Andrea Indini's Blog, page 98

March 25, 2019

Violento, abusivo, irregolare: chi è il migrante che ha violentato la 18enne a Torino

Giuseppe De Lorenzo
Andrea Indini




Gueladjo Koulibaly aveva precedenti per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Dopo lo sgombero del Moi, aveva fatto perdere le proprie tracce


Gueladjo Koulibaly ha una sfilza di precedenti penali. Prima di aver aggredito e violetato un 18enne fuori dalla discoteca Life di Torino, il 30enne guineiano era già noto alle forze dell'ordine, e non solo perché lo stavano cercando in lungo e in largo per consegnargli il foglio di via. In passato c'erano già stati episodi di violenza e di resistenza al pubblico ufficiale. Aveva vissuto a lungo nelle palazzine olimpiche del Moi. Ma poco prima che la polizia sgomberasse l'ultimo stabile del "villaggio dei migranti", aveva fatto perdere le sue tracce (guarda la gallery) per poi riapparire venerdì notte, nel parco del Valentino, aggredire con un coccio di bottiglia una coppia di fidanzatini e abusare della ragazzina.


Quando gli agenti sono intervenuti per salvare la 18enne, Gueladjo Koulibaly è stato immediatamente arrestato per violenza sessuale. Verso le 4 di notte, tra venerdì e sabato scorso, il pregiudicato clandestino ha sorpreso la 18enne mentre si trovava seduta su una panchina in compagnia del fidanzatino. I due si stavano baciando fuori dalla discoteca Life. Nemmeno la presenza del giovane ha fatto desistere il guineano che, minacciando la coppia con un collo rotto di bottiglia, ha intimato al ragazzo di allontanarsi. Dal momento che il 18enne non avrebbe mai e poi mai potuto avere la meglio sull'immigrato, che per stazza e per età erta molto più grande di lui, è corso a cercare aiuto in discoteca. È stato un addetto al personale della sicurezza del Life a dare l'allarme al 112. Sul posto si sono precipitate le volanti della questura: una pattuglia, in servizio in zona, è intervenuta all'istante. Gli agenti hanno trovato la vittima terrorizzata e con i vestiti stracciati. Un'ambulanza del 118 ha accompagnato la 18enne all'ospedale Sant'Anna dove, ancora sotto choc, è stata visitata.


La fuga di Gueladjo Koulibaly è durata poco. Pensava di farla franca, facendo perdere le sue tracce con la complicità del buio, ma è stato fermato prima che diventasse giorno e arrestato mentre si nascondeva dietro ad alcuni cespugli lungo gli argini del fiume Po. In Italia senza documenti, è risultato essere già noto alle forze dell'ordine avendo precedenti per violenza e resistenza al pubblico ufficiale. Da tempo le forze dell'ordine lo stavano cercando per consegnargli il decreto di espulsione ma, da quanto aveva la sciato le palazzine del Moi, risultava irreperivile. Adesso dovrà rispondere l'accusa di violenza sessuale. E la Questura potrebbe accelerare il provvedimento di espulsione.


L'episodio del Valentino avviene in un momento di concitazione politica in cui la sinistra si schiera apertamente per allargare le maglie della cittadinanza agli immigrati. Un provvedimento che trova profondamente contrario Matteo Salvini. Che sulle violenze di Gueladjo Koulibaly ha anche scritto un post su Facebook rilanciando l'hashtag #tolleranzazero.





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Gueladjo Koulibaly







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Torino
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Published on March 25, 2019 04:37

March 24, 2019

Ius soli, l'ultima spiaggia del Pd. Ma la cittadinanza non si svende

Non basta un foglio di carta per integrare. Ma il Pd rispolvera lo ius soli per ricompattarsi contro Salvini






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Andrea Indini




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La cittadinanza non va regalata
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Published on March 24, 2019 03:16

March 21, 2019

"Perché guidava quel bus?". Così il senegalese ha nascosto le condanne

Andrea Indini




Il senegalese si era messo in malattia per "nascondere" la sospensione della patente e aveva nascosto la condanna per abusi. E in un'altra occasione aveva già provato a deviare la strada


