Andrea Indini's Blog, page 119

July 26, 2016

Il contagio del terrore

Scatta la corsa all'orrore da parte dei lupi solitari. Non più depressi e disadattati, ma veri combattenti






Isis
Stato Islamico
califfato
nizza




Matteo Carnieletto
Andrea Indini



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Published on July 26, 2016 14:38

July 25, 2016

Da Charlie Hebdo a Nizza: un anno di bugie di Hollande

Il governo secreta il dossier su 'Charlie" e copre gli orrori del Bataclan. Ora vuol cancellare le immagini di Nizza






Charlie Hebdo. Nizza
bataclan
Isis
Stato Islamico
manuel valls




Matteo Carnieletto
Andrea Indini



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tutte le bugie francesi
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Published on July 25, 2016 03:27

In Germania esplode la furia degli immigrati: colpiscono chi li ha accolti

Andrea Indini



La Germania è stata ferita da chi ha accolto. Ad Ansbach, ieri sera, un ordigno rudimentale azionato da un immigrato siriano avrebbe potuto provocare una vera e propria strage alla rassegna musicale che in questi giorni ospita fino a 2.500 persone. Così non è stato. L'esplosione segna, tuttavia, l'ennesimo attacco a un Paese che ha aperto le proprie porte agli immigrati in fuga dallo Stato islamico. Nell'ultima settimana se ne contano almeno tre. Abbastanza per capire che le politiche dell'accoglienza sono un fallimento.


Il ministro dell'Interno bavarese, Joachim Herrmann, non esclude la possibilità che l'attacco di ieri sera a Ansbach, che ha provocato dodici feriti, possa essere di ispirazione islamista. "È un ulteriore terribile attacco che aumenterà le preoccupazioni crescenti per la sicurezza dei nostri cittadini - ha detto - dobbiamo fare tutto il possibile per prevenire la diffusione della violenza nel nostro Paese provocata da persone che sono venute qui per chiedere l'asilo politico". Per la Baviera si tratta del terzo attentato in una settimana. L'attentatore che ha azionato la bomba è un siriano 27enne che aveva fatto richiesta di asilo e aveva problemi psichiatrici. È morto nell'esplosione: voleva colpire un festival musicale, dove erano riunite oltre duemila persone, e ha tentato di entravi, ma è stato respinto perché non aveva il biglietto. Quindi, si è fatto saltare fuori da un bar. All'ordigno esplosivo, come spiega il vice commissario di polizia di Ansbach, Roman Fertinger, erano stati aggiunti frammenti di metallo, una tecnica usata solitamente dai jihadisti per aggravare le conseguenze dell'esplosione.


Il terrorista era arrivato in Germania due anni fa. L'anno scorso gli era stato respinto il diritto d'asilo. Aveva per due volte tentato di uccidersi ed era stato già ricoverato in un ospedale psichiatrico. Eppure si trovava ancora in Germania. "È terribile - ammette lo stesso Herrmann - che qualcuno che è venuto nel nostro Paese a cercare rifugio commetta un atto tanto atroce ferendo un numero così elevato di persone, alcune gravemente". Le autorità tedesche non lo hanno espulso per "la difficile situazione in Siria". E così l'immigrato è stato libero di colpire. Lo stesso è avvenuto lunedì scorso quando sulla linea ferroviaria tra Wurzburg-Heidingsfeld e Ochsenfurt un rifugiato afgano di 17 anni, Muhammad Riyad, ha assalito con un'accetta i passeggeri all'urlo "Allahu Akbar". E lo stesso è avvenuto ieri a Reutlingen dove un 21enne siriano ha ammazzato a colpi di machete una donna incinta. È il boomerang dell'accoglienza che si ritorce contro la cancelliera Angela Merkel che ha aperto le porte del suo Paese e dell'Unione europea agli immigrati.


