Andrea Indini's Blog, page 120

May 5, 2016

Migranti, asse Renzi-Merkel: "L'Austria è fuori dalla storia"

Andrea Indini



Si salda l'asse tra Matteo Renzi e Angela Merkel. I due leader, che si sono visti oggi a Roma, fanno fronte comune per difendere le politiche di accoglienza e la difesa del trattato di Schengen. Un asse che, però, non li trova d'accordo anche sugli eurobond per finanziare il "Migration compact". Così, se da una parte premono l'acceleratore sugli accordi con la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, dall'altra attaccano a testa bassa il governo di Vienna che, per difendersi dall'invasione, sta valutando la possibilità di chiudere la frontiera al Brennero. "La visione austriaca sull'immigrazione - tuona il premier italiano - è contro la logica e contro la storia".


Ravioli, branzino con asparagi e patate, frutti di bosco. È il menù scelto per dare il benvenuto a Palazzo Chigi alla cancelliera tedesca. Al centro della colazione di lavoro c'è l'emergenza immigrazione. Al termine del bilaterale Renzi ci tiene subito a sottolineare che con la Merkel si è registrata "una forte convergenza sulla neccessità di avere un approccio all'immigrazione carico di valori umani e dignità" per "offrire una proposta politica che sia seria, credibile e di lungo periodo". La proposta politica passa attraverso l'accordo con la Turchia che, oltre a far finire svariati miliardi nelle casse di Erdogan, abolisce l'obbligo del visto per entrare in Europa. "Questo accordo - dice Renzi - va incoraggiato". Mentre, a suo dire, vanno scoraggiate le misure prese dalle singole nazioni. Sia Renzi sia la Merkel puntano il dito contro l'Austria che da settimane ha deciso di non affidarsi più a tecnici di Bruxelles per risolvere l'emergenza. "Quelle austriache sono posizioni sbagliate e anacronistiche non giustificate da nessuna emergenza - tuona il premier - l'emergenza non c'è, soprattutto perché il Brennero è molto più di un confine, è un simbolo".


Di soluzioni, durante la colazione di lavoro a Palazzo Chigi, non si è parlato granché. Anzi. Renzi ha addirittura negato che sia in corso una vera e propria emergenza umanitaria. Non la avverte al Brennero né tantomento nel Mediterraneo. Pur ammettendo che "occorre una strategia per l'Africa come c'è stata per la rotta Balcanica", nega che in Libia si possa parlare di emergenza immigrazione. "L'Europa deve dimostrare che è una forza valida nel mondo", gli fa eco la Merkel invitando tutti i leader europei a difendere il trattato di Schengen. "Altrimenti - dice - si rischia di ricadere nei nazionalismi". Per il capo dell'ultradestra austriaca, Heinz-Christian Strache, queste posizioni altro non fanno che trasformare Renzi e la Merkel in "scafisti di Stato". Una posizione più volte condivisa anche da Matteo Salvini. "Chi ha visto i bambini morti nelle stive delle navi nel Mediterraneo, chi ha visto partorire sulle navi della Guardia Costiera italiana - è la replica del premier italiano - sa che sentirsi dare degli scafisti è una frase vergognosa". Peccato che le politiche di accoglienza e libera circolazione prese sin qui da Bruxelles non ha certo evitato altre morti nelle stive delle navi.


La cancelliera a Palazzo Chigi. Convergenza sui migranti ma non sugli eurobond. Renzi: "Incoraggiare l'accordo con la Turchia". E la Merkel: "No nazionalismi, il trattato di Schengen va difeso"





Tag: 

immigrazione
Matteo Renzi
Angela Merkel
austria
muro
invasione
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 05, 2016 07:40

May 4, 2016

L'Europol teme un nuovo attacco: ​"Reti terroristiche legate ai trafficanti di migranti""

Andrea Indini



L'Europa è sotto attacco. Il terrorismo islamico ha già colpito. E presto colpirà ancora. Ne è convinto il direttore di Europol, Rob Wainwright, che davanti al Comitato Schengen ha rilanciato il pericolosissimo legame tra jihadismo e immigrazione. Legame che troppo spesso viene tenuto nascosto dai leader dell'Unione europea. "Due degli attentatori di Parigi erano arrivati in Europa dal canale della migrazione - ha ricordato - la nostra principale preoccupazione è che altri terroristi arrivino, anche grazie a documenti contraffatti e stiamo monitorando la situazione".


