Andrea Indini's Blog, page 121
February 22, 2016
"Italiani, quale riforma ora?". Ma per Renzi soltanto critiche
Dalla suo profilo Facebook Matteo Renzi lancia un sondaggio-referendum per individuare le prossime riforme da presentare in Consiglio dei migli. Quelle più richieste dai cittadini saranno anticiate. Almeno questo è l'intento populista del premier che, in panne con il ddl Cirinnà sulle unioni civili e in difficoltà con una crisi economica che non se ne va, cerca di ristabilire il contatto con gli italiani. La maggior parte degli utenti che rispondono chiedono più lavoro, pensioni più alte e maggiore sicurezza. Tra le risposte, però, ci sono anche una valanga di critiche. Cittadini che, dopo due anni di stallo, ne hanno piene le scatole e vogliono tornare al voto.
Due anni di governo. Renzi è arrivato al giro di boa. Se guarda indietro è stato fatto davvero poco, mentre se guarda avanti il clima è tutt'altro che favorevole. Basta leggere i commenti che, a centinaia, sono arrivati sulla pagina Facebook del premier (leggi qui). "Buongiorno - scrive Renzi di prima mattina - qui trovate ventiquattro slide sui primi ventiquattro mesi di Governo. Siamo a metà del cammino, mancano ancora due anni. Qual è per voi la priorità? Qual è secondo voi la riforma più urgente, adesso?". Le priorità degli italiani, dopo due anni di governo Renzi, non sono variate granché. In cima ai desiderata c'è infatti il lavoro. Come dimostrano i dati dell'Istat, che certificano un drammatico tasso di disoccupazione, gli italiani chiedono un posto di lavoro che troppo spesso non c'è. È il fallimento certificato del Jobs Act. In seconda battuta chiedono una riforma del sistema previdenziale che non penalizzi i pensionati. Mentre il governo valuta di tagliare le pensioni di reversibilità alle vedove per estenderle alle coppie omosessuali, gli italiani chiedono al governo l'esatto opposto. Tanto che su Facebook c'è chi gli scrive: "Scusi, dottor Renzi, ma lei legge quello che il popolo le scrive? Ci aveva promesso di essere vicino a noi, di scoltarci... invece si è dimenticato del popolo, come tutti".
[[gallery 1227772]]
Sulla pagina Facebook del premier le critiche e le richieste di dimissioni abbondano (leggi qui). Una dopo l'altra. "Siete pericolosi - tuona una - ridurrete la gente alla povertà assoluta e vi arrichirete come porci". E un altro: "A queste slide non crede più nessuno". "La riforma prioritaria - fa eco un altro ancora - è che ti togli dalle pampane il prima possibile, prima ancora di portarci alla rovina definitiva. Abbiamo poco tempo". E così via. C'è chi boccia l'operato apertamente l'operato del governo e chi teme per il futuro. Altri due anni di governo Renzi rischiano, infatti, di essere un colpo durissimo all'Italia. "Due anni fa - racconta Angelo sulla pagina Facebook del premier - arrivavo con le spese tranquillamente alla fine del mese. Ora devo stare attento - continua - tutte le promesse fatte che fine hanno fatto?". E Antonietta incalza: "La priorità? Andare via con tutto il governo composto da mediocri burattini". Insomma, il secondo compleanno del governo Renzi non viene accolto con entusiasmo dagli italiani.
Il premier lancia un sondaggio-referendum su Facebook per individuare le prossime riforme: "Siamo a metà cammino, quale priorità per voi?". Gli italiani chiedono più lavoro, pensioni più alte e maggiore sicurezza. Tra le risposte anche una valanga di critiche
Tag:
Matteo Renzi
sondaggio
riforme
Gli italiani bocciano Renzi e le sue riforme
Tag:
Matteo Renzi
sondaggio
riforme
priorità
Andrea Indini
Il premier lancia un sondaggio-referendum su Facebook per individuare le prossime riforme: "Siamo a metà cammino, quale priorità per voi?". Gli italiani chiedono più lavoro, pensioni più alte e maggiore sicurezza. Tra le risposte anche una valanga di critiche
February 18, 2016
La Commissione Ue a Vienna: "Il tetto ai profughi è illegale"
L'Unione europea mette all'angolo l'Austria. Il tetto che il governo di Vienna vuole imporre sull'accoglienza dei richiedenti asilo è illegale. "Sarebbe chiaramente incompatibile con gli obblighi previsti dal diritto Ue e dalle leggi internazionali", ha spiegato il commissario Ue Dimitris Avramopoulos al ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl Leitner bocciando anche le quote pensate per i richiedenti in transito e sollecitandolo a "riconsiderare le misure unilaterali proposte". Ma c'è chi, come la Slovenia e la Serbia, ha già fatto sapere che seguirà esattamente l'esempio dell'Austria.
