Andrea Indini's Blog, page 101

January 28, 2019

In ostaggio dei radical chic

La sinistra si crede il meglio del Paese e sogna liberarlo dai barbari. Ma sono minoranza e tengono la maggioranza degli italiani in ostaggio della propria ideologia






immigrazione
Partito democratico (Pd)




Andrea Indini




Url redirect: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019... dei radical chic


Persone: 

Matteo Salvini
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 28, 2019 09:22

January 25, 2019

L’assist delle toghe alle Ong

Ong sempre pronte a infrangere le regole pur di raggiungere i propri scopi. Sanno di poter contare sul politico o il magistrato di turno disposto a giustificare le loro scorribande






immigrazione
ong




Andrea Indini




Url redirect: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019... dei magistrati alle Ong


Persone: 

Matteo Salvini
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 25, 2019 05:49

January 23, 2019

Sophia, la Merkel tiene le navi in porto: "Noi messi da parte dall'Italia"

Andrea Indini




Il mezzo dietrofront della Germania: non si ritira dalla missione ma blocca l'avvicendamento delle navi fino a quando non otterranno un chiarimento sull'operazione


Gli occhi sono puntati sulla missione Sophia il cui mandato è stato prorogato fino al 31 marzo. Ad oggi le operazioni di lotta ai trafficanti al largo della Libia andranno avanti con la partecipazione dei tedeschi malgrado la decisione di Angela Merkel di non sostituire la fregata. "Non è questione di partecipazione - fa trapelare una fonte europea all'agenzia LaPresse - la Germania continuerà a partecipare all'operazione e nulla indica che non metterà nuovamente una unità navale a disposizione in futuro". Attualmente le navi dispiegate sono tre: la Reina Sofia per la Spagna, la Luigi Rizzo per l'Italia e l'Augsburg per la Germania. Il ritiro di quest'ultima era già previsto per il 6 febbraio: avrebbe dovuto sostituirla la nave Berlini ma non salperà finché non sarà "chiarita la situazione dei porti di sbarco e il futuro dell'operazione".


Lo scambio di accuse

La decisione della Germania ha creato un effetto a catena nei difficili equilibri tra Paesi europei. "Se ora qualcuno, pensando di fare un danno all'Italia, si sfila per noi non è assolutamente un problema", ribatte Matteo Salvini senza troppi giri di parole. D'altra parte è da quando è arrivato al governo che il vicepremier leghista chiede il cambio delle regole della missione che prevede che tutti gli immigrati soccorsi debbano sbarcare in Italia. "In sei mesi - svela - in Europa ci hanno detto sempre 'no'". Il mandato scadrà il 31 marzo. E questa scadenza potrebbe essere per il governo gialloverde per riuscire a cambiare le regole di ingaggio che, secondo i dati del Viminale, avrebbero riversato "nel nostro Paese 50mila immigrati". Lato tedesco, invece, le colpe sarebbero tutte da attribuire all'Italia. A Davos, come riporta l'agenzia Adnkronos, il ministro della Difesa tedesco, Ursula Von der Leyen ha apertamente accusato il comando italiano di aver mandato, "per tre quarti dell'anno", la Marina tedesca "negli angoli più remoti del Mediterraneo, dove non ci sono rotte di trafficanti e nessuna rotta di migranti". Non solo. A detta del ministero della Difesa tedesca, Roma avrebbe addirittura "cambiato le priorità" dell'intera operazione spostandola "verso la lotta al contrabbando di armi e di petrolio" al largo delle coste della Libia.


Lo strappo della Germania

Al comando dell'operazione Sophia è l'ammiraglio italiano Enrico Credendino che, prima del rientro della tedesca Augsburg, poteva contare su tre unità navali e otto supporti aerei. È stato lui a contattare in mattinata i tedeschi per avere chiarimenti sulle indiscrezioni uscite ieri sera. "La Germania non si ritira - ha garantito dopo la telefonata - hanno posizioni chiave che rimangono nel mio quartier generale e sulla flagship". Berlino ha, però, indicato di non prevedere la sostituzione "per ora" della Augsburg con la nave Berlin, inviata a partecipare a manovre della Nato nel mare del Nord. "La nave Berlin - ha spiegato lo stesso Credendino - è stata designata e rimarrà in Germania, pronta a muoversi in due settimane in attesa che si chiarisca la situazione dei porti di sbarco e il futuro dell'operazione". Tutto congelato, insomma. L'esercito tedesco ha, tuttavia, mantenuto il personale al quartier generale di Sophia a Roma. "Quindi - ha sottolineato l'ammiraglio - non cambia assolutamente nulla, la Germania rimane uno dei principali partner dell'operazione".


