Andrea Indini's Blog, page 122
January 26, 2016
Adesso è la Kyenge a dettare la linea all'Ue: "Niente muri, Schengen resti"
L'unione europea si è messa nelle mani di Cècile Kyenge per risolvere l'emergenza nel Mediterraneo. All'ex ministro piddì, oggi europarlamentare, è stata affidata la scelta delle iniziative strategiche per un "un approccio globale alle migrazioni". Ovviamente la ricetta proposta è la stessa che ha aperto le porte dell'Italia a una selva di disperati: niente controlli alle frontiere e libera circolazione su tutto il territorio europeo. "La libera circolazione dei cittadini all'interno dell'area Schengen in Europa - ha spiegato dopo il Consiglio affari interni di Amsterdam - è una conquista epocale su cui si fonda l'Unione Europea e la sua fine segnerebbe il declino del progetto di integrazione europea".
Insieme all'eurodeputata maltese Ppe Roberta Metsola, la Kyenge è la la correlatrice del Rapporto di iniziativa strategico sulla situazione nel Mediterraneo e sulla necessità di un approccio globale dell’Ue alle migrazioni. Il dossier prevede tra i punti principali proprio la tutela di quel sistema Schengen che negli ultimi mesi ha mostrato tutte le sue fragilità. Tanto che una larga maggioranza di Paesi - non soltanto i sei che attualmente hanno ripristinato i controlli (Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Francia, Danimarca) - ha invitato la Commissione a preparare le procedure per l'attivazione dell'articolo 26 nell'ambito del codice Schengen. L'articolo prevede la possibilità per uno o più Stati membri di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni. Una misura che di fatto scardina la filosofia su cui è nata l'area di libera circolazione. Eppure la Kyenge continua a premere l'acceleratore su Schengen. "Può essere salvato", insiste proponendo all'Unione europea di "superare l'attuale stato d'eccezione come farebbe uno Stato federale di 500 milioni di abitanti", e cioè "dotandosi di un insieme di più forti strumenti di vera solidarietà fra gli Stati Membri".
La regola era stata inserita nel Codice Schengen nel 2013, dopo le Primavere arabe e le frizioni Berlusconi-Sarkozy, quando Parigi voleva bloccare il flusso di immigrati a Ventimiglia. Ma l'articolo 26 rischia di essere usato per la prima volta a maggio, quando Germania e Austria saranno i primi due Paesi ad aver esaurito il tempo messo a disposizione dalle norme ordinarie, il 24 e 25, utilizzate fino ad oggi. L'ipotesi di farvi ricorso era già stata paventata a dicembre, come strumento di pressione nei confronti della Grecia, insieme all'idea di creare una mini-Schengen. Le minacce erano poi rientrate, quando Atene aveva accettato le forze di intervento rapido Frontex. Oggi il problema si ripresenta con tutta la sua forza. Perché i disperati arrivati in Europa sono troppi, perché sempre più spesso si verificano violenze a sfondo etnico e religioso, perché tra gli immigrati si nascondono, troppo spesso, pericolosi terroristi. Per la Kyenge è, ancora una volta, la revisione "in chiave solidale" del Regolamento di Dublino. La guardia di frontiera, istituita dalla Commissione europea, entrerebbe in campo soltanto "nelle situazioni critiche" lungo "le frontiere esterne sotto pressione". "Questa è la via - è la conclusione - non certo i muri o la fine di Schengen". Qualcuno però dovrebbe ricordarle che in Italia, quando la Kyenge era ministro dell'Integrazione, queste politiche non hanno funzionato.
