Andrea Indini's Blog, page 110
July 23, 2018
Il piano di Salvini per alzare le minime: "Tagliare le pensioni sociali ai migranti"

Il vicepremier illustra il piano per alzare le pensioni sotto i 500 euro. Tra le coperture il taglio degli assegni agli immigrati arrivati coi ricongiungimenti famigliari
"Già da quest'anno ci dovranno essere dei segnali concreti a prescindere dalla situazione economica internazionale su lavoro, tasse, pensioni ed Equitalia". La sfida è lanciata. Dopo aver imposto un roboante stop all'invasione dalle coste del Nord Africa, vincendo il violento braccio di ferro con le Ong, Matteo Salvini mette al centro dell'azione di governo le misure economiche per il rilancio del sistema Italia. "La manovra economica sarà in autunno - ha annunciato dopo aver donato il sangue all'Avis - quindi i provvedimenti economici dovranno entro quest'anno dare un segnale di inversione di tendenza, dovremmo almeno cominciare le riforme che ci siamo impegnati a fare". In primis il taglio della pressione fisccale e la riforma del sistema previdenziale.
Non parla da ministro dell'Interno. Quei panni li veste quando affronta di petto le organizzazioni non governative e sfida gli Stati dell'Unione europea per non fare più arrivare immigrati clandestini sulle nostre coste. Adesso guarda più in là, ai prossimi mesi, quando il governo dovrà mettere a punto la manovra. E, parlando da vicepremier, lavora già a quelle riforme economiche promesse durante la campagna elettorale. Le parole pronunciate ieri durante il G20 dal ministro dell'Economia Giovanni Tria sono suonate come un duro monito al leader leghista. "Il governo - ha detto il titolare del Tesoro - dovrà stare dentro quei limiti di bilancio necessari per conservare la fiducia dei mercati ed evitare l'instabilità". Se da una parte l'altro vicepremier (Luigi Di Maio) ha assicurato che non è in corso alcuno scontro con Tria, dall'altra Salvini non si è fatto alcun problema a dirsi pronto a superare i vincoli imposti da Bruxelles, come quello del 3% del rapporto deficit/Pil, se lo richiedesse "il bene degli italiani". "Tria fa il ministro dell'Economia, quindi deve essere prudente per missione - ha, poi, chiarito - noi saremo lo stimolo".
Quello che ha in mente Salvini è il taglio delle tasse e e l'innalzamento delle pensioni minime. Due riforme che non sono propriamente a costo zero. "Se gli italiani avessero voluto proseguire sulla linea di Monti, Letta, Padoan, Renzi e Gentiloni - ha spiegato oggi in una intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera - avrebbero votato in modo diverso". La sforbiciata alla pressione fiscale dovrebbe rientrare già nella prossima manovra. I gruppi di lavoro istituiti da Lega e M5s sono già al lavoro e dovranno presentare il report già entro la fine di agosto. Pur di farlo, però, Salvini è dispoto a un altro scontro con l'Unione europea. "Noi metteremo al centro la crescita e la pace fiscale, che ti porta soldi e non li porta via, e ti consenti di avviare la flat tax - ha assicurato - poi la riforma delle pensioni per aprire il mercato ai giovani, che va fatta a prescindere dai numeri di Bruxelles".
L'innalzamento delle pensioni minime (quelle sotto i 500 euro, per intenderci), quasi sicuramente, non rientrerà nelle misure che il governo mettereà in campo nei primi sei mesi. Tuttavia, come ha assicurato durante la trasmissione Aria Pulita su Italia 7 Gold, resta un obiettivo primario che verrà tramutato in legge subito dopo aver tagliato "alcuni sprechi". Tra questi le pensioni sociali erogate agli immigrati che sono arrivati in Italia grazie ai ricongiungimenti familiari. Si tratta di persone sopra i 65 anni che non hanno "mai pagato una lira di contributi" e che ad oggi ci costano oltre un miliardo di euro l'anno. "Stiamo cercando il modo di andare a tagliare quelli che sono sprechi evidenti per reinvestirli nelle pensioni più basse - ha continuato Salvini - anche il taglio delle pensioni d'oro sono soldi da risparmiare per andare a reinvestirli nelle pensioni più basse".
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immigrazione
pensioni
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July 10, 2018
Migranti, la Trenta sfida Salvini: "La parola accoglienza è bella"


Quel vertice a sorpresa per "contenere" il Viminale

La lite con Toninelli e Salvini arresta i clandestini

Asilo e frontiere, scatta il summit chiave
Il ministro della Difesa contro l'ala dura del governo: "La parola respingimenti è brutta". E sulle Ong: "Dico basta a una eccessiva demonizzazione"
Ieri pomeriggio, dopo un fine settimana difficile segnato da un fortissimo attrito tra Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta per lo stop imposto dal Viminale alle navi militari, fonti della Difesa sono intervenute con un comunicato stampa per chiarire che "non c'è alcun caso" tra i due ministri e, soprattutto, che "il governo rema unito e compatto verso la stessa direzione". Il patto di non belligeranza tra i due è però durato poche ore. In una intervista rilasciata ieri ad Avvenire, la Trenta è tornata ad avvertire Salvini e l'ala dura del governo: "Ho guardato cento volte le foto di migranti e ho pensato sempre una cosa: una famiglia che mette un figlio su un barcone sperando di regalargli la vita va solo aiutata".
