Giovanni De Matteo's Blog: Holonomikon, page 2
April 8, 2024
Ricordi proibiti: Estratto /2

Un cielo di liquido metallo incombe sulla distesa di rovine entropiche affastellate intorno al Golfo. Il diluvio è cessato – ci scusiamo per l’interruzione. Nuvole grigie galleggiano dense di molecole nocive sopra le luci alogene della città: un arcobaleno indistinto che degrada rapidamente nel piombo fluido e verso la liscia pietra fluviale.
Prospettiva dall’alto di Posillipo, attraverso le fronde dei platani e dei pini marittimi, tra i rami cullati dal vento dei salici trattati geneticamente. Treni che arrivano in stazione, treni che partono. Convogli della metropolitana che scivolano tra i palazzi, sprofondando nei loro cunicoli sotterranei e riemergendo in superficie, dentro e fuori da stazioni costruite secondo gli schemi di astronavi perdute. Le insegne luminose, la danza degli ologrammi sui tetti dei palazzi, i grattacieli ricombinanti del Distretto Corporativo, i fanali delle auto in processione agonizzante lungo le sopraelevate, fiotti di fumi venefici dai comignoli degli altoforni e delle ultime raffinerie petrolchimiche ancora attive nella zona del porto.
La funzione di Hubbert era stata ingannata a lungo, ma verso la metà degli anni Venti il mercato aveva scoperto il bluff. L’instabilità economica che era seguita aveva spalancato le porte alla crisi economica, sprofondando poi nel baratro della catastrofe bellica: i conflitti su scala regionale si erano saldati con le contese commerciali sui giacimenti strategici di petrolio e gas e con il controllo delle riserve idriche del blocco eurasiatico, originando un unico fronte di guerra globale, una faglia sismica che aveva investito il pianeta ancora in lenta ripresa dopo gli anni della sindrome di Wuhan.
La delocalizzazione era stata invertita e nel riassetto della capacità operativa dell’Europa Meridionale Napoli era stata favorita dalla sua centralità, calamitando gli asset strategici degli operatori nazionali e transnazionali. Subito dopo la fine della guerra, il conglomerato Atlantis Kombinat Systems aveva stabilito in città la sua base operativa per l’area mediterranea, pompando nelle vene del tessuto socioeconomico liquidità preziosa per il Secondo Risanamento.
Era stato solo l’ultimo sussulto, prima che la frenesia iperliberista s’innamorasse delle promesse della Singolarità, in un’ubriacatura di tecnocrazia che aveva impresso un saliscendi emozionale alla curva dello sviluppo delle principali economie mondiali. L’Unione Europea non aveva fatto eccezione e Napoli, insieme alle altre zone economiche speciali istituite nelle regioni depresse del continente, ormai tutte indifferentemente incapaci di reggere i tassi di crescita necessari ad assicurare il ritorno atteso dei fondi che vi avevano riversato capitali a pioggia, era stata oggetto di pesanti disinvestimenti in quasi tutti i settori industriali, finendo per imboccare nuovamente la strada del declino.
Adesso, Napoli richiama alla mente l’immagine tragica di una nobile decaduta. Una cortigiana di classe, ferita ma in qualche modo sopravvissuta, che veglia sul corpo del gigante abbattuto, riverso sulla riva del mare. Le luci delle autostrade tracciano nella sera le bordature delle sue costose vesti di seta lacere e macchiate di sangue, brandelli di tessuto urbano dimenticati sulla pietra lavica delle colline sepolte sotto le macerie di strati meta-geologici di abusivismo sfrenato.
Excursus storico-geografico in questo estratto di Ricordi proibiti (Delos Digital, 2024).
Ricordi proibiti: Estratto /1

Il dolore ha ormai oscurato ogni ricordo. Il dolore continua a eclissare la percezione. Ancora, sempre e solo dolore che urla dentro di lui come un’onda che viene a schiantarsi contro la scogliera, con il furore cieco di una bestia ferita, una belva presa in trappola che, sebbene si veda spacciata, non può rassegnarsi a chiudere gli occhi e aspettare il colpo di grazia. L’istinto acceca la razionalità e anche l’animale che è in lui ringhia, ruggisce, latra e digrigna i denti, pur sapendo che la messinscena non servirà a niente. Il passato non può essere cambiato.
