletto della camicetta color perla, una collana d���oro ornava un collo da cigno. Riusciva a dare sfoggio di sensualit�� pur rispettando a prima vista i rigidi dettami sull���abbigliamento imposti dalla Commissione permanente di Vigilanza sui Costumi.
Negli occhi la leggerezza dei trent���anni era tuttavia incupita da un���ombra di preoccupazione. Avrei potuto innamorarmi, se non ci fosse stato di mezzo il lavoro. Questa �� la seconda regola: in affari, evitare sempre il coinvolgimento. Di qualsiasi tipo.
Venne avanti sui suoi tacchi: ogni passo, un colpo secco al mio cervello, un battito perso del mio cuore.
��� Che cosa posso fare per lei? ��� domandai, alzandomi dalla sedia sulla quale fino a dieci secondi prima me ne ero stato stravaccato, immerso nelle notizie del giorno. Avevo tolto i talloni dalla scrivania quando avevo sentito bussare.
��� �� lei Hank Brazell? ��� ribatt�� lei, inanellando le sillabe come se fossero note. ��� Il detective? Cerco un investigatore privato, mi hanno consigliato di rivolgermi a lei.
Piegai il St. Louis Post-Dispatch e le indicai la sedia davanti alla scrivania. Il ripiano tra noi era ingombro di fogli appuntati e fascicoli rilegati, ma non era quello a mettere distanza tra le orbite delle nostre vite. ��� Prego, si accomodi ��� le dissi, sforzandomi di tenere un tono professionale. ��� Di cosa si tratta?
La donna sedette con grazia e accavall�� le gambe. Nel farlo, il nylon delle calze strisci�� evocando immagini elettriche nella mia testa. Erano delle�� autoreggenti francesi da scandalo, l���ultima moda importata dalla vecchia Europa con gran disappunto per il Presidente e i suoi seguaci. E anche questo diceva sul suo conto molte cose: per poterselo permettere, doveva essere o terribilmente potente da non temere le sanzioni amministrative oppure irrimediabilmente pazza da non temere l���internamento correttivo.
Me lo chiesi e, cos�� com���era sorto, lasciai cadere il dubbio. Mi stavo gi�� immaginando a infilare la testa tra le cosce di porcellana strette nelle balze elasticizzate��� ma adesso sto divagando.
��� Mi chiamo Anne Louise McGovern ��� si present�� l���angelo biondo. ��� In Smith. ��� Assest�� quella puntualizzazione come un affondo di fioretto. Il mio cuore perse un altro colpo, bench�� il sinistro presagio fosse aleggiato sulla stanza fin dal suo ingresso. ��� Sono qui per mio marito. Sospetto che da diversi mesi ormai porti avanti una relazione clandestina.
Ascoltai senza interromperla, lottando con le redini dei miei pensieri che si accavallavano, con furia selvaggia, del tutto fuori controllo, con le fantasie sulla vita privata di quella donna, caduta nel mio ufficio dalla pi�� prossima allo scranno del Padreterno tra le corti angeliche. Quale uomo potrebbe tradire una moglie come questa?, continuavo a domandarmi. E ancora: quale uomo potrebbe tenere a freno una donna come questa?
��� La nostra �� sempre stata una vita tranquilla. Mike �� un dirigente della Burroughs e fin dall���inizio si �� impegnato molto per garantirmi ci�� di cui una donna pu�� avere bisogno. Come si suol dire, mi ha assicurato una vita felice. Abbiamo una bella casa, signor Brazell. Amicizie illustri, un���immagine di rispetto e decoro. Ma da qualche tempo mi sembra che qualcosa nell���ingranaggio del nostro matrimonio si sia inceppato.
��� Posso chiederle se avete dei figli, signora Smith?
��� No, niente figli ��� ammise Anne Louise, con un velo di tristezza. Dalla borsetta di velluto nero che teneva in grembo estrasse una foto e me la porse. ��� Ne avremmo voluti, ma purtroppo c����� qualcosa in me che non va come dovrebbe, almeno a giudizio dei medici.
Sempre pensato che i medici dovrebbero essere tutti in cura: sarebbero capaci di auscultare il cofano di un���automobile in panne ed emettere un circostanziato e convintissimo referto diagnostico. Fischi per fiaschi. Presi la foto e guardai l���uomo che ritraeva. Era vicino alla sessantina, quindi molto pi�� vecchio dell���angelo in rosso che avevo davanti, e non posso dire che dimostrasse un���espressione particolarmente brillante. Stempiato, capelli bianchi, sguardo pensieroso: nella sua immagine da burocrate non c���era niente che potesse fornirmi un indizio delle doti che dovevano aver sedotto Anne Louise. Se la medicina ha i suoi misteri, cosa dire del cuore delle donne?
Sollevai gli occhi e li piantai in quelli della mia cliente. Erano di un colore acquamarina che mi ricordava un paradiso tropicale. In quel momento, tradivano imbarazzo.
��� Non so come ci si comporta in questi casi ��� disse. ��� �� la prima volta���
��� Non si preoccupi, signora Smith ��� la tranquillizzai. ��� Per cominciare, terremo d���occhio suo marito. E magari scopriremo che i suoi sospetti sono semplicemente dettati da un eccesso d���amore.
��� Lei �� molto gentile, signor Brazell.
��� Solo perch�� lei �� una donna che non dovrebbe avere di questi timori ��� proseguii. ��� Vedr�� che si risolver�� tutto per il meglio.
��� Lei �� il miglior detective della citt�� ��� mi lusing�� lei. ��� So che non mi deluder��. Le lascio un biglietto da visita, ho appuntato il mio numero di telefono nel caso avesse bisogno di contattarmi.
��� Grazie. Immagino che potr�� trovare suo marito al quartier generale della Compagnia���
��� A dire il vero �� fuori citt�� per lavoro, ma rientrer�� in serata. Domani sar�� sicuramente alla Green World per assistere alla conferenza dell���ospite d���onore.
��� Domani �� il giorno di quello scienziato pazzo, non �� cos��?
Una strana luce scintill�� dietro la superficie cristallina dei suoi occhi. Anne Louise mi sorrise e annu��, tra il divertito e l���ammirato. ��� Wilhelm Reich, proprio lui ��� conferm��. ��� Forse accompagner�� Michael. Se vuole potrei presentarglielo, cosa ne pensa?
��� Potrebbe essere una buona idea, ma valuteremo domani se �� il caso. Mi procurer�� subito un biglietto per la conferenza. Se dovessimo incontrarci, pu�� presentarmi come un vecchio amico di suo padre.
Sorrise maliziosa. ��� O magari di mia madre ��� replic��.
��� Lei pensi a un nome che funzioni ��� dissi. ��� Penser�� io a circostanziare fatti e connessioni.
