Andrea Indini's Blog, page 142
September 18, 2014
La Giannini difende il topless: "Perché dovrei rinunciare?"
E tette al vento sia. Una volta sdoganate non si può più fare a meno. Anche perché, bisogna dirlo, dopo che sono state sbirciate non creano più quel brivido morboso e voyeuristico che solitamente scuote il maschio davanti a un seno denudato. Pertanto dobbiamo mettere in conto che, presto o tardi, potrebbe arrivare un'altra paparazzata di Stefania Giannini in topless. L'estate prossima magari, o quest'inverno qualora il ministro dell'Istruzione dovesse optare per una svernatina dall'altra parte del globo. Per il momento quel che è certo è che la montiana non rinuncerà a mettersi a nudo.
Un'abitudine è pur sempre un'abitudine. E più si va avanti con l'età, più è difficile da correggere. Che, poi, il topless è universalmente accettato e tutt'altro che contestato. Da quest'estate nemmeno una ministra che mostra le proprie nudità fa più scalpore. Perché, detto tra di noi, sono scatti che durano giusto l'effetto patinato della prima sbirciata. Niente di più. Per questo il can-can fatto sin qui sulle poppe ministeriale è sin troppo, eccessivo e quasi stucchevole. Così alla Giannini concediamo un ultimo strascico di rosea notorietà riportando la sua fiera e strenua difesa del topless. A lei piace così: il sole, lo prende soltanto col pezzo di sotto. E cosa possiamo farci noi? Opporci a una sua libertà che non offende la sensibilità né il pudore di alcuno? "Io mai più in topless? - si è chiesta oggi a Un giorno da pecora - perché dovrei rinunciare ad una mia abitudine, alla mia natura e alla mia cultura? A vergognarsi è chi ruba non chi è stato derubato". Niente da eccepire.
Adesso che la Giannini ha saldato i conti con la propria nudità e ci ha promesso nuove, piccanti pose sotto il solleone, possiamo (si spera) tornare a discutere, chessò, della riforma della scuola. Tanto possiamo stare sereni: non appena capiterà la ghiotta occasione, i paparazzi saranno pronti a scattare. Flash. Quando avverrà, si spera che il top ministeriale possa far perdere un po' meno la testa ai guardoni e sprecare il tempo ai più. Testa e tempo potrebbero, infatti, essere impiegati per faccende più utili. Sempre che qualche altro esponente di governo non si dia al nudismo...
Il ministro promette nuove pose piccanti. Alle sue abitudini non rinuncerà. Ora che il più l'abbiamo visto, speriamo per il futuro meno clamore
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Andrea Indini
September 16, 2014
Il mondo è sconvolto dall'ebola, Lorenzin pensa alle smagliature
Perché, alla fin fine, è sempre una questione di priorità. Per quanto ci si possa preoccupare per l'ebola alle porte o dividere ideologicamente sulla fecondazione eterologa, a togliere il sonno a Beatrice Lorenzin è qualcosa di molto più concreto. Qualcosa che, bisogna ammetterlo, va a toccare sin troppe donne, tanto da segnarle nella pelle, nella carne. Si tratta dell'atrofia dermo-epidermica a strie. Nella vulgata comune: le smagliature. Il ministro della Salute ha tanto a cuore i sen', i glutei e le cosce delle italiane da impegnarsi in primissima persona nella battaglia a quelle indelebili cicatrici che si presentano sulla cute a causa alla rottura delle fibre elastiche del derma. Così, mentre i sui tecnici spulciano il bilancio del dicastero per tagliare il tagliabile e risparmiare il risparmiabile, la Lorenzin prende carta e penna e firma per Tutto l'articolo Le smagliature: come prevenirle e combatterle, un dotto pamphlet con "utili consigli su come tutelare al meglio la salute".
Quello di Renzi è sicuramente un governo più pop, in un certo qual modo più vicino ai problemi della gente. Certo, ci sono problemi e problemi. Ci sono poliziotti, per esempio, che non dormono la notte perché sono entrati in contatto con immigrati affetti dalla tubercolosi. Altri che col timore di rimanere contagiati ci convivono ogni giorno perché non possono fare altrimenti. Ci sono, poi, medici che ogni giorno combattono contro la spending review del governo e gli sprechi delle strutture ospedaliere per garantire prestazioni al top nonostante i tempi di crisi. E ci sono anche coppie che combattono contro tutto e tutti per vedersi garantito il diritto all'eterologa. Su questi problemi la Lorenzin non sembra perderci il sonno. Saranno state le paparazzate di Maria Elena Boschi in spiaggia, così generosa di curve da far morire d'invidia Rosi Bindi, o il topless ministeriale di Stefania Giannini, il primo nella storia della Repubblica, a far scoppiare il bubbone. Perché, nel 99% dei casi, le smagliature sono permanenti. All'inizio si presentano col classico rossore, poi col tempo lasciano solchi bianchi e lucidi. Lungi dal pensare che una componente in rosa del governo Renzi ne soffra, la Lorenzin si stringe a quelle italiane che, pur idratando la pelle e applicando creme su creme per migliorare l'elasticità cutanea, non riescono a uscire da questo girone infernale.