Altri elementi si aggiungono al quadro che descrive la premeditazione con cui Ousseynou Sy ha organizzato il dirottamento dello scuolabus con 51 ragazzini a bordo. Arrivato a Pantigliate l'autista ha coperto i vetri del parabrezza con lenzuola nere, forse per impedire ai ragazzi di capire dove fossero, poi li ha fatti legare e ha cosparso la benzina sui sedili. Del materiale si era munito la mattina prima di mettersi alla guida del mezzo con cui avrebbe dovuto portare gli studenti dalla palestra alla scuola. Per evitare che questi rompessero i finestrini e scappassero dal pullman, aveva poi rimosso dalla vettura tutti i martelletti frangivetro. Il diabolico piano per sequestrare il mezzo e fare una strage all'aeroporto di Linate era stato, dunque, messo a punto in ogni minimo paricolare e questo ha spinto la procura di Milano a contestare al senegalese l'aggravante terrorismo. Ora non resta che accertare cosa ci facesse alla guida di un autobus pieno di alunni di seconda media un soggetto pericoloso con precedenti per guida in stato di ebrezza e abusi sessuali sui minori.


"Perché una persona con simili precedenti guidava un pullman per il trasporto di ragazzini?". Quando ieri mattina la fedina penale di Ousseynou Sy è arrivata sul tavolo del Viminale, Matteo Salvini si è messo subito al lavoro per "vederci chiaro" e chiarire quanto prima tutte quelle falle nei controlli che hanno portato una persona con precedenti tanto pensanti a lavorare per la società che gestisce il trasporto pubblico a Crema. La Autoguidovie sostiene di non essere mai stata a conoscenza dei precedenti penali di Ousseynou Sy. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il certificato penale sarebbe stato richiesto solo "al momento dell'assunzione", nel 2004. Poi non sarebbe stato più verificato. Ecco perché nessuno si è accorto della denuncia per abusi su un minore, la condanna a un anno con pena sospesa arriva solo nel 2018, o della guida in stato di ebrezza che invece risale proprio al 2004. Per nascondere all'azienda di trasporti il ritiro della pantente, secondo quanto appreso dall'agenzia AdnKronos, il terrorista senegalese si era messo in malattia. Va detto che i controlli sui precedenti non sono obbligatori nelle società private, ma è disarmante l'assenza di tutele per soggetti tanto vulnerabili come dei ragazzini di scuola media.


[[video 1666047]]


Il gesto di ieri non può essere considerato un raptus. Ousseynou Sy, secondo alcune indiscrezioni raccolte dall'agenzia Agi, aveva ordinato via internet, tramite un collega, un taeser, dicendo di doverlo regalare alla nuova compagna. Aveva poi comprato due tanniche con 10 litri di benzina e le fascette da elettricista. Ma soprattutto aveva postato su Youtube un video per dire basta ai troppi naufragi delle carrette del mare. "Non ce la faccio più a vedere i bambini morire mangiati dai pescecani e le donne incinte affogare", si sente nel messaggio destinato a amici e parenti in Italia e in Senegal che ora gli inquirenti stanno cercando. Per il 47enne senegalese, padre di due figlie, diventato cittadino italiano nel 2004 dopo aver sposato una ragazza di Crema da cui poi si era separato, "l'Africa doveva rialzarsi" e i suoi connazionali non dovevano più partire per l'Europa che andrebbe punita per le sue "politiche criminali sulla migrazione".


Per tutti i quindici anni, durante i quali ha lavorato per la Autoguidovie, nessuno ha mai rilevato segni di squilibrio? Chi lo conosce definisce Ousseynou Sy un "solitario". Ma negli ultimi giorni qualche campanello d'allarme avrebbe comunque dovuto scattare. Dalle testimonianze di tre ragazzi della scuola media di Crema è emerso che aveva cercato in un'altra occasione di deviare il mezzo di trasporto. Un professore lo aveva invitato a fare quella giusta. "Già lunedì avevamo notato che ci trattava male", hanno raccontato i ragazzini oggi, all'uscita di classe. Uno della classe lo ha salutato e lui, in tutta risposta, gli ha sbraitato in faccia un "vaffanculo".