Prima di uscire, mi porse la mano e io gliela strinsi.
��� Non dovremo mica aspettarci un���altra irruzione di manifestanti europei situazionisti, come l���anno scorso? ��� dissi per puro spirito di provocazione. ��� O di qualche altro compare dei loro���
��� Oh, no, per quest���anno non credo ��� ci tenne ad assicurarmi lei. ��� Mr. Burroughs non si perdonerebbe di essere stato tanto prevedibile���
Mezzo minuto pi�� tardi, dalla finestra dello studio la vidi scendere dal marciapiede e attraversare Clarke Avenue. Si diresse verso una Cadillac Eldorado rosa decapottabile con il tettuccio bianco. Sal�� a bordo e mise in moto.
La guardai percorrere la strada nel traffico sonnolento e rarefatto del primo pomeriggio. Quando le pinne dello squalo da strada svoltarono al semaforo, imboccando il Tucker Boulevard in direzione sud per sparire subito dietro l���angolo, stavo ancora accarezzando l���ombra tattile delle sue dita, il calore del suo palmo soffice e affilato, stretto nel mio.
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December 8, 2014
Nuovi argomenti, vecchie abitudini
In maniera del tutto inattesa ci ritroviamo a menzionare��Alberto Moravia��per la seconda settimana di fila. Che il rapporto dell’intellettuale romano con la fantascienza non sia mai stato improntato – non dico alla stima – alla curiosit��, all’interesse minimo per ci�� che magari non comprendiamo ma in cui possiamo riconoscere se non altro il pregio della dignit��, sia pure con riserva, �� storia arcinota. La chiusura al nostro genere da parte di Moravia fu totale e senza ripensamenti. E sulla stessa linea sembra muoversi ancora oggi Nuovi Argomenti, la rivista di critica letteraria che Moravia contribu�� a fondare��nel 1953 e che oggi rivive in una quinta incarnazione,��sotto la cura di un direttorio ben partecipato e sotto l’egida del Gruppo Mondadori.
Nuovi Argomenti ha dedicato l’ultima uscita dell’anno, il numero 68 di ottobre-dicembre 2014, alla fantascienza in Italia. O almeno questo deve essere stato il proposito, denunciato fin dal titolo, che accosta quello della pi�� longeva collana italiana di genere al capolavoro di Ray Bradbury (immortalato per il cinema da Fran��ois Truffaut), sincera e appassionata dichiarazione d’amore per i libri, le storie e la lettura: Urania 451 s’intitola questo numero monografico, ed �� un titolo che alle mie orecchie fin da subito �� suonato un po’ troppo��lugubre e sinistro per alimentare buoni auspici.
Fahrenheit 451, infatti, alludeva alla temperatura di combustione della carta. E tutta la storia concepita da Bradbury �� incentrata sulla salvaguardia e la preservazione della conoscenza umana da parte di Guy Montag, un ex-membro pentito del corpo dei pompieri deputato alla distruzione dei libri in un regime distopico fondato sul controllo dei mass media e il potere egemonico della televisione. La stessa causa che sembra essere stata sposata dalla rivista letteraria di casa Mondadori. Quella del corpo dei pompieri, non quella del redento Guy Montag.
La mia impressione �� stata confermata da chi la rivista ha avuto l’audacia di leggerla. Io non mi sento sufficientemente motivato a portare soldi a iniziative simili, gi�� i libri che meritano di essere letti sono talmente tanti da costringerci a convivere con l’idea che non riusciremo mai a leggerli tutti e la vita �� davvero troppo breve per sprecare tempo prezioso dando fiducia a operazioni editoriali che puzzano di bruciato. Dando una scorsa all’indice, che �� tutto ci�� che avr�� mai il tempo e il coraggio di leggere di questo Nuovi Argomenti curato da Carlo Mazza Galanti, tre cose mi sono subito balzate all’occhio:
La totale assenza di professionisti provenienti dall’ambiente. Nella sua introduzione (a quanto mi riferiscono) il curatore “rivendica”��di aver��scelto deliberatamente��scrittori che non scrivono fantascienza. Tutto bene, se l’operazione non mirasse a tirare le somme su cosa sia e cosa abbia prodotto la fantascienza in Italia. Se invece questo era l’intento, non dico che per essere credibile l’operazione avrebbe dovuto fondarsi sul coinvolgimento esclusivo dei professionisti del settore (curatori, traduttori, critici, autori), ma forse il loro contributo avrebbe potuto costituire un valore aggiunto. Anche solo un’intervista a Giuseppe Lippi, curatore da un quarto di secolo��di quell’Urania da cui l’operazione ha preso in prestito met�� del titolo, avrebbe potuto fornire quello sguardo interno e focalizzato sufficiente ad agganciarla all’attualit�� e allo stato dell’arte del genere. Senza menzionare i critici che alla fantascienza hanno fornito contributi di valore, magari a cominciare dalla triade fondatrice di Anarres (rintracciabile senza sforzi particolari��on line e per altro��primo risultato di Google alla stringa di ricerca “rivista studi fantascienza”). Oppure gli autori che su Urania hanno pubblicato in questi anni, tra i quali se ne annoverano almeno un paio��pubblicati anche all’estero (Dario Tonani in Giappone, Francesco Verso in Australia) e uno capace di scrivere uno dei romanzi italiani (al di l�� dell’appartenenza di genere) pi�� importanti di questi anni (Vittorio Catani con Il quinto principio ). Di diverso avviso �� risultato invece il curatore della monografia, che ha invece preferito affidare la testimonianza sullo stato del genere a gente che in tutta evidenza (a giudicare dai relativi curricula) ha avuto con lo stesso, nel migliore dei casi, solo una frequentazione episodica se non proprio accidentale.
Il richiamo del saggio introduttivo di Tommaso Pincio��alle figure di Fruttero & Lucentini, i due operatori culturali pi�� ostili alla maturazione di una via italiana alla fantascienza, nonch�� artefici dalla tolda di comando di Urania di una visione del genere filtrata e parziale di cui ancora oggi il settore sconta le conseguenze. Quel “Marziano in cattedra” varato dalla ditta �� un pugno nell’occhio per ogni sano appassionato di fantascienza. E da parte di Pincio��(per altro, con Laura Pugno, l’unica firma coinvolta ad aver avuto almeno qualche trascorso documentato di un certo livello con la fantascienza), che ha abituato i lettori��ad apprezzare��la sua cura per la profondit�� critica e l’attenzione per i dettagli, �� – a voler essere generosi – come minimo un passo falso.