Ad Ansbach il terzo attacco in pochi giorni. L'attentatore è un immigrato a cui era stata respinta la richiesta di asilo. Il governo: "Atto atroce da chi era venuto a cercare rifugio"





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Published on July 25, 2016 00:55

July 14, 2016

Non più lettori ma protagonisti: 360° è il futuro del giornalismo

Matteo Carnieletto
Andrea Indini



Entrare nella guerra, camminare tra le trincee e sentire piombare le bombe a pochi metri di distanza. La possibilità di guardare in faccia i soldati - tutti, nessuno escluso - mentre sentono la minaccia delle armi nemiche. Tutti "privilegi" di cui godono i reporter. I lettori li vivono di riflesso, filtrati. È vero: ci sono le foto (fortissime) e ci sono i video (altrettanto forti) e ci sono le parole.


Ma cosa fare per essere ancora di più i vostri occhi ed eliminare, per quanto possibile, ogni filtro? Darvi la possibilità di essere al fianco dei reporter. Di muovervi assieme a loro tra il fango delle trincee o sotto il cemento di un bunker; di sentire piombare le bombe e guardare là dove sono cadute. Per tutti questi motivi ilGiornale.it, con Gli Occhi della Guerra, ha deciso di realizzare il primo reportage, grazie a una Ricoh Theta, a 360 gradi in soggettiva dal fronte.


Guarda i video a 360°

Da un fronte dimenticato, quello del Donbass, in una regione nel cuore dell'Europa altrettanto dimenticata. Qui la guerra dura ormai da due anni. Cadono i colpi e cadono i corpi. Da una parte e dall'altra, da quella filorussa e da quella ucraina. Ma nessuno ne parla. Tutti i media hanno dimenticato questo fronte. Noi no. Grazie ai nostri reporter - Alfredo Bosco, Lorenzo Giroffi e Andrea Sceresini - abbiamo realizzato il primo reportage a 360 gradi da un fronte di guerra. Per immergere il lettore, che in questo caso è anche spettatore attivo e protagonista, nella guerra più dimenticata d'Europa.


Gli Occhi della Guerra realizzano il primo reportage a 360° dalla prima linea





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Published on July 14, 2016 03:45

June 30, 2016

Istanbul, le immagini del raid: così il killer cercava le vittime

Andrea Indini



Un video nitido, come non ne erano ancora stati pubblicati. Il kamikaze che si aggira, impacciato, per l'aeroporto di Istanbul. Tutto vestito di nero, il kalashnikov in mano. Le immagini, che ilGiornale.it riproduce in eslusiva (guarda qui), appartengono alla telecamera di sicurezza di uno dei tanti negozi e negozietti che affollano lo scalo turco. Si vede distintamente il fuggi fuggi dei passeggeri che, allarmati dagli spari forsennati e da una detonazione lacerante, cercano di trovare scampo dalla carnerficina. Dietro di loro, avanza il jihadista che cerca altre vittime da mietere.


Nelle ultime ore gli investigatori turchi si stanno concentrando sulle immagini dei video registratidurante l'attentato suicida, che ha ammazzato 42 innocenti e ne ha feriti almeno 240, e sulle dichiarazioni dei testimoni. L'obiettivo è ricostruire la dinamica dell'attacco avvenuto ieri sera all'aeroporto internazionale Ataturk e che, in tutto e per tutto, ricorda molto da vicino l'attacco allo scalo di Bruxelles. La dinamica è da guerra: uno degli attentatori apre il fuoco nell'area delle partenze con un fucile automatico, spingendo le persone presenti a fuggire per cercare protezione, prima di farsi esplodere assieme ad altri due sospetti all'interno e nei pressi dell'area degli arrivi al piano inferiore (guarda il video).


