Andrea Indini's Blog, page 117
December 20, 2016
Camion sulla folla: è strage a Berlino. Si cerca il terrorista
Camion contro la folla: 12 morti al mercato di Natale
Il giallo del tir dell'orrore e l'ipotesi del dirottamento
"Ho seguito l'attentatore e l'ho fatto arrestare"
Il déjà-vu dell'orrore. Berlino come Nizza
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Berlino, il tir crivellato di colpi
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Il camion sul mercatino di Natale
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Camion sulla folla a Berlino
Orrore al mercatino di Natale: 12 morti e 48 feriti. La polizia ferma un immigrato pachistano di 23 anni. Ma è l'uomo sbagliato. Si cerca ancora
Berlino come Nizza. La stessa follia omicida nel nome di Allah, la stessa dinamica sanguinaria: un camion lanciato a tutta velocità contro la folla ignara. A Breitscheidplatz, una delle principali zone dello shopping della città, le bancarelle del mercatino di Natale contro cui il bolide è stato lanciato sono tutte devastate e ovunque ci sono corpi a terra. Si contano dodici morti e 48 feriti. A colpirli senza alcuna pietà è un tir con targa polacca. Sull'identità dell'attentatore, però, c'è ancora il mistero. Perché, dopo aver arrestato un immigrato pachistano, la polizia tedesca ha dovuto ammettere di avere per le mani l'uomo sbagliato. L'uomo in serata, come riferisce la polizia è stato rilasciato.
Nell'abitacolo del camion c'è il cadavere di un cittadino polacco. Gli hanno sparato a bruciapelo prima di dirottare il mezzo contro la folla. Il tir è, infatti, di proprietà di un'azienda di trasporti di Danzica, in Polonia, la Ariel Zurawski, e il titolare ha reso noto che l'uomo trovato morto è suo cugino, con il quale aveva parlato per l'ultima volta al telefono lunedì a mezzogiorno. L'uomo stava rientrando in Polonia dall'Italia e avrebbe fatto tappa per una consegna a Berlino dove intendeva trascorrere la notte. Ma a bordo con lui c'era un'altra persona, l'attentatore che, dopo l'impatto, è fuggito a piedi facendo perdere le proprie tracce nel nulla. "Il sospetto - fanno sapere - è ancora in libertà ed è armato".
In mattinata un testimone ha fatto arrestare un immigrato afgano nelle vicinanze della Colonna della Vittoria, nel cuore del parco Tiergarten. Si tratta di Naved B. che, fingendosi afgano, è riuscito a entrare in Europa lo scorso febbraio attraverso la rotta balcanica. Vi è rimasto dopo aver chiesto asilo alla Germania. Vive nel centro di accoglienza per richiedenti asilo allestito nel vecchio aeroporto di Tempelhof, anche se ha un permesso di soggiorno scaduto. Si tratta però di un criminale di piccola taglia, non di un terrorista. Sulla sua fedina penale ci sono solo reati lievi e, dopo un attento interrogatorio, la polizia lo ha rilasciato e si è messa a cercare il vero terrorista. Gli investigatori tedeschi stanno comunque confrontando le tracce biologiche riconducibili allo straniero con quelle trovate a bordo dell'autoarticolato.
Dall'analisi delle tracce satellitari del movimenti del tir emerge chiaramente che ieri pomeriggio, per quasi quattro ore, l'attentatore ha acceso e spento più volte il veicolo come se stesse cercando di capire come farlo muovere. Secondo il gestore della società, Lukasz Wasik, accendere il motore non era il tentativo di riscaldare la cabina di guida perché gli autisti hanno altri sistemi per farlo. "È come se qualcuno cercasse di imparare a guidare il veicolo e avesse difficoltà a farlo muovere". Sebbene al momento non sia ancora chiaro chi abbia mosso quella bestia di lamiere, ritorna l'incubo del terrorismo di matrice islamica.
In più di un'occasione il califfo Abu Bakr al Baghdadi e i suoi tagliagole hanno esortato i lupi solitari a uccidere in Occidente, in particolare nel Vecchio Continente, usando qualsiasi mezzo, anche lanciando auto o camion contro la folla. Il jihadista di Nizza, il franco-tunisino Mohammed Lahouaeie-Bouhlel, venne ucciso al termine della folla corsa in cui, sterzando sulla Promenade des Anglais piena di gente per i fuochi d'artificio per la festa nazionale, uccise 86 persone tra cui sei italiani.
