Andrea Indini's Blog, page 107

October 15, 2018

Sconfinamento in Italia, Parigi ci prende in giro: "Colpa di agenti inesperti"

Andrea Indini




Le autorità francesi parlano di incidente e incolpano i gendarmi: "Avevano una scarsa conoscenza del luogo". Ma Salvini sfida Macron: "Voglio risposte chiare"


"È stato un errore". Le autorità francesi ammettono lo sconfinamento di alcuni agenti della gendarmerie che sono arrivati nella zona di Claviere, in Piemonte, dove hanno fatto scendere due africani da un veicolo. Ma poi ci rifilano una balla che suona come una colossale presa in giro. Tutta la colpa ricadrebbe, infatti, su agenti nuovi che "non conoscevano bene i luoghi" dove stavano operando. "Macron che si dice buono e generoso scarica di notte gli immigrati in Italia?", ribatte il ministro dell'Interno Matteo Salvini che a questo punto pretende "risposte chiare, rapide e inequivocabili da Parigi". Nel frattempo, ad ogni modo, la giustizia farà il proprio corso: la procura di Torino sta, infatti, già indagando su quanto accaduto venerdì notte.


La prefettura del Dipartimento delle Alte Alpi parla di "errore" e di "incidente" come se dietro l'ennesimo sconfinamento dei militari transalpini non ci fosse una chiara politica di scaricare in Italia gli immigrati non voluti dalla Francia. Non è, infatti, la prima volta che la gendarmerie mette piede sul nostro territorio infischiandosene delle leggi internazionali. Già sei mesi avevano fatto un blitz in un centro migranti a Bardonecchia (guarda il video). Dopo che oggi la polizia ha denunciato l'ennesima infrazione, le autorità francesi hanno ammesso le proprie colpe ma ha anche cercato di ridimensionare l'accaduto spiegando che, "nell'ambito di una missione di rimpatrio di stranieri irregolari, un veicolo della gendarmeria ha attraversato il confine franco-italiano in direzione di Clavière (Italia), senza previa autorizzazione della polizia italiana". "I primi controlli effettuati dalla prefettura delle Hautes-Alpes confermano questo attraversamento, in contrasto con le disposizioni in vigore - si legge nella nota divulgata in serata - sembra che la stazione di polizia di Bardonecchia fosse informata correttamente in relazione al trasferimento di due stranieri illegali al confine. Il veicolo della gendarmeria, tuttavia, non era destinato ad entrare nel territorio italiano".


Le autorità francesi riversano le colpe dell'"incidente" addosso a gendarmi che, essendo "arrivati ​​solo pochi giorni fa nelle Alte Alpi, avevano una scarsa conoscenza del luogo e sono entrati in territorio italiano in circostanze che hanno richiesto un chiarimento". Tutta colpa di militari inesperti, dunque. La prefettura del Dipartimento delle Alte Alpi prova quindi a cavarsela con un semplice "è stato un deplorevole errore". Niente di più. Assicura anche che ci sarà un'indagine congiunta da parte dell'Ispettorato generale della Gendarmeria nazionale e dell'Ispettorato generale della Polizia nazionale per chiarire il blitz di venerdì notte. "Il contatto sarà stabilito al più presto - assicura poi - a livello ministeriale per garantire che vengano prese le misure necessarie per assicurare uno stretto coordinamento tra le forze francesi e italiane alla frontiera ed evitare un nuovo incidente". Ma a Salvini tutte queste scuse non bastano. E adesso pretende dal presidente Emmanuel Macron "risposte chiare, rapide e inequivocabili" per far luce, una volta per tutte su quanto accaduto al confine con l'Italia. Nella speranza, ovviamente, che non accada più.





