Andrea Indini's Blog, page 105
November 7, 2018
L'America ostaggio delle minoranze
Gay, rifugiati, musulmani e giovani. La stampa mainstream celebra la vittoria dei democratici. Ma il partito è in mano alle lobby e non ha un leader anti Trump
Andrea Indini

Midterm USA 2018 focus
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per metter sotto scacco Trump
Persone:
Donald Trump
November 5, 2018
Gli illiberali di Bruxelles
Per Moscovici, con Salvini al governo l'Italia sta diventando una "democrazia illiberale". Ma illiberale è chi attacca i governi legittimamente eletti
Unione europea (Ue)
Andrea Indini

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Persone:
Pierre Moscovici
Matteo Salvini
November 2, 2018
Spot "terrorista" di Macron contro il sovranista Salvini

In un video il governo francese attacca il leader leghista e i partiti populisti. Scoppia la bufera: "Propaganda grossolana". E Salvini zittisce Macron: "Deve avere molta paura di me"
Adesso Emmanuel Macron esce allo scoperto. E attacca frontalmente Matteo Salvini. Lo fa con un video diffiso su Twitter dalla pagina ufficiale del governo francese (guarda qui), per screditare il leader leghista e invitare i francesi a votare contro le forze sovraniste alle prossime elezioni europee. E così, dopo i respingimenti e i rimpatri forzati di immigrati clandestini al confine italo francese (da Ventimiglia a Claviere) e i colpi bassi per gestire la crisi libica, il capo dell'Eliseo tira un colpo sotto la cintola con un video che puzza di propaganda e che adossa ad alcuni leader europei (oltre Salvini prende, infatti, di mira anche Viktor Orbàn) colpe che andrebbero cercate altrove.
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La clip non è stata presa dai francesi come aveva sperato Macron. Anzi, è esplosa una vera e propria bufera politica contro quelle immagini che, per ben trenta secondi, dipingono Salvini e Orbàn come spauracchi per il futuro dell'Unione europea. "Immigrazione: controllare o subire? Clima: agire o ignorare? Occupazione: partner o concorrenti ? Europa: unione o divisione?". Nel video contestato dalla stragrande maggioranza dei francesi, questi quesiti vengono posti con immagini forti e musica drammatica e sono seguiti da fotografie di Salvini e Orbàn. In contrapposizione al leader del Carroccio sono state messe immagini di una manifestazione del Partito democratico a Roma. Quindi, l'appello conclusivo: "Nel maggio 2019, l'Europa cambierà. Tocca a voi decidere in quale direzione".
L'intento di Macron era appunto spingere i francesi a votare contro le forze sovraniste che si presenteranno alle elezioni europee di maggio. L'effetto, però, è stato devastante. Destra e sinistra hanno accusato Macron di "propaganda grossolana", "populismo" e "stigmatizzazione ipocrita e sorniona" nei confronti di altri leader europei. Le forze politiche hanno denunciato, all'unisono, l'iniziativa (fatta, tra l'altro, a spese dei contribuenti francesi) bollandola come propaganda a favore del partito di Macron, La Rèpublique en marche, e hanno formalmente chiesto al Consiglio nazionale dell'audiovisivo di procedere al ritiro della clip che su YouTube è stata già visualizzata più di un milione di volte.
Il dato che emerge da questa grossolana mossa di Macron è il timore che il capo dell'Eliseo ha nei confronti dell'onda sovranista dopo che Steve Bannon ha riunito i principali partiti populisti per tentare di arrivare a ottenere la maggioranza al Parlamento europeo. Salvini non ha neppure escluso la possibilità di candidarsi alla presidenza della Commissione europea. Se l'estrema destra riuscisse in questi intenti, per Macron sarebbe davvero un colpo pesantissimo. Da qui i suoi timori. "Mi usano come 'uomo nero' di cui aver paura - ha commentato lo stesso Salvini su Facebook - certo, Macron e amici di paura ne devono avere moltissima: nel 2019 li aspetta una primavera dei Popoli, una primavera di Libertà che li spazzerà via, con il sorriso".