Il futuro della missione Sophia

L'ultimo salvataggio sotto bandiera tedesca è avvenuto lo scorso luglio. Dal 2015 a oggi hanno tratto in salvo oltre 22mila immigrati. Ora, per Von Der Leyen, l'impasse potrà essere risolta solo a livello politico. La nave Berlin può, infatti, rientrare nel Mar Mediterraneo in qualunque momento, nel giro di una decina di giorni. Prima che questo accada, però è necessario che Bruxelles si vedano i ministri dell'Interno europei per trovare la quadra sul futuro della missione Sophia. "Abbiamo atteso a lungo una soluzione - lamenta il ministro tedesco - è ora di trovarla a livello politico". Ma, a detta dell'Italia, da parte dell'Unione europea non c'è alcun interesse perché ciò avvenga.





Tag: 

immigrazione
Missione Sophia







Persone: 

Angela Merkel
Matteo Salvini
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 23, 2019 07:32

Sbarchi, Salvini sfida Bruxelles: "O la missione Sophia cambia o finisce qui"

Andrea Indini




Dopo lo strappo della Merkel, la missione Sophia è in bilico. La Mogherini: "Noi pronti a chiuderla". E Salvini non si dispiace: "O cambiano le regole o finisce qui"


Lo strappo della Germania ha aperto il vaso di Pandora. Perché se è vero che la missione Sophia è stata pensata e per risolvere l'emergenza immigrazione è anche vero che nel corso degli anni non ha fatto altro che portare in Italia tutti gli immigrati che venivano soccorsi nel Mar Mediterraneo. E così non appena da Berlino i tedeschi hanno fatto sapere che si sarebbero chiamati fuori dall'accordo, Matteo Salvini ha colto la palla al balzo per rimettere tutto in discussione. "O cambiano regole - ha scandito oggi a Radio 1 - o finisce tutto qui".


Il tempismo, a volte, è tutto. C'è una strana coincidenza nella scelta di Angela Merkel di far trapelare i propri dubbi sulla missione Sophia proprio nel giorno della firma del Trattato di Aquisgrana con cui si propone, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, di creare "un nuovo ordine internazionale" fondato sulla collaborazione franco-tedesca. Forse, nella testa dei due alleati, c'era l'intento di mettere in difficoltà l'Italia. Chiamarsi fuori dall'operazione Eunavfor Med Sophia, lanciata nel maggio del 2015 su impulso dell'allora premier Matteo Renzi, significa lasciare Roma ancor più sola (se possibile) nella gestione dell'emergenza immigrazione. Peccato che nel governo ci sia qualcuno che allo schiaffo della cancelliera risponda facendo spallucce. Questo perché, sebbene la missione sia stata pensata per fermare il traffico degli immigrati nel Mediterraneo centrale e, al tempo stesso, contribuire alla stabilizzazione della Libia, il punto debole dell'accordo sta nel fatto che tutti gli immigrati soccorsi vengano fatti sbarcare solo in Italia. "Non so in cambio di cosa Renzi abbia sottoscritto questo accordo tanto geniale...", commenta Salvini ricordando che la missione Sophia ha contibuito a portare nel nostro Paese ben 50mila immigrati. Per questo, a detta del vicepremier leghista, "se qualcuno si fa da parte", per l'Italia "non è certo un problema".