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Published on October 15, 2018 13:52

October 12, 2018

L'incubo della crisi del debito ​e lo spettro della Troika in Italia

Lo spread continua a preoccupare. La Bce non darà una mano all'Italia se non con un piano gestito dalla Troika. Ecco la partita che sta giocando il governo






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Andrea Indini




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Published on October 12, 2018 01:14

October 11, 2018

Spread, la Bce non aiuterà l'Italia: "Serve un piano di salvataggio Ue"

Andrea Indini




Se il governo o il settore bancario dovessero rimanere senza liquidi, la Bce non muoverà un dito. Fonti: "L'Italia dovrà prima concordare un piano di salvataggio con Bruxelles"


La Bce non muoverà un dito per venire in aiuto dell'Italia qualora il governo o il settore bancario dovessero essere a rischio di liquidità. "L'intervento ci sarà - hanno riferito fonti dell'Eurotower all'agenzia Reuters - soltanto se il Paese dovesse rientrare in un piano di salvataggio concordato con l'Unione europea". In poche parole, prima di ricevere un qualsiasi supporto economico, il governo italiano dovrà consegnare il Belpaese nelle mani di Bruxelles. Proprio come aveva fatto la Grecia otto anni fa.


Il governo continua a tirare dritto. E, dopo aver incassato il via libera del parlamento alla nota di aggiornamento del Def, si appresta a scrivere una manovra economica che di fatto la Commissione europea ha già bocciato. Matteo Salvini e Luigi Di Maio lo hanno ripetuto in lungo e in largo: "Non esiste un piano B". E così il saldo del rapporto deficit/Pil resterà al 2,4% e le misure cardine del Def (flat tax per le partite Iva, "quota 100" per il superamento della legge Fornero e redditi di cittadinanza) confluiranno nella manovra di fine anno. Si va allo scontro, insomma. Con le agenzie di rating, che già nei prossimi girni procederanno a declassare il sistema Italia, e i mercati che faranno di tutto per spingere all'insù lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi. Una mossa a tenaglia che, secondo gli analisti più catastrofisti, potrebbe portare il Paese sull'orlo del baratro. Proprio al fine di prevenire questo scenario apocalittico nei corridoi della Bce ha iniziato a farsi strada l'ipotesi del piano di salvataggio. Lo stesso, per intenderci, con cui è stata imbrigliata nel 2010 la Grecia. Non è un caso se ogni due per tre il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, continui a rievocare quel programma di aiuti che ha obbligato Atene a dure riforme, austerità e privatizzazioni.


In molti in Europa stanno scommettendo su una nuova crisi, questa volta tutta italiana. Agli investitori, la manovra gialloverde proprio non piace. E gli economisti della Bce vedono già all'orizzonte scenari a tinte fosche. "Per evitare una crisi del debito - fanno sapere dalla Banca centrale alla Reuters - l'Italia non potrebbe contare su di noi perché le norme dell'Unione europea non consentono alla Bce di aiutare un Paese se questo non ha già concordato un 'programma' di salvataggio, ossia un tipo di salvataggio concesso in cambio di restrizioni stringenti e di pesanti riforme economiche". Non solo. Sempre secondo le stesse fonti, qualsiasi tentativo di eludere queste regole "danneggerebbe la credibilità stessa della Bce e minerebbe la fiducia nell'unione monetaria da parte dei paesi creditori". "Qualora invece l'Italia assicurasse un salvataggio - è il ricatto finale - la Bce potrebbe invece acquistare le sue obbligazioni sul mercato".


Queste precise (anche se non richieste) puntualizzazioni potrebbero essere lette come una risposta alle accuse di Paolo Savona a Mario Draghi. "Tra i compiti della Banca centrale europea - aveva ricordato nei giorni scorsi a Porta a Porta - c'è anche quello della stabilità finanaziaria. Pertanto Draghi dovrebbe abbattere lo spread intervenendo in acquisto". Per il ministro agli Affari europei, infatti, se lo spread sale è anche perché "qualcuno non svolge il suo compito". Un qualcuno che ha il suo quartier generale a Francoforte.





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Published on October 11, 2018 13:20

October 9, 2018

Bankitalia blinda la legge Fornero: "Non va smontata". Salvini e Di Maio: "Non ci fermate"

Andrea Indini




Fmi a Bankitalia a gamba tesa sul governo: "Non toccate la legge Fornero". Ma Di Maio li zittisce: "La prossima volta candidatevi alle elezioni". E Salvini: "Abolirla è un'opera di giustizia sociale"


Prima l'altolà è arrivato dal Fondo monetario internazionale (Fmi), poi è stata la volta della Banca d'Italia che ha rincarato la dose. Al centro del dibattito la riforma delle pensioni inserita nella manovra economica dal governo gialloverde. Il governo non vuole sentir ragioni e subito ha risposto che dal pacchetto di misure, mai e poi mai, verrà tolto il provvedimento che di fatto permette di mandare in pensione la legge fatta dall'ex ministro al Welfare Elsa Fornero. "Nessuno ci potrà fermare - tuona il vice premier Matteo Salvini - l'economia crescerà anche grazie alla modifica della legge Fornero, un'opera di giustizia sociale che creerà tanti nuovi posti di lavoro".