In queste ore Salvini sta preparando il dossier che porterà alla riunione dei ministri dell'Interno dell'Unione europea, in programma a Innsbruck oggi e domani. E qui inconterà gli omologhi di Germania (Hors Seehofer) e Austria (Heinz-Christian Strache). "Se vogliamo aiutare la Libia a ricostruire democrazia e diritti, lo facciamo con i soldi - anticipa - chiederò ai colleghi europei soldi veri, non soldi finti o chiacchiere". Il suo obiettivo è far in modo che le missioni navali siano "di tutti e non solo dell'Italia". "La missione 'Themis' - fa notare - è una missione europea che, su 32 navi, ha trenta navi italiane. Quindi, ditemi voi che missione europea è. Di farmi prendere in giro a nome degli italiani non ho più voglia - conclude - cominceremo una trattativa che sarà lunga. Il mio obiettivo è che quest'estate abbiamo meno sbarchi e meno morti". A Innsbruck Il titolare del Viminale chiederà anche mani più libere e collaborazione per sorvegliare le frontiere esterne. Se non è una "chiusura", è comunque qualcosa che gli si avvicina parecchio. Ma non tutti sono d'accordo. A partire dalla Trenta che ieri sera è stata ricevuta dal premier Giuseppe Conte insieme ai ministri Danilo Toninelli ed Enzo Moavero Milanesi. Un vertice a sorpresa per "contenere" la linea del leader leghista.
All'indomani dello scontro con Toninelli per la chiusura dei porti italiani alla nave "Diciotti", che aveva imbarcato i 66 immigrati salvati dalla Vos Thalassa, rischia di aprirsi un nuovo fronte per Salvini. E ad aprirlo è, ancora una volta, la Trenta. "La strada è regolamentare, non chiudere - spiega il ministro della Difesa - la parola accoglienza è bella, la parola respingimenti è brutta. Poi accogliere si può declinare in mille maniere. E si può, anzi si deve, legare accoglienza a legalità". Nell'intervista ad Avvenire non solo manda un messaggio netto all'ala dura del governo ("C'è il diritto di assicurare un asilo a chi fugge dalla guerra. E il diritto di arrivare e trovare un lavoro"), ma si lancia anche in una difesa a spada tratta delle Ong ("Dico basta a una eccessiva demonizzazione che non mi convince e non mi piace"). Una posizione che difficilmente potrà essere coniugata con quella del Viminale.
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July 9, 2018
Il folle appello di Veronesi ai vip: "Saliamo sulle navi che salvano i migranti"

Il Corriere pubblica la lettera dello scrittore a Saviano. È un appello a tutti vip a scendere in campo contro Salvini salendo sulle navi delle Ong
Nei giorni scorsi il nome di Sandro Veronesi era finito in mezzo alla spataffiata di radical chic di sinistra che hanno sostenuto la campagna di Rolling Stone contro Matteo Salvini. La petizione contro la linea dura per respingere gli immigrati, che quotiadianamente sbarcano sulle nostre coste, allo scrittore non basta. E così, dalle colonne del Corriere della Sera, ha lanciato una folle idea: salire sulle navi, che nel Mar Mediterraneo recuperano i clandestini direttamente dalle navi dei trafficanti di uomini, per mettere il proprio corpo a difesa dei volontari delle organizzazioni non governative. Una proposta surreale che non può che trovare come destinatario Roberto Saviano il cui nuovo nemico numero uno siede (guarda un po') sulla poltrona più alta del Viminale.
Niente di nuovo sotto il sole, per carità. Prima di dare il proprio contributo alla crociata di Rolling Stone, Veronesi se ne era già uscito con perle di ideologia spinta. Tempo fa, su Twitter, aveva addirittura sperato nell'Inferno (quello biblico, tanto per essere chiari) al leader della Lega. "Io che non credo - aveva scritto - prego tutti i credenti affinché preghino che Matteo Salvini col rosario in tasca venga maledetto da Dio onnipotente e trasformato in serpe". Pensieri nefasti dovuti probabilmente dal fatto che l'avvento della Carroccio al governo gli sta strappando via "un bel po' di sonno". E così, non riuscendo a starsene con le mani in mano, vuole passare dalle parole ai fatti per combattere contro "chi rovescia la realtà chiamando 'pacchia' o 'crociera' la tortura cui quegli esseri umani sono esposti, e li vuole lasciare in balia degli scafisti o della guardia costiera libica, cioè i veri 'trafficanti di uomini', calunniando con quella definizione le Ong che cercano di salvarli". Combattere nel vero senso della parola. Perché, ora, Veronesi vorrebbe andare in prima linea, a fianco delle organizzazioni non governative, a recuperare gli immigrati dalle acque del Mar Mediterraneo.