Mentre l'Unione europea chiacchiera, i terroristi si organizzano per colpirci ancora. La minaccia è tutt'altro che campata per aria. L'Europol ha raccolto dati allarmanti che rendono la minaccia terroristica concreta. "È ancora molto alta - avverte il direttore Wainwright - la più grave dai tempi dell'11 settembre e temo sia probabile un nuovo attacco in Europa in futuro". L'agenzia non è in possesso di informazioni su specifiche minacce nei confronti dell'Italia, ma la possibilita che il terrorismo islamico torni a colpire c'è e fa paura. Una certezza, però, c'è: i terroristi raggiungono l'Europa mischiandosi nell'orda migratoria che sta invadendo il Vecchio Continente. Nello scorso gennaio un rapporto dell'Europol aveva già previsto che ci sarebbero stati nuovi attentati in Europa. "Sapevamo - ha spiegato il direttore dell'organismo di polizia - che l'Isis aveva istituito in Siria una nuova struttura di comando per pianificare attacchi contro città europee e purtroppo c'è stato Bruxelles". "La nostra priorità, dunque - ha aggiunto - è quella di identificare altri network terroristici in attività in Europa".


Quello che gli eurocrati buonisti, che siedono a Bruxelles, hanno sempre negato, adesso è un'evidenza che non può essere più nascosta. Nel corso di un'audizione davanti al Comitato Schengen, presieduto da Laura Ravetto, il direttore Wainwright ha parlato nettamente di "possibile connessione tra reti terroristiche e trafficanti di migranti". Gli attentati di Parigi e di Bruxelles ne sono la prova. Dietro a questo business, ci sono almeno 40mila trafficanti di uomini, "una comunità composta da tante piccole bande criminali provenienti da vari Paesi". "Alcuni gruppi sono molto potenti e riescono ad operare simultaneamente - spiega il numero uno dell'Europol - i loro leader provengono da Paesi di origine come la Siria, di transito come la Turchia o da vari Paesi europei".


Si teme un nuovo attacco jihadista all'Europa. Il direttore di Europol al Comitato Schengen: "Attenzione all'uso dei canali migratori". E spiega: "I terroristi arrivano con documenti contraffatti"





Tag: 

ue
immigrazione
terrorismo
jihad
islam
Europol
attentato
Europa
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 04, 2016 04:12

Migranti, allarme dell'Europol: ​"Possibile altro attacco all'Ue"

Andrea Indini



L'Europa è sotto attacco. Il terrorismo islamico ha già colpito. E presto colpirà ancora. Ne è convinto il direttore di Europol, Rob Wainwright, che davanti al Comitato Schengen ha rilanciato il pericolosissimo legame tra jihadismo e immigrazione. Legame che troppo spesso viene tenuto nascosto dai leader dell'Unione europea. "Due degli attentatori di Parigi erano arrivati in Europa dal canale della migrazione - ha ricordato - la nostra principale preoccupazione è che altri terroristi arrivino, anche grazie a documenti contraffatti e stiamo monitorando la situazione".


Mentre l'Unione europea chiacchiera, i terroristi si organizzano per colpirci ancora. La minaccia è tutt'altro che campata per aria. L'Europol ha raccolto dati allarmanti che rendono la minaccia terroristica concreta. "È ancora molto alta - avverte il direttore Wainwright - la più grave dai tempi dell'11 settembre e temo sia probabile un nuovo attacco in Europa in futuro". L'agenzia non è in possesso di informazioni su specifiche minacce nei confronti dell'Italia, ma la possibilita che il terrorismo islamico torni a colpire c'è e fa paura. Una certezza, però, c'è: i terroristi raggiungono l'Europa mischiandosi nell'orda migratoria che sta invadendo il Vecchio Continente. Nello scorso gennaio un rapporto dell'Europol aveva già previsto che ci sarebbero stati nuovi attentati in Europa. "Sapevamo - ha spiegato il direttore dell'organismo di polizia - che l'Isis aveva istituito in Siria una nuova struttura di comando per pianificare attacchi contro città europee e purtroppo c'è stato Bruxelles". "La nostra priorità, dunque - ha aggiunto - è quella di identificare altri network terroristici in attività in Europa".


Si teme un nuovo attacco jihadista all'Europa. Il direttore di Europol al Comitato Schengen: "Attenzione all'uso dei canali migratori". E spiega: "I terroristi arrivano con documenti contraffatti"





Tag: 

ue
immigrazione
terrorismo
jihad
islam
Europol
attentato
Europa
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 04, 2016 01:48

April 27, 2016

Migranti, l'Austria fa sul serio: "Ora controlli anche in Italia"

Andrea Indini






gallery

Ecco come sarà il muro anti...