Alla Commissione europea non piace la decisione dell'Austria di ripristinare i controlli alle frontiere nazionali. "Ma se questo accade è perché manca un approccio europeo alla crisi dei migranti", ammette il presidente dell'esecutivo comunitario, Jean-Claude Jucker. La posizione di Vienna è infatti ampiamente condivisa, soprattutto tra i Paesi dell'Est Europa sulla cui rotta marciano da mesi centinaia di migliaia di disperati. "Quello che farà l'Austria farà la Serbia", ha detto Aleksandar Vulin, il ministro del Lavoro responsabile per l'emergenza immigrazione. "Non vogliamo riversare su altri i nostri problemi - ha messo in chiaro Vulin - ma non possiamo consentire che i problemi di altri si risolvano sul territorio della Serbia". La Slovenia invece sta inviando poliziotti e soldati ai confini con la Croazia e la Bulgaria, con un voto del suo Parlamento, ha deciso l'invio dell'esercito per blindare il confine con la Turchia.
Il piano di Vienna è netto: saranno autorizzate quotidianamente 3.200 ingressi e verrà accolti non più di 80 richieste di asilo. Per quanto riguarda l'Italia, saranno istituiti controlli al Brennero lungo la statale, l'autostrada e la stazione ferroviaria. Quasi certa la realizzazione una corsia dedicata ai controlli specifici su persone, mezzi e cose. L'esercito austriaco fornirà assistenza lungo il confine di Brennero dove è addirittura riapparso il carello rosso-bianco-rosso con la scritta "Republik Oesterreich - Grenzuebergangstelle" (Repubblica d'Austria - posto di confine). Il cancelliere austriaco Werner Faymann ha snobbato Bruxelles rimanendo sulle proprie posizioni. "Dal punto di vista politico - ha detto a margine del vertice Ue - è impensabile che l'Austria accolga tutti i richiedenti asilo dell'Europa".
In Alto Adige è grande la preoccupazione sia per questa virtuale nuova separazione dal Tirolo del Nord che per le conseguenze economiche che potrebbero portare le misure dell'Austria. "Ci stiamo preparando a ogni scenario possibile - commenta il ministro dell'Interno Angelino Alfano - ma è evidente che stiamo lavorando per impedire che l'Europa vada a sbattere contro un muro. Perché su questa vicenda dei profughi, dei rifugiati, delle migrazioni, l'Europa rischia di finire". "La rotta balcanica sta diventando off limits per i migranti, dopo le varie misure analoghe decise nelle ultime settimane anche dalla Macedonia, dalla Serbia e dalla Croazia - lo accusa Matteo Salvini - l'Italia, invece, come sempre, resta a guardare".
L'Austria sigilla i confini e centellina gli ingressi dei richiedenti asilo. La Commissione Ue attacca: "Il tetto giornaliero è illegale". Ma anche Serbia, Croazia e Bulgaria militarizzano le frontiere
Tag:
immigrazione
frontiere
area Schengen
clandestini
ingressi
February 9, 2016
Migranti, Obama e la Merkel schierano la Nato in Europa
Per arginare il flusso degli immigrati, si fa strada l'opzione Nato. In un solo giorno, ieri, ne hanno parlato a Washington il presidente americano Barack Obama con il presidente della repubblica Sergio Mattarella, e ad Ankara il premier turco Ahmet Davutoglu con la cancelliera tedesca Angela Merkel. La proposta ha, tuttavia, provocato sorpresa al quartier generale di Bruxelles. "Non fa parte delle competenze Nato quella di gestire i flussi migratori - mette in chiaro il segretario generale Jens Stoltenberg - né di provvedere alla ricerca e salvataggio in mare dei profughi".
