Andrea Indini's Blog, page 143
September 3, 2014
Tra paparazzi e parolieri l'estate calda della Boschi
A nulla è servito il monito che Maria Elena Boschi fece qualche mese fa alle Invasioni barbariche di Daria Bignardi. All’insistenza della giornalista sull'aspetto fisico, l'affascinante ministro delle Riforme rispose con piglio femminile: "Voglio essere giudicata per le riforme non per le forme". Eppure la campagna mediatica sull’avvenenza della renziana è rimasta una costante sin dall'insediamento del governo: quotidiani e riviste parinate si sono distinti per l’attenzione dimostrata nei confronti dell’abbigliamento, dell’acconciatura e anche delle espressioni della Boschi. Attenzione che non sembra affatto dispiacerle.
Tacchi vertiginosi, gusto nel vestire, tailleur attillati. E, di tanto in tanto, qualche scollatura generosa. La Boschi ha obbligato il Pd a cucirsi la bocca. Perché, un tempo, una ministra come lei sarebbe stata subito additata, sbertucciata, se non addirittura insultata. Adesso, per fortuna, non è più un male dire che la Boschi è una bella donna. Lei per prima non fa nulla per nascondere la propria bellezza. Anzi. E così, a colpi di gallery in cui i paparazzi fanno a gara pur di rubare il momento in cui, allentato il pezzo sopra del costume, scappa un pudicissimo topless, la 32enne di Montevarchi ha spadroneggiato per tutta l'estate. È il lato pop della politica nostrana. Se da giugno a luglio ha occupato le prime pagine nel difficile iter di approvazione della riforma costituzionale al Senato, ad agosto ha giganteggiato sui settimanali di gossip che sotto l'ombrellone vengono letteralmente divorati. "Ha cambiato il colore dei capelli: si starà fidanzando?". Perché, anche se nessuno sarebbe disposto ad ammetterlo, è questa la domanda cui gli italiani (e pure le italiane) gradirebbero trovare una risposta. Così, tanto per sapere. Lei no, non dice. In spiaggia, ci va con i famigliari. Eppure...
Sul finire di questa tutt'altro che calda estate lo storico paroliere di Julio Iglesias, Gianni Belfiore, sulla Boschi ha costruito addirittura una canzone. "A prima vista fai innamorare / per quel tuo fascino vellutato che non si lascia decifrare / sei come la compagna di scuola del liceo / il simbolo dell’amore dove il sesso si fa reo". A Chi Belfiore ha spiegato pure il motivo di cotanta ispirazione: "Ho scritto un testo per lei perché la Boschi emana un carisma che nemmeno lei sa di avere". Il carisma di cui parla il paroliere riferisce a "un alone di mistero e sensualità" che però secondo l’artista non garantisce al ministro una compagnia serale con cui condividere il tempo. "È giovane e tosta - ha commentato Belfiore - ma poi, alla sera si ritrova sola davanti alla televisione". La reazione della Boschi? Tutt’altro che infastidita. Sulle pagine del giornale di gossip si è detta lusingata tanto da interprere la canzone come un "augurio rivolto non solo a lei ma a tutte le donne della sua età a trovare la persona adatta con la quale condividere la vita". Perché, come lei stessa aveva rivelato a Vanity Fair, le giornate finiscono sempre allo stesso modo: comodi calzettoni e tisana bollente mentre sogna l'uomo che la sposerà e le darà dei figli.
Dai tailleur attillati al presunto topless. E poi il dubbio: "Ha cambiato il colore dei capelli: si starà fidanzando?"
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Andrea Indini
September 1, 2014
Ripescato pure Saccomanni: poltrona ad hoc a Bankitalia
A volte ritornano. Chiunque si fosse convinto dell'addio di Fabrizio Saccomanni dalla scena politica, eccolo rientrare dall'ingresso secondario. La Banca d'Italia, che un giorno sì e l'altro pure intima (giustamente) alla politica di risparmiare e tagliare gli sprechi, ha creato una poltrona ad hoc per l'ex ministro dell'Economia del fallimentare governo Letta. Non contenti dei danni fatti al Tesoro, i vertici di Bankitalia l'hanno infatti richiamato a Palazzo Koch in qualità di "direttore generale onorario", carica onorifica che non esisteva prima e che è stata inventata lo scorso maggio.
La nomina di Saccomanni non è stata mai annunciata. Non sono state fatte conferenze stampa per darne notizia. Del "grande" rientro alla Banca d'Italia non c'è nemmeno un comunicato stampa ufficiale. È stato fatto tutto in gran segreto. Ad accorgersene è stato il presidente dell'Adusbef Elio Lannutti che dopo aver raccolto i rumor di palazzo ha trovato conferma sul fronte sindacale. "La situazione economica è così grave, che ogni giorno la Banca d’Italia invita governo e Parlamento all’austerità, a tagliare costi e spese, a ridurre pensioni e stato sociale che non ci possiamo più permettere - tuona Lannutti - come un Giano bifronte, Visco e il direttorio di Bankitalia predicano bene, ma continuano a comportarsi come se la crisi sistemica, prodotta dai banchieri che hanno edificato piramidi finanziarie di sabbia piazzando titoli tossici anche per la scarsa vigilanza delle banche centrali, riguardasse solo i pensionati al minimo ed il 43% dei giovani senza lavoro, privati in Italia, di ogni speranza di futuro". Sono stati proprio i vertici dell'istituto di via Nazionale a inventarsi l'ennesima carica onorifica di cui non sentivamo ccerto la mancanza. Creato a maggio, il ruolo di "direttore generale onorario" è stato immediatamente conferito a Saccomanni, licenziato in tronco dal premier Matteo Renzi che, nonostante le fortissime pressioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (main sponsor dell'allora ministro dell'Economia), non lo aveva riconfermato nella squadra di governo.