Nell’articolo a sua firma, il ministro alfaniano offre ai lettori di Tutto una serie di meticolosi consigli su "come tutelare al meglio la salute". D'altra parte, Renzi lo aveva detto che il governo sarebbe stato più vicino alle esigenze delle donne. "Le modificazioni ormonali che si determinano durante la gravidanza possono provocare alcune alterazioni cutanee - spiega la Lorenzin - d esempio si possono manifestare un aumento della pigmentazione della pelle, oppure macchie, capillari dilatati, aumento della peluria, perdita di capelli. Ma probabilmente l’inestetismo più temuto dalle donne sono le smagliature, almeno in base alle indagini sulle informazioni più cercate nel web". Parole dure, ma vere. La dottoressa Lorenzin spiega senza peli sulla lingua i modi per riconoscere le smagliature e scodella consigli preziosi. "La terapia migliore è sicuramente la prevenzione che comincia da uno stile di vita sano - continua - niente alcol e fumo e un’alimentazione equilibrata associata all’attività fisica". Quindi, una dieta equilibrata, "ricca di acqua, proteine e antiossidanti, tutti elementi che favoriscono l’elasticità della pelle". Un po' medico, un po' estetista la Lorenzin si sente anche in dovere di suggerire l'uso di quei cosmetici che hanno "componenti utili per aiutare a mantenere la pelle elastica". Da usare in particolar modo durante la gravidanza. Con una raccomandazione su tutte: "Prima di acquistare e utilizzare un prodotto è sempre bene chiedere consiglio al vostro medico curante, che saprà scegliere quello più adatto per voi". Ora che le sorti delle chiappe delle italiane sono salve, attendiamo lustri sulle unghie incarnite, altro serissimo e inquietante disagio per il gentil sesso che sul finire dell'estate usa ancora indossare sandali e scarpe aperte.
Renzi vuole un governo più vicino alla gente. E la Lorenzin indossa il camice per proteggere glutei e seni delle italiane
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Andrea Indini
September 15, 2014
Slogan e photo opportunity: Renzi mette in scena lo spot del primo giorno di scuola
"La scuola siamo noi". Lo striscione che porta la firma di Rete Studenti ha campeggiato per tutta la mattinata davanti al Ministero della pubblica istruzione. Il blitz è avvenuto all'alba, mentre Matteo Renzi e i suoi ministri si preparavano a "invadere" le scuole italiane per blandire l'opinione pubblica. È un assaggio dell'autunno caldo che verrà. Perché mentre il premier organizza passerelle e trovate pubblicitarie, i problemi restano e si fanno sentire.
"Cari ministri, andate nelle vostre scuole a parlare con gli studenti e gli insegnanti". L'idea a Renzi è balzata in mente qualche giorno fa. Sguinzagliare la squadra di governo qua e là per fare uno spottone all'esecutivo che si appresta a varare l'ennesima riforma dell'istruzione. Quale occasione migliore se non il primo giorno di scuola? E così Marianna Madia ha inaugurato l'anno scolastico al Plesso Pablo Neruda di Roma. Maria Elena Boschi si è fiondata alla "sua" scuola elementare di Laterina, in provincia di Arezzo. I bimbi l'hanno accolta con l'Inno d'Italia e lo striscione "Ministro Maria Elena.... Ben tornata nella tua scuola!". Lei, compiaciuta, ha sorriso e ringraziato: "Comincia un’avventura nuova, bella. Poi finirà. Ma di imparare non si finisce mai". Poi se ne è andata lasciando un consiglio: "Siate rompiscatole con gli insegnanti, facendo tante domande". Cambi città, e ministro, ma gli slogan suonano più o meno allo stesso modo. "I ragazzi sono la benzina sulla quale deve girare il motore del nostro Paese", ha commentato il Guardasigilli Andrea Orlando in visita a una scuola spezzina. Sempre a Roma, al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini è toccato l'Istituto Sereni di via Prenestina, mentre Giuliano Poletti è stato dirottato su Imola, all’Istituto Scarabelli, dove ha ricordato gli anni in cui arrivava in classe ben oltre lo scoccare della campanella. "Oggi - ha sentenziato la Pinotti al liceo Fermi di Genova - un pezzo della vostra vita prende una strada nuova". E ancora: Lupi a Milano, Galletti a Bologna, Martina a Bergamo e la Guidi a Modena. E così via. Una vera e propria passerella a uso e consumo dei media.
