Wu Ming 4's Blog, page 99
November 30, 2014
Lo Hobbit: un viaggio verso la maturità
Finalmente è stato tradotto e pubblicato in Italia uno dei saggi più importanti e più accessibili su Lo Hobbit. Pubblicato in inglese quasi vent’anni fa, Lo Hobbit: un viaggio verso la maturità, dell’americano William H. Green è una lettura critica e approfondita del primo romanzo di J.R.R. Tolkien (ed è anche il libro che ha ispirato il laboratorio tenuto da Wu Ming 4 a Bologna nella primavera scorsa). Green studia l’impianto narrativo del romanzo, ne rileva l’architettura, i temi dominanti, le costanti che ritornano; ma anche le contaminazioni e i debiti con la letteratura vittoriana per bambini e per ragazzi, soprattutto quella popolare di grande diffusione. Ne fornisce poi una lettura psicanalitica che, al netto di qualche rigidità junghiana, presenta brillantemente la storia in chiave di “scoperta del sé” e dialettica tra figura paterna e materna.
Il saggio dimostra quanto la previsione di C.S. Lewis fosse azzeccata:
“Lo Hobbit, d’altra parte, risulterà divertente ai lettori più piccoli, e solo anni dopo, alla decima o dodicesima lettura, essi cominceranno a capire quale abile maestria e profonda riflessione ne abbiano fatto un qualcosa di così compiuto, così accessibile e, a modo suo, così vero. Le predizioni sono pericolose: ma Lo Hobbit potrebbe dimostrarsi un classico.” (Times Literary Supplement, 2 ottobre 1937).
Non solo Lo Hobbit è diventato un classico, ma soprattutto è proprio vero che ogni volta che lo si rilegge ci si accorge di qualcosa di nuovo. E’ la dote delle buone narrazioni, quella di rinnovarsi continuamente, di rivelare sempre ulteriori livelli di profondità.
Forse se Peter Jackson e le sue co-sceneggiatrici avessero letto il saggio di Green si sarebbero risparmiati di stravolgere la struttura del racconto e le dinamiche psicologiche tra i personaggi, con inserti su inserti, e deviazioni su deviazioni dalla vicenda principale, e avrebbero potuto provare a narrarci visivamente la storia originale, che di per sé è già abbastanza ricca. Perché quella di Bilbo Baggins non è soltanto la storia di un piccolo placido borghese che scopre la propria voglia di avventura e il proprio coraggio, ma soprattutto è il viaggio di un uomo di mezza età verso la maturità fino a quel momento procrastinata.
Se l’edizione italiana avesse potuto avere una prefazione (non ce l’ha per problemi contrattuali), sarebbe stata del curatore Roberto Arduini, presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, e sarebbe stata questa, dove tra l’altro si svelano le vicissitudini occorse per rintracciare l’autore – che nel frattempo ha cambiato vita e ha adottato un nome d’arte – e per acquisire i diritti del libro.
Roberto Arduini presenterà il libro insieme a Wu Ming 4 alla libreria Modo Infoshop di via Mascarella 24/b, a Bologna, il 17 dicembre, giorno dell’uscita nelle sale del terzo capitolo della trilogia cinematografica di Jackson. La presentazione sarà alle ore 19:00, quindi volendo dopo si può andare direttamente al cinema…
Dato che è ben difficile che un libro così di nicchia possa aprirsi la strada dello scaffale nelle librerie, ricordiamo che lo si può acquistare direttamente dal sito dell’editore.
Buona lettura.
Approfittiamo dell’occasione di questo post per segnalare un’entusiastica recensione di Difendere la Terra di Mezzo, scritta da Franco Pezzini, massimo esperto italiano di letteratura fantastica-horror vittoriana. E’ uscita su “L’Indice dei Libri del mese” di novembre.
The post Lo Hobbit: un viaggio verso la maturità appeared first on Giap.
November 21, 2014
Radio Giap Rebelde | Seminario sull’uguaglianza all’Unical, 8 ottobre 2014 #ArmatadeiSonnambuli
Scaramouche visto da Paola Loprete aka Morpheus. Clicca sull’immagine per aprire il fotostream su Flickr.
L’8 e 9 ottobre 2014, in quel di Cosenza, WM1 e WM5 hanno tenuto un seminario sull’idea di uguaglianza ne L’Armata dei Sonnambuli. L’evento era parte del Dottorato in Politica, cultura e sviluppo, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università della Calabria. Per l’ideazione e organizzazione ringraziamo Andrea Olivieri, Elena «Mrs. Wolf» Musolino, Valentina Fedele, Nicola Fiorita, Carmelo Buscema, Enzo Giacco e Agostino Conforti. Sono intervenuti e hanno supportato l’iniziativa i due coordinatori del dottorato Alberto Ventura e Paolo Jedlowski, oltre ai docenti Renate Siebert, Laura Corradi, Elisabetta Della Corte e Giorgio Giraudi. Per la partecipazione, l’amicizia, il sostegno e la tormenta de cerebros non possiamo non ringraziare Claudio Dionesalvi, Gianfranco Tallarico, Fabio Cuzzola, Giuliano Santoro e Milena Jedlowski.
Quella che segue è la registrazione completa della prima giornata, con abstract che si possono leggere durante l’ascolto. Seguirà la sessione della mattina dopo, con le relazioni di Elma Battaglia (del collettivo Ateneo ControVerso) e Giuseppe Bornino (del collettivo Il Filo di Sophia).
Presentazione del seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO — 7’02”
Paolo Jedlowski e Andrea Olivieri.