Tra gaffe, errori e interventi deludenti, Saccomanni non è riuscito a invertire la rotta di una crisi economica importata dagli Stati Uniti e ingigantita dalle politiche europee e dalle nuove tasse del governo Monti. Mentre sedeva al Tesoro, la disoccupazione ha subito un balzo in avanti, il pil è capitolato sotto lo zero e centinaia di migliaia di imprese hanno chiuso i battenti. Nonostante i risultati deludenti, ha comunque cercato si mantenere la poltrona. Invano. Non appena è approdato a Palazzo Chigi, Renzi ha voluto dare un segno di rottura col precedente governo Letta: via Saccomanni, dentro Pier Carlo Padoan. Per l’ex ministro dell'Economia, però, è stata subito confezionata una carica onorifica ad hoc. Carica deliberata a maggio e resa nota a cavallo di ferragosto di soppiatto, occultata persino nel numero di In Banca. Qualcuno ha forse confidato nel fatto che la nuova poltrona sarebbe sfuggita ai più. Così non è stato.
Come si legge a pagina 262 della relazione annuale di Bankitalia, i dipendenti di Bankitalia al 31 dicembre del 2013 erano 7.027 per un costo di oltre 801 milioni di euro. Le spese di amministrazione, tra cui rientreranno anche i costi per le cariche onorifiche, erano fissate oltre i 441 milioni di euro. In totale, fa notare Lannuti, "vengono spesi 1,2 miliardi di euro per far funzionare l'ultra casta i cui principali azionisti sono proprio le banche controllate". Insieme a Federconsumatori, l'Adusbef ha inviato al governo Renzi per sapere "se siano compatibili le misure di austerità ed i sacrifici richiesti da Bankitalia e Bce a lavoratori, famiglie e pensionati al minimo, con tali nomine onorifiche che danno l’impressione di sperperi e sprechi" e, soprattutto, per far luce sui reali costi che graveranno sulla nomina di Saccommani. "Nel pacchetto - si chiede Lannutti - rientrano pure auto blu, autista, segreterie, uffici e spese di rappresentanza? Il tutto per appagare l’autocelebrazione dell’ex ministro dell’Economia tra i più deludenti, tanto da essere soprannominato dalla stampa 'SaccoDanni', che sarà ricordato per il regalo elargito alle banche di 7,5 miliardi di euro, proprio dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia".
Bankitalia chiede agli italiani austerità. Ma istituisce in segreto la figura di "direttore generale onorario" per ripescare Saccomanni che da ministro aveva regalato alle banche 7,5 miliardi
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Andrea Indini
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni
August 9, 2014
Quell'odio anti ebraico che infiamma l'Europa
"Per gli ebrei sono i tempi peggiori dall’era del nazismo". Dalle pagine del britannico Guardian, il presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Dieter Graumann, rinnova la denuncia sull’ondata di antisemitismo esplosa in Europa con gli scontri a Gaza facendo un riferimento esplicito all’olocausto. Il paragone non sfugge in Germania, e finisce sui siti delle principali testate, che lo riportano senza commento. La denuncia non è nuova. Charlotte Knobloch, numero uno della comunità ebraica di Monaco, è arrivata ad invitare gli ebrei a non rendersi riconoscibili come tali. E da giorni lo stesso Graumann ripete che la comunità giudaica ha di nuovo paura, a causa delle molte manifestazioni di odio raccolte in queste settimane. Lo stesso odio che in Francia ha spinto quattromila ebrei all'Aliyah, a tornare in Israele.
Al quotidiano di Londra, Graumann ha ripetuto che "per strada senti urlare cose come 'gli ebrei dovrebbero essere gasati' e 'gli ebrei dovrebbero essere bruciati' (slogan gridati durante le manifestazione pro-palestinesi, ndr). Non avevamo avuto cose del genere in Germania da decenni. Chi pronuncia queste parole non sta criticando la politica di Israele, questo è puro odio contro gli ebrei: nient’altro". E non è solo un fenomeno tedesco, ma sembra contagiare tutto il Vecchio Continente. Una denuncia che riecheggia quanto ha sostenuto nei giorni scorsi a Berlino. Il riferimento esplicito al nazismo, invece, è un passo in più e definitivo di condanna della reazione che la comunità ebraica ha subito, in molti paesi d’Europa, in concomitanza dell’ultimo scontro sulla Striscia di Gaza.