Persone:
Emmanuel Macron
Matteo Salvini
Draghi, demoni e principesse: l'arte del tatuaggio giapponese
Giuseppe De Lorenzo

Claudio Pittan, tra i migliori tatuatori d'Europa, ci guida in un viaggio che esplora la tecnica e lo stile tramandato nei tempi dal lontano Oriente
"Questo è il simbolo della perseveranza". Nello studio di via Vetere, nel quartiere Ticinese di Milano, aleggia un silenzio che sa di pace. Claudio Pittan ha appena tirato fuori da un'enorme cassettiera il disegno di una carpa. È rifinita in ogni suo particolare ed è il soggetto principale di un tatuaggio che si appresta a fare sul braccio di un cliente. "Esiste una cascata immaginaria – racconta – tutte le carpe cercano di scalarla per poter trasformarsi in un drago come ricompensa finale. Solo che la cascata è così impervia da affrontare che tutte muoiono". Farsi tatuare una carpa significa imprimersi sulla pelle la volontà di non rinunciare mai alle proprie idee e ai propri sogni (guarda il video).
La cultura giapponese deriva da quella cinese. Poi ha preso una sua personalità durante il periodo Edo. Nello studio di Claudio Pittan si torna a respirare quel sapore di Oriente. Sulle pareti, oltre agli innumerevoli premi vinti nel corso della sua carriera, ci sono i tatuaggi che più gli stanno a cuore. Sono tutte schiene completamente disegnate. Ci sono tigri, samurai e demoni. A vederli sono così affascinanti da togliere il fiato. Ogni lavoro ha richiesto innumerevoli sedute durante le quali, alla fine, è nato un rapporto strettissimo tra tatuatore e tatuato. Capita, infatti, che, mentre sta lavorando, Claudio si metta a raccontare della sua passione per la scrittura (in particolar modo per i racconti di Jorge Luis Borges) o a rivivere vecchi film che lo hanno particolarmente colpito. Diventa così uno scambio di idee incessante, mentre il brusio della macchinetta che incide la pelle va avanti a operare incessante.
Per arrivare a un tale livello di bravura, Claudio non ha solo provato all’infinito soggetti al tempo stesso uguali e diversi tra loro. Ha anche girato il mondo per imparare da vicino la storia del tatuaggio. Tutto ruota sempre attorno all’importanza della tradizione. "L’evoluzione del mio stile è stata continua – ammette lui stesso – ho sempre cercato di migliorare a disegnare e a tatuare, ma soprattutto a capire il significato dei tatuaggi che facevo". Ha iniziato, ovviamente, copiando i grandi maestri giapponesi e andando a "studiarsi" vecchi copioni teatrali o libri di religione buddista. Una ricerca incessante che l’ha portato a elaborare disegni unici e sempre più suoi.
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Per ben due volte, Claudio, sei stato premiato quale miglior tatuatore d’Italia. A Milano il tuo studio è ormai un'istituzione...
"Sono ormai trent’anni che sto sul campo..."
Dove nasce questa tua passione?
"Inizialmente, mi sono avvicinato al tatuaggio andando all’estero, insieme ai miei amici, per cercare chi ce li facesse. Al tempo eravamo dei punk-rockers e il tatuaggio era considerato una novità che andava a sfidare la morale pubblica. Solo in un secondo momento è scaturito anche un interesse artistico. Dopo aver studiato all’Accademia delle Belle Arti, mi è sembrato, infatti, di riuscire a fare un lavoro originale e dirompente."
Allora era una novità?
"Assolutamente. La mia idea era poter fare un disegno originale su una persona che fosse l'unica, poi, a portarlo."
Anche se non sono facilmente visibili, tu stesso sei tatuato. A quando risale il tuo primo tatuaggio?