L'Ue affida alla Kyenge le iniziative strategiche per risolvere l'emergenza nel Mediterraneo. E l'ex ministro torna a proporre le stesse politiche fallimentari applicate quando era a Roma
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January 25, 2016
Migranti, Alfano ci pugnala alle spalle: "Nuovi hotspot nel Nord Italia"
Zaia contrario: "Aiutiamoli a casa loro"
Il governatore altoatesino: "Hotspot in Africa"
Angelino Alfano vuole aprire nuovi centri per immigrati. È l'Unione europea che lo obbliga se vuole far ottenere a Matteo Renzi quella flessibilità chiesta in ragione dell'emergenza immigrazione. "Per la realizzazione degli hotspot stiamo valutando anche l'area del Nord Est - ha spiegato il ministro dell'Interno - dobbiamo tenerci pronti ad un'ipotesi di flusso dalla frontiera nord-est a seguito della rotta balcanica". Sul tavolo del Viminale ci sarebbe, infatti, l'ipotesi di aprirne uno o al Tarvisio o al Brennero, ma le valutazioni sono ancora tutte da fare.
Nelle ultime ore è aumentato il pressing dell'Unione europea e, soprattutto, della Germania su Roma perché attivi quanto prima nuovi centri per l'identificazione degli immigrati. Nei giorni scorsi è diventato operativo l'hotspot di Pozzallo, il terzo dei sei centri che l'Italia si è impegnata ad attivare. "Bisogna realizzare gli hotspot in Grecia e in Italia - ha tuonato Angela Merkel - a questo presterò forte attenzione". Il commissario Ue all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha chiesto che i centri in Italia e Grecia siano tutti aperti entro le prossime quattro settimane: "In vista del vertice dei leader di febbraio sarà fatta una revisione della situazione sul terreno". Secondo il premier olandese Mark Rutte, Roma sta procedendo "troppo lentamente", anche se riconosce "i progressi nelle ultime settimane". Sul fronte dei ricollocamenti e dei rimpatri la situazione non va meglio. I trasferimenti da Italia e Grecia verso gli altri partner Ue sono stati 331, mentre gli immigrati rispediti nei proprio Paesi di origine sono stati in tutto 683. Eppure, nonostante l'Unione europea non faccia nulla per alleggerire il carico dell'Italia, Alfano è subito pronto a inchinarsi ai burocrati di Bruxelles e riempire l'Italia di centri per immigrati.
La sola ipotesi di aprire nuovi hotspot nel Nord Italia ha fatto scattare la levata di scudi delle Regioni interessate. Il primo ad alzare la voce è il presidente Provincia autonoma di Bolzano, Arno Komaptscher. "Bisogna intervenire nel nordafrica - tuona - e fare lì gli hotspot". A Renzi Komaptscher l'ha già detto più volte: "Se l'Austria controlla al Brennero, l'Italia controlli al confine sloveno". Ma il premier preferisce non far infuriare Bruxelles e Berlino e piegarsi ad aprire nuovi centri per immigrati. "La verità è che l'Italia non ha voce in capitolo - tuona il governatore del Veneto, Luca Zaia - ha sprecato il semestre di presidenza della Ue ed è rimasta sola". E ora che l'Austria ha chiuso le frontiere Renzi e Alfano perdono tempo a chiedersi dove si accumuleranno tutti gli immigrati provenienti dalla rotta balcanica e in quale direzione si potrebbero dirigere una volta che potessero uscire dall'hotspot. "Ve lo dico in quale direzione - conclude il governatore leghista - resterebbero in Italia come lo sono rimasti tutti gli altri".
L'Italia si è impegnata ad aprire sei hotspot. Ora Alfano vuole piazzarli al Tarvisio e al Brennero
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January 18, 2016
Bruxelles asfalta ancora Renzi: "A Roma manca interlocutore"
C'è preoccupazione nei piani alti delle istituzioni europee per i rapporti con l'Italia. "Jean-Claude Juncker - fanno sapere fonti europee - era e resta amico di Matteo Renzi e il miglior alleato dell'Italia". Eppure venerdì scorso il presidente della Commissione Ue ha sostanzialmente perso la pazienza a causa di "troppi malintesi" nati perché "Bruxelles non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati". Le stesse fonti europee osservano come i problemi di comunicazione con le capitali possono diventare problemi politici.