Così Vienna ci riempie di immigrati


Hofer sfida Renzi: "I controlli sono inevitabili"

Adesso l'Austria fa sul serio. Dopo mesi di minacce, il capo della Polizia tirolese Helmut Tomac ha illustrato il piano per far fronte all'emergenza immigrazione. Piano che prevedere la chiusura del valico al Brennero e maggiori controlli lungo tutto il confine italiano. "L'Austria e l'Italia sono membri dell'Unione europea - tuona il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Die Presse - l'Ue ha delle regole che vanno rispettate: la chiusura di confini all'interno dello spazio Schengen non può essere decisa da singoli Stati". Ma Vienna non sente le ragioni dell'Italia e attua un piano per difendersi dall'invasione.


"Non sono certo felice del blocco sul Brennero, ma finché le frontiere esterne della zona Schengen non funzionano, dobbiamo mettere in sicurezza i nostri confini nazionali". Il candidato del Partito della libertà Norbert Hofer, in corsa per le presidenziali austriache, mette a nudo tutte le colpe del premier Matteo Renzi e del suo governo. L'Italia non è in grado di frenare l'avanzata degli immigrati verso il Nord Europa e, oltre a dannaeggiare se stessa, danneggia Paesi come l'Austria che diventano la meta ultima di migliaia di disperati. La chiusura della frontiera col Belpaese diventa così l'unica arma in mano al governo austriaco per fermare questa emergenza. "L'Austria non ha alternative - mette in chiaro Hofer - bisogna fermare la corrente. Altrimenti saranno gli altri Paesi che rimprovereranno a noi di farla passare". I controlli al Brennero prevedono una rete di 370 metri. "Si tratta di una normale rete e non di un filo spinato - ha spiegato Tomac - sarà allestita solo se necessario in caso di massiccio arrivo di migranti". La struttura portante sarà allestita prossimamente ma la rete vera e propria sarà "attaccata" solo in caso di bisogno. "L'Austria non intende isolarsi ma incanalare gli eventuali flussi di migranti", ha continuato Tomac dicendosi comunque fiducioso che la rete possa essere evitata.


[[fotonocrop 1251619]]


Il piano dell'Austria non si limita a fermare l'avanzata degli immigrati con un muro, ma prevede anche un intervento attivo delle forze dell'ordine per garantire la sicurezza ai propri cittadini. Al Brennero, con l'introduzione dei controlli di confine, entreranno in servizio 250 poliziotti. In caso di necessità saranno inviati anche soldati. I controlli prevedono uno stop forzato dei treni a Steinach, subito dopo il confine. "Controlleremo tutti i passeggeri su tutti i treni - ha messo in chiaro Tomac - se l'Italia non dovesse consentire ai poliziotti austriaci di iniziare i controlli già da Fortezza". Lo stesso avverrà su strada dove sono state previste quattro corsie (due per i Tir e due per le auto) per svolgere "controlli a vista" dei mezzi in transito che, "per motivi di sicurezza", dovranno scorrere rispettando il limite di velocità di 30 chilometri orari. Le autorità austriache intendono fare gli stessi controlli anche sul territorio italiano, mentre non hanno alcuna intenzione di aprire un nuovo centro di accoglienza lungo il confine. Saranno, tuttavia, allestiti container a due piani identificare e registrare "immediatamente" gli immigrati. "I richiedenti asilo saranno quindi portati in centri a Innsbruck e dintorni - ha spiegato il capo della Polizia tirolese - mentre quelli non aventi diritto saranno riconsegnati all'Italia che dovrà farsi carico della loro assistenza". L'Austria ha, però, introdotto per il 2016 un tetto di 37.500 richiedenti asilo. Raggiunto quel tetto, inizieranno i respingimenti.


Gentiloni intima: "L'Austria non prenda decisioni unilaterali". Ma Vienna tira dritto. Al Brennero sarà allestita una rete di 370 metri. In servizio 250 poliziotti. E, si necessario, l'esercito è già pronto a entrare in azione





Tag: 

immigrazione
austria
brennero
esercito
clandestini
frontiera
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 27, 2016 06:04

April 20, 2016

L'autolesionismo dei francesi: proteste per difendere il velo

Andrea Indini



I francesi in corto circuito scendono in piazza per difendere il velo islamico. "L'hijab - dicono - è solo un pezzo di tessuto". Ma l'Hijab day, la manifestazione organizzata al Sciences Po contro il premier Manuel Valls che lo vuole vietare nelle università, è molto di più che la classica protesta buonista a favore degli islamici. È forse la dimostrazione plastica di un Occidente incapace di difendere i propri valorie di inchinarsi continuamente alle pretese (anche illiberali) del primo arrivato. Perché il velo integrale è molto più che una tradizione imposta dall'islam. È, per dirlo con le parole di Oriana Fallaci, una "nebbia fitta" che "copre le donne dalla testa ai piedi come un sudario".