Relazione di Wu Ming 1 — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
RELAZIONE DI WU MING 1: FIGURE DELL’UGUAGLIANZA NE L’ARMATA DEI SONNAMBULI — 1h o9’40”
Approccio obliquo — Non «sulla» ma «nella» Rivoluzione francese: dal complemento di argomento allo stato in luogo — Pensare e fare la rivoluzione: da Q a Manituana — I moventi della rivoluzione americana — 2008-2009: false partenze — Verso la Rivoluzione par excellence — Ponti e pontieri tra rivoluzione americana e rivoluzione francese — La Révolution è mappata in scala 1:1 — Autodisciplina e serendipità, autodisciplina nella serendipità — «Una guerra civile tra gli storici» (Daniel Guerin) — Robespierre descritto come il nonno di Stalin e il bisnonno di Pol Pot — Il film di Eric Rohmer di cui WM1 non ricordava il titolo è La nobildonna e il duca — [E ancora non era uscito Assassins’ Creed: Unity, che riscalda la brodaglia delle rappresentazioni più banali di Robespierre e dei rivoluzionari] — Si gioca l’89 contro il ’93, ma molte conquiste attribuite all’89 sono in realtà del ’93 — Il Terrore fu richiesto dal basso — Robespierre e il tentativo di incanalare il Terrore nella politica — Termidoro — Il libro di Sophie Wanich [La Liberté ou la mort. Essai sur la Terreur et le terrorisme] (e l’inutile, invadente prefazione di Slavoj Žižek all’edizione inglese) — Il monumento repubblicano, il contromonumento monarchico e l’antimonumento revisionista — Il culo del cavallo di Garibaldi — La statua del Nettuno del Giambologna (c’è una precisa mattonella…) — Ci siamo imbattuti in Robert Darnton — Cosa si leggeva davvero in Francia prima della Rivoluzione? — Il contributo sovversivo della maldicenza — Il mesmerismo e il tramonto dei lumi — Magnetismo e rivoluzione — «Solo suggestione»? — Rapporto di minoranza — Cose scoperte dai magnetisti: l’ipnoterapia — La cantante [Alama Kanté] operata sotto ipnosi — Un’operazione chirurgica con sedazione per ipnosi è visibile su YouTube — L’autoimmolazione dei monaci vietnamiti — Cose scoperte dai magnetisti: l’inconscio e l’effetto placebo — Per cosa sta il sonnambulismo nel nostro romanzo?
Prima figura dell’uguaglianza: D’Amblanc — Tutt* possono curare tutt* — «A fin di bene» — L’approccio opposto al magnetismo: l’uomo che si fa chiamare Laplace — Anacronismo calcolato: Laplace è un fascista, pensa come la destra radicale del Novecento — L’ordine nuovo è il passato remoto — Cos’è la controrivoluzione? — Anche a fin di male.
Seconda figura dell’uguaglianza: Marie — La tricoteuse figura calunniata — Il protagonismo delle donne nella Rivoluzione — Il potere giacobino spaventato da questo protagonismo — la cittadinanza, l’uguaglianza di genere, la Costituzione del 1793;
Terza figura dell’uguaglianza: Léo/Scaramouche — Sulla scia di Goldoni — Léo emerge da sotto i ponti con una visione — La Rivoluzione è il Nuovo Teatro — L’inizio della politica-spettacolo — Altro anacronismo: Léo è un esponente dell’avanguardia teatrale del Novecento — Il protagonismo popolare si esprime in Scaramouche nonostante l’intento di Léo, almeno all’inizio, sia narcisistico/egoistico — Evoluzione di Léo;
Quarta figura dell’uguaglianza: il folle — Rivoluzione a doppio taglio: gli albori della psichiatria — La scena mitica: Philippe Pinel e le catene — Verso altre catene: l’invenzione del manicomio — Il medico come attore, la cura come “scena” — Quali sono i diritti di un folle? — Follia e magnetismo.
Postilla alla relazione — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
POSTILLA DI WM5 ALLA RELAZIONE — 6’10”
Qual è l’origine del concetto di uguaglianza operante in quei giorni — Torniamo a Darnton — Sopravvivenze di mentalità contadina nelle soggettività artigiane e operaie del periodo — Il compagnonnage — Il 1789 (non) visto dal 1788.
Interventi di Nicola Fiorita e WM5 — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
DISCUSSIONE: NICOLA FIORITA E WM5 — 20’26”
Districandosi tra più ruoli: organizzatore e scrittore (membro del collettivo Lou Palanca) — Il filo comune dei libri di Wu Ming — Come ci si fa potere? — Non basta cambiare prospettiva, bisogna sapere dove sta la mattonella.
Quinta figura dell’uguaglianza: la scrittura collettiva — Ma come si fa a scrivere da soli? — Complessità della rivoluzione — Si può “setacciare” la rivoluzione?— La rivoluzione deve rivoluzionarsi — il mito delle origini di Q — Piano quinquennale — Anche scrivendo romanzi rosa… — Sincronicità fortunata — Come affrontiamo i conflitti tra di noi — Mediazione al rialzo — Massimalismo — Vedersi fisicamente — Anti-idealismo.
Interventi di Renate Siebert, WM5, Nicola Fiorita, WM1 — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
DISCUSSIONE: RENATE SIEBERT, WM5, NICOLA FIORITA E WM1 — 24’36”
Non solo collettivo di scrittura, ma collettivo di ricerca —La ricerca per questo romanzo è proseguita fin quasi alla fine — Gallica.fr — Accesso alle fonti primarie molto semplice — Ai tempi di Q era diverso — Questo è il nostro romanzo storico — Nel Quinto Atto c’è un cambiamento: l’irruzione all’interno del filone dei romanzi di poetiche e tecniche sperimentate nell’altro, quello degli “oggetti narrativi non—identificati” — Point Lenana — Ormai il romanzo storico ci stava stretto — L’Armata dei Sonnambuli è la summa di diciannove anni di lavoro — In cantiere per sei anni — Lavoriamo sempre a più progetti contemporaneamente — Mohawk Valley — Emilio Salgari a Calcutta — Adesso stiamo scrivendo un libro per bambini — Un altro modo di usare la storia — Scrivere per bambini senza smussare gli spigoli — Poi un libro di storie della Grande guerra — Una delle ispirazioni: Ummagumma dei Pink Floyd — Nessuno ha mai indovinato chi scrive cosa, perché è impossibile — È difficile ascrivere a uno solo di noi parti di testo più lunghe di un paragrafo — I cambiamenti di stile non corrispondono a “cambi di mano” — Tutti devono cimentarsi su tutti i personaggi — Il “calcio totale” olandese degli anni ’70 — Intanto si gioca il derby Catanzaro – Cosenza — Le narrazioni del “tradimento della rivoluzione” — «I capi hanno tradito» — Proletari senza rivoluzione di Renzo Del Carria — «Chiamate un tecnico» — I libri di Valerio Gentili — Il grano e il loglio: la voga complottista — Vedere ovunque false flag operations della CIA attiva una narrazione consolatoria e reazionaria — Egitto, Tunisia: tirare in ballo la CIA aiuta a rilasciare endorfine — Il coltello nel burro — Tutte le controrivoluzioni devono presentarsi come rivoluzioni — Il ritorno al licenziamento per rappresaglia presentato come il “nuovo” — Nessuno si presenta mai come reazionario, sono tutti “innovatori” — Non c’è “precettistica” rivoluzionaria, la prossima rivoluzione sarà diversa, ma ci sono riferimenti a cui si torna sempre — Ogni nuova rivoluzione retroagisce su come leggiamo quella francese — Il discorso della rivoluzione ritorna con le “primavere arabe” — Ben Ali e Mubarak occupavano la casella dell’ordine simbolico corrispondente al tiranno — A un certo punto, nella politica italiana, tutti tiravano in ballo la ghigliottina — La rivoluzione francese è ancora nostra contemporanea — La rivolta di Haiti e la Marseillaise.
