Andrea Indini's Blog, page 108

October 2, 2018

Rating, il report choc di Goldman Sachs: "Ora l'Italia rischia una serie di downgrade"

Andrea Indini




Nonostante le rassicurazioni di Tria, i mercati vanno all'attacco. Goldman Sachs: "Una politica fiscale così aggressiva metterà gli asset italiani sotto pressione". Rating a rischio


"L'Italia rischia una serie di downgrade sul rating". Gli analisti di Goldman Sachs già mettono le mani avanti. Dopo la decisione del governo gialloverde di fissare nella nota di aggiornamento al Def un target sul deficit-Pil pari al 2,4%, l'Unione europea è già sul piede di guerra e le agenzie di rating si preparano a sfrerrare un durissimo attacco all'Italia. "A nostro avviso - si legge nella nota - una politica fiscale così aggressiva metterà l'economia e gli asset italiani sotto pressione, oltre ad aumentare il rischio di una serie di downgrade sul rating del debito e a rendere difficili i negoziati con la Commissione europea (sulla legge di bilancio, ndr)".


Di fronte alla preoccupazione per la tenuta finanziaria del presidente della Repubblica Sergio Mattarella il governo ribadisce che l'impostazione del Def non cambia, il rapporto deficit/Pil resta al 2,4%, non c'è un "piano B". La sintesi della giornata è nelle posizioni espresse dal premier Giuseppe Conte, che a mezzogiorno è salito al Colle per ribadire la bontà della manovra economica. L'argine del Movimento 5 Stelle e della Lega alle pressioni dell'Unione europea tiene. Ma all'orizzonte si profila già la "tempesta perfetta": la mannaia delle agenzie di rating sull'Italia e il consequenziale crollo sui mercati azionari. Uno smottamento finanziario che, però, sembra non impesierire l'esecutivo italiano. "Alle agenzie di rating dico: leggetevi il Def", ha commentato ieri sera il vice premier Luigi Di Maio. "Perché se si parla di declassamento per il 2,4% di deficit/Pil che è in linea con quello che hanno fatto i passati governi, anzi era stato superiore, allora devo pensare che c'è un pregiudizio (sull'Italia, ndr)", ha continuato ribadendo che il governo si impegna a "tenerlo fermo al 2,4% per tre anni e ad aggiustare il tiro se la crescita non dovesse andare come prevsito".


Le pressioni su Roma non mancano. E si fanno via via più pressanti. Per il quotidiano tedesco Handelsbatt "l'Italia è già sul baratro" e "la situazione può finire fuori controllo". Dello stesso avviso sono anche i massimi vertici dell'Unione europea: dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. Ieri sera, tornando in anticipo a Roma per mettere a pèunto il Def, il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha ribadito (per l'ennesima volta) che non è in programma alcuna uscita dall'area euro. "L'Europa stia tranquill a - ha assicurato - il rapporto tra debito e Pil scenderà". Le agenzie di rating, però, sono già in agguato. "L'Europa - si legge in un rapporto pubblicato oggi da Moody's - non è preparata ad affrontare un altro forte rallentamento che metta alla prova il sistema finanziario". L'incubo downgrade è dietro l'angolo.





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Published on October 02, 2018 00:33

October 1, 2018

Manovra, Tria rassicura l'Ue: "Il debito scenderà". Ma Bruxelles chiede rispetto dei vincoli

Andrea Indini




Sale la tensione in Europa. Tria all'Eurogruppo: "State tranquilli, il debito/Pil scenderà ". Ma Dombrovskis e Moscovici attaccano: "Manovra fuori dalle regole"


La morsa è a tenaglia. Da una parte la Francia, dall'altra la Germania. Nel mezzo Giovanni Tria che oggi, a Bruxelles per l'Eurogruppo, ha dovuto illustrare le misure economiche che saranno contenute nella prossima manovra e rassicurare l'Unione europea di un rapporto deficit/pil al 2,4%, ben al di sopra i vincoli. "Il debito scenderà nel 2019 - mette in chiaro il ministro dell'Economia - l'Europa deve stare tranquilla". Ma a Parigi e a Berlino sembra ormai che la calma abbia lasciato il passo alla preoccupazione. E, mentre la stampa tedesca fa girare un'analisi che parla dell'Italia come "un Paese nel baratro", il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, ricorda con fermezza che "ci sono delle regole" e che "queste regole sono uguali per tutti i Paesi" perché il destino degli Stati membri "è legato". Regole che anche i commissari europei pretendono che vengano rispettate.


