Andrea Indini's Blog, page 109
September 3, 2018
Tasse, pensioni e reddito di cittadinaza: il governo balla sul tetto del 3%

Le promesse elettorali costano 12 miliardi. Lega e M5s discutono sulla possibilità di sforare il tetto del 3%. Salvini: "Nella prima manovra non ci sara tutto il contratto, ma taglieremo le tasse"
Sforare il tetto del 3% oppure arrivarci poco prima. È questo il grosso dilemma del governo gialloverde. Perché da una parte i Cinque Stelle vorrebbero sfidare l'Unione europea e superare i vincoli imposti sul debito, dall'altra la Lega è fermamente convinta che si possano avviare tutte le riforme promesse in campagna elettorale senza spingersi oltre. Il vicepremier Matteo Salvini, intervenendo a 24Mattino su Radio 24, ci ha tenuto a mettere in chiaro che l'esecutivo vuole "rimanere sotto il limite imposto dall'Europa facendo tutto quello che gli italiani ci chiedono di fare". A partire da un primo, significativo taglio delle tasse.
Già nei prossimi giorni si capirà quale piega prenderà la legge di Bilancio che Giovanni Tria vuole mantenere snella il più possibile per non incappare nelle ire di Bruxelles e nelle vendette delle agenzie di rating. "Ho detto 'sfioreremo', non 'sforeremo', una 'i' fa tutta la differenza del mondo". Salvini lo va ripetendo in lungo e in largo. Alla fine di quest'anno, come ricorda l'Huffington Post, il rapporto tra deficit e pil dovrebbe chiudere al 2,2%. Un'obiettivo tutt'altro che facile. La differenza, dunque, la farà quello che il governo riuscirà a inserire nella manovra. Ieri Luigi Di Maio ha ribadito che "le tre priorità" sono la flat tax, l'abolizione della legge Fornero e il reddito di cittadinanza. "Nella manovra non ci sarà tutto il contratto di governo - lo ha prontamente corretto il leghista - ci sarà l'avvio di quello che ci siamo impegnati a fare". Secondo il Messaggero, l'obiettivo minimo del governo è di racimolare una dozzina di miliardi di euro: 2,2 miliardi di euro serviranno ad avviare il reddito di cittadinanza, 3,3 miliardi per tagliare le tasse, 3 miliardi per attuare (parzialmente) la quota 100, un miliardo per incentivare il lavoro nel Mezzogiorno e un miliardo per il pubblico impiego. A questa lista vanno, però, aggiunti i 12,5 miliardi necessari a Tria per sterilizzare l'aumento dell'Iva. Per questo il ministro dell'Economia non fa che ripetere che le riforme devono essere "realizzate nell'ambito dell'equilibrio dei conti".
L'obiettivo di partenza è non peggiorare il deficit. Anche se il viceministro leghista dell'Economia, Massimo Garavaglia, fa notare che serve dare una scossa a questo Paese che ha un problema di bassa crescita. "Il debito si riduce se la crescita è più forte di quanto cresca il debito - ha spiegato al Gr1 - Il tema è appunto crescere di più di quanto cresce il debito. Finora le politiche dei governi precedenti ci hanno fatto essere il Paese con la più bassa crescita in Europa". Il dibattito, però, è aperto. Ieri, riferendosi allo spread e agli outlook delle agenzie di rating, Di Maio ha tagliato corto: "Non ci sono indici che ci testimonieranno quanto stia bene questo Paese sarà il sorriso dei cittadini a stabilire se staremo lavorando bene". Un'indicazione piuttosto chiara sulla possibilità, in caso di necessità, di sforare il fatidico tetto del 3%.
"A noi interessa fare le cose che servono alla gente, i numeri vengono dopo", ha confermato lo stesso Salvini ripromettendosi nei limiti del possibile, di "rispettare i vincoli dell'Europa". "Il 3% diciamo che lo sfioreremo. Dolcemente", ha rimarcato assicurando di "fare spesa utile" rientrando appunto nei canoni europei. Da qui l'idea di andare avanti con il taglio delle tasse, ma con una sforbiciata più leggera di quanto preventivato all'inizio. Salvini sa bene che non può pretendere che l'anno prossimo tutti paghino il 15% di tasse. Nella manovra dovrebbe, quindi, esserci un primo passo in questo senso. "Negli ultimi cinque anni - ha aggiunto - il debito pubblico è aumentato di 250 miliardi di euro, 50 miliardi all'anno, eppure sono stati fatti tutti i compitini a casa che l'Europa aveva assegnato e i mercati suggerivano: ma gli italiani non stanno meglio, forse a qualcuno può venire il dubbio...". Pertanto, se spendendo quei soldi, riuscisse a stare sotto il tetto del 3%, Salvini sarebbe "l'uomo più felice del mondo". "Ma se per mettere in sicurezza il territorio devo ricalcolare uno 0,1%, lo faccio".