La costrizione della panoramica finale di Gino Roncaglia sulla fantascienza in Italia a due soli decenni: gli anni ’60 e gli anni ’70. Tralasciando tutto ci�� che c’�� stato prima, dalla protofantascienza agli anni ’50. E tutto ci�� che �� venito��dopo. Un punto di vista comodo forse a giustificare tutte le amnesie��gi�� evidenziate in precedenza.
Di tutto possiamo dire sul fandom, tranne che non ci sia autocritica. Tant’�� che, davanti all’indice e ai contenuti di Nuovi Argomenti non hanno tardato ad arrivare i j’accuse e gli atti di dolore. E un fondo di verit�� c’��: che la comunit�� sia ripiegata su se stessa lo denunciavo non pi�� di qualche post fa; che troppo spesso prevalgano logiche esclusive piuttosto che aperture verso il nuovo, idem. Probabilmente il fandom che abbiamo in Italia non �� il luogo pi�� ricettivo e accogliente verso le novit��. Eppure, di fronte a operazioni come questa di Nuovi Argomenti, �� curioso vedere come ci si metta subito all’opera per individuare il colpevole interno a cui attribuire la responsabilit��. Come se tutto, in fin dei conti, si riducesse all’ennesima occasione per il redde rationem.
In tutta franchezza, non riesco davvero a capire come si possa pensare di��giustificare l’esito imbarazzante e discutibile di un’iniziativa nata e maturata al di fuori del settore��come se fosse colpa degli addetti ai lavori. Se una rivista letteraria decide di dedicare una monografia alla fantascienza in Italia arrivando a citare Urania��fin dal titolo, evidentemente chi sta curando l’operazione ha una cognizione minima di quali siano i canali da investigare e i cammini da percorrere per affrontare l’impresa. Il minimo che il lettore pu�� attendersi per spirito di coerenza sarebbe il coinvolgimento di��chi su Urania ha lavorato e continua a lavorare. Solo partendo da��l����sono disposto ad analizzare e valutare��l’indice di settariet�� della SF italiana: se chi viene coinvolto riesce ad allargare la rete ad altri professionisti (tramite il coinvolgimento diretto o anche “solo” il riconoscimento dei meriti), allora possiamo assumerci il coraggio di riconoscere il livello di integrazione e cooperazione finalmente raggiunto nell’ambiente; altrimenti abbiamo la misura di ci�� che non va e siamo legittimati a criticare esclusioni, eccezioni, anomalie, particolarismi e faziosit�� varie – e allora via pure con la resa dei conti.
Invece, in questo caso �� mancato fin dall’inizio qualsiasi interesse, qualsiasi apertura a chi nella fantascienza italiana lavora: scrivendo, curando collane, riviste e web magazine, traducendo e facendo critica. La fantascienza di Nuovi Argomenti si ferma a quel titolo, comunque ambiguo e in ogni caso fuorviante: la temperatura a cui �� stata ridotta in cenere la storia di pi�� di mezzo secolo di fantascienza italiana. Fin dall’indice e dall’elenco dei collaboratori �� forte purtroppo il sentore��di opportunit�� e snobismo a voler essere gentili, e di dilettantismo e superficialit����a voler essere invece appena un po’ pi�� severi.
Se non fossi parte in causa vi inviterei a investire i vostri soldi in un numero qualsiasi��di Robot. Siccome sono invece direttamente coinvolto, sfiderei i curiosi che non siano frequentatori assidui della fantascienza a comprare entrambe le riviste, Robot e Nuovi Argomenti, per metterle a confronto e avere cos�� un giudizio disinteressato e di prima mano su quale delle due realt�� funzioni meglio per divulgare lo stato del genere presso i lettori.
A tutti mi sento di chiedere un’unica cortesia: evitiamo i piagnistei, offrono troppi alibi di comodo utilizzo e non aggiungono valore al dibattito.
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Corpi spenti �� tra i finalisti del Premio Vegetti
L’annuncio �� su Fantascienza.com. Ora si aspetta che venga ufficializzata la composizione della giuria di esperti che dovr�� valutare le opere finaliste e scegliere la vincitrice. Per la stima e l’ammirazione che, nella quasi costante divergenza di idee, nutrivo nei confronti di Ernesto, un appassionato vero e sincero, provvisto di una qualit�� umana ormai rarissima e purtroppo��venuto a mancare quando c’era ancora troppo bisogno di lui, e perch�� credo che ci sia bisogno di iniziative credibili per promuovere��l’immagine della fantascienza al di fuori dei confini ristretti del fandom, non c’�� bisogno che vi dica quanto questo risultato significhi per me.
Ci tengo quindi a ringraziare tutti gli iscritti alla World SF Italia che hanno ritenuto di indicare il mio lavoro nella categoria romanzi. In bocca al lupo agli altri colleghi in finale con i loro titoli: che vinca il migliore!
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December 5, 2014
Su Robot 73: Cloudbuster, fantascienza “positiva” e impressioni da Londra
Numero ricchissimo di contenuti, il��73 di Robot che arriva in distribuzione in questi giorni (in formato elettronico lo trovate gi�� disponibile al download sul Delos Store). Dietro la copertina di Alejandro Burdisio vi aspettano 192 pagine di meraviglia, tra cui un ricordo di Gianfranco Viviani (uno dei grandi professionisti della fantascienza in Italia, purtroppo scomparso la scorsa estate), un reportage dalla Worldcon di Londra, la versione ampliata dell’articolo di Marco Passarello sul pessimismo e l’ottimismo nella fantascienza apparso su Repubblica Sera.
Sia l’articolo sulla Loncon3 che quello sull’approccio contemporaneo alla fantascienza includono dei miei interventi, che per altro chi legge questo blog ha gi�� avuto modo di leggere nei mesi scorsi: qui e qui.
Ma l’indice comprende anche un mio racconto inedito, un’ucronia hard-boiled come ha voluto definirlo Francesco Lato – e a me la sua scelta sta benissimo. Il racconto, che s’intitola Cloudbuster, vuole essere un omaggio a Dashiell Hammett, al cui stile mi sono indegnamente ispirato per la scrittura. Ma anche a Wilhelm Reich, controverso personaggio della scienza (e della fringe science) del ‘900 che ha gi�� ricevuto le attenzioni letterarie di Valerio Evangelisti nel bellissimo Il mistero dell’inquisitore Eymerich: tanto lo psichiatra��quanto il suo gruppo CORE (acronimo per Cosmic Orgone Engineering) giocano ��un ruolo cruciale nella vicenda, che si avvale anche della partecipazione straordinaria di William S. Burroughs, J.G. Ballard e Cordwainer Smith. Il tutto si svolge a St. Louis nei frenetici giorni della Green World Conference del ’75.