"Abbiamo parlato a lungo del problema dei profughi e dei migranti, che ha un impatto terribile sull'Europa e sull'Italia in particolare", ha detto Obama al termine dell'incontro con Mattarella. "Questo non è un problema solo dell'Europa ma un problema globale, che mette sotto pressione gli Stati Uniti e il rapporto transatlantico", ha detto ancora il presidente americano, aggiungendo che serve "una collaborazione Europa-Nato per smantellare le reti di traffico di esseri umani". Una collaborazione auspicata anche dalla Turchia e dalla Germania che si sono proposte di lavorare insieme proprio per cercare di coinvolgere la Nato nel frenare il flusso di rifugiati e per risolvere la crisi dei profughi di Aleppo. Con la Merkel ne ha parlato anche lo stesso Obama che, secondo quanto si apprende a Washington, intende affrontare al più presto l'argomento anche con il presidente francese Francois Hollande e con il presidente del consiglio Matteo Renzi.
L'idea è ancora in via di evoluzione, ma secondo la visione espressa da Davutoglu nella conferenza stampa con la Merkel, il coinvolgimento dell'Alleanza Atlantica dovrebbe consistere in particolare nell'utilizzo delle capacità di controllo e osservazione della Nato al confine tra Turchia e Siria e nel mar Egeo. "Il lavoro che Obama intende proporre alla Nato - fanno sapere fonti italiane - prevede d'altro canto un sostegno per debellare il fenomeno non solo attraverso pattugliamenti di sicurezza, ma anche con pattugliamenti umanitari". Il momento opportuno per mettere il discorso sul tavolo potrebbe essere la prossima riunione dei ministri della Difesa dell'Alleanza in programma per il 10 e 11 febbraio a Bruxelles. "Bisognerà parlarne, non è un tema da poco", ha frenato il ministro dell'Interno Angelino Alfano facendo che, "nel momento in cui si fa ricorso all'Alleanza Atlantica, si riconosce l'esistenza di un pericolo legato alla sicurezza esterna, un pericolo che riguarda il terrorismo". In realtà, le navi militari dovrebbero controllare il tratto di mare tra la Turchia e la Grecia per soccorrere gli immigrati in difficoltà, ma anche per arrestare il flusso migratorio diretto verso la Grecia e da lì verso il Nord Europa.
Al quartier generale della Nato a Bruxelles fanno notare che esiste già una operazione antiterrorismo alleata nel Mediterraneo, la cosiddetta Active Endeavour, decisa dopo l'11 settembre, le cui finalità sono soprattutto di sorveglianza e formazione ma che potrebbe in prospettiva trasformarsi in una operazione marittima a tutto tondo, che comprenderebbe anche la protezione di infrastrutture e la difesa delle attività marittime. "L'area dell'operazione non è circoscritta al Mediterraneo orientale", ha sottolineato la fonte secondo cui un'attività di questo tipo si dovrebbe coordinare anche con quella dell'operazione navale Ue "Sophia", mirata a contrastare i trafficanti di esseri umani.
Obama, Merkel e Erdogan in campo per militarizzare il Mediterraneo e l'Europa. Le navi militari soccorreranno gli immigrati nel tratto di mare tra la Turchia e la Grecia. Ma i generali della Nato frenano: "Non fa parte delle competenze Nato"
Tag:
immigrazione
Nato Barack Obama
Angela Merkel
February 8, 2016
Berlino e Parigi vogliono imporci il "super" ministro delle Finanze
La mossa è incrociata. Germania e Francia vogliono un super ministro delle Finanze per imporci i loro diktat. Una mossa ammantata dalla necessità di "una cooperazione finanziaria più stretta tra le nazioni dell'Eurozona per salvare il progetto europeo" che, però, nasconde un pericolo enorme per la gran parte dei Paesi dell'Unione europea, Italia in primis.
"Un ministro delle Finanze unico potrebbe essere una soluzione", scrivono i governatori della Bundesbank e della Banque de France, Jens Weidmann e Francois Villeroy de Galhau, in un editoriale a quattro mani apparso sul Sueddeutsche Zeitung. I due, al pari del gatto e la volpe, parlano apertamente della criticità dell'attuale stato dell'unione monetaria ma si guardano bene dal fare autocritica. Non dicono, per esempio, che le politiche economiche imposte dalla Germania a Bruxelles ha fatto prolungato e acutizzato una crisi economica nata Oltreoceano. Né dicono che la crisi migratoria, che oggi pesa su molti Paesi dell'Unione, è anche figlia della forsennata guerra lanciata da Nicolas Sarkozy alla Libia di Muhammar Gheddafi.