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legge di Bilancio
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August 19, 2018
Ora il Pd vuole incriminare Salvini: "Ai funerali claque pro governo"

Ai funerali di Stato volano fischi per il Pd e applausi per Salvini e Di Maio. L'ira dei renziani. E Anzaldi attacca: "La polizia apra subito un'indagine"
"A sostegno del governo ci sarebbe stata una rumorosa claque organizzata". All'indomani del funerale delle vittime del drammatico crollo di Ponte Morandi a Genova, il piddì Michele Anzaldi è già pronto a presentare una interrogazione al ministero dell'Interno. Dopo essere stati sommersi dai fischi, i dem si sono convinti che quella che è riecheggiata ieri nel padiglione B della Fiera non fosse la rabbia delle vittime di un disastro annunciato o, più in generale, l'ira dagli italiani che accusano il Pd di aver rinnovato le concessioni ad Autostrade per l'Italia, ma una claque organizzata a sostegno del governo Conte.
"Ma come si fa a pensare certe cose?". Matteo Salvini è sbigottito nel sentire le ultime accuse mosse dal partito che ieri mattina si è beccato una selva di fischi dalle persone presenti ai funerali di Stato. Non appena Maurizio Martina e l'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti sono arrivati in Fiera per portare il proprio omaggio alle famiglie delle vittime, sono stati sommersi dalle critiche. Questo perché è al Partito democratico che i più rinfacciano i (continui) rapporti con la famiglia Benetton che, attraverso Atlantia, controlla Autostrade per l'Italia. Dall'ex premier Enrico Letta all'ex ministro Paolo Costa, passando per Romano Prodi e Massimo D'Alema, la liaison tra le politiche democratiche e gli affari ai caselli ha radici lontane. "Per la prima volta - ha detto nei giorni scorsi lo stesso Luigi Di Maio ai microfoni di RaiNews - c'è un governo che non ha preso soldi da Benetton, e siamo qui a dirvi che revochiamo i contratti e ci saranno multe per 150 milioni di euro". A torto o a ragione, le persone presenti ai funerali erano appunto convinte che una parte della colpa del drammatico crollo del 14 agosto sia da imputare proprio a quel partito che negli ultimi cinque anni ha governato il Paese.
Non si sa se ai dem abbiano dato più fastidio i fischi o gli applausi che gli stessi hanno riservato a Salvini e a Di Maio. Già ieri pomeriggio, come riporta Libero, nella chat dei renziani aveva iniziato a circolare l'accusa al governo di aver "pilotato" le critiche al Pd durante i funerali di Stato. Oggi è stato Anzaldi a mettere in chiaro l'insinuazione denunciando la presenza di un gruppo di "trenta scalmanati" appostati, a suo dire, nei pressi dalla sala stampa. A questi imputerebbe non solo di "aver fischiato in modo scomposto gli esponenti dell'opposizione e di aver applaudito i rappresentanti del governo", ma di aver addirittura suggellato il tutto con saluti e selfie. "La polizia, postale e non, - ha commentato, quindi, l'esponente dem - farebbe bene ad aprire un'indagine per verificare se davvero qualche esponente di governo, oppure dei partiti di maggioranza, abbia davvero lavorato per trasformare un momento di lutto nazionale in una curva da comizio".
Le polemiche del Pd sembrano tuttavia scivolare addosso a Salvini. Che si concentra piuttosto sull'affetto ricevuto ieri. "Voglio meritarmi con i fatti questo affetto e questa fiducia che mi hanno commosso oggi a Genova, fra i parenti delle vittime e tanti cittadini comuni - ha scritto ieri il ministro dell'Interno su Twitter - il mio impegno è lottare per giustizia, verità, sicurezza, futuro".
Voglio meritarmi con i fatti questo affetto e questa fiducia che mi hanno #commosso oggi a #Genova, fra i parenti delle vittime e tanti cittadini comuni: il mio impegno è lottare per #giustizia, verità, sicurezza, futuro. pic.twitter.com/bijoDIV4Qi
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 18 agosto 2018
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August 16, 2018
"Faceva festa dopo il crollo a Genova". Ma Salvini zittisce gli sciacalli dem

La sinistra monta ad hoc la polemica: "Schiaffo al dolore del nostro Paese". Ma Salvini contrattacca: "Sciacalli su miei spostamenti, gli italiani chiedono conto dei vostri"
"Sciacalli di sinistra". Matteo Salvini non usa altri termini per definire il Pd che in queste ore lo sta attaccando per aver partecipato, la sera del drammatico crollo di Ponte Morandi a Genova, ad una cena a Messina. "Le immagini di Salvini che festeggia in ore drammatiche per Genova sono uno schiaffo al dolore del nostro Paese", ha tuonato Matteo Orfini dando il via a una riffa di commenti al vetriolo da parte di tutti i vertici piddì (Emanuele Fiano in testa) che arrivano addirittura a chiederne le dimissioni. Di crescendo in crescendo, la polemica è stata subito cavalcata dalla sinistra sui social network e, ovvviamente, da Repubblica che, andando a ripescare le fotografie postate su Instagram da alcuni partecipanti, è andata a fare le pulci alla serata dove c'erano "calici di vino, piatti a base di pesce, tante foto e selfie".