Renzi ha aspettato il suono della campanella in un’aula dell’istituto scolastico intitolato a don Peppino Puglisi, nel quartiere Brancaccio di Palermo. Fuori dalla scuola contestazioni, slogan e schiamazzi. Non c'erano solo i docenti precari a urlare "Lavoro, lavoro!". Un centinaio di disoccupati hanno sfondato le transenne a pochi passi dalla scuola. Daniele Midolo è uno degli insegnanti che da anni lavora con contratti a termine nella scuola, da 28 anni insegna educazione musicale a Catania, così come Antonio Geraci, che di anni ne ha 60 e da 35 è precario. "Chiediamo la stabilizzazione - hanno denunciato i due docenti - l’immediata immissione in ruolo". "Non siamo grasso che cola - ha fatto eco Claudia Platania, insegnante di musica - è inutile fare concorsi quando da anni nelle scuole insegnano docenti come noi". Le note dell'Inno di Mameli sono state coperte da una selva di "Buffone, buffone!". Ma il premier se n'è infischiato e ha attaccato, come al solito, a recitare il copione. "Brancaccio oggi è la capitale d'Italia". E ancora: "Non credete a chi dice che a Palermo non si può fare niente". E poi: "Siamo qui per far abbassare la testa alla mafia".
Ministri sguinzagliati nelle scuole dell'infanza. Tra chiacchiere e contestazioni la giornata di un governo che guarda più ai media che alla sostanza
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Andrea Indini
Maria Elena Boschi visita la "sua" scuola materna a Laterina
Palermo, i precari della scuola contestano RenziLa Boschi torna nella "sua" scuola di Laterina
September 13, 2014
Ue, Katainen bacchetta l'Italia: "Non basta pianificare riforme"
All'Ecofin continuano le schermaglie tra l'Unione europea e il governo. In un forsennato scambio di accuse volano gli stracci e si infuoca il dibattito. All'indomani del braccio di ferro tra Matteo Renzi e i commissari Jean Claude Juncker e Jirki Katainen, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan prova a mediare tornando a invocare un controllo europeo sulle riforme, una sorta di commissariamento dell'esecutivo e del parlamento che finirebbero così sotto le grinfie di Bruxelles: "Non c’è una deadline sulle riforme. C’è un’urgenza di accelerare le riforme il più possibile". Un buon proposito che non convince Katainen che, pur lodando il programma di Renzi, è tornato a bacchettare il Belpaese: "Non basta pianificare le riforme".
"Il controllo europeo sulle riforme è uno strumento utile perchè è un controllo reciproco dei paesi tra pari che si scambiano esperienze, non è solo un elemento di disciplina ma anche di apprendimento". Padoan prova a ricucire con i commissari Ue che ieri sono venuti a male parole con Renzi impantanato nel cammino di riforme. Oggi, sempre all'Ecofin, il secondo round al termine del quale il titolare del Tesoro è tornato a mettere al centro dell'agenda del governo le misure strutturali. Tanto da affidarne il controllo proprio a quell'Unione europea che, fino ad oggi, non ha fatto altro che ferire l'economia italiana e imporre misure sfavorevoli. "La via maestra per la crescita sono più investimenti, soprattutto privati e anche pubblici nella loro funzione di catalizzatore - ha spiegato Padoan - si devono creare condizioni di profittabilità e un elemento fondamentale sono le riforme strutturali che sbloccano investimenti". Durante l'Econfin si è infatti discusso dei nuovi strumenti per finanziare la crescita ed è stato dato mandato alla Commissione Ue e alla Banca europea per gli investimenti (Bei) di "predisporre rapidamente dei primi rapporti sulle misure concrete" da mettere in campo.
Nonostante Padoan provi a porgere il ramoscello d'ulivo offrendo addirittura il commissariamento del governo, i vertici dell'Unione europea non si lasciano incantare. E lanciano un gelido avvertimento a Renzi e alla sua squadra. "Molti paesi hanno in programma o già stanno attuando delle riforme - ha spiegato Katainen nel corso della conferenza stampa al termine dell’Ecofin - ma l’attuazione delle riforme è più importante, perché se c’è la ricetta di un medico e sono state comprate le medicine e poi non le prendiamo, non serve molto". Quello del futuro vice presidente della Commissione Ue è solo un avvertimento. Severo, ma un avvertimento. Perché il governo italiano ha comunque l'appoggio della Commissione Ue che considera quello steso da Renzi "un programma molto ambizioso" che "risponde a quanto necessario". Tanto che l'economia italiana riceverà una spinta importante, "se tutti i programmi verranno rispettati". Sottinteso: Renzi dovrà fare la sua parte. Perché, come ha fatto notare il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco, dopo l’Ecofin l’Italia resta "con i suoi problemi".