La lettera di Veronesi è stata pubblicata oggi dal Corriere della Sera ed è indirizzata a Saviano che lo scrittore vorrebbe accanto a sé sulle navi che salvano gli immigrati. D'altra parte l'autore di Gomorra è, oggigiorno, il detrattore più feroce di Salvini. Una sorta di Resistenza del nuovo secolo. "Penso che debbano esserci per forza persone influenti, non necessariamente legate alla tradizione delle battaglie civili, che dinanzi a questo madornale inganno si sentono eccezionalmente tirati in ballo - si legge - non pensi che sarebbe decisivo se qualcuna di queste persone sentisse lo stimolo di metterci il proprio corpo? Sacrificandosi, è ovvio, perché il corpo non fa sconti, e se sta là non può stare qua. Che dici, Roberto, vaneggio?". L'idea è, dunque, di farsi ospitare a bordo di una delle navi delle Ong che operano nel Mediterraneo e di convincere nomi noti del mondo dello spettacolo, della musica e dello sport per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica. Un po' come quando Francesco Totti si è unito alla campagna #withrefugees dell'Unhcr. "Pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti - continua - il suo corpo su una di quelle navi farebbe capire a un sacco di persone come stanno le cose, più di mille parole. Sto sognando? Sto dicendo una sciocchezza? Checco Zalone. O Claudio Baglioni. O Federica Pellegrini. O Jovanotti. O Sofia Goggia. O Celentano. O Monica Bellucci che fa da interprete dal francese. O Chiara Ferragni che allatta. O Giorgio Armani che compie 84 anni. Sulla nave. Laggiù. In quel tratto di mare dove la gente viene lasciata morire per opportunismo, o far pressione su Malta, o su Macron".
Fosse stato uno dei tanti sfoghi che in queste settimane affollano le bacheche dei social network, forse, non sarebbe nemmeno diventata una notizia. Ma la pubblicazione sul Corriere della Sera ha ovviamente amplificato la portata dell'appello. Anche perché, sotto sotto, ai vip nostrani Veronesi si permette pure di fare una rampogna sul valore del denaro. A duo dire, infatti, impiegare un po' di tempo aiutando gli immigrati e rimettendoci un po' di tempo e denaro. "Sarà un modo di restituire un po' della fortuna che hanno avuto, di investirla per il futuro", scrive lamentando che "la civiltà sta andando a picco" e che "dall'esser tutti fratelli" si è "scivolati nel fango" dell'indifferenza. La stessa che i radical chic rossi per le campagne umanitarie che non possono fargli pubblicità.
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July 5, 2018
Migranti, Salvini chiude i rubinetti alle coop: spostati 42 milioni dall'accoglienza ai rimpatri

Svolta nei fondi per l'immigrazione: ben 42 milioni di euro spostati dalla voce accoglienza alla voce rimpatri. Salvini: "Business che faceva arricchire pochi diventa investimento in sicurezza"
Matteo Salvini chiude i rubinetti ai fan dell'accoglienza. Ben 42 milioni di euro dei fondi per l'immigrazione sono stati, infatti, spostati, dalla voce "accoglienza" alla voce "rimpatri". Una mossa che serve, da una parte, ad affamare le cooperative rosse e i buonisti che negli ultimi anni hanno lucrato sull'accoglienza degli immigrati in Italia. "Quello che era un business che faceva arricchire pochi sulle spalle di molti - ha annunciato il ministro dell'Interno in conferenza stampa - ora diventa investimento in sicurezza e rimpatri".
L'annuncio arriva durante la conferenza stampa congiunta con il vicepresidente del Consiglio presidenziale della Libia, Ahmed Maitig. La stretta sui fondi per l'accoglienza va proprio nell'indirizzo di una strada che Salvini ha voluto tracciare sin da quando si è insediato al Viminale. Se da una parte chiude i porti italiani per non permettere alle navi delle Ong internazionali di scaricarci ogni giorno svariate centinaia di disperati che tentano la rotta del Mediterraneo per raggiungere il Vecchio Continente, dall'altra cerca di mettere ordine nel Paese partendo, appunto, dai rimpatri. Per questo anziché stanziare paccate di soldi, come faceva la sinistra quando si trovava a Palazzo Chigi, per accogliere immigrati che, nel 60% dei casi, non hanno diritto ad alcun tipo di protezione, Salvini ha pensato bene di rafforzare i fondi per rimpatriare chi non può stare in Italia.