Prima di partire per il Lussemburgo, dove era atteso per la riunione dell'Eurogruppo di oggi e dell'Ecofin di domani, Tria è stato a Palazzo Chigi dove ha incontrato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. In Europa il numero uno del Tesoro ha dovuto illustrare la Nota di aggiornamento al Def che prelude alla Legge di Bilancio. Non essendo stata ancora trasmessa alle Camere né pubblicata, della nota si sa soltanto che il rapporto deficit/Pil sarà fissato al 2,4% per tre anni. Ieri, in una intervista al Sole 24Ore, Tria ha assicurato che il debito pubblico scenderà di un punto l'anno attestandosi così al 127% nel 2021, mentre il Pil salirà dell'1,6% nel 2019. Gli occhi delle principali potenze del Vecchio Continente sono ora puntati sull'Italia per capire come le scelte del governo Conte influiranno sui conti europei e sulla tenuta dei mercati. E, proprio per potersi dedicare al completamento della Nota di aggiornamento al Def, Tria ha deciso di lasciare oggi stesso Brxuxelles e di saltare l'Ecofin di domani.


Il clima a Bruxelles è tutt'altro che favorevole all'Italia. "Al momento - mette le mani avanti il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis - il piano di bilancio italiano non sembra rispettare le regole". La Commissione europea aspetterà il 15 ottobre per pronunciarsi sulla manovra italiana. Ma il commissario agli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, fa subito intendere che "a prima vista c'è una deviazione molto, molto significativa" (guarda il video). Una deviazione che a Bruxelles non riescono a vedere come possa essere "compatibile con le nostre regole". "Lavoriamo con Tria sulla base di un deficit/pil all'1,6% - spiega Moscovici - con un deficit al 2,4% si può immaginare che il deficit strutturale non viene visto in alcun modo, davvero in alcun modo, nello stesso modo".


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Published on October 01, 2018 08:23

September 28, 2018

Il deficit al 2,4% e il casus belli con Bruxelles

Salvini e Di Maio rompono l'argine del 2% e sfidano l'Europa. Inzia così lo scontro coi mercati e con i vertici Ue. Ecco cosa può succedere ora






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Andrea Indini




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Published on September 28, 2018 01:39

September 26, 2018

Migranti, l'ong finanziata da Soros attacca Salvini: "Disumano, è il punto più basso"

Matteo Carnieletto
Andrea Indini




Human Rights Watch a gamba tesa sul governo: "Ha toccato il punto più basso". Ma dietro l'attacco della ong spuntano gli interessi della sinistra pro immigrazione


Non appena il governo ha varato il decreto Sicurezza, è partito l'assalto alla diligenza. Tutti contro Matteo Salvini. A mostrare i muscoli è anche Human Rights Watch (Hrw), la ong che in questi anni ha ricevuto da George Soros la bellezza di 100 milioni di dollari e che ora si sente in dovere di venire a sindacare il decreto sull'immigrazione. La direttrice della divisione Europa e Asia centrale, Judith Sunderland, accusa il governo di "prevenire i soccorsi in mare e punire i sopravvissuti a terra" e, quindi, tenere un "approccio disumano". Un attacco che non scalfisce il ministro dell'Interno italiano: "Gli insulti dei buonisti di sinistra sono tutte medaglie".


Human Rights Watch nasce nel 1978 per monitorare il rispetto degli accordi di Helsinki da parte dell'Unione sovietica. Caduto il muro, nel 1989, l'ong, fondata da Robert L. Bernstein, comincia a occuparsi delle varie zone di crisi presenti nel pianeta. Si occupa così della piaga dei bambini soldato e poi avvia una campagna contro l'uso di mine terrestre. Storiche sono inoltre la battaglia contro la pena di morte e contro la discriminazione in base all'orientamento sessuale. Ma è nel 2010 che le cose cambiano radicalmente. In quell'anno, infatti, Soros finanzia l'ong con 100 milioni di dollari in dieci. Una donazione enorme, la più grande della storia di Human Rights Watch. Ed anche la più grande donazione del magnate ungherese a un'organizzazione non governativa. In questo modo, l'ong può incrementare il suo budget annuale da 48 a 80 milioni di dollari in cinque anni.