Come?���� la prima volta che ne sentite parlare? Fidatevi, non �� l’unica cosa che vi suoner�� strana alla lettura di queste pagine. Il racconto �� stato infatti concepito nell’ambito di un progetto di scrittura poi abortito, un’antologia che avrebbe dovuto uscire per i tipi di Edizioni XII e che purtroppo non riusc�� a vedere la luce prima della chiusura della coraggiosa casa editrice. Il progetto, curato da Luigi Acerbi, Sandro Battisti e Daniele Bonfanti, era incentrato sull’idea di��discronia: universi che seguono leggi fisiche diverse dal nostro, da cui divergono per effetto di qualche anomalia capace di rendere scienza quella che per noi �� solo scienza di confine. Come avrete intuito, la teoria dell’orgone di Reich �� il concept da cui ho sviluppato la mia storia.
A Reich l’impareggiabile cantautrice britannica Kate Bush, tornata recentemente a calcare le scene, dedic�� la canzone��Cloudbusting��(inclusa nell’album Hounds of Love del 1985), che parlava di un ragazzo che vive la perdita del padre.��Il video della canzone fu concepito dalla stessa autrice��con Terry Gilliam��e��realizzato da Julian Doyle (che proprio in quel periodo stava collaborando con Gilliam alla realizzazione degli effetti speciali di Brazil) e vanta la partecipazione di Donald Sutherland nei panni dello scienziato.
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December 3, 2014
True Detective: Rustin Cohle, un prototipo di eroe postumanista?
Una delle critiche che pi�� di frequente viene mossa all’agenda transumanista �� la sua negazione delle radici umaniste della nostra societ��. Se da un lato il malinteso tende ad essere alimentato dalle posizioni delle frange superomiste dei vari network locali afferenti alla World Transhumanist Association – Humanity+, dall’altro �� incontestabile che il transumanesimo, inteso come filosofia, attitudine e sensibilit��, attinga invece a piene mani al complesso di valori e caratteristiche proprie dell’umanesimo. Senza farla troppo lunga e assumendomi il rischio della semplificazione, il principio stesso alla base dell’umanesimo rinascimentale, ovvero la valorizzazione della dignit�� umana attraverso la conoscenza, il sapere e gli strumenti della tecnica, si riversa nel transumanesimo attraverso i capitoli-chiave dell’Illuminismo e del Positivismo.
L’idea del transumanesimo che personalmente sposo �� quella di riportare l’umanit�� al centro dell’universo, proprio come ai tempi del Rinascimento, ma nella consapevolezza morale che l’umanit�� non �� un’idea scolpita nella pietra, ma un sistema dinamico di valori, in corso di cambiamento continuo. L’uomo di domani non sar�� come l’uomo di ieri, che non �� come l’uomo di oggi. E, scusate se mi ripeto, sono convinto che dovremmo fin��da subito prendere a considerare��in termini pi�� ampi e inclusivi��concetti come l’identit��, la coscienza e, in ultima istanza, l’umanit��. Se e quando riusciremo a sviluppare costrutti artificiali di intelligenza, esseri biologicamente modificati, impianti neurali capaci di accrescere le nostre facolt�� cognitive, la necessit�� di modificare il perimetro delle convinzioni attuali, derivate da una stratificazione millenaria di accettazione pseudo-dogmatica, diventer�� improcrastinabile. Per indole preferisco gestire il rischio per tempo, piuttosto che doverne affrontare le conseguenze rinunciando a una preparazione adeguata -tanto pi�� quando, come in questo caso, quello che potremmo definire come rischio esistenziale resta circoscritto al campo di una sottoipotesi di una ipotesi.
Il postumanesimo non �� nient’altro che l’aspirazione di determinare consapevolmente il proprio futuro, come individui e come specie, usando gli strumenti che ci sono dati, che sono quelli della scienza e della tecnologia, e riconoscendo l’estensione��dei diritti validi per l’uomo ad ogni entit�� senziente.
Fin dalla primissima visione ho provato un’affinit�� istintiva con le tematiche e i personaggi di True Detective��(la celebratissima serie di Nic Pizzolatto prodotta dalla HBO, di cui �� in preparazione proprio in questi mesi la seconda stagione). Questa riflessione del sociologo Adolfo Fattori, apparsa sull’ultimo numero di Quaderni d’Altri Tempi, mi ha spinto ad approfondire le ragioni e i motivi di questa fascinazione. Che in realt�� potrebbe avere radici pi�� razionali di quanto finora sono stato disposto a��considerare, solo ben nascoste dalle spire dell’irrazionale che avvolgono tutta l’opera. A proposito di Rustin “Rust” Cohle, il detective disincantato e nichilista ispirato alla visione del mondo��di Thomas Ligotti e interpretato da Matthew McConaughey, Fattori scrive:
Nichilismo puro. Forse uno dei primi esempi di eroe del postumanesimo ��� prima dei replicanti, degli androidi, dei cloni, cui a volte pensiamo quando usiamo il termine ���postumano���, alla ricerca di oggetti che lo riempiano, senza fermarci ad una progressione quantitativa (protesi e mutazioni che aumentano le capacit�� umane), ma pensando ad uno strappo qualitativo: qualcosa che cambia in noi, umani fatti di sangue, carne, emozioni, affetti.
Potremmo quindi interpretare il personaggio di Rust, scomodo, inquietante,��estraneo – addirittura alieno – al consesso umano, non come il classico antieroe a cui tanta letteratura e tanto cinema ci hanno abituati, ma come il prototipo di una nuova classe di eroi, adatto a una sensibilit�� postumanista. E in effetti, a ben guardare, di inizi a favore di questa ipotesi ne possiamo raccogliere un certo numero.
Rust �� un nichilista, anzi come si definisce lui stesso un “pessimista cosmico”, che non riconosce nessuna autorit�� al di fuori del concetto ideale di giustizia. Porta con s�� il dolore della perdita prematura di una figlia che ha mandato in frantumi la sua vita privata. Ha subito delle lesioni permanenti nel corso di un precedente incarico da infiltrato in un clan di motociclisti narcotrafficanti, che lo ha reso schiavo delle anfetamine. ��Io non dormo. Sogno e basta�� confida a Marty Hart /��Woody Harrelson. E le sue parole fanno il paio con queste altre che scambia con Marty in un altro dialogo cos�� efficace e denso, assolutamente improponibile in un confronto televisivo (eppure…):
Rust Cohle: ��Sono dell’idea che la coscienza umana sia stato un tragico passo falso nell’evoluzione. Siamo diventati troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Noi siamo creature che non dovrebbero esistere, secondo le leggi della natura. Siamo solo delle cose che si sforzano sotto l’illusione di avere una coscienza, questo incremento delle esperienze sensoriali e della nostra sensibilit��, programmata con la completa assicurazione che ognuno di noi �� una persona a se’ stante quando, in realt��, ognuno di noi �� nessuno. Penso che l’unica cosa onorevole da fare per le specie come la nostra sia rifiutare come siamo fatti. E smettere di riprodurci, procedendo tutti insieme verso l’estinzione. Un’ultima notte nella quale fratelli e sorelle si liberano da un trattamento iniquo��.