Ci sono ricordi che ci rendono schiavi, aveva detto Samedi. Era vero, Briganti lo aveva imparato sulla sua pelle. Perché, dopotutto, l’umanità è un paradosso, la coscienza umana stessa è un’anomalia: nella sua capacità di concepire eccezioni, nei suoi slanci prometeici, rimane pur sempre condizionata dalla sua finitudine. In fin dei conti, l’umanità racchiude nei suoi vincoli la negazione stessa delle vette più alte a cui si ritrova ad aspirare. Alla fine, tutto si può ridurre a quest’unica verità. L’uomo è prigioniero del tempo. E la consapevolezza di questo limite è la causa della sua dannazione. Una dannazione ineluttabile, senza possibilità di riscatto.
Echi di True Detective in questo estratto di Ricordi proibiti (Delos Digital, 2024).
April 6, 2024
Vanishing Point: Incipit

…molti libri di testo dicono che una lingua è un meccanismo per l’espressione dei pensieri. Ma la lingua stessa è pensiero. Il pensiero costituisce l’informazione e la forma che essa si sceglie. La forma concretizza una lingua, e la forma di Babel-17 è… sorprendente.
Babel-17 – Samuel R. Delany
Vennero a prelevarlo nei suoi alloggi, ma lui ormai era partito. La luce esterna li colse impreparati e si confuse con l’allarme dei firewall, che innescò all’istante i loro wareWolves. Una scarica di neurotrasmettitori e i muscoli dei tre agenti si irrigidirono. Gli info-lupi da guardia codificati in difesa dell’integrità delle loro routine neurali li inchiodarono sulla soglia, mentre si accertavano dell’entità della minaccia.
Immagini ipnagogiche ristagnavano intorno agli uomini in divisa da microgravità e alla donna con i gradi di commissario della NERVE. Frammenti di scene interrotte, periodi perduti di un testo difficile da ricomporre. Nient’altro.
Uno scherzo, come sarebbe stato lecito aspettarsi dal loro obiettivo…
– Figlio di…
La donna fulminò con lo sguardo il sottoposto, poi si disinteressò di lui. C’era una ragazza seduta al centro della stanza, ma lo sguardo del commissario la superò e precipitò nello scenario che si schiudeva intorno a Resurgam.
La Stazione stava transitando pochi gradi sopra l’eclittica del Gorgo e la sua inclinazione forniva un punto di vista privilegiato sul tormento cosmico di Scylla, vampirizzata dalla sua invisibile Cariddi. Le fauci quantistiche del mostro divoravano il plasma incandescente con tranquillità, al riparo dietro la baluginante curvatura ottica della lente gravitazionale. Il transpex della parete panoramica era stato polarizzato per filtrare le frequenze più alte dello spettro, così una luce soffusa penetrava nel locale, spargendo i toni ambrati di un tramonto improbabile.
Gli occhi si fissarono tutti sull’abisso, là fuori. Nella scala delle priorità, la curiosità per l’apocalisse gravitazionale in corso aveva guadagnato il loro interesse: era la fine di tutte le cose, impossibile guardare con occhi diversi all’entità annidata in fondo al Gorgo. Nessuno ci sarebbe più riuscito, comunque, dopo che il mostro aveva tradito la sua instabilità, rivelandosi meno prevedibile del loro peggiore incubo. Mentre gli agenti di sicurezza completavano le loro verifiche subliminali, gli sguardi e i dubbi dei presenti si rincorrevano laggiù, nel profondo, incapaci di resistere all’attesa di un nuovo cataclisma. Solo i rapporti dei sistemi di difesa neuronica li richiamarono al momento contingente di quell’ultima stanza sospesa sull’orlo del baratro.