Oggi ce la ritroviamo ad attaccare a testa bassa l'Italia. In una nota pubblicata sul sito dell'organizzazione, dal titolo L'approccio disumano del governo italiano nei confronti di rifugiati e migranti ha raggiunto un nuovo minimo, l'ong ha infatti criticato aspramente il provvedimento che punta a regolare l'immigrazione e riportare la sicurezza nel Paese. Le critiche rivolte al governo sono pesantissime e fortemente ideologiche. Contesta Salvini perché sta cercando di ridurre l'accesso all'asilo e il numero di richiedenti asilo e lo accusa di "aumentare la detenzione per immigrazione". "Per i sopravvissuti che cercano di raggiungere l'Italia, nonostante le terribili probabilità, il decreto Salvini, renderà loro la vita incredibilmente più difficile", incalza l'ong invitando l'Onu e la Commissione europea a "chiarire alle autorità italiane i modi in cui il decreto viola gli obblighi previsti dal diritto internazionale e regionale". Non solo. Nel suo intervento la Sunderland fa anche pressioni al parlamento italiano affinché svuoti il decreto delle disposizioni contestate dalla sinistra.


L'ingerenza di Human Rights Watch non smuove Salvini. Anzi. Dopo risponde per le rime alla ong: "L'Italia ha accolto negli ultimi anni 700mila immigrati da tutto il mondo, eppure continuiamo a subite lezioncine non richieste sull’accoglienza. Secondo la signora Sunderland, avrei addirittura un approccio disumano. Secondo me, invece, a essere disumani sono gli scafisti".


Soros non è solamente un filantropo. È innanzitutto uno "squalo della finanza". Uno che sa su quali titoli puntare. E questo vale per ogni anche per le ong che finanzia. Che rispondono, chi più e chi meno, ai suoi interessi. Soprattutto politici.





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Published on September 26, 2018 08:55

Migranti, Salvini zittisce Macron: "Non accetto lezioni da chi respinge i bimbi"

Andrea Indini




Nuovo durissimo scontro. Macron fa la predica all'Italia: "Non rispetta il diritto internazionale". Ma Conte lo mette a tacere: "Abbiamo la coscienza a posto"


Volano ancora gli schiaffi tra l'Eliseo e Roma. Uno scontro durissimo che nasce, anche questa volta, dall'incapacità dell'Unione europea di gestire l'emergenza immigrazione e dall'impertinenza di Emmanuel Macron che, in asiìtinenza di consensi nel proprio Paese, non perde occasione per attaccare il nostro e insultare l'Italia. "Non accettiamo lezioni di diritto o di umanità da parte del signor Macron - replica con fermezza Matteo Salvini - negli ultimi mesi ha blindato le frontiere con l'Italia e ha respinto più di 50mila immigrati, soprattutto donne e bambini".


A infiammare le tensioni con il governo italiano è proprio Macron che accusa l'Italia di aver "deciso di non rispettare le regole del diritto internazionale" essendosi rifiutata di far sbarcare la Aquarius 2 che, infischiandosi degli avvertimenti del Viminale, era tornata davanti alle coste libiche per recuperare altri immigrati clandestini e riversarli sulle coste italiane. "Tra l'Italia e l'Europa - sentenzia il presidente francese - c'è crisi". Lo scontro si consuma a margine dell'Assemblea generale dell'Onu, con il premier Giuseppe Conte che risponde con decisione: "L'Italia ha un problema con l'Unione europea sui migranti? Lascio all'amico Macron la libertà d'opinione, ma a volte con le opinioni si sbaglia. Macron, comunque, rappresenta la Francia e non l'Unione europea. Noi non abbiamo problemi con la Francia". Ancora più netto Salvini che rifiuta categoricamente le ingerenze dei francesi. "Non accetto lezioni di diritto o di umanità da parte loro", tuona il leghista ricordando all'Eliseo che "negli ultimi mesi ha blindato le frontiere con l'Italia e ha respinto più di 50mila immigrati, soprattutto donne e bambini".