[[foto 1277491]]


Per ora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell'azione, anche se si pensa che dietro ci sia la mano del gruppo Stato islamico. Per questo è importante riuscire a guardare in faccia i kamikaze e dargli un nome. "È un puzzle - fa sapere un funzionario turco - le autorità esamineranno le immagini a circuito chiuso e le dichiarazioni dei testimoni". Un video pubblicato anche da alcuni media mostra l'assalitore all'interno del terminal raggiunto da colpi di arma da fuoco, probabilmente sparati da un poliziotto (guarda il video). L'uomo cade e la gente attorno fugge. L'attentatore si fa quindi esplodere circa 20 secondi dopo.


[[video 1277754]]


A questo puzzle si aggiunge un nuovo tassello che ilGiornale.it è in grado di riprodurre in esclusiva (guarda qui). Sono le immagini di una telecamera di sicurezza di un rivenditore dello scalo. Pochi secondo che danno il volto a un altro dei tre attentatori che martedì sera hanno preso d'assalto l'aeroporto. Quando viene inquadrato, non c'è anima viva in giro. Sono tutti fuggiti, corsi ai ripari. Nella calca si intravede, al secondo 46, anche una donna che impugna un'arma, forse una pistola. Poi, arriva il kamikaze: cerca gente da crivellare di colpi, non la trova, getta il kalashnikov a terra e lo raccoglie. Probabilmente un gesto di stizza dettato dal fatto che non trova nessuno da ammazzare. Oppure l'arma si è inceppata, eventualità più improbabile dal momento che l'Ak47 non si inceppa mai (o quasi). Forse, il kamikaze lo getta a terra solo per goffaggine. Una ridicola rozzezza, in un momento tanto drammatico, causata


Prima l'assalto nell'area delle partenze, poi l'attentato nello scalo. Una telecamera di sicurezza riprende l'attentatore a caccia di persone da ammazzare: quando non le trova getta a terra l'arma in segno di stizza





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Published on June 30, 2016 01:29

June 6, 2016

Elezioni comunali, ora Renzi non sta più sereno

Speciale: 

Elezioni Comunali 2016 focus


Andrea Indini



"Non sono soddisfatto, il Pd ha problemi". È questa la fotografia "a caldo" che, in tarda mattinata, il premier Matteo Renzi ha fatto di un voto che ha visto il Pd patire oltre le attese e subire, a Torino ma soprattutto a Roma, l'exploit dei Cinque Stelle. A Milano, poi, Giuseppe Sala la spunta di un soffio sul candidato unitario del centrodestra Stefano Parisi. I due, il 19 giugno, partiranno di fatto alla pari.


Sulla frenata del Pd festeggiano i grillini nel day after del voto: volano Virginia Raggi nella Capitale (al 35,3%) e sono il primo partito nel capoluogo piemontese, dove la candidata Chiara Appendino (al 30,9%) tenterà un difficile recupero sul sindaco uscente Piero Fassino (41,8%). Anche se non bisogna dimenticare che il M5S ha presentato propri candidati solo in 252 comuni sui 1.340 andati al voto, che ha vinto solo 3 comuni e andrà al ballottaggio in appena 3 città capoluogo. Un buon risultato, ma non certo una affermazione "storica".


Di certo, a pochi mesi dal referendum sulle riforme costituzionali, è Renzi a non poter star sereno. Sebbene il risultato di tutte le grandi città sia rimandato di due settimane (fa eccezione solo Cagliari dove si impone l'ex arancione Massimo Zedda), il risultato di questa tornata elettorale non può non mettere in allarme il premier. La convinzione di potersela giocare al ballottaggio in molte città non è abbastanza. Per Roberto Giachetti i dieci punti di distanza dalla Raggi sono un po' troppi da riuscire a colmare in appena due settimane. In appena tre anni i Cinque Stelle hanno triplicato i voti, mentre il Pd ne ha persi 70mila. Certo, il candidato dem ci proverà. "Il 17% del Pd è comunque un risultato importate rispetto a come stavamo qualche mese fa - dice Giachetti- sarebbe ingiusto attribuirlo a Renzi". Ma è stato lo stesso premier a incentrare su di sé il voto. E ora la partita è diventata un test per il governo.