I wareWolves confermavano che si era trattato di un falso allarme: il contagio semantico aveva ormai quasi completato la sua parabola infettiva, dissipando il grosso del potenziale degenerativo. Gli agenti antivirali tornarono in stato idle, la procedura di emergenza rientrò sotto la soglia di guardia.
Il virus disgregante era ormai inerte, ma prima di spegnersi aveva aggredito tutto ciò che poteva compromettere e questo avrebbe reso cruciale il ruolo del segugio…
– Dov’è lui? – Le parole della donna risuonarono remote nella desolazione dello scenario. Gli uomini al suo seguito non fecero una piega nelle tute grigie dal taglio marziale. Su di esse, il marchio della NERVE dispiegava i suoi ideogrammi come petali d’acciaio.
La ragazza rimase china nella penombra. Contorta in una posa grottesca nella microgravità di Resurgam, le vertebre che tendevano la maglia di tessuto acaro-repellente, si stava cullando in un abbraccio invisibile e somigliava a un’antica bambola scordata. Un giocattolo a orologeria, dimenticato dopo un gioco che aveva presto lasciato campo libero alla noia.
– Dov’è andato? – insistette l’ufficiale della NERVE. Luce gelida nei suoi occhi, tanto fredda da bucare la gamma dell’infrarosso.
– Da qualche parte, là fuori – si risolse a rispondere la ragazza. I suoi lunghi capelli corvini riflettevano la luminescenza olografica di un modello planetario del sistema di Scylla/Niger. La Cintura, Klapeyron IV e Hybor e le loro lune, gli altri pianeti, vorticavano tutti nella solennità della loro danza cosmica in miniatura davanti a lei. I suoi occhi, fin dall’arrivo dei mastini della NERVE, non si erano scollati dalla proiezione.
Il silenzio si fece sepolcrale e carico di presagi sinistri per il terzetto d’intrusi, calati in quello scenario di sconfortante abbandono. L’appartamento era stato svuotato in fretta e furia, probabilmente non dall’uomo che lo aveva occupato negli ultimi sette anni-Terra. Malgrado l’azione disgregante del virus, nella scia della sua partenza sopravviveva l’eco di ricordi fuori dal tempo. Il tocco degli angeli del sogno dell’inquilino ristagnava nei ricettori passivi, penetrato in profondità negli strati nanotubolari di carbonio dell’habitat, come un’ombra psichica difficile da estirpare.
Ci avrebbe pensato il segugio.
– Se n’è andato – riprese la ragazza, come se stesse concludendo una sua linea di pensiero privata. – Per sempre.
Vanishing Point.
Il resto su Urania Jumbo n. 54, per tutto il mese di aprile in edicola.
Ricordi proibiti: Incipit
Singapore (Louis KWOK / AFP)
Quella mattina il sole era sorto eclissato. Eclissi anulare, la chiamavano gli astronomi, ma a Napoli non c’era stato verso di godersi il fenomeno. Per quel giorno, il Regista Celeste si era conservato un altro tipo di spettacolo. Forse, alla fine, il diluvio universale era davvero arrivato: dopo tante prove tecniche di distruzione – attraverso il fuoco del Vesuvio e dei Campi Flegrei, le detonazioni delle testate nucleari tattiche e delle bombe sporche, la piaga della cenere viva che ne era seguita, l’allagamento delle zone costiere un po’ in ogni parte del mondo – sulle rive del Golfo la condanna terminale aveva preso la forma di un nubifragio che proseguiva ininterrottamente da tre giorni e tre notti, quasi a voler lavare con l’acqua tutte le colpe che gli uomini avevano accumulato nel corso dei secoli.
– Era così pure nel ‘19. – Il vecchio barbone sbronzo agitò la bottiglia di distillato cinese da discount. Doveva averla prelevata direttamente dalla riserva d’annata di un drugstore notturno.
– E nel ‘25. – L’altro vagabondo di fronte a lui tossì, spargendo nell’aria un’invisibile nube etilica.
– Già. Prima che il vulcano saltasse per aria…
– Prima che il mondo intero saltasse per aria, vorrai dire!