Il botta e risposta arriva dopo la decisione di Francia, Germania, Spagna e Portogallo di accogliere i 58 clandestini soccorsi dalla Aquarius al largo delle coste libiche. Gli immigrati sono stati "trasbordati in acque internazionali" su una nave che li ha portato a Malta e da qui sono stati "immediatamente redistribuiti" nei quattro paesi tra cui è stata trovata l'intesa. "Si tratta di un accordo di ripartizione solidale", fa sapere la Francia che inizialmente aveva rifiutato lo sbarco a Marsiglia. Le stoccate dell'Eliseo non toccano il governo italiano. "L'Italia ha la coscienza a posto", ribatte Conte ricordando che "ci sono stati 588mila sbarchi in cinque anni". "L'Italia - continua - non è contro l'Europa, ha fatto il suo, ha salvato l'onore dell'Europa, come ci è stato riconosciuto". Ma per Macron, l'Italia resta colpevole per non aver rispettato le regole del diritto internazionale e, "in particolare, quelle umanitarie del diritto del mare". Una cinica reprimenda che vale sono quando a dover accogliere è l'Italia. I respingimenti decisi dallo stesso Macron alla frotiera con Ventimiglia sono, infatti, sotto gli occhi di tutti. E con la scusa del "porto più vicino" scarica su Roma tutta la gestione degli sbarchi prestando il fianco alle ong che fanno affari con i trafficanti di morte.





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Published on September 26, 2018 01:54

September 25, 2018

L'ultima balla pro immigrazione

L'accusa della sinistra a Salvini: "Il decreto creerà più clandestini". Ma è solo una balla: ecco perché






immigrazione




Andrea Indini




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Ultima balla pro immigrazione


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Published on September 25, 2018 23:46

September 22, 2018

L'ala sinistra M5s sfida la Lega: quell'incontro segreto con il Pd

Fico alla festa di Leu fa l'anti Salvini. E i suoi uomini incontrano, in gran segreto, i vertici del Pd per mandare un segnale a Di Maio. Ecco l'ala sinistra del M5s ostile alla Lega






Movimento 5 Stelle (M5S)




Andrea Indini




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quell'incontro segreto con il Pd


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Published on September 22, 2018 01:33

September 8, 2018

Ora Salvini smorza i toni: "Nessun golpe giudiziario"

Andrea Indini




L'attacco ai giudici, poi il faccia a faccia con Di Maio. Ora sulle inchieste il ministro dell'Interno frena: "Rispetto il lavoro di tutti". Ma ribadisce: "Non sono un sequestratore"


"Non c'è nessun golpe giudiziario". Il giorno dopo l'attacco ai magistrati di Palermo, che hanno deciso di indagarlo per aver impedito alla nave Diciotti di attraccare al porto di Catania e far sbarcare i migranti recuperati nel Mediterraneo (guarda il video), Matteo Salvini smorza i toni assicurando di aver rispetto per il lavoro di tutti", anche quello dei magistrati (guarda il video). "Ci sono delle inchieste, spero che facciano bene e in fretta - ha tagliato corto il ministro dell'Interno a margine del workshop Ambrosetti di Cernobbio - non mi tolgono il sonno, vado avanti a lavorare per fare quello che gli italiani mi chiedono di fare". Un compito, quest'ultimo, che intende portare avanti per i prossimi cinque anni "senza essere considerato un assassino, un delinquente o un sequestratore".


Il cambio di registro di Salvini, decisamente più soft e conciliante, arriva dopo i violenti interventi del vicepremier grillino Luigi Di Maio e del Guardasigilli Alfonso Bonafede che, in men che non si dica, sono corsi a schierarsi con la magistratura invitando il leader leghista a "rispettare l'autonomia" delle toghe. Per Matteo si preannuncia un autunno decisamente caldo: le indagini della magistratura sul caso Diciotti e il recente pronunciamento del Riesame di Genova non hanno fatto altro che esacerbare i già difficili rapporto tra il Carroccio e la magistratura che, dopo l'exploit alle elezioni del 4 marzo e il recente boom nei sondaggi, ha affilato le armi fino ad arrivare a sequestrare tutti i conti di via Bellerio, anche le donazioni arrivate dai militanti. Tanto che ieri sera, dopo aver aperto in diretta su Facebook la busta che conteneva l'avviso di garanzia della procura di Palermo che lo sta indagando per il sequestro degli immigrati che si trovavano sulla Diciotti, Salvini ha attaccato a testa bassa: "Un organo dello Stato (la magistratura, ndr) ne indaga un altro (il ministro dell'Interno, ndr). Con la differenza che io sono stato eletto da voi cittadini, miei complici. Altri non sono eletti da nessuno e non rispondono a nessuno".