Graumann non è certo il solo ad aver preso una posizione forte. Contro l’antisemitismo si sono pronunciati l’Onu, Angela Merkel e Manuel Valls. "Chi attacca un ebreo in quanto ebreo - ha detto nei giorni scorsi il premier francese - attacca la Francia". Ed è proprio nelle banlieu parigine che l'odio antiebraico sta esplodendo. È qui che i giovani di origine arabo-musulmana venerano il comico Dieudonné, che col gesto della quenelle ha costruito un successo cavalcando il rancore delle comunità islamiche, e l'ex militante del Partito comunista Alain Soral che teorizza una Francia black-blanc-beur contro il "pericolo sionista". È qui che l'associazione Egalite et Réconciliation organizzerà fra qualche giorno campi di addestramento nella foresta di Fontainbleau, alle porte di Parigi, per insegnare la guerriglia ai militanti pro Palestina. Ed è sempre qui che durante la manifestazione "Jour de colère" si scandisce lo slogan "Morte gli ebrei". "L'indifferenza della società civile sulla questione dell'antisemitismo preoccupa a lungo termine gli ebrei di Francia - spiega il direttore dell'Agenzia ebraica francese, Ariel Handel - in Israele sono più preoccupati per noi che per loro, nonostante lì ci sia la guerra, perché almeno hanno un esercito che li protegge". Da gennaio almeno quattromila ebrei hanno abbandonato la Francia. E, stando al report dell'Agenzia ebraica, altri 25mila sarebbero pronti a partire per Israele.
In Germania le manifestazioni anti-israeliane delle scorse settimana sono state l’occasione di portare in piazza slogan razzisti. C’è poi stato l’attacco incendiario notturno a una sinagoga, quella di Wuppertal: tre molotov sono state lanciate contro l’ingresso. Subito dopo sono stati arrestati un diciottenne, che ha detto di essere palestinese, e un profugo siriano. In Francia le sinagoghe attaccate sono state addirittura otto. In Italia sono state denunciate svastiche sulle vetrine dei negozi di commercianti ebrei. Su numerosi muri di Roma sono stati affissi manifesti firmati "Vita est militia" che invitano a boicottare i "prodotti di Israele" ed elencano un cinquantina di attività della Capitale. In Olanda la principale associazione che combatte l’antisemitismo, Cidi, ha ricevuto una settantina di telefonate di allarme in una settimana. E in Belgio una donna è stata allontanata da un negozio con le parole: "Al momento non vendiamo agli ebrei". È accaduto altre volte che, con l’esplosione della violenza a Gaza, le comunità ebraiche abbiano subito atti di intimidazione e agguati. Ma quello che si registra in questi giorni è un fenomeno che sembra avere una portata diversa. "Non stanno gridando a morte gli israeliani, stanno gridando a morte gli ebrei", ha sottolineato il presidente della comunità ebraica francese Crif Roger Cokiermana. Che conclude: "In Europa il conflitto di Gaza sta respirando nuova vita in un demone molto vecchio e orrendo".
Esplode l'antisemitismo: dalla Germania all'Italia si moltiplicano i casi di odio. Quattromila ebrei in fuga da Parigi
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Andrea Indini
August 7, 2014
Draghi getta la maschera: "Gli Stati cedano sovranità"
All'indomani della gelata sulla crescita del pil, il colpo più duro arriva dalla Bce. Per quanto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si allinei all'agenda di Matteo Renzi, chiedendo maggiore parsimonia nella spesa pubblica e più tempo per beneficiare degli effetti delle riforme, Mario Draghi mette il premier con le spalle al muro e lo colpisce proprio quando è più debole. La posizione del governatore non lascia spazio alle interpretazioni: "Uno dei componenti del basso pil italiano è il basso livello degli investimenti privati". Peggio ancora: tutto è dovuto "all'incertezza sulle riforme, un freno molto potente che scoraggia gli investimenti". Infine il colpo di grazia: "Per i Paesi dell'Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all'Europa per quanto riguarda le riforme strutturali".
Si chiude il cerchio. Quanto teorizzato dai tecnocrati alla Mario Monti o Lerenzo Bini Smaghi, è stato infine messo nero su bianco dal numero uno della Banca centrale europea. Per Draghi i Paesi dell'Eurozona non sono in gradi di fare le riforme in piena autonomia. Sarebbe, quindi, meglio che la pratica passi direttamente nelle mani dei grigi burocrati che siedono a Bruxelles. Niente di nuovo, per carità. La teoria della cessione della sovranità nazionale è tanto cara all'Unione europea che da tempo lavora per costruire una sovrastruttura che annienti l'autonomia di governi nazionali democraticamente eletti. Lo stesso Draghi chiede, da mesi, di intensificare le riforme strutturali in modo da "non disfare i progressi fatti nel consolidamento di bilancio". L'obiettivo è nobile. Dai governi nazionali la Bce vorrebbe misure favorevoli alla crescita: "I Paesi che hanno fatto programmi convincenti di riforma strutturale stanno andando meglio, molto meglio di quelli che non lo hanno fatto o lo hanno fatto in maniera insufficiente". E in questo secondo gruppo ci entra anche l'Italia.