All'Ecofin volano ancora gli stracci. Katainen: "Fare le riforme o la medicina non funziona". E Padoan commissaria l'Italia: "Controlli Ue sulle riforme"
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Andrea Indini
Tra Renzi e l'Europa adesso è rissaRenzi: "Italia non ripartita, ma io ho la testa dura"
September 11, 2014
"Ecco chi tira i fili del terrore per sovvertire l'ordine mondiale"
"Tutti gli eventi sono tra loro interconnessi. A leggere i giornali sembra che gli scontri in Ucraina siano un problema a sé, completamente slegati dagli scontri razziali di Ferguson o dalle persecuzioni razziali e religiose in Iraq e Siria". Prima di entrare nel merito delle tensioni tra la Russia e la Nato, Daniel Estulin (controverso autore del libro La vera storia del club Bilderberg) ci tiene a spiegare che "la Terra è un pianeta piccolo" e che, per andare fino in fondo, è fondamentale capire chi tira le fila. Perché "noi siamo solo burattini".
Estulin nasce nel 1966 a Vilnius. Della sua vita non si sa molto. Ma, chiacchierando, è lui stesso a raccontare delle battaglie del padre per una Russia più libera, della fuga in Canada e della passione per la politica, senza divisione tra interni e esteri, perché "la vera politica si svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi, tra quelle persone che governano il mondo da dietro le quinte". Li chiama "shadow master" (signori dell'oscurità, ndr) e cerca di smascherarli nei suoi libri, da L'istituto Tavistock in avanti.
Perché la Nato sta alzando i toni con la Russia?
"Per capirlo bisogna guardare a Detroit, uno scenario post-apocalittico degno di un film di Will Smith. Le persone che tirano le fila del mondo vogliono che le guerre, la crescita zero e la deindustrializzazione ogni città del mondo assomigli a Detroit."
Progresso e sviluppo non dovrebbero essere direttamente proporzionali alla densità di popolazione?
"Grazie ai progressi tecnologici, le società si sviluppano, creano di ricchezza e costruiscono. Ma chi tira le fila del mondo sa che la terra è un pianeta molto piccolo con risorse naturali limitate e una popolazione in continua crescita. Ora siamo 7 miliardi e stiamo già esaurendo le risorse naturali. Ci sarà sempre abbastanza spazio sul pianeta, ma non abbastanza cibo e acqua per tutti. Perché i potenti sopravvivano, noi dobbiamo morire."
Come intendono fare?
"Distruggendo le nazioni a vantaggio delle strutture sovranazionali controllate dal denaro che gestiscono. Le corporazioni governano il mondo per conto dei governi che esse controllano. Così è successo con l'Unione Europea."
E Putin non rientra in questo disegno...
"Pensavano di poterlo controllare..."
Perché non ci riescono?
"La Russia è una superpotenza nucleare. È questo che la rende tremendamente pericolosa agli occhi di questa gente. La Cina, per esempio, ha una grande popolazione ma non è una potenza nucleare. E per questo non è un pericolo. Mentre l'economia cinese può essere distrutta nel giro di un minuto, le tecnologie russe non possono essere annientate."
Dove vogliono arrivare col conflitto in Ucraina?
"Togliere il gas all’Europa per farla morire di freddo… Quando parlo di potere, non lo identifico con persone che siedono su un trono, ma con un concetto sovranazionale. L’idea è appunto distruggere ogni nazione."
Alla fine non ci sarà più alcuna patria?
"L’alleanza è orientata verso una struttura mondiale che per essere controllata ha bisogno di nazioni deboli."
È possibile fare qualche nome?
"Christine Lagarde, Mario Draghi, Mario Monti, Petro Oleksijovyč Porošenko… tutte queste persone sono sostituibili. Prendete Renzi: la sua politica conduce alla distruzione dell’Italia. Perché lo fa, dal momento che dovrebbe fare l’interesse del vostro Paese? Non è logico."
Non è poi tanto diverso da Monti…
"I vari Renzi, Monti, Prodi sono traditori dell’Italia, non lavorano nell’interesse del Paese. Renzi non ha mandato politico, nessuna legittimazione, non è stato eletto."
L'ultimo premier eletto democraticamente è stato Berlusconi.
"E questo è il motivo per cui c’è stato uno sforzo così ben orchestrato per distruggerlo."
È il Bilderberg a tirare le fila?
"Il Bilderberg era molto influente negli anni Cinquanta, nel mondo postbellico. Ora è molto meno importante di quanto non si creda. Organizzazioni come il Bilderberg o la Trilaterale non sono il vertice di nulla. Sono la cinghia di trasmissione. I veri processi decisionali hanno luogo ancora più in alto. L'Aspen institute è molto più importate del Bilderberg."
Nessuno ne parla.
"I giornali mainstream fanno parte di questo gioco. Pensare che media come il New York Times, il Washington Post o Le Monde siano indipendenti, è da idioti. I giornalisti lavorano per azionisti, che decidono la linea editoriale del giornale."
Vale anche per l'Italia?
"Il Corriere della Sera, la Stampa e il Sole 24Ore siedono spesso alle riunioni del Bilderberg. Non c’è metodo più efficace che far passare le loro idee nella stampa mainstream."