Già nei giorni scorsi, a margine del quarto Forum internazionale di Conftrasporto-Confcommercio, a Cernobbio, l'economista Lucrezia Reichlin aveva levato il peana a difesa della riforma del governo Monti nel 2011. "Senza - aveva detto - probabilmente l'Italia sarebbe dovuta andare in un programma come ci sono andati la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda. Questo sarebbe stato lo scenario alternativo". uno scenario drammatico che, però, trova conferme nella rivelazione fatta ieri sera da Mario Monti ai microfoni di In mezz'ora (guarda il video). In quei giorni, proprio mentre il governo obbligava il Paese a pesanti misure di austerity imposte da Bruxelles, il premier parlava al telefono con George Soros sull'eventualità di far intervenire la Troika in Italia. Da allora sono passati sette anni, ma il sistema economico e finanziario si ritrova in una situazione piuttosto simile. Lo spread in salita e piazza Affari in affanno. Ora, però, il governo si è riproposto di smontare, poco alla volta, quella riforma delle pensioni che è costata parecchie lacrime a parecchi lavoratori.


La riforma gialloverde del sistema previdenziale non piace, però, al Fondo monetario internazionale e alla Banca d'Italia. "In Italia - si legge nel report dell'istituto guidato da Christine Lagarde (leggi qui) - le passate riforme pensionistiche e del mercato del lavoro dovrebbero essere preservate e ulteriori misure andrebbero perseguite, come una decentralizzazione della contrattazione salariale per allineare i salari con la produttività del lavoro a livello aziendale". Anche per il vice direttore generale di via Nazionale, Luigi Federico Signorini, è "fondamentale non tornare indietro" sia sulla sostenibilità sia sull'equità intergenerazionale del sistema pensionistico italiano, "soprattutto quando i rischi per la sostenibilità dei conti pubblici aumentano anche a causa del peggioramento delle proiezioni demografiche".


Le critiche si infrangono contro un muro indistruttibile. Il governo, infatti, non vuole sentir ragioni di farsi dettar l'agenda. "Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima si volta si presenti alle elezioni con questo programma", sbotta Luigi Di Maio ricordando che la Fornero non è mai stata votata dagli italiani e che la sua riforma "è stata un esproprio di diritti e democrazia" che ora l'esecutivo vuole "rimborsare". Anche Salvini, intervenendo al G6 (guarda il video), usa toni piuttosto duri: "Più mi dicono che non si può toccare la legge Fornero, più sono convinto sia un mio dovere". E stralcia i pronostici della Banca d'Italia. "Non cresceremo dello zero virgola: questa è una manovra che inietta energie, soldi e posti di lavoro nel Paese. Non ci sono piani B, C e D".


[[video 1586084]]





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Published on October 09, 2018 07:19

October 8, 2018

Ora Salvini va all'attacco: "Dietro lo spread ci sono speculatori alla Soros"

Andrea Indini








Lo spread sfonda quota 300

Il differenziale Btp-Bund ai massimi dal 2013. Ma il vice premier leghista non arretra: "Ci attaccano perché no siamo pronti a svendere le nostre aziende"


Non si arresta la risalita dello spread dopo che la Commissione Ue ha sollevato forti dubbi sulla manovra economica del governo gialloverde. Il differenziale tra il bund decennale tedesco e l'omologo Btp italiano è arrivato fino a 309,8 punti, toccando così un nuovo massimo da aprile 2013, prima di raffreddarsi leggermente in zona 305 punti. "Dietro questa impennata c'è una manovra finanziaria di speculatori alla vecchia maniera, come 25 anni fa con George Soros, per comprarsi in saldo le aziende italiane - ha sostenuto Matteo Salvini - chi pensa di speculare perde tempo, a nome del governo dico che non torneremo indietro".