Marty Hart: ��Ma allora… che senso ha alzarsi dal letto, di mattina?��.
Rust Cohle: ��Mi convinco di essere un testimone, ma la vera risposta �� che sono fatto cos��. Inoltre, non ho la tempra necessaria per suicidarmi��.
Rust si vede dunque come un testimone, eppure lui �� uno che non dorme. Che sogna e basta, al punto che le visioni oniriche si sovrappongono ai fatti, si mescolano alla realt��, e diventano un tutt’uno, come nella sigla d’apertura scandita dalle note di Far From Any Road del gruppo country alternativo The Handsome Family. Il suo �� un vagabondare nelle Terre del Sogno che altri esseri umani scambiano per realt��. Vi ricorda qualcosa?
Rust Cohle: ��Nell’eternit��, priva di tempo, nulla pu�� crescere. Nulla pu�� divenire. Nulla cambia. Perci�� la Morte ha creato il Tempo affinch�� facesse crescere tutto ci�� che poi lei avrebbe ucciso. Ed ecco che tutte le creature rinascono. Ma solo per rivivere la stessa vita che si �� vissuta in precedenza. Pensateci un po’, detective. Quante volte abbiamo gi�� avuto questa conversazione? Chi pu�� dirlo? Se nessuno pu�� ricordare le proprie vite precedenti nessuno pu�� cambiare la propria vita. Ed �� questo il terribile ed oscuro segreto della vita stessa. Siamo in trappola. Confinati in quell’incubo nel quale continuiamo a destarci��.
O ancora:
Rust Cohle: ��Questo �� quello di cui parlo quando parlo di tempo e morte e futilit��. Ci sono idee pi�� ampie al lavoro soprattutto quello che ci spetta in quanto societ�� per le nostre reciproche illusioni. Quattordici ore di fila a guardare foto di cadaveri queste sono le cose a cui pensi. L’avete mai fatto? Guardi nei loro occhi anche in una foto. Non importa se sono morte o vive. Puoi comunque leggerli e sai cosa vedi? Loro l’hanno accolto. Non subito ma… proprio li’, nell’ultimo istante. E’ un sollievo inconfondibile. Vedete, perch�� erano spaventate e ora vedono per la prima volta quanto era facile semplicemente lasciarsi andare ed hanno visto, in quell’ultimo nanosecondo, hanno visto cosa erano state, che tu, proprio tu, tutto questo grande dramma non �� mai stato altro che un coacervo raffazzonato di presunzione e stupida volont�� e puoi semplicemente lasciarti andare, finalmente, adesso che non devi pi�� aggrapparti cos�� forte… per renderti conto che…tutta la tua vita, sai, tutto il tuo amore, il tuo odio, i tuoi ricordi, il tuo…dolore… era tutto la stessa cosa. Era tutto lo stesso sogno, un sogno che hai avuto dentro una stanza chiusa. Un sogno sull’essere una persona. E come in tanti sogni, c’�� un mostro, alla fine��.
Rust �� refrattario all’irrazionale, alla fede, alla superstizione e all’oscurantismo che dilagano nel Bayou ( ��E questa qui sarebbe vita? Persone che si radunano e si raccontano panzane che sono in aperto contrasto con tutte le leggi dell’universo solo per finire una cazzo di giornata in santa pace? No. Sarebbe questa la realt�� in cui vivete voi, Marty?��). Compatisce gli altri uomini che non hanno la forza per resistere��ai soprusi dell’autorit��, alla violenza o anche solo al retaggio delle convenzioni imposte dalla societ��. Un personaggio contro, in tutto e per tutto. Ma alla fine, messo di fronte alla prova di un nuovo dolore, sopravvissuto alla morte confida a Marty: ��A un certo punto quando ero immerso nell’oscurit��, so che qualcosa… Qualunque cosa fossi diventato…Non era neanche coscienza, pi�� una indistinta consapevolezza, nell’oscurit��. E potevo, potevo sentire i miei contorni… sbiadire. Al di sotto di quella oscurit�� ce n’era un’altra di tipo diverso, era pi�� profonda. Calda come fattasi sostanza, capisci? Riuscivo a sentire… E sapevo, sapevo per certo che mia figlia mi stava aspettando laggi����.
Non esattamente una redenzione, per�� Rust, dopo aver trascorso 17 anni ad affrontare la realt�� a muso duro, sfidando tutti e resistendo a qualsiasi potere attrattivo da parte degli altri, nei minuti finali della serie torna. Con qualcosa da raccontare. Non lo fa controvoglia, come ha sempre fatto con le sue esternazioni nel corso delle indagini. Lo fa di sua iniziativa:
Rust Cohle: ��Una volta non c’era che oscurit��. Per come la vedo io, �� la luce che sta vincendo��.
Qualcuno potrebbe volerci leggere una chiave��religiosa. Per me non �� cos��. Credo invece che Rusty da testimone si sia infine convinto a diventare attore, abbracciando la��sfida all’irrazionalit�� del mondo. Non si fa pi�� carico di un dolore e di un pessimismo senza argini, ma piuttosto di un messaggio. E questo messaggio dalle parole si trasferisce nelle azioni, e per tramite loro si cala nel mondo. C’�� qualcosa da fare, finalmente, non solo da criticare. Questa �� la mia interpretazione.
Forse le parole finali di Cohle non sono abbastanza da arrivare a una pronuncia definitiva. Ma per me risultano pi�� che��sufficienti a indirizzare un sospetto.
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L’interfaccia connettivista
Giovanni Agnoloni ha sintetizzato per PostPopuli alcune sue riflessioni sull’Altro, che presto confluiranno in un saggio pi�� strutturato sul connettivismo, conducendo una panoramica su Corpi spenti e la serie della psicografia in cui si inserisce. Con l’occasione mi ha rivolto anche alcune domande su argomenti di cui si �� molto discusso in rete – anche da queste parti – negli ultimi tempi: i “realisti di una realt�� pi�� grande” di Ursula K. Le Guin, il congresso di futurologia e lo stato della fantascienza in Italia. E cos�� l’articolo �� diventato una sorta di termometro della situazione. Ve lo consiglio anche per questo.