Secondo i due banchieri centrali, la crisi europea del debito non è stata ancora del tutto superata. "Sia l'Eurozona sia la Unione europea - dicono - continuano a trovarsi di fronte sfide importanti quali gli elevati tassi di disoccupazione in numerosi stati membri, una crescita sovente anemica e la mancanza di un programma credibile per la gestione dell'emergenza rifugiati". La priorità, sostengono Weidmann e de Galhau, è l'applicazione di riforme strutturali di ampio respiro in sede nazionale per appianare gli squilibri a livello comunitario, dal momento che la politica monetaria della Bce ha sì contribuito ad attutire gli effetti della crisi finanziaria globale ma da sola non è stata in grado di creare una crescita sostenibile di lungo termine nell'Eurozona. "Un ministro delle Finanze congiunto - concludono i due banchieri - potrebbe essere una maniera appropriata di armonizzare le politiche fiscali del blocco ma ciò - riconoscono - dipenderà dalla volontà dei governi comunitari di cedere ulteriore sovranità. Il che, con un elettorato sempre più euroscettico, non è affatto scontato".
Davanti a una crisi scatenata dalla stessa Unione europea, Weidmann e de Galhau propongono di dare più potere all'Unione stessa. Un super ministro delle Finanze per imporci le prepotenze tedesche e francesi non è certo la soluzione al problema. Sarebbe, anzi, l'incarnazione fisica del problema stesso.
Bundesbank e Banque de France in pressing sulla Ue per la nomina del super burocrate: "Un ministro delle Finanze unico per salvare il progetto europeo". Ma servirebbe solo a imporci le prepotenze di tedeschi e francesi
Tag:
germania
Francia
ministro delle finanze
ue
January 29, 2016
Renzi-Merkel nulla di fatto: solo tante chiacchiere
"Non su tutto siamo d'accordo, anche per l'appartenenza a diverse famiglie politiche, ma il nostro avversario oggi è lo stesso: il populismo". Dopo il braccio di ferro a distanza con i vertici dell'Unione europea, Matteo Renzi si è presentato a Berlino da Angela Merkel per ricucire. "Viviamo in un momento di gradi sfide - rassicura la cancelliera - c'è uno spirito europeo che ci unisce". Ma l'unità è solo di facciata. Perché, aldilà delle lodi di circostanza al Jobs Act e alle riforme avviate a Roma, sui temi cruciali la distanza resta poderosa. Laddove Renzi difende Schengen e la libera circolazione, la Merkel sottolinea l'importanza di difendere i confini esterni dell'Unione. Laddove la cancelliera chiede soldi per la Turchia, il premier prende tempo aspettando i chiarimenti di Bruxelles. Ma è soprattutto il nodo della flessibilità a dividerli. "Io non mi immischio - si chiama fuori la Merkel - decide la Commissione Ue".
"Renzi vuole sedere al tavolo del potere". Il New York Times legge il cambio di strategia di Roma come un stratagemma per "fare in modo che la voce dell'Italia venga sentita e presa sul serio" in Europa. "Il premier italiano - scrive il quotidiano statunitense - alimenta tensioni nella sua ricerca di un posto ai vertici dell'Unione". Ma i risultati sono prossimi allo zero. Al netto delle chiacchiere al termine del bilaterale di Berlino, Renzi e la Merkel non hanno raggiunto alcun accordo. Le distanze erano e rimangono forti. L'Unione europea evapora proprio per colpa dell'inerzia fin qui mostrata da Paesi come Italia e Germania che, insieme alla Francia, avrebbero dovuto essere i pilastri di una vigorosa politica di contrasto agli scafisti e l'illegalità degli ingressi in Europa. Mentre gli immigrati continuano ad arrivare in Europa, la Merkel non sa fare altro che proporre la protezione delle frontiere esterne dell'Ue.
Nello specifico i due leader restano profondamente divisi. Alla Germania, che da mesi ha chiuso le frontiere stracciando di fatto il trattato di Schengen, Renzi torna a difendere la libera circolazione: "Se l'Europa perde Schengen perde sè stessa: ogni sforzo che possiamo fare per mantenere vivo l'ideale europeo va fatto insieme". Anche sui 3 miliardi di euro che Bruxelles vuole dare al premier turco Recep Tayyip Erdoğan per fermare l'invasione restano le diffidenze italiane. "L'Italia è da sempre disponibile - prende tempo Renzi - aspettiamo che le istituzioni europee ci diano risposte sul modo di intendere e concepire questo contributo".