Dal punto di vista monetario la Bce tiene le bocce ferme. Il consiglio direttivo ha, infatti, lasciato il tasso principale allo 0,15%, quello sui prestiti marginali allo 0,40% e quello sui depositi in negativo a -0,10%. Un livello da cui Draghi non intende scostarsi, senza però annunciare possibili ulteriori ribassi. Il fatto che il costo del denaro sia destinato a non scendere ulteriormente non impedisce all'istituto di Francoforte di ricorrere ad strumenti diverso per fronteggiare la crisi economica che ancora frena il Vecchio Continente. "Il consiglio della Bce - avverte Draghi - è unanimemente determinato a usare anche misure non convenzionali se fosse necessario". A preoccupare il board della Bce sono anche le tensioni geopolitiche che rischiano di penalizzare la ripresa dell'Eurozona. Tra queste, sicuramente le tensioni tra Russia e Ucraina e, di conseguenza, l'estenuante braccio di ferro tra la Casa Bianca e il Cremlino.
Duro colpo di Draghi a Renzi: "L'Italia paga il basso livello degli investimenti". Ed è pronto a togliergli il timone dalle mani: "È arrivato il momento di cedere sovranità all'Europa"
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Andrea Indini
Draghi: "Bce pronta a misure non convenzionali"
August 6, 2014
Manovra, ritorna lo spettro: il Tesoro ammette la stretta (nel 2015)
Si affrettano tutti a scongiurare la monovra economica. Mentre Piazza Affari affonda sulla scia dei tragici dati Istat sul pil, al ministero dell'Economia è tutto uno sgomitare per rassicurare, negare, tamponare. Eppure siamo lontani dal +08% previsto dal governo a giugno. Il dato sul pil del secondo trimestre è preoccupante perché certifica un Paese sprofondato nuovamente recessione. "Questo comporta ovviamente una totale revisione dei conti pubblici e della politica economica - commenta il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Renato Brunetta - se vogliamo ottemperare agli impegni presi in sede europea, una manovra correttiva è assolutamente inevitabile". A doverla quantificare fonti governative parlano di tagli e risparmi per almeno 16 miliardi. "Dobbiamo avere il coraggio e la voglia di guardare la realtà - commenta Matteo Renzi - l’Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi. Ma deve cambiare".
Che non sarà fatta alcuna manovra correttiva lo ha ripetuto anche oggi il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al Sole 24Ore prima che l'Istat snocciolasse quei dati pessimi. Eppure, stando a quanto trapela dal ministero di via XX Settembre e dalla presidenza del Consiglio, i tecnici starebbero già lavorando a un pacchetto di soluzioni per evitare le soluzioni più dure. "Il ritorno in recessione tecnica frantuma ogni artificio retorico e propagandistico messo in piedi dal governo - tuonano i grillini - l'Italia continua ad andare indietro e Renzi, piuttosto che attaccare i presunti gufi, dovrebbe evitare di prendere esempio dai gamberi e dal loro passo". Matteo Renzi sa bene che la crescita sotto lo zero mette a rischio i parametri europei sul rapporto col deficit che avevamo promesso non oltre il 2,6%. Per evitare che l'indebitamento si aggravi ulteriormente i tecnici di Padoan stanno già buttando giù una mappa di nuovi tagli che andranno a colpire sia la pachidermica macchina dei ministeri sia le detrazioni fiscali. Il premier darà a ogni singolo ministero il compito di tagliare una certa percentuale del proprio bilancio. Non si tratterebbe di tagli lineari, ma selettivi. "La scelta di cosa tagliare e cosa non tagliare è la suprema scelta politica - ha spiegato Renzi - la spending review è un questione politica che non possiamo rinviare". Toccherà, quindi, a ciascun ministro decidere su quali voci risparmiare. Secondo un'indiscrezione riportata da Dagospia, sul tavolo ci sarebbe anche un intervento sulle pensioni più ricche limando gli assegni più alti del 5-10%. Tutto, insomma, pur di non arrivare a una nuova manovra di tasse.
Intervistato dal Tg2, Padoan ha evidenziato l’andamento della produzione industriale che mostra un segno positivo e ha sottolineato l’importanza di andare avanti sul cammino delle riforme strutturali. Dal Tesoro, però, ammettono che raggiungere l’obiettivo previsto dal Def è impossibile, ma si continua a escludere l'eventualità della manovra correttiva. "La manovra 2014 non ci sarà, ma naturalmente sarà molto impegnativa la sessione di bilancio 2015-2018", ha commentato il viceministro dell'Economia, Enrico Morando. Quanto all’entità della manovra 2015-2018, il numero di via XX Settembre ha spiegato che "nessuno, se parla seriamente, è in grado di fissare numeri". Dipenderà dall’andamento dell'economia nella seconda parte di quest’anno. E, al governo, tutti si augurano che contenga un'inversione di tendenza, che il segno sia più. Proprio per questo Padoan ha lanciato un appello a tutti gli italiani: "Dovete avere fiducia e spendere al meglio le risorse aggiuntive che vi vengono trasmesse". Tuttavia lo stesso Renzi ha dovuto ammettere che il taglio delle tasse per i ceti medio bassi per 10 miliardi di euro annui e la riduzione del 10% dell’Irap non sono ancora sufficienti.