Gli studenti della prestigiosa scuola di alti studi politici di Parigi Sciences Po hanno organizzato per oggi una speciale Giornata del velo per "smitizzare" l'uso di quello che a detta dei promotori è "solo un pezzo di tessuto" a cui si attribuisce ben troppa attenzione. Mentre dall'altra parte del Reno la Csu ha proposto l'introduzione di una legge sull'islam per regolare il rapporto con le moschee e con i credenti islamici, la sinistra radical chic se la prende con Valls per essersi detto favorevole a una nuova legge sul divieto del velo all'università, dopo quella già in vigore nelle scuole. A Parigi la prima a levare gli studi è stata Vallaud-Belkacem, "contraria" a un "divieto per legge del foulard". Anche perché, ha puntualizzato in tv, contrariamente alle scuole della Rèpublique dove i simboli religiosi sono vietati per legge, "qui abbiamo a che fare con dei maggiorenni". All'università "c'è una libertà di coscienza, una libertà religiosa, non possiamo imporre gli stessi obblighi. Ricordo anche che i nostri atenei accolgono molti ragazzi stranieri. Che facciamo? Impediamo loro l'accesso?". Il ministro ha comunque tenuto a ricordare che il niqab, che copre interamente il volto, ad eccezione degli occhi, è già vietato dall'ordinamento francese nell'insieme dello spazio pubblico, incluso nelle aule universitarie.


Dopo la politica è toccato alle studentesse radical chic che all'urlo "Volete essere libere? Mettetevi il velo" hanno indossato un hijab per difendere le ragioni dei musulmani. "L'idea è di approcciare la questione del velo con humor", ha spiegato Fatima Elo, presidente e fondatrice dell'associazione "Politiqu'Elles", associazione femminista che sostiene l'iniziativa. Qualcuno, fortunatamente, non ha mancato di ricordare alle neo femministe che si definiscono "umaniste, femministe, antirazziste, paternaliste": "Alle ragazze di Sciences Po che partecipano allo Hijab day non dimendicate di servire i ragazzi a tavola a mezzogiorno e di mettere dei guanti per stringere le mani".


Bufera contro Valls che vuole vietare l'hijab negli atenei. Governo in rivolta. Al Sciences Po di Parigi viene indetto l'Hijab day. Le universitarie francesi: "Volete essere libere? Mettete il velo"





Tag: 

velo islamico
islam
manuel valls
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 20, 2016 07:16

March 22, 2016

L'Isis attacca Bruxelles: esplosioni all'aeroporto e in metro

Speciale: 

Bruxelles sotto attacco focus


Andrea Indini






gallery

Feriti a terra dopo le esplosioni


gallery

Tintin in lacrime: il web commemora...video
Panico dopo l'esplosione nella...video
Le due esplosioni all'aeroporto di...


gallery

Bombe nella metro di Bruxellesvideo
L'esplosione nella metro di...video
Panico alla stazione di Schuman 


Un ordigno esplode in metropolitana


Ecco i due presunti terroristi

Bruxelles è stata ferita a morte della furia islamista. Lo Stato islamico sferra così un nuovo attacco a una Europa incapace di difendersi. Le urla in arabo, le raffiche di mitra sui passeggeri pronti a imbarcarsi, quindi le esplosioni devastanti. Prima due jihadisti hanno colpito l'aeroporto internazionale "Zaventem" dove sono state ammazzate quattordici persone e oltre cento sono rimaste ferite. Quindi sono stati fatti detonare un ordigno tra le stazioni metropolitane di Maelbeek, che si trova a due passi dalla Commissione Ue, e quella di Schuman. Qui si parla di almeno venti morti e centotrenta i feriti. E tra questi ultimi, secondo la Farnesina, ci sarebbero anche tre italiani. Trentuno morti e 250 feriti: questo è il bilancio del governo belga.


Città blindata, esercito in strada, traffico completamente paralizzato per permettere il passaggio delle ambulanze. Bruxelles si risveglia in guerra. Sono da poco passate le 8. L'aeroporto di Bruxelles viene scosso due volte, una detonazione dietro l'altra. Il Terminal A viene completamente devastato. In entrambi i casi viene colpita la sala partenze, vicino al banco dell'American Airlines. Tutte le vetrate vanno in frantumi. E i detriti sbalzano ovunque. Un impatto talmente forte da lasciare a terra corpi anche sul marciapiede dell'ingresso della hall delle partenze, davanti all'hotel Sheraton. Subito dopo le due esplosioni, un terzo ordigno viene rinvenuto inesploso vicino al banco della Brussels Airlines. Dietro l'ennesimo massacro che macchia di sangue l'Europa due jihadisti dello Stato islamico che le autorità non sono riusciti a fermare. Per infliggere ferite maggiori hanno riempito gli ordigni di chiodi. "La maggior parte dei feriti - fa sapere una fonte dell'ospedale Gasthuisberg di Lovanio - ha riportato ustioni, fratture e gravi tagli provocati da oggetti metallici". Un terzo uomo, fotografato in compagnia dei kamikaze è ricercato.