Vincenzo Briganti passò oltre, lasciandosi le loro amenità alcoliche alle spalle.
Gocce di pioggia calda gli bagnavano i capelli e la fronte. Le insegne al neon si specchiavano nelle pozzanghere ai bordi della strada, un triste caleidoscopio di luci in quella liquida fine del mondo. Forse un effetto scenografico escogitato dagli studios dell’Altissimo a beneficio dell’ultimo spettacolo.
L’incipit di Ricordi proibiti, oltre che d’attualità, è anche un omaggio alla Trilogia di Eclipse (ovvero A Song Called Youth) di John Shirley, pietra miliare del cyberpunk e della fantascienza degli anni ’80.
April 2, 2024
Ricordi proibiti
Metà del XXI secolo. La curva dello sviluppo tecnologico ha subìto una cabrata. Nanotecnologie, bioingegneria, calcolo quantistico e intelligenza artificiale hanno concorso all’accelerazione.
È un cambio di paradigma che investe ogni campo della società. L’incalzante ricambio generazionale delle tecnologie stravolge la percezione della realtà. Dal mutamento emergono nuove prospettive: gli orizzonti dell’uomo si dilatano. I cambiamenti si succedono a distanza sempre più ravvicinata.
Questa è una storia raccolta dalle voci dei morti. In presa diretta dai Tempi Che Corrono.
Dopo la Singolarità.
2049 Viene fondata la prima Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica in Europa. Sotto la direzione di Salvatore Di Cesare, viene costituita a Napoli la Sezione IX, sottoposta a coordinamento congiunto tra la World Police Organization e la Direzione Centrale Anticrimine. I suoi agenti vengono equipaggiati con innesti cibernetici e addestrati per estrarre, riconoscere e interpretare le ultime memorie dei cadaveri in casi di crimini violenti.
2053 Dopo due anni di addestramento, Vincenzo Briganti viene confermato nel ruolo di agente psicografico ed entra nei ranghi della Sezione IX.
2057 Il corpo di Simona Di Cesare, figlia del direttore della Sezione IX, viene rinvenuto in un rudere abbandonato nel Limbo, la terra di nessuno che si estende a nord e a ovest di Napoli. Simona era alle prese con un’indagine per la quale aveva chiesto aiuto a Briganti. I suoi assassini le cancellano i ricordi vanificando qualsiasi tentativo di recupero da parte degli agenti psicografici.
2059 Salvatore Di Cesare viene trovato senza vita nello stesso luogo. Briganti viene chiamato a fare luce su una vicenda che affonda indietro nel tempo, riallacciandosi all’omicidio rimasto irrisolto di Simona.

La Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica dispone della tecnologia per interrogare i morti. Ma sarà sufficiente per scoprire chi ha ucciso il suo stesso comandante? Ricordi proibiti è il resoconto di questa indagine, che si districa tra il passato e il futuro, e forse anche su diversi piani alternativi del presente.
Disponibile da oggi in e-book e presto in cartaceo.
April 1, 2024
Ricordi proibiti: istruzioni per l’uso in caso di rilettura
Da domani, Ricordi proibiti sarà disponibile su tutti i bookstore, facilmente raggiungibili a seconda delle vostre preferenze dalla pagina dell’editore, e mi preme con l’occasione ringraziare ancora una volta Delos Digital e Silvio Sosio per averlo scelto per la collana Odissea Fantascienza, pazientando a lungo per assecondare i miei tempi di riscrittura.