L'Italia torna in recessione. Il Tesoro: "Quest'anno niente manovra". Ma per il 2015 non si può sapere. E Padoan fa un appello agli italiani: "Spendete gli 80 euro"
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Padoan vede nero: "Difficile uscire dalla crisi"Il WSJ bacchetta Renzi: "Solo parole, pochi fatti"Lo dicono i numeri: era meglio tenersi il CavCrescita, Poletti: "Problema europeo, ora riforme"
Manovra, ritorna lo spettro: il Tesoro ammette la stretta (nel 2015)
Si affrettano tutti a scongiurare la monovra economica. Mentre Piazza Affari affonda sulla scia dei tragici dati Istat sul pil, al ministero dell'Economia è tutto uno sgomitare per rassicurare, negare, tamponare. Non ci sarò alcuna manovra aggiuntiva. Eppure siamo lontani dal +08% previsto dal governo a giugno. Il dato sul pil del secondo trimestre è preoccupante perché certifica un Paese sprofondato nuovamente recessione. "Questo comporta ovviamente una totale revisione dei conti pubblici e della politica economica - commenta il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, Renato Brunetta - se vogliamo ottemperare agli impegni presi in sede europea, una manovra correttiva è assolutamente inevitabile". A doverla quantificare fonti governative parlano di tagli e risparmi per almeno 16 miliardi.
Che non sarà fatta alcuna manovra correttiva lo ha ripetuto anche oggi il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al Sole 24Ore prima che l'Istat snocciolasse quei dati pessimi. Eppure, stando a quanto trapela dal ministero di via XX Settembre e dalla presidenza del Consiglio, i tecnici starebbero già lavorando a un pacchetto di soluzioni per evitare le soluzioni più dure. "Il ritorno in recessione tecnica frantuma ogni artificio retorico e propagandistico messo in piedi dal governo - tuonano i grillini - l'Italia continua ad andare indietro e Renzi, piuttosto che attaccare i presunti gufi, dovrebbe evitare di prendere esempio dai gamberi e dal loro passo". Matteo Renzi sa bene che la crescita sotto lo zero mette a rischio i parametri europei sul rapporto col deficit che avevamo promesso non oltre il 2,6%. Per evitare che l'indebitamento si aggravi ulteriormente i tecnici di Padoan stanno già buttando giù una mappa di nuovi tagli che andranno a colpire sia la pachidermica macchina dei ministeri sia le detrazioni fiscali. Il premier darà a ogni singolo ministero il compito di tagliare una certa percentuale del proprio bilancio. Non si tratterebbe di tagli lineari, ma selettivi. Toccherà, quindi, a ciascun ministro decidere su quali voci risparmiare. Secondo un'indiscrezione riportata da Dagospia, sul tavolo ci sarebbe anche un intervento sulle pensioni più ricche limando gli assegni più alti del 5-10%. Tutto, insomma, pur di non arrivare a una nuova manovra di tasse.
Dal governo ammettono che raggiungere l’obiettivo previsto dal Def è impossibile, ma si continua a escludere l'eventualità della manovra correttiva. "La manovra 2014 non ci sarà, ma naturalmente sarà molto impegnativa la sessione di bilancio 2015-2018", ha commentato il viceministro dell'Economia, Enrico Morando. Quanto all’entità della manovra 2015-2018, il numero di via XX Settembre ha spiegato che "nessuno, se parla seriamente, è in grado di fissare numeri". Dipenderà dall’andamento dell’economia nella seconda parte di quest’anno. E, al governo, tutti si augurano che contenga un'inversione di tendenza, che il segno sia più. "Ma è già chiaro che non conseguiremo l’obiettivo previsto in termini di aumento del prodotto interno lordo nel 2014 - ha concluso Morando - questo, naturalmente, avrà un effetto di trascinamento negativo sul 2015".
Dal Tesoro assicurano: "Quest'anno niente manovra correttiva". Ma per il 2015 non si può sapere. E Renzi corre già ai ripari: tagli ai ministeri, alle detrazioni e alle pensioni d'oro
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Padoan vede nero: "Difficile uscire dalla crisi"
August 5, 2014
Tutti i misteri sul Boeing-777: missile o fori di mitragliatrice?
Dopo tanti tentativi falliti e rinvii un gruppo di osservatori internazionali è finalmente riuscito a raggiungere la zona dell'Ucraina orientale in cui lo scorso 17 luglio si è schiantato un aereo della Malaysia Airlines abbattuto mentre era in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur. A due settimane dalla tragedia sul posto - è la loro drammatica testimonianza riportata dal ministro degli Esteri australiano Julie Bishop - ci sono ancora resti umani: quelli di circa 80 delle 298 vittime. Eppure ancora oggi non si riesce a fare piena luce sulla verità.