Anche l'estremismo e il terrorismo islamico rientrano in questo disegno?
"Certamante. Non è possibile credere che Obama lavori nell'interesse degli Stati Uniti. Come è impensabile credere che un'organizzazione come l'Isis sia passata, nel giro di poche settimane, dall’anonimato più assoluto a rappresentare la peggiore organizzazione terroristica del mondo."
Come si "costruisce" un nemico?
"Con gruppi come Isis, Hamas, Hezbollah o Al Qaeda, succede quello che chiamiamo blow-back, cioè quello che succede quando soffi il fumo e ti torna in faccia. L'effetto è sempre lo stesso: si costruisce e si finazia un gruppo terroristico, in Ucraina come in Medioriente, e dopo un certo periodo di gestazione questo ti torna indietro e ti colpisce. In ogni operazione non c’è mai un solo obiettivo, ma sempre molti obiettivi. Un obiettivo lavora per te, un altro contro di te."
Tutto già calcolato?
"Un qualsiasi attacco implica l'uso dell'esercito e, quindi, la necessità di investire soldi nell'industria bellica. La formula è la stessa, cambiano solo i giocatori. Oltre alla guerra ci sono modi diversi per ottenere lo stesso risultato: la fame, la siccità, droghe, la malattie. Li stanno usando tutti. Così da un lato distruggono il mondo economicamente, dall’altro usano i soldi per sviluppare tecnologie così potenti e futuristiche da creare un gap tra noi e loro sempre più marcato."
Eppure faticano a contrastare l'ebola...
"Macché! È solo un esempio per vedere la reazione della popolazione mondiale. Viene presentata come un'epidemia ma ha ammazzato appena tremila persone negli ultimi dieci anni. Ogni anno raffreddore, tosse e influenza ne uccidono 30mila solo negli Stati Uniti. La prossima volta che ci sarà una vera epidemia, conosceranno già le reazioni umane."
Daniel Estulin: "Il Bilderberg non è più così importante, la vera politica si svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi". E fa i nomi di chi governa il mondo da dietro le quinte
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Andrea Indini
September 9, 2014
Tette al vento, vecchiaia e silicone: le confessioni hot della Giannini
Oggi parliamo di tette. Tette ministeriali. Con tutto quel ne consegue: topless estivo, ipotesi di ritocco estetico, rilascio dei tessuti e così via. A darci una lezione sulle grazie femminili è il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini che, esautorata da Matteo Renzi dall'occuparsi del dossier scuola, si presta a una chiacchierata con Carlo Tecce del Fatto Quotidiano sui suoi rotondi (ma non troppo) seni che quest'estate gli italiani hanno ammirato grazie a una paparazzata firmata dal settimanale Chi.
La Giannini non si sente particolarmente bella: "Magari posso piacere, posso affascinare. Creedo di essere gradevole. Le donne non devono mascherare la propria femminilità". Niente da censurare, insomma. Nemmeno il topless, il primo della storia repubblicana. Sdraiata a prendere il sole, a Marina di Massa, la 54enne ministra dell'Istruzione passerà sicuramente alla storia per aver rotto una sorta di tabù. Niente da dire. Ormai il topless lo pratica tutte. E ogni estate tiene banco sulle rubbriche rosa se le tette al vento sono cafone o meno. Noblesse oblige il pezzo sopra. Ma tant'è: non sarà certo un po' di carne a cuocere sotto il sole a farci colorire le gote, nemmeno se questa appartiene a un componente del governo. Il dibattito, poi, merita giusto il tempo estivo di una gossippata. Eppure la Giannini si diverte a concere una intervista un po' voyeur al quotidiano di Marco Travaglio che sui pruriti erotici ha costruito la propria fortuna. "Era una fotografia al naturale, questo va detto - racconta la titolare dell'Istruzione - io sono sempre me stessa, anche se mi stendo a prendere il sole. Il paparazzo ha rubato un pezzo di me, s'è intrufolato in casa mia, perché il mio corpo è la mia casa: ne tengo cura, la miglioro, la capisco".
Il botta e risposta sul Fatto Quotidiano assume i contorni delle riviste patinate. Il giornalista: "Ha mai pensato a un ritocco estetico?". Il ministro: "Questo mi fa piacere". Ancora il giornalista con fare incalzante: "Cosa?". E la Giannini di volèe: "Vi siete accorti che la ragazza di campagna Stefania non è una donna rifatta". Quindi alza il tiro: "Se il silicono o l'operazione al viso diventa una forma di schiavitù, mi fa tristezza. Se aiuta ad accettarsi meglio, per me non è un tabù. A una certa età, rifletti sui segni che ti lascia la vita, immagini cosa si potreppe arginare: per un po' l'ho immaginato anch'io, adesso mi è passato questo lieve desiderio. Io resto una ragazza di campagna". Parole sante. Quasi da non asggiungere altro. Peccato che, poi, il ministro si dilunghi a raccontarci dell'infanzia in campagna, l'impegno politico e, soprattutto, la riforma della scuola detattale dal premier.