Non appena il governo ha pubblicato la nota di aggiornamento del Def, che fissava il rapporto deficit/Pil al 2,4% per finanziare la flat tax, l'abolizione della legge Fornero e il reddito di cittadinanza, piazza Affari è crollata sulla scia dei mal di pancia dei vertici europei. E, mentre i titoli bancari continuavano a perdere terreno, lo spread si è fatto sempre più vocino alla soglia dei 300 punti base che dovrebbe innescare una serie di automatismi finanziari che potrebbero portare al downgrade delle agenzie di rating e alla tempesta perfetta sui listini finanziari. Secondo Salvini, però, è in corso uno "scontro tra l'economia reale e l'economia virtuale, fra la vita vera e la realtà finanziaria". "Se volessi pensare male penserei che coloro che stanno agitando il fantasma dello spread lo fanno perché un'italia che torna a crescere non è un'Italia pronta a svendere le sua aziende", ha spiegato il leader leghista ricordando, durante la conferenza stampa con Marine Le Pen, l'assalto di Soros alla lira il 16 settembre 1992. In quel "mercoledì nero il finanziere ungherese vendette sterline allo scoperto per un equivalente di più di 10 miliardi di dollari causando una perdita di valore della lira sul dollaro del 30% e guadagnando più di un 1 miliardo di dollari. Di quell'attacco alla nostra moneta, che portò l'Italia fuori dal Sistema monetario europeo, Soros non si è mai pentito. Anzi, in una recente intervista ha persino detto: "Quella fu una buona speculazione".


Nonostante il terremoto finanziario, Salvini non sembra disposto a far alcun passo indietro. Già nei giorni scorsi Luigi Di Maio aveva messo in chiaro che il governo non ha preso (né prenderà) in considerazione alcun "piano B". La manovra economica resta quella anticipata dalla nota di aggiornamento del Def. "I cittadini votano al di là dei titoli dei giornali e dello spread - ha ribadito oggi lo stesso Salvini - sono attento come vicepremier all'evoluzione dei mercati, ma il diritto al lavoro e alle pensioni viene prima". L'obiettivo è, piuttosto, quello di andare in Europa e cambiare le regole. Da qui il piano di portare il fronte sovranista unito alle elezioni europee dell'anno prossimo. "Bisogna sostituire l'alleanza Ppe-Pse per introdurre un nostro progetto che vuole radicalmente cambiare il volto di un'Europa che è in difficoltà - ha spiegato la Le Pen - noi siamo contro l'Unione europea ma non contro l'Europa che anzi vogliamo salvare".





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Published on October 08, 2018 03:48

Ora il fronte sovranista va a caccia di un candidato per le Europee

Andrea Indini




Salvini mette in soffitta l'Italexit, ma lavora per cambiare le regole Ue. Per farlo dovrà unire le forze dei partiti sovranisti: ecco il piano per tessere la tela


"L'euro? Di irreversibile c'è la morte, tutto il resto è discutibile. Ma non è all'ordine del giorno nè di oggi e nè di domani o dopodomani la revisione o l'uscita dalla moneta unica". Ai microfoni di Rtl 102.5, Matteo Salvini prova a mettere la parola fine sulle voci di un "piano B" circolate dopo che il leghista Claudio Borghi si è messo a parlare di Italexit. Non che il leader del Carroccio non abbia più mire su Bruxelles, ha solo cambiato il raggio di azione. Adesso il suo obiettivo è cambiare l'Unione europea dall'interno. E le elezioni del maggio prossimo potrebbero essere il trampolino di lancio per l'avanzata sovranista nelle sedi europee. Tanto che negli ultimi giorni ha avviato incontri con le principali forze sovraniste del Vecchio Continente per trovare un candidato unitario che le rappresenti alle europee.


