Marco Manicardi's Blog, page 54

November 18, 2019

Rodari

E in un libro che si chiama La freccia azzurra, del 1964, Gianni Rodari, all’anagrafe Giovanni Rodari, dice che per Franco fu una notte indimenticabile, quando i pastelli, uno dopo l’altro, gli mostrarono quello che sapevano fare. Per esempio, gli disegnarono e dipinsero tante bandiere, che la stanza sembrava un giorno di festa nazionale. E che fecero la bandiera tricolore e la bandiera rossa, e si accapigliarono perché ciascuno voleva che la propria bandiera fosse la più bella, poi fecero la pace e disegnarono tutti insieme una bandiera di sette colori. E poi dissero: «Ecco qui, ci siamo tutti e sette e non si fa torto a nessuno. Ora andremo veramente d’accordo.»


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Published on November 18, 2019 06:10

November 15, 2019

La New Wave italiana (il blogroll – 12 / per posta – 5)

Anche alla fine dell’anno del blogroll ci sono ancora delle cose che spuntano.

Che avesse ripreso a raccontare delle storie verticali lo sapete tutti, però lo segnalo lo stesso perché l’ho appena spostato nel gruppetto della New Wave italiana del mio feedreader (uso feedly, quello gratis, se vi interessa), e sto parlando di:




Makkox  – ‘nuff said.

Poi ci sono le newsletter, alcune appena nate, altre nate da qualche mese ma le ho scoperte da poco, ma è sempre bello farsi riempire la casella (o il cestino) di roba interessante:



Sistemare i segnalibri – di Gualtiero Bertoldi, sociologo e psico-patologo di riferimento per lo studio comparato di tutta l’internet, che dice che “in questa newsletter troverete, una volta a settimana tutte le settimane, undici segnalibri (pescati fra migliaia), una rubrica (a rotazione fra Canzoni disegnate male, Gif che mancavano, Foto di quel tipo, Tutti i fumetti del mondo), e un articolo (di varia lunghezza – breve, media, lunga). Una reminiscenza analitica dell’internet, una celebrazione personale del collettivo, una investigazione organica del frammentario.”
I am bluebabbling – di Stefano Castelvetri, scrittore, babbo e, incidentalmente, mio ex collega, che dice che “se il blog è per pochi, la newsletter è per un circolo ancora più ristretto. Cose nerd, racconti in anteprima, rapporti di scrittura, manuali, risorse, grafica, giochi. Tutto un po’ prima di tutti gli altri, direttamente nella tua casella di posta…”
Volée – di Elena Marinelli, scrittrice, barabbista e, non proprio incidentalmente, grandissima amica, che dice che Volée è “un podcast sul tennis. È mensile, conterrà il dietro le quinte degli episodi del podcast e approfondimenti a tema. Ti basta un minuto per compilare il form; potrai disiscriverti quando vorrai.”

E poi, basta, tutto qua.

Musica:


(anzi, toh, 50 minuti di documentario sulla New Wave Emiliana)



__________

Le altre puntate piene di link sulla New Wave della blogsfera italiana sono qui.


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Published on November 15, 2019 08:14

November 14, 2019

Credete alle fate?

C’è molto buio, come quasi tutte le sere, e solo una lucina da lettura col suo braccino pieghevole illumina il libro e il suo intorno di facce e cuscini e coperte tirate su fino alle spalle. Io sto leggendo a voce alta col magone e gli occhi bagnati, perché è lo stesso passo del libro di Peter Pan che legge la mamma di Elliott alla piccola Gertie (Drew Barrymore) in E.T. L’Extraterreste, quindi, insomma, capite il coinvolgimento. E…


«Di secondo in secondo, la luce di Trilly si attenuava, e Peter sapeva che la piccola fata non avrebbe più avuto vita quando la fiamma si fosse spenta.

Felice di quelle lacrime, Trilly sporse le sue piccole dita per sentirle scorrere. Parlò anche, ma la sua voce era ormai così fioca che subito Peter non afferrò quanto diceva. Poi capì. Trilly gli stava dicendo che era certa di guarire se i bambini avessero creduto ancora alle fate.

Peter tese le braccia. Non c’erano più bambini là, ed era notte. Ma si rivolse a tutti quelli che in quel momento stavano sognando l’Isolachenonc’è e che perciò erano più vicini di quanto immaginiate. Bambini e bambine nelle loro camerette e piccoli selvaggi nei cesti appesi agli alberi: tutti furono interpellati da Peter.

— Credete alle fate?

Trilly si alzò a sedere sul letto con una certa vivacità per udire le risposte…



— CREDETE ALLE FATE?

Eh?

Tu ci credi alle fate?»


«No. Io credo solo ai draghi.»


Addio, piccola Trilly.


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Published on November 14, 2019 05:29

November 13, 2019

Nori (3)

E in un libro che si chiama Bassotuba non c’è, del 1999, Paolo Nori dice che quando incontra la gente, che gli chiedono Come va? per un attimo ha la tentazione di dirglielo.


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Published on November 13, 2019 13:15

November 12, 2019

Mento (non sapendo di mentire)

Ieri sera il Miny mi ha chiesto: «Perché il mento si chiama mento?»