Discussione a tutto campo — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
DISCUSSIONE: ALBERTO VENTURA, PAOLO JEDLOWSKI, LAURA CORRADI, GIORGIO GIRAUDI, WM5, WM1 — 51’28”
Perché si ritorna alla rivoluzione francese? — Le conseguenze della Rivoluzione continuiamo a viverle: destra e sinistra, il parlamentarismo, lo stato—nazione… La Rivoluzione è a monte della nostra era — Codice civile e scelte urbanistiche di molte nostre città risalgono all’arrivo di Napoleone — la rivoluzione inglese di cent’anni prima non rappresenta una cesura minimamente paragonabile e non ha “fatto tradizione” sul continente — Per la prima volta si mettono in discussione i rapporti di proprietà in maniera direttamente politica — Nel calderone della Révolution nasce il socialismo — Gli Enragés — La Congiura degli Eguali — La macchina mitologica della Révolution continua a funzionare — Sopravvivenze di mentalità — Basi materiali e “vita precedente” del concetto di uguaglianza — La persistenza di mentalità preindustriale nella riottosità dell’operaio-massa — Amianto di Alberto Prunetti e la mia storia di famiglia — L’operaio con un piede nelle campagne — Il passaggio da una composizione di classe all’altra è sfumato — Irruzione di Claudio Dionesalvi che comunica il risultato del derby, scontenti i catanzaresi presenti in aula — L’importanza del farsi le domande giuste: quali sono le origini dell’uguglianza — Contadini e artigiani — Il vostro e il nostro fare ricerca — I monumenti si sfaldano in una molteplicità di storie — Un modo di lavorare in gruppo che potenzia i singoli — Anche la nostra scienza è “finzionale”, nel senso di “narrativa” — Tornando alle origini dell’uguaglianza — Il ruolo dell’Illuminismo — Immanuel Kant: Per un’antropologia pragmatica — Il buon realismo è quello che conosce il possibile e non solo l’attuale — Jacques Rancière, Il maestro ignorante — Il tema illuministico centrale nel romanzo è questo: c’è un bene possibile e praticabile in questa vita dagli uomini — La vostra è una scrittura proletaria e molto corporea — Non c’è una donna nel collettivo — Il vostro attivismo, “Omnia sunt communia” etc. — Insurrezione o guerra di lunga durata — Quanto è “decolonizzato” il vostro lavoro? — I nostri romanzi mostrano anche limiti, deliri e pochezze delle insurrezioni — L’influenza zapatista e l’interesse per il Rojava — Lotta armata e lunga gittata — Sbagliato anche dire che “il potere” non vada preso mai — Sulla questione di genere: i personaggi femminili di Q facevano schifo — Sappiamo che tutti hanno il mito di Q ma noi no — Ci sono voluti anni di lavoro — Il punto di svolta è stato Timira — Difficoltà del lavoro su Marie — Marie ci diceva: “Non sono il vostro pupazzo né la vostra bandiera” — La figura del “maschio sensibile” che sa “valorizzare la donna”… Non si scappa… Non si finisce mai di decostruire — Il pilota automatico e la proroga di sei mesi chiesta all’Einaudi — Il resto del lavoro avverrà fuori dalla cornice del romanzo storico — Sulla questione del “decolonizzare” — La genesi del peculiare razzismo italiano — La mefitica triade — La “vox plebis”, la voce dei sanculotti, è anche razzista e sessista — Si decostruisce anche il proletariato — ANPI e rastafariani uniti nella lotta — La questione del potere — Come immaginate il rapporto tra idee, saperi e prassi — L’invarianza è la lotta tra le classi — Perché mi dico comunista — “Dittatura” ed estinzione dello stato — Rimando alla recensione di Bifo de L’Armata dei Sonnambuli — Il potere non è un palazzo, è relazioni di potere — Non si è univocamente “senza potere” — Altra faccenda sono i poteri costituiti, ma non sono tutto il problema del potere — La grande lezione di Michel Foucault è la microfisica del potere — Le due fisiche, quella dove basta Newton e quella dove non basta più — Io sono un problema del potere, un problema di potere.
The post Radio Giap Rebelde | Seminario sull’uguaglianza all’Unical, 8 ottobre 2014 #ArmatadeiSonnambuli appeared first on Giap.
Radio Giap Rebelde | Seminario sull’uguaglianza all’Unical , 8 ottobre 2014 #ArmatadeiSonnambuli
Scaramouche visto da Paola Loprete aka Morpheus. Clicca sull’immagine per aprire il fotostream su Flickr.
L’8 e 9 ottobre 2014, in quel di Cosenza, WM1 e WM5 hanno tenuto un seminario sull’idea di uguaglianza ne L’Armata dei Sonnambuli. L’evento era parte del Dottorato in Politica, cultura e sviluppo, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università della Calabria. Per l’ideazione e organizzazione ringraziamo Andrea Olivieri, Elena «Mrs. Wolf» Musolino, Valentina Fedele, Nicola Fiorita, Carmelo Buscema, Enzo Giacco e Agostino Conforti. Sono intervenuti e hanno supportato l’iniziativa i due coordinatori del dottorato Alberto Ventura e Paolo Jedlowski, oltre ai docenti Renate Siebert, Laura Corradi, Elisabetta Della Corte e Giorgio Giraudi. Per la partecipazione, l’amicizia, il sostegno e la tormenta de cerebros non possiamo non ringraziare Claudio Dionesalvi, Gianfranco Tallarico, Fabio Cuzzola, Giuliano Santoro e Milena Jedlowski.
Quella che segue è la registrazione completa della prima giornata, con abstract che si possono leggere durante l’ascolto. Seguirà la sessione della mattina dopo, con le relazioni di Elma Battaglia (del collettivo Ateneo ControVerso) e Giuseppe Bornino (del collettivo Il Filo di Sophia).
Presentazione del seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO — 7’02”
Paolo Jedlowski e Andrea Olivieri.