Gli stessi giri di parole usati da Renzi per non dare i soldi alla Turchia li usa la Merkel per scansare il nodo flessibilità. È un problema tutto italiano e Berlino non vuole averci niente a che fare. "Chiediamo che le regole Ue che esistono siano applicate - dice il premier - non chiediamo nuove regole". Poi non manca di lanciare una stoccata alla Commissione Ue: "La flessibilità era una condizione per l'elezione di Juncker. Io non ho cambiato idea, spero che non lo abbia fatto nemmeno lui". Dalla cancelliera, per, non arriva alcun assist: nella guerra contro Juncker e gli euroburocrati lascia Renzi solo in campo. "Non mi immischio in queste cose - mette in chiaro - è compito della Commissione Ue decidere l'interpretazione".
Il faccia a faccia tra Renzi e Merkel non è decisivo. Restano le distanze su immigrazione, flessibilità e Turchia
Tag:
Matteo Renzi
immigrazione
Angela Merkel
ue
schengen
Turchia
flessibilità
January 28, 2016
"L'uomo va sottomesso a Allah". Ecco il film sull'islam radicale censurato da Hollande
"Da quando abbiamo iniziato la jihad, tutte le donne portano il velo, anche le bambine. E, da quando amputiamo la mano destra ai ladri, i furti sono finiti". Omar Ould Hamaha, leader jihadista nel nord del Mali ammazzato dalle forze speciali francesi nel 2014, è solo una delle tantissime voci che danno vita al documentario denuncia realizzato da François Margolin, regista e produttore cinematografico, e Lemine Ould Salem, giornalista della Mauritania. Si intitola Salafistes e denuncia gli orrori dell'islam radicale. Ma questa denuncia rischia di rimanere strozzata dal governo di François Hollande.
La strage di Charlie Hebdo non ha insegnato nulla ai francesi. A poco più di un anno da quella mattanza, Hollande non è più Je suis Charlie. Se ne dev'essere dimenticato quando ha messo all'indice il film di Margolin. Un film che, nei suoi tre anni di riprese, racconta lo scempio del salafismo, matrice ideologica del jihadismo, in Iraq, Algeria, Tunisia, Mauritania e Mali. Proprio a Timbuctù e Gao, città nel Nord del Mali, sono state riprese le frange dell'Aqmi, l'al Qaeda del Maghreb. "L'uomo è ribelle per natura alla volontà divina - spiega Hamaha nel film - per questo va sottomesso con la forza". Quello che la Francia si è trovata a produrre è un docu-film che denuncia ad alta voce i mali dell'islam. Eppure per molti fa soltanto il gioco dei terroristi. Tanto che, dopo gli attentati del 13 novembre, la Francia si è messa a decidere cosa sia giusto e appropriato che i propri cittadini vedano al cinema. Prima è toccato a Made in France, il film di regista Nicolas Boukhrief che racconta la storia di un giornalista musulmano infiltrato in una cellula jihadista parigina che si appresta a compiere attentati nella capitale, ora al documentario di Margolin e Ould Salem. In entrambi i casi l'accusa è di non avere uno sguardo critico né sul processo di radicalizzazione né sul jihadismo.