"Un clima che non è dei migliori" l'ha eufemisticamente definito Juncker. O piuttosto una tempesta perfetta nei rapporti tra Italia e Bruxelles, con la delicata partita sulla flessibilità finita sotto la neve che nelle ultime ore ha sferzato i Palazzi europei gelando la comunicazione con Roma. "Non ci facciamo intimidire, l'Italia merita rispetto", ha risposto Renzi al durissimo e irrituale attacco scagliato dal leader della Commissione Ue che, venerdì mattina, gli ha rimproverato di "vilipendere la Commissione a ogni occasione". A poco sono valsi i tentativi di contenere i toni del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che ha assicurato non esserci "nessuna volontà di offesa", dell'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, e le puntualizzazioni degli eurodeputati piddì sull'"atteggiamento costruttivo" e non da "sfasciacarrozze" del governo. Lo strappo resta. Ed è pesantissimo. Perché, come riassume il capogruppo azzurro Renato Brunetta, in Europa ormai nessuno sopporta Renzi. Che, ora, "non tocca palla, per il suo pressappochismo, per la sua superficialità, per il suo opportunismo e per la sua arroganza".
Il nuovo attacco dell'Unione europea non mostra solo l'ingerenza di Bruxelles, ma anche la solitudine e il fallimento di Renzi. "L'Italia - ha replicato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - ha un governo nel pieno dei suoi poteri". Senza voler entrare nel merito delle polemiche che in questi giorni contrappongono l'Italia all'Unione europea, il titolare della Farnesina ha ricordato che "a Roma si discute: ci sono problemi e sfide per l'Unione europea e bisogna concentrarsi su questo". Parole al vento. Perché i grigi burocrati hanno già messo una croce sopra a Renzi. E a farne le spese saranno gli italiani
Rapporti incrinati con Roma. Dopo gli schiaffoni di Juncker, Bruxelles di nuovo all'attacco: "A Roma manca interlocutor, con Renzi si creano troppi malintesi"
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January 15, 2016
Germania, molestie in piscina. E scatta il divieto per i profughi
Il vero volto dell'immigrazione è violento. E la Germania lo sta scoprendo sulla propria pelle. E non solo per le barbare aggressioni di Colonia. Una nuova ondata di denunce ha, infatti, obbligato l'amministrazione locale a vietare l'ingresso in piscina ai profughi maschi. La decisione estrema è stata presa a Bornheim, cittina di 50mila abitanti nel Nordreno-Vestfalia, a pochi chilometri da Bonn. A Rheinberg, un'altra cittadina del Nordreno-Vestfalia, è stata invece annullata la sfilata dei carri allegorici di carnevale per timore di incidenti e violenze come quelle accadute nella notte di Capodanno a Colonia.
La Germania paga il prezzo delle politiche buoniste di Angela Merkel e sconta sulla propria pelle gli effetti dell'accoglienza senza se e senza ma imposta dall'Unione europea. I fatti di Colonia sono solo il volto più inquietante di un'invasione in atto da mesi che non rispetta la cultura occidentale e soprattutto considera le donne oggetti sessuali. Come ha spiegato anche il direttore agli Affari sociali Markus Schnapka, il Comune di Bornheim si è vista obbligata a tener fuori tutti gli immigrati maschi dalle piscine pubbliche dopo le rimostranze di diverse ragazze che lamentavano di essere state infastidite sessualmente da un gruppo di profughi arrivato in piscina da un vicino centro di accoglienza. Non ci sono state denunce penali e non si configurerebbero veri e propri reati. Le ragazze hanno dichiarato di essere state seguite e infastidite con apprezzamenti di tipo sessuale da un gruppo di giovani profughi che era entrato nella piscina pubblica. Il gruppo avrebbe cominciato a comportarsi in maniera non conforme alle regole dello stabilimento, utilizzando la torre del trampolino che era stata chiusa. E poi avrebbe iniziato a infastidire ragazze e signore. "So con questa misura di fare un torto alla gran parte dei profughi che non hanno colpa - ha spiegato Schnapka - ma non vedo altra possibilità per dare un segnale. La nostra concezione di uguaglianza fra i sessi non è in discussione".