Relazione di Wu Ming 1 — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
RELAZIONE DI WU MING 1: FIGURE DELL’UGUAGLIANZA NE L’ARMATA DEI SONNAMBULI — 1h o9’40”
Approccio obliquo — Non «sulla» ma «nella» Rivoluzione francese: dal complemento di argomento allo stato in luogo — Pensare e fare la rivoluzione: da Q a Manituana — I moventi della rivoluzione americana — 2008-2009: false partenze — Verso la Rivoluzione par excellence — Ponti e pontieri tra rivoluzione americana e rivoluzione francese — La Révolution è mappata in scala 1:1 — Autodisciplina e serendipità, autodisciplina nella serendipità — «Una guerra civile tra gli storici» (Daniel Guerin) — Robespierre descritto come il nonno di Stalin e il bisnonno di Pol Pot — Il film di Eric Rohmer di cui WM1 non ricordava il titolo è La nobildonna e il duca — [E ancora non era uscito Assassins’ Creed: Unity, che riscalda la brodaglia delle rappresentazioni più banali di Robespierre e dei rivoluzionari] — Si gioca l’89 contro il ’93, ma molte conquiste attribuite all’89 sono in realtà del ’93 — Il Terrore fu richiesto dal basso — Robespierre e il tentativo di incanalare il Terrore nella politica — Termidoro — Il libro di Sophie Wanich [La Liberté ou la mort. Essai sur la Terreur et le terrorisme] (e l’inutile, invadente prefazione di Slavoj Žižek all’edizione inglese) — Il monumento repubblicano, il contromonumento monarchico e l’antimonumento revisionista — Il culo del cavallo di Garibaldi — La statua del Nettuno del Giambologna (c’è una precisa mattonella…) — Ci siamo imbattuti in Robert Darnton — Cosa si leggeva davvero in Francia prima della Rivoluzione? — Il contributo sovversivo della maldicenza — Il mesmerismo e il tramonto dei lumi — Magnetismo e rivoluzione — «Solo suggestione»? — Rapporto di minoranza — Cose scoperte dai magnetisti: l’ipnoterapia — La cantante [Alama Kanté] operata sotto ipnosi — Un’operazione chirurgica con sedazione per ipnosi è visibile su YouTube — L’autoimmolazione dei monaci vietnamiti — Cose scoperte dai magnetisti: l’inconscio e l’effetto placebo — Per cosa sta il sonnambulismo nel nostro romanzo?
Prima figura dell’uguaglianza: D’Amblanc — Tutt* possono curare tutt* — «A fin di bene» — L’approccio opposto al magnetismo: l’uomo che si fa chiamare Laplace — Anacronismo calcolato: Laplace è un fascista, pensa come la destra radicale del Novecento — L’ordine nuovo è il passato remoto — Cos’è la controrivoluzione? — Anche a fin di male.
Seconda figura dell’uguaglianza: Marie — La tricoteuse figura calunniata — Il protagonismo delle donne nella Rivoluzione — Il potere giacobino spaventato da questo protagonismo — la cittadinanza, l’uguaglianza di genere, la Costituzione del 1793;
Terza figura dell’uguaglianza: Léo/Scaramouche — Sulla scia di Goldoni — Léo emerge da sotto i ponti con una visione — La Rivoluzione è il Nuovo Teatro — L’inizio della politica—spettacolo — Altro anacronismo: Léo è un esponente dell’avanguardia teatrale del Novecento — Il protagonismo popolare si esprime in Scaramouche nonostante l’intento di Léo, almeno all’inizio, sia narcisistico/egoistico — Evoluzione di Léo;
Quarta figura dell’uguaglianza: il folle — Rivoluzione a doppio taglio: gli albori della psichiatria — La scena mitica: Philippe Pinel e le catene — Verso altre catene: l’invenzione del manicomio — Il medico come attore, la cura come “scena” — Quali sono i diritti di un folle? — Follia e magnetismo.
Postilla alla relazione — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
POSTILLA DI WM5 ALLA RELAZIONE — 6’10”
Qual è l’origine del concetto di uguaglianza operante in quei giorni — Torniamo a Darnton — Sopravvivenze di mentalità contadina nelle soggettività artigiane e operaie del periodo — Il compagnonnage — Il 1789 (non) visto dal 1788.
Interventi di Nicola Fiorita e WM5 — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
DISCUSSIONE: NICOLA FIORITA E WM5 — 20’26”
Districandosi tra più ruoli: organizzatore e scrittore (membro del collettivo Lou Palanca) — Il filo comune dei libri di Wu Ming — Come ci si fa potere? — Non basta cambiare prospettiva, bisogna sapere dove sta la mattonella.
Quinta figura dell’uguaglianza: la scrittura collettiva — Ma come si fa a scrivere da soli? — Complessità della rivoluzione — Si può “setacciare” la rivoluzione?— La rivoluzione deve rivoluzionarsi — il mito delle origini di Q — Piano quinquennale — Anche scrivendo romanzi rosa… — Sincronicità fortunata — Come affrontiamo i conflitti tra di noi — Mediazione al rialzo — Massimalismo — Vedersi fisicamente — Anti-idealismo.