Intervista surreale del ministro al Fatto: "Posso piacere e affascinare". E sulla chirurgia estetica: "Vi siete accorti che la ragazza di campagna Stefania non è una donna rifatta"
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Andrea Indini
September 8, 2014
Immigrati, il governatore della Baviera: "Controlli alla frontiera"
Un muro lungo tutto il confine. A difendere la frontiera. A bloccare l'inarrestabile invasione. Dal Nord Africa all'Italia, attraverso la folle attraversata del Mediterraneo. Poi, come un ponte che punta al cuore dell'Europa, dai centri di prima accoglienza che segnano le coste siciliane alle principali città del Vecchio Continente. Nonostante i burocrati di Bruxelles ancora non se ne siano accorti, l'emergenza immigrazione non è un problema solo italiano. Ne sanno qualcosa in Germania, terra d'approdo di decine di migliaia di clandestini in cerca di lavoro. Non per niente Bild Horst Seehofer, governatore della Baviera a capo della Csu, partito gemello della Cdu della cancelliera Angela Merkel, ha minacciato di ripristinare i controlli alla frontiera italo-tedesca in barba al trattato di Schengen.
L'operazione Mare Nostrum, che porta la firma del ministro dell'Interno Angelino Alfano, è stato un fallimento. L'agenziaFrontex, che incarna il lassismo dell'Unione europea, non basta più a fronteggiare un'emergenza che adesso non allarma più soltanto l'Italia. Per mesi Bruxelles (la Germania compresa) ha lungheggiato e rimandato scaricando sulla Marina italiana la gestione di un flusso di barconi che, a botte di 5mila extracomunitari a fine settimana, a visto riversare sulle coste del Sud i disperati di un continente infiammato dalle Primavere arabe. L'exploit di sbarchi è arrivato col bel tempo. Nel giro di pochi mesi è stata addirittura superata la cifra monstre di 100mila arrivi candidando, con buona probabilità, il 2014 a essere l'anno più devastato (sino ad oggi) dall'immigrazione cladestina. Tanto che il ministro della Difesa Roberta Pinotti sta seriamente pensando di chiedere alla Nato l'affidamento del pattugliamento dei mari che dividono il Vecchio Continente dall'Africa.
Siriani, egiziani, libici, eritrei, marocchini non si fermano solo nel Belpaese. Tempo fa i francesi allarmati avevano bloccato i treni che da Ventimiglia sfrecciavano verso la Côte d'Azur per evitare che i clandestini varcassero il confine. Adesso tocca ai tedeschi accorgersi che il problema non è unicamente italiano. "L’Italia viola chiaramente gli accordi di Schengen - ha tuonato Seehofer - se la situazione non cambierà, la Germania dovrà valutare seriamente la possibilità di fermare l’infrazione attraverso controlli alle frontiere". Seehofer è sicuramente uno dei politici di maggior peso della grande coalizione al governo a Berlino, anche se non occupa direttamente un posto di ministro a livello federale. "I rifugiati che arrivano col treno in Baviera vengono in gran parte dall’Italia passando per l’Austria", ha fatto notare il governatore bavarese ricordando che il regolamento europeo impone la registrazione e la richiesta d’asilo nel primo Paese d'ingresso nell'Unione europea. Per il politico cristianosociale Bruxellese dovrebbe "stabilire quote fisse per i rifugiati" e assicurarsi che questi "vengano ripartiti in maniera giusta". Oltre al problema dei rifugiati, però, andrebbe affrontata l'emergenza clandestini. E la soluzione non è la chiusura della frontiera italo-tedesca. Ma un impegno concreto dell'Ue per contrastare gli sbarchi.
La Germania si accorge che gli sbarchi non sono un problema solo italiano. E minaccia controlli alle frontiere
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Andrea Indini
Protesta degli immigrati al Cie di Ponte Galeria
Immigrati, il governatore della Baviera: "Controlli alla frontiera italo-tedesca"
Un muro lungo tutto il confine. A difendere la frontiera. A bloccare l'inarrestabile invasione. Dal Nord Africa all'Italia, attraverso la folle attraversata del Mediterraneo. Poi, come un ponte che punta al cuore dell'Europa, dai centri di prima accoglienza che segnano le coste siciliane alle principali città del Vecchio Continente. Nonostante i burocrati di Bruxelles ancora non se ne siano accorti, l'emergenza immigrazione non è un problema solo italiano. Ne sanno qualcosa in Germania, terra d'approdo di decine di migliaia di clandestini in cerca di lavoro. Non per niente Bild Horst Seehofer, governatore della Baviera a capo della Csu, partito gemello della Cdu della cancelliera Angela Merkel, ha minacciato di ripristinare i controlli alla frontiera italo-tedesca in barba al trattato di Schengen.