I 42 milioni di euro, reperiti dalla voce "accoglienza" dei fondi per l'immigrazione, verranno usati per i rimpatri volontari dell'Italia verso la Libia e, quindi, da lì verso gli altri Paesi di provenienza degli immigrati. Per Salvini l'obiettivo è che "non arrivi più una sola donna o un bambino su un gommone o barcone. Ci arrivi in aereo, magari anche in prima classe, ma non con barconi". "In queste ore - ci tiene a sottolineare il titolare del Viminale in conferenza stampa - non c'è più una nave delle pseudo organizzazioni umanitarie fuori dalle acque libiche". E per quanto riguarda i migranti sbarcati in Italia nelle ultime ore, una parte è stata già esclusa e il resto lo sarà entro lunedì prossimo.
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Con Salvini al Viminale sbarcati più di 20mila migranti in meno


Consiglio d'Europa attacca: ""Non ostacolare Ong

Libia: "Pronti ad accordi con l'Italia"
L'Europa e la sinistra in pressing sull'Italia per farle riaprire i porti. Ma la linea dura di Salvini è vincente: in un mese solo 20mila sbarchi in meno
L'Europa non si rassegna: vuole che il governo italiano tenga i porti aperti per far sbarcare le navi che, cariche di immigrati clandestini, salpano dalla costa libica. Criticando l'operato dei Paesi europei che stanno "ostacolando il loro lavoro mettendo così a rischio la vita di numerose persone", la commissaria ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, li ha invitati a "fare pieno uso delle capacità di ricerca e di salvataggio disponibili, compresa quella delle navi delle Ong". Matteo Salvini, però, non intende arretrare di un millimetro. Anzi, ha già bene in mente di dare un'ulteriore stretta a chi vuole il diritto d'asilo. Questa linea dura ha già iniziato a dare i propri frutti. L'anno scorso dal primo giugno al 3 luglio, con un altro governo (di sinistra) e un altro ministro (il piddì Marco Minniti), sono sbarcate ben 24.900 persone. "Quest'anno, dalla data del mio insediamento ad oggi, ne sono sbarcate 3.098 - esulta il ministro dell'Interno - il mio obiettivo è che ne sbarchino ancora di meno, il business dell'immigrazione clandestina è finito".
Più di ventimila immigrati sbarcati in meno. E nel giro di poco più di un mese. "Con la Lega al governo e con Salvini al Viminale - fa notare il vice presidente del Senato, Roberto Calderoli - è cambiato il vento nel Mediterraneo e che da quattro anni spingeva tutte le navi Ong straniere nei nostri porti". Ieri la Open Arms è arrivata a Barcellona, tre settimane dopo che la Aquarius era approdata a Valencia. Dopo averli blindati per quattro anni, la Spagna ha finalmente iniziato a fare la sua parte aprendo i suoi porti. Non solo. Un'altra nave, la Lifeline, è ora attraccata a Malta e gli immigrati, che si trovano a bordo, stanno per essere trasferiti anche in Francia. "Fino ad un mese fa tutte queste navi straniere sarebbero venute dritte nel nostri porti e ci saremmo accollati tutti gli immigrati a bordo - continua Calderoli - ma adesso il vento è cambiato e sta passando un chiaro messaggio rivolto anche ai trafficanti di uomini ovvero che in Italia non si entra più". Con quattro anni di ritardo, Salvini è riuscito, nel giro di un solo mese, a far cambiare rotta alle navi delle Ong e, soprattutto, a far capire ai partner europei che i porti italiani non possono essere considerati l'unica destinazione dei barconi carichi di clandestini. "Per la serie volere è potere - conclude Calderoli - evidentemente negli scorsi quattro anni volevamo prenderci più di 600mila clandestini...".
In Europa, però, c'è ancora chi vorrebbe che l'Italia (e non solo) stendessero i tappeti rossi alle Ong che operano nel Mar Mediterraneo. La Mijatovic ha, infatti, accusato il governo Conte di ostacolare il lavoro delle organizzazioni non governative e di mettere "in pericolo la vita di molte persone". Un'accusa profondamente condivisa dalla sinistra italiana che, da quando Salvini è entrato al Viminale, lo ha accusato di razzismo. I numeri, però, dicono un'altra cosa. L'invasione, che negli ultimi quattro anni è stata una costante dei premier di sinistra che si sono alternati a Palazzo Chigi, è stata fermata. Il pugno duro di Salvini ha obbligato gli altri partner europei ad aprire i propri porti e fare la propria parte nella gestione di un'emergenza che fino a un mese fa era in carico solo all'Italia. Nel Mar Mediterraneo si continua, tuttavia, a morire. E questo avverrò, come ha spiegato lo stesso leader leghista in più di un'occasione, finché l'Unione europea e la Libia non riusciranno a fermare, una volta per tutte, ogni singolo barcone che salpa tentando la fortuna per raggiungere il Vecchio Continente.