"Nella notte del dolore, quando a Genova si piangevano i morti e si scavava ancora tra le macerie, a Furci Siculo, in provincia di Messina, Matteo Salvini festeggiava". È Repubblica a fare da megafono ai vertici del Partito democratico che in queste ore si sono scagliati contro Salvini. Uno dopo l'altro i vertici dem intasano le agenzie per attaccarlo. "Le camicie bianche e candide e i vassoi colmi di pesce fanno impressione - attacca Michele Anzaldi - un ministro dell'Interno che nelle ore cruciali di Genova preferisce divertirsi con i suoi compagni di partito dovrebbe dimettersi". Il tutto come se Salvini non si fosse subito attivato dopo il crollo di Ponte Morandi per seguire in prima persona i soccorsi. Nel primo pomeriggio, poco dopo la tragedia, si trovava infatti nella sala operativa di Roma per coordinare tutte le operazioni di primo intervento. Non solo. Ieri, si è fiondato a Genova per partecipare, in Prefettura, al Consiglio dei ministri con il premier Giuseppe Conte e il vice premier Luigi Di Maio. Oggi, infine, ha fatto visita all'ospedale San Martino di Genova, dove sono ricoverate sei delle persone che sono rimaste ferite nel crollo, e alle camere mortuarie dove ha incontrato alcuni parenti delle vittime che sono in attesa di riconoscere le salme (guarda la gallery). Infine, è andato a ringraziare di persona la centrale operativa del 118 che martedì ha coordinato i soccorsi.
Gli attacchi della sinistra non sembrano infastidire Salvini. Che, però, qualche sassolino dalle scarpe se lo toglie. In primis, puntualizzando che il 14 sera non si trovava a una cena elettorale, con "calici di vino e piatti a base di pesce" come la descrive Repubblica, ma a un appuntamento (già fissato in calendario) con "sindaci, presidenti di associazioni di volontariato, uomini delle Forze dell'Ordine e tanti cittadini". "Nella stessa giornata, a Roma, ero stato prima al centro operativo nazionale dei vigili del fuoco per seguire i soccorsi a Genova - ha precisato in una nota il ministro dell'Interno - poi, come previsto, ero stato a Catania a incontrare i lavoratori di un'azienda sequestrata alla Mafia e a Messina, a ringraziare i Finanzieri che avevano sequestrato 20 tonnellate di droga". A Ferragosto ha, poi, riunito il Comitato per l'Ordine e la Sicurezza in Aspromonte, a San Luca, e poi è volato in Liguria, dove mi è fermato fino ad oggi e dove tornerà sia domani sia sabato. "Ai parlamentari del Pd, che sono stati edotti dei miei spostamenti di questi due giorni - ha, quindi, concluso Salvini - chiedo conto a nome degli italiani del loro operato degli ultimi anni".
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cena
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Ponte Morandi
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August 14, 2018
I "No Gronda" sul sito del M5s: "Il crollo del ponte? Una favoletta"

Nel 2012 il M5s si scagliava contro l'opera che avrebbe alleggerito l'autostrada. E nel 2013 ospitava i comitati che dicevano: "Quel ponte starà su per altri 100 anni"
Su Google c'è ancora l'url attivo, ma non è raggiungibile. Probabilmente perché l'articolo risale a prima del rifacimento del sito. Ma tant'è. A qualche ora dal crollo del Ponte Morandi di Genova, che ha causato numerose vittime e feriti, è tornato a galla il comunicato dei comitati "No Gronda" ospitato nel 2013 sul sito del Movimento 5 Stelle (guarda qui). È lì che gli odiatori delle grandi opere si accanivano contro la bretella autostradale. "Ci viene poi raccontata, a turno, la favoletta dell'imminente crollo del Ponte Morandi", dicevano in quella che oggi risuona in una macabra profezia. Una posizione che il consigliere pentastellato Paolo Putti aveva addirittura portato in consiglio comunale opponendosi allo "sperpero di 5 miliardi di euro" per il rifacimento della Gronda di Ponente.