"Io lavoro per cambiare le regole del condominio in cui vivo, ma i miei figli cresceranno in un contesto europeo con l'euro in tasca". Quelle regole, Salvini vuole iniziare a cambiarle all'indomani delle elezioni europee. "A maggio - spiega ai microfoni di Rtl 102.5 - i cittadini europei avranno l'occassione di salvare l'Europa, che stanno affondando quelli che la stanno governando da una vita, i socialisti e i democristiani. Noi vogliamo ridare vita al sogno europeo con al centro i cittadini". La partita i gioco è altissima. Lo dimostrano i continui scontri tra i vertici di Bruxelles e il governo gialloverde sullo sforamento del deficit in bilancio e il continuo braccio di ferro sull'emergenza immigrazione e sulla riforma del Trattato di Dublino. "Ci sono commissari europei che ogni giorno attaccano il governo italiano: vengono dal Pd e dalla Forza Italia europei - spiegava ieri Luigi Di Maio intervenendo ad un comizio in Basilicata - sono in campagna elettorale permanente contro di noi perchè rischiano di perdere una marea di voti alle prossime elezioni europee e sono molto preoccupati". Secondo il vicepremier grillino, certi leader europei devono dimostrare che "non c'è una politica alternativa" e che "l'unica strada è quella del 'ce lo chiede l'Europa'". "Noi siamo l'esempio vivente che un'altra strada esiste".


Alle europee la Lega e il Movimento 5 Stelle non saranno alleate né confluiranno nello stesso eurogruppo. Da mesi Salvini ha già iniziato a tessere la tela con gli altri partiti sovranisti per trovare un candidato che li rappresenti al voto di maggio da contrapporre a quelli che verranno presentati dal Ppe e dal Pse. Secondo la Stampa, potrebbe essere lo svedese jimmie Akesson. "È una ricerca - spiegano alcuni esponenti del carroccio - iniziata in silenzio da tempo, prima a livello di gruppi parlamentari a Strasburgo e ora nei colloqui informali che Salvini ha avuto e avrà a margine nei suoi incontri in Europa come ministro dell’Interno". Lo scorso 28 agosto Salvini ne avrebbe parlato anche al premier ungherese Viktor Orban chiedendoli apertamente di lasciare i popolari. Nei giorni scorsi, poi, ha avuto modo di parlare dell'internazionale sovranista anche con il leader del partito di estrema destra austriaco Fpö, Heinz-Christian Strache, e con il ministro dell'Interno Herbert Kickl. "Contatti intensi", dicono dalla Lega, sono stati intrecciati anche con i Democratici Svedesi e con i tedeschi di Alternative für Deutschland (Afd).





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Published on October 08, 2018 01:24

October 7, 2018

La Merkel ci scarica gli immigrati. Ma Salvini: "Chiudo agli aeroporti"

Andrea Indini




Berlino vuole rispedire 40mila migranti in Italia con voli charter. Ma Salvini fa muro: "Non autorizzo alcun atterraggio". E ora si rischia la crisi diplomatica


La tensione è ai massimi livelli. La prova di forza di Angela Merkel per rispedire 40mila immigrati irregolari in Italia rischia di aprire una crisi diplomatica senza precedenti. Come anticipato nelle scorse ore da Repubblica, Berlino avrebbe già dato il via libera a rimpatriare i cosiddetti "dublinanti" con voli charter per Roma. "Come ho chiuso i porti, adesso chiuderò anche gli aeroporti", sbotta Matteo Salvini promettendo che nessun nuovo immigrato, proveniente dalla Germania, metterà piede sul suolo italiano. Il primo volo sarebbe già programmato per martedì prossimo e, se il governo tedesco non dovesse fare marcia indietro, potrebbe aprirsi una rottura insanabile tra i due Paesi.


A pochi giorni dalle elezioni in Baviera, la Merkel, in crisi di consensi, se ne esce con una forzatura che destabilizza i già precari rapporti con Roma. Tutto perché il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer non è riuscito a stringere un accordo con Salvini sui "dublinanti", ovvero quegli immigrati che vengono ripescati in Paesi europei diversi da quello di primo ingresso. "Non accettiamo alcuna intesa che possa portare in Italia anche un solo immigrato in più", aveva tagliato corto il leader leghista sbattendo la porta in faccia ai tedeschi. A Berlino qualcuno deve essersela presa amaramente ed ecco scodellare un piano per velocizzare i rimpatri. L'idea della Merkel è di spedirne 40mila all'Italia e 15mila alla Francia. Il piano è talmente a buon punto che la cancelliera avrebbe già disposto due date per far partire i primi voli charter carichi di stranieri: il 9 e il 19 ottobre. Un portavoce dell'Ufficio per l'asilo e i migranti della Baviera ha, però, fatto sapere che "questa settimana non ci sarà alcun charter con migranti da respingere verso l'Italia". Ad ogni modo di questo folle piano il Viminale non è mai stato lontanamente informato.