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Attacco al bus a Milano focus





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Published on March 21, 2019 05:55

March 20, 2019

Il terrore in mezzo a noi

Il modus operandi, l'obiettivo e la falla nella sicurezza: ecco perché l'attacco allo scuolabus è terrorismo e ci fa riaprire gli occhi sull'odio nei confronti del nostro Paese






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Andrea Indini







Attacco al bus a Milano focus


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Published on March 20, 2019 10:21

"Precedenti per abusi sessuali su minori". Chi è l'attentatore senegalese

Andrea Indini








"Vendico i morti in mare". Poi incendia il bus



video

Il terrore dei ragazzini

Ousseynou Sy dirotta il mezzo, su cui viaggiano 51 bambini, e gli dà fuoco urlando "Lo faccio per i migranti". Aveva precedenti per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale


"Perché una persona con simili precedenti guidava un pullman per il trasporto di ragazzini?". Non appena la notizia è arrivata al Viminale, Matteo Salvini si è messo subito al lavoro per "vederci chiaro". Perché, quanto successo questa mattina sulla strada provinciale 415 che collega Pantigliate a San Donato Milanese, in provincia di Milano, ha dell'incredibile. Il conducente di un autobus delle autolinee padane, un senegalese con la cittadinanza italiana e una sfilza di precedenti per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale, ha dirottato il mezzo, sul quale viaggiavano 51 bambini e diversi insegnanti, e infine gli ha dato fuoco (guarda la gallery) minacciando di togliersi la vita.


"Lo faccio per i migranti, basta morti nel Mediterraneo". Sono riecheggiate queste parole quando Ousseynou Sy, dopo aver legato i giovani con alcune fascette da elettricista, ha iniziato a spargere del combustibile, molto probabilmente benzina, sui sedili e nel corridoio dell'autobus (guarda il video). "Le persone in Africa - ha urlato - muoiono per colpa di Di Maio e Salvini". Avrebbe dovuto riportare in classe gli studenti della scuola media Vailati di Crema, dopo essere stati in palestra, e invece ha impugnato un coltello e ha dirottato il mezzo puntando dritto verso l'aeroporto di Milano. "Andiamo a Linate - ha detto agli ostaggi - qui non scende più nessuno". E ancora: "Da qui non esce vivo nessuno". Le prime telefonate per lanciare l'allarme sono arrivate dai passeggeri che hanno contatto il numero unico 112. "Aiuto - ha urlato uno dei ragazzini - dice che vuole dare fuoco a tutto". Questa telefonata ha consentito ai carabinieri di intervenire prontamente ed evitare una vera e propria strage.


[[video 1666047]]


L'operazione per fermare il sequestratore, che da almeno quindici anni lavora alla società Autoguidovie, è stata difficile e pericolosa. I militari hanno formato un posto di blocco che Ousseynou Sy ha sbalzato speronandolo con estrema violenza (guarda il video). Lo scuolabus ha, quindi, zigzagato in mezzo al traffico della provinciale trascinando per almeno un'ottantina di metri la macchina dei carabinieri. Lui, che ha avuto due figli dalla ex moglie italiana, non si è fatto alcun problema a mettere a rischio le vite della scolaresca. Probabilmente, una volta arrivato a Linate, li avrebbe sacrificati nel suo sanguinario piano di attaccare l'aeroporto. "Ho visto i ragazzini abbracciarsi tra loro e piangere, ho visto le fiamme alte e il fumo denso", racconta Franco Lucente, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Lombardia, che si trovava a pochi metri dall'incendio propro mentre il 47enne aveva appiccato il fuoco nell'autobus. "Uno scenario apocalittico - continua - l'unico sollievo è che gli studenti siano tutti sani e salvi".


[[video 1665973]]


Portato in caserma a San Donato, Ousseynou Sy è indagato per strage e sequestro di persona. Adesso che la tragedia è scampata, agli inquirenti e alla politica toccherà capire come sia possibile che uno scuolabus venisse affidato a uno con precedenti per violenza sessuale sui minori e guida in stato di ebrezza. Anche se i servizi segriti non hanno mai riscontrato tendenze eversive o legami con ambienti terroristici, la sua fedina penale avrebbe comunque dovuto accendere più di un campanello di allarme. "Il Comune di Crema si è schierato pubblicamente contro il decreto Sicurezza, ma la foga a favore dei clandestini gli ha fatto sfuggire i problemi reali", denunciano i sottosegretari all'Interno, Stefano Candiani e Nicola Molteni, chiedendo ora "un rigoroso accertamento delle responsabilità per un affidamento così gravemente superficiale".