"Avevo diciassette anni."
Lo hai fatto in Italia?
"Sì, erano lavori molto rudimentali che ci facevamo tra amici con mezzi poverissimi. I primi lavori buoni, invece, li ho fatti andando all’estero, in Inghilterra e in Olanda, in studi professionali che mi hanno permesso di avvicinarmi al mondo vero del tatuaggio."
Finché, poi, sei arrivato in Giappone…
"È stato lì che mi son fatto tatuare tutta la schiena da Horiyoshi III, uno dei più grandi maestri della Storia. Lavorava usando ancora la tecnica tebori (scolpire a mano, ndr), ossia incidendo la pelle manualmente con le bacchette e non con la macchinetta elettrica. Da lui non ho imparato lo stile giapponese ma il rispetto per la tradizione e per il cliente."
Tutti i soggetti di questo stile ancestrale sono ricchi di significati. Eppure alcuni rischiano di sfuggire all’occhio di un occidentale. Per esempio, perché uno dovrebbe mettersi addosso i volti di demoni che sono a dir poco inquietanti?
"Non bisogna fermarsi a quell’immagine..."
Cioè?
"La cultura giapponese ha sempre una doppia faccia. E, anche se una volta erano usate come simbolo di quello che non si voleva avere, i demoni raffigurano entità malevole. Per questo, il tatuatore giapponese è solito metterci vicino un disegno positivo in modo da bilanciare il disegno."
Per esempio?
"Per esempio il fiore di loto, che indica la purezza nella religione buddhista, o gli ideogrammi, che sono sillabe sacre da recitare come fossero delle preghiere."
Tra tutti il drago è sicuramente il simbolo più conosciuto. Ma qual è il suo vero significato?
"In Giappone, come in tutta l’Asia, è una creatura divina che simboleggia le forze della natura, e precisamente dell’acqua. Questa figura si trova, infatti, in molti templi a ricordare che questa acqua che pioveva dal cielo poteva essere o un furioso uragano, che bisognava pregare perché si trasformasse in una pioggia benefica e facesse crescere il riso, oppure un vento propizio che spingeva le barche dei pescatori. Anche in questo caso vediamo come la forza della natura possa essere ambivalente e come sia l’uomo a influenzarla con le sue preghiere."
Quale rapporto viene a crearsi tra te e i clienti che si sottopongono a più sedute?
"Nasce quasi sempre un rapporto di confidenza, un rapporto molto stretto che in alcuni casi sfocia anche in un'amicizia."
Cerchi anche di dare consigli?
"Se possono esserci conseguenze negative, tendo a sconsigliare il cliente prima che si faccia fare un soggetto che poi non può cambiare. Per esempio, mi rifiuto sempre di tatuare sulle mani o sul volto."
Perché?
"Nel corso della mia carriera sono venuto più volte a contatto con persone che hanno poi avuto difficoltà a relazionarsi con altre persone o a trovare lavoro. Io stesso sono passato attraverso a diverse fasi della mia vita. Quando sono andato a vivere in Inghilterra o negli Stati Uniti, mi trovavo bene a essere in un ambiente particolare ma con il tempo sono poi cambiato. Tuttavia, se mi rimanesse addosso un tatuaggio che è un segno di questa mia differenza o di estremismo, dovrei continuare a conviverci."
Come viene percepito oggi, in Italia, il tatuaggio?
"Quando ho iniziato io a farli, il nostro Paese era quello, a livello europeo, dove il tatuaggio era visto peggio. All’estero, invece, aveva già una sua collocazione. Adesso la situazione si è ribaltata ed è il Paese dove se ne fanno di più."
Per colpa dei calciatori?
"Sicuramente qualcuno ci ha messo lo zampino...".