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July 1, 2018
Salvini lancia la "Lega delle Leghe": "Sarà un referendum tra noi e le élite europee"

Il leader leghista a Pontida: "Gli zero virgola di Bruxelles per me valgono zero". Sull'immigrazione chiarisce: "Accoglieremo solo chi ha diritto". Poi lancia la "Lega delle Leghe"
Dal pratone di Pontida Matteo Salvini guarda avanti. "Non basta cambiare l'Italia, bisogna cambiare l'Europa". Per la prima volta, al tradizionale raduno della Lega, ci arriva da vicepremier. Lui che il movimento fondato da Umberto Bossi l'ha preso quando stava al 4% e l'ha portato a un passo dal 20%. Ora che è uno dei due principali azionisti del governo e che siede sulla poltrona più scottante dell'esecutivo, quella del Viminale, da cui deve provare a risolvere una volta per tutte l'emergenza immigrazione, già pensa al prossimo obiettivo: le elezioni europee dell'anno prossimo. "Sarà un referendum fra l'Europa delle élite, delle banche, della finanza, dell'immigrazione e del precariato e l'Europa dei popoli, del lavoro, della tranquillità, della famiglia e del futuro".
"Oggi è il record storico di governatori del centrodestra e della Lega che parleranno. È una Lega che non cresce solo lei ma fa crescere tutti". Gli ultimi sondaggi danno la Lega ben oltre il 30%. E la fotografia che arriva oggi da Pontida sembra descrivere bene questa situazione. Sul pratone sono presenti decine di migliaia di persone venute da tutta Italia per partecipare alla tradizionale kermesse. Quest'anno il colore ufficiale è il blu, che campeggia su striscioni e sul palco, con lo slogan "Il buonsenso al governo". Qua e là si mescola al verde di magliette e cappellini dei militanti (guarda il video). Per la prima volta, infatti, a Pontida si radunano delegazioni leghiste da tutto il Paese. Ma già Salvini solletica l'idea di ampliare la portata della Lega a una dimensione internazionale (guarda il video). Una sorta di "Lega della Leghe" che, in Europa, sia capace di mettere insieme "tutti i movimenti liberi che vogliono difendere i propri confini e il benessere dei propri figli".
Ovviamente, Salvini non dimentica l'impegno a Roma. Molti i dossier aperti sul suo tavolo al Viminale. "Sono contento e soddisfatto del lavoro del governo Lega e 5 stelle. Se vogliono farci litigare non ci riusciranno", taglia corto liquidando così le frizioni con il presidente della Camera, Roberto Fico, sulla chiusura dei porti italiani agli immigrati e con il sottosegretario Vincenzo Spadafora sui diritti alle coppie omosessuali. Dice che entrambi parlano "a titolo personale" e tira dritto per la sua strada. Rimettendo l'emergenza immigrazione al centro della sua agenda: "Applicando il catechismo di Santa Romana Chiesa, le porte dell'Italia saranno spalancate per donne e bambini che fuggono dalla guerra, che arriveranno in aereo e non in gommone, ma per tutti gli altri no". E, partendo dal compromesso (non troppo convincente) ottenuto dal premier Giuseppe Conte al vertice europeo, guarda già agli prossimi step di questa battaglia. "Finalmente si è discusso delle proposte italiane - dice - si sono accorti che possiamo dire dei 'no', e se c'è bisogno li diciamo". L'obiettivo è portare l'Europa ad ascoltare le richieste del governo Conte, e non solo per quanto riguarda l'immigrazione.
Un altro punto all'ordine del giorno è, infatti, la sfida economica. Che passa, inevitabilmente dai deiderata dell'esecutivo e dai diktat dei vertici europei. E, se da una parte conferma l'impegno di smontare "pezzo per pezzo" la legge Fornero e abbandonare una volta per tutte le politiche di austerity avviate da Mario Monti e proseguite dalla sinistra, dall'altra Salvini fa carta straccia dei vincoli da rispettare. "Se per fare meglio dovrò ignorare uno zero virgola imposto da Bruxelles - commenta - allora dico che per me viene prima la felicità dei popoli, per me quello zero virgola vale zero - continua - fare cadere il muro di Berlino una volta sembrava impensabile, il prossimo muro che faremo cadere è quello di Bruxelles". È una sfida difficile che, a detta dello stesso leader leghista, non può esaurirsi nell'arco di una legislatura. Ma su questo dimostra di essere ottimista: "Governeremo per i prossimi trent'anni". E, nell'augurarselo, manda un saluto ai vari Gad Lerner, Eugenio Scalfari e Michele Santoro che avevano dato il Carroccio per morto.