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Strage di Berlino focus
Camion sulla folla a Berlino: fermato un immigrato pachistano
Camion contro la folla: 12 morti al mercato di Natale
Il giallo del tir dell'orrore e l'ipotesi del dirottamento
"Ho seguito l'attentatore e l'ho fatto arrestare"
Il déjà-vu dell'orrore. Berlino come Nizza
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Il camion sul mercatino di Natale
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Camion sulla folla a Berlino
Orrore al mercatino di Natale: 12 morti e 48 feriti. L'attentatore è un immigrato pachistano di 23 anni: era entrato in Germania a febbraio attraverso la rotta balcanica
Berlino come Nizza. La stessa follia omicida nel nome di Allah, la stessa dinamica sanguinaria: un camion lanciato a tutta velocità contro la folla ignara. A Breitscheidplatz, una delle principali zone dello shopping della città, le bancarelle del mercatino di Natale contro cui il bolide è stato lanciato sono tutte devastate e ovunque ci sono corpi a terra. Si contano dodici morti e 48 feriti. A colpirli senza alcuna pietà è un tir con targa polacca guidato da un immigrato, Naved B., un 23enne pachistano entrato in Germania da quasi un anno.
Un uomo è stato trovato morto nell'abitacolo del camion: si tratta di un cittadino polacco. Il tir è, infatti, di proprietà di un'azienda di trasporti di Danzica, in Polonia, la Ariel Zurawski, e il titolare ha reso noto che l'uomo trovato morto è suo cugino, con il quale aveva parlato per l'ultima volta al telefono lunedì a mezzogiorno. L'uomo stava rientrando in Polonia dall'Italia e avrebbe fatto tappa per una consegna a Berlino dove intendeva trascorrere la notte. Ma a bordo con lui c'era un'altra persona, l'attentatore che, dopo l'impatto, è fuggito a piedi. Lo hanno arrestato a due chilometri dal mercatino di Natale. È un immigato pachistano che si spacciava per afgano. Entrato in Europa lo scorso febbraio attraverso la rotta balcanica, vi è rimasto dopo aver chiesto asilo alla Germania. Viveva nel centro di accoglienza per richiedenti asilo allestito nel vecchio aeroporto di Tempelhof.
Dall'analisi delle tracce satellitari del movimenti del tir emerge chiaramente che ieri pomeriggio, per quasi quattro ore, l'attentatore ha acceso e spento più volte il veicolo come se stesse cercando di capire come farlo muovere. Secondo il gestore della società, Lukasz Wasik, accendere il motore non era il tentativo di riscaldare la cabina di guida perché gli autisti hanno altri sistemi per farlo. "È come se qualcuno cercasse di imparare a guidare il veicolo e avesse difficoltà a farlo muovere". Il terrorista è stato fermato poco distante dalla Colonna della Vittoria, nel cuore del parco Tiergarten, grazie a un testimone che lo ha seguito e ha avvertito la polizia.
Fonti dell'intelligence fanno sapere che l'immigrato era conosciuto alla polizia per reati minori ma non per una radicalizzazione estremista. Eppure torna, ancora una volta, l'incubo dell'orrore portato in Europa da quegli immigrati che l'Europa stessa accoglie. In più di un'occasione il califfo Abu Bakr al Baghdadi e i suoi tagliagole hanno esortato i lupi solitari a uccidere in Occidente, in particolare nel Vecchio Continente, usando qualsiasi mezzo, anche lanciando auto o camion contro la folla. Il jihadista di Nizza, il franco-tunisino Mohammed Lahouaeie-Bouhlel, venne ucciso al termine della folla corsa in cui, sterzando sulla Promenade des Anglais piena di gente per i fuochi d'artificio per la festa nazionale, uccise 86 persone tra cui sei italiani.
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December 17, 2016
Ogni cinque minuti un fedele trucidato perché crede in Gesù
Andrea Indini
Ogni anno muoiono più di centomila cristiani. Aumentano le persecuzioni in India e in Pakistan. Il triste primato va alla Corea del Nord
Ogni anno almeno centomila cristiani vengono uccisi in odium fidei, ovvero per il solo fatto di credere in Cristo. Undici ogni ora. Uno ogni cinque minuti. E questi dati sono tristemente condannati a salire, secondo le stime di diversi centri di ricerca sulla libertà religiosa.