Al comando dell'operazione Sophia è l'ammiraglio italiano Enrico Credendino, che può contare su tre unità navali e otto supporti aerei. Gli Stati che contribuiscono alla missione sono ventisette ma un passo indietro della Merkel potrebbe segnare il passo per tutti gli altri. A Credendino, dopo ore di tensioni, i tedeschi hanno chiarito che la Germania non ha alcuna intenzione di ritirarsi: "Hanno posizioni chiave che rimangono nel mio quartier generale e sulla flagship". Il mandato scadrà, comunque, il prossimo 31 marzo. E questa scadenza potrebbe spingere il governo gialloverde a chiedere una revisione totale delle regole di ingaggio. Le operazioni di ricerca e soccorso in mare non rientrerebbero infatti nel mandato. Tuttavia, le navi in mare vengono continuamente coinvolte in salvataggi degli immigrati, proprio come previsto dal diritto internazionale del mare. "Se oggi l'Italia, che ha il comando e il quartiere generale dell'operazione, non vuole più Sophia, siamo pronti a chiuderla", dicono fonti vicine all'alto rappresentante per la Politica estera europea, Federica Mogherini, che considera l'operazione Sophia "un'eccellenza". Ma Salvini non è affatto d'accordo. Tanto che ha già dato il suo ultimatum: "O cambiano le regole o l'operazione Sophia finisce qui"..





Tag: 

immigrazione
Missione Sophia







Persone: 

Matteo Salvini
Angela Merkel
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 23, 2019 03:46

"Nuove regole o finisce qui". Salvini dà l'ultimatum alla missione Sophia

Andrea Indini




Dopo lo strappo della Merkel, la missione Sophia è in bilico. La Mogherini: "Noi pronti a chiuderla". E Salvini non si dispiace: "O cambiano le regole o finisce qui"


Lo strappo della Germania ha aperto il vaso di Pandora. Perché se è vero che la missione Sophia è stata pensata e per risolvere l'emergenza immigrazione è anche vero che nel corso degli anni non ha fatto altro che portare in Italia tutti gli immigrati che venivano soccorsi nel Mar Mediterraneo. E così non appena da Berlino i tedeschi hanno fatto sapere che si sarebbero chiamati fuori dall'accordo, Matteo Salvini ha colto la palla al balzo per rimettere tutto in discussione. "O cambiano regole - ha scandito oggi a Radio 1 - o finisce tutto qui".


Il tempismo, a volte, è tutto. C'è una strana coincidenza nella scelta di Angela Merkel di far trapelare l'addio alla missione Sophia proprio nel giorno della firma del Trattato di Aquisgrana con cui si propone, insieme al presidente francese Emmanuel Macron, di creare "un nuovo ordine internazionale" fondato sulla collaborazione franco-tedesca. Forse, nella testa dei due alleati, c'era l'intento di mettere in difficoltà l'Italia. Chiamarsi fuori dall'operazione Eunavfor Med Sophia, lanciata nel maggio del 2015 su impulso dell'allora premier Matteo Renzi, significa lasciare Roma ancor più sola (se possibile) nella gestione dell'emergenza immigrazione. Peccato che nel governo ci sia qualcuno che allo schiaffo della cancelliera risponda facendo spallucce. Questo perché, sebbene la missione sia stata pensata per fermare il traffico degli immigrati nel Mediterraneo centrale e, al tempo stesso, contribuire alla stabilizzazione della Libia, il punto debole dell'accordo sta nel fatto che tutti gli immigrati soccorsi vengano fatti sbarcare solo in Italia. "Non so in cambio di cosa Renzi abbia sottoscritto questo accordo tanto geniale...", commenta Salvini ricordando che la missione Sophia ha contibuito a portare nel nostro Paese ben 500mila immigrati. Per questo, a detta del vicepremier leghista, "se qualcuno si fa da parte", per l'Italia "non è certo un problema".


Al comando dell'operazione Sophia è l'ammiraglio italiano Enrico Credendino, che può contare su tre unità navali e otto supporti aerei. Gli Stati che contribuiscono alla missione sono ventisette ma un passo indietro della Merkel potrebbe segnare il passo per tutti gli altri. Il mandato scadrà, infatti, il prossimo 31 marzo. E questa scadenza potrebbe spingere il governo gialloverde a chiedere una revisione totale delle regole di ingaggio. Le operazioni di ricerca e soccorso in mare non rientrerebbero infatti nel mandato. Tuttavia, le navi in mare vengono continuamente coinvolte in salvataggi degli immigrati, proprio come previsto dal diritto internazionale del mare. "Se oggi l'Italia, che ha il comando e il quartiere generale dell'operazione, non vuole più Sophia, siamo pronti a chiuderla", dicono fonti vicine all'alto rappresentante per la Politica estera europea, Federica Mogherini, che considera l'operazione Sophia "un'eccellenza". Ma Salvini non è affatto d'accordo. Tanto che ha già dato il suo ultimatum: "O cambiano le regole o l'operazione Sophia finisce qui"..