Eccone un estratto:
In un nostro recente scambio di battute su FB ��� a seguito del suo articolo uscito su Holonomikon����� hai sottolineato come il Connettivismo si fondi sulla sostanziale compresenza (o, eventualmente, sull���alternanza) di generi diversi, fusi per�� in un���unica sensibilit�� capace di proiettarsi anche su un orizzonte narrativo mainstream. Si pu�� dire che il movimento stia cercando di evolversi in una direzione che vada oltre certe resistenze ���passatiste��� della produzione strettamente fantascientifica italiana, che evocavi nel tuo articolo?
Ho sempre creduto che la cosa importante fosse evitare di fossilizzarci. Per restare in ambito fantascientifico, la mia prima grande passione �� stato il cyberpunk: dai quindici anni in poi ho cercato di acciuffare qualsiasi cosa fosse stata pubblicata in Italia di riconducibile a questa corrente letteraria. Ho accumulato decine di libri e li ho divorati tutti, leggendoli pi�� e pi�� volte. Ma per mia fortuna, quando ho scoperto il movimento di Gibson e soci, Bruce Sterling ne aveva gi�� certificato la morte da quattro o cinque anni. La scena del crimine, quando sono arrivato io, era gi�� fredda��� Cos�� ho potuto spingermi in esplorazione, fuori dal filone, e sai cosa ho trovato? Altre fonti di meraviglia che hanno acceso altre passioni: Philip K. Dick, per cominciare; e poi Samuel R. Delany, J.G. Ballard e gli altri protagonisti della New Wave; e poi Alfred Bester, Fritz Leiber, Frederik Pohl e gli altri padri ispiratori del genere. E, tra gli italiani,��Valerio Evangelisti, Vittorio Catani, Vittorio Curtoni, Lino Aldani���
Tra gli utenti del fandom di SF attivi in rete, c����� un certo numero di nostalgici che rimpiangono un���et�� dell���oro perduta: la cara vecchia space opera, le storie semplici e accattivanti di una volta, i protagonisti tutti d���un pezzo, e non so che altro. Non credo che siano la frangia pi�� numerosa del��fandom (figuriamoci dell���intero bacino di lettori di fantascienza, di cui il fandom rappresenta solo la punta dell���iceberg), ma di sicuro �� la pi�� rumorosa. Scalpita, recrimina, rivendica un ritorno a stagioni della nostra storia che purtroppo per i loro sogni non si ripeteranno mai pi��. Come non si ripeter�� pi�� il decennio del cyberpunk. Ma questo non vuol certo dire che in futuro non ci saranno correnti e filoni altrettanto vitali e interessanti.
Gi�� adesso nel mondo anglosassone si parla di una nuova Golden Age: lo hanno fatto quest���anno gli editori e gli addetti ai lavori riuniti a Londra in occasione della WorldCon. Si guarda con interesse ad altre culture, grazie al fatto che la societ�� americana e quella britannica, di fatto le culle della science fiction, acuiscono sempre di pi�� i loro tratti multietnici. E si guarda con uguale interesse al tema dei diritti civili, che dal femminismo in avanti non ha mai conosciuto battute d���arresto. Solo qui in Italia possiamo trovare gente che si permette di fare la voce grossa guardando al passato, senza che si inneschi un moto di risposta collettivo che riesca a isolare e far risaltare l���insulsaggine di queste pretese.
Con il connettivismo abbiamo messo in piedi un tentativo in questa direzione. E l���idea di cristallizzarci in uno schema imitativo (sia pure di noi stessi) non ci sfiora nemmeno. Quest���anno varchiamo l���orizzonte dei dieci anni. Era una notte di dicembre del 2004, quando quest���oscuro congegno si mise in moto. Chi l���avrebbe detto che dieci anni dopo saremmo stati ancora qui (con Sandro Battisti, Marco Milani e un gruppo sempre pi�� numeroso di amici acquisiti per strada, tutti animati dalla stessa passione) a parlare di fantascienza e a proporre progetti per il futuro?
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December 2, 2014
Wanderers: la lunga marcia verso il futuro
Pubblicato da nemmeno un mese, c’�� un cortometraggio fantascientifico che sta facendo il giro della rete, rimbalzando da un sito a un altro. Ho avuto modo di vederlo qualche giorno fa su io9 grazie alla pronta segnalazione di Ivan Lusetti e oggi me lo ritrovo��replicato dappertutto, sui social network e sui siti non solo di settore. S’intitola Wanderers e a realizzarlo �� stato l’artista digitale e animatore svedese Erik Wernquist, spinto dalla sua passione per l’esplorazione spaziale e ispirato dalle visioni fantascientifiche di Kim Stanley Robinson e Arthur C. Clarke, nonch�� dalle illustrazioni del leggendario Chesley Bonestell. Realizzato come un documentario, Wanderers si avvale del commento fuori campo – non autorizzato, per ammissione dello stesso Wernquist – di Carl Sagan.
Nel corso di poco pi�� di 3 minuti, Wernquist ripercorre il cammino futuro dell’uomo – tornato nomade e riscopertosi pioniere – attraverso il sistema solare. E ci lascia senza fiato davanti alla vivida bellezza dei panorami alieni, resi ancora pi�� sublimi e perturbanti dai segni di un processo di antropizzazione in fase pi�� o meno avanzata: ascensori spaziali, miniere asteroidali, avamposti nel deserto marziano e sulle lune di Giove, Saturno e Urano. Il risultato �� talmente suggestivo da lasciare attoniti, a riflettere sulla missione che ci attende e a domandarci cosa stiamo aspettando ad intraprendere questa lunga marcia verso la Nuova Frontiera.
Wanderers – a short film by Erik Wernquist from Erik Wernquist on Vimeo.
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December 1, 2014
Realisti di una realt�� pi�� grande
Accettando la��National Book Foundation���s Medal for Distinguished Contribution to American Letters, onore toccato in passato anche a Ray Bradbury e Toni Morrison ma tipicamente indifferente agli autori di genere, Ursula K. Le Guin ha tenuto lo scorso 19 novembre un discorso di ringraziamento che ha avuto enorme risonanza nel mondo anglosassone. Silvio Sosio ne ha parlato su Fantascienza.com riportandone una traduzione integrale. Qui in Italia siamo come al solito distratti, o semplicemente amiamo crogiolarci nel nostro provincialismo da nobili decaduti. E cos�� il massimo che ci �� dato vedere su��un’onorificenza storica come questa sono state polemichine da salotto capaci di far ridere un pidocchio.