Le previsioni di quanto sarebbe accaduto risalgono a sei anni fa. In una intervista al Secolo XIX, che risale al dicembre del 2012, l'allora presidente della Confindustria locale, Giovanni Calvini, tuonava contro i comitati del "no" alla realizzazione dell'opera che sarebbe servita ad agevolare il traffico lungo il tratto che oggi si è sbriciolato come fosse di cartapesta. "Quanto tra dieci anni il Ponte Morandi crollerà e tutti dovremo stare in coda nel traffico per delle ore - diceva - ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto 'no' (alla Gronda, ndr)". Contro di lui, come recuperato dall'Huffington Post negli archivi del Comune di Genova, si era scagliato il Movimento 5 Stelle che, per bocca di Putti, aveva espresso "rabbia e stupore". "Sono un uomo libero che non ha voglia di fare carriera politica, non è questa la mia ambizione - diceva il grillino in consiglio comunale - non hoa interessi personali o di bottega, ma il solo interesse di fare il bene della comunità in cui vivo e tra le persone che vivono nella mia comunità ci sono anche quegli imprenditori che io, credo, fra dieci anni, andranno a chiedere come mai si sono sperperati 5 miliardi di euro che si potevano utilizzare per fare delle cose importanti per l'industria".
Dichiarazioni drammatiche che riecheggiano in un'altra pagina del blog a Cinque Stelle ospitata nella sezione "liste civiche". È l'8 aprile del 2013 e il comunicato per dire "no" alla costruzione del nuovo sistema autostradale del capoluogo ligure, composto da quattro strade che si fondono insieme, definisce l'allarme su un possibile crollo del viadotto come una "favoletta raccontata a turno" da chi invece vuole costruire la Gronda (). A sostegno della propria tesi viene pure citata una relazione presentata da Autostrade per l'Italia nel 2009 in cui si legge che il ponte Morandi a fronte di "una manutenzione ordinaria con costi standard".
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Le posizioni dei grillini e dei "No gronda" si vanno a schiantare contro la realtà. Non più di un paio di anni fa il professor Antonio Brencich, docente di strutture in cemento armato alla Facoltà di ingegneria di Genova, ha definito il ponte Morandi "un fallimento dell'ingegneria" e ne ha chiesto la ricostruzione. "I costi della manutenzione sono elevatissimi - ha spiegato a Primocanale - non esiste che dopo trent'anni un'opera abbia già subito tanti lavori di manutenzione. Ci sono ponti in cemento armato che dopo cento anni non hanno ancora subito nessuna modifica". I test effettuati negli anni hanno più volte portato alla luce problemi di corrosione enormi. E l'entità dei lavori di manutenzione svolti dimostra che la situazione era grave. Un campanello d'allarme che al ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, dev'essere risuonato in un orecchio e subito uscito dall'altro. Il 31 luglio scorso, in una audizione alla commissione Ambiente della Camera, ha inserito anche la Gronda autostradale di Genova nel lungo elenco delle grandi opere da sottoporre a revisione, imprimendo così un deciso stop alle "grandi opere mastodontiche e dispendiose" per prediligere "una rete di tante piccole opere diffuse, che servano realmente ai cittadini". Una posizione che oggi si scontra anche contro la drammaticità della cronaca.
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Movimento 5 Stelle (M5S)
No Gronda
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Ponte crollato a Genova focus
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Danilo Toninelli
Paolo Putti
Luoghi:
Genova
August 13, 2018
Aggrediti, pestati e insultati: agenti nel mirino dei migranti

Stazioni ferroviarie in balia di stranieri violenti: nelle ultime ore aggressioni a Potenza, Milano, Treviglio e Pavia. Sotto attacco le forze dell'ordine. Ma Salvini annuncia nuove assuzioni in polizia
Non si fermano nemmeno davanti alla divisa. Basta che un controllore o un agente gli chieda di esibire il biglietto del treno o un documento in regola perché l'immigrato violento di turno si avventi con una furia spietata volta solo a far male. E così, giorno dopo giorno, le stazioni ferroviarie si stanno trasformando in luoghi sempre più pericolosi. Il bollettino è inquietante. A Potenza un nigeriano, che era stato in carcere per lo stesso reato ha aggredito due poliziotti che lo avevano beccato senza ticket. Alla stazione Centrale di Milano, invece, a dare in escandescenze è stato un marocchino. E ancora: a Treviglio un senegalese preso a calci e pugni due della Polfer, mentre a Pavia un ghanese ne ha pestati altri due che avevano "osato" chiedergli di allontanarsi dallo scalo dove aveva improvvisato un letto per trascorrere la notte.
Per tutto il mese di luglio la sinistra ha provato a farci credere che in Italia ci fosse una dilagante emergenza razzismo. Un tormentone montato ad arte per coprire il reale allarme che minaccia il Paese: la sempre più carente sicurezza per colpa dei crimini degli immigrati che troppo spesso restano impuniti dopo quello che combinano. D'altra parte i reati commessi ogni giorno in Italia dagli extracomunitari sono circa 700, quasi un terzo del totale. "Questo - ci ha tenuto a sottolineare Matteo Salvini in più di un'occasione - è l'unico vero allarme reale contro cui da ministro sto combattendo". Le statistiche sono dalla sua. "Il tasso di criminalità degli immigrati stranieri in quasi tutti i Paesi dell'Europa occidentale - recita un recente studio dalla Fondazione Hume (leggi qui) - è più alto di quello della popolazione nativa". In poche parole, gli immigrati sono meno degli italiani ma delinquono di più. E nemmeno la presenza delle forze dell'ordine sembra fermarli. Nelle stazioni ferroviarie, in modo particolare, le aggressioni, i pestaggi e gli insulti sono ormai all'ordine del giorno.