Tag: 

immigrazione
Missione Sophia







Persone: 

Matteo Salvini
Angela Merkel
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 23, 2019 01:52

January 22, 2019

Il "Nuovo ordine" franco-tedesco sarà peggio della vecchia Ue

Macron e Merkel firmano il trattato di Aquisgrana. Così puntano a creare un nuovo "ordine internazionale" per rafforzare i propri Paesi e far fuori gli altri Paesi Ue






Unione europea (Ue)




Andrea Indini




Url redirect: http://blog.ilgiornale.it/indini/2019... nuovo ordine franco-tedesco
è molto peggio della vecchia Ue


Persone: 

Angela Merkel
Emmanuel Macron
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 22, 2019 08:19

Migranti, ora Moscovici si schiera con Macron: "Il governo italiano ostile"

Andrea Indini




Nel braccio di ferro sui migranti il commissario Ue corre a difendere l'Eliseo. Per lui Macron ha pronta una poltrona alla Corte dei Conti


Guarda un po', Pierre Moscovici corre subito a difendere Emmanuel Macron. Il commissario agli Affari economici, che Le Figaro dà in pole position per prendersi la poltrona più alta della Corte dei Conti francese una volta terminato l'incarico a Bruxelles (leggi qui), si è immediatamente schierato contro le dichiarazioni di Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla Francia e i suoi interessi nel continente africano. "Sono ostili", ha tuonato al suo arrivo all'Ecofin bollando le parole dei due vicepremier come "indesiderate, molto inappropriate e perfino assurde".


I rapporti tra Italia e Francia sono ai minimi storici. Al centro del braccio di ferro c'è ancora una volta l'immigrazione, ma lo scontro ha radici ben più profonde che investono anche interessi economici e di geopolitica. Da quando è salito al potere il governo Conte non ha mancato di rinfacciare all'Eliseo le sue colpe e questo ha innescato un continuo botta e risposta che ha sempre visto i vertici dell'Unione europea schierarsi con i francesi. Anche oggi, dopo le accuse di Di Maio a Macron di affamare 200 milioni di francesi con il franco CFA, Moscovici è subito intervenuto per stoppare il vicepremier grillino. "Le relazioni tra Italia e Francia sono così vicine e intime - basta guardare alla geografia, all'economia, alla cultura e alla storia - che qualsiasi scontro tra questi due paesi è un peccato. Alcune dichiarazioni sono semplicemente ridicole e non dovrebbero esserci", ha spiegato Moscovici il cui mandato in Europa è ormai agli sgoccioli. Per lui, in questi giorni, Macron avrebbe pensato un nuovo incarico alla Court des comptes, forse anche per "ripagarlo" della benevolenza avuto quando Parigi si preparava a sforare i parametri imposti dall'Unione europea.


Ancora oggi Moscovici si è dimostrato più duro con Roma che con Parigi. E non ha mancato di fare pubblicamente una ramanzina a Di Maio e Salvini per quanto detto sulla Francia. "Gli statisti e chi ha responsabilità in questi Paesi - ha detto a margine dell'Ecofin - dovrebbero avere questa storia in mente e l'unica cosa a cui dovrebbero lavorare è un avvicinamento tra Italia e Francia, perchè questi due paesi sono fondatori del progetto europeo e sono vicini". Non solo. Il commissario europeo non ha mancato nemmeno di commentare la decisione del Fmi di tagliare le stime di crescita dell'Italia allo 0,6% per il 2019. Contro gli economisti di Francoforte si era schierato ieri Salvini dicendo che sono "una minaccia per l'Italia". Moscovici, invece, si ha tenuto a ribadire che è "una istituzione seria" al contrario del governo italiano che aveva dato stime "fuori dalla realtà". Un colpo durissimo, uno dei tanti che il commissario (francese) ha sferrato contro l'Italia negli anni che ha lavorato a Bruxelles.