L'amministrazione di Rheinberg, invece, ha cancellato la tradizionale sfilata di Carnevale in programma per l'8 febbraio nella zona di Orsoy per paura di non essere in grado di riuscire a gestire eventuali incidenti. La cittadina ospita, infatti, un centro di accoglienza per immigrati dove sono arrivate da poco 500 persone. Jonny Strey, capo della sicurezza a Rheinberg, ha spiegato di temere che gli stranieri possano comportarsi "nel modo sbagliato". I fatti della notte di San Silvestro a Colonia non hanno influenzato solo la polizia di Rheinberg. Secondo un sondaggio della tivù ZDF, il 60% dei tedeschi ritiene che la Merkel abbia fatto entrare troppi immigrati. Nel 2015 sono state, infatti, aperte le porte della Germania a 1,1 milioni di stranieri. Prima degli attacchi a Colonia a ritenerli troppi erano solo il 46% dei tedeschi. Non solo. Il 70% degli intervistati crede che i profughi porteranno più criminalità. Come già accade.
Nelle piscine di Bornheim donne molestate dai profughi: l'amministrazione ne vieta l'ingresso. A Rheinberg cancellata la sfilata di Carnevale per paura di assalti da parte degli immigrati. Germania sempre più in crisi. Il 70% dei tedeschi: "Gli stranieri portano criminalità"
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January 14, 2016
Jihadisti liberi di circolare in Italia: sale l'allarme terrorismo
L'Italia è in pericolo. Sul nostro suolo si aggirano liberamente islamici radicalizzati che potrebbero farsi saltare in aria da un momento all'altro. Oggi la polizia di Agrigento ha fermato un giovane immigrato originario del Gambia dopo aver trovato nel suo cellulare fotografie che ritraevano la bandiera nera dell'Isis e attacchi terroristici. In Liguria, invece, è in corso da martedì pomeriggio una vera e propria caccia all'uomo. in una lotta contro il tempo l'Interpol sta cercando di individuare due fiancheggiatori dello Stato islamico, "armati e pericolosi", prima che spariscano in Siria.
L'Italia è uno snodo sempre più importante per i jihadisti che vogliono raggiungere o lasciare l'Europa. Tra febbraio e agosto dello scorso anno, sono stati registrati cinque passaggi di islamici radicalizzati al porto di Bari. Quando l'inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese, aveva fatto emergere come Bari sia diventata un punto di passaggio fondamentale sulla rotta verso la Grecia (e ritorno), tra i passaggi sotto inchiesta non c'era ancora quello di Salah Abdeslam che risale ad agosto e di cui si è avuta notizia alla fine dello scorso novembre, dopo quindi i sanguinari attacchi a Parigi. Attacchi che non hanno affatto spinto il ministro dell'Interno Angelino Alfano ad alzare il livello di attenzione. Tanto che i tagliagole dello Stato islamico stanno arruolando musulmani che vivono nei Balcani e che abbiano "un’ottima conoscenza della lingua italiana" e "buone capacità informatiche".
Secondo fonti dell'intelligence, pericolosi jihadisti entrano ed escono dall'Italia come se niente fosse. Non ci sono frontiere a fermarli. E, quando arrivano, vengono tragicamente accolti nelle strutture messe a disposizione da Alfano. Oggi è stato fermato un altro immigrato, l'ennesimo, con un cellulare zeppo di fotografie che inneggiano il jihad contro l'Occidente. Si tratta di un gambiano 32enne pizzicato durante i controlli di routine per contrastare l'immigrazione clandestina e il terrorismo. Alcuni scatti ritraggono persone armate mentre controllano i migranti al momento dell'imbarco in un porto imprecisato. In una si vedrebbe anche sventolare una bandiera dell'Isis. Non mancano, poi, gli scatti che immortalano attacchi terroristi. "Non sono mie - ha provato a difendersi - me le ha inviate un amico".