I cristiani non vengono perseguitati solamente nei territori controllati dallo Stato islamico in Siria e in Iraq, ma anche in Nigeria, in India, in Corea del Nord, in Somalia, in Pakistan e nella vicinissima Cipro.
Mons. Joseph D. Bagobiri, vescovo della diocesi di Kafanchan in Nigeria, ha per esempio denunciato la morte di oltre dodicimila cristiani e la distruzione di più di duemila chiese in soli otto anni. Numeri impressionanti, come spiega il presule: «Nell'ultimo trimestre oltre la metà dei territori della parte meridionale dello Stato di Kaduna ha registrato un'intensificazione degli attacchi da parte dei Fulani Herdsmen Terrorists (FHT)». Questa sigla del terrore non è (ancora) conosciuta in Occidente, ma «Amnesty International e altre organizzazioni internazionali prosegue il vescovo la considerano come la terza fra le più pericolose organizzazioni al mondo, dopo l'Isis e Boko Haram». Negli ultimi tre mesi, i Fulani Herdsmen Terrorists hanno dato alle fiamme cinquantatré villaggi e ucciso 808 persone.
Nell'ultimo anno, la persecuzione ai danni dei cristiani si è aggravata, come ha denunciato l'annuale rapporto degli Stati Uniti sulla libertà religiosa nel mondo (Uscirf). In India, da quando Narendra Modi è diventato primo ministro, le violenze contro i seguaci di Cristo sono aumentate e si è passati «dai centoventi attacchi a fedeli e istituzioni avvenuti nel 2014 ai trecentosessantacinque del 2015». In India viene aggredito almeno un cristiano al giorno. E questo mentre si registra un incremento sempre più forte del numero di fedeli islamici.
Le condizioni dei cristiani sono ancora più gravi in Corea del Nord, come spiega il rapporto americano: «I nordcoreani sospettati di contatti con missionari stranieri nella Corea del Sud o trovati in possesso della Bibbia vengono giustiziati». Secondo quanto scrive il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo realizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, nel marzo del 2015, «le autorità nordcoreane hanno detenuto due pastori sudcoreani, Kim Kuk Gie Choe Gun Gil, con l'accusa di spionaggio». Nell'aprile del 2016, si è verificato invece un fatto ben più grave: «Un altro missionario di origine sudcoreana, il cittadino Kim Dong Chul, è stato condannato a dieci anni di lavori forzati per imperdonabile spionaggio».
Puoi aiutare i cristiani perseguitati in Siria e in Iraq aderendo alla campagna di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Iban: IT28K0301503200000003593754. Per saperene di più: i dettagli della campagna di Acs.
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cristiani
cristiani perseguitati
December 13, 2016
"Si sarebbe dovuta nascondere". Monta la fronda contro la Boschi
Boschi si salva dal benservito e resta come zarina
Boschi non deve giurare ma si imbuca al Quirinale
Boschi bocciata dagli italiani promossa da Gentiloni
videoQuando la Boschi diceva: "Se vince...
Dai dem alle opposizioni, dai social network ai grandi giornali: monta ovunque il malcontento per la promozione della Boschi. La nomina imposta da Renzi è un vero schiaffo agli italiani
Nonostante gli scandali della Banca Etruria. Nonostante la sonora bocciatura della riforma della Costituzione. Nonostante le promesse di lasciare la politica in caso di vittoria del No al referendum (guarda il video). Maria Elena Boschi è ancora lì. Inamovibile. Dal dicastero per le Riforme a sottosegretario di Stato con funzione di segretario del Consiglio dei ministri. Una nomina imposta da Matteo Renzi al neo premier Paolo Gentiloni che ha fatto infuriare tutti, dai dem alle opposizioni, dai social network ai grandi giornali. "Al prossimo flop - sentenzia qualcuno - la metteranno a fare la presidente della Repubblica".