Al di l�� del valore dell’autrice – e Ursula K. Le Guin �� una signora autrice, come dimostrano i 5��premi Hugo, i 6��Nebula e i ben 19 Locus allineati sulla sua libreria, per non parlare della profondit�� dei temi trattati e della complessit�� degli scenari immaginati, a cominciare dal ciclo dell’Ecumene – quello che avrebbe dovuto gratificare la comunit�� degli appassionati di fantascienza �� il riconoscimento attribuito da una istituzione culturale di livello nazionale a una delle personalit�� pi�� autorevoli emerse dal campo del fantastico. Questo nel mondo anglosassone si �� verificato, in Italia no. Ma qui mi preme ricordare che il suo ultimo lavoro giunto in Italia, quel Paradisi Perduti curato e tradotto lo scorso anno da Salvatore Proietti per Delos Books (e pubblicato con una copertina originale di Maurizio Manzieri che ha riscosso un successo planetario), si �� imposto meritatamente all’ultima edizione dei Premi Italia��e questo dovrebbe essere un motivo di vanto per tutta la comunit�� italiana, che una volta tanto ha saputo dar prova di lungimiranza e acutezza.
Da autore di genere, non posso che condividere ogni singola parola del discorso di Le Guin. Ma c’�� un passaggio che trovo particolarmente emozionante, e ve lo trascrivo:
A chi mi ha dato questo bellissimo premio, grazie. Dal cuore. Alla mia famiglia, ai miei agenti, ai miei editor dico: sappiate che se sono qui �� anche merito vostro, e questo premio �� tanto vostro quanto mio. E mi piace l’idea di accettarlo e condividerlo con tutti quegli scrittori che sono stati esclusi dalla letteratura cos�� a lungo, i miei colleghi autori di fantasy e fantascienza, scrittori dell’immaginazione, che per cinquant’anni hanno visto questi bei premi andare ai cosiddetti “realisti”.
Sono in arrivo tempi duri, e avremo bisogno delle voci di scrittori capaci di vedere alternative al modo in cui viviamo ora, capaci di vedere, al di l�� di una societ�� stretta dalla paura e dall’ossessione tecnologica, altri modi di essere, e immaginare persino nuove basi per la speranza. Abbiamo bisogno di scrittori che si ricordino la libert��. Poeti, visionari, realisti di una realt�� pi�� grande.
Oggi abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra la produzione di una merce e la pratica dell’arte.
Ma tutto l’intervento merita di essere visto e ascoltato.
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November 30, 2014
La sindrome spaziale che mette a nudo la nostra ignoranza
C����� un culto dell���ignoranza […], e c����� sempre stato. Lo sforzo dell���anti-intellettualismo �� stato una traccia costante che si �� spinta nella nostra vita politica e culturale, alimentata dalla falsa nozione che la democrazia significhi che ���la mia ignoranza �� tanto giusta quanto la tua conoscenza���.
Isaac Asimov
Con la partecipazione di Samantha Cristoforetti alla��42ma missione di lunga durata sulla ISS��sarebbe stato lecito attendersi una presa di coscienza da parte degli organi d’informazione in Italia. Invece quello a cui stiamo assistendo �� un��florilegio di��idiozie assortite (dall’ISS che si trasforma in ISIS al men�� dell’astronauta e cos�� via). La sindrome lunare continua evidentemente a scuotere��la sua coda lunga, ha raggiunto l’orbita terrestre e si �� fatta sindrome spaziale. Da un po’ di tempo mi sto convincendo che l’adagio “bene��o��male, l’importante �� che se ne parli” ha fatto il suo tempo. In presenza di temi complessi – e mi domando cosa possa esserci di pi�� complesso di��una missione spaziale – non sarebbe possibile affidarsi a tuttologi e commentatori da salotto, dovrebbe essere lapalissiano.��Andrebbero interpellate e coinvolte le professionalit�� adatte: divulgatori scientifici, scienziati, ingegneri. Specialisti che sappiano di cosa stanno parlando. E invece la stampa cortocircuita il “senso comune” dell’uomo di strada, generando tsunami di idiozia che finiscono per travolgere ogni serio tentativo di affrontare il tema.
L’Italia non �� un paese per giovani, e questo lo abbiamo capito. Ma adesso che stiamo appurando che non �� nemmeno un paese per ricercatori, per tecnici, per giornalisti, dovremmo tutti domandarci un po’ di chi sarebbe davvero, questo benedetto paese. Dei politici che si dividono le luci dei riflettori con i conduttori televisivi? Ormai anche calciatori e veline sono stati scalzati dal palcoscenico mediatico. O magari dei complottisti che sommergono i social network di inutili (quando non insulse) campagne di sensibilizzazione a questo o a quel problema?
La Expedition 42 non ci avr�� dato la risposta finale sull’argomento, ma di certo sta portando allo scoperto molta della spazzatura che in questi anni e decenni ci siamo cos�� operosamente affannati a nascondere sotto il tappeto. Su Qualcosa di Sinistra Davide Clementi scatta una fotografia impietosa del peggio che sta venendo fuori. Ma in questi giorni basta farsi un giro su Facebook per toccare con mano lo squallore delle esternazioni pi�� becere e triviali. C’�� da rimanere sconcertati e basiti di fronte agli abissi di ignoranza espressi da cos�� tanti nostri connazionali. Lasciamo da parte le battute sessiste (dimenticavo, l’Italia forse �� un paese per comici con le pezze al culo!), e ignoriamo senza ripensamenti gli articoli di tenore analogo��pubblicati da Libero e altre frattaglie, ma quello che mi lascia pi�� sconvolto �� imbattermi in commenti di persone che��sproloquiano sul “sogno di Samantha” come se tutta la missione fosse stata organizzata per lei, e snocciolano cifre senza fonte di quanto ci sia��costato, tutti soldi��che ovviamente��avremmo potuto investire��in qualcosa di pi�� utile e pi�� immediato per la collettivit��.
La collettivit��…
Al di l�� del populismo, della demagogia e dell’assenza di qualsiasi senso della prospettiva, sconvolge la somiglianza di certi argomenti con quelli che furono esercitati da uno sprovvedutissimo Alberto Moravia, partito alla volta del Goddard Space Center per documentare sul campo l’impresa dell’Apollo 11 senza mettere nel bagaglio nient’altro che una penna, della carta, qualche cambiata d’abito e tanto sano scetticismo. Dovendo rientrare nei limiti di peso per l’imbarco, l’acume dimostrato in altre occasioni prefer�� lasciarlo in Italia, oppure gli era gi�� stato rubato.
La normale ricerca scientifica e tecnologica in certo modo �� fine a se stessa. Ma allorch�� un paese come gli Stati Uniti investe nel programma spaziale la somma di 25 miliardi di dollari, la questione del fine o teleologica si pone con prepotenza. Che la questione dello “scopo” sia importante, del resto lo dimostra se non altro il gran numero di critiche che da ogni parte sono piovute sui programmi della Nasa. Prima della Luna, la priorit�� non avrebbe dovuto essere accordata al risanamento della natura americana violentata e avvelenata nella sua flora, nelle sue acque, nella sua fauna dagli spurghi industriali? Alla ricostruzione delle citt�� invecchiate, miserabili, fatiscenti nei quartieri pi�� poveri? All’elevazione culturale economica e sociale dei circa cinquanta milioni di poveri degli Stati Uniti? Alla soluzione del problema della giovent�� in rivolta, delle minoranze etniche disperate?
