Marco Manicardi's Blog, page 53
December 2, 2019
Dei ricordi (6)
Il 2 dicembre del 2018, era una domenica mattina, quasi le 11:00, mi ero svegliato da poco tutto esaltato e avevo scritto una cosa intitolata “e poi ieri sera” che, riferendosi appunto alla sera prima, diceva:
dopo che avevo letto delle cose davanti a della gente, è arrivata la Mila, la mia maestra delle elementari, a complimentarsi e a ringraziarmi, e io l’ho guardata commosso e le ho detto «ma no, grazie a te, che mi hai insegnato a leggere.»
E invece, molti anni prima, anzi, dieci anni fa, il 2 dicembre del 2009, avevo scritto una cosa intitolata “sono un appetente” che diceva:
quasi quasi (ri)apro un blog…
Tre giorni dopo, poi, l’avevo riaperto.
E quel gesto lì mi ha cambiato la vita. Ma per davvero.
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November 29, 2019
Doctorow
E in un libro che si chiama Homeland, del 2013, Cory Efram Doctorow dice che il mondo è pieno di stronzate pseudoscientifiche. E che probabilmente anche tu conosci qualcuno che indossa un braccialetto di rame per “alleviare l’artrite” e, a quel punto, potrebbe anche bruciare una strega o cospargersi di fango blu e danzare in senso antiorario sotto la luna piena. E che esiste la possibilità che entrambe le cose lo facciano sentire meglio, ma per l’effetto placebo (quando il tuo cervello si convince di smetterla di star male), ma c’è un numero allarmante di persone che sostengono che, se qualcosa “funziona”, non deve essere un placebo, ma “reale”.
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November 28, 2019
È un periodo
November 27, 2019
Huxley
E in un libro che si chiama Il mondo nuovo, del 1932, di Aldous Leonard Huxley, ci sono due personaggi, uno che si chiama Bernardo, che è uno psicologo specializzato in ipnopedia, e uno che si chiama John, che è nato e ha vissuto in una riserva e che viene chiamato “il Selvaggio”. E a un certo punto il Selvaggio è in città e non sta mica tanto bene, e Bernardo gli chiede se ha mangiato qualcosa che gli ha fatto male. Il Selvaggio fa cenno di sì con la testa e gli risponde che ha mangiato la civiltà.
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November 26, 2019
E poi oggi
E poi oggi ero in giro per lavoro, in uno di quei posti in cui non immagineresti mai di doverci passare o di organizzarci una gita o una vacanza, cioè Crema, che per me, nella mia testa, Crema è sempre stato un pensiero ipotetico tra Bergamo e Milano, e oltre a non immaginare di andarci in vacanza o in gita non mi sono mai preoccupato di andare a cercare una foto di Crema su un atlante, quando c’erano gli atlanti, o su internet, adesso che c’è internet; ma comunque, ero lì che giravo avanti e indietro tra Basso Lodigiano e Crema, e ho scoperto che è tutto un territorio selvatico e verde e nebbioso al mattino e umido la sera, pieno di alberi e siepi a perdita d’occhio tra l’Adda e il Serio ed ero lì che pensavo che sono proprio un coglione; e mentre andavo a Crema, e poi dopo, mentre tornavo a casa, avevo su in macchina il disco di Materiale Resistente 1945-1995 e mi sembrava la colonna sonora perfetta da ascoltare proprio in quel posto lì, proprio in questo momento storico, intanto che mi guardavo attorno affascinato e pieno di meraviglia per una natura che non avevo neanche mai immaginato.
E ogni tanto passavo su un ponte e sotto c’era un fiume, una volta l’Adda, un’altra volta il Serio, e quando passavo sopra un ponte sul Serio ad alta voce dicevo: «beh, guarda qua, un ponte per davvero».
E questo è quello che può succedere quando ti mandano da solo a lavorare lontano.
O magari succede solo a me. A posto così.
(una foto di Crema)
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November 25, 2019
Tolstaja (2)
E su una pagina del proprio diario, scritto dal 1862 al 1910, Sof’ja Tolstaja, detta Sonja, nata Sòf’ja Andrèevna Bers e moglie di Lev Nikolàevič Tolstoj, scriveva che una mattina a casa loro era arrivato Lombroso. E che era un vecchietto piccolo, molto malfermo sulle gambe, che nell’aspetto dimostrava molto di più dell’età che aveva, sessantadue anni. E che parlava un francese molto brutto, con molti errori e un forte accento straniero e parlava ancora peggio il tedesco. Ed era italiano, molto dotto, antropologo, e aveva lavorato molto sul problema della delinquenza. E lei aveva cercato di fare conversazione con lui, ma lui le aveva dato poco motivo di interesse. E aveva detto che la delinquenza era in aumento dappertutto, tranne che in Inghilterra e che non credeva ai dati statistici sulla Russia, perché da loro non c’era libertà di stampa. E aveva detto anche che aveva studiato la donna per tutta la vita e che nonostante questo non era riuscito a capirla.
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November 22, 2019
Il free jazz punk inglese (3)
In mancanza d’altro mi son messo a giocare coi link e i blogroll stranieri, dove si attraversano posti pieni di compilation, bootleg e dischi fuori catalogo da mettere sulla chiavetta USB, quella che uso in macchina mentre vado a lavorare o torno a casa la sera (un’ora abbondante tutti i giorni). Alla voce Il free jazz punk inglese, come avevo fatto le altre volte, li sto mettendo tutti nel mio feedreader (uso feedly, quello gratis, se vi interessa).
Save Your Face – Grateful Dead Propositions as mp3 Mixtapes (+ various side trips), dove soprattutto vado a vedere i side trips, tipo seguendo il tag not the grateful dead…
TDK-c90 – From the basement, live recordings from the Danish archives; cioè cose che sono successe in Danimarca, dagli anni 70 a, letteralmente, l’altro ieri.
Hiding behind the shed… – Archive radio sessions, live sets and rare recordings. Non posta più nulla dall’anno scorso, ma è rimasta della roba interessante.
Tapewormstu – uno che gira con un Awia CM-DS6 (Microphone) e uno Sharp MD-MT888 (Minidisc), registra dei concerti e li mette su un blog.
Phil’s Concerts Bootleg – Anche lui, dal 1997 con un registratore a cassette portatile.
Dio salvi i matti dell’internet (solo loro, però).
Musica:
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Gli altri post pieni di link sul free jazz punk inglese sono qui.
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November 21, 2019
Colagrande (2) e Calegari
E in un libro che si chiama Fideg, del 2007, Paolo Colagrande riporta un epigramma del poeta controstilnovista autoriparatore Toni Calegari che fa così:
A un filo
di mutande
è appeso
il mondo intièr.
L’elastico
s’arrende
e il mondo
casca invèr.
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November 20, 2019
Dei ricordi (5)
Il 20 novembre del 2014 era un giovedì lavorativo come tutti gli altri e scrivevo una cosa intitolata “la crisi economica, la crisi permanente, la crisi in generale, il grillismo e il neo-neofascismo, Wolverine che muore, gli operai manganellati, i gruppi su Facebook, Renzi, l’ebola, l’ISIS: cosa vuoi mai combinare in un mondo del genere?” e rispondevo:
Ma boh. Noi, per esempio, facciamo un bambino.
L’abbiamo poi fatto davvero.
(E Wolverine, nel frattempo, è tornato in vita.)
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November 19, 2019
Si ricorderanno di noi (5)
Come della generazione di quelli che facevano le cose e immediatamente ci scherzavano sopra. (Che a volte è un pregio, altre volte invece no.)
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