Citando i dati estrapolati dalle scatole nere, recuperate dopo lo schianto del 17 luglio, il portavoce della sicurezza ucraina Andriy Lysenko ha detto che il volo è precipitato a causa di una "forte decompressione esplosiva" dopo essere stato forato più volte dalle schegge provenienti da un missile. Una tesi che sembra far comodo ai governi di Stati Uniti e Ucraina per accusare indirettamente il presidente russo Vladimir Putin del proprio sostegno ai ribelli filo-russi. Le conclusioni di Lysenko, tuttavia, non sono mai state confermate dagli esperti europei che stanno analizzando i dati contenuti nelle scatole nere dell'aereo che sono state portate nel Regno Unito. Secondo il rapporto del pilota tedesco Peter Haisenko, che ha analizzato i fori sulla cabina di pilotaggio, l'MH17 Boeing 777 non sarebbe stato abbattuto da un missile. "La cabina presenta tracce di bombardamenti - spiega - è possibile vedere i fori di ingresso e di uscita. Il bordo di una parte dei fori è piegata verso l'interno". Secondo Haisenko i fori più piccoli mostrerebbero i punti di ingresso di un proiettile calibro 30 millimetri. Non solo. La distruzione è, poi, "limitata alla zona della cabina di pilotaggio", una parte dell'aereo costruita con materiale appositamente rinforzato. Tutto questo spingerebbe il pilota tedesco a escludere l'abbattimento con un missile.
Vale la pena ricordare che le prime dichiarazioni degli osservatori Osce rilasciate giovedì confermano ampiamente le conclusioni di Haisenko. Come riporta il Wall Street Journal, "fori simili a schegge" sarebbero stati trovati "in due parti diverse della fusoliera". Durante il briefing quotidiano Michael Bociurkiw del gruppo Osce ha, infatti, descritto la fusoliera dell'aereo come punteggiata di "fori molto simili a quelli di una mitragliatrice". Non solo A dispetto delle dichiarazioni ufficiali rilasciate dalla Casa Bianca, il team OSCE non ha ancora trovato alcuna prova di un missile sparato da terra. Eppure l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite Samantha Power ha puntato il dito contro la Russia dichiarando che l'aereo malese è stato abbattuto da "un missile terra-aria sparato da una posizione separatista". I primi risultati dell'Osce, però, tendono a smontare il teorema che il Boeing sia stato abbattuto daun sistema missilistico Buk. E un'operazione di bombardamento da terra non sarebbe mai riuscito ad abbattere un aereo in viaggio sopra i 30mila piedi.
Il ministero della Difesa russo, che conferma lo studio di Haisenko, ha rilevato un jet ucraino Su-25 nel corridoio di volo del MH17. Lo stesso velivolo militare è confermato anche da un misterioso reportage della Bbc fatto sul luogo dell'incidente il 23 luglio. Tutti i testimoni intervistati dall'emittente inglese avevano, infatti, confermato la presenza di un aereo militare ucraino in volo in prossimità dell'MH17 proprio quando è stato abbattuto. Peccato che il video originale, pubblicato dalla Bbc, è stato rimosso dall'archivio. Ad ogni modo, dopo aver inizialmente detto che l'aereo era stato centrato dal missile, i media hanno corretto il tiro spiegando che il Boeing è stato colpito dalle schegge di un missile esploso a pochi metri che hanno perforato la cabina di pilotaggio causando una perdita di pressione. In una dichirazione piuttosto contraddittoria il portavoce della sicurezza nazionale ucraina Andriy Lysenko aveva, infatti, ammesso che l'aereo della Malaysia Airlines aveva "subito massiccia decompressione esplosiva dopo essere stato colpito da un missile shrapnel".
I segni simili a schegge devono essere distinti dai piccoli fori in entrata e uscita che, secondo Haisenko, è "più probabile" che appartengano a "proiettili di 30 millimetri di calibro" sparato appunto da un aereo militare. Dunque, nessun attacco missilistico come ipotizzato. E anche l'utilizzo di un missile shrapel, che avrebbe causato lacerazioni simili a scheggie, andrebbe a scontrarsi con le dichirazioni dell'Osce che ha appunto denunciato "fori da mitragliatrice". A questo proposito, Haisenko ha fatto notare che il GSH-302 di cui è dotato un jet Su-25 può sparare 3.000 colpi al minuto, il ché spiegherebbe i numerosi fori di entrata e di uscita. "La cabina di guida dell'MH017 è stata colpita su entrambi i lati - spiega Haisenko - i fori di entrata e di uscita sono stati trovati sullo stesso frammento della cabina di guida". Se lo studio del pilota tedesco dovesse essere confermato le accuse rivolte alla Russia, compreso il pessantissimo regime di sanzioni imposto da Washington, si rivelerebbero una colossale menzogna basata su un'infinità di menzogne.
Come è stato abbattuto? Esclusi Buk non restano che i missili shrapnel (a scheggia) dei russi o le mitragliatrici dei jet ucraini. Le scatole nere (in mano agli inglesi) risolveranno il mistero?