Il bollettino è drammatico. A Potenza un nigeriano, che fino a poco tempo fa era stato ospitato dal Cara di Mineo, ha mandato in ospedale due agenti della Polfer che lo avevano pizzicato senza il biglietto del treno. Dagli accertamenti è emerso, poi, che l'immigrato era stato scarcerato la scorsa settimana dopo essersi fatto un bel periodo dietro le sbarre proprio per aver preso a pugni un altro agente durante un controllo a Paola. È, però, in Lombardia che le aggressioni agli agenti si fanno sempre più cruente. Alla stazione di Treviglio un 20enne senegalese si è accanito contro due poliziotti che, a bordo del treno, gli avevano chiesto i documenti. L'immigrato ha risposto con calci e pugni. Altri due agenti sono stati assaliti alla stazione di Pavia da un ghanese di 30 anni che li ha presi letteralmente a calci. A coprire una rete di 1.900 chilometri sono operativi appena 590 agenti. "Purtroppo - spiega l'assessore regionale alla Sicurezza, Riccardo De Corato - il precedente governo ha drammaticamente sottovalutato la pericolosità dell'insicurezza sui treni". A inizio agosto il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno ha firmato un provvedimento che di fatto sbloccava 8mila nuove assunzioni nelle forze dell'ordine. La copertura finanziaria c'è e, come anticipa oggi il Tempo, tra poche settimane arriverà anche il via libera del ministro dell'Economia Giovanni Tria. Solo con un'iniezione di personale il territorio italiano potrà essere presidiato e l'emergenza sicurezza sconfitta.
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immigrazione
aggressioni
sicurezza
polizia
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Matteo Salvini
July 30, 2018
Il vero allarme i criminali stranieri: ogni giorno arrestati trenta immigrati

Il Pd strumentalizza l'aggressione all'atleta azzurra per attaccare Salvini: "Venga in Aula a riferire". Ma lui tira dritto: "Non c'è alcuna emergenza razzismo"
C'è il segretario del Pd Maurizio Martina che già sogna una grande mobilitazione a settembre per "rispondere al clima d'odio". "Non vedere il grave rischio che stiamo correndo, dopo che si moltiplicano i casi di violenza sui migranti - dice - è un clamoroso errore". I dem, in calo di consensi, cavalcano la vile aggressione a Daisy Osakue, l'atleta azzurra aggredita nella notte a Moncalieri da alcuni che l'hanno bersagliata con un fitto lancio di uova (video), per accusare Matteo Salvini di fomentare l'odio contro gli stranieri e armare i razzisti che vanno in giro a fare, per dirla con un termine coniato ad hoc da Repubblica, il "tiro al nero". È la nuova strategia della sinistra: montare l'emergenza immigrazione per provare a smontare i consensi del leader leghista, quando il vero allarme sono i criminali stranieri.
A montare il caso è stato Enrico Mentana. E lo ha fatto dal suo profilo Facebook, battendo persino le agenzie di stampa. Dopo aver postato la fotografia della giovane atleta con l'occhio gonfio per l'aggressione subita, ha preso di petto Salvini: "Ma come si fa a dire che non c'è un aumento allarmante di episodi di intolleranza nei confronti dei neri in questo Paese? Non è che perchè i partiti di opposizione stanno lì imbambolati a decidere cosa fare sul presidente della Rai potete pensare che dorma anche l'informazione. Gli episodi si accumulano". Il Partito Democratico ha subito cavalcato l'episodio di cronaca per chiedere al governo Conto di "venire urgentemente in Aula a riferire" sulla "serie di episodi di stampo razzista che si stanno verificando nel nostro Paese in modo preoccupante". Da giorni l'antifona della sinistra è sempre la stessa. E la ferocia, con cui si scagliano contro Salvini, sembra non essere destinata a scemare. "Il razzismo esiste e tu lo nutri ogni giorno con il tuo linguaggio di odio", twitta la senatrice piddì Vanna Iori. Graziano Delrio e Emanuele Fiano non sono da meno. "Come intende contrastare - chiedono al ministro dell'Interno - questi fenomeni legati a una propaganda di stampo razzistico il cui linguaggio viene usato in maniera ricorrente nella stessa propaganda politica da molti militanti e seguaci del suo partito?".