[[foto 1237989]]


Mentre il panico si diffonde in tutta Bruxelles dopo l'attentato kamikaze, all'aeroporto un nuovo attentato colpisce un'altra zona della città. Nelle viscere della metropolitana esplode un ordigno che sventra i vagoni e smembra i corpi dei passeggeri. A un passo dalla Commissione Ue, vengono prese di mira le stazioni di Maelbeek, Schuman e Arts-loi. Persone completamente imbrattate di sangue si sono riversate in strada, di corsa. "Era un fiume di persone - racconta un testimone - alcune avevano ferite molto grandi". Scene di guerra, non tanto dissimili da quelle che quotidianamente ci arrivano dalla Siria o dall'Iraq o dalla Libia. Dopo tutto l'Isis combatte in Europa con la stessa ferocia con cui combatte in Medioriente. Solo i leader europei non lo hanno capito. Tanto che in molti si chiedono come sia possibile che in un momento in cui l'attenzione avrebbe dovuto essere alta possa essere stato colpito, come se niente fosse, uno scalo internazionale e la metropolitana di una capitale europea.


[[foto 1237976]]


Le autorità hanno subito alzato il livello di allerta a 4, il massimo previsto. E Lodewijk De Witte, governatore del Brabante fiammingo, ha attivato il "piano catastrofe". Le esplosioni hanno colpito Bruxelles in un momento in cui il Belgio era già in alto stato d'allerta. Venerdì scorso, a Molenbeek, è stato arrestato Salah Abdeslam, il terrorista belga di origini marocchine che aveva condotto gli attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi dove erano state ammazzate 130 persone. "È troppo presto per fare un legame diretto con gli attacchi di Parigi", ha detto oggi il procuratore federale. Eppure la stessa procura belga aveva lanciato l'allarme per nuovi attentati terroristici. "Siamo lontani dall'aver risolto il puzzle - aveva ammesso ieri il procuratore federale belga Frédéric van Leeuw - il fatto di aver trovato dei combattenti stranieri dotati di armi pesanti è naturalmente preoccupante - ha aggiunto - è evidente che non erano qui per un pic nic. L'inchiesta dovrà determinare se pianificavano degli attentati". Non hanno fatto in tempo a prevenirli.



Urla in arabo, poi le raffiche di mitra e le esplosioni. Il Terminal A completamente devastato: le esplosioni sono avvenute nella sala partenza vicino al banco dell'American Airlines. Colpite anche le stazioni della metropolitana Maelbeek e Schuman





Tag: 

terrorismo islamico
aeroporto
bruxelles
metropolitana
jihad
attentato
kamikaze
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on March 22, 2016 14:27

Bruxelles sotto attacco: esplosioni all'aeroporto e in metro

Andrea Indini



[image error]video
Panico dopo l'esplosione nella...video
Le due esplosioni all'aeroporto di...


gallery

Feriti a terra dopo le esplosioni

Bruxelles è sotto attacco. L'Europa è di nuovo sotto attacco. Le urla in arabo, le raffiche di mitra sui passeggeri pronti a imbarcarsi, quindi le esplosioni devastanti. Prima è stato colpito l'aeroporto internazionale "Zaventen", poi è toccato alle stazioni metropolitane Maalbeek, che si trova a due passi dalla Commissione Ue, e Schuman. Secondo una prima stima ci sarebbero almeno dieci morti e trenta feriti. Ma il bilancio è destinato a peggiorare.


Città blindata, esercito in strada, traffico completamente paralizzato per permettere il passaggio delle ambulanze. Bruxelles si risveglia in guerra. Sono da poco passate le 8. L'aeroporto di Bruxelles viene scosso due volte, una detonazione dietro l'altra. Il Terminal A viene completamente devastato. In entrambi i casi viene colpita la sala partenze, vicino al banco dell'American Airlines. Tutte le vetrate vanno in frantumi. E i detriti sbalzano ovunque. Un impatto talmente forte da lasciare a terra corpi anche sul marciapiede dell'ingresso della hall delle partenze, davanti all'hotel Sheraton. Subito dopo le due esplosioni, un terzo ordigno è stato rinvenuto inesploso vicino al banco della Brussels Airlines.