Dopo il fallimento delle trattative tra Seehofer e Salvini, sempre secondo Repubblica, il dossie sarebbe finito nelle mani de premier Giuseppe Conte che in questi giorni ha iniziato a parlarne direttamente con la Merkel. Lo strappo della cancelliera svela l'impossibilità di trovare un accordo tra i due governi. I tedeschi vogliono infatti rimandare in Italia, "entro 48 ore dall'ingresso in Germania", chiunque attraversi illegalmente la frontiera. Niente da fare. Anche perché Berlino ha rifiutato la contro proposta di Salvini di prendersi un immigrato da ricollocare per ogni "dublinante" rispedito in Italia. Il pugno duro dei tedeschi, però, non servirà a niente. Anche perché al Viminale sono ben determinati a non accettare alcun sopruso da parte della Germania. Come ha già chiuso i porti italiani alle barche delle ong, che riversavano sulle nostre coste migliaia di immigrati clandestini, Salvini è disposto a chiudere tutti gli aeroporti a voli tedeschi. "Se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati - scandisce il leader leghista - sappia che non c'è e non ci sarà alcun aeroporto disponibile".





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Published on October 07, 2018 07:41

October 5, 2018

Bruxelles boccia la manovra: "C'è grave preoccupazione sul deficit"

Andrea Indini




La lettera della Commissione Ue in risposta alla nota del Def inviata da Tria: "Deviazione significativa dal percorso raccomandato all'Italia". Al governo Conte viene chiesto di rivedere la legge di Bilancio


La Commissione europea boccia la manovra economica del governo gialloverde che per finanziare flat tax, abolizione della legge Fornero e reddito di cittadinanza fissa il rapporto deficit/Pil al 2,4%. Nella lettera di risposta al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dopo la presentazione della nota di aggiornamento del Def, il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, mettono nero su bianco che i nuovi obiettivi di bilancio fissati dalla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) costituiscano "a prima vista" una "deviazione significativa" dal percorso di aggiustamento raccomandato all'Italia. Questo, per i vertici dell'Unione europea, è "una fonte di grave preoccupazione". Da qui la richiesta al governo Conte di assicurare che il progetto di legge di bilancio sia "in conformità con le regole fiscali comuni".


La lettera arriva al termine di una settimana tesissima segnata dai durissimi botta e risposta tra i vertici dell'Unione europea e i vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Che la bocciatura del Def fosse nell'aria, non era certo un mistero. Con i ripetuti attacchi e rimbrotti al governo gialloverde, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker aveva ampiamente preparato la strada. Ora, però, Bruxelles si premura di dirsi "disponibile a un dialogo costruttivo" ricordando che la valutazione effettiva sulla sua conformità "inizierà una volta che il progetto di legge di bilancio sarà sottoposto alla Commissione Ue". Cosa che dovrà avvenire entro il 15 ottobre. Nella lettera di due pagine inviata poco fa al ministro del Tesoro, Dombrovskis e Moscovici aggiungono che "qualsiasi scambio formale nel contesto di questa procedura avverrà dopo quella data e nell'ambito delle scadenze fissate dalla legislazione Ue". Una volta presentato il progetto di legge di Stabilità, nel caso in cui dovesse sospettare "una deviazione significativa", la Commissione ha una settimana di tempo per chiedere informazioni al governo. Poi, passate due settimane, potrà emettere un'opinione negativa e chiedere all'esecutivoo una nuova versione della manovra che dovrà essere presentata entro tre settimane. Un'opinione negativa rappresenterebbe una bocciatura che non ha precedenti dall'introduzione delle nuove regole di governance dell'Eurozona.