Altri due "fiancheggiatori dell’Isis", partiti giorni fa da Parigi, avrebbero invece raggiunto la Liguria. Viaggiano su un "furgone grigio con targa belga, sono armati e pericolosi". Tanto che l'Interpol li sta cercando su tutto il terrotorio nazionale. Per tutta la giornata di ieri polizia e carabinieri hanno effettuato controlli straordinari sull’aeroporto di Genova e al terminal traghetti del capoluogo ligure. Secondo le informazioni diramate dall'Interpol, uno dei due ricercati si chiama S. K. e ha 30 anni. Secondo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta che lo riguarda, è accompagnato da un altro uomo, non ancora identificato. "Il percorso pianificato per raggiungere il Medioriente - spiegano gli inquirenti - passa proprio attraverso l'Italia". Ma per il momento si sarebbero perse le loro tracce. Il ché non lascia certo tranquilli gli italiani.
Un clandestino fermato ad Agrigento: aveva fotografie del Califfato nel cellulare. E in Liguria l'Interpol cerca due fiancheggiatori dell'Isis: "Sono armati e pericolosi"
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January 13, 2016
Erdogan "gioca" con i jihadisti Ma il suo giornale attacca Putin
L'attacco al cuore di Istanbul è il risultato del "gioco" del presidente Recep Tayyip Erdoğan con le organizzazioni islamiste. "La Turchia si è spinta troppo lontano giocando con le organizzazioni islamiste", ha detto il generale Kircho Kirov, ex capo del Servizio di intelligence nazionale bulgaro, spiegando all'agenzia locale Sofia news agency che era impossibile per la Turchia essere al sicuro.
Il terrore dell'Isis colpisce al cuore di Istanbul e fa strage di turisti tedeschi. Erano passate da poco le dieci del mattino quando un kamikaze si è fatto saltare in aria a Sultanahmet, centro turistico sempre affollato di visitatori della Moschea Blu e di Santa Sofia, distanti solo poche decine di metri dal luogo dell'attacco. Un'esplosione fortissima, sentita anche a diversi chilometri di distanza, che ha ucciso dieci stranieri. Un colpo dritto all'anima turistica della città che finora era stata risparmiata dagli attacchi dello Stato islamico. Ma la ricostruzione che il Sultano si è affrettato a fornire offre grossolane sbavature che amplificano i dubbi sui "giochi" della Turchia nello scacchiere mediorientale. "La Turchia sta giocando con gli islamisti e altre organizzazioni terroristiche in modo diverso - ha detto anche Kirov - giocando con tali organizzazioni porta il diavolo dentro il suo territorio". Per il governo di Ankara, invece, i jihadisti del Califfato hanno voluto colpire proprio l'inasprimento della sua battaglia al terrore.
Con il titolo in prima pagina L'autore è chiaro, accanto alla foto del presidente russo Vladimir Putin con il fotomontaggio di una mano insanguinata, il quotidiano filo-governativo turco Star accusa il Cremlino di aver avuto un ruolo nell'attentato kamikaze di ieri Il giornale, noto per le sue posizioni oltranziste e la vicinanza ai circoli dell'Akp, affianca a Putin i leader di Siria e Iran come altri possibili mandanti della strage. Turchia e Russia sono sempre ai ferri corti dall'abbattimento del jet di Mosca al confine con la Siria il 24 novembre scorso. Oggi tre russi, sospettati di fornire supporto logistico allo Stato islamico, sono stati arrestati nella provincia meridionale turca di Antalya. Il vero scontro è appena iniziato.
Il quotidiano vicino al'Akp accusa Putin di avere un ruolo nell'attentato a Istanbul. Ma i servizi segreti bulgari accusano Erdogan: "Si è spinto troppo lontano giocando con le organizzazioni islamiste"
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January 12, 2016
I primi caccia sorvolano la Libia: la guerra al Califfato è imminente
Libia, Renzi convoca ministri e i vertici della sicurezza
La Libia è in fiamme. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia sono pronti a intervenire militarmente. I tre Paesi occidentali, secondo Sky Arabia, stanno progettando raid contro gli obiettivi dello Stato islamico. L'obiettivo è fermare l'offensiva del gruppo jihadista sulla zona della mezza luna petrolifera. Da giorni i media libici danno notizia di caccia "non identificati" che sorvolano la città di Sirte in previsione di attacchi aerei.