Tag: 

Unione europea (Ue)







Persone: 

Pierre Moscovici
Emmanuel Macron
Luigi Di Maio
Matteo Salvini
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 22, 2019 01:57

January 21, 2019

Dibba e Fico sparano sulla Lega: "I soldi rubati vanno restituiti"

Andrea Indini




In calo nei sondaggi l'ala più intransigente del M5s si arma e va all'attacco della Lega. Botte da orbi su migranti, fondi e Saviano. Tutti temi cari ai duri e puri che non vogliono l'alleanza con Salvini


Adesso il nemico è Matteo Salvini. L'entrata a gamba tesa di Alessandro Di Battista, ieri sera nel salotto di Che tempo che fa, non è un caso isolato. Non deve stupire, però, se a mettere il carico nell'attacco alla Lega, condannata a restituire i 49 milioni di euro distratti dalla vecchia dirigenza nella truffa sui rimborsi elettorali, è Roberto Fico. "Chi sbaglia deve pagare e si devono eseguire le sentenze", predica il presidente della Camera sottolineando che, a suo avviso, "c'è un valore ancora più grande e, prima delle sentenze, i soldi rubati vanno restituiti".


I sondaggi ormai parlano chiaro. L'ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera certifica il definitivo distacco che divide la Lega dal Movimento 5 Stelle. Il Carroccio, che alle elezioni di marzo 2018 aveva raccolto il 17.4%, viene dato oggi al 35,8%, con un +2,9% rispetto al 21 dicembre. I pentastellati rincorrono a debita distanza, staccati di oltre dieci punti. Oggi Luigi Di Maio può sperare di convincere appena il 25,4% degli elettori, un 1,6% in meno rispetto al 21 dicembre scorso e molti meno di quel 32,7% conquistato alle politiche del 2018. È forse anche per questo che l'ala più movimentista dei Cinque Stelle sta cercando di smarcarsi dall'alleato leghista andandolo a pungere su quei punti che maggiormente distanziano i due partiti. A sparare contro gli alleati ha iniziato ieri sera Di Battista, da poco tornato dal tour in Centro America. A Che tempo che fa Fabio Fazio gli ha servito su un piatto d'argento la sentenza sul fondi della Lega e Dibba ha colto l'occasione per far partire l'assalto. "Vanno restituiti perché sono soldi della collettività", ha tagliato corto, lapidario.


È in certe dichiarazioni livorose che scorre con maggiore evidenza il dna manettaro dei Cinque Stelle. A dar man forte a Di Battista, in un momento in cui il Movimento 5 Stelle si trova alle prese con una nutrita pletora di malpancisti a cui è profodamente invisa l'alleanza con Salvini, è accorso oggi Fico. Mentre nelle scorse ore si era limitato ad attaccare il governo e in modo particolare il Viminale per la gestione degli sbarchi, il presidente della Camera ha oggi allargato il terreno dello scontro. Non solo sull'immigrazione. È così andato a colpire laddove all'elettorato grillino fa venire maggiormente la bava alla bocca: la condanna a restituire i 49 milioni di euro al centro della vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna Umberto Bossi e l'ex tesoriere Francesco Belsito. "L'ho sempre detto chi sbaglia deve pagare...", ha scandito la terza carica dello Stato prima di scendere in campo a fianco di Roberto Saviano che nelle ultime settimane ha avuto molto da ridire con Salvini e che sabato è stato preso di mira da alcuni simpatizzanti leghisti.


Sebbene Dibba e Fico non lo nomino mai, è sempre Salvini il nemico contro cui colpire. Il presidente della Camera non si è chiamato fuori nemmeno dalla polemica sul "baciamano" ricevuto dal leghista in piazza ad Afragola. "È una brutta immagine che le persone non devono dare e a cui nessun politico, a partire da me stesso, deve mai strizzare l'occhio", ha commentato invitando i politici a evitare "situazioni imbarazzanti" perché "nessuno è suddito di nessuno, siamo tutti cittadini liberi". Insomma, ora che le elezioni europee si fanno sempre più vicine e gli analisti incoronano all'unanimità la Lega in testa ai sondaggi, i grillino hanno già dismesso la casacca del fedele alleato per ingaggiare un duello senza esclusione di colpi. Poco gli importa, poi, se siedono tutti quanti nello stesso governo e i provvedimenti li prendono insieme.