Se entro il 15 ottobre non dovesse cambiare niente, lo scontro si farà inevitabile. Per il momento Tria fa da pompiere e rispedisce al mittente ogni preoccupazione. "Non sono fondate", spiega in un'intervista al Tg1. "Non sono preoccupato perché la manovra aumenta moderatamente il deficit ma, allo stesso tempo, consentirà di far scendere il rapporto debito pil nei prossimi anni di 4 punti percentuali. Non è molto ma è la prima volta che questo accade". Certo, ammette, "un ministro del Tesoro non ama divergere dal pareggio di bilancio", perché "il pareggio di bilancio è il sogno di ogni ministro dell'Economia", ma si dice "ottimista" dei risultati positivi della manovra economica. Anche da Palazzo Chigi respingono al mittente le critiche e nega che ci sia stata una bocciatura: la valutazione della Commissione Ue - sottolineano fonti governative - avverrà in base al documento "draft budgetary plan" che sarà inviato dal Governo italiano entro il 15 ottobre. Dal canto suo il Governo rimane fortemente convinto della bontà delle misure che andranno a costituire la manovra economica. Altrettanto forte è la volontà ad avviare un dialogo costruttivo con l'Ue.





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Published on October 05, 2018 13:17

October 4, 2018

L'Italia bastonata dall'Europa incassa il sostegno di Trump

Andrea Indini




L'Ue attacca il governo gialloverde. Salvini: "Abbiamo il consenso del 60% degli italiani". E Conte incassa il sostegno dell'ambasciatore Usa: "Le elezioni in Italia hanno dimostrato che il popolo ha parlato"


L'Unione europea bastona duro, gli Stati Uniti replicano facendo scudo. Mentre il governo Conte è alle prese con una difficile manovra economica, che alzando l'asticella del rapporto deficit/Pil al 2,4% destabilizza i rapporti con Bruxelles, arriva un inaspettato sostegno da oltreoceano. Partecipando a un forum organizzato dall'Ansa, l'ambasciatore americano a Roma Lewis Eisenberg ha fatto una dichiarazione tanto banale quanto invisa ai giorni nostri. "Al di là di come ognuno di noi la pensi - ha scandito - le ultime elezioni in Italia hanno dimostrato che il popolo ha parlato. Questa è la democrazia". Una ovvietà che, però, certi commissari europei non tengono sempre a mente.


Per Jean-Claude Juncker, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, Matteo Salvini è ormai diventato la "bestia nera" contro cui bombardare quotidianamente. Ogni giorno, infatti, lo scontro si alza di tono con scambi di accuse, frecciate e colpi sotto la cinta sempre più efferrati. Il leader leghista continua a difendere la manovra economica ingaggiando un corpo a corpo con quelli che definisce "eurocrati non votati da nessuno". "Di quello che si aspetta Juncker, a me onestamente interessa poco", dice senza peli sulla lingua Salvini il cui interesse è per i suoi figli "che possano crescere in un Paese meno indebitato e con più lavoro". Il pomo della discordia, però, non è solo il 2,4% di rapporto tra deficit e Pil. Anche il decreto Sicurezza scritto dal Viminale sembra non piacere troppo ai vertici di Bruxelles. Così a Moscovici, che ieri ha bollato il governo Conte come "euroscettico e xenofobo", e a Juncker, che ha pronosticato per l'Italia la stessa fine della Grecia, Salvini ha ricordato che "questo governo ha il gradimento del 60% degli italiani". E a chi gli faceva notare lo scontro sull'asse Roma-Bruxelles rischia di farsi sempre più pericoloso, ha invitato a rivolgere la stessa domanda "a chi sta a Bruxelles e passa le giornate ad insultare questo governo".


Contro il governo gialloverde, però, non arrivano soltanto bordate. Ieri, durante il forum organizzato dall'agenzia Ansa, il premier Giuseppe Conte ha infatti incassato il sostegno dell'amministazione americana. "L'attuale governo in Italia è la quintessenza della democrazia in azione", ha scandito l'ambasciatore Eisenberg svelando che all'incontro a Washington tra il presidente Donald Trump e Conte è emersa "una chimica e una comprensione reciproca evidente". "Stati Uniti e Italia hanno in comune l'impegno per la democrazia", ha affermato il diplomatico statunitense rimarcando "le forti relazioni bilaterali tra i due paesi". Che tra i due capi di Stato ci fosse feeling lo si era evinto recentemente durante un pranzo di lavoro organizzato dalle Nazioni Unite a New York. I due si erano fermati a parlare a lungo sulla situazione in Libia e sull'emergenza immigrazione nel Mar Mediterraneo. "Da Trump - aveva poi svelato Conte - c'è la massima attenzione per quanto sta succedendo (in Europa, ndr)". Non a caso il suo ex stratega, Steve Bannon, ha messo le tende nel Vecchio Continente per tessere la tela dei partiti populisti che si candideranno alle elezioni europee del 2019.





