Marco Manicardi's Blog, page 61

July 26, 2019

Invecchiare

Adesso che è calata la frenesia di immaginarsi vecchi con FaceApp, ci ho pensato un po’, e non le sono andate a cercare nelle timeline dei socialcosi in cui le vedevo passare, ma mi sembra di ricordare che le foto che postavate delle vostre persone invecchiate fossero tutte di facce belle, cioè belle per come può essere bella nella nostra testa la faccia di una persona anziana; e neanche una che avesse dei chili in più, delle verruche, dei porri, dei denti in meno, la bocca un po’ storta per via di un evento ischemico o l’occhio spento o magari spalancato a causa di una qualche demenza o cose così, come dire, reali.

Le facce invecchiate che passavano sui socialcosi erano tutte belle. E FaceApp era diventata così virale, forse, almeno durante quei suoi due o tre giorni di gloria, perché era così veloce e pronta nel fornirci un’immagine rassicurante di come saremo da vecchi.

E invece quando invecchieremo avremo davvero dei chili in più, delle verruche e dei porri, qualche dente in meno o perfino la dentiera, e la bocca storta per via di un’ischemia o l’occhio spento oppure spalancato dalla demenza o cose così, come dire, reali. E saremo tutti un po’ più veri e molto brutti, e quindi, in fondo in fondo, molto più belli.


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Published on July 26, 2019 04:56

July 25, 2019

Wu Ming 1 e Santachiara (e Calvino, Pavone e Revelli)

E in un libro che si chiama Point Lenana, del 2013, Wu Ming 1 e Roberto Santachiara dicono che in quelle settimane di sbandamento, per dirla con il partigiano Kim in Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, bastava «un nulla, un passo falso, un impennamento dell’anima, e ci si trova[va] dall’altra parte». E che «questo nulla», come aveva scritto lo storico Claudio Pavone, era «capace di generare un abisso». E che poteva trattarsi di «un incontro casuale con la persona giusta o con la persona sbagliata; e poteva ricollegarsi al modo in cui si erano vissute le giornate seguite al 25 luglio [1943]», cioè alla caduta di Mussolini. E che in quei giorni Nuto Revelli era un tenente degli alpini appena tornato dalla Russia, ma era già un partigiano quando, il 12 ottobre 1943, scrisse sul suo diario: «Al 26 luglio si poteva anche scegliere sbagliato. Se mi picchiavano, se mi sputavano addosso, forse sarei passato dall’altra parte, con i fascisti, con le vittime del momento. Oggi sarei con le canaglie, con i barabba, con le spie dei tedeschi.»


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Published on July 25, 2019 04:51

July 24, 2019

Occhi di ragazza

Abbiamo ricevuto una cosa da quel bravo cantautore, nonché poeta della musica, che risponde al nome di Giancarlo Frigieri (e sta, tra l’altro, per uscire il suo nuovo album, I ferri del mestiere, dove mi gongolo del fatto di aver suonato il pianoforte in un pezzo, tipo Richard Claydermany, ma avremo modo di parlarne e di gongolarci per bene quando sarà il momento) e volentieri la pubblichiamo. Dice così:


Ieri sentivo “OCCHI DI RAGAZZA” di Gianni Morandi, che è il mio pezzo preferito di Gianni Morandi insieme a “Bella Belinda” e “Chimera”.

E niente, c’è il punto dove va a prendere la nota più alta di tutte, che non so che nota sia ma è a un’altezza spropositata ed è al limite delle sue possibilità e quindi non avrebbe un’emissione pulita e rischierebbe di spezzarsi la voce e non ce la fa, quindi, per arrivarci usa un trucco da maestro, vale a dire dice la lettera O sistematicamente visto che la voce, se dici la O, esce di potenza più facilmente.

Così, la prima volta, dice “partiremo insieme per un viaggio per città che non conosco” ma in realtà canta “PORTIREMO INSIEME” e quindi riesce ad arrivarci come si deve.