Ieri sera, dopo l'ultimo assalto delle procure, Salvini ha potuto toccare con mano il giustizialismo dei grillini. Che, in difficoltà nei sondaggi, hanno subito impugnato il forcone giudiziario per ricordare allo (scomodo) alleato leghista che deve usare altri toni quando parla delle toghe. "Di certo - ha tagliato corto Di Maio su La7 - non si può dare sostegno alle accuse ai magistrati. Non è giusto che non si rispetti la magistratura". Lo stesso Bonafede, pur concedendo al leader leghista la liberta di "ritenere che un magistrato sbagli", gli ha vietato di "rievocare toghe di destra e di sinistra". Un putiferio giudiziario e governativo, insomma, che per una serata è sembrato mettere a serio rischio la tenuta della maggioranza. Nella notte, secondo un retroscena del Corriere della Sera, un incontro tra i due vicepremier ha però appianato le divergenze e ricompattato i due partiti. E così oggi Salvini, che sembra determinato ad andare avanti a governare per tutta la leguislatura, ha assicurato di aspettare "con grande rispetto, celerità e curiosità" le sentenze che lo riguardano e si è detto anche "disposto ad andare a Palermo a piedi" per spiegare come sta lavorando per "bloccare l'immigrazione" (guarda il video). "Se sono un sequestratore ne trarrò le conseguenze - ha, quindi, concluso - ma penso di essere un esecutore di quello che mi chiede il popolo italiano".


[[video 1573061]]





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Published on September 08, 2018 04:06

September 7, 2018

La Merkel, il fake sulla destra e la verità sulla "caccia allo straniero"

Andrea Indini




Le accuse dei media dopo le proteste a Chemnitz: "Caccia collettiva agli stranieri". Forti dubbi sulla veridicità del video-denuncia. Gli 007: "Usato perdistrarre l'attenzione dell'opinione pubblica"


Durante le proteste dell'estrema destra a Chemnitz non ci siano state "cacce collettive" agli stranieri. In un'intervista, pubblicata oggi dalla Bild, il capo dei servizi interni della Germania, Hans-Georg Maassen, smentisce pubblicamente Angela Merkel. E bolla come fake news le ricostruzioni fatte dalla cancelliera tedesca. "Non ci sono prove che il video, che circola su internet e mostra aggressioni commesse contro persone all'apparenza straniere, sia autentico", taglia corto Maassen. Non solo. I servizi segreti hanno anche "buone ragioni" per credere che si tratti di "una falsa informazione intenzionale" per "distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica dall'omicidio" di Daniel, il 35enne tedesco di 35 ammazzato a coltellate da due rifugiati, un iracheno e un siriano ora in custodia cautelare.


Nei giorni scorsi tutti i giornali del Vecchio Continente hanno acceso i riflettori su Chemnitz. Tra gli oltre seimila partecipanti, che hanno sfilato in corteo grido "Il popolo siamo noi", una decina sono stati denunciati per aver fatto il saluto nazista. Ma contro la protesta organizzata da Alternative für Deutschland (AfD), a cui hanno partecipato frange dell'estrena destra, neo nazisti e hooligan, ll'accusa che è stata subito mossa di essere diventata l'occasione per far partire la "caccia allo straniero". Tanto che, al termine della manifestazione, sono stati soccorsi un afghano, un siriano e un bulgaro. "Tra le persone che hanno preso parte alla dimostrazione una cinquantina erano pronte alla violenza", ha confermatoil capo della polizia di Chemnitz, Sonja Penzel, raccontando che contro la polizia sono stati tirato sassi e bottiglie. Un video, pubblicato da un giornalista su Twitter e poi ripreso da tutte le emtittenti tedesche, aveva poi mostrato le violenze scoppiate in strada contro gli stranieri. "Quello che abbiamo visto (a Chemnitz, ndr) - aveva tuonato la Merkel in quei giorni - non ha posto in uno stato di diritto".