Ricordi proibiti segna il ritorno in circolazione di Sezione π², il romanzo con cui nel sempre più lontano 2006 mi sono aggiudicato il Premio Urania (spuntandola, non mi stancherò mai di ricordarlo, su una shortlist di ottimi romanzi, molti dei quali avrebbero fortunatamente visto la luce in seguito: due, curiosamente scritti a quattro mani, poi riuniti in un fantastico Millemondi nel 2010, e un terzo a firma di Alberto Cola, che con un’opera diversa si sarebbe portato a casa il Premio Urania nel 2009). Scelto da Sergio Altieri e Giuseppe Lippi, all’epoca rispettivamente editor delle collane Mondadori per il mass market e curatore di Urania, il romanzo si andò a inserire in un filone di opere contaminate che si proponevano di mescolare generi (soprattutto noir, thriller e fantascienza, ma anche horror, spy story, e chi più ne ha più ne metta) e registri diversi (in questo, il mio tentativo voleva spingere al massimo la vena postmoderna del cyberpunk). Un sentiero che alcuni scrittori del periodo, incluso il sottoscritto, provarono a battere approfittando dell’interesse e dell’attenzione prestati appunto da Altieri a questo tipo di soluzioni sperimentali: non andò benissimo, e fummo per un po’ tra quelli che volevano uccidere la fantascienza (ma questa è un’altra storia che prescinde dai meriti e dai demeriti e che ognuno può raccontare per come l’ha vissuta).
Quindi, tornando a noi, Ricordi proibiti non è una riedizione di Sezione π² in senso stretto: la riscrittura mi ha impegnato per ben più tempo di quanto ne abbia richiesto la stesura della prima versione, e ha finito per cambiare almeno i due terzi dell’esistente e aggiungere un ulteriore 25% di pagine da zero. A conti fatti possiamo dire che Ricordi proibiti è un romanzo completamente diverso da Sezione π²: ne conserva senz’altro l’ispirazione e ne ripercorre la trama, ma rimodulandola su un intreccio più ricco e che a tratti si discosta anche significativamente dall’originale.

Questo post è dunque per i lettori che, nel dubbio, volessero decidere se valga la pena rileggerlo, più che per quelli che lo rileggeranno per la prima volta (a costoro sarà dedicato un post ad hoc).
PersonaggiCominciando dai personaggi, insieme ad alcune variazioni non così eclatanti nella caratterizzazione dei protagonisti, vale la pena segnalare che il cast si è leggermente ampliato. Alcuni personaggi che prima giocavano un ruolo piuttosto marginale hanno rivendicato uno spazio maggiore (da cui buona parte di quel 25% o giù di lì di pagine aggiuntive, ma su cui torneremo più avanti). Altri, invece, sono stati introdotti ex-novo: è il caso di Simona Di Cesare, figlia del Commissario Salvatore Di Cesare, sul cui omicidio s’incentrano le indagini di Vincenzo Briganti e Corrado Virgili detto Guzza, che finisce per giocare un ruolo cruciale nella storia attestandosi come un motore immobile di dantesca memoria; ma anche di altre figure secondarie, che ho trovato utile e anzi necessario introdurre per delineare con maggiore profondità il mondo in cui si svolge la storia e le trame che s’intrecciano dietro le quinte.
AmbientazioneIl lettore che avesse già avuto modo di misurarsi con Briganti e la sua prima indagine dopo la decapitazione della Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica noterà inoltre molte differenze nella caratterizzazione dei luoghi in cui si svolge la storia. In Ricordi proibiti, Napoli è molto più presente di quanto non fosse in Sezione π², tanto con i suoi luoghi reali (da Montecalvario a Chiaia, da Bagnoli al Vomero) e i suoi paraggi (fino ad arrivare agli scavi archeologici di Cuma, che offrono un nuovo sfondo al climax finale), quanto con la sua topografia reinventata allo scopo: il lettore forse ricorderà il Kipple, che qui si arricchisce anche di nuove e più specifiche denominazioni (Limbo, Vastaturo, Labirinto) a seconda di chi ne parla e da dove lo si guardi; ma si sorprenderà forse di scoprire anche luoghi che non erano prima menzionati, come per esempio un arcipelago artificiale costruito nelle acque antistanti Posillipo sul modello di una piccola Venezia, riprendendo un progetto visionario di Lamont Young.