"Salafistes è violento e ambiguo ha scritto Le Figaro - flirta con l’apologia del terrorismo". Dopo un infuocato dibattito, la commissione pubblica che valuta se un film può essere visto ha deciso di vietarlo a minori di 18 anni. I ministro della Cultura Fleur Pellerin ha sottoscritto il divieto. "E - denuncia Margolin - ha criticato nero su bianco il modo in cui abbiamo fatto le interviste e come abbiamo montato il documentario. Sembra di essere ritornati all'Unione Sovietica". France 3, la tv pubblica che ha finanziato il documentario, ha infatti deciso di non trasmetterlo e in tutta Parigi solo due cinema marginali hanno ordinato la pellicola. "Con quelle persone (i salafiti, ndr) non si sa mai come va a finire - tuona Margolin - e ora c'è addirittura che ci accusa di metterli in scena, di fare il loro gioco. Il problema è che loro sanno tutto di noi. Spesso hanno vissuto anni e anni in Europa. Guardano le nostre televisioni - noi, invece, di loro, non sappiamo nulla - continua il regista - questo documentario poteva essere l'occasione per conoscere quella realtà, nuda e cruda". Ma molti lo accusano di essere una sorta di "apologia del terrorismo". "Nessuna spiegazione del terrorismo è ammissibile - aveva tuonato il primo ministro Manuel Valls - perché tentare di darla significa già un po' scusarlo". Le autorità stanno, infatti, considerando la possibilità di vietare conferenze e dibattiti dedicati all'islamismo radicale. "Il nostro scopo è di mostrare che il salafismo è una vera ideologia, potente e in espansione, diffusa non da imbecilli, ma da gente istruita che, pacatamente, distorce il senso dei testi sacri per giustificare le proprie imprese mortifere", spiega Margolin che nel documentario anche inserito diverse immagini di propaganda dello Stato islamico. "L’idea è di mostrare come passano dalla teoria alla pratica - ha concluso - siamo di fronte a un fenomeno mondiale che ci minaccia tutti. Meglio tentare di comprenderlo che nascondere la testa nella sabbia".
Salafistes, pellicola sull'islam radicale, intervista gli estremisti islamici: "Da quando amputiamo la mano destra ai ladri, i furti sono diminuiti". Ma non sarà trasmesso in tv. L'accusa: "Flirta con l’apologia del terrorismo". E il governo va verso il divieto di conferenze sull'islamismo
Tag:
Francia
Salafistes
islam radicale
jihad
terrorismo
censura
January 27, 2016
Il burqa di Renzi sulla Boschi: "Nessun conflitto con Etruria"
Dopo aver coperto le statue dei Musei Capitolini, Matteo Renzi nasconde lo scandalo di Banca Etruria che ha messo sul lastrico di famiglia. Mette un burqa sulla chiacchieratissima Maria Elena Boschi e sulle loro famiglie che con le magagne dell'istituto aretino hanno troppo a che fare. "Non c'è alcun conflitto di interessi in questa vicenda - assicura il premier - ma solo il tentativo di aver salvato un milione di correntisti, settemila stipendi". E, nel corso della discussione al Senato sulle mozioni di sfiducia contro il governo presentata da Forza Italia, Lega Nord e Cinque Stelle, si erge addirittura a salvatore del Paese: "Se volete mandarci a casa per questo, fatelo. Noi non avremmo mai distrutto pezzi di economia per fare una battaglia politica contro il governo. Prima delle vostre beghe di partito c'è l'interesse dell'Italia e dovreste ricordarlo".
"Se volete mandare a casa il governo perché ha fatto il decreto sulle popolari fatelo pure. Siamo orgogliosi di aver fatto una riforma che da venticinque anni il Parlamento avrebbe dovuto fare". Renzi non entra nello specifico. Non una parola sulle accuse mosse dalla stessa Banca d'Italia a Pier Luigi Boschi (papà di Maria Elena) o sull'incarico di controllo affidato a Emanuele Boschi (fratello di Maria Elena) o alle consulenze con lo studio di Francesco Bonifazi (tesoriere del Pd e, soprattutto, ex fidanzato di Maria Elena). "Nessun conflitto di interessi", dice. Eppure sorvola dei rapporti del procuratore di Arezzo Lorenzo Rossi, titolare della pratica Etruria, con la famiglia Boschi, Maria Elena inclusa. "Nessun conflitto d'interesse", ribadisce. Nella discussione al Senato non c'è spazio nemmeno per entrare nello specifico della formulazione del decreto "salva banche" e di quei concitati Consigli dei ministri che hanno portato al salvataggio di quattro banche fallite e, soprattutto, a cancellare la possibilità di procedere legalmente contro i vertici degli istituti. "Tenetevi le vostre polemiche, aggrappatevi al fango - tuona contro le opposizioni - noi pensiamo all'Italia e la lasceremo meglio di come l'abbiamo trovata".