E la volta dopo dice “Quando ti risvegli la mattina, tutto il sole nei tuoi occhi”, in realtà canta “QUONDO TI RISVEGLI LA MATTINA”, e così riesce ad arrivarci bene.


Poi, finalmente, come una ritenzione anale che si sfoga e suona come una liberazione, al terzo giro canta “OCCHI DI RAGAZZA, QUANTO MALE VI FARETE PERDONARE” allora lì canta “OCCHI” ed è proprio limpido e cristallino e, almeno così mi sembra, si sente proprio che va su con la voce e canta veramente contento di potersi lasciare andare a quelle vertiginose altezze, finalmente libero di volare.


***

Musica:




(non sarà mai più la stessa cosa)


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Published on July 24, 2019 04:50

July 22, 2019

Wu Ming 4

E in un libro che si chiama Difendere la Terra di Mezzo, del 2013, Wu Ming 4 dice che se nessuna vittoria sul male potrà dirsi definitiva, questo vale anche per la sconfitta.


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Published on July 22, 2019 04:41

July 20, 2019

Tema: Alla Luna

Ero in terza media e mi piaceva la scienza, avevo già letto dei libri di cose spaziali e astronomiche, mio zio era un astrofilo dilettante e una volta mi aveva portato in un osservatorio in provincia di Reggio Emilia a vedere le stelle, Giove e la Luna, e poi guardavo tutti i giorni Star Trek: The Next Generation come un credente infervorato ascolta l’omelia del prete in chiesa. Ero fatto così, mi piaceva la scienza ed ero anche bravino in matematica. In italiano, un po’ meno.

La prof di italiano non mi aveva in simpatia. Le rompeva un sacco dovermi dare dei voti alti nei temi, perché tutto sommato scrivevo abbastanza bene, e dei quattro o cinque agli orali perché non studiavo mai, visto che ero un ciclista e al pomeriggio ero sempre in giro ad allenarmi. In classe, poi, ero uno di quelli dell’ultimo banco che facevano sempre del casino; lei mi metteva in punizione nel banco di fianco alla cattedra e io facevo del casino anche lì. Mi odiava moderatamente, la prof di italiano. Però anche lei aveva i suoi bei difetti, tipo che era burbera, cattiva e un po’ stronza.

Mi ricordo ancora il suo nome. Me lo ricordo ma non lo scrivo.



Insomma, avevamo appena fatto Leopardi, e Leopardi avevo scoperto che mi piaceva un bel po’, con tutte quelle sue teorie sull’Infinito, dentro e fuori, e e il naufragar m’è dolce in questo mare era una frase che ammiravo molto. Avevamo già letto e studiato e imparato a memoria un bel po’ di  sue poesie, e un giorno la prof d’italiano ci aveva dato un tema da scrivere in classe, era intitolato: “Alla Luna: cosa pensi, tu, quando guardi la luna?”.


Eh, cosa penso, io? Mi ero chiesto. Mah. Mi ero messo lì nel banco di fianco alla cattedra con la biro in bocca e il foglio di brutta e pensavo pensavo pensavo.

Cosa penso, io, quando guardo la Luna? Avevo pensato. Penso che è un satellite bellissimo, una palla bianca che gira gira gira ma noi vediamo sempre una faccia sola perché, guarda un po’, il suo periodo di rotazione sull’asse è uguale a quello di rivoluzione intorno alla Terra: una cosa straordinaria, una coincidenza di quelle che ti fanno venire il mal di testa.

