Marco Manicardi's Blog, page 60

August 19, 2019

Herr

E in un libro che si chiama Con Kubrick, del 2000, Michael David Herr dice che si poteva sempre contare su Stanley ogni volta che c’era da votare per la Bellezza contro il Contenuto, dato che non le riteneva due cose separate.


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Published on August 19, 2019 04:43

August 14, 2019

Una cosa terribile

Ci sono tutti i bar chiusi.


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Published on August 14, 2019 10:03

August 13, 2019

Casu dolce Casu

Da un po’ di giorni avevo in mente di scrivere un post intitolato così, Casu dolce Casu, dove avrei raccontato di quando per la seconda volta nella vita ho conosciuto a migliaia di chilometri da casa una persona che conoscevo da anni solo virtualmente grazie a FriendFeed, e di come questa persona la settimana scorsa avesse mollato il lavoro e la pausa pranzo per venirmi a prendere nel mezzo del niente valenciano, tra una sopraelevata e una ferrovia, per portarmi a casa sua dove sono entrato con bagagli, moglie e figlio occupandogli una stanza, il bagno, il frigo, la caffettiera e Netflix per cinque giorni; poi avrei raccontato che la sera tornava dal lavoro, questa persona, si faceva una doccia veloce e ci portava fuori a mangiare tapas in posti incredibili e a bere delle birre in quantità e un’agua de Valencia così buona che ho ancora la nostalgia in gola; e poi avrei detto che, a parte il mangiare e il bere, in quelle sere, che erano le prime volte in cui parlavamo con le nostre voci vere invece di scrivere o leggerci nei commenti qua e là in giro per i socialcosi, non so come sia stato, ma è successo che siamo diventati, mi sembra, molto amici, di quelle amicizie in cui ci si scambiano anche confidenze e intimità e cose così, senza quel timore o quella vergogna che a volte uno ha anche nei confronti della gente con cui è cresciuto per la strada.



Era già successa una cosa così, nel 2010, nove anni fa, quando ero stato accolto e ospitato allo stesso modo a Salonicco e poi scarrozzato per la Calcidica da un’altra persona che avevo conosciuto solo virtualmente su FriendFeed e che adesso considero uno degli amici migliori che ho nel mondo. E questo, non che ce ne fosse bisogno, dimostra ancora una volta come quel posta là, FriendFeed, dove la prima volta che ci ero entrato ero stato catapultato per caso in una discussione sull’opportunità di fare la pipì nella doccia, aveva raccolto un bel manipolo di gente un po’ più speciale di quella che si trovava negli altri posti o che avremmo trovato dopo, quando FriendFeed è stato chiuso e siamo stati costretti a migrare verso altri luoghi o più semplicemente a sparire. Siamo stati fortunati.


E quindi, niente, avrei voluto scrivere tutte queste cose in una maniera un po’ più bella, che rendesse giustizia alla persona che ci ha ospitati a Valencia a casa sua senza sapere niente di noi, anche solo per ringraziarla a dovere come si dovrebbe fare, credo, quando uno ha un blog e lo vuole usare per dire questo genere di cose. Però è un periodo che scrivere, non lo so, c’è qualcosa che non mi funziona bene nelle dita.


Comunque un post intitolato Casu dolce Casu l’ho scritto lo stesso, alla fine: è questo qui.

Valeva la pena di scriverlo lo stesso? Penso di sì, anche solo per il LOL, come si diceva su FriendFeed tanti anni fa e come adesso si dice in tutto l’internet dei telefoni e dei tablet.


Grazie Casu.

Grazie davvero.


Solo due cose:



prometto che adesso leggo tutti i tuoi libri;
non saprai mai se ho fatto la pipì nella doccia.

Ciao.


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Published on August 13, 2019 05:07

August 12, 2019

:(


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Published on August 12, 2019 00:19

August 8, 2019

Cose che mi piacciono molto (5)

Tipo a Valencia, che in agosto fa molto caldo, ma davvero MOLTO caldo, puoi girare tutto il giorno con la maglietta costellata di chiazze di sudore, e ogni tanto puoi fermarti in un bar – c’è un bar in media ogni dieci passi – e nessuno sembra farci caso.



(saluti da Valencia)



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Published on August 08, 2019 01:55

August 3, 2019

Moore (2)

E sempre in un libro che si chiama Jerusalem, del 2016, Alan Moore dice che prima o poi tutte le persone e i luoghi che amiamo cesseranno di esistere, e che l’unico modo per preservarli è l’arte. Che è la sua funzione, recuperare ogni cosa dal tempo.


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Published on August 03, 2019 07:09

August 2, 2019

2 agosto 1952, 2 agosto 1980, 2 agosto 1998

Il 2 di agosto del 1952, mi nonno, Corrado, diceva sempre che era notte e che…


… ero andato in bicicletta a casa sua, l’avevo caricata sulla canna e via, ci eravamo sposati che era già incinta… l’avevo presa sulla canna della bicicletta, l’Ada, e lei, che era la più povera del paese, aveva una scatola da scarpe come dote… ma non era mica piena, eh, la dote era proprio la scatola da scarpe, pensa te com’era povera… però era bella, l’Ada, e poi l’avevamo chiamata a lavorare in campagna da noi e non sapeva fare niente, e quando c’era da spostare il fieno le cadeva sempre tutto addosso che io e mio padre facevamo di quelle ridute che cascavamo per terra.