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Migranti, quella telefonata tesa tra Di Maio e Fico: "Vi serve umanità", "Abbi rispetto"

Il blitz a Pozzallo e le sparate contro Salvini. Fico apre lo scontro. Poi la telefonata di Di Maio e il tentativo di chiarmento. Ma nel M5s resta il caos
Il governo è compatto. È il Movimento 5 Stelle che non si sente tanto bene. Oltre che minare la diplomazia europea, la questione dei migranti fa tremare i polsi alla prima forza politica dell'Italia. "Non c’è nessuna novità, Fico ha una sua sensibilità ed è giusto che la esprima - dicono i vertici grillini - ha un ruolo istituzionale ed è naturale che prenda certe posizioni". E ancora: "La linea del Movimento e del governo però è un’altra e non ci devono essere correnti". Ma Luigi Di Maio mal digerisce l'invasione di campo del presidente della Camera, Roberto Fico, che ieri, al termine della visita al centro di prima accoglienza di Pozzallo, ha preso le distanze dalla politica di chiusura dei porti adottata dal Viminale.
La decisione di andare a Pozzallo è arrivata ieri mattina. Un vero e proprio blitz, sortito in un momento difficile. "Io, i porti, non li chiuderei...", dice rifinendo così gli orli all'abito che si è cucito addosso nei primi mesi di governo: quello di leader di una "corrente" anti leghista. Voce di quei grillini che mal sopportano il pugno duro di Matteo Salvini per risolvere l'emergenza immigrazione. E le due anime del movimento, finora emerse e sommerse a intervalli regolari, vengono finalmente a galla. L'intervento della terza carica dello Stato crea non pochi problemi a Di Maio, che non gradisce per niente un'uscita che complica un rapporto fragile, costruito in poco tempo e con difficoltà con il leader del Carroccio. E così il capo politico del Movimento 5 Stelle alza il telefono e chiama Fico. Secondo il Corriere della Sera, è stata una chiacchierata tesa durante la quale Di Maio ha messo in chiaro che "ci vuole rispetto, compattezza se vogliamo credere nel nostro progetto". Ma con altrettanta chiarezza il presidente della Camera ha ribattuto che "così non va" e che "non ci può essere indifferenza".
La sortita di Fico non scalfisce di un millimetro Salvini. Il leader leghista sa che può contare sul sostegno dei vertici penstastellati da cui, secondo l'Huffington Post, è stata data la parola d'ordine "Isolare Fico". E così, non appena Open Arms mette in salvo dalle onde del Mediterraneo, altri 59 immigrati, invita la ong catalana ad andarsi a cercare un porto in Spagna: "Si scordino di attraccare in uno dei porti italiani". "A noi importa che i due ministri che sono interlocutori, nel caso specifico Toninelli e Di Maio, abbiano le idee chiare - fa eco il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli - Fico pensi a fare il presidente della Camera e a farla funzionare bene. E a lavorare un pò di più".
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June 30, 2018
Quelle manovre in mare della Ong per caricare i migranti prima delle motovedette libiche

La Open Arms anticipa le motovedette libiche e carica 59 immigrati. Ma Salvini li avverte: "Non arriveranno mai in Italia"
Nonostante ieri sera il ministro ai Trasporti Danilo Toninelli abbia disposto "il divieto di attracco nei porti italiani per la nave Open Arms", la Ong spagnola è tornata a sfidare le autorità italiane. Questa mattina si è, infatti, lanciata verso un barcone e, prima che potesse intervenre una delle motovedette libiche che stavano pattugliando la zona, ha imbarcato in tutta fretta una cinquantina di immigrati clandestini che si trovavano a bordo. "Si scordino di arrivare in un porto italiano", ha subito scritto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, su Facebook.
"Le navi straniere finanziate in maniera occulta da potenze straniere in Italia non toccano terra". Salvini non arretra di un millimetro. E a chi gli fa notare che il divieto imposto alle Ong arriva nel giorno in cui i corpi di tre bambini sono stati recuperati e un centinaio di immigrati sono dispersi dopo che un barcone è affondato a sei chilometri al largo dalle coste libiche, replica senza tentennamenti: "Meno persone partono, meno persone muoiono". Al centro dello scontro politico, all'indomani di un vertice europeo che non riesce a risolvere l'emergenza nel Mar Mediterraneo, resta insomma il nodo dell'immigrazione. "Gli unici centri che stiamo aprendo sono quelli per i rimpatri, almeno uno in ogni regione. Non faremo nuovi centri di accoglienza in Italia", punta i piedi il titolare del Viminale al lavoro, in questi giorni, per aprire centri in Lombardia, Toscana e Calabria. Ce ne sarà almeno uno in ogni Regione. "Ospiteranno per qualche tempo i clandestini in attesa di espulsione - continua Salvini - stiamo anche lavorando per tagliare i costi esosi e scendere dai famosi 35 euro al giorno su cui sta lucrando una quantità di finte cooperative impressionante". Nelle scorse ha firmato la sospensione dei lavori già previsti per le ristrutturazioni di centri come i Cara di Mineo e di Isola Capo Rizzuto. "Voglio vederci chiaro su ogni centesimo di euro del capitolo immigrazione e alcune decine di milioni di euro li sto bloccando".