Interventi di Renate Siebert, WM5, Nicola Fiorita, WM1 — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
DISCUSSIONE: RENATE SIEBERT, WM5, NICOLA FIORITA E WM1 — 24’36”
Non solo collettivo di scrittura, ma collettivo di ricerca —La ricerca per questo romanzo è proseguita fin quasi alla fine — Gallica.fr — Accesso alle fonti primarie molto semplice — Ai tempi di Q era diverso — Questo è il nostro romanzo storico — Nel Quinto Atto c’è un cambiamento: l’irruzione all’interno del filone dei romanzi di poetiche e tecniche sperimentate nell’altro, quello degli “oggetti narrativi non—identificati” — Point Lenana — Ormai il romanzo storico ci stava stretto — L’Armata dei Sonnambuli è la summa di diciannove anni di lavoro — In cantiere per sei anni — Lavoriamo sempre a più progetti contemporaneamente — Mohawk Valley — Emilio Salgari a Calcutta — Adesso stiamo scrivendo un libro per bambini — Un altro modo di usare la storia — Scrivere per bambini senza smussare gli spigoli — Poi un libro di storie della Grande guerra — Una delle ispirazioni: Ummagumma dei Pink Floyd — Nessuno ha mai indovinato chi scrive cosa, perché è impossibile — È difficile ascrivere a uno solo di noi parti di testo più lunghe di un paragrafo — I cambiamenti di stile non corrispondono a “cambi di mano” — Tutti devono cimentarsi su tutti i personaggi — Il “calcio totale” olandese degli anni ’70 — Intanto si gioca il derby Catanzaro – Cosenza — Le narrazioni del “tradimento della rivoluzione” — «I capi hanno tradito» — Proletari senza rivoluzione di Renzo Del Carria — «Chiamate un tecnico» — I libri di Valerio Gentili — Il grano e il loglio: la voga complottista — Vedere ovunque false flag operations della CIA attiva una narrazione consolatoria e reazionaria — Egitto, Tunisia: tirare in ballo la CIA aiuta a rilasciare endorfine — Il coltello nel burro — Tutte le controrivoluzioni devono presentarsi come rivoluzioni — Il ritorno al licenziamento per rappresaglia presentato come il “nuovo” — Nessuno si presenta mai come reazionario, sono tutti “innovatori” — Non c’è “precettistica” rivoluzionaria, la prossima rivoluzione sarà diversa, ma ci sono riferimenti a cui si torna sempre — Ogni nuova rivoluzione retroagisce su come leggiamo quella francese — Il discorso della rivoluzione ritorna con le “primavere arabe” — Ben Ali e Mubarak occupavano la casella dell’ordine simbolico corrispondente al tiranno — A un certo punto, nella politica italiana, tutti tiravano in ballo la ghigliottina — La rivoluzione francese è ancora nostra contemporanea — La rivolta di Haiti e la Marseillaise.
Discussione a tutto campo — Seminario sull’uguaglianza — Unical 8 ottobre 2014
DISCUSSIONE: ALBERTO VENTURA, PAOLO JEDLOWSKI, LAURA CORRADI, GIORGIO GIRAUDI, WM5, WM1 — 51’28”
Perché si ritorna alla rivoluzione francese? — Le conseguenze della Rivoluzione continuiamo a viverle: destra e sinistra, il parlamentarismo, lo stato—nazione… La Rivoluzione è a monte della nostra era — Codice civile e scelte urbanistiche di molte nostre città risalgono all’arrivo di Napoleone — la rivoluzione inglese di cent’anni prima non rappresenta una cesura minimamente paragonabile e non ha “fatto tradizione” sul continente — Per la prima volta si mettono in discussione i rapporti di proprietà in maniera direttamente politica — Nel calderone della Révolution nasce il socialismo — Gli Enragés — La Congiura degli Eguali — La macchina mitologica della Révolution continua a funzionare — Sopravvivenze di mentalità — Basi materiali e “vita precedente” del concetto di uguaglianza — La persistenza di mentalità preindustriale nella riottosità dell’operaio—massa — Amianto di Alberto Prunetti e la mia storia di famiglia — L’operaio con un piede nelle campagne — Il passaggio da una composizione di classe all’altra è sfumato — Irruzione di Claudio Dionesalvi che comunica il risultato del derby, scontenti i catanzaresi presenti in aula — L’importanza del farsi le domande giuste: quali sono le origini dell’uguglianza — Contadini e artigiani — Il vostro e il nostro fare ricerca — I monumenti si sfaldano in una molteplicità di storie — Un modo di lavorare in gruppo che potenzia i singoli — Anche la nostra scienza è “finzionale”, nel senso di “narrativa” — Tornando alle origini dell’uguaglianza — Il ruolo dell’Illuminismo — Immanuel Kant: Per un’antropologia pragmatica — Il buon realismo è quello che conosce il possibile e non solo l’attuale — Jacques Rancière, Il maestro ignorante — Il tema illuministico centrale nel romanzo è questo: c’è un bene possibile e praticabile in questa vita dagli uomini — La vostra è una scrittura proletaria e molto corporea — Non c’è una donna nel collettivo — Il vostro attivismo, “Omnia sunt communia” etc. — Insurrezione o guerra di lunga durata — Quanto è “decolonizzato” il vostro lavoro? — I nostri romanzi mostrano anche limiti, deliri e pochezze delle insurrezioni — L’influenza zapatista e l’interesse per il Rojava — Lotta armata e lunga gittata — Sbagliato anche dire che “il potere” non vada preso mai — Sulla questione di genere: i personaggi femminili di Q facevano schifo — Sappiamo che tutti hanno il mito di Q ma noi no — Ci sono voluti anni di lavoro — Il punto di svolta è stato Timira — Difficoltà del lavoro su Marie — Marie ci diceva: “Non sono il vostro pupazzo né la vostra bandiera” — La figura del “maschio sensibile” che sa “valorizzare la donna”… Non si scappa… Non si finisce mai di decostruire — Il pilota automatico e la proroga di sei mesi chiesta all’Einaudi — Il resto del lavoro avverrà fuori dalla cornice del romanzo storico — Sulla questione del “decolonizzare” — La genesi del peculiare razzismo italiano — La mefitica triade — La “vox plebis”, la voce dei sanculotti, è anche razzista e sessista — Si decostruisce anche il proletariato — ANPI e rastafariani uniti nella lotta — La questione del potere — Come immaginate il rapporto tra idee, saperi e prassi — L’invarianza è la lotta tra le classi — Perché mi dico comunista — “Dittatura” ed estinzione dello stato — Rimando alla recensione di Bifo de L’Armata dei Sonnambuli — Il potere non è un palazzo, è relazioni di potere — Non si è univocamente “senza potere” — Altra faccenda sono i poteri costituiti, ma non sono tutto il problema del potere — La grande lezione di Michel Foucault è la microfisica del potere — Le due fisiche, quella dove basta Newton e quella dove non basta più — Io sono un problema del potere, un problema di potere.
The post Radio Giap Rebelde | Seminario sull’uguaglianza all’Unical , 8 ottobre 2014 #ArmatadeiSonnambuli appeared first on Giap.
November 18, 2014
Arriva in libreria #Diariodizona di Luigi Chiarella (Yamunin). Ecco le prime pagine. #QuintoTipo

Luigi Chiarella aka Yamunin
[Finalmente arriva «nelle migliori librerie» il titolo n.1 della collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre: Diario di zona di Luigi Chiarella (Yamunin). Una storia di storie di lavoro, psicogeografia e resistenza nella Torino degli anni Dieci. Una storia di storie cresciute giorno dopo giorno per le strade, sul blog Satyrikon e su Twitter. Eccovi le primissime pagine.]