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La Boschi non solo non lascia la poltrona, ma addirittura raddoppia i poteri. Perché, pur non essendo più ministro, resta a Palazzo Chigi assumendo le massime deleghe operative, come nuovo "sottosegretario alla presidenza del Consiglio con funzione di segretario del Consiglio dei ministri". Questo significa che la Boschi avrà il potere sulla "firma dei decreti, degli atti e i provvedimenti di competenza del presidente del Consiglio dei ministri". È in assoluto la prima donna a occupare una casella cruciale a palazzo Chigi, con il ruolo formale dedicato alla cura della verbalizzazione e la conservazione del registro delle deliberazioni del Consiglio dei ministri, secondo la lettera della legge 400 sulla presidenza del Consiglio. In realtà, è uno snodo cruciale, e non a caso il precedente più illustre rinvia a Giulio Andreotti, nominato nel 1947 sottosegretario, non ancora trentenne, alla presidenza del Consiglio da Alcide De Gasperi.
Insomma un potere enorme, altro che passo indietro dopo il flop al referendum. "Si sarebbe dovuta nascondere nei caveau di Banca Etruria...", tuonano molti utenti su Twitter. La bocciatura è unanime. Per Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato, è "una vera offesa a tutti gli italiani e a tutti gli elettori fatta da Renzi e da Gentiloni che mina dall'inizio la credibilità di questo governo". "E il premio 'poltronara' dell'anno va a... ridicola!", cinguetta Matteo Salvini subito dopo il giuramento del nuovo governo. Per i grillini, poi, la promozione della Boschi fa il paio con la scalata di Angelino Alfano dal Viminale alla Farnesina. "Questi - tuona Alessandro Di Battista - sono i giochetti squallidi di truffatori". Neppure la sinistra digerisce la nomina di Gentiloni. E, mentre Maria Elena fa il pieno di baci e abbracci alla Camera riunita per votare la fiducia al nuovo governo, il malcontento monta ovunque. Anche tra le fila del Pd. "Ci sono riti che in politica, secondo me, vanno rispettati - commenta il deputato dem Davide Zoggia - se la Boschi non avesse fatto parte del governo, si sarebbe dato un segnalo chiaro al Paese". Ma questo segnale non è stato dato.
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Matteo Renzi
December 4, 2016
Referendum, valanga di No in tutta Italia. E Renzi si dimette
Speciale:
Referendum Costituzionale focus
Al referendum sulle riforme costituzionali gli italiani rottamano Renzi. Il No dilaga con il 59,5%, il Sì fermo al 40,5%. Renzi si dimette: "Il mio governo finisce qui"
Il No è un'onda che dilaga in tutto il Paese. Attraverso il referendum sulle riforme costituzionali gli italiani decidono di bocciare, una volta per tutte, il pasticciato e lesivo ddl Boschi e lanciare un messaggio netto a Matteo Renzi. Che, a questo punto, non può far finta di nulla. Il 59,5% di No sono davvero troppi anche per lui. E così non gli resta che fare le valigie. "La poltrona che salta è la mia - annuncia al termine dello scrutinio - il mio governo finisce qui". Domani salirà al Quirinale per presentare le proprie dimissioni.
Game over. Una ics per bocciare quella riforma della Costituzione che Renzi ha fatto approvare, a colpi di fiducia dalle Camere più deboli di sempre. Il referendum è, infatti, di tipo conservativo: non prevede alcun quorum. "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?", è la domanda alla quale sono stati chiamati a rispondere gli italiani oggi. Quelli che, però, il quesito ha provato a tenere nascosto sono i falsi risparmi anti casta, la sovranità popolare sminuita, lo squilibrio di poteri, il Senato confuso e l'addio al federalismo. In questi mesi Renzi ha usato tutti i trucchi per nascondere le magagne della riforma costituzionale e conservare la poltrona di Palazzo Chigi. Non ce l'ha fatta. Il 59,5% degli italiani lo boccia senza diritto di appello.
