Marco Manicardi's Blog, page 52

December 15, 2019

Dei ricordi (7)

Il 15 dicembre del 2014, nel tardo pomeriggio, scrivevo una cosa intitolata “maledetto socialcoso che diec’anni fa non c’era” accompagnata da una foto e che diceva:


Dieci anni fa, oggi, più o meno a quest’ora, a una trentina di chilometri da dove mi trovo in questo momento, dentro un’aula piena di gente, avevo appena finito di discutere una tesi di laurea in Ingegneria Informatica dal titolo Sviluppo di schemi di locomozione per robot auto-riconfigurabili attraverso il middleware TOTA (Tuple On The Air) ed ero appena diventato ufficialmente un ingegnere informatico.

Dopo, mi ricordo, avevo iniziato a bere.

E poi, dopo ancora, non mi ricordo più.



E quindi, oggi, sono passati 15 anni dal 15 dicembre del 2004.

Come si fa presto, a diventare grandi.


(forse non si vede bene, ma ho una spilletta dei Joy Division)


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Published on December 15, 2019 00:37

December 13, 2019

Fitzgerald (3)

E sempre in un libro che si chiama Belli e dannati, del 1922, Francis Scott Key Fitzgerald dice che nel 1913, quando Anthony Patch ne aveva venticinque, già da due anni l’ironia – questo Spirito Santo dei giorni nostri – era discesa, in teoria perlomeno, su di lui. E che l’ironia era l’ultimo tocco al lustro della scarpa, era l’ultimo colpetto di spazzola alla giacca, era una sorta di “Ecco fatto!” intellettuale.


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Published on December 13, 2019 08:26

December 12, 2019

E adesso si può dormire?

Stamattina ero a Milano, per lavoro, e mentre camminavo con gli occhi bassi per guardare Google Maps e raggiungere il cliente da cui dovevo andare, a un certo punto mi sono dovuto bloccare per non pestare un mazzo di fiori:



(Piazza Fontana, 12 dicembre 2019)


E quindi, proprio oggi, ero a Milano, il 12 dicembre del 2019, e la cosa più storta che sarebbe potuta capitarmi, stamattina, era di pestare un mazzo di fiori, che mi sarebbe dispiaciuto tantissimo, sia chiaro, e magari inciampare, cadere e farmi male. Ma va comunque bene così.


«No, no, no, non si può più dormire» diceva quella famosa canzone.

E adesso, mi chiedo, si può tornare a dormire?

Forse abbiamo dormito per un po’, anche non troppo male, bisogna dire, forse addirittura troppo. Ma adesso? Adesso, non lo so. Adesso forse no.


Musica:



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Published on December 12, 2019 06:58

December 11, 2019

Babel’ (2)

E al primo congresso dell’Unione degli Scrittori Sovietici, nel 1934, Isaak Ėmmanuilovič Babel’ disse che, dal momento che si era parlato di silenzio, non si poteva non parlare di lui, cioè di Isaak Ėmmanuilovič Babel’, gran maestro di quel genere letterario.


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Published on December 11, 2019 07:58

December 10, 2019

Degli altri giorni, invece

Degli altri giorni, invece, come ieri, quando devo andare da dei clienti lontanissimi, in posti irraggiungibili in giornata col treno, e quindi prendo la macchina, quattro ore per andare, qualche ora a lavorare, quattro ore per tornare, quasi tutte in autostrada a guardarmi intorno, o negli specchietti retrovisori, freccia a sinistra, superare un camion, rientrare, freccia a sinistra, superare un camion che supera un camion, rientrare, una tappa in autogrill per pisciare, ripartire subito, magari un caffè ma veloce, cambiare autostrada due o tre volte, freccia a destra, svincolo, freccia a sinistra, raccordo, sempre da solo, quei giorni lì metto quattro o cinque dischi nell’autoradio e li ascolto due o tre volte, ogni tanto canto, o mi accorgo di cantare, se me ne accorgo, mentre guardo il navigatore sempre più spesso per vedere quanto manca, e non parlo con nessuno, e non dico niente, mai, a parte quando canto, e non penso a niente, la testa vuota, per chilometri, per ore, fino a quando ritiro la Viacard dalla macchinetta dell’ultimo casello, che c’è già buio e sembra notte, la sbarra si alza e una voce di signorina registrata mi dice «Arrivederci!» e lì mi fermo un secondo, col motore acceso, il finestrino abbassato, e le rispondo anch’io, «Arrivederci,» cortesemente, e la ringrazio molto, perché mi ha scaldato il cuore.