Autunno
Apro la finestra su via Verdi, giù di sotto il solito passaggio di persone fra le bancarelle. Visto dall’alto è tutto un brulicare di colori, suoni, etnie. Una brezza leggera porta zaffate di incenso. Guardo in su, il sole illumina ancora la Mole. Cerco di individuare il nido del falco pellegrino fra le colonne del secondo terrazzino della guglia che si allunga nel cielo, non lo vedo. Faccio scivolare lo sguardo lungo il profilo della cupola. Come faccio? mi chiedo guardando le lastre di pietra di Luserna che riflettono il sole.
Respiro ma non come vorrei, impossibile respirare con il peso che sento sullo stomaco, con questo incenso che appesta l’aria. L’aria pesante di Torino.
Come faccio senza lavoro?
Rientro in casa, riavvio il computer e accedo alla pagina internet della banca, mi trema la mano, lo vedo dalla freccetta del mouse.
Pago l’affitto e quanto ho guadagnato con l’ultimo spettacolo si è volatilizzato. Ultimamente ho avuto solo contratti da comparsa, la qualità di lavoro richiesta però è da professionista. Ma i soldi scarseggiano e perciò si taglia, e cominciano a tagliare dal basso: niente contratti da mimo. Ti chiamano proponendoti di fare il provino come comparsa, così hanno la stessa qualità ma a prezzi stracciati. Farlo notare non è servito a niente. Prendere o lasciare.
Manca il lavoro e mi manca il senso di continuare a fare teatro a queste condizioni.
Respiro e chiudo la pagina dopo aver salvato la ricevuta del bonifico.
Un mese di lavoro a ridosso dell’estate, ora il vuoto.
Niente.
Va bene, mi dico, devo darmi da fare e trovare un altro lavoro al più presto.
A Torino ad agosto.
Va bene un cazzo.
⁂
Vaffanculo!
Lo dico mentre stampo decine di curriculum, e li infilo in una busta di plastica.
Mi rado la barba, prendo un libro e infilo tutto nella borsa. Vado in cantina e tiro fuori la bicicletta, le do una pulita rapida e comincio a pedalare per la città. Il caldo è atroce, il peso nello stomaco è un po’ diminuito, pedalare mi fa bene.
Supero piazza Castello e prendo via Garibaldi.
Svolto in via San Francesco d’Assisi, lego la bicicletta in piazza Palazzo di Città e mi inoltro nelle vie del quadrilatero.
Entro in ristoranti, pizzerie, gelaterie a lasciare curriculum, parlo con i gestori. Forse a settembre, mi dicono, adesso siamo al completo.
Pranzo con un gelato, il telefono resta muto.
Chiamo io, ho voglia di sentirla, di sentire mia moglie:
– Come va?
– Così… tu?
– Così… hai trovato?
– Ancora no.
– Devi trovare qualcosa, mi hanno chiamato…
– Cosa dicono?
– Che ha cestinato il plico col nostro progetto senza neppure aprirlo.
– …
– Ci sei?
– Sì.
– Mi hanno detto che mentre lo buttava ha detto “cosa credono di fare questi?”.
– Stronzo.
– Come facciamo?
– Troverò qualcosa.
Di tanto in tanto lo incontro, lo stronzo, sotto i portici di via Po, col solito sorriso da pubbliche relazioni, e mi piacerebbe tanto togliermi un sassolino dagli anfibi e dirglielo che “ne sai una sega di teatro, amigo, una sega”. Però intanto è il nostro progetto a essere stato cestinato, i suoi progetti pare viaggino bene.
Mi siedo, apro il libro che ho nello zaino, La Rivoluzione teatrale di Mejerchol’d:
«Nel lavoro dell’attore è particolarmente importante che esista un ponte lanciato verso il futuro. Se non siete in grado di rendervi conto dell’evoluzione che sta compiendo in questo momento l’umanità, se non siete capaci di scorgere e di raggruppare a destra i capitalisti e a sinistra i lavoratori, se non vi sentite ispirare dalle strabilianti conquiste della scienza e della tecnica, già oggi in grado di farci capire che stiamo lavorando indefessamente alla creazione di valori nuovi, allora in generale non dovete recitare. Se nel recitare la parte che vi verrà assegnata non ricorderete tutto questo, se non verserete nei vostri successi la fiamma di tutti gli immensi successi che gli operai raggiungono nel mondo intero, sarà meglio che non recitiate.»
Chiudo il libro, in testa mi spunta il pensiero sovvertire il fallimento del presente. Dove l’ho letto? Da dove comincio? Mi guardo intorno, le strade sono vuote, pochi turisti in giro. Trovo un lavoro per mantenere la famiglia e nello stesso tempo lavoro ai progetti teatrali che abbiamo in sospeso, mi dico. Non è facile.
Ma che altro posso fare?
Mi lascio il centro alle spalle, pedalo fino al Lingotto e ancora più in giù: ancora pizzerie, librerie, gelaterie, negozi di giocattoli.
Raggiungo la sede di un paio di distributori di libri scolastici, consegno il mio curriculum, mi chiedono se ho mai lavorato nel settore dei libri scolastici. Me lo chiedono anche se la risposta la possono leggere sul foglio che gli consegno. Rispondo di sì, certo. Conosco il lavoro, ne conosco i ritmi folli.
Mi dicono che, nel caso, c’è da lavorare dalle sette di mattina fino alle sette di sera davanti al banco, poi alla chiusura si fa inventario fino a quando non si è finito. Mi dicono anche che si deve lavorare veloci e precisi, senza discussioni che fanno perdere tempo.
E quanto sarebbe la paga, nel caso? Chiedo. Mi dicono che la paga è sui cinque euro l’ora.
Mi faranno sapere, e mentalmente li mando affanculo.
Mi fermo su una panchina in riva al Po, parco del Valentino, guardo il fiume e lascio scorrere un paio di lacrime.
Torno a casa, ceniamo in silenzio.
– Hai trovato qualcosa?
– Ancora no.
– Entro quando?
– Fine mese.
– Dai.
⁂
Al mattino non riesco a prendere neppure una tazza di caffè, ho l’inferno in pancia. Ci manca solo il caffè, mangio un paio di biscotti.
Mi preparo in fretta, stampo altre copie del mio curriculum rivisto e corretto e le infilo nella borsa. Mi porto dietro anche una raccolta di poesie di Majakovskij, anche se so che non avrò tempo per leggere. Il suo peso mi rassicura. Prendo la bicicletta dalla cantina e riparto.
Domani è ferragosto.
Be’, vaffanculo.