La vittoria del Sì avrebbe consegnato definitivamente il Paese a Renzi e a un governo mai eletti. Gli italiani hanno, invece, deciso di rottamare il premier e quel sistema finanziario che lo ha sostenuto fino a questo momento. Lo hanno fatto andando a votare in massa. Tanto che il Viminale ha registrato un'affluenza boom (69%). E, mentre il vicesegretario piddì Lorenzo Guerini rimanda ogni decisione alla direzione di martedì prossimo e il fronte del No chiede a gran voce le dimissioni, Renzi lascia. Game over, appunto. Tutti a casa. Domani salirà al Colle da Sergio Mattarella per rassegnare le dimissioni. "Lo dico con il nodo in gola, non sono riuscito a portarvi alla vittoria - ammette in conferenza stampa - ho fatto tutto quello che si potesse fare in questa fase". Ora la palla passa al capo dello Stato. Toccherà a lui decidere se andare a elezioni anticipate o tentare un governo tecnico con un altro premier non eletto, il quarto consecutivo.
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November 29, 2016
Davide Erba sale al 33% de ilGiornale.it: "Ecco la mia sfida nell'editoria"
Davide Erba e Andrea Indini nella redazione de ilGiornale.it
L'imprenditore sale nel capitale della testata. E ci racconta: "Le chiavi del successo sono tecnologia e dinamismo"
Davide Erba è un giovane imprenditore di successo che, in un momento in cui tutti stanno alla larga dall'editoria, ha deciso di andare controcorrente e di scommettere proprio su ilGiornale.it. Lo hanno colpito la nostra dinamicità e la nostra capacità di raccontare il Paese reale. Un “amore a prima vista” che lo ha spinto ad acquisire altre quote della società che lo hanno portato a detenere il 33% del capitale.
Proprio in questi giorni Erba ha deciso di chiudere il blog, che anni fa ha aperto sul nostro quotidiano online, per aprire un nuovo e innovativo spazio che parli direttamente al mondo dell'imprenditoria e delle start up. Da sempre ilGiornale.it è attento a questo mondo che rappresenta il Paese reale. "Ho in mente – ci spiega - una sezione che potrebbe anche chiamarsi 'ilGiornale start up' dove dar voce al mondo dell'imprenditoria e, al tempo stesso, premiare le idee più valide magari trovando, anche se questo non sarà automatico, investitori che sostengano le start up di cui parliamo".
Dove nasce questa idea?
"Per me si è recentemente chiuso un capitolo molto importante della mia vita. O meglio: è iniziata una nuova era che, dopo aver ceduto il gruppo che io stesso ho fondato (la Stonex, ndr), mi ha permesso di dedicarmi a nuove attività imprenditoriali. Io sono, infatti, quel tipo di imprenditore a cui piace molto occuparsi dell'attività di incubazione."
Una continua scommessa sul futuro?
"Assolutamente. Mi sento una mezzo di sfondamento capace di far partire un'idea da zero. Mi piace più la fase creativa e di lancio che la gestione operativa di un'azienda già avviata."
Cosa l'ha portata al Giornale.it?
"IlGiornale.it rappresenta sia il mondo imprenditoriale sia il mondo del fare. Nella vostra redazione vedo la capacità di impaginare più giornali insieme. Il quotidiano di carta esce con un prodotto fatto e finito. Quello è. Il quotidiano online, invece, ne impagina tanti, durante la giornata."
E cosa le piace di tutto questo processo?
"Sicuramente il vostro dinamismo. Per quanto riguarda i tempi di produzione, siete sicuramente molto più avanzati di una qualsiasi testata di carta. L'ho toccato con mano quando c'è stato il golpe in Turchia contro il presidente Erdogan. Mentre tutti i giornali sono usciti scrivendo che il colpo di Stato era riuscito, ilGiornale online ha spiegato che il blitz non era andato a buon fine."
Sicuramente abbiamo a che fare con due mezzi diversi.
"L'online è, per definizione, in tempo reale. Ogni giorno e a ogni ora siete, infatti, in grado di dare a noi lettori l'ultimo update delle notizie."
Come nasce la sua amicizia con la nostra redazione?
"Casualmente. Mi trovavo a un pranzo con alcuni amici quando ho conosciuto Andrea (Pontini, amministratore delegato del Giornale.it, ndr). Ci siamo subito appassionati per il lavoro che facevamo. Da quel giorno abbiamo iniziato a collaborare: ho aperto il blog e vi ho seguito sin dall'inizio nell'avventura editoriale degli Occhi della Guerra. Ora, per coronare questo amore a prima vista, mi sono offerto di entrare nel capitale della testata."
Che senso ha farlo in un momento in cui tutti gli imprenditori stanno alla larga dall'editoria?