Non importa se poi, numeri alla mano, le statistiche dimostrano che, pur essendo meno di noi, gli stranieri commettono più reati. Lo stesso Salvini, attaccato a più riprese, ha messo in chiaro che i crimini commessi dagli immigrati sono "l'unico vero allarme reale contro cui da ministro" sta combattendo. Solo negli ultimi tre giorni, nel silenzio generale, la polizia ha infatti arrestato 95 extracomunitari, mentre altri 414 sono stati denunciati. "Ogni aggressione va punita e condannata, sono e sarò sempre a fianco di chi subisce violenza", chiarisce Salvini che spera di incontrare la Okasaue e di poterla "vedere gareggiare al più presto". Il caso dell'atleta azzurra, però, non deve essere usato per montare una polemica sull'emergenza razzismo. Emergenza che, a detta del numero uno del Viminale, "non esiste". "Di certo - conclude - l'immigrazione di massa permessa dalla sinistra negli ultimi anni non ha aiutato, per questo sto lavorando per fermare scafisti e clandestini".
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sinistra
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Daisy Osakue
July 29, 2018
Razzismo, la sinistra lincia Salvini. Ma lui: "I reati dei migranti sono l'unico vero allarme"

Il Pd va all'attacco: "Salvini è la causa dell'emergenza razzista". Ma gli stranieri sono meno di noi e commettono più reati
Il linciaggio mediatico della sinistra non si arresta. Anzi, monta di ora in ora. C'è chi incolpa Matteo Salvini di fomentare l'odio contro gli immigrati, chi addirittura lo accusa di aver armato i due che si sono messi a sparare dalla finestra contro gli stranieri e chi, infine, gli imputa persino il pestaggio del cameriere senegalese a Partinico. Per la sinistra il ministro leghista, con le sue politiche per fermare gli sbarchi, con la riforma della legittima difesa e con le misure per riportare legalità e sicurezza, sta trasformando l'Italia in un Far West. Il tutto dimenticando (o nascondendo) che i reati commessi dagli immigrati ogni giorno nel Belpase sono circa 700. Quasi un terzo del totale. "Questo - replice il leader del Carroccio - è l'unico vero allarme reale contro cui da ministro sto combattendo".
Per Repubblica "nel nostro Paese di sta diffondendo un clima di odio e di intolleranza". Addirittura sarebbe iniziato il "tiro al nero". "Si sta allargando l'area di insofferenza verso gli immigrati, ormai visti come il nemico, oggetto di balle colossali come quella dei terroristi che arrivano coi barconi", tuona Armando Spataro dalle colonne del quotidiano diretto da Mario Calabresi. La campagna per linciare Salvini, insomma, è iniziata. E tutta la sinistra la sta cavalcando con efasi di comunicati sprezzanti e attacchi politici livorosi. Già ieri sera il leader leghista ha provato a spiegare che "l'allarme razzismo è una invenzione della sinistra" e che "gli italiani sono persone perbene". "Io, da ministro - ha assicurato - lavoro da 58 giorni per riportare sicurezza e serenità nelle nostre città". Ma niente. Dal Partito democratico e da Liberi e Uguali continuano gli attacchi a testa bassa. "Un'emergenza razzista c'è - tuona Matteo Orfini - il ministro dell'Interno ne è la causa". Dal Nazareno lo invitano addirittura ad "avviare un monitoraggio degli atteggiamenti xenofobi nei confronti dei migranti".
Salvini fa spalluccce. E se ne infischia. Prima liquida le polemiche con lo slogan mussoliniano "Tanti nemici, tanto onore" facendo ulteriormente innervosire la sinistra sotto l'ombrellone. Poi risponde a tono a tutti i detrattori: "Aggredire e picchiare è un reato, a prescindere dal colore della pelle di chi lo compie, e come tale va punito - taglia corto - ma accusare di razzismo tutti gli italiani ed il governo in seguito ad alcuni limitati episodi è una follia". E ricorda che i reati commessi ogni giorno in Italia da immigrati sono circa 700, quasi un terzo del totale: "E questo è l'unico vero allarme reale contro cui da ministro sto combattendo". Le statistiche sono dalla sua. "Il tasso di criminalità degli immigrati stranieri in quasi tutti i Paesi dell'Europa occidentale - recita un recente studio dalla Fondazione Hume (leggi qui) - è più alto di quello della popolazione nativa". In poche parole, gli immigrati delinquono di più.
July 28, 2018
Salvini: "Ma quale allarme razzismo, è un'invenzione della sinistra"

La sinistra usa i casi di violenze contro gli immigrati per attaccare Salvini. Ma il ministro: "Riporterò la sicurezza e la serenità nelle nostre città"
Si tratta di casi isolati, eppure sono stati già strumentalizzati contro Matteo Salvini. La bimba rom e l'operaio di Capo Verde feriti con due colpi esplosi dalla finestra sono diventati l'occasione per attaccare il leader leghista e lanciare l'allarme razzismo. Non importa se i due episodi (di per sé comunque gravissimi) sono successi uno a Roma e uno a Vicenza. Per il Pd è colpa del "clima di odio" generato dal governo. Salvini, però, sembra determinato ad andare avanti per la propria strada e continuare il lavoro intrapreso 58 giorni fa, quando ha giurato da ministro: "L'allarme razzismo è una invenzione della sinistra, gli italiani sono persone perbene ma la loro pazienza è quasi finita".