L'operazione Mare Nostrum, che porta la firma del ministro dell'Interno Angelino Alfano, è stato un fallimento. L'agenziaFrontex, che incarna il lassismo dell'Unione europea, non basta più a fronteggiare un'emergenza che adesso non allarma più soltanto l'Italia. Per mesi Bruxelles (la Germania compresa) ha lungheggiato e rimandato scaricando sulla Marina italiana la gestione di un flusso di barconi che, a botte di 5mila extracomunitari a fine settimana, a visto riversare sulle coste del Sud i disperati di un continente infiammato dalle Primavere arabe. L'exploit di sbarchi è arrivato col bel tempo. Nel giro di pochi mesi è stata addirittura superata la cifra monstre di 100mila arrivi candidando, con buona probabilità, il 2014 a essere l'anno più devastato (sino ad oggi) dall'immigrazione cladestina. Tanto che il ministro della Difesa Roberta Pinotti sta seriamente pensando di chiedere alla Nato l'affidamento del pattugliamento dei mari che dividono il Vecchio Continente dall'Africa.
Siriani, egiziani, libici, eritrei, marocchini non si fermano solo nel Belpaese. Tempo fa i francesi allarmati avevano bloccato i treni che da Ventimiglia sfrecciavano verso la Côte d'Azur per evitare che i clandestini varcassero il confine. Adesso tocca ai tedeschi accorgersi che il problema non è unicamente italiano. "L’Italia viola chiaramente gli accordi di Schengen - ha tuonato Seehofer - se la situazione non cambierà, la Germania dovrà valutare seriamente la possibilità di fermare l’infrazione attraverso controlli alle frontiere". Seehofer è sicuramente uno dei politici di maggior peso della grande coalizione al governo a Berlino, anche se non occupa direttamente un posto di ministro a livello federale. "I rifugiati che arrivano col treno in Baviera vengono in gran parte dall’Italia passando per l’Austria", ha fatto notare il governatore bavarese ricordando che il regolamento europeo impone la registrazione e la richiesta d’asilo nel primo Paese d'ingresso nell'Unione europea. Per il politico cristianosociale Bruxellese dovrebbe "stabilire quote fisse per i rifugiati" e assicurarsi che questi "vengano ripartiti in maniera giusta". Oltre al problema dei rifugiati, però, andrebbe affrontata l'emergenza clandestini. E la soluzione non è la chiusura della frontiera italo-tedesca. Ma un impegno concreto dell'Ue per contrastare gli sbarchi.
La Germania si accorge che gli sbarchi non sono un problema solo italiano. E minaccia controlli alle frontiere
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Andrea Indini
Protesta degli immigrati al Cie di Ponte Galeria
September 7, 2014
Renzi lancia il Patto del tortellino "Così cambieremo l'Italia e l'Ue"
Nonostante il clima estivo Matteo Renzi porta i leader socialisti europei a pranzo al tradizionale ristorante Bertoldo per gustare un vero must della cucina bolognese: i tortellini in brodo. Nasce così il "Patto del tortellino", un asse per imprimere all'Unione europea una sferzata a sinistra. Dal mercato del lavoro all'emergenza immigrazione, dalle riforme strutturali al piano per la crescita: il libro dei sogni degli eurodem non conosce limiti. "Siamo un partito che è visto come una speranza in tutta Europa - tuona il premier dal palco della Festa dell'Unità di Bologna - è un risultato che deve lasciarci i brividi e darci responsabilità". Ma le ricette del premier sono i soliti slogan progressisti che, laddove non faranno danni, finiranno a tortellini e vino.
Manuel Valls, Pedro Sanchez, Hakim Post e Diederik Samson, attovagliati insieme ai ministri Madia, Pinotti e Mogherini, al sottosegretario Sandro Gozi, al vicesegretario del Pd Debora Serracchiani e al presidente del partito Matteo Orfini, hanno aperto le danze con un antipasto di salumi: pancetta, crudo 24 mesi, parmigiano reggiano e ciccioli. Sono, quindi, passati ai tortellini in brodo. E hanno concluso con una grigliata mista. Il tutto innaffiato dal vino rosso locale. Insomma, un menu che più emiliano non si può. E, mentre i volontari dei circoli piddì che gestiscono i ristoranti della Festa dell'Unità servivano un piatto dietro l'altro, Renzi giù a farsi bello del 40,8% incassato alle europee. Una percentuale che lo fa sentire onnipotente, tanto da promettere di cambiare tutto. La macchina pubblica, le politiche migratorie, la scuola, la politica, l'Italia intera. E l'Europa, pure. "Siamo il partito più votato in Europa - ha detto - un partito che rappresenta una speranza in Europa dopo che gli italiani ci hanno chiesto di rscrivere la storia e una pagina di futuro di questo Paese. O l’Italia la cambiamo noi o non lo fa nessuno".