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Published on December 10, 2019 08:42

December 9, 2019

Cornia (3)

E sempre in un libro che si chiama  Le pratiche del disgusto, del 2007, Ugo Cornia dice che un bel momento è avvenuta la sostituzione del pensare col far finta di pensare e che contemporaneamente è avvenuta anche un’altra sostituzione e al posto delle occasioni di formazione dei pensieri (ovvero la realtà) adesso c’è la frequentazione dei più svariati apparati di recitazione dei pensieri, che danno luogo a questa spettacolosa messa in scena del fatto che ci siano in giro tantissimi pensieri e tanta gente che li afferra.


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Published on December 09, 2019 10:35

December 6, 2019

Fondamentalismo Gregoriano

Ecco, siamo alla fine del 2019 e già da un po’ si vedono spuntare le classifiche di qualsiasi-cosa del decennio. I migliori dischi degli anni 10, i migliori libri degli anni 10, i migliori scaldabagno degli anni 10 e così via. Come se dal primo di gennaio del 2020 cominciassero gli anni 20 del XXI secolo. E invece no.

Come no?

Eh, no.

Ma valà!

E invece è proprio così.


Mi spiego: gli anni 20 del XXI secolo iniziano il primo gennaio del 2021. Così come gli anni 10 del XXI secolo erano iniziati il primo di gennaio del 2011 e gli anni zero del XXI secolo erano iniziati il primo di gennaio del 2001 perché anche il XXI secolo era iniziato il primo gennaio del 2001. E anche prima, nel XX secolo, che era iniziato il primo di gennaio del 1901, e quindi gli anni 90 partivano il primo di gennaio del 1991, gli anni 80 cominciavano il primo di gennaio del 1981 e così via, possiamo andare indietro fino a quando ci pare.

Che così a prima vista sembra incredibile, ma è un effetto simpaticissimo del Calendario Gregoriano, il quale, iniziando a contare da 1 esattamente sette giorni dopo la nascita di Gesù di Nazareth, detto anche il Cristo, cioè l’Unto o il Messia, non contempla l’anno zero.

Pensa te.


Che poi è una cosa che avevo già detto in giro alla fine del 2009 e non ci aveva creduto nessuno; e andrà a finire che alla fine del 2029 succederà la stessa cosa, ammesso di essere al mondo e di aver voglia di dirlo a qualcuno.Alla fine del 1999 no. Alla fine del 1999 avevo vent’anni e non è che me ne fregasse molto di queste cose, devo dirlo con sincerità. Ma comunque, niente, l’ho detto anche quest’anno.

Adesso mi sento a posto.

Un caro saluto.

Ciao.


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Published on December 06, 2019 08:25

December 5, 2019

Čechov (2)

E in un racconto intitolato Nemici, del 1887, Anton Pavlovič Čechov dice che in genere le frasi, per quanto belle e profonde siano, fanno effetto soltanto sugli indifferenti, ma non sempre possono soddisfare chi è felice o infelice, e che perciò la più alta espressione della felicità o dell’infelicità è per lo più il silenzio; e che gli innamorati si capiscono meglio quando stanno zitti, e che un discorso caldo e appassionato detto su una tomba commuove soltanto gli estranei, ma alla vedova e ai figli del morto sembra freddo e futile.


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Published on December 05, 2019 08:08

December 4, 2019

Una specie di poesia (con la febbre)

Ieri Grushenka, nel primo pomeriggio, mi ha scritto così:


Ho finito la pastina avanzata ieri

e ho preso un’aspirina.

Tremo tutta.

37,5 e mi sento sottoterra.

Forse sono un uomo.


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Published on December 04, 2019 09:52

December 3, 2019

Ferris

E in un libro che si chiama La mia cosa preferita sono i mostri, del 2017, di Emil Ferris, la protagonista, Karen Reyes, sente la sua vicina di casa, Anka, sussurrarle all’orecchio che un nazista è una persona che sceglie di non vedere ciò che le impedirebbe di essere crudele, anche se ciò che non vede rappresenta lo specchio della crudeltà che la distruggerà.


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Published on December 03, 2019 10:54