Nei dieci campi petroliferi, da poco conquistati dal Califfato nell'est della Libia, sono dispiegati circa 5mila tagliagole dello Stato islamico. Tanto che la compagnia petrolifera libica National oil corporation (Noc) ha svuotato i serbatoi di stoccaggio del petrolio a Ras Lanuf, nella Cirenaica, come precauzione dopo gli attacchi condotti la scorsa settimana dalle milizie islamiste. "Il petrolio - spiega Mohamed al Manfi, funzionario per la compagnia nella Libia orientale, all'emittente al Arabiya - immagazzinato nei serbatoi è stato trasferito in un'area più sicura". Con gli attacchi della scorsa settimana nei principali porti petroliferi di Sidra e Ras Lanuf lo Stato islamico ha dimostrato di essere in grado di minacciare la principale risorsa della Libia. Oltre ai due porti le milizie del Califfato minacciano anche Marsa al Brega, area dove Snamprogetti e Saipem hanno realizzato importanti impianti e raffinerie.
Secondo i servizi di intelligence internazionale, lo Stato islamico sarebbe in grado di contendere il controllo dei terminal di esportazione e dei centri di raffinazione della cosiddetta Mezzaluna petrolifera alle milizie tribali locali. Approfittando del vuoto politico che paralizza la Libia dall'estate del 2014, i miliziani che hanno giurato fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi, hanno esteso il proprio dominio su oltre 300 chilometri di costa libica, da Sirte a Ben Giauad (Ben Jawad) nel centro del paese, da Derna e Bengasi in piena Cirenaica. Mentre a ovest la presenza dello Stato islamico è contrastata soprattutto dall'Esercito libico agli ordini del generale Khalifa Haftar, ministro della Difesa del governo espressione del parlamento in esilio a Tobruk, l'area costiera che va da Sirte a Sidra (as Sidra) appare saldamente in mano ai jihadisti. Con il sanguinoso attentato terroristico avvenuto lo scorso 7 gennaio a Zliten, pochi chilometri a est di Misurata, città che teoricamente dovrebbe ospitare le milizie più forti del paese, l'Isis ha dimostrato di poter colpire duramente anche a pochi chilometri dal governo filo-islamista di Tripoli. Nella stessa giornata i terroristi dello Stato islamico hanno lanciato un attacco kamikaze contro un posto di blocco delle milizie locali di Ras Lanuf, sede della più importante raffineria di petrolio del paese, un complesso petrolchimico, gli oleodotti di Defa-Ras Lanuf, Amal-Ras Lanuf e Messla-Ras Lanuf. La raffineria di Ras Lanuf attualmente non è attiva per l'alta percentuale di materiale tossico (mercurio) registrata nella struttura, ma potrebbe essere facilmente utilizzata dai miliziani dello Stato islamico per produrre e vendere derivati petroliferi e autofinanziarsi.
I miliziani dell'Isis hanno già lanciato un primo, violentissimo attacco al vicino porto petrolifero di Sidra, anch'esso difeso dalle milizie che fanno capo a Ibrahim Jadran. Personaggio controverso, Jadran è un ex comandante militare dei ribelli anti Gheddafi, divenuto in seguito leader di un movimento autonomista della Cirenaica. Fallito il suo progetto, si è autoproclamato comandante delle Guardie per la difesa delle strutture petrolifere (Pfg). Jadran si starebbe coordinando con il governo di Tripoli nella lotta contro lo Stato islamico."Sebbene fossero prima nemici, ora c'è un accordo tra il governo di Tripoli e Jadran, per cui vengono inviate munizioni via mare da Misurata a Ras Lanuf - ha detto un combattente di Misurata a Middle East Eye - questo è uno sviluppo inaspettato ma ora abbiamo un nemico comune e il governo di Tripoli ritiene che possa si negoziare con Jadran, considerata l'impossibilità di trattare con l'Isis".