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Published on March 20, 2019 09:31

Dal prestito in banca ai politici: chi c'è (davvero) dietro la Jonio

Andrea Indini




Il progetto nasce l'estate scorsa per aggirare la chiusura dei porti. Ma l'agguato viene messo in atto solo ora. Ecco chi c'è dietro Casarini e compagni


"Era tutto organizzato". Nella Lega la linea sulla nave Jonio è univoca: Luca Casarini, il disobbediente del G8 che si è messo a capo della Mare Jonio, ha messo in piedi una operazione politica proprio in concomitanza con il voto in Senato sul caso della Diciotti. Una tesi prefigurata anche da alcuni report inviati all'intelligence e condivisa dai Cinque Stelle che però si sono mossi per evitare che si replicasse la vicenda della nave della Guardia Costiera bloccata per giorni di fronte al porto etneo, con 177 immigrati a bordo. Dietro questo agguato politico, oltre a Casarini e a Beppe Caccia, c'è il progetto "Mediterranea Saving Humans". Una organizzazione non governativa finanziata da Banca Etica che nasconde al proprio interno i soliti ultrà dell'accoglienza che in questi mesi infiammano le piazze facendo la guerra a Matteo Salvini.


"Non sappiamo quando - assicura Casarini - ma torneremo in mare insieme a tutti quelli che si riconoscono in un principio di una semplicità straordinaria: prima si salvano le vite umane, poi si discute del resto". Il punto politico di quanto successo nelle ultime quarant'otto ore resta il tentativo (fallito) dei centri sociali di creare un nuovo scontro alla vigilia del voto al Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini sul caso della nave Diciotti. Un vero e proprio agguato che, secondo i dati in possesso del Viminale, sarebbe stato organizzato da tempo per scavalcare il divieto di attracco nei porti italiani emesso l'estate scorsa dal Viminale per fermare le imbarcazioni delle ong che battevano bandiere straniere. Da qui l'idea di Cesarini e Caccia di mettere in mare una nave battente bandiera italiana.


Torniamo dunque all'estate scorsa. Casarini raduna attorno a sé alcuni esponenti dei centri sociali del Veneto che hanno già iniziato a scendere in piazza contro Salvini. "Non personalizziamo... - dice oggi al Corriere della Sera - io qui faccio la mia parte con umiltà, come uno dei tanti". In realtà, come ricostruisce Repubblica, è lui il capo missione che spinge a costituire una società armatrice per far partire l'agguato al governo. Nasce così la Idra Srl, attorno alla quale si stringono i più intranigenti fan dell'accoglienza, come l'Arci, le ong Ya Basta Bologna, Sea Watch e Open Arms, il centro sociale Esc di Roma e l'associazione "Baobab Experience". Grazie ai contatti politici con le Giunte di Palermo, Napoli e Milano e con i parlamentari di Sinistra italiana, riescono anche ad ottenere un cospicuo prestito da Banca Etica. Nelle tasce di Casarini e compagni arrivano, quindi, 460mila euro che servono per comprare e ristrutturare un vecchio rimorchiatore. Ovviamente gli antagonisti dei centri sociali non hanno il know how per trasformare la Mare Jonio in una imbarcazione "Search and rescue". Per questo arrivano alcuni volontari di Sea Watch e Open Arms.


Quello di lunedì scorso è stato il primo intervento in mare. E i sospetti sulle modalità di intervento sono a dir poco sospette. Tanto che in Forza Italia c'è chi li ha accusati di "pirateria". La stessa Guardia Costiera libica ha fatto sapere che si trovava "a cinque miglia dal gommone in panne", quando l'imbarcazione della Mediterranea è entrata in azione, e che "era in grado di recuperare in sicurezza tutte le persone a bordo". "L'intervento della nave della Mediterranea non era necessario ed è stato pretestuoso", ha spiegato all'Agi il portavoce Ayoub Qassem accusando i "soccorritori" italiani di aver ostacolato le operazioni di salvataggio per "interessi certamente non umanitari". Ieri sera i pm di Agrigento hanno aperto un fascicolo. L'accusa è di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Ma non hanno iscritto ancora alcun nome. "Svegliatevi togati - commenta il senatore Maurizio Gasparri - invece di mandare documenti con consigli sbagliati al Parlamento, fate il vostro dovere. Contribuite a difendere la sicurezza e la legalità in Italia".