Da quando Salvini siede sullo scranno più alto del Viminale la parola che riecheggia maggiormente sulla bocca della sinistra è "razzismo". In campagna elettorale era stata l'emergenza fascismo a unire il variegato popolo rosso. Ora che l'uomo nero è arrivato al governo, ecco che è partita una nuova crociata per screditare l'operato al ministero dell'Interno. L'appello di Sergio Mattarella affinché "l'Italia non diventi un Far West" è di fatto diventato il manifesto delle falangi anti leghiste e ha di fatto armato i politici di sinistra che usano qualsiasi fatto di cronaca nera in cui la vittima è uno straniero per scatenarsi contro Salvini e accusarlo di fomentare il clima d'odio che porta a episodi di razzismo. "I giornali italiani hanno dovuto inaugurare la rubrica fissa del tiro a segno contro i migranti - tuonano i parlamentari di Liberi e Uguali - Salvini continua ad alimentare il clima di intolleranza xenofoba, anziché schierarsi dalla parte delle vittime". Non da meno si sono dimostrati i dem che hanno subito gridato all'emergenza nazionale: "(Salvini, ndr) intende fare il suo lavoro e occuparsene? O dà la colpa anche in questo caso agli immigrati?".
Al Viminale, in realtà, Salvini non nasconde di essere "preoccupato da ogni episodio di violenza, chiunque colpisca", anche quelli ai danni delle forze dell'ordine. Persa la battaglia dell'accoglienza a oltranza per chiunque sbarchi sulle nostre coste, il piano del Pd e più in generale della sinistra è legare questi fatti di cronaca al dibattito sulla riforma della legittima difesa. Salvo poi essere i primi a coccolare i violenti dei centri sociali quando attaccano (impunemente) le forze dell'ordine durante le manifestazioni. "Sto già lavorando per restituire dignità protezione e sicurezza a chi indossa una divisa", ribatte Salvini che non intende far passi indietro sulle misure promesse in campagna elettorale. "Se uno entra in casa mia mentre sono con i miei figli - continua - lo metto in condizioni di non nuocere e poi ne parliamo".
Per quanto riguarda gli episodi di violenza, non da ultimo quello di Partinico, dove i clienti di un ristorante hanno pestato un cameriere senegalese dopo avergli urlato contro "sporco negro", Salvini ha assicurato che, da quando è diventato ministro dell'Interno, si è messo a lavorare per "riportare sicurezza e serenità nelle nostre città". Per il resto, l'allarme "razzismo" altro non è che "un'invenzione della sinistra". "Gli italiani - assicura - sono persone perbene ma la loro pazienza è quasi finita".
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immigrazione
legittima difesa
Persone:
Matteo Salvini
July 25, 2018
La copertina choc di Famiglia Cristiana: Salvini paragonato al Demonio

L'anatema in copertina: "Vade retro Salvini". E la giustificazione: "Niente di personale, si tratta di Vangelo". L'ira del ministro leghista: "Irrispettosi"
"Vade retro Salvini". Il paragone demoniaco è solo l'ultimo insulto che Famiglia Cristiana rivolge al ministro dell'Interno. In un attacco senza precedenti, che va solo a esasperare gli animi e inasprire i toni del dibattito sull'emergenza immigrazione, il settimanale dei Paolini arriva a gettare Matteo Salvini nelle fiamme dell'Inferno calandogli addossi i panni di Satana (foto). Sulla copertina del numero, che sarà in edicola nei prossimi giorni, una mano si leva contro il volto del leader del Carroccio mentre il titolo a caratteri cubitali getta il violento anatema anti leghista. "Niente di personale o ideologico - precisa il settimanale dei Paolini - si tratta di Vangelo".
Ormai lo hanno paragonato a tutto. In primis ad Adolf Hitler. Poi ai peggiori dittatori del mondo. Ora al demonio. Tutto perché papa Francesco e la Chiesa hanno idee contrapposte nell risoluzione della crisi migratoria. Da una parte il Vaticano spinge per aprire a oltranza le frontiere e accogliere chiunque spinga per arrivare in Italia. Dall'altra Salvini ha messo la parola fine alle politiche buoniste imposte dalla sinistra negli ultimi cinque anni di governo. Così, dopo l'ennesima tragedia di migranti morti in mare, Famiglia Cristiana, anziché andarsela a prendere con chi ha fomentato gli sbarchi per poterci speculare sopra, se la va a prendere con il ministro dell'Interno che, nei primi due mesi di governo, è riuscito drasticamente a ridurre gli sbarchi. "Come pastori non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato", scrive il settimanale dei Paolini riprendendo le riflessioni della Cei. "Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi - continua - non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto". Eppure non si fa problemi a paragonare Salvini a Satana.