Parole scritte nel 1969 per L’Espresso, che avrebbero dovuto��essere scolpite nella memoria del paese a monito contro l’ignoranza delle future generazioni. Bene ha fatto��io9��a raccogliere��un campionario di quelle che sono le invenzioni messe a punto dall’industria aerospaziale che usiamo tutti i giorni. Il culto dell’ignoranza condannato da Isaac Asimov nella lapidaria citazione che apre questo articolo non si �� mai estinto. Forse �� impossibile da sconfiggere, forse accompagner�� per sempre l’umanit��, anche nel suo cammino tra le stelle. Eppure ritrovare nel 2014, sparsa a piene mani, la stessa ignoranza che��quasi mezzo secolo poteva orgogliosamente esibire��Moravia �� sintomatico dell’inutilit�� di certe lezioni. Perch�� teste di rapa incapaci di realizzare le ricadute della ricerca sulla nostra vita quotidiana dovrebbero essere certificate come inadatte a esprimere qualsiasi parere sul benessere comune. E invece questa �� tutta gente che se ne va in giro libera di far danni, magari insegna nelle scuole oppure copre posti di responsabilit�� nel settore pubblico o privato, e magari esercita pure con disciplina il diritto di voto, offrendo un��contributo quotidiano��a rendere questo paese degno della sua fama da Terra dei Cachi.
Ci resta una magra consolazione. Il modo in cui decidiamo di��affrontare��argomenti come questo �� un’utile discriminante, oggi come oggi, per riconoscere chi �� parte del problema di chi sta lottando per una soluzione. Ma possiamo accontentarci di piccoli passi?
Se volete seguire Samantha nella sua missione, l’Agenzia Spaziale Italiana ha pensato di aprire un sito web che funga da linea diretta con la ISS, quindi potete collegarvi direttamente con Avamposto 42. Sicuramente sar�� pi�� utile della met�� (o qualcosa in pi��) dei servizi messi in onda o pubblicati in questi giorni.
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November 27, 2014
Baedeker stellare per oniromanti
Il viaggio onirico di Randolph Carter alla ricerca del misterioso Kadath, l���inaccessibile dimora dei Grandi D��i della Terra che svetta sulle gelide lande di Inganok immerse nel crepuscolo, �� un���avventura impareggiabile ed emozionante che si compie sotto il segno delle stelle. Ad aprire la novella di Howard Phillips Lovecraft��The Dream-Quest of Unknown Kadath��(scritta tra l’autunno del 1926 e il gennaio 1927, mai pubblicata in vita e tra le pi�� suggestive del Solitario di Providence) subito dopo la visione della meravigliosa citt�� del tramonto, che per tre volte apparve in sogno al dormiente e per tre volte gli fugg��, �� infatti il richiamo a Fomalhaut e Aldebaran, mondi remoti nello spazio e nel tempo che come il Sole ospitano aliene Terre dei Sogni.
Fomalhaut ���funge da faro per chi si inoltra negli oceani dell���incubo���, come scrive��Massimo Berruti nel suo fantastico Dizionarietto dei luoghi e della nomenclatura lovecraftiana che completa Il Guardiano dei Sogni, il��volume a cura di Gianfranco de Turris��che raccoglie tutte le avventure di Randolph Carter, impreziosito da un apparato critico di tutto rispetto. E sorprende vedere come��l���anello di polveri osservato da Hubble – probabilmente una nube protoplanetaria di gas che si estende intorno alla ���bocca della balena��� (il significato letterale del suo nome in arabo), in una fascia compresa tra 133 e 158 unit�� astronomiche, certamente ignota a Lovecraft –��le conferisca un aspetto inquietantemente tolkeniano. Fomalhaut dista da noi 25 anni-luce, si presume che sia giovanissima (440 milioni di anni, contro i 4,57 miliardi di anni stimati per il nostro Sole), e ha una massa pari a 2 masse solari, una luminosit�� 17 volte maggiore e un diametro maggiore di un fattore 1,8.
Aldebaran �� invece una gigante arancione con un diametro��in continua crescita per via del suo ciclo��vitale di espansione. ����gi�� arrivata a 44��volte il diametro del Sole, del quale���� 1,7��volte pi�� massiva e 518��volte pi�� luminosa. E��� una stella doppia che illumina la costellazione del Toro.��Dista 65 anni luce dalla Terra, ma nessun abisso – per quanto profondo –��potrebbe metterci al riparo dal suo influsso ostile, che echeggia��nelle ���oscure regioni oniriche��� che da essa si dipartono.
La fine del viaggio onirico di Carter si compie sotto lo sguardo di altri due astri: Antares, che rivaleggia nel cielo notturno con lo splendore vermiglio del pianeta Marte, e la gelida Vega.
Antares �� una supergigante rossa, vista dagli antichi come il cuore dello Scorpione: �� un titano celeste, il cui diametro �� 883��volte pi�� grande del Sole, di cui �� 57.500��volte pi�� splendente e almeno 12 volte pi�� pesante. Randolph Carter ammirava la sua luce vecchia di quasi 6 secoli��dalla finestra della sua abitazione sulla Beacon Hill di Boston.
Pi�� vicina fisicamente e altrettanto cara a Carter �� Vega, la stella alfa della Lira. La sua parabola celeste raggiunge il culmine d���estate, quando alle nostre latitudini arriva a sfiorare lo zenith. Per la precessione degli equinozi��connessa al moto dell���asse terrestre, 12.000 anni prima di Cristo Vega era la stella polare dei nostri antenati e tra circa 14.000 anni torner�� ad esserlo per i discendenti dell’umanit�� che resteranno sul pianeta.��2,1 volte pi�� pesante del Sole, 2,81 volte pi�� grande in diametro, 40 volte pi�� luminosa, �� giovane quasi quanto Fomalhaut. Con l���inganno Nyarlathotep, il Caos Strisciante messaggero degli Altri D��i,��vi indirizza il volo dell���ippocefalo shantak sul cui dorso viaggia Carter, all���assalto del Monte Kadath in testa al suo esercito imbelle di��ghoul e magri-notturni, ma dopo circa due ore di viaggio Carter approda finalmente sulla terrazza dell���agognata citt�� del tramonto, dove trova ad attenderlo i Grandi D��i e il suo futuro. Emerso da un passato perduto e finalmente riconquistato.
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