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Published on March 20, 2019 02:53

March 19, 2019

L'ong e la tempistica sospetta dietro il blitz in mare dei centri sociali

Andrea Indini




La Libia inchioda la ong: "Intervento pretestuoso". E la Lega solleva il dubbio: "Coincidenza sospetta col voto sulla Diciotti". Ecco perché i centri sociali hanno voluto creare un nuovo caso politico


Dalle facinorose proteste in piazza al Mediterraneo. I centri sociali sono scesi in mare per sferrare un nuovo attacco a Matteo Salvini. A capitanarli c'è Luca Casarini, l'ex no global del G8 che non ha mai smesso la casacca del disobbediente. Si è messo al timone della Mare Jonio, l'imbarcazione battente bandiera italiana della ong Mediterranea, ed è andato a recuperare 50 immigrati al largo della Libia per tendere un vero e proprio agguato al leader del Carroccio alla vigilia del voto sulla nave Diciotti. Una tempistica sospetta che, secondo i leghisti, sarebbe stata studiata ad hoc per "fare una battaglia politica" contro il governo Conte.


"Ecco Luca Casarini, noto tra l'altro per aver aperto l'osteria 'Allo sbirro morto', pluripregiudicato, coccolato da Pd e sinistra, oggi alla guida del centro sociale galleggiante arrivato davanti a Lampedusa. E noi dovremmo cedere a questi personaggi?". Salvini ha messo in chiaro che non cederà al ricatto dei no global. Il porto di Lampedusa rimarrà, dunque, chiuso. Almeno per il momento. Perché, sebbene Luigi Di Maio si affretti ad assicurare che "non ci sarà un altro caso Diciotti", c'è il rischio concreto che nelle prossime ore il Paese possa rivivere l'estenuante braccio di ferro vissuto l'estate scorsa e culminato con Salvini indagato per "sequestro di persona". Allora, per sbloccare il governo gialloverde dall'impasse, si era mobilitato pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ad oggi quel capitolo non è stato ancora chiuso. Domani il Senato dovrà, infatti, decidere se mandare a processo il ministro dell'Interno. E proprio a ridosso del voto, ecco spuntare in mare i centri sociali e replicare ad hoc un caso che ricorda in tutto e per tutto quello della nave della Guardia Costiera tenuta in rada per dieci giorni lo scorso agosto.


Che il blitz della Mare Jonio sia stato studiato a tavolino, nei tempi e nei modi, è più che un sospetto. La Guardia costiera libica ha fatto sapere che si trovava "a cinque miglia dal gommone in panne", quando l'imbarcazione della Mediterranea è entrata in azione, e che "era in grado di recuperare in sicurezza tutte le persone a bordo". "L'intervento della nave della Mediterranea non era necessario ed è stato pretestuoso", ha spiegato all'Agi il portavoce Ayoub Qassem dicendo di "non comprendere perchè abbiano voluto prendere loro i migranti, a ogni costo, pur essendo in acque libiche". Alla richiesta di chiarimenti da parte dei libici, la ong ha spiegato che "i migranti si trovavano in una situazione di pericolo". Ma questo non è affatto vero: non si è trattato di un naufragio ma solo di un guasto al motore. Tanto che Qassem accusa i "soccorritori" italiani di aver ostacolato le operazioni di salvataggio per "interessi certamente non umanitari".


Cosa c'è dunque dietro il blitz della nave capitanata dai centri sociali? Per il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, "la coincidenza temporale con il voto sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini" è evidente. "In nome del soccorso degli immigrati", Casarini e i suoi li starebbero usando "per fare battaglie politiche". È, infatti, lampante il tentativo di ricreare un'altra situazione di stallo, proprio come era successo con la Diciotti. Non a caso è stata creata un ong ad hoc che potesse mettere in mare una nave battente bandiera italiana e, a pochi giorni dal voto a Palazzo Madama, sono andati a recuperare in gran fretta 50 immigrati e li hanno portati davanti al porto di Lampedusa per innescare un nuovo braccio di ferro con il governo. "Non crediamo alle coincidenze", ha commentato Maurizio Gasparri di Forza Italia secondo cui altro non è che "una manovra politica per tornare a proporre la dissennata iniziativa delle organizzazioni non governative". Per il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, poi, siamo di fronte a "un vero e proprio ricatto politico allo Stato". "Se lo Stato cede oggi - è l'avvertimento - potrebbe mettersi in moto un processo per cui chiunque si riterrebbe libero di condizionarne le politiche con mezzi illegali".