E così, con buona pace del buon Giacomo Leopardi che, l’avevo scritto anche nel tema, mi piaceva molto e forse era il mio poeta preferito, con buona pace del buon Giacomo Leopardi, per me invece, scrivevo, la Luna è un satellite bellissimo, con quella faccia bianca che sembra una faccia di una persona per via delle ombre sui crateri che ci sono sopra, una faccia col culo sempre al buio per la questione della rotazione e della rivoluzione che sono uguali. E poi noi ci eravamo anche stati, là, sulla Luna, così lontani, a un secondo luce dalla Terra – e sapevo cos’era un secondo luce a tredici o quattordici anni, per dire – e degli uomini ci avevano appoggiato sopra i piedi e poi erano tornati indietro a raccontarlo; e non mi ricordavo chi me l’avesse detto o se l’avessi letto da qualche parte, ma sapevo che quel giorno, dal giorno in cui il primo uomo aveva camminato sulla Luna, qualcosa era cambiato nella testa delle persone: dal giorno dopo che l’uomo era stato sulla Luna lo spazio aveva perso una specie di magia e l’umanità era diventata piccolissima e allo stesso tempo importantissima, come concetto. La Luna era un satellite stupendo, ecco quel che pensavo quando la guardavo. E queste cose le sapeva sicuramente anche Giacomo Leopardi, che tra una poesia e l’altra aveva scritto la Storia dell’Astronomia, anche se non l’avevo mai letta. E, insomma, era un bel tema, secondo me. Un bel tema per un argomento interessantissimo.


Mica tanto, secondo la prof d’italiano, che mi aveva guardato male dopo averlo corretto. Non ci ho neanche messo il voto, mi aveva detto. Adesso lo strappo in due e tu, a casa, stasera, ne fai un altro spiegando cosa pensi quando guardi la Luna. Non è possibile che guardando la Luna non ti vengano in mente dei pensieri fantastici e metafisici o non ti capiti mai di parlarci, con la Luna. Aveva detto così.

No, prof, io con la Luna non ci parlo, è un essere inanimato, avevo risposto.

Marco, sul serio, adesso tu questo tema lo rifai a casa tua. E così dicendo, arrabbiata, l’aveva strappato. AVEVA STRAPPATO IL MIO TEMA SULLA LUNA. Ma davvero, eh. Non mi sto inventando niente.


Quando ero andato a casa avevo cominciato a scrivere delle cose del tipo O tu, Luna, come sei bella, quando ti guardo la sera e penso a delle cose candide e ti chiedo spesso come sarà la vita, quaggiù, per me, quando mi sento tanto solo e sono triste, eccetera eccetera.

Avevo scritto che ci parlavo, con la Luna, e che la Luna era bellissima e un prodigio del pensiero, era magica. Avevo anche scritto delle cose alla Luna dandole del tu, ed ero incazzatissimo, ma dovevo farlo per forza.

Poi, la mattina dopo, avevo ridato il tema alla prof d’Italiano. Lei l’aveva messo nella borsetta e il giorno successivo me l’aveva riportato con su scritto “Sufficiente”.


Sufficiente?


Sì, Marco, è un tema molto ben fatto, scritto bene, ma hai dovuto riscriverlo a casa e più di Sufficiente non posso dartelo. Però, lo vedi che anche tu ci parli, con la Luna, quando vuoi?

Ci parlo un corno, volevo dirle, ma ero rimasto zitto, che andava bene così.

Avevo preso il mio Sufficiente in silenzio, le avevo chiesto se potevo fare una fotocopia del tema per portarlo a casa, poi l’avevo dato da leggere a mia mamma. Mia mamma l’aveva letto e mi aveva detto Bravo. Era contenta. Bravo.


L’avevo guardata, avevo buttato fuori l’aria dal naso come fa un toro davanti al torero, scuotevo la testa ed ero arrabbiatissimo.

Ma bravo cosa? Le avevo risposto urlando.

Bravo cosa? Che sono tutte balle!


E questa è la mia storia con la Luna. È andata avanti così per anni. È una storia tutto sommato bella, di rispetto e ammirazione. Magari anche reciproci, chi lo sa?

Bisognerebbe chiederglielo.


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Published on July 20, 2019 02:37

July 18, 2019

Così va la vita (anche sedici anni dopo)

E in un libro che si chiama Il giro di boa, del 2003, Andrea Calogero Camilleri dice accussì:


Falpalà era uno che tentava di fare la faccia di chi avverte che a lui nisciuno al mondo sarebbe arrinisciuto a pigliarlo per il culo.