A breve Salvini conta di tornare in Libia per affrontare l'emergenza sbarchi e iniziare a ragionare su come blindare le frontiere a Sud, non solo quelle italiane ma anche quelle libiche. Per farlo il titolare del Viminale intende coinvolgere anche la Tunisia. "È il primo Paese per numero di sbarchi quest'anno - puntualizza - e, siccome non ci sono guerre, epidemie, pestilenze e carestie, voglio lavorare in concordia con le autorità per evitare altre partenze". Un altro discorso andrà, invece, fatto con le navi delle Ong che operano lungo le coste nordafricane. Nonostante i divieti dell'Italia e di Malta continuano a intervenire contravvenendo le leggi più basilari. Anche oggi, tagliando la strada alle motovedette libiche, la spagnola Open Arms ha recuperato 59 immigrati che si trovavano alla deriva. "Nonostante gli ostacoli - ha poi twittato la Ong - continuiamo a proteggere il diritto alla vita degli invisibili".
La nave, dopo ore di attesa, si è diretta verso la Spagna. Nel pomeriggio il capitano della Ong, Riccardo Gati, ha fatto sapere che spettava alla Spagna, in quanto Stato di bandiera della nave, trovare "un porto sicuro" in cui far sbarcare gli immigrati a bordo. In serata è arrivato il via libera del governo di Madrid. "Non arriveranno mai in Italia", aveva subito twittato Salvini facendo notare, piuttosto, che "la nave si trova in acque Sar della Libia" e che, quindi, il porto più vicino è Malta e innescando così un nuovo braccio di ferro con la Valletta. "La smetta di dare notizie false per cercare di coinvolgere Malta in una disputa senza una ragione valida", ha replicato l'omologo maltese, Michael Farrugia, pubblicando "una mappa" che mostra come l'imbarcazione sia più vicina a Lampedusa.
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Migranti, Fico ribatte a Salvini: "Io, i porti, non li chiuderei"

Salvini e Toninelli chiudono tutti i porti. I grillini vanno in cortocircuito. Fico visita l'hotspot di Pozzallo e incensa le Ong: "Fanno un lavoro straordinario"
"Io, i porti, non li chiuderei...". Il presidente della Camera, Roberto Fico, lancia la bomba subito dopo aver fatto visita nell'hotspot di Pozzallo. Una dichiarazione di rottura con quanto deciso dal suo collega di partito, il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ieri sera, d'accordo con Matteo Salvini, ha disposto "il divieto di attracco nei porti italiani per la nave Open Arms". Che la terza carica dello Stato non sposasse la linea del governo Conte non era affatto un mistero. Ma l'uscita rischia di rinfocolare i mal di pancia della base grillina che ha sempre osteggiato la mano ferma dei leghisti. "Dell'immigrazione - commento Fico - si deve parlare con intelligenza e cuore".
Sicuramente Fico non parla a titolo personale. Dietro di lui ci sono quelli grillini ortodossi che mal digeriscono Luigi Di Maio e l'alleanza gialloverde. La linea dura di Salvini non ha fatto altro che rendere più feroci i dissapori. E così la visita del presidente della Camera al centro di prima accoglienza di Pozzallo viene piazzata proprio all'indomani di un infuocato vertice europeo che ha visto il premier Giuseppe Conte puntare i piedi per ottenere il divieto di attracco nei porti italiani per le navi delle Ong, che operano nel Mar Mediterraneo, e la creazione di centri sorvegliati in cui vengono decisi i rimpatri degli immigrati. Una linea, ovviamente, condivisa sia dal Movimento 5 Stelle sia dalla Lega. Tanto che, al termine del summit, il grillino Toninelli ha chiuso tutti i porti alla nave spagnola Open Arms che aveva chiesto soltanto "l'accesso alle acque territoriali". Il governo ha, infatti, optato per chiudere non solo allo sbarco ma anche alle attività di rifornimento. "Le navi delle organizzazioni non governative in Italia sono indesiderate - ha chiarito Salvini - d'ora in poi la vedranno solamente in cartolina e non saremo gli unici a comportarci così".