"Gli italiani hanno votato su una proposta amministrativa, non ci sarà un'influenza sul referendum costituzionale, sono due partite diverse", si fionda Renzi ad assicurare, dicendosi certo che il voto di protesta emerso alle Comunali a ottobre "non potrà che votare sì" alla riforme. In realtà, i candidati marcatamente renziani hanno fatto molto peggio degli altri. Lo dimostra Sala a Milano che, nonostante il volano di Expo e di Palazzo Chigi, non è riuscito a sfondare. Anzi. In soli quattro mesi Parisi ha consolidato il proprio elettorato, anche grazie al 20% di Forza Italia. Tanto che la coalizione si aggiudica cinque municipi cittadini su nove. Fino ad oggi erano tutti governati dalla sinistra. Per Renzi è la prova tangibile che quando il centrodestra marcia compatto vince.


Oltre al capoluogo lombardo, infatti, il centrodestra va a segno con Gianni Lettieri in una Napoli che vede Luigi De Magistris confermarsi su percentuali alte e il Pd inciampare in una vera e propria débâcle. Per Renzi è "il risultato peggiore". Tanto da avanzare la proposta di una "soluzione commissariale molto forte". Perché a Napoli, come a Milano, a perdere è un candidato renziano: Valeria Valente non va oltre il 21%. A Bologna, invece, il centrodestra proverà a giocarsela con la leghista Lucia Borgonzoni (al 22,3%). Toccherà a lei scalzare il sindaco uscente piddì Virginio Merola (al 39,5%). A Trieste, infine, il candidato di centrodestra Roberto Dipiazza (al 40,8%) ha già consegnato l'avviso di sfratto al sindaco uscente Roberto Cosolini (29,2%).


Al Nazareno tutti questi ballottaggi hanno fatto venire ben altri incubi. "Per mesi ci è stato spiegato che l'Italicum era ed è una legge elettorale perfetta, tagliata su misura per il nostro sistema e per garantire la governabilità - commenta Gianni Cuperlo della minoranza - forse, anche alla luce di una realtà dell'offerta politica costruita su tre poli, qualcuno si porrà la domanda sull'ipotesi concreta che a un ballottaggio eventuale possano approdare il M5S e una destra ricompattata come a Milano?". Anche perché Renzi non può più essere così certo che le politiche si terranno nel 2018. A ottobre il referendum sul ddl Boschi può, infatti, accelerare la pratica.


Il Pd romano perde 70mila voti. La renziana Valente fuori dai giochi, Mister Expo in affanno. Pure Torino e Bologna in difficoltà





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Published on June 06, 2016 09:54

May 31, 2016

Migranti, è boom di sbarchi. Ma Renzi: "Solo allarmi elettorali"

Andrea Indini






L'Ue ipocrita scossa dalla foto del bimbo annegato


Il Viminale: 70 migranti accolti da ogni Provincia


L'Italia dà asilo perfino a chi arriva dall'Albania


"Migranti? Veneto ha già dato. E ci sono 12mila 'fantasmi'"

Con i massicci sbarchi del fine settimana c'è stato il sorpasso. Dall'inizio dell'anno sono già sbarcati 47.740 immigrati, il 4% il più rispetto allo stesso periodo del 2015. Eppure il premier Matteo Renzi continua a negare l'evidenza dei fatti. "È evidente che sul tema dell'immigrazione si gioca la sfida della paura ma i numeri sono profondamente diversi da quelli raccontati - ha detto all'indomani della pubblicazione dei numeri sugli arrivi - non c'è un aumento dei migranti rispetto all'anno scorso, c'è un aumento di allarmi a scopo elettorali".