Da giorni caccia "non identificati" sorvolano la città di Sirte in previsione di attacchi aerei. L'America pronta a guidare una coalizione per fermare la minaccia islamista ai pozzi petroliferi
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January 10, 2016
Vauro sulle violenze di Colonia: "Stupriamo noi le nostre donne"
Lo spillo focus
Andrea Indini
"Le nostre donne ce le stupriamo noi". È il solito Vauro, incapace di non scadere nel becere. Nemmeno davanti alle barbare violenze che hanno macchiato la notte di Capodanno. Un migliaio di immigrati assetati di sesso e pieni d'alcol fino al cervello hanno stuprato, molestato, aggredito e, infine, derubato centinaia di donne. L'ultimo bollettino è di quattrocento denunce, ma ce ne potrebbero essere delle altre. Anziché tacere, il vignettista ha subito preso la matita per difendere quell'orda di extracomunitari che nelle ultime ore sono giustamente finiti sotto processo mediatico.
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"Europa. Dopo i fatti di Colonia uno scatto di orgoglio", scrive Vauro sopra a un energumeno con occhiali da sole scuri, camicia sbottonata e un crocifisso al collo. E quale sarebbe lo scatto d'orgoglio? "Le nostre donne - scrive il vignettista - ce le stupriamo noi". Parole e disegni di una violenza quelli pubblicati ieri mattina sul Fatto Quotidiano. Un ulteriore schiaffo a quelle donne che la notte di San Silvestro sono state immobilizzate dal branco straniero, palpeggiate nelle parti intime, umiliate davanti a tutti, derubate dei propri averi. Vauro non ha avuto la decenza di tacere nemmeno davanti agli stupri. Non ci saremmo mai aspettati una condanna senza se e senza ma di questi arabi, che considerano la donna meno di zero, ma il silenzio sì.
Il vignettista sul Fatto Quotidiano difende gli immigrati con una frase che fa gelare il sangue nelle vene
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January 7, 2016
Colonia, gli immigrati dopo le violenze: "Da qui non potete cacciarci, ci ha invitati Frau Merkel"
Amburgo, 70 denunce per molestie a Capodanno
Il caos e il clima di violenza della notte di Capodanno, a Colonia, dove un centinaio di donne indifese sono state aggredite, molestate e derubate da un migliaio di immigrati ubriachi, avrebbero potuto "anche provocare dei morti". Il rapporto choc della polizia tedesca, di cui la Bild pubblica alcuni stralci, svela senza più ombra di dubbio le gravissime colpe degli immigrati che la notte di San Silvestro hanno tenuto in ostaggio Colonia. Nel dossier si descrivono fra l'altro gli attacchi con bottiglie molotov e oggetti contundenti contro la polizia a cui è stato del tutto "impossibile" identificare gli aggressori delle violenze denunciate da donne in lacrime a fatti ormai avvenuti.
Mentre il bilancio dei sospettati sale a sedici, le donne che hanno denunciato di essere state aggredite nella notte di San Silvestro sono già 121. Due terzi delle denunce riguardano anche molestie sessuali. In due casi, invece, si tratta di stupro vero e proprio. I principali sospettati non sono ancora stati identificati per nome, ma gli inquirenti li avrebbero già chiaramente riconosciuti attraverso le immagini video. Per vittime e testimoni oculari gli aggressori erano per lo più di origine nordafricana e araba. "Se emergesse che fra i responsabili ci sono anche dei richiedenti asilo - ha assicurato il ministro della Giustizia Heiko Maas - questi potrebbero essere espulsi". Anche per la cancelliera Angela Merkel è necessario trarre estese conseguenze da quanto accaduto. "Ad esempio - ha detto - dobbiamo valutare se finora sia stato fatto abbastanza per le espulsioni di stranieri macchiatisi di reati".
[[video 1210319]]
Nel rapporto della polizia di Colonia ci sono, poi, le voci provocatorie di alcuni immigrati. Voci che provano il fallimento delle politiche buoniste della cancelliera. Ascoltarle è un ulteriore affondo a tutte quelle donne che, durante i festeggiamenti di Capodanno, sono state molestate e aggredite. "Sono siriano - ha urlato in faccia un profugo a un agente che lo aveva fermato - dovete trattarmi bene, mi ha invitato Frau Merkel". Un altro straniero, dopo aver stracciato il permesso di soggiorno "con un ghigno", ha sfidato il poliziotto deridendolo: "Non puoi farmi niente. Ne prendo un altro domani". Anche se non vi è alcun collegamento con i drammatici fatti di Colonia, a Weil am Rhein quattro siriani sono stati arrestati per aver violentato due adolescenti la vigilia di Capodanno. Le ragazze si trovavano nell'appartamento di uno degli immigrati quando sono arrivati il fratello 15enne e altri due 14enni e la situazione è degenerata. Le giovani sono state ripetutamente stuprate, per tutta la notte.