BackgroundRimanendo sul world-building, anche i presupposti storici vengono in parte arricchiti, in parte stravolti. Le novità: le fascinazioni escatologiche, teologiche e per certi versi anche proto-millenariste riconducibili alla figura di Gioacchino da Fiore si sostituiscono a tutto il subplot originariamente imperniato sulle trame della Cabala di San Tommaso, che non avevo mai trovato particolarmente convincenti soprattutto perché sfruttate in maniera troppo sfacciatamente pretestuosa per le mie finalità narrative. Con Gioacchino da Fiore ho trovato invece una quadra, riuscendo sia a mantenere le suggestioni esoteriche che mi stava a cuore conservare in questa nuova versione del romanzo, sia ad aggiungere nuovi elementi organici allo sviluppo della storia, nonché una possibile chiave di lettura per lo scioglimento della vicenda – nonché ulteriori, se mai ve ne fosse bisogno, rimandi danteschi.
Strettamente connessa all’influenza gioachimita e florense, è inoltre la figura di Morgan Carter, il discusso psicologo a cui si devono le principali intuizioni che nel romanzo portano alla definizione della psicografia. La sua storia ha rivendicato uno spazio maggiore rispetto ai brevi accenni che ne venivano dati in Sezione π², e viene ulteriormente approfondita in un’appendice dedicata che riprende – udite, udite! – il suo misterioso diario in versione integrale (da cui, ecco svelato il mistero, buona parte di quel 25% di pagine aggiuntive di cui dicevo). Una storia nella storia, a tutti gli effetti. Ma anche una storia che fa da ponte tra il nostro mondo e l’universo di Briganti, trasformandolo in un’evoluzione futura di quella che tecnicamente sarebbe un’ucronia – storie, dentro storie, dentro altre storie…
Ulteriori dettagli si aggiungono sul conto della dottoressa Irina Pavlovna Nowotny e del Commissario stesso, ma anche su Briganti e i suoi primi anni alla Sezione Investigativa Speciale… che, per la cronaca, non si chiama più Sezione π², bensì Sezione IX – un arrotondamento burocratico imposto da una necessaria cura di dimagrimento (tutte quelle lettere greche sui documenti ufficiali mandavano al manicomio le IA del Ministero, ma sono state mantenute nel corredo dei necromanti).
Altre sottotrameLe sottotrame menzionate non sono le uniche attraverso le quali ho provato a scavare nella terza dimensione dell’universo di Briganti e soci. Ce ne sono altre, a coinvolgere la AKS Corporation (il modo in cui ho ribattezzato quella che era la Ksenja Systems) e le figure politiche vecchie e nuove coinvolte nelle indagini, come anche lo stesso Briganti e i suoi trascorsi, e basterebbero queste per fare di Ricordi proibiti un libro totalmente diverso da Sezione π². Ma siccome da Sezione π² sono trascorsi la bellezza di 17 anni, non ho saputo fare di meglio che rivedere nello stile e nella scrittura anche quel centinaio di pagine che sostanzialmente continuano a raccontare gli stessi accadimenti che conoscevate dalla precedente lettura.
Perché se Sezione π² era il meglio che potevo scrivere nella spensierata vanità dei miei venticinque anni, mi piace credere che Ricordi proibiti non potesse essere meno del meglio che ho da offrirvi nella piena maturità dei miei quarantatré. Ma la verità, in fondo, chi mi conosce un po’ sa già che è un’altra: Ricordi proibiti potrà piacere o meno ai lettori, anche a quelli che già avevano apprezzato Sezione π², ma non poteva uscire senza soddisfare prima di tutto chi lo ha scritto, che è un insoddisfatto cronico per sua natura. E questa, dopotutto, credo che sia anche la migliore garanzia a tutela di chi eventualmente vorrà investire ore preziose cimentandosi di nuovo nella lettura.
March 30, 2024
Ritorno nel Gorgo
Ad aprile, torna anche Vanishing Point, secondo capitolo delle mie programmate, e mai completate, Cronache del Gorgo. Siccome sono passati 13 anni dalla sua ultima apparizione, vale la pena riprendere il filo. E dunque… dove eravamo rimasti?