La fotografia del neonato annegato al largo della costa libica tenuto in braccio da un nostro marinaio commosso dice lo stato degli atti. "La visione è insopportabile - tuona il presidente de deputati azzurri Renato Brunetta - non è più tollerabile che Renzi riduca l'allarme gravissimo sull'immigrazione a una schermaglia di battute". Il picco c'è stato proprio nel fine settimana, quando si sono contati ben 7.200 arrivi. A maggio sono arrivate via mare complessivamente 19.819 persone. Anche l'accoglienza registra numeri record. Nelle varie strutture sono ospitati 119.294 persone: ben 16mila in più rispetto allo scorso anno. La maggioranza (86mila) sono presenti nelle strutture temporanee. Poi, ce ne sono 19.777 nel sistema Sprar per richiedenti asilo e rifugiati e 13.472 nei centri di prima accoglienza e nei quattro hotspot. La Lombardia, ancora una volta, è la regione a cui vengono chiesti i sacrifici maggiori. Quindi il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha, infatti, spedito 16.482 immigrati (il 13% del totale). Tanto per capirci: in Sicilia, terra presa d'assalto dagli sbarchi, ce ne sono "solo" 13.869 (il 12% del totale). Un'altra regione martoriata dal Viminale è il Veneto dove ne sono stati mandati 10.427 (il 9% del totale).


Finora l'anno record per numero di arrivi è stato il 2014, con 170.100 persone sbarcate. Segue il 2015 con 153.842. Senza una stabilizzazione della situazione in Libia, è prevedibile che il 2016 segni un nuovo primato, con scenari che ipotizzano fino a 200mila arrivi. Eppure Renzi nasconde la verità e si trincera dietro ai soliti slogan buonisti: "Davanti a qualcuno che rischia di morire in mare, io vado e cerco di salvargli la vita. Una vita salvata vale più di mille discorsi in televisione". E accusa il centrodestra: "È evidente che sul tema si gioca la sfida della paura ma i numeri che abbiamo davanti sono diversi da quelli raccontati: non sono in aumento gli sbarchi ma gli allarmi a scopo elettorale".


Dall'inizio del 2016 sono arrivati 47.740 immigrati: +4% su 2015. Ma il premier nega i numeri e accusa il centrodestra: "Aumentano solo gli allarmi"





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Published on May 31, 2016 06:24

May 25, 2016

Vergogne d'Italia targate Pd

Andrea Indini



Le vergogne d'Italia fanno il giro del mondo. È la grande bellezza che soccombe alla cattiva gestione della cosa pubblica. Da fiore all'occhiello si fa tragica farsa. E la cartolina del Belpaese, che ha portato in tutto il mondo charme e cultura, appassisce in fotogrammi squallidi di quello che è oggi l'Italia, un Paese marcescente che quando finisce nella mani della sinistra - e, in particolar modo, del Partito democratico - avvizzisce fino a emanare cattivo odore.


Le immagini del crollo di Firenze, che questa mattina si è svegliata con una ferita lunga più di 200 metri sul Lungarno Torrigiani (a pochi passi da Ponte Vecchio) stanno facendo il giro dei quotidiani stranieri. Dalla Bbc al Guardian, da Euronews alla Abc, la città che fu di Matteo Renzi e che ora è in mano al renziano Dario Nardella diventa il biglietto da visita dell'Italia che non funziona. Le fotografie dell'argine crollato, con la fila di auto sprofondate nel fango, sono la metafora perfetta e drammatica di un Paese che affonda. Nella melma, appunto. Negli articoli, che non fanno nulla per celare lo stupore e lo sconcerto davanti a certe immagini, viene più volte sottolineato come la voragine si sia aperta a due passi da Ponte Vecchio, una delle bellezze fiorentine prese d'assalto dai turisti di tutto il mondo. E sono proprio i turisti in fila per visitare gli Uffizi, che si trovano sul lato opposto del'Arno, ad accalcarsi sul lungarno Anna Maria Luisa Dè Medici per scattare la foto dell'Italia inghiottita nella melma.