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Andrea Indini
July 31, 2014
Pd nel caos, Renzi: "Dissidenti senza coraggio"
Alla direzione del Pd, convocata dopo la sberla incassata dal governo su un emendamento della Lega Nord che conferisce anche al nuovo Senato la competenza legislativa su materie "eticamente sensibili" come diritti civili, famiglia e matrimonio, Matteo Renzi sciorina tutto il repertorio di slogan a cui ci ha abituati da quando siede a Palazzo Chigi. "Viviamo un momento storico", "la riforma del Senato è importante" e via dicendo. Grazie di qua, grazie di là. "Non vogliamo evitare il canguro, ma la lumaca". Eppure, nel lunghissimo esercizio di oratoria, Renzi si lascia scappare tutto il fastidio per una riforma, quella costituzionale, che non va in porto perché frenata dai soliti franchi tiratori. Che, poi, è un modo diverso per non affrontare il problema dei dissidenti piddini.
"L’emendamento passato col voto segreto non è il remake dei 101 ma nel merito lascia l’amaro in bocca - ammette Renzi alla direzione del Pd - ci possono essere dissensi, ma viene scritta pagina non positiva". In mattinata il governo è infatti andato sotto di sette voti su un emendamento della Lega Nord. Un colpo basso alla sicumera del premier che ha spinto gli stessi dem a ritirare in ballo "la carica dei 101" che lo scorso anno contravvennero alle indicazioni ufficiali del partito e affossarono l’elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica. Nella maggioranza è, infatti, già partita la caccia ai franchi tiratori: si cerca chi ha tradito nel segreto dell’urna. Una ricerca difficile. Gli occhi sono puntati su quei senatori che hanno pubblicamente espresso le proprie perplessità sulla riforma. "Non è vicenda tutta interna al Pd - ha continuato Renzi - anzi oggi scommetterei che sono stati altri a votare contro il governo nel voto segreto". Subito dopo il ko il sottosegretario Simona Vicari ha provato a indicare i senatori forzisti come colpevoli del "tradimento". Accusa respinta con fermezza da Franco Carraro che ha chiesto un intervento di censura nei confronti dell’ex senatrice Ncd da parte del presidente Pietro Grasso.
Renzi sa bene che non ne verrà mai a capo. È pressoché impossibile impallinare tutti i franchi tiratori. E il voto segreto resterà la vera spada di damocle sul ddl Boschi e sulle riforme che Renzi intende portare in gol. "Trovo incredibile che una riunione si debba fare in streaming e le riforme si facciano con il voto segreto, incappucciati...", ha sbottato Renzi durante la direzione incarnando quel malessere strisciante che ha portato anche il presidente dei senatori piddì Luigi Zanda ad attaccare con veemenza Grasso. "Le norme sul voto segreto - ha detto Zanda - non sono state previste per dare scorciatoie politiche e per la tutela del franco tiratore politico e non morale". Parole alle quali, però, la seconda carica dello Stato non ha voluto replicare ma che hanno acuito la distanza con la presidenza del Senato. Per ricucire almeno coi dissidenti Renzi ha, però, fatto un'apertura a rivedere il Patto del Nazareno. Le modifiche dovrebbe essere individuate cercando di "alzare un po la soglia" con cui far scattare il premio di maggioranza, "introdurre le preferenze" e "trovare un modo coerente sulle soglie di sbarramento". Modifiche che, però, non possono tener fuori i contraenti del patto.
Il governo va sotto col voto segreto. E Renzi rivive l'incubo dei 101 che fece fuori Prodi: "Ci possono essere dissensi ma viene scritta una pagina non positiva"
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Andrea Indini
In Aula tumulti e bagarre: Grasso invoca la polizia
July 30, 2014
Regione Piemonte, i vitalizi cancellati rispuntano nelle buste paga dei consiglieri
Alla Regione Piemonte qualcuno fa il furbetto. Dopo aver sbandierato a destra e a manca i tagli agli sprechi, fiore all'occhiello della sinistra convertita al renzismo, ecco per magia lo stipendio tornare a crescere. Eppure i vitalizi erano stati cancellati. Un errore dell'ufficio personale? Una svista dettata dalla fretta di chiudere gli stipendi prima di andare in vacanza? Macché, ai consiglieri piemontesi la spending review sta stretta e si sono inventati un ardito escamotage per rimpinguare la busta paga.
Lo stipendio di un consigliere regionale semplice, che prima oscillava tra gli 8 e i 15mila euro netti al mese, fino ad aprile era stato ridotto del 25% circa e si aggirava intorno ai 6.500 euro. Per un capogruppo qualcosina in più: si arrivava, infatti, ai 7.500 euro. I cedolini di luglio, però, hanno portato una graditissima sorpresa ai neo consiglieri regionali della X legislatura: in busta sono spuntati 1.320 euro in più. In passato questa somma veniva trattenuta dalla Regione per il vitalizio a cui avevano diritto al compimento del 65° d’età. L’indennità di 6.600 euro, dalla quale in passato veniva trattenuta il contributo per i vitalizi, resta dunque intatta facendo così impennare il netto di fine mese. Un trucchetto mica male, insomma. Nel cedolino di luglio, consegnato nelle ultime ore, un consigliere senza indennità di funzione si è trovato circa 8.500 euro. Chi, invece, ricopre una carica come capogruppo o presidente di commissione ha ampiamente superato i 9mila euro. Non solo. I consiglieri della precedente legislatura hanno incassato anche il rimborso dei contributi versati per l’indennità di fine mandato. E così ci sono politici che arrivano a portare a casa fino a 30mila euro.