[[foto 1237976]]


Un'altra terribile strage mette in ginocchio l''Europa. Che, a pochi mesi dal massacro di Parigi, si riscopre estremanente vulnerabile. Tanto che in molti si chiedono come sia stato possibile che in un momento in cui l'attenzione avrebbe dovuto essere alta possa essere stato colpito, come se niente fosse, uno scalo internazionale e la metropolitana di una capitale europea. Le autorità hanno subito alzato il livello di allerta a 4, il massimo previsto. E Lodewijk De Witte, governatore del Brabante fiammingo, ha attivato il "piano catastrofe". Le esplosioni hanno colpito Bruxelles in un momento in cui il Belgio era già in alto stato d'allerta. Venerdì scorso, a Molenbeek, è stato arrestato Salah Abdeslam, il terrorista belga di origini marocchine che aveva condotto gli attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi dove erano state ammazzate 130 persone. La stessa procura belga aveva lanciato l'allarme per nuovi attentati terroristici. "Siamo lontani dall'aver risolto il puzzle - aveva ammesso ieri il procuratore federale belga Frédéric van Leeuw - il fatto di aver trovato dei combattenti stranieri dotati di armi pesanti è naturalmente preoccupante - ha aggiunto - è evidente che non erano qui per un pic nic. L'inchiesta dovrà determinare se pianificavano degli attentati". Non hanno fatto in tempo a prevenirli.



Urla in arabo, poi le raffiche di mitra e le esplosioni. Il Terminal A completamente devastato: le esplosioni sono avvenute nella sala partenza vicino al banco dell'American Airlines. Colpite anche le stazioni della metropolitana Maalbeek e Schuman





Tag: 

terrorismo
aeroporto
bruxelles
metropolitana
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on March 22, 2016 01:57

March 7, 2016

Migranti, Erdogan tira la corda e alza il prezzo dell'accordo

Andrea Indini






La Turchia cala l'asso: "Ora fateci entrare nella Ue"


"Accordo? Si parli di libertà di stampa"

La bomba immigrazione lanciata nel cuore di un'Europa debole e divisa. All'ultimo minuto Recep Tayyip Erdoğan ha avanzato richieste pesantissime per sottoscrivere l'accordo con l'Unione europea. Oltre ai tre miliardi già previsti il presidente turco vuole ulteriori finanziamenti e maggiori garanzie politiche che minacciano di far deragliare l'intesa per ridurre il flusso dei migranti verso l'Europa. Secondo il Financial Times, Ankara avrebbe chiesto ai leader europei un accesso più veloce ai visti Schengen per i cittadini turchi e un processo accelerato per la sua richiesta di adesione all'Unione europea.


"Questo è il secondo vertice Ue-Turchia in tre mesi. Questo dimostra quanto è indispensabile la Turchia per l'Ue e l'Ue per la Turchia". Ad alzare la posta in gioco, prima ancora che inizi il vertice, è Ahmet Davutoglu mettendo nero su bianco la disponibilità della Turchia a diventare un membro dell'Ue. Una rischiesta più che un auspicio che carica il braccio di ferro sull'immigrazione di un ulteriore peso. Anche perché l'interlocutore con cui si trova a trattare, l'Europa, è sempre più diviso. Da una parte i quattro Paesi del gruppo di Visegrad (Repubblica ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia) fanno fronte comune per difendere i propri confini, dall'altra Germania e Francia si ergono a paladine della libera circolazione. E, se il premier ungherese Viktor Orban nega "qualunque tipo di concessione", il cancelliere austriaco Werner Faymann vuole la chiusura totale della rotta balcanica: "Più chiaramente saremo contro, tanto meglio". Che, però, sia Erdogan ad avere il coltello dalla parte del manico lo riconosce la stessa Angela Merkel. "Abbiamo bisogno di una soluzione sostenibile che concretizzi la sicurezza delle frontiere esterne, pre requisito per Schengen - spiega la cancelliera - per il confine marittimo, l'unica possibilità è la Turchia".


Ankara sa bene di avere un ruolo fondamentale nella gestione dell'emergenza immigrazione. Da mesi apre e chiude le proprie frontiere per minacciare l'Occidente e per far entrare e uscire immigrati, profughi e persino foreign fighter. Eppure i leader europei sono inginocchiati al capezzale di Erdogan. Che minaccia: "Abbiamo salvato quasi 100mila rifugiati nel Mediterraneo orientale, ma l'Ue deve ancora darci i 3 miliardi di euro promessi quattro mesi fa". Adesso Davutoglu ha presentato una nuova proposta. "Non siamo qui per parlare solo di migranti - avverte il premier turco - naturalmente il processo di ingresso della Turchia in Ue è è un tema per noi qui". Secondo una fonte Reuters, gli sherpa turchi avrebbero chiesto a quelli europei altri 17 miliardi di euro, oltre ai 3 miliardi già stanziati, per fronteggiare l'emergenza. Una richiesta che difficilmente sarà evasa da Bruxelles. Tanto che in conferenza stampa il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz ha parlato solo di altri 3 miliardi, per un totale di 6 miliardi di euro. In cambio la Turchia offre di riprendere tutti gli immigrati che illegalmente hanno raggiunto l'Europa da una certa data in poi (e non in modo retroattivo). Per ogni profugo siriano riammesso gli Stati Ue ne dovranno, però, accogliere uno legale dalla Turchia.