L'anno scorso era toccato alla Roma di Ignazio Marino a fare il giro del mondo per il degrado in cui è sprofondata. L'affondo che aveva fatto più male era stato, senza alcun dubbio, quello del New York Times. "I romani - scriveva lo scorso 22 luglio - hanno la sensazione che la loro antica città, ancora più del solito, stia crollando". Una settimana prima erano stati il Daily Mail, la Reuters e il Telegraph a raccontare il declino della Capitale a guida piddì, una città "sull'orlo del collasso", "paralizzata dalla mafia" e sporca fino all'inverosimile. Aggettivi non dissimili da quelli che per mesi erano stati dedicati alla Napoli della premiata ditta piddina, Rosa Russo Iervolino e Antonio Bassolino. La capital de la basura l'aveva soprannominata El Pais. Mentre Le Figaro aveva parlato della "guerra della pattumiera" che "fa cadere Napoli nella pestilenza". E che dire, poi, di Pompei? L'eco dei suoi scioperi selvaggi è arrivata fino in Giappone. L'anno scorso lo Smithsonian Magazine, rivista dell'istituto di istruzione e ricerca che vanta un importantissimo museo amministrato e finanziato dal governo degli Stati Uniti, aveva dedicato la copertina a Pompei, meta ogni anno di centinaia di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Il ministero dei Beni Culturali Stefania Giannini se ne era vantata su Twitter. Ma non si era accorta che la rivista america più che lodare Pompei, lamentava il "declino scandaloso" di Pompei.


Quando ci si mette il governo a esportare la Grande bellezza non va certo meglio. Ne sa qualcosa il premier (nonché leader del Pd) Matteo Renzi che a gennaio, quando si è trattato di accogliere il presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio, si è vergognato a tal punto della nostra Paese che ha fatto coprire i nudi dei Musei Capitolini blindandoli con pannelli bianchi su tutti e quattro i lati. Una vergogna che ha fatto subito il giro nel mondo gettando Palazzo Chigi (e tutti gli italiani) in un imbarazzo senza precedenti.


I rifiuti di Napoli, il degrado di Roma e Firenze che affonda nella melma: così il Belpaese a guida piddì va a picco mentre viene deriso dalla stampa mondiale





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Published on May 25, 2016 08:44

May 20, 2016

Il black bloc pesta in diretta tv una giornalista di Russia Today

Andrea Indini



La vigliaccheria dei black bloc è cosa nota. Sempre a volto coperto, sempre pronti ad attaccare alle spalle. Lo fanno in continuazione. In Italia e all'estero. Ne ha fatto le spese anche la giornalista Anna Baranova che ieri è stata colpita alla testa da un antagonista francese mentre era in diretta col canale Russia Today (guarda il video).


[[video 1261376]]


Anna baranova stava facendo il suo lavoro: stava raccontava la manifestazione a Parigi contro la nuova riforma del lavoro. Era "armata" soltanto di un microfono. In testa aveva messo un elmetto, di quelli che si vedono in guerra. Un black bloc, completamente vestito di nero e con il volto coperto, l'ha attaccata da dietro (guarda il video). L'ha aggredita alle spalle senza dire nulla. Cattiveria mista a vigliaccheria. Un misto esplosivo. Tipico dei black bloc, tipico degli antagonisti. La reporter russa, però, non si è fermata: ha continuato a fare il suo lavoro, senza nemmeno inveire contro il manifestante che le aveva appena tirato una manata in testa. Ed è andata avanti a raccontare il corteo di Parifi anche quando i manifestanti hanno provato a interromperla battendole le mani davanti al viso. È la vigliaccheria antagonista contro il sangue freddo della società civile, un classico della storia dagli anni Sessanta in poi.


Il black bloc la assale alle spalle. Ma la reporter continua il collegamento in diretta





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Published on May 20, 2016 01:57

May 6, 2016

"Nel 2011 ha manipolato il mercato". La Deutsche Bank è indagata

Andrea Indini



La Deutsche Bank adesso è nei guai. La procura di Trani vuole vederci chiaro sulla spallata data all'Italia nel 2011. E ha messo sotto indagine l'ex management del gruppo accusandolo di aver manipolato il mercato per danneggiarci. La vicenda riguarda la massiccia vendita, per 7 miliardi di euro circa, di titoli di Stato italiani avvenuta nel primo semestre 2011. Si mette insieme così un altro tassello del golpe bianco ordito dall'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che ha portato alle dimissioni (forzate) di Silvio Berlusconi e alla nomina di Mario Monti a Palazzo Chigi.