Per Renzi è sempre la solita dialettica tra il governo che fa e i gufi. E corre a rimettersi nelle mani della magistratura. Che con lui è sempre stata sempre benevola, almeno fino a oggi. "In questo Paese - dice il premier - chi sbaglia paga, ma lo decidono i giudici, non voi. E dopo i tre gradi di giudizio". Peccato che per salvare il papà della Boschi gli è bastato aggiungere tre paroline all'articolo 72 del Testo unico bancario. È successo nel Consiglio dei ministri del 10 settembre quando a parlare dei guai delle banche italiane era presente, in clamoroso conflitto di interessi, anche il ministro per le Riforme. Nella "nuova" legge è così spuntata la dicitura del creditore sociale. Tanto è bastato a rendere i creditori impotenti. Per rivalersi sulla fallimentare Banca Etruria dovranno aspettare l'intervento di un commissario straordinario indicato dalla Banca d'Italia e nominato formalmente con un atto del Tesoro (quindi del governo). Eppure, rispondendo alle opposizioni, Renzi ha assicurato: "Questo è il governo che ha commissariato Banca Etruria senza alcun riguardo per i nomi e i cognomi del cda. Per noi non ci sono amici e 'amici degli amici'".
Dopo aver coperto le statue dei Musei Capitolini, nasconde le magagne della famiglia Boschi. E rivendica pure il salva banche
Tag:
Matteo Renzi
Maria Elena Boschi
banca etruria
salva banche
Nudi coperti, il governo fa lo scaricabarile. Ma la Sovrintendenza accusa Renzi
"L'unico precedente con Hitler"
La statua equestre è "sconveniente"
Renzi censura le statue in cambio dei soldi iraniani
Ma l'Iran condanna i minori a morte
Renzi onora solo i costumi islamici
Statue coperte? Impacchettate Renzi
"È una questione giornalistica". Il presidente iraniano Hassan Rohani prova a tagliare corto, ma la decisione di coprire alcune antiche statue di nudi dei Musei Capitolini ha già mostrato al mondo l'imbarazzante sottomissione dell'Italia all cultura islamica. "Non ci sono stati contatti a questo proposito", assicura Rohani scaricando tutta la responsabilità della scandalosa decisione sul governo italiano. "Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali - continua il presidente italiano - cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo".
L'Italia oscurantista copre la propria cultura per non offendere il presidente iraniano e la sua religione, l'islam. Una premura che non era stata chiesta da Teheran. Anzi, pare proprio che il cerimoniale di Stato iraniano non ne sapesse nulla. Ha fatto tutto Roma. Dietro a osceni pannelli bianchi sono state nascoste la Venere Esquilina, il Dioniso degli Horti Lamiani e un paio di gruppi monumentali perché nudi. Uno sfregio alla bellezza dei Musei Capitolini e, soprattutto, uno schiaffo alla cultura italiana e, più in generale, a quella occidentale. L'ingresso della sala Pietro da Cortona sarebbe stato addirittura chiuso da un pannello per impedirne la vista. Ma non finisce qui. Come fa trapelare la Bbc News, "l'Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia, dove Rohani andrà poi, si è rifiutata di compiere". Gli inquientanti particolari della visita del capo di Stato negazionista, che (coincidenza imbarazzante) è stata fissata alla vigilia della Giornata della Memoria, hanno trovato eco anche su tutti i media internazionali, in alcuni casi con malcelata ironia. In Francia, per esempio, Le Figaro ha ricordato a Renzi il detto "A Roma fai come i romani". Oltremanica ci ha pensato il Guardian a prendere in giro il nostro governo: "Roma copre le statue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire". Ma aldilà delle facili e ovvie ironie suscitate all'estero, è in Italia che Matteo Renzi è finito al centro di una asprissima polemica.
Dopo aver portato Rohani in giro per il Colosseo, il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini si è subito fiondato a difendere il premier. "Né io né Renzi - ha detto - eravamo stati informati della scelta di coprire le statue". Uno scaricabarile che viene subito smontato dalla Sovrintendenza capitolina ai beni culturali: "La misura non è stata decisa da noi, è stata un'organizzazione di Palazzo Chigi non nostra". Tanto che al Senato Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione a Renzi perché renda noti tutti i nomi della "banda di idioti" che ha ordinato la copertura di statue. "Questo gesto di prostituzione culturale - denuncia il senatore di Forza Italia - è stato ordinato dalle autorità italiane a beneficio di un personaggio che nel suo paese applica la pena di morte, che minaccia la libertà e la vita di Israele e che viene da noi omaggiato e tollerato nei suoi abusi solo per interessi commerciali". Lo sdegno attraversa tutta la politica. "Roba da matti", scuote la testa Matteo Salvini ricordando che Rohani è "lo stesso 'signore' che vorrebbe eliminare Israele". Anche all'interno del Pd non mancano le critiche, anche se i più si limitano a parlare di. "improvvido eccesso di zelo". Ma da Forza Italia gli fanno notare cge coprire le statue "non è rispetto" ma "annullamento delle differenze o addirittura sottomissione". Il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, parla di un "livello di sudditanza culturale di Renzi e della sinistra" che "ha superato ogni limite di decenza".