Che fine hanno fatto gli annunci di Sergio Chiamparino? Tutte le promesse del neo governatore sulla necessità di "equiparare l’indennità dei consiglieri allo stipendio del sindaco di un comune capoluogo" sono già al macero? Basta dare uno sguardo ai cedolini che hanno iniziato a girare sul web per capire che, sotto sotto, il governatore piddì non faceva poi sul serio. E questa furbata ha ovviamente dato il via alla bagarre grillina che adesso chiede giustamente di intervenire sulla riduzione dell’indennità. "Proponiamo di ridurre fortemente lo stipendio dei consiglieri regionali a 4500 euro netti al mese, e comunque non oltre lo stipendio del sindaco del Comune capoluogo di Regione, come vorrebbe Renzi - commentano gli stellati DAvide Bono e Giorgio Bertola - di eliminare l'indennità di fine mandato e il vitalizio anche per coloro i quali lo stanno già percependo".
Nei cedolini 1.320 euro in più: un consigliere senza indennità di funzione a luglio ha incassato 8.500 euro
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Andrea Indini
Rispuntano i vitalizi cancellati: ecco i cedolini
July 22, 2014
Pasti buttati dagli immigrati, la grillina: "Non digeriscono la pasta"
Gli sbarchi di clandestini non si arrestano. Complice il bel tempo, il Mediterraneo riversa decine di migliaia di disperati sulle nostre coste. C'è chi fugge dalla guerra e chi cerca semplicemente un lavoro. E, mentre in Italia dilagano disoccupazione e povertà, il fallimento dell'operazione "Mare nostrum" si trasforma in un costo abnorme per le casse pubbliche. Le forze della Marina Militare sono impegnate giorno e notte per salvare i barconi in difficoltà, i centri di prima accoglienza sono al collasso e gli enti locali sono obbligati a ospitare migliaia di immigrati che non sanno nemmeno dove mettere. Eppure per la grillina Marialucia Lorefice la vera emergenza è il tipo di cibo fornito agli stranieri appena sbarcati. Pasta e carne non vanno bene: hanno abitudini alimentari e culturali diverse e, a suo dire, lo Stato italiano è chiamato ad adeguarsi alle loro esigenze.
La scorsa settimana la Lorefice ha depositato un'interrogazione sul problema della gestione dei pasti nei centri di prima accoglienza. Lo spunto sono state le fotografie scattate al Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Qualcuno dentro la struttura ha fotografato lo spreco e le immagini rimbalzate sul sito locale Ragusanews e riportate dal Giornale hanno creato un vespaio senza precedenti. Pasta, carne e frutta: tutto pagato dai contribuenti, tutto finito tra i rifiuti. Uno spreco su cui è già stata aperta un'inchiesta amministrativa interna alla struttura. E qui è scesa in campo la Lorefice. Non perché sanamente imbarazzata dallo spreco, bensì sulla dieta a cui sarebbero "obbligati" gli stranieri. "Sebbene quelli offerti rispondono alle caratteristiche dieta mediterranea, la migliore, i migranti provengo da zone in cui sono abituati a nutrirsi di cose ben diverse - si legge sulla pagina Facebook della grillina - questo significa che anche la semplice pasta diventa per loro un problema. Non riescono a digerirla". Non solo. A suo dire il problema si porrebbe anche per la carne che i musulmani non possono mangiare.
Per tutelare "le tradizioni religiose" degli islamici, la grillina ha addirittura mobilitato la prefettura di Ragusa e il Viminale. Al ministro dell'Interno Angelino Alfano è stato chiesto di estendere le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica e di "modificare gli orari di distribuzione dei pasti, conseguentemente a particolari periodi di preghiera come quello attuale del ramadan". Una richiesta che ha destato non poche polemiche. Il leghista Davide Boni, per esempio, twitta stupito il contenuto dell'interrogazione. Non è l'unico. In uno stato di emergenza come questo, preoccuparsi della dieta degli stranieri ha scatenato un feroce dibattito sulla rete. Tanto che la Lorefice si è vista costretta a fare un secondo post su Facebook per spiegare le proprie intenzioni: "L'Italia non è un Paese razzista, siamo stati e siamo popolo di emigranti anche noi. Chi si spaventa dello straniero, di un pasto dato nel rispetto di una religione diversa è un debole".
Gli sbarchi non si arrestano, le strutture sono stracolme. Eppure a Pozzallo il cibo per gli immigrati viene buttato via. Per la stellata Lorefice il problema è la pasta: "Non la digeriscono". E suggerisce: "Cambiare gli orari dei pasti in conformità con il ramadan"
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Andrea Indini
Gettati via i pasti dei profughi: gli sprechi in Sicilia
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