Ora, quanto accaduto durante la manifestazione dell'estrema destra, non è poi così cristallino. Sebbene uno dei giornalisti che avevano postato il video che denunciava la caccia allo straniero, abbia confermato alla stessa Bild di averlo realizzato proprio quel giorno a Chemnitz, i servizi segreti tedeschi lo hanno smontando non essendo nemmeno sicuri che sia "autentico". I primi dubbi sui resoconti apparsi sui media a riguardo delle cacce collettive dell'estrema destra erano stati sollevati dal governatore del Land della Sassonia, Michael Kretschmer, negando quasliasi "folla in collera, caccia collettiva e pogrom". Una ricostruzione che è stata ora confermata anche dall'Ufficio di protezione della Costituzione (Bundesamt fuer Verfassungschutz), servizio di informazione che mira a verificare eventuali attività contrarie alla Costituzione federale sul territorio tedesco. "Non abbiamo avuto informazioni affidabili secondo cui tali cacce collettive abbiano avuto luogo", ha affermato chiaramente Maassen smentendo pubblicamente la Merkel che lo scorso 28 agosto aveva appunto denunciato con forza "l'odio nelle strade" nei confronti degli immigrati. Eppure, nonostante il report dell'intelligence, per il portavoce della Merkel, Steffen Seibert, "resta il fatto che esiste un filmato in cui si vedono persone di origine straniera perseguitate e minacciate". Anche se quel video è, probabilmente, un fake.





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Published on September 07, 2018 03:28

"Più immigrati significa più delinquenti". E Salvini lavora al piano rimpatri

Andrea Indini




Boom di crimini fatti da stranieri. Nei prossimi giorni Salvini presenterò il decreto sicurezza che taglia i fondi per l'accoglienza e aumenta i rimpatri


I dati del Viminale parlano chiaro. Nell'ultima settimana la polizia ha arrestato 528 persone. Di questi più della metà (285) sono immigrati. Non solo. Nello stesso periodo gli agenti hanno denunciato 2.478 persone. Anche in questo caso oltre il 50% (1.300) sono immigrati. "Più immigrazione significa più delinquenza, i numeri sono chiari - dice chiaramente il ministro dell'Interno Matteo Salvini - essere riuscito a ridurre di molto sbarchi e arrivi, nonostante minacce e denunce, è per me motivo di orgoglio". Da qui l'esigenza di varare un decreto che da una parte abolisce il permesso umanitario e dall'altra sposta i soldi dall'accoglienza ai rimpatri.


Dalla stretta sui permessi umanitari ai rimpatri, dalla riduzione dei costi dell'accoglienza alla revoca della cittadinanza. Adesso Salvini fa sul serio. "Fermezza e coerenza stanno pagando - spiega in una chiacchierata con il Corriere della Sera - dai giorni della Diciotti dalla Libia non arriva nulla". Il segnale, insomma, è passato. Il Viminale ha, infatti, calcolato che lo stop ai maxi sbarci permetterà al contribuente italiano di risparmiare un miliardo e 200 milioni sulla cosiddetta accoglienza. "Il problema oggi - nota il leader leghista - sono semmai le barchette con 12-15 persone che arrivano in Sicilia dalla Tunisia, e per questo ho già scritto a Tunisi, o dall'Algeria alla Sardegna". Da qui la necessità di concentrarsi maggiormente sulle espulsioni e sui permessi facili che vengono dati, troppo a cuor leggero, dalle commissioni territoriali e dalle Questure. L'idea è, appunto, quella di eliminare la possibilità di "valutare la sussistenza dei 'gravi motivi di carattere umanitario' e dei 'seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano’".


Così, dopo aver fermato gli sbarchi degli immigrati clandestini in Italia, Salvini si è messo subito a lavorare al piano per riportare ordine nel Paese. Il decreto sulla sicurezza dovrebbe essere presentato nei prossimi giorni al Consiglio dei ministri ma intanto gran parte del suo contenuto è già stato presentato nei giorni scorsi dal Giornale.it. "Non so chi c'era prima di me come passava il suo tempo...", commenta il leader leghista annunciando le misure per aumentare delle espulsioni. "Punto a moltiplicarle...", confida ai suoi. Tutti i provvedimenti contenuti nel decreto sono, infatti, pensati per dare un giro di vita nei confronti di chi "coloro che non hanno titolo a soggiornare nel territorio nazionale". Sul piatto verranno messi 500mila euro per l'anno 2018 e 1,5 milioni per ciascuno degli anni 2019 e 2020, fatti confluire al Fondo rimpatri istituito presso il Viminale. Anche chi è in regola e delinque, adesso avrà la vita difficile. A chi riceve "condanne per gravi reati commessi con finalità di terrorismo o eversione", verrà infatti revocata immediatamente la cittadinanza e quindi sarà riportato nel proprio Paese d'origine. Una stretta che, in più di un'occasione, il leader leghista ha detto di vole estendere a chi ammazza o stupra.





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Published on September 07, 2018 01:02

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