"Per me, ovviamente, si tratta di differenziare il business. L'editoria non è la mia attività principale, anche se credo che l'online è il futuro dell'informazione. Basta guardare il numero dei visitatori quotidiani per capire l'abisso che è venuto a crearsi con la tiratura di una qualsiasi testata di carta."
Fatto il passo importante di entrare nel capitale, cosa si aspetta dal Giornale.it?
"Di sicuro potrò dare il mio contributo nel settore tecnologico. L'editoria digitale, più di ogni altra, è qualità e tecnologia. Le due cose vanno insieme e insieme decidono del successo della testata. Un altro aspetto su cui la tecnologia può fare molto è la relazione tra la testata e i suoi lettori. IlGiornale.it già fa molto da questo punto di vista ma sicuramente potremo lavorare insieme ancora più efficacemente in questa direzione."
Mettiamo da parte l'editoria e guardiamo all'Italia. Da imprenditore è possibile credere in questo Paese?
"In questo momento l'Italia non è certo il miglior terreno per fare impresa, sia a livello europeo sia a livello mondiale. Risentiamo di arretratezze infrastrutturali e di sistema che rendono il nostro Paese in una posizione sfavorevole rispetto a tutti gli altri competitor. La pressione fiscale è alle stelle, la burocrazia è un giogo devastante, i rapporti con le istituzioni si sono fatti sempre più complicati. Eppure questo sistema molto ostico ha creato degli anticorpi, ovvero la nostra classe imprenditoriale."
Oggi giorno l'imprenditore è il vero eroe.
"Siamo stati costretti a migliorarci trovando nuove strategie e imparando un nuovo modo di camminare e muoversi. Qualche mese, durante un convegno in Svizzera, un alto dirigente di Ubs mi ha rivelato di stimare profondamente gli imprenditori italiani perché, nonostante un contesto veramente difficile, riescono a portare avanti progetti di successo a livello mondiale. Più che il Paese il vero asset sono le persone. Ne abbiamo molte e di qualità. Per questo, prima che il volano si fermi, deve passare davvero tanto tempo. Ammettendo, ovviamente, che non ci sia una svolta anche a livello strutturale."
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November 28, 2016
Renzi fa l'ennesima mancia: "Alzerò le pensioni più basse"
Speciale:
Referendum Costituzionale focus
Renzi a una settimana dal referendum: "Tasse giù, con buona pace di Monti". E promette 30-50 euro alle pensioni più basse
"La pressione fiscale va giù". È questo lo slogan che Matteo Renzi usa per "vendere" agli italiani la legge di Bilancio approvata oggi dalla Camera. E, nel corso della conferenza stampa indetta oggi a Palazzo Chigi per presentare la manovra, annuncia un aumento che oscilla dai 30 ai 50 euro al mese per le pensioni più basse. "Per la prima volta c'è un aumento per le pensioni fino a 1.000 euro - aggiunge - e la possibilità di ricongiunzione delle pensioni anche per i professionisti". Peccato che si tratti solo dell'ennesima promessa in vista del referendum sulle riforme costituzionali. Sono gli stessi dati dell'Istat a sbugiardarlo dimostrando che il premier ha messo più tasse del governo Monti.
A meno di una settimana dal voto sulle riforme costituzionali, Renzi prova a strappare qualche Sì sparando le ultime cartucce che ha in canna. I sondaggi lo danno sconfitto. I No sono nettamente avanti. Così, nel tentativo di invertire la rotta, il premier trasforma la conferenza stampa di presentazione della finanziaria per convincere gli italiani a non voltargli le spalle. "La legge di Bilancio non è una legge alla Achille Lauro - assicura - è difficile trovare una legge di Stabilità così ricca di buone notizie". E torna a vantarsi, per l'ennesima volta di aver abbassato le tasse agli italiani. "Con buona pace del presidente Monti, che ricordiamo per altro tipo di segni davanti alla voce della pressione fiscale", aggiu replicando all'ex presidente del Consiglio. In realtà Andrea Del Monaco, analista esperto di fondi europei, ha rilevato che "con Monti nel 2013 il prelievo fiscale è stato di 700 miliardi, con Renzi nel 2015 di 712 miliardi: quindi da Monti a Renzi 12 miliardi di tasse e imposte in più". Nonostante le sparate anti-europee, Renzi ha continuato ad applicare le direttive di Bruxelles sottoscritte dall'Italia con il Fiscal compact e gli altri accordi europei che reggono le fondamenta della politica dell'austerity.