La crisi e il golpe del 2011

I pm di Trani si muovono per far luce su quell'anno infausto che, attraverso la minaccia dello spread, è stato abbattuto un governo democraticamente eletto dagli italiani per sostituirlo con una squadra di tecnici al servizio di Bruxelles e della Germania che hanno macellato il welfare e l'economia del Paese. Che nella prima metà del 2011 la Deutsche Bank avesse ordito a scatenare la tempesta finanziaria sull'Italia c'era nell'aria molto più che un semplice sospetto. I pezzi del puzzle si sono messi insieme poco alla volta, uno dopo l'altro. E ben presto sono stati chiari le ingerenze politiche (interne ed esterne) che hanno portato a una vera e propria sospensione della democrazia in Italia. Adesso, però, la procura di Trani vuole fare un passo avanti e vuole vederci chiaro sulle ingerenze economiche e inchiodare quei poteri forti che hanno preparato il terreno alla spallata di Napolitano.


Le indagini della procura di Trani

Nei giorni scorsi i militari della Guardia di Finanza di Bari, insieme al pm Michele Ruggiero, sequestrato atti e mail nella sede milanese dell'istituto tedesco, in piazza del Calendario, e hanno già iniziato ad ascoltare i primi testimoni. Ad essere ascoltato come testimone sarebbe stato il responsabile di Db Italia, Flavio Valeri, presidente e consigliere delegato del Consiglio di gestione di Deutsche Bank Italia, estraneo alle indagini in corso che riguardano esclusivamente le attività della sede tedesca della banca. Gli indagati per manipolazione di mercato sono, infatti, l'ex presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen (quest'ultimo è attualmente co-ad uscente dell'istituto), l'ex capo dell'ufficio rischi Hugo Banziger e Stefan Krause, ex direttore finanziario ed ex membro del board di Deutsche Bank.


La manipolazione dei mercati

Secondo i pm di Trani, mentre comunicava ai mercati finanziari la sostenibilità del debito sovrano dell'Italia, l'ex management di Deutsche Bank nascondeva agli stessi mercati e al ministero dell'Economia italiano la reale intenzione dell'istituto di ridurre drasticamente e nel brevissimo termine (nel primo semestre 2011) il possesso di titoli del debito italiano in portafoglio che a fine 2010 ammontava a otto miliardi di euro. "La vendita massiccia dei titoli di Stato italiani per oltre sette miliardi di euro entro giugno 2011 - ha spiegato il pm Ruggiero - ha alterato il valore di mercato dei titoli stessi perché è stata fatta violando la normativa in vigore". L'operazione venne giustificata "falsamente" a posteriori (nell'informativa periodica del giugno 2011) con la necessità di ridurre la sovraesposizione del gruppo al rischio sovrano dell'Italia, a seguito dell'acquisizione di Postebank di fine 2010. Nello stesso periodo, Deutsche Bank acquistò circa 1,4 miliardi di Credit Default Swap (Cds) di copertura sull'esposizione al rischio Italia. "Il mercato e gli operatori - sostiene il pm Ruggiero - interpretaro la massiccia e repentina riduzione dell'esposizione della banca al rischio Italia come un chiaro segnale di sfiducia del gruppo nei confronti della tenuta del debito sovrano italiano".


Sotto indagine l'ex management del gruppo. Nel mirino la massiccia vendita di titoli di Stato italiani avvenuta nel 2011. I pm di Trani vogliono far luce sui fatti che hanno portato al golpe ordito da Napolitano e Merkel





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Published on May 06, 2016 00:04

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