E oggi sarebbero stati 67 anni di matrimonio, se l’Ada e Corrado fossero ancora al mondo. Mi mancano moltissimo, ma così va la vita.



Invece, parlando del 2 di agosto del 1980, Grushenka dice che…


… la puntualità non è una dote innata. C’entra coi comportamenti abituali, con quelle cose che inizi a fare in un certo modo e che poi rimangono così. O sei sempre stato puntuale o non lo sei mai stato. Ma dipende, son cose che hanno un inizio, non sono innate. Io non sono puntuale e neanche i miei genitori sono mai stati puntuali.

Mia madre l’indomani voleva prendere il treno, s’era fissata con questa idea, diceva a mio padre dai Imbeni, domani ci svegliamo presto e prendiamo quello delle nove, che ci vuole. Poi però si sono svegliati tardi, mia madre ci metteva un sacco di tempo a prepararsi, è una che ci ha sempre messo molto tempo. Mio padre si prepara una moka di caffè mentre mia madre sbuffa in bagno e le dice vabbè dai, ci andiamo in macchina pian pianino. Dice sempre pian pianino, mio padre, non è mai stato un tipo puntuale. A Bologna dovevano trovare un libro, un testo universitario. Mia madre si era riscritta all’università di Modena ma si vede che a Modena quel libro non l’aveva trovato. Mi ha ripetuto spesso che le ho dato io la forza di finire l’università, che quando è rimasta incinta ha deciso di riprendere gli studi e di laurearsi. Era incinta di sette mesi, io sarei dovuta nascere in ottobre, anche se poi son nata a metà novembre, in ritardo. Arrivati a Bologna erano in un bar del centro a fare colazione quando è iniziato un via vai di gente concitata, è scoppiata una caldaia alla stazione, diceva qualcuno entrando, è terribile, ci son dei morti, poi telefonavano e uscivano e intorno l’agitazione aumentava. Una caldaia in agosto? pensava mio padre e ha preso mia madre e son risaliti sulla macchina ma verso la stazione deviavano il traffico, non facevano avvicinare nessuno, accidenti, è qualcosa di grosso, pensavano spaventati. Allora hanno preso la via Emilia, e pian pianino siamo tornati tutti a casa.


E così, quel giorno là, quella che trentaquattro anni dopo sarebbe diventata la mamma di mio figlio aveva perso il treno, per fortuna.


E poi, per finire, il 2 di agosto del 1998…


… avevo 19 anni, io e i miei amici ci eravamo appena diplomati e dovevamo passare quella meravigliosa estate di nulla totale che ci separava dall’università o dal lavoro a vita. Avevamo pensato di farci un interrail di ventidue giorni in Francia, Belgio e Olanda. L’Olanda non poteva mancare, eravamo giovani, e l’Olanda, ovviamente, era Amsterdam e Amsterdam, ovviamente, non me la ricordo.

Però avevo fatto di tutto perché il 2 di agosto si passasse per Parigi, e nessuno capiva il perché, ma appena eravamo scesi dal treno avevamo preso la metro ed eravamo arrivati sugli Champs-Élysées. Spuntati in superficie, mi ricordo che mi ero messo a correre, avevo tirato fuori dallo zaino una bandiera tricolore e mi ero diretto senza pensare verso le transenne, zampettando come un matto. Stava arrivando, arrivava il Tour de France, e tra la lunga fila di corridori ce n’era uno con la maglia e il pizzetto gialli.

Non credo di aver pianto come quella volta davanti alla televisione mentre guardavo l’arrivo sull’Alpe d’Huez del 1995. Però era stata lo stesso una bella botta di gioia.

Non è che capiti a tutti di vedere un Dio dal vivo. Non ho mai visto né Maradona né Michael Jordan. Ma Pantani sì. Era lì, a qualche metro da me, era bellissimo, lo potevo quasi toccare.


E queste sono tre ricorrenze del 2 di agosto che mi piace ricordare, e lo faccio tutti gli anni, quando mi ricordo.


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Published on August 02, 2019 07:24

August 1, 2019

Vannini (2)

E sempre in un libro che si chiama Il tensore di Torperterra, del 2013, Emanuele Vannini dice che guardare il mare, normalmente, è un metodo abbastanza sicuro per non farsi rompere i coglioni. E che se stai guardando il mare in silenzio, la gente tende infatti a pensare che tu stia elaborando chissà quali profonde verità o fondamentali domande sulla vita. O, comunque, roba a tema abbastanza universale; pure se pensi a che salsa abbinare al petto di pollo o a quanto sarebbe opportuno – a questo punto della vita – possedere un set ben assortito di brugole.


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Published on August 01, 2019 10:47

July 29, 2019

Vannini

E in un libro che si chiama Il tensore di Torperterra, del 2013, Emanuele Vannini dice che Nino aveva fatto pochissima scuola, però lì gli avevano detto che i verbi sono le parole che fanno fare e succedere le cose, e che finiscono tutti in -are, -ere e -ire. E poi dice che Nino lanciò uno sguardo verso la striscia blu. -are. Mare, per esempio, pensò Nino. “Mare”, se lo guardi bene, è un infinito.



(saluti da Torperterra)


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Published on July 29, 2019 04:54

July 27, 2019

:)


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Published on July 27, 2019 03:15