Al momento, quello che interessa veramente a Renzi è il referendum. Sul tavolo c'è il suo futuro a Palazzo Chigi. "Inizia la settimana decisiva per il futuro dell'Italia - mette in chiaro - tra sei giorni sapremo se, finalmente, potremo iniziare il futuro con semplicità e forza". In conferenza stampa, al suo fianco, c'è seduto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che molti danno in pole position per guidare un eventuale governo tecnico in caso di vittoria del Sì. E, a chi gli chiede della possibilità di un passaggio di consegne, Renzi si limita a dire: "Il governo c'è sempre: politico o tecnico, super politico, iper tecnico... è chiaro che se l'Italia approverà la riforma costituzionale l'Italia, sarà più forte". I problemi, intanto, restano. E vengono aplificati dal ricatto della Finanza che sta usando lo spread e i mercati per convincere gli italiani a votare Sì. "Le tensioni e le difficoltà che ci sono sui mercati sono legate alle incertezze della politica - replica il premier - ma abbiamo bisogno di rispondere alle esigenze e alle certezze dei nostri cittadini". E saranno proprio questi cittadini a bocciarlo, una volta per tutte.
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November 27, 2016
Ecco i testi sacri del Califfato per forgiare nuovi lupi solitari
Pubblichiamo un estratto di Sangue occidentale di Matteo Carnieletto e Andrea Indini, disponibile in libreria. Nel libro-inchiesta vengono spiegate le tecniche usate dai jihadisti per colpire l’Occidente
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per forgiare nuovi lupi solitari
November 22, 2016
Annientati i guru della finanza: Trump fa volare tutte le Borse
Trump presenta il piano dei "100 giorni". Il Dow Jones supera per la prima volta la soglia dei 19mila punti. E fa volare le Borse Ue
Si era visto già all'indomani della vittoria di Donald Trump. I listini non erano sprofondati come avevano paventato i guru della finanza. E, a due settimane dal trionfo del tycoon alle presidenziali, Wall Street sta continuando la sua corsa record. Il Dow Jones ha, infatti, superato per la prima volta nella sua storia la soglia dei 19mila punti. Dov'è il temuto Armageddon finanziario che avrebbe dovuto sommergere i mercati globali con l'onda alta del panic selling? Trump si è impossessato delle chiavi della Casa Bianca e i listini americani stanno andando a gonfie vele.
Oggi Trump, nel programma per i primi 100 giorni alla Casa Bianca, ha avviato il "Trump Trade" cancellando dalla sua agenda il TPP (Trans-Pacific Partnership), l'accordo di libero scambio tra gli Usa e 11 Paesi che si affacciano sul Pacifico. È il primo passo verso il programma "America First" che prevede lo smantellamento dei trattati di libero scambio stipulati dall'amministrazione Obama, il TTP, il TTIP con l'Europa, che ormai neanche l'Unione europea vuole più, e il NAFTA, il trattato di libero scambio con il Canada e il Messico, stipulato nel 1993. Al loro posto arriverà appunto il "Trump Trade", concetto ancora piuttosto nebuloso nei contenuti ma di grande efficacia politica, fondato su un'idea molto semplice, l'"America First" (l'America al primo posto), più volte declamata da Trump in campagna elettorale, uno slogan che nei fatti si dovrà tradurre in una politica economica più nazionalista e protezionista, e in nuove relazioni internazionali basate su maggiori tariffe doganali verso la Cina e il ritiro dai trattati di libero scambio, accusati da Trump di aver "svenduto l'America".