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Published on October 04, 2018 00:58

October 2, 2018

"Con una nostra moneta risolveremmo molti problemi". Così Borghi affonda l'euro

Andrea Indini




L'affondo di Borghi: "Per risanare dobbiamo avere il controllo della politica monetaria". Ripercussioni in Borsa: lo spread schizza a 300 punti e l'euro va ai minimi


"Sono straconvinto che l'Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei propri problemi". La dichiarazione del presidente della Commissione bilancio della Camera, Claudio Borghi, deflagra sui mercati in un momento delicatissimo. E, mentre lo scontro tra il governo gialloverde e l'Unione europea sulla manovra economica sta indebolendo le piazze del Vecchio Continente, che da venerdì stanno accumulando perdite su perdite, con Piazza Affari che in sole quarantott'ore ha bruciato quasi 30 miliardi, lo spread schizza oltre i 300 punti base e l'euro precipita per i timori sull'effettiva tenuta della moneta unica.


Lo spettro dell'Italexit è alle porte. Secondo Bloomberg, a pesare sull'Eurozona sono proprio le parole di Borghi secondo cui l'Italia avrebbe già risolto i problemi fiscali con una valuta propria. È il famoso "piano B" di Paolo Savona, quello pensato per uscire dall'euro e riportare il sistema Italia nella lira. "Il fatto di avere il controllo sui propri mezzi di politica monetaria è condizione necessaria, ma non sufficiente, per realizzare l'ambizioso ed enorme programma di risanamento - spiega il presidente della commissione Bilancio della Camera ai microfondi di Radio Anch'io - a per fare questo passo ci vuole accordo e consapevolezza da parte dei cittadini". Secondo l'economista della Lega, se il governo avesse "voluto andare oggettivamente allo scontro con l'Unione europea per arrivare a questo risultato", avrebbe "dichiarato il 3,1% come deficit, non il 2,4". "In realtà - ha poi argomentato - vogliamo semplicemente fare le politiche che in questo momento sono il minimo indispensabile per permettere alla nostra economia di stare un po' meglio". Dichiarazioni che hanno avuto un forte impatto soprattutto sulla tenuta dell'euro. Tanto che, a breve distanza, Borghi è corso a precisare che non esiste un piano di uscita dalla moneta unica. "Proposte del genere fanno soltanto male al Paese - ha commentato il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani - l'uscita dall'euro sarebbe un errore gravissimo che arrecherebbe un danno a tutte le imprese e creerebbe il caos nel nostro Paese".


L'uscita dall'euro è un tema caro sia alla Lega sia al Movimento 5 Stelle. E, sebbene al momento della formazione dell'esecutivo gialloverde fossero fioccate a più riprese le rassicurazioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che l'Italexit non sarebbe rientrata nel contratto di governo, il dibattito riemerge con prepotenza in un momento già di per sé difficile per l'Italia. "Quello che vediamo non sembra essere il linea con le regole del Patto di stabilità, ma siamo aperti al dialogo con le autorità italiane e speriamo che il bilancio sia riportato in linea con quanto richiesto dal Patto", ha tagliato corto il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, rifiutandosi di commentare le dichiarazioni di Borghi. Il risultato, però, resta deflagrante e non ha fatto altro che ampliare le perdite di una seduta negativa già in avvio. I titoli di Stato sono, infatti, di nuovo sotto pressione, con lo spread che torna a salire sul filo dei 300 punti base e il rendimento del decennale volato al 3,401%, il livello più alto da marzo 2014. "L'Italia è uno dei Paesi principali dell'Eurozona - ha commentato il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici - è nell'interesse dell'Eurozona avere un'Italia forte e nell'interesse dell'Italia avere un euro forte e una forte Eurozona. Lavoriamo insieme - ha poi auspicato - mantenendo il sangue freddo e con spirito costruttivo".





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Claudio Borghi
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Published on October 02, 2018 05:46

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Andrea Indini
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