Prendo il telefono, scorro la rubrica e chiamo persone che non sento da mesi. Chiamo per un lavoro, cerco di non far trapelare l’ansia, la paura che ho di perdere tutto. Recito la parte di chi tutto sommato sta bene. Come se.
– Ciao Turi.
– Oh ciao, come va?
– Tutto sommato bene, e te?
– Sì, bene, dimmi.
– Ehm, scusa se ti chiamo così, è che sto cercando lavoro e…
– Uhm, da me non c’è niente, il magazzino è al completo. Mi puoi mandare il curriculum, lo giro a una persona che conosco.
– Sì, ok.
– Ti farò sapere.
– Grazie Turi, grazie mille.
– Figurati, ciao.
– Ciao.
Metto il telefono in tasca, mi stendo sulla panchina a guardare il cielo fra le foglie e i rami. Respiro e mi tiro su, afferro il manubrio e monto in sella. Pesto sui pedali e percorro la strada interna del parco del Valentino. Supero la zona dei locali, le stalle dei cavalli della polizia, il castello, tiro dritto e aggiro il borgo medievale. Mi fermo e mi avvio verso il fiume che scorre poco più in là. Mi siedo e guardo l’acqua. Alcune canoe scivolano leggere sull’acqua. Guardo e un brivido mi corre per la schiena.
“Una brutta situazione non può che peggiorare”.
Dov’è che l’ho letto?
Non ci finisco giù, ma neanche per il cazzo.
Torno a casa.
⁂
Il 31 agosto l’ho passato in silenzio.
Pochi giorni fa ho fatto l’ultimo colloquio, Turi è stato gentile, ma il suo conoscente ha dato uno sguardo al mio curriculum e mi ha liquidato con “ti terrò presente, vedremo se riparte qualcosa a ottobre”. Eravamo in un ufficio su corso Galileo Ferraris, ero arrivato lì in bici con calma ascoltando Mr Beast dei Mogwai. Ero in anticipo e mi sono fermato davanti all’ingresso della Gam, l’ultima mostra a cui siamo andati è stata quella dedicata a Carlo Mollino, dopo mesi passati dentro il teatro Regio ero curioso di vedere le altre opere dell’architetto, le foto, i progetti. Fermo davanti all’ingresso del museo ripesco dalla memoria le immagini delle scrivanie, del tavolo vertebrato, delle sedie, i prototipi delle auto da corsa; le foto viste al museo di Rivoli, i bellissimi ritratti femminili soprattutto.
Dopo venti minuti di attesa entro nell’ufficio, le finestre danno sul monumento a Vittorio Emanuele II, mi accoglie sorridente e avviamo il colloquio, breve. Poi i saluti con tanto di in bocca al lupo e ci risentiremo a ottobre.
Ma non ho tempo per arrivare a ottobre.
In casa c’è meno tensione ma nello stomaco ho un piccolo inferno. Di giorno parliamo appena del lavoro, solo vaghi accenni, di notte ci addormentiamo in un abbraccio che dà sollievo.
Non è ancora successo niente ma non mollo. Non cedo. Esco sul balcone e guardo la Mole. Mi dà sollievo il suo profilo: la base solida, il resto slanciato e la guglia che punta il cielo fin lassù.
Mi arriva una telefonata:
– Ciao.
– Ti disturbo?
– No, figurati.
– Senti, so che ti stai sbattendo in giro per un lavoro, qua da me stanno cercando letturisti.
– Letturisti?
– Sì, per fare le letture dei contatori dell’acqua. Ti andrebbe?
– Sì, sì, certo che sì.
– Ok, segnati il numero del responsabile e prendi un appuntamento. È una brava persona, si sbatte un sacco, se tutto va bene cominci subito.
– Leo…
– Sì?
– Grazie.
– Ma figurati.
– Che la forza sia con te, cognato jedi.
– Che tu sia con la forza. Dai.
yamunin #DiariodiZona pic.twitter.com/Xek0mvYrXj — yamunin (@yamunin) November 21, 2013
Tools. #DiariodiZona pic.twitter.com/ZkMDYBFam6 — yamunin (@yamunin) October 15, 2013
“Nido” di contatori dell’acqua, con perdita. #DiariodiZona pic.twitter.com/8lc0sbDHpJ — yamunin (@yamunin) July 15, 2013
Da oggi e per sempre. / #DiariodiZona pic.twitter.com/FtMfltHRWW — yamunin (@yamunin) September 6, 2013
- Lei chi è e come fa a sapere il mio nome?! – C’è scritto sul citofono. – … #DiariodiZona #Torino (#MLMV) — yamunin (@yamunin) February 6, 2014
Infernotto. #DiariodiZona pic.twitter.com/EmNXZ1SnDy — yamunin (@yamunin) August 9, 2013
Uno dei più balordi. #DiariodiZona – buongiorno pic.twitter.com/SFD8z2tBWG — yamunin (@yamunin) July 16, 2013
Un po’ di foto dal #Diariodizona: http://t.co/DGVnQ6X22i #QuintoTipo cc @Wu_Ming_Foundt — yamunin (@yamunin) November 18, 2014
«In pochi han fotografato l’Italia di oggi con l’umana precisione di @yamunin in #DiarioDiZona» Bot @Einaudieditore. pic.twitter.com/5obFh5X5UZ — Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 18, 2014
- Lei che ci fa qua? E cos’ha in mano?! – Una cosa pericolosa. – E che cos’è?!! – Un libro. – Ha voglia di scherzare! – No. #DiariodiZona — yamunin (@yamunin) December 20, 2013
The post Arriva in libreria #Diariodizona di Luigi Chiarella (Yamunin). Ecco le prime pagine. #QuintoTipo appeared first on Giap.
November 11, 2014
#QuintoTipo. Una collana diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre
Il primo titolo di Quinto Tipo. Progetto grafico di Alessio Melandri. Clicca per aprire la coper6tina completa (fronte, retro, alette). Pdf.
Quinto Tipo è una nuova collana delle Edizioni Alegre e al tempo stesso un nuovo progetto della Wu Ming Foundation.
Che cos’è la Wu Ming Foundation?
A lungo «Wu Ming Foundation» è stato solo un nome: quello del nostro sito e quello esteso del nostro collettivo. Ma sin dall’inizio del nostro percorso, la nostra prospettiva era di farne un network che andasse oltre noi quattro/cinque.