"La mia agenda sarà fondata su un semplice principio di base - ha spiegato Trump nel video-messaggio di due minuti sui suoi primi 100 giorni - mettere l'America al primo posto. Sia che si tratti di produrre acciaio, costruire auto o curare malattie, voglio che la prossima generazione di produzione e innovazione avvenga proprio qui, nella nostra grande patria: l'America che crea ricchezza e lavoro per i lavoratori americani". I listini americani non sembrano preoccupati del ventilato protezionismo di Trump ma brindano all'abbinamento di una politica monetaria più restrittiva e di una politica di bilancio espansiva a cui si aggiunge l'impennata del greggio, in vista di un possibile accordo dell'Opec sulla produzione petrolifera.Le scommesse sul mercato dei future su un giro di vite del costo del denaro hanno toccato nell'ultima settimana il massimo storico a 2.100 miliardi di dollari. Gli investitori sembrano ora convinti che la strategia del successore di Barack Obama porterà un'accelerata della crescita, un incremento dell'inflazione e un allentamento delle pressioni sulla Federal Reserve, che potrà alzare il costo del denaro. Non solo. L'iniezione positiva degli Stati Uniti, poi, fa da traino alle Borse del Vecchio Continente, tutte in territorio positivo.
L'effetto-Trump, insomma, non c'è stato. E, come era già stato dopo la vittoria del "Leave" al referendum inglese, lo stesso potrebbe avvenire all'indomani del referendum del 4 dicembre. Nel caso in cui venissero bocciate le riforme costituzionali targate Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, l'Italia potrebbe anche non essere travolta dalla bufera finanziaria come paventato in questi giorni dal New York Times e dal Financial Times. "Che il referendum arrivi presto e che sia fatta democrazia - commenta il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta - perché nulla succederà. Come non è successo nulla in America dopo la vittoria di Trump, come non è successo nulla in Europa dopo la Brexit".
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November 18, 2016
Ora Renzi ricatta gli italiani: "Se vince il No sale lo spread"
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Referendum Costituzionale focus
Renzi festeggia i mille giorni al governo. Nasconde tutti i suoi flop e agita lo spauracchio dei mercati: "Con il Sì sale il pil". Poi, però, apre: "Se vince il No verificherò la situazione politica"
Mille giorni di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Niente di buono. Lo dicono i numeri. Mille giorni in cui sono aumentate povertà e disoccupazione giovanile, mille giorni di caos in Europa, mille giorni in cui il nostro Paese ha finito per non contare più nulla. Il premier, tutto questo, non lo ammetterà mai. Non lo ammette certo alla conferenza stampa indetta per celebrare il traguardo raggiunto. "Il pil dal febbraio 2014 - dice - è aumentato dell'1,6%". E, in vista del referendum del 4 dicembre, si gioca la carta del terrorismo psicologico. "La fibrillazione dei mercati è naturale - avverte - è ovvio che con il Sì va su il pil, con il No va su lo spread".
Ci sono i numeri di Palazzo Chigi, e i numeri della realtà. "Registriamo 656mila occupati in più, di cui 487mila occupati permanenti". La realtà è molto diversa da quella propinata da Renzi in conferenza stampa. In Italia ci sono quasi un milione di nuovi poveri nel 2015, la pressione fiscale reale è al 49 per cento, 11 milioni di persone hanno rinunciato alle cure mediche, 479.137 immigrati sono approdati sulle coste o hanno attraversato il confine italiano. Ma Renzi parla di "656mila occupati in più, di cui 487mila occupati permanenti". Questo perché la conferenza stampa per fare il ticket dopo mille giorni di governo diventa l'occasione per cercare di farsi uno spot in vista del referendum sulle riforme costituzionali. D'altra parte, il 4 dicembre potrebbe essere un vero spartiacque per Renzi.
Il No continua a stare stabilmente davanti. E a testimoniarlo sono diversi sondaggi. L'ultimo è quello pubblicato oggi dall'Istituto Ipsos per il Corriere della Sera che registra lo schiacciante vantaggio del No (55%) sul Sì (45%). Eppure Renzi è disposto a tirare dritto fino al 4 dicembre. "Abbiamo visto che non sempre i sondaggi ci azzeccano - dice - confido che la maggioranza silenziosa degli italiani scelga sulla base del quesito". Nei giorni scorsi ha già messo in chiaro che, in caso di sconfitta, non accetterà alcun governo tecnico. "Ho 41 anni e non devo aggiungere una riga al mio curriculum - ribadisce oggi - sono onorato di aver governato per mille giorni ma non sono adatto a fare gli inciuci o a galleggiare. Se si vuole cambiare ci sto". Per questo, dovesse vincere il No, sarà costretto a "verificare la situazione politica". Anche se di lasciare Palazzo Chigi non ne ha alcuna intenzione.
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