Tutto comincia con Orizzonte degli eventi, racconto pubblicato inizialmente sulle pagine della rivista telematica di fantascienza Continuum, fondata e curata da Roberto Furlani, e poi riproposto nell’antologia di racconti connettivisti Frammenti di una rosa quantica, curata da Lukha B. Kremo per Kipple Officina Libraria (2008). Era in quelle pagine che veniva introdottto l’ecosistema orbitale di Resurgam, un remoto avamposto della civiltà umana situato ai confini della galassia. In questo futuro, un network interstellare consente di superare le enormi distanze siderali attraverso dei portali quantistici, ma la rete non può arrivare dappertutto, sia per limiti fisici intrinseci che per ragioni che potremmo definire politiche, così ai suoi margini fioriscono delle comunità autonome, pressoché isolate, in grado di evolversi lontano dall’influenza della Trascendenza (come si è «umilmente» ribattezzata l’umanità del futuro).
Resurgam è uno di questi posti, la cui economia si trova a essere incentrata sullo sfruttamento energetico del buco nero intorno a cui orbita e sul recupero dei reperti archeologici di un’antica civiltà aliena estinta, che ha lasciato solo enigmatiche vestigia sugli asteroidi e i pianeti del sistema di Scylla-Niger. È in questo sottobosco postumano che si muovevano Jerry Lone, Ayesha e la Bruja, la più esperta tra i recuperanti ancora in circolazione. Ed è lì che li avevamo lasciati, in seguito al recupero di un sistema di navigazione che prometteva di stravolgere le conoscenze dell’umanità e le loro vite…
Molte cose sono cambiate nel frattempo, come scopriranno i lettori tornando alle pagine di Vanishing Point. Per cominciare, Jerry Lone è svanito nel nulla, gran parte dei recuperanti della sua banda hanno finito per dedicarsi ad altre imprese, ma Ayesha è ancora lì, alla disperata ricerca delle ultime tracce lasciate dal suo compagno, convinta che qualcosa possa essergli successo proprio a causa della sua straordinaria scoperta. Ed è a questo punto che approda a Resurgam anche un’emissaria della Trascendenza, nonché di una delle più spietate organizzazioni al suo servizio, la NERVE, portandosi dietro uno psiconauta arruolato per aiutarla a ritrovare il manufatto alieno scomparso insieme al recuperante…
Come Orizzonte degli eventi (che per chi volesse può essere recuperato in versione integrale su su questo blog), anche Vanishing Point è una storia che deve molto a Samuel R. Delany, M. John Harrison, Greg Egan e Alastair Reynolds, e sono felice che venga riproposta proprio in appendice a un romanzo del grande maestro britannico della new space opera: la novella è infatti pubblicata in appendice all’Urania Jumbo n. 54, che presenta ai lettori italiani il romanzo del 2022 Eversion con il titolo di Il ritorno della Demetra.

Enjoy! (E magari fatemi sapere cosa ve ne è sembrato…)
March 29, 2024
Prossimamente #2
March 28, 2024
November 14, 2023
Sunyata: ma le IA sognano bambine elettriche?
Śūnyatā, ovvero “vacuità” in sanscrito, è un concetto che nella dottrina buddhista indica una condizione ontologica su cui si fondano diverse scuole di pensiero, non ultima quella del monaco Nāgārjuna, per il quale tutti i fenomeni (dharma) sarebbero privi di identità e niente possiederebbe una natura indipendente. Ulteriormente estesa, la dottrina del Śūnyatā afferma che la realtà non è dotata di esistenza intrinseca, ma sorge solo da una “originazione interdipendente”, in cui ogni entità esiste solo in relazione alle altre e ogni cosa esiste solo nell’interconnessione con tutto il resto. In altre parole, tutto è connesso con tutto, un approccio sostenuto anche da Carlo Rovelli nell’interpretazione relazionale della meccanica quantistica che ha contribuito a formulare ormai trent’anni fa e a sostenere per tutto questo tempo.