A Pozzallo Fico non si mette soltanto a criticare la decisione del governo di chiudere i porti, ma si lancia anche in una sperticata lode nei confronti delle organizzazioni non governative. "Quando si parla di Ong bisogna capire cosa si vuole intendere - dice - nel Mediterraneo salvano i migranti e fanno un lavoro straordinario". E, dopo aver ricordato che l'inchiesta del procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, è stata archiviata e che le indagini del procuratore di Catania, Carlo Zuccaro, "da un anno non cavano un ragno dal buco", invita tutti a "capire bene di chi si parla e chi le finanzia", prima di parlare. "Se no - sottolinea - si fa cattiva informazione". Quindi, passa a bacchettare (con garbo) il premier Conte: "Noi dobbiamo essere solidali con chi emigra e dire alla Ue senza estremismi che la solidarietà si fa insieme. L'approdo è europeo ed è insieme che va gestita la situazione".
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June 28, 2018
Migranti, Conte mette il veto al vertice Ue. E obbliga Macron a mediare

Al vertice Ue Conte minaccia di mettere il veto: "Niente voto se non c'è l'ok sull'immigrazione". Macron si infuria: "Non funziona così". Poi media
Giuseppe Conte punta i piedi e blocca il documento conclusivo del vertice europeo. Tanto che, alla consueta conferenza stampa che i presidenti del Consiglio Ue, Donald Tusk, e della Commissione, Jean-Cleaude Juncker, tengono alla fine della prima sessione dei lavori, non si presenta nessuno. "La minaccia di porre il veto - fanno trapelare fonti italiane - non è un bluff". Una presa di posizione forte che, pur mandando su tutte le furie Emmanuel Macron, lo obbliga a mediare e a sottoscrivere una bozza che impegna i Paesi europei a farsi carico, "sulla base di sforzi condivisi", dei migranti salvati in mare "secondo il diritto internazionale" e smistati "in centri controllati creati in Stati membri solo su base volontaria".
"Oggi tocchiamo con mano se la solidarietà europea esiste o no". Prima che inizi il vertice, Conte ci tiene a metterlo bene in chiaro. "Noi, compromessi al ribasso, non li accettiamo", aggiunge facendo presagire già dalle battute iniziali che non sarebbe stata una trattativa facile. O meglio: che quella stagione targata piddì, che presta il fianco ai diktat europei, è ormai chiusa. "L'Italia ha sempre dimostrato buona volontà - avverte - se questa volta non dovessimo trovare disponibilità da parte degli altri Paesi potremmo chiudere il Consiglio senza approvare conclusioni condivise". I risultati, che Conte vuole portare a casa, sono quelli già esposti nei giorni scorsi: la modifica del regolamento di Dublino "entro il 2018", il principio per cui quando si arriva in Italia si arriva in Europa, l'apertura di hotspot direttamente in Africa e l'apertura di tutti i porti europei per far fronte agli sbarchi. Ultimo punto, ma non meno importante: il finanziamento della seconda tranche per la Turchia dovrà andare di pari passo con lo sblocco dei fondi per l'Africa.
L'obiettivo di Conte è di raggiungere un accordo sottoscritto da tutti e 28. "Altrimenti - sottolineano le stesse fonti - salta tutto". Non solo. Il premier non ci sta a firmare parti dell'accordo. O tutto o niente, insomma. E così vincola il via libera del documento finale all'approvazione del capitolo sull'immigrazione. Senza quella, si dice disposto anche a porre il veto. L'ultimo che lo aveva fatto era stato Mario Monti nel 2012, e questo manda su tutte le furie Macron. Che sbotta davanti a tutti: "Non sai come funziona un Consiglio europeo! Ci sono delle regole, non ci si comporta in questo modo". Ma Conte non è disposto ad arretrare di un millimetro: "Io sono un avvocato e so che se un documento ha un numero di protocollo quel documento si discute e si approva tutto, non a pezzi".
"Se in passato qualcuno si è fatto convincere con la flessibilità - fanno trapelare dallo staff di Conte - le idee del governo del cambiamento sono ora molto chiare". Nessuna disponibilità, quindi, a discutere solo di secondary movements (i movimenti dei richiedenti all'interno dell'Unione), un tema fondamentale per la Germania. Né ad accettare una proposta, come quella filtrata da fonti dell'Eliseo, di creare hotspot di nuova generazione sul territorio del Paese anche se finanziati da Bruxelles. "Semmai - è il ragionamento - si può pensare alla nascita di centri fuori dalla Ue o anche nella stessa Europa, ma solo su base volontaria". E così, al termine del braccio di ferro, Macron è costretto a mediare e a mettere a punto una bozza da sottoporre al Consiglio che, tra le altre cose, prevede centri chiusi e controllati per "distinguere tra migranti illegali, che devono essere rimpatriati, e quelli che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherebbe il principio di solidarietà". Un accordo che sembra soddisfare la cancelliera tedesca Angela Merkel ma che non piace affatto al premier ungherese Viktor Orbàn.
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