Tag:
tatuaggio
Simboli e significati del tatuaggio giapponese
Andrea Indini
La storia e la simbologia del tatuaggio giapponese raccontate da Claudio Pittan
November 1, 2018
Diciotti, cade il teorema dei pm: chiesta l'archiviazione per Salvini

Il procuratore di Catania Zuccaro smonta il castello di accuse rivolte da Patronaggio. Salvini: "Perché il procuratore di Argigento mi ha indagato?"
Già vacillava quando è stato messo in piedi per contrastare la politica dei porti chiusi messa in atto da Matteo Salvini. Adesso è del tutto crollato a terra. Oggi il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha infatti fatto sapere al vice premier leghista di aver chiesto l'archiviazione per i fatti che gli erano contestati da un altro procuratore, quello di Argigento, Luigi Patronaggio. Al centro dell'inchiesta il pugno duro usato dal ministro dell'Interno per gestire lo strappo della nave Diciotti che, contravvenendo agli ordini del governo, aveva imbarcato immigrati clandestini al largo della Libia. "È una buona notizia per me - sorride il titolare del Viminale - i gufi dei centri sociali saranno abbacchiati".
Su Facebook Salvini, che si è sempre detto sicuro di aver operato seguendo la legge italiana, si è dimostrato felice per la decisione presa da Zuccaro. "Gioia e soddisfazione", commenta dopo aver aperto, in diretta sul social network (guarda il video), la busta gialla sigillata dalla procura di Catania che gli è arrivata in ufficio questa mattina. "Sarò assolto o indagato?", si è chiesto prima di leggere il contenuto del documento. La richiesta di archiviazione manda in soffitta tutte quelle accuse montate a regola d'arte dopo il braccio di ferro tra Salvini e una certa magistratura sulla gestione dei 177 immigrati clandestini che si trovavano sulla nave della Guardia Costiera italiana e che il capo del Viminale si è sempre rifiutato di far sbarcare in Italia. "Adesso -dice in diretta Facebook - prendo il caffè, infilo la giacca, spengo la tele, e da persona libera e non più indagata torno al mio lavoro". Resta comunque l'amaro in bocca per un'indagine andata avanti mesi. "Ma il procuratore di Agrigento perché ha indagato? - si chiede il leader leghista - quanto è costata questa inchiesta? Quante persone ha coinvolto? Quanti uomini delle forze dell'ordine sono stati allertati per un reato che non esisteva?". E invita la politica a "fare una riflessione su come funziona la giustizia in Italia".
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"Pare che il ministro dell'Interno non sia un delinquente", commenta soddisfatto Salvini. Alla procura di Catania hanno smontato, una per una, le accuse che gli erano state mosse da Patronaggio che, in piena emergenza immigrazione, aveva indagato il numero uno del Viminale per il reato di sequestro aggravato e continuato di persona. "Il ritardo nel fare scendere i migranti dalla nave Diciotti ormeggiata al porto di Catania - ha spiegato Zuccaro - è giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti (il 24 agosto si è riunita la commissione europea a Bruxelles), in un caso in cui secondo la convenzione Sar internazionale sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro". Quello di oggi è solo il primo passo verso l'archiviazione. "Spero che sarà accolta questa richiesta motivata", chiosa il leader del Carroccio. Ora il tribunale dei ministri avrà novanta giorni per decidere. In realtà, i giudici di Palermo avevano già scagionato il vice premier perché nel gestire il caso della Diciotti aveva "tutelato l'interesse nazionale". Con la decisione della procura di Catania si chiuderà definitivamente il cerchio e dei teoremi montati ad arte da Patronaggio rimarrà solo una lontana eco.