Gli ho risposto che non lo sapevo, ma che avrei studiato e glielo avrei detto il giorno dopo, cioè oggi.

Lui mi ha detto «Ok» e poi è andato a dormire.

Intanto, mentre dormiva, ho chiesto all’internet (cioè a facebook, che adesso è l’internet, ahinoi e ahime) se qualcuno avesse idea del perché il mento si chiama mento così da poter fare una bella figura col Miny il giorno dopo, cioè oggi.

La risposta più bella l’ha data un’amica, che ha detto che il mento si chiama mento «perché non poteva chiamarsi altrimento».



Stamattina volevo dirla al Miny, solo che poi su queste cose sono una borsa di quelle pesanti, e alla fine gli ho detto la risposta che mi aveva convinto di più e cioè, e tutto questo mentre eravamo in ascensore e stavamo scendendo per uscire di casa e andare a scuola, gli ho detto che il nome del mento forse deriva da una parola antica che inizia per MIN, che forse vuol dire “sporgere”, cioè venire “all’infuori”.

Mi ha guardato serio e mi ha risposto annuendo: «Ah, già».

Come se fosse una cosa che sapeva, ma che poi aveva dimenticato.

Ha quattro anni. Sarà tutta in salita, da adesso in poi.


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Published on November 12, 2019 08:30

November 11, 2019

Carrère (2) (e forse Twain)

E sempre in un libro che si chiama Io sono vivo, voi siete morti, del 1993, Emmanuel Carrère dice che nel rispondere a un giornalista che gli aveva chiesto della sua infanzia, Mark Twain aveva accennato al suo gemello, Bill. E che lui, cioè Mark Twain, e Bill da neonati si assomigliavano al punto che per distinguerli i genitori avevano legato al polso di ognuno un nastrino di colore diverso. E che un giorno li lasciarono soli, senza controllo, nella vasca da bagno, e uno dei due annegò e i nastrini si erano sciolti. «Per cui», concludeva Mark Twain, «non si è mai saputo chi dei due sia morto, se io o Bill».


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Published on November 11, 2019 08:48

November 8, 2019

C.C.C.P.

Chiedevo sempre a mio padre cosa volesse dire C.C.C.P., quando lo leggevo sulle canottiere degli atleti ai mondiali o alle olimpiadi.

Mio padre rispondeva tutte le volte: «Col Cazzo Che Perdiamo!»

Avevo dieci anni quando cadde il muro. Quasi undici.


(una cosa che posto tutti gli anni, quando mi ricordo, il 9 novembre)


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Published on November 08, 2019 23:53

Shock culturale

I miei genitori, che da anni, ma forse sono già decenni, collaborano attivamente col Progetto Chernobyl di Carpi, Novi e Soliera, la scorsa settimana erano andati a Minsk per un tour serratissimo di ospedali, cliniche, associazioni e cose così. Quando il Miny l’aveva saputo, aveva fatto loro una richiesta molto precisa.

E quindi è successo che loro l’avevano preso in parola, e per quattro o cinque giorni, mentre giravano per la città, gli ospedali, le cliniche e le associazioni, hanno chiesto a tutti quelli che incontravano dove potessero trovarne un Topo colosso di Minsk, ricevendo come unica risposta solo grandi facce storte a forma di punto interrogativo.

Tutte le volte che ci ripenso e me li immagino, casco dalla sedia dal ridere.


Però, bisogna dire, sono stati comunque molto bravi, mi hanno portato a casa una bottiglia di vodka Beluga, che anche se è russa, anzi siberiana, va poi benissimo lo stesso.


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Published on November 08, 2019 08:20

November 7, 2019

Trout

E in un libro che si chiama Venere sulla conchiglia, del 1975, Kilgore Trout riporta un poema epico intitolato Edipo 1 – Sfinge 0, di Ippolito dei “conti” Bruga, nato Julius Ganz, che riassume in tre versi l’infinita, enigmatica rete delle cause e degli effetti, e dove la  Sfinge dice che il mondo è un’intricata finzione e chiede se c’è un filo o non c’è, per uscire dal labirinto, e Edipo le risponde che certo che c’è, ma è finto.


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Published on November 07, 2019 08:31

November 6, 2019

Senza una ragione particolare o una ricorrenza precisa

Oggi, mentre ero in tutt’altre faccende affaccendato, mi è capitata sotto gli occhi la foto che avevo scattato alla Torre Civica di Novi di Modena (natìo borgo selvaggio) il ventinove maggio del duemiladodici, sì, quel giorno là.

Sapevo che era finita nella pagina di Wikipedia del paesello, ma non sapevo che fosse stata cannibalizzata da altre pagine forestiere dedicate a Novi di Modena, come quella araba, quella russa o quelle di lingue che non non ho idea di cosa siano. Sono molto contento.

Comunque, se uno non ha voglia di cliccare in giro, la foto è questa qui:




E poi mi è venuto in mente che in quei giorni là, quelli del terremoto del 2012, c’era stato un  poeta di Fiorano Modenese che aveva scritto una specie di instant-book di poesie sul tema, e dentro ce n’era anche una intitolata Instagram e dedicata a me, e a quella foto. Pensa te. Diceva così:



E insomma, così, un po’ per caso.

Tutto qua. Ciao.


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Published on November 06, 2019 07:47