Aldilà della richiesta economica, a preoccupare gli Stati Ue dovrebbero essere le richieste politiche di Ankara. E tra queste, in modo particolare, l'apertura di nuovi capitoli del processo di adesione all'Unione europea.


A Bruxelles vertice sull'immigrazione. Erdogan chiede più soldi, un'accelerazione del processo di adesione all'Ue e visti più veloci





Tag: 

Recep Tayyip Erdoğan
immigrazione
Turchia
ue
accordo
fondi
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on March 07, 2016 08:50

February 29, 2016

Roma, Salvini vuole le primarie. Ma FI e Fdi: "C'è già Bertolaso"

Andrea Indini



video
Salvini pronto passo indietrovideo
"Bertolaso? Pensavo prendesse...video
"Nessuno vince, nessuno perde"video
"Nessuno ha stravinto, nessuno ha...video
"Ncd si svende per noccioline"


"Basta discutere, confermo il mio impegno"


Lega al bivio: dentro o fuori dal centrodestra

"Così il centrodestra a Roma perde e fa il più grande regalo possibile a Matteo Renzi". Durante una conferenza stampa a Montecitorio, durante la quale ha fornito i dati della consultazione organizzata a Roma dal Carroccio sulle candidature per il Campidoglio, Matteo Salvini rivolge un appello agli alleati del centrodestra: "Fermiamoci un attimo e ragioniamo se non sia il caso di coinvolgere tutti i cittadini in una giornata di partecipazione e di scelta popolare". Primarie che il leader del Carroccio sarebbe pronto a indire "anche in altre città". Da Forza Italia e da Fratelli d'Italia, però, è stata subito respinta al mittente la proposta e confermata la candidatura di Guido Bertolaso.


Lo scrutinio è ancora in corso. Ma i militati hanno già scrutinato oltre il 60 per cento delle schede. E il risultato è ormai delineato. Tanto che Salvini presenta con soddisfazione i risultati delle consultazioni per far indicare ai romani le loro preferenze sul candidato sindaco del centrodestra ai gazebi a Roma dello scorso fine settimana. "In ventiquattr'ore quasi 15mila persone sono uscite di casa per esprimere la loro opinione ed è qualcosa che deve servire a tutto il centro destra", ha commentato il leader del Carroccio annunciando che in testa c'è Alfio Marchini (1.450 voti). Seguono Irene Pivetti (1.300), Francesco Storace (1.250) e Guido Bertolaso (1.050). "A metà dello spoglio nessun candidato arriva alla maggioranza - spiega - non dico tutti sullo stesso piano, ma ci sono poche percentuali di differenza". Sui voti incassati dall'ex capo della Protezione civile, attualmente candidato alla corsa per il Campidoglio, ammette che si aspettava prendesse meno voti. "Evidentemente - ammette - la sua proposta ha una sua dignità".


Da qui la proposta a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni di indire le primarie del candidato per il centrodestra:"I gazebo erano una roba nostra, non rappresenta tutti, ma dà un risultato". E promette di essere disposto a"fare un passo indietro a fronte di qualunque nome venga fatto dai cittadini romani". Perché Salvini sa bene che con quattro o cinque candidati il centrodestra non va da nessuna parte. "La Lega - assicura - ci tiene più di altri a tenere unito il centrodestra". Un discorso a parte va, invece, fatto per il Nuovo centrodestra che, a seconda dell'occasione, si schiera da una parte o dall'altra. A Milano, per esempio, sostiene la corsa di Stefano Parisi. "Un conto è Maurizio Lupi, un conto Angelino Alfano - spiega Salvini - ua parte di Ncd che governa la Lombardia è di centrodestra. Un'altra è disposta a tutto pur di governare con Renzi".


Da Forza Italia è arrivata una chiusura totale alle primarie, soprattutto a Roma. "Prendiamo atto di una richiesta di maggiore coinvolgimento - mette in chiaro Maurizio Gasparri - ma i risultati della consultazione non cambiano il punto". Il senatore azzurro ricorda a Salvini che, quando ha incontrato Berlusconi e la Meloni, lui stesso ha concordato la candidatura di Bertolaso. "La nostra proposta resta Bertolaso, poi verificheremo le possibilità di convergenza". "L'unica notizia di oggi è che a Roma si continua a perdere tempo senza motivo", ha fatto eco la leader di Fratelli d'Italia invitando gli alleati a decidere una volta per tutte su chi vogliono puntare. "Noi - avverte - ci regoleremo di conseguenza".