È (anche) intorno a questa idea che si sviluppa, al di là delle intenzioni stesse del suo autore, il volume omonimo dato alle stampe da Eris Edizioni, che ha cominciato a far discutere molti addetti ai lavori e appassionati (si legga per esempio qui e qui) ancora prima della sua uscita. Un graphic novel che è allo stesso tempo un’opera d’arte concettuale e un conte philosophique, un organismo ibrido e sintetico che si propone di esplorare le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale generativa (AGI), inserendosi nella maniera più intelligente ed efficace possibile nel dibattito sul ruolo delle AI nell’industria culturale, e sull’impatto dei nuovi strumenti di produzione addestrati con dataset (di dominio pubblico o meno) sui sempre più fragili equilibri di un settore già in crisi. Che poi, con attori e tecnologie diverse, è un confronto che ha conosciuto diverse stagioni, ma affonda le radici già nelle prime forme di automazione del lavoro umano. Solo che qui cominciamo a spostarci dalla dimensione fisica a quella concettuale, e il discorso si fa immensamente più articolato, complesso e interessante.
Francesco D’Isa, filosofo, artista digitale e romanziere, nonché direttore editoriale della rivista culturale L’Indiscreto, aveva già dedicato al tema estese e approfondite riflessioni. Ma probabilmente è con quest’opera che guadagna un vantaggio forse incolmabile rispetto alle voci contrarie, barricate su posizioni destinate a essere spazzate via dal corso degli eventi: non perché gli oppositori delle AGI siano indistintamente dalla parte del torto, ma perché la legge di Riepl sta già trascinando alla deriva i loro argomenti come resti di un naufragio sospinti dalla corrente del tempo.
Quello di D’Isa con Sunyata è un tentativo di rendere esplicite le potenzialità di una tecnologia di cui abbiamo solo cominciato a intravedere qualche raro, sporadico e incoerente barlume. La trama del volume è talmente rarefatta da risultare poco più di un pretesto. Eppure, mescolando meditazione e simbolismo con una sensibilità molto vicina alle filosofie orientali, riesce ad addentrarsi nello spazio ancora inesplorato in cui si incontrano le potenzialità della macchina e la creatività umana, dove possibilità ancora latenti attendono di essere destate per estrinsecare tutta la loro carica dirompente, alimentando i sogni delle AI con fantasie e ansie umane e, viceversa, mettendo a disposizione della mente umana il fuoco di un potere tecnico potenzialmente immenso.
D’Isa ci conduce così per mano in una dimensione onirica, in cui la realtà si specchia e con lei si specchia anche l’identità della protagonista, che finisce per scindersi in una pluralità di soggetti interdipendenti, in relazione l’uno con l’altro. La chimera, che come le fiere dantesche le si presenta nel corso del suo vagare per una selva di simboli, è dapprima fonte di spavento e poi di un’ambigua fascinazione, e sembra incarnare l’ambivalenza delle tecnologie TTI (text-to-image) contro cui è stata canalizzata la polemica degli ultimi mesi.
Il discorso, come sottolinea l’autore nella sua preziosa introduzione, si fa presto politico. Prendendo in prestito le parole di Noam Chomsky, citato da D’Isa in un suo recente post sui social:
“La maggior parte dei pericoli e dei limiti delle AI può essere riassunta nei limiti del dataset che rappresenta il loro mondo cognitivo. È vitale che questo sia il più aperto e inclusivo possibile, oltre che modificabile e trasparente, in modo da non offrire delle AI che parlano (e impongono) solo un mondo culturale. Ogni proposta che ostacoli la massima apertura del dataset come il copyright è da rifiutare con forza“.
Noam Chomsky, New York Times (8 marzo 2023)
Per quanto la sua suggestione sia innegabile, Sunyata si può dire un’opera riuscita solo in parte, e paradossalmente è in questa incompiutezza che risiede il suo successo più grande, dal momento che se la componente narrativa si risolve in una parziale evoluzione delle sue esili premesse, è la parte grafica, senz’altro la componente più sperimentale del progetto, a risplendere sfolgorante e a gettare nuova luce – e nuove ombre – sul futuro che già muove i primi passi tra di noi.