Il presidente iraniano: "Gli italiani fanno di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti". L'oscurantista Renzi fa imbarazzare l'Italia davanti al mondo intero. E sottomette la millenaria cultura occidentale all'islam. Ma Franceschini fa lo scaricabarile ma viene smentito dalla Sovrintendenza
Tag:
Matteo Renzi
statue coperte
musei capitolini
Iran
Hassan Rohani
nudi
Ora Rohani smaschera Renzi: "Nudi coperti? Ha deciso Roma"
"È una questione giornalistica". Il presidente iraniano Hassan Rohani prova a tagliare corto, ma la decisione di coprire alcune antiche statue di nudi dei Musei Capitolini ha già mostrato al mondo l'imbarazzante sottomissione dell'Italia all cultura islamica. "Non ci sono stati contatti a questo proposito", assicura Rohani scaricando tutta la responsabilità della scandalosa decisione sul governo italiano. "Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali - continua il presidente italiano - cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo".
L'Italia oscurantista copre la propria cultura per non offendere il presidente iraniano e la sua religione, l'islam. Una premura che non era stata chiesta da Teheran. Anzi, pare proprio che il cerimoniale di Stato iraniano non ne sapesse nulla. Ha fatto tutto Roma. Dietro a osceni pannelli bianchi sono state nascoste la Venere Esquilina, il Dioniso degli Horti Lamiani e un paio di gruppi monumentali perché nudi. Uno sfregio alla bellezza dei Musei Capitolini e, soprattutto, uno schiaffo alla cultura italiana e, più in generale, a quella occidentale. L'ingresso della sala Pietro da Cortona sarebbe stato addirittura chiuso da un pannello per impedirne la vista. Ma non finisce qui. Come fa trapelare la Bbc News, "l'Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia, dove Rohani andrà poi, si è rifiutata di compiere". Gli inquientanti particolari della visita del capo di Stato negazionista, che (coincidenza imbarazzante) è stata fissata alla vigilia della Giornata della Memoria, hanno trovato eco anche su tutti i media internazionali, in alcuni casi con malcelata ironia. In Francia, per esempio, Le Figaro ha ricordato a Renzi il detto "A Roma fai come i romani". Oltremanica ci ha pensato il Guardian a prendere in giro il nostro governo: "Roma copre le statue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire". Ma aldilà delle facili e ovvie ironie suscitate all'estero, è in Italia che Matteo Renzi è finito al centro di una asprissima polemica.
Al Senato Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione a Renzi perché renda noti tutti i nomi della "banda di idioti" che ha ordinato la copertura di statue. "Questo gesto di prostituzione culturale - denuncia il senatore di Forza Italia - è stato ordinato dalle autorità italiane a beneficio di un personaggio che nel suo paese applica la pena di morte, che minaccia la libertà e la vita di Israele e che viene da noi omaggiato e tollerato nei suoi abusi solo per interessi commerciali". Lo sdegno attraversa tutta la politica. "Roba da matti", scuote la testa Matteo Salvini ricordando che Rohani è "lo stesso 'signore' che vorrebbe eliminare Israele". Anche all'interno del Pd non mancano le critiche, anche se i più si limitano a parlare di. "improvvido eccesso di zelo". Ma da Forza Italia gli fanno notare cge coprire le statue "non è rispetto" ma "annullamento delle differenze o addirittura sottomissione". Il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, parla di un "livello di sudditanza culturale di Renzi e della sinistra" che "ha superato ogni limite di decenza".
Il presidente iraniano: "Gli italiani fanno di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti". L'oscurantista Renzi fa imbarazzare l'Italia davanti al mondo intero. E sottomette la millenaria cultura occidentale all'islam
Tag:
Matteo Renzi
statue coperte
musei capitolini
Iran
Hassan Rohani
nudi
Andrea Indini's Blog