Il leader del Carroccio: "Se il centrodestra perde fa il più grande regalo possibile a Renzi". E propone le primarie a Roma: "Se volete possiamo farle anche in altre città". Ma la Meloni: "Una perdita di tempo". E Gasparri: "Resta Bertolaso"





Tag: 

Matteo Salvini
Lega Nord
centrodestra
primarie
elezioni comunali
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on February 29, 2016 09:24

February 25, 2016

Unioni civili, il Senato approva. Ma è scontro sui voti di Verdini

Andrea Indini



video
"Governo cialtrone". Giovanardi...


"Via dal codice la fedeltà tra coniugi"


La Marzano pronta a lasciare il Pd


Fini: "Bene la legge sulle unioni civili"


Alfano si auto-santifica: ""Io come papa Wojtyla"

Il caso è politico. Perché col via libera del Senato alla fiducia chiesta dal governo sul maxi-emendamento, interamente sostitutivo del ddl Cirinnà, Denis Verdini e i suoi uomini entrano ufficialmente nella maggioranza. Il loro voto alle unioni civili salva la faccia al Pd e apre una crisi politica senza precedenti. La minoranza dem parla di governo "snaturato". Ma non è l'unica a lanciare l'allarme. Anche Forza Italia e Carroccio alzano i toni dello scontro chiedendo a Matteo Renzi di salire al Colle visto il cambio di maggioranza.


I voti favorevoli al ddl Cirinnà, che ora passa a Montecitorio, sono stati 173 e i contrari 71. Nella maggioranza non hanno partecipato al voto tre senatori del Pd (Sergio Zavoli, Luigi Manconi e Felice Casson) e sei senatori di Ap (Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello). Gli occhi sono tutti puntati su Verdini. I numeri dimostrano, infatti, che il gruppo Ala è stato decisivo. I 18 senatori di Ala su 19 votano la fiducia al governo per raggiungere la soglia della maggioranza assoluta che, a Palazzo madama è 161. Senza i loro 18 "sì" il governo avrebbe avuto 155 voti. "Verdini e poltronari vari entrano al governo, ormai è un parlamento vergognoso - sbotta Matteo Salvini - italiani, andiamo a prenderli e chiuderli dentro il palazzo?". Ma Lucio Barani, capogruppo di Ala, si difende spiegando che "non c'è alcun mercimonio politico". "Siamo rimasti fedeli con estrema coerenza al patto del Nazareno - incalza - non ci iscriviamo all'albo degli sfascisti". Secondo i conti del Pd, l'apporto del suo partito alle unioni civili non sarebbe stati indispensabili. Ma la realtà è un'altra. I voti dei verdiniani hanno, infatti, sostituito le defezioni di Ncd e Pd su una legge sui diritti civili mai discussa né in commissione né in Aula.


A Palazzo Madama il voto si svolge in un clima a dir poco infuocato. "Tutti quelli che oggi diranno sì alla fiducia - tuona il leghista Roberto Calderoli - introducendo il matrimonio gay, andranno all'inferno, perché San Pietro controllerà i tabulati delle votazioni del Senato". A esultare rimane solo Monica Cirinnà: "Oggi l'Italia apre una nuova pagina del diritto di famiglia, portando diritti a tutte quelle coppie formate da persone dello stesso sesso che già esistono per la società ma non agli occhi del diritto". In realtà, quello che ha inizio oggi è un nuovo sodalizio tra Renzi e Verdini. "Questa trasformazione non può passare sotto silenzio", tuon il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani invitando Renzi a trarre "le dovute conseguenze" e salire al Quirinale per formalizzare con il capo dello Stato Sergio Mattarella la nuova maggioranza di governo. A Palazzo Chigi, però, si fanno orecchie da mercante. "Quel che conta è che stasera tanti cittadini italiani si sentiranno meno soli, più comunità. Ha vinto la speranza contro la paura. Ha vinto il coraggio contro la discriminazione. Ha vinto l'amore".


Battaglia finale sulle unioni civili. Verdini vota col Pd e cambia la maggioranza. L'ira della minoranza Pd: "Il governo è snaturato". Anche Forza Italia all'attacco: "Renzi passi dal Colle"





Tag: 

unioni civili
ddl Cirinnà
maggioranza
Pd
Matteo Renzi
denis verdini
ala
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on February 25, 2016 12:11

Andrea Indini's Blog

Andrea Indini
Andrea Indini isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Andrea Indini's blog with rss.