"Persone di origine straniera hanno lanciato molotov". In un rapporto choc gli agenti di Colonia smascherano le violenze degli immigrati: "Capodanno fuori controllo". Ed emerge tutta l'arroganza degli stranieri nei confronti delle forze dell'ordine
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January 6, 2016
Quando la Boldrini lodava Colonia: "Qui vincono accoglienza e lungimiranza"
La Germania è piombata nello choc più nero. E, dopo una violenta e barbara notte di Capodanno, il terrore si è tirato dietro la rabbia sorda e una ridda di polemiche che travolgono il governo buonista di Angela Merkel il sindaco di Colonia Henriette Reker. Le aggressioni denunciate da 90 donne mostrano una Germania e, più in generale, un'Europa indifesa davanti alle violenze di un manipolo di immigrati. Eppure, non più di un mese fa, il presidente della Camera Laura Boldrini brindava a Colonia, città dove "vincono accoglienza e lungimiranza". Quel tweet, datato 18 ottobre 2015, suona oggi come un triste presagio
In Germania il ministro dell'interno Thomas de Maizière ha promesso che i responsabili delle violenze - fino a mille persone, molte delle quali sarebbero immigrati o figli di immigrati tra i 15 e i 35 anni - saranno "puniti indipendentemente dal loro paese d'origine". Si è detto, però, pronto ad affrontare senza indulgenza e "a viso aperto" le implicazioni politiche dell'eventuale scoperta di rifugiati tra gli autori delle aggressioni. Al tempo stesso se l'è duramente presa con la polizia di Colonia per come ha gestito la mandria dei violenti. Perché la colpa va sempre cercata altrove. Guai a incolpare Angela Merkel per aver spalancato le porte del Paese agli immigrati. Guai a puntare il dito contro i burocrati di Bruxelles che da anni coccolano clandestini che non avrebbero diritto a stare dentro i confini dell'area Schengen. Ma, soprattutto, nessuno ha avuto il coraggio di mettere un freno al sindaco Reker che, dopo i tragici fatti di Colonia, si è addirittura spinta a dettare un "codice" di comportamento alle donne invitandole - tra l'altro - a tenere "a un braccio di distanza" gli sconosciuti.
A Colonia vincono accoglienza e lungimiranza.Buon lavoro alla neo sindaca Henriette Reker,eletta dopo essere stata accoltellata da xenofobo
— laura boldrini (@lauraboldrini) 18 Ottobre 2015
La Reker, accoltellata un giorno prima di essere eletta, è nota per le posizioni favorevoli all'immigrazione. Ma il suo decalogo è suonato come un'inversione della colpa a carico delle donne. Ed è proprio questa sindaca buonista a cui andavano gli auguri e gli elogi della Boldrini non appena è stata eletta. "A Colonia vincono accoglienza e lungimiranza - scriveva il presidente della Camera lo scorso ottobre - buon lavoro alla neo sindaca Henriette Reker, eletta dopo essere stata accoltellata da xenofobo". Un buon augurio, quello della Boldrini, che oggi suona lugubre e tragico. A Colonia l'accoglienza è stata imposta. A Colonia l'accoglienza è stata ricambiata da un migliaio di barbari immigrati con molestie sessuali, violenze verbali, soprusi e rapine. A danno di donne indifese. Nella notte di Capodanno. A Colonia, di sicuro, non ha vinto la lungimiranza. Anzi.
La Boldrini non grida contro le barbarie degli immigrati. Anzi, a ottobre, twittava: "A Colonia vincono accoglienza e lungimiranza". E brindava al sindaco Reker che oggi ha scaricato le colpe della molestie sessuali sulle donne
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