Nel discorso conclusivo della Festa dell'Unità, Renzi ha replicato né più né meno gli annunci a cui ci ha abituati da quando siede a Palazzo Chigi. Un elenco a trecentosessanta gradi con uno sguardo al mondo della finanza riunito a Cernobbio ("Non accettiamo lezioni da certi tecnici cresciuti all'ombra della Prima Repubblica") e uno alla pila di riforme promesse a Bruxelles e incartate in parlamento. Si è dato mille giorni per farle. Perché fino al 2017 non ha alcuna intenzione di mollare. E così, dopo aver difeso (per l'ennesima volta) il bonus di 80 euro, è passato a fare un fiume di promesse che difficilmente riuscirà a mantenere. Domani, d'altra parte, riapriranno le Camere. E le battaglie sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali torneranno a essere all'ordine del giorno. "Dimostreremo che la politica sa decidere", ha incalzato Renzi assicurando che non cederà "nemmeno di mezzo millimetro", né a Bruxelles né a Roma. Si vedrà. "Cambiamo le cose con lo spirito dei nostri nonni e la fantasia dei giovani - ha promesso - in ballo non c’è il mio destino ma il destino del Paese". Purtroppo col destino degli italiani, Renzi ci sta giocando da qualche mese. E i risultati non sono certo dei migliori.
Il premier alla Festa dell’Unità incontra i leader della sinistra europea. E promette una raffica di riforme per cambiare Ue e Italia. Laddove non farà danni, finirà tutto a tortellini e vino
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Padoan getta la maschera: "Affidiamo a Bruxelles la regia delle riforme"
Ancorare il fiscal compact a un "growth compact", ovvero a un patto per la crescita. Ripristinare gli investimenti ai livelli che precedevano la crisi economica. Ma soprattitto: affidare il "monitoraggio dei livelli di attuazione" delle riforme "sulla base di benchmark puntuali" all’Eurogruppo e all’Ecofin. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan affida a sei quotidiani internazionali (tra questi anche la Stampa) il piano per evitare di andare verso quello che verrebbe ricordato come "il decennio perduto dell’Unione Europea". Un piano che, sebbene auspicato tra le righe, mira ad affidare maggiori poteri a quell'Unione europea che tecnocrati e poteri forti vorrebbero trasformare in un'autorità sovranazionale.
Quando ad agosto il governatore della Bce Mario Draghi aveva detto, con estremo candore, che "per i Paesi dell'Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all'Europa per quanto riguarda le riforme strutturali", Matteo Renzi non si era certo stracciato le vesti. "Ha fatto un ragionamento più ampio sull'Europa - aveva commentato il poremier nell'imbarazzo generale - non ha detto che l'Italia deve andare verso una cessione di sovranità sulle riforme ma ha parlato di Eurozona". Come se cambiasse qualcosa. D'altra parte la linea del governo non si discosta poi così tanto dall'auspicio di Draghi. Basta dare un'occhiata ai temi del prossimo Ecofin per capire che Padoan non disdegna di andare in quella direzione. In un intervento affidato a sei quotidiani europei (oltre alla Stampa ci sono El Pais, The Guardian, Gazeta, Süddeutsche Zeitung e Le Monde) mette in chiaro i propositi del governo Renzi nel semestre europeo a guida italiana. E, tra questi, c'è appunto la proposta di "affidare a Bruxelles la regia della riforme".
"Un numero crescente di indicatori - avverte il titolare dell'Economia - ci ricorda che finora non è stato fatto abbastanza". Il rischio è un "abbassamento permanente del tasso di crescita". Proprio per questo è arrivato il momento che i Paesi dell'Eurozona facciano "per la crescita ciò che è stato fatto, sotto la pressione della crisi dei debiti sovrani, per il risanamento dei bilanci pubblici e per l'unione bancaria", con un patto per la crescita. In questo quadro, non meno essenziale è appunto la realizzazione delle riforme strutturali, la cui attuazione è stata finora insoddisfacente. "I Paesi - avverte padoan - spesso concedono alle riforme strutturali un tributo verbale senza impegnarsi nella loro attuazione". Da qui l'idea del ministro di far monitorare i livelli di attuazione "sulla base di benchmark puntuali" come "attività ordinaria dell’Eurogruppo e dell’Ecofin". Il numero uno del Tesoro paragona Unione Europea ed Eurozona a squadre di calcio che hanno dedicato molte più energie al rafforzamento della difesa che all’attacco: "Nessuna partita si vince giocando soltanto in difesa". Peccato che vorrebbe alla guida della nostra Nazionale un ct che ha sempre tifato contro.
Il ministro: "Vincolare i livelli di attuazione delle riforme sulla base di benchmark puntuali". La supervisione verrebbe affidata all'Ecofin
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