Tag: 

Lega (Partito politico)
Movimento 5 Stelle (M5S)







Persone: 

Alessandro Di Battista
Roberto Fico
Matteo Salvini
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 21, 2019 07:06

January 20, 2019

Salvini zittisce i sindaci pro migranti "Sono gli italiani a pagarvi lo stipendio"

Andrea Indini




Sinistra senza freni. Sindaci e governatori se la prendono con Salvini per i morti nel Mediterraneo. E Rossi invoca la lotta in piazza


"ovrebbero occuparsi del lavoro e del benessere dei loro cittadini, visto che sono gli italiani a pagare loro lo stipendio. Sbaglio?". Matteo Salvini non ci sta a farsi tirare mettere sul banco degli imputati dai soliti buonisti che nelle ultime ore stanno cercando di strumentalizzare il naufragio di 117 immigrati clandestini al largo della Libia unicamente per criticare la linea dura adottata dal Viminale per fermare gli sbarchi. Eppure, da Leoluca Orlando a Luigi De Magistris, fino a Enrico Rossi, i soliti ultrà dell'accoglienza continuano a sparare a zero contro il vicepremier leghista incolpandolo della morte dei disperati che erano partiti su un gommone per raggiungere il Vecchio Continente. "Io - ribatte su Twitter il ministro dell'Interno non sono stato, non sono e non sarò mai complice dei trafficanti di esseri umani, che con i loro guadagni investono in armi e droga, e delle Ong che non rispettano regole e ordini".


Sono almeno 117 le vittime del naufragio avvenuto venerdì al largo delle coste libiche, stando al racconto degli unici tre superstiti, trasporti d'urgenza a Lampedusa su un elicottero della Marina in grave stato di ipotermia. "Tra i dispersi - fa sapere il portavoce italiano dell'Oim, Flavio Di Giacomo - vi sono diverse donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di dieci mesi". E tra i rinnovati appelli dell'Unhcr a "non chiudere gli occhi" di fronte alle stragi in mare, la sinistra ha subito colto l'occasione per rinnovare gli attacchi pretestuosi a Salvini. L'affondo più duro è arrivato da Palermo con Orlando che è arrivato ad accusare il numero uno del Viminale di "genocidio". "Si farà un secondo processo di Norimberga - ha detto il sindaco dem - e lui non potrà dire che non lo sapeva". Alla ridda di insulti e accuse si è subito accodato De Magistris, un altro fan dell'immigrazione che raramente perde l'occasione per attaccare il segretario del Carroccio. "Salvini e il suo governo attaccano le Ong nel Mediterraneo perché salvano vite umane e sono testimoni della loro disumanità e dei crimini contro l'umanità che si stanno consumando", ha scritto su Twitter il sindaco di Napoli. "Noi non siamo né indifferenti né complici e faremo di tutto per salvare la vita a sorelle e fratelli".


"Indignarsi non basta". Per il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, gli attacchi (verbali) pronunciati dalla sinistra non sono sufficienti. E così è persino arrivato a teorizzare la protesta fisica contro Salvini. "Occorre reagire insieme, organizzare la lotta - ha spiegato in un lungo post su Facebook - occorre una presenza fisica, organizzata, solidale". Quello che il governatore ha in mente è "una mobilitazione forte" e "permanente in ogni città, quartiere e paese, in ogni scuola e luogo di lavoro. Senza tregua. Giorno dopo giorno". Solo in questo modo la sinistra, divisa da lotte e liti intestine, riuscirebbe (forse) a ritrovare compattezza contro il nemico comune: Salvini, appunto.