«Ho solo una breve dichiarazione da fare. La legge Cozzi Pini sta dismostrando funzionare egregiamente e se gli immigrati muoiono è proprio perché la legge fornisce gli strumenti per perseguire gli scafisti, che in caso di difficoltà, non si fanno scrupolo di buttare a mare i disperati per non rischiare di essere arrestati. Inoltre vorrei dire che…».

Montalbano, di scatto, si susì e cangiò canale, più che arraggiato, avvilito da quella presuntuosa stupidità. Si illudevano di fermare una migrazione epocale con provvedimenti di polizia e con decreti legge. E s’arricordò che una volta aveva veduto, in un paese toscano, i cardini del portone di una chiesa distorti da una pressione accussì potente che li aveva fatti girare nel senso opposto a quello per cui erano stati fabbricati. Aveva domandato spiegazioni a uno del posto. E quello gli aveva contato che, al tempo della guerra, i nazisti avevano inserrato gli òmini del paese dintra alla chiesa, avevano chiuso il portone, e avevano cominciato a gettare bombe a mano dall’alto. Allora le pirsone, per la disperazione, avevano forzato la porta a raprirsi in senso contrario e molti erano arrinisciuti a scappare.

Ecco: quella gente che arrivava da tutte le parti più povere e devastate del mondo aveva con sé tanta forza, tanta disperazione da far girare i cardini della storia in senso contrario. Con buona pace di Cozzi, Pini, Falpalà e soci. I quali erano causa ed effetto di un mondo fatto di terroristi che ammazzavano tremila americani in un botto solo, di americani che consideravano centinara e centinara di morti civili come «effetto collaterale» dei loro bombardamenti, di automobilisti che scrafazzavano pirsone e non si fermavano a soccorrerle, di matri che ammazzavano i figli in culla senza un pirchì, di figli che scannavano matri, patri, fratelli e sorelle per soldi, di bilanci falsi che a norma di nuove regole non erano da considerarsi falsi, di gente che avrebbe dovuto da anni trovarsi in galera e invece non solo era libera, ma faciva e dettava leggi.


Perché quello che scrivono di solito gli scrittori vale sì quando lo scrivono, ma magari vale ancora sedici anni dopo.

Così va la vita.


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Published on July 18, 2019 05:06

July 17, 2019

Il piccolo blogger

Nel giorno in cui è morto Andrea Calogero Camilleri, io riesco solo a dire che le statistiche dei questo blog, ieri, assomigliavano vagamente a un boa che digeriva un elefante.




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Published on July 17, 2019 05:04

July 16, 2019

Okada

E in un libro che si chiama Il piano delle cicale, del 2019, Tadako Okada dice che la curiosità finisce sempre per prevalere sulla prudenza, e che pare che sia colpa dell’evoluzione, altrimenti tutti saremmo ancora un branco di scimmie che si spidocchiano su un baobab davanti al truce spettacolo della savana selvaggia.


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Published on July 16, 2019 04:56

July 15, 2019

Per favore

C’è che il Miny, che ha quattro anni e qualche mese, adesso mi sembra così bravo, così intelligente, così divertente, e le cose che gli interessano e lo appassionano mi sembrano così belle e così giuste, e poi con gli altri è così buono, gentile e curioso, che ogni tanto mi accorgo di essere spaventatissimo e mi fermo a pensare, e per la testa mi gira un pensiero solo, ma fortissimo, del tipo: «per favore, per favore, per favore, non diventare uno stronzo, per favore, per favore, per favore».


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Published on July 15, 2019 00:45

July 12, 2019

Putin

E in esergo a un libro che si chiama Limonov, del 2011, di Emmanuel Carrère, Vladimir Vladimirovič Putin dice che chi vuole restaurare il comunismo è senza cervello, e che chi non lo rimpiange è senza cuore.


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Published on July 12, 2019 03:27