Marco Manicardi's Blog, page 58
September 17, 2019
Oggi
C’è un problema: il bar è chiuso. Però mi ha telefonato mia mamma, mi ha detto che ha comprato delle gallinelle (i pesci) e quindi adesso vado là. Va bene anche così.
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September 16, 2019
Čechov
E in un racconto intitolato Il monaco nero, del 1894, Anton Pavlovič Čechov dice che la casa di Pesockij era enorme, con colonne, leoni da cui si scrostava l’intonaco e un lacchè in livrea all’ingresso. E che il parco antico, cupo e severo, in stile inglese, si stendeva per un chilometro buono dalla casa al fiume e lì terminava in una riva argillosa alta e scoscesa, su cui crescevano pini dalle radici nude simili a zampe pelose; e che, sotto, l’acqua scintillava inospitale, volavano con un lamentoso pigolìo i beccaccini, e c’era sempre un’atmosfera tale che veniva voglia di mettersi a scrivere ballate.
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September 13, 2019
Una volta l’anno
Succede una volta l’anno, per tre giorni filati, tutti gli anni, che tra Carpi, Modena e Sassuolo vedi l’uomo della strada che va in giro a piedi per le vie del centro con la faccia tirata e lo sguardo sagace, e lo senti usare delle parole insolite, tipo «ontologia».
(È iniziato il Festival di Filosofia)
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September 12, 2019
Pierino e il lupo e noi
Da un paio di mesi stiamo ascoltando molte volte al giorno, tipo sedici, «Pierino e il lupo» di Sergej Prokof’ev suonato dall’orchestra del Teatro Comunale di Bologna e narrato da Lucio Dalla. Stamattina ero a Bologna, per lavoro, e a un certo punto, mentre tornavo a prendere il treno, ho alzato gli occhi ed ero lì, cioè nel posto che si vede nella foto qui sotto.
E mi è venuto un magone che a spiegarlo faccio fatica.
(Via D’Azeglio 15, angolo con Piazza De’ Celestini; Bologna)
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September 11, 2019
Una specie di poesia (che risponde a una poesia)
Oggi Smeriglia
che di nome
fa Astutillo
su Twitter
ha scritto
che
andare a
capo a
cazzo non
fa di queste
parole una
poesia
e ecco
adesso
non lo so
come spiegarlo
ma però
secondo me
proprio vero
non è.
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September 10, 2019
È un periodo
September 6, 2019
Dei ricordi (2)
Il 6 settembre del 2014, era un sabato e scrivevo una cosa che diceva così:
La fine dell’estate coincide con la colazione al bar, verso mezzogiorno, fuori, nel tavolino al sole.
E il 6 settembre del 2015 ero a casa e scrivevo una cosa intitolata “siamo fatti così” che diceva:
Il pupazzetto preferito del Miny è una specie di Tyrannosaurus Rex con la coda e le zampette che scricchiolano quando le schiacci con le manine o le mordi con le gengive. L’abbiamo battezzato Marc Bolan.
E oggi piove.
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September 5, 2019
Fruttero
E in un libro che si chiama Mutandine di chiffon, del 2010, Carlo Fruttero dice che chi ha avuto la passione della lettura sa che si tratta di una vera passione, feroce, esclusiva, come il gioco o il terrorismo, che fa sembrare insignificante qualsiasi altra cosa.
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September 4, 2019
Un giorno scriverò il Grande Romanzo Americano
Però non oggi. Oggi vado al bar.
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September 3, 2019
Colagrande
E in un libro che si chiama La vita dispari, del 2019, Paolo Colagrande dice che pare che il soffrire sia un capitale monetizzabile in benevolenza divina, perché a Dio piace ricevere in dono le sofferenze degli uomini. E che è un passaggio oscuro, che la religione cristiana spiega così: il dono della sofferenza è un gesto compensativo verso Dio il quale, offrendoci la sua croce, si è fatto carico della nostra. E dice che ha sintetizzato molto, ma che il ragionamento si imbroglia nella sua stessa sintassi, perché se l’Onnipotente, salendo in croce, si fosse fatto carico della sofferenza dell’uomo, a quest’ora l’uomo non soffrirebbe. E che siccome invece l’uomo soffre, vien da pensare o che Dio si sia per così dire sovraesposto in programmi affrettati e velleitari (e del resto, dice, stiamo parliamo di un uomo su una croce, non seduto dietro a una scrivania), o che il discorso sia viziato da una grossolanità tipica degli uomini.
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