Tag: 

immigrazione
naufragio







Persone: 

Matteo Salvini
Luigi De Magistris
Leoluca Orlando
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 20, 2019 03:01

January 19, 2019

Migranti, Fico ora accusa: "Una società sana salva vite"

Andrea Indini




Il presidente della Camera si schiera apertamente contro Salvini. Non è la prima volta che lo fa e incarna i mal di pancia dei grillini ribelli


In un momento difficile per il governo, chiamato in causa dalla sinistra per l'ennesima strage di disperati nel Mar Mediterraneo, è ancora una volta il presidente della Camera Roberto Fico a fare l'opposizione più netta alla linea dettata da Matteo Salvini per arginare l'immigrazione clandestina. Gli è bastato un tweet in cui prendeva le distanze dalla linea dura dei porti chiusi per agitare nuovamente la folta schiera di grillini "di sinistra" che non tollerano l'alleanza con il leader leghista. "Salvare vite umane - ha scritto il grillino su Twitter - è quello che fa una società sana".


L'ennesima strage di immigrati al largo della Libia, con ben 117 morti, scuote le istituzioni. Nonostante il presidete della Repubblica Sergio Mattarella abbia espresso "profondo dolore" e il premier Giuseppe Conte si sia detto "scioccato" per la tragedia di ieri, Salvini ha ribadito che la politica del governo italiano non cambierà. "Il naufragio è la dimostrazione che se riapri i porti ritornano i morti. Cuori aperti per chi scappa dalla guerra ma porti chiusi per Ong e trafficanti", ha scandito il vicepremier leghista puntando il dito verso l'Unione europea e accusandola di lasciare l'Italia sola nella gestione di un'emergenza che dovrebbe essere affrontata tutti insieme (guarda il video). Sebbene all'interno del governo non siano sorti dei distinguo, a fare opposizione interna ci ha pensato (ancora una volta) Fico che mal tollera la deriva di destra che ha preso il Movimento 5 Stelle da quando si è alleato con la Lega. "Dolore, rabbia e tristezza - ha scritto in serata su Twitter - salvare vite umane è quello che fa una società sana. Se non ci riusciamo è un terribile fallimento per tutti noi".


Dolore, rabbia e tristezza.


Salvare vite umane è quello che fa una società sana. Se non ci riusciamo è un terribile fallimento per tutti noi.


— Roberto Fico (@Roberto_Fico) 19 gennaio 2019


Sebbene Fico eviti accuratamente di fare nomi, è a Salvini che stava pensando mentre postava il tweet. Non è la prima volta che il presidente della Camera tuona contro l'alleato di governo. È già successo, per esempio, quando si è schierato al fianco delle Ong messe al bando da Salvini. "Lo Stato deve stare vicino a chi aiuta gli ultimi, perché la loro sofferenza è la mia sofferenza, la loro ricerca di una dignità è la mia ricerca, non solo in tema di migranti ma in generale di diritti", ha detto lo scorso giugno al termine dell'incontro con i responsabili di Medici senza frontiere e Amnesty International. Nel suo modo di vedere le inchieste, che hanno portato alla luce i rapporti criminosi tra Ong e scafisti, non contano nulla. Per questo, l'estate scorso, si è schierato apertamente contro la decisione di Salvini di chiudere i porti per fermare una volta per tutte gli sbarchi. In autunno, poi, lo scontro si è spostato sul fronte del decreto Sicurezza. Anche in quella occasione Fico non ha fatto mancare il proprio parere negativo.


Quando il decreto Sicurezza è arrivato al vaglio del parlamento, Fico ha potuto anche toccare con mano il piccolo esercito di grillini che non amano l'alleanza con Salvini. la fronda più copiosa è sicuramente alla Camera, ma anche al Senato può contare su diversi malpancisti. Con il ritorno di Alessandro Di Battista dal Centro America, poi, può contare su un'altra voce critica che trova ampi consensi nella frangia più movimentista dei Cinque Stelle. E, mentre Luigi Di Maio collezione nuovi record negativi nei sondaggi, loro studiano la strategia per rompere, una volta per tutte, con la Lega e dirottare il movimento a sinistra.





Tag: 

Movimento 5 Stelle (M5S)
immigrazione







Persone: 

Matteo Salvini
Roberto Fico
Alessandro Di Battista
Luigi Di Maio
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on January 19, 2019 13:40

Andrea Indini's Blog

Andrea Indini
Andrea Indini isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Andrea Indini's blog with rss.