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Published on March 19, 2019 05:34

Così i giudici buonisti armano le Ong

Tempismo perfetto: il blitz della Mar Jonio alla vigilia del voto sul caso Diciotti. Finché ci saranno magistrati accondiscendenti, le ong continueranno a proliferare nel Mediterraneo






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Published on March 19, 2019 01:47

March 18, 2019

Famiglia, Di Maio attacca Salvini: "Va dove si negano i diritti delle donne"

Andrea Indini








Organizzatori pronti a querelare Di Maio



Quello scontro che allontana la Lega dai grillini



Al congresso pure Legrottaglie

Il congresso delle famiglie fa litigare il governo. Salvini sarà presente. E i grillini si infuriano: "Roba da Medioevo"


L'attacco al convegno sulla famiglia è concentrico. Non appena Matteo Salvini ha fatto sapere che sarà presente all'appuntamento di fine marzo, i Cinque Stelle hanno iniziato a sferrare pugni e calci alzando, di giorno in giorni, i toni delle dichiarazioni. Si apre così un nuovo fronte all'interno di un governo che, negli ultimi tempi, fatica sempre più a trovare la sintesi sulle tematiche più calde. E il fatto che Luigi Di Maio sia entrato in prima persona sul ring dimostra che i grillini non sono disposti a soprassedere.


Sul sito del World Congress of Families, che si terrà a Verona dal 29 e al 31 marzo, campeggiano il logo della presidenza del Consiglio e il patrocinio del ministero della Famiglia, guidato dal leghista Lorenzo Fontana. "Mi rende incredulo il fatto che parlare di famiglia susciti polemiche", commenta Salvini ai microfoni di Rtl 102.5. Eppure è proprio quello che sta succedendo. Il Pd ha già annunciato una contro manifestazione per "resistere e contrastare le minacce ai diritti da parte del governo". Peccato che anche il governo sia profondamente diviso sulla partecipazione e sui contenuti dell'evento. Da una parte la Lega si è schierata senza se e senza ma a sostegno della famiglia tradizionale, dall'altra i Cinque Stelle ribollono al loro interno esternando i chiaro i mal di pancia nei confronti dell'alleato. Una distanza incolmabile che va ben oltre le politiche sulla famiglia, estendendosi su temi come le adozioni gay, l'utero in affitto e l'aborto.


"Io a un convegno come quello di Verona, dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado. E non ci andrà nessun parlamentare del Movimento". Nelle ultime ore nemmeno Di Maio ha fatto nulla per nascondere la propria insofferenza nei confronti del convegno sulla famiglia. "Noi abbiamo un'altra idea di mondo", ha rivendicato marcando la distanza con la Lega. Non è stato da meno il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, in una intervista a Repubblica, ha accusato i partecipanti di "spostare le lancette dell'orologio sulla concezione della donna indietro di qualche secolo". Un'accusa violentissima che fa il paio con quelle mosse dalla sinistra radicale e dai dem. E, se ora il problema è il convegno di Verona, più avanti lo sarà il ddl Pillon che da parte di molti grillini viene considerato addirittura "oscurantista".


In Veneto ci saranno tutti i big del Carroccio. Con Salvini, ovviamente, in prima fila: "Mi hanno attaccato perché vado al congresso delle famiglie, come se uno andasse a un'iniziativa di spacciatori - ha spiegato il Capitano ieri dalla Basilicata - io ci vado". Al suo fianco ci sarà anche il titolare della Famiglia, Lorenzo Fontana, grande promotore della manifestazione, e il governatore del Veneto, Luca Zaia. Ma anche gli alleati del centrodestra di Fratelli d'Italia, molto legati ai valori "classici" della famiglia cari ai leghisti della prima ora, e di Forza Italia, che sarà presente con il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. "Io voglio sostenere chi mette al mondo figli", ha ribadito oggi il vicepremier leghista precisando che ciò che non accetta è l'utero in affitto. "Le donne bancomat non mi piacciono. Stiamo lavorando per velocizzare le adozioni". I grillini sono avvisati.





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Published on March 18, 2019 02:59

March 13, 2019

La giustizia massacrata dai giudici: i criminali liberi, le vittime umiliate

Le depenalizzazioni dei reati hanno messo in libertà ladri e spacciatori. E troppo spesso le sentenze dei giudici uccidono le vittime una seconda volta






giustizia
magistratura




Andrea Indini




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banditi liberi e vittime umiliate
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Published on March 13, 2019 06:31

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