Tag:
Diciotti
immigrazione
inchiesta
Persone:
Matteo Salvini
Luigi Patronaggio
Carmelo Zuccaro
October 31, 2018
L'Italia nella morsa della Germania
Mentre la Ue discute la manovra economica del governo, continuano gli attacchi della Germania all'Italia. Ecco cosa c'è in ballo
Unione europea (Ue)
Germania
debito pubblico
Andrea Indini

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Persone:
Angela Merkel
October 29, 2018
Stupratori a piede libero: quando la giustizia non collabora

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Se i magistrati non collaborano
October 28, 2018
I francesi usano un treno regionale per rispedirci un immigrato clandestino

Caos su un treno diretto a Torino: la gendarmerie prova a rimpatriare un maliano da Modane. Ma i ferrovieri la bloccano
La gendarmerie ci prova ancora. Fortunatamente, a questo giro, i ferrivieri italiani sono stati più lesti e hanno impedito ai militari francesi di rispedirci indietro un immigrato maliano senza permesso di soggiorno caricandolo a forza su un treno regionale diretto a Torino. "È l'ennesimo episodio di arroganza francese", sbotta il ministro dell'Interno Matteo Salvini dando l'idea che la frattura che si è venuta a creare con lo sconfinamento a Claviere non si è affatto sanata. Anzi. Dall'Eliseo il presidente Emmanuel Macron continua a dare mandato di riversare in Italia quegli immigrati (per lo più clandestini) che la Francia no vuole tenersi.
Sono da poco passate le dieci di ieri mattina quando un regionale, che sta rientrando a Torino, ferma alla stazione di Modane, in Francia. Durante i controlli di routine, come ricostruito dalla Stampa, la gendarmerie pizzica un africano, probabilmente del Mali, che viaggia senza biglietto e, soprattutto, senza documenti. "Lo straniero ha superato il confine dall'Italia - tuonano i militari francesi - e in Italia deve ritornare". Ma i ferrovieri italiani non vogliono sentir ragioni e, dopo aver messo bene in chiaro che nessuno può salire senza titolo di viaggio valido, avvertono la polizia ferroviaria di Torino. Alla fine, però, l'immigrato riesce a racimolare i 2 euro e mezzo che gli servono per comprare il biglietto e risale a bordo. Quando il regionale entra nella stazione di Bardonecchia, il maliano viene immediatamente consegnato aa Polfer e portato nel commissariato locale.
"In settimana ci saranno contatti ufficiali con i francesi dopo gli sconfinamenti di Claviere", fanno sapere dal Viminale. Quasi sicuramente anche i soprusi della gendarmerie di Modane finiranno sul tavolo dell'incontro. Anche perché la pretesa di far salire il maliano irregolare "in carrozza senza un titolo di viaggio" valido è costato al treno regonale diretto a Porta Susa la bellezza di 47 minuti di ritardo. "Adesso Parigi dovrebbe rimborsare i viaggiatori...", commenta seccato Salvini che, informato di quanto accaduto a Modane, ha chiesto agli inquirenti di Torino di vederci chiaro su quanto accaduto. Se, infatti, non fosse intervenuto il personale di Trenitalia, la gendarmerie avrebbe rimpatriato lo straniero senza avvertire le autorità italiane. "Aggiungiamo un altro capitolo al lungo elenco di lamentele. L’Italia pretende rispetto", conclude il ministro dell'Interno ringraziando pubblicamente le nostre forze dell'ordine e i ferrovieri che "non ha abbassato la testa" davanti ai francesi.
Tag:
immigrazione
rimpatrio
Francia
Persone:
Matteo Salvini
Emmanuel Macron
October 27, 2018
Ora gli ultrà dell'accoglienza vogliono imbavagliare Salvini

L'omicidio di Desirée è figlio dell'accoglienza indiscriminata e dei permessi facili. La sinistra, anziché fare mea culpa, se la prende con Salvini: "Sciacallo"
I fan dell'accoglienza si sono attaccati ai megafoni per sbraitare contro Matteo Salvini. Mentre l'Italia piange Desirée Mariottini, la ragazzina ammazzata da un branco di immigrati dopo due giorni di indicibili violenze e stupri, la sinistra se la prende con il vice premier leghista perché si sta spendendo in prima persona per assicurare alla giustizia le bestie che hanno ucciso la 16enne di Cisterna di Latina. Lo tacciano di essere "uno sciacallo" e gli consigliano addirittura di "usare l'amore anziché le ruspe" per riportare la sicurezza in Italia. E così, in un corto circuito senza precedenti, sul banco degli imputati anziché finire stupratori finisce il ministro dell'Interno.