Nell'ultimo numero Famiglia Cristiana fa sue le parole pronunciate dal cardinale Gualtiero Bassetti l'11 luglio nell'Abbazia di San Miniato al Monte ("La logica del cristianesimo è quella di prendersi cura") e arruola tutti quei vescovi che si sono schierati a favore dell'accoglienza degli immigrati nella crociata contro Salvini. Da Mario Delpini ("Nessuno rimanga indifferente, che nessuno dorma tranquillo, che nessuno si sottragga a una preghiera") a Matteo Zuppi ("Le Ong non sono complici degli scafisti, se stanno lì vuol dire che c'è un problema"), da Corrado Lorefice ("Siamo noi i predoni dell'Africa. Affamando e distruggendo la vita di milioni di poveri, li costringiamo a partire per non morire") ad Antonio Staglianò ("Gli stranieri hanno sempre il diritto umano di essere accolti"). Un raffica di attacchi in sintonia con i continui appelli di papa Francesco a non chiudere le porte (e i porti) ai clandestini che tentano la via del Mediterraneo. Ma, mentre Bergoglio si limita sempre a predicare in chiave evangelica, in molti nella Chiesa fanno un passo ulteriore e si scagliano, non senza livore, contro il Viminale.
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"Sono bello in foto?". Dapprima, sorridendo, la domanda la rivolge Salvini ai giornalisti (guarda il video). Poi, però, commenta con durezza la copertina dell'ultimo numero di Famiglia Cristiana. "Non penso di meritarmela, è una foto di pessimo gusto e irrispettosa nei confronti di chi sta lavorando e di chiede rispetto. Chi fa quella copertina vada all'Espresso o a la Repubblica, da loro me l'aspetto ma non da Famiglia Cristiana". In realtà, il settimanale dei Paolini ci ha ormai abituati ad attacchi politici tanto violenti che non dovrebbero trovare spazio su un giornale che si professa di ispirazione cattolica.
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Matteo Salvini
July 24, 2018
Salvini straccia il piano migranti: "L'Italia non ha bisogno dell'elemosina dall'Ue"

Bruxelles pronta a "rimborsare" gli Stati Ue con 6mila euro per ogni migrante. Ma Salvini li gela: "Non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani"
"Non siamo a chiedere l'elemosina". Matteo Salvini fa carta straccia del piano immigrazione dell'Unione europea. Nel (vano) tentativo di convincere gli Stati membri ad accogliere gli immigrati, la Commissione vorrebbe infatti versare 6mila euro per ogni straniero che viene preso in carico. "Peccato che nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa al nostro Paese tra i 40 e i 50mila euro", ricorda il ministro dell'Interno entrando in forte conflitto con i vertici di Bruxelles che non riescono ancora a dare risposte concrete a una emergenza che, fino a oggui, è pesata soltanto sulle spalle degli italiani.
Da una parte la Commissione europea valuta l'apertura di nuovi centri nei Paesi membri. Si tratta di strutture "controllate" che dovrebbero migliorare e velocizzare le procedure necessarie a distinguere chi ha bisogno di protezione internazionale (e, quindi, può richiedere l'asilo) e chi, invece, è un migrante economico e deve essere rimpatriato. Dall'altra parte Bruxelles punta a stringere, in stretta collaborazione con l'Oim e l'Unhcr, accordi politici che non siano limitati ai Paesi dell'Unione ma che coinvolgano anche i Paesi nordafricani. Il piano presentato oggi, che di fatto dà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorsi, non piace affatto al governo italiano. E questo già mette in forte difficoltà la Commissione europea perché solo una volta che i Paesi dell'Ue avranno trovato un approccio comune verranno contattati gli Stati africani. Che, per il momento, non vengono nominati esplicitamente, per motivi di opportunità politica.
A mettere sul piede di guerra il governo italiano è stata la proposta della Commissione europea di "prendere parte agli sforzi di solidarietà con 6mila euro per ciascuna persona ricollocata". Per Salvini non è né più né meno una elemosina. Perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo arriva a costare al nostro Paese tra i 40 e i 50mila euro. "L'elemosina Bruxelles la può tenere per lei - ha commentato il ministro dell'Interno durante la visita a una caserma dei vigili del fuoco - noi vogliamo chiudere il flussi in arrivo per smaltire l'arretrato di centinaia di migliaia di presenze, non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani". Una presa di posizione dura che ha di fatto gelato i vertici dell'Unione europea. Tanto che da Bruxelles il viceportavoce capo dell'esecutivo comunitario, Alexander Winterstein, si è limitato a dire, durante il briefing con la stampa, che preferisce "non commentare i commenti". All'orizzonte, però, si profila un nuovo scontro. Perché, come ha sottolineato anche il premier Giuseppe Conte, nella sua proposta il governo italiano non ne ha "mai fatto una questione di soldi". "La solidarietà europea non ha un prezzo non è una logica corretta ridurre tutto allo schema 'ce ne occupiamo noi-ci date soldi' o 'se ne occupa uno Stato singolo-si prende i soldi' con gli altri totalmente indifferenti a quello che succede".
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