Davanti al corpo senza vita di Desirée, chi per anni ha fatto il tifo per l'accoglienza indiscriminata dovrebbe avere il ritegno di tacere. Il branco che la ha seviziata e ammazzata era formato da immigrati, tutti africani, senza permesso di soggiorno o con il foglio di via in tasca. Per un po' sono riusciti a rimanere in Italia grazie a un'invenzione della sinistra: una sorta di lascia passare per motivo umanitari che con il decreto Sicurezza da poco approvato Salvini ha stralciato. Poi hanno iniziato a delinquere a destra e manca e il permesso gli è stato stralciato. Ma loro non hanno lasciato l'Italia e hanno continuato a delinquere come se niente fosse, finché poi non sono stati arrestati per l'omicidio di Desirée. Quelli che per anni hanno predicato le politiche dei porti aperte e hanno regalato passaporti a chiunque, anziché fare mea culpa, se la vanno a prendere con Salvini. In primis Laura Boldrini che sui social network lo accusa di "trasformare il dolore per la povera Desirée in un set cinematografico in diretta Facebook". "Vada a lavorare nel suo ufficio al Viminale - scrive l'ex presidente della Camera - e metta in campo misure concrete per la sicurezza di tutti e tutte. Io sto coi cittadini e le cittadine che non sopportano più degrado, incuria e violenza".
La Boldrini non è certo l'unica a ribaltare la frittata. La lista dei detrattori è lunga e, più viene a galla la crudeltà con cui il branco ha infierito sul corpo di Desirée, più questi provano a distrarre l'opinione pubblica attaccando il Viminale. Questa mattina, per esempio, Matteo Orfini ha postato un tweet al vetriolo: "Salvini, smettila di fare lo sciacallo e inizia a fare il ministro, se ne sei capace". E, insieme a lui, tutti i dem il Pd stanno usando la tragedia di Desirée per sostenere che ci vogliono più controlli in città. Sono gli stessi che, quando Salvini aveva lanciato l'operazione "Scuole sicure" per contrastare lo spaccio nei licei, si erano opposti parlando di "militarizzazione dei quartieri". Cecile Kyenge, poi, se la va a prendere con chi "tenta di strumentalizzare a proprio vantaggio, attraverso beceri tentativi di propaganda politica". E ancora: mentre il ministro dell'Interno invoca la castrazione chimica per chi stupra e l'espulsione per gli stranieri, Roberto Fico parla di inclusione sociale. "Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe - spiega il presidente della Camera - ma più amore e fatica nelle idee e nella partecipazione. Essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo".
Le piazze riflettono la stessa ideologia bieca della sinistra. Oggi l'Anpi ha marciato tra le vie del quartiere San Lorenzo non tanto per chiedere giustizia per Desiree, ma contro la "deriva fascista". Lo stesso avevano fatto i centri sociali, la rete studentesca e i movimenti femministi giovedì scorso, quando Salvini si era recato davanti allo stabile abbandonato, dove era stata ammazzata la 16enne, per deporre una rosa. "Sciacallo, sciacallo - hanno urlato gli antagonisti - vattene dall'Italia". Ai lati della strada, invece, i residenti lo avevano applaudito chiedendogli aiuto con un "Salvaci, Matteo! Il quartiere è con te" che sapeva di implorazione. Un'istantanea plastica della cecità della sinistra che, anziché vedere i problemi reali del Paese, se la prende con il suo antagonista politico.
Tag:
immigrazione
accoglienza
Persone:
Desirée Mariottini
Matto Salvini
Andrea Indini's Blog
 