Oggi questo network esiste, una costellazione che tiene insieme diversi ambiti e progetti:
Giap, che da tempo è qualcosa di più di un blog;
le comunità giapster, le mailing list e i gruppi di lavoro nati da discussioni svoltesi qui sopra (se ne parla qui, e intanto continuano a formarsene, il primissimo fu il gruppo di “lettori volontari” noto come iQuindici, quando Giap era ancora una newsletter);
i laboratori di smontaggio delle narrazioni tossiche che abbiamo chiamato Wu Ming Lab e stiamo tenendo in tutta Italia;
la punk-rock band Wu Ming Contingent;
i vari collettivi musicali dei quali fanno parte membri del collettivo Wu Ming e che portano in tour per l’Italia i reading/concerti elencati nella colonna destra di questo blog (Cvasi Ming, Funambolique/WM1, Contradamerla/WM2, FridaX/WM2, il Razza Partigiana combo);
l’associazione sovversiva a fini escursionistici Alpinismo Molotov;
E adesso, Quinto Tipo.
Quinto Tipo è una collana diretta da Wu Ming 1.
Il 19 novembre arriverà in libreria il primo titolo, Diario di zona di Luigi Chiarella, noto qui su Giap e su Twitter con il nickname «Yamunin».
Il secondo titolo uscirà il 3 dicembre. Si tratta della nuova edizione de Il derby del bambino morto di Valerio Marchi, con premessa di WM5 e aggiornamento di Claudio Dionesalvi.
È possibile abbonarsi ai primi quattro titoli della collana. L’abbonamento costa 45 euro, quindi lo sconto è superiore al 30%. Puoi pagare con PayPal…

-
…oppure puoi farlo tramite bonifico bancario a questo Iban: IT68I0569603215000003459X60, o fare un versamento con bollettino postale sul ccp n. 6538238 (con oggetto “Abbonamento Quinto Tipo”), entrambi intestati a Edizioni Alegre soc. cooperativa giornalistica, Circonvallazione Casilina 72/74 00176 Roma.
Ovviamente, dal sito di Alegre è possibile comprare, senza abbonamento ma comunque con il 15% di sconto, ciascuno dei libri della collana.
Ecco il “trailer” di Quinto Tipo e, di seguito, la presentazione della collana scritta da WM1, stampata nella parte interna della copertina dei primi tre libri.
QUINTO TIPO
Del «quinto tipo», in ufologia, sono gli incontri ravvicinati dove avviene una comunicazione diretta, bidirezionale e collaborativa fra terrestri e intelligenze aliene, in seguito a una consapevole iniziativa da parte terrestre. Se cerchi un oggetto volante non-identificato, lo avvisti, gli mandi un segnale, ottieni una risposta e si stabilisce un contatto, siamo già nel quinto tipo.
Il quinto tipo non è previsto dalla «Scala di Hynek», che arriva solo al terzo. L’etichetta è entrata in uso più di recente e non tutti gli ufologi sono d’accordo sulla sua necessità, ma a noi che importa? Mica siamo ufologi.
Il «quinto tipo» ci piace come metafora. Noi vorremmo cercare e avvistare oggetti narrativi non-identificati, mandare segnali, stabilire un contatto con le intelligenze aliene al mainstream che li hanno prodotti, e se possibile cooperare per pubblicarli.
Non ci interessano gli UFO (o magari sì, dipende), ma gli UNO. Unidentified Narrative Objects.
Cosa sono gli «oggetti narrativi non-identificati»? C’è bisogno di un’espressione del genere?
Non più di quanto vi sia bisogno di «incontri ravvicinati del quinto tipo». Ma ancora: che ce ne frega a noi? Usiamo le metafore che ci pare, e quando non ci parrà più, passeremo ad altre. Per il momento, questa ci serve ancora. Soprattutto, per dare il nome alla collana.
Ma non abbiamo risposto alla prima domanda: cosa sono gli oggetti narrativi non-identificati?
Se lo sapessimo, non li chiameremmo «non-identificati».
Eppure tentativi di identificarli ce ne sono stati tanti…
«Non-fiction novel».
«Creative non-fiction».
«Reportage narrativo».
«Faction».
«Docufiction».
«Docudrama».
«Mockumentary».
È solo un piccolo campione di locuzioni – alcune ormai «storiche», altre più recenti – usate per indicare narrazioni ibride, nate in una «terra di nessuno» tra i reticolati dei generi, dei macrogeneri e delle tipologie testuali. Terra di nessuno che attraversa tutto il mondo ed è frequentata da sempre più autori – scrittori, registi, videomaker, ma anche giornalisti, storici, antropologi etc. – che vogliono raccontare le loro storie con ogni mezzo necessario.
Se la «contaminazione tra i generi» è ormai faccenda pleonastica, ovvia e realizzata in partenza anche nel più piatto mainstream (in parole povere: anche Dan Brown «contamina i generi»), la distruzione delle cornici, premessa all’ibridazione delle tipologie testuali – saggio/romanzo, guida turistica/inchiesta militante, biografia/mappa, reportage/videogame and so on - può ancora avere effetti perturbanti. La collisione tra le più disparate tecniche e retoriche usate in diversi tipi di testo (narrativi, poetici, espositivi, argomentativi, descrittivi) sprigiona una grande potenza. Potenza che investe da direzioni inattese i temi affrontati e – grazie a numerosi slittamenti negli approcci e nei punti di vista – incoraggia la (ri)scoperta di un mondo
Non è un caso se buona parte dei libri che hanno fatto discutere negli ultimi anni vengono da quella terra di nessuno, dalla quale hanno preso le mosse seguendo ciascuno la propria peculiare traiettoria. Il «gradiente» di ibridazione è variabile: si va da Maximum City di Suketu Mehta a Nell’aria sottile e Nelle terre estreme di Jon Kracauer, da Limonov di Emuanuel Carrère a HHhH di Laurent Binet fino a Z. La guerra dei Narcos di Diego Enrique Osorno. E quanti titoli (anche letterariamente) sorprendenti sono usciti nel calderone della «varia»? Open di André Agassi, per dirne uno. Il mondo senza di noi di Alan Weisman, per dirne un altro. In Italia si va da Gomorra di Roberto Saviano ad Amianto di Alberto Prunetti, da L’aspra stagione di De Lorenzis e Favale all’inchiesta-memoriale-romanzo I buoni di Luca Rastello, già autore – con Andrea De Benedetti – di Binario morto, travelogue/inchiesta sull’alta velocità ferroviaria.
Quel che che accadde in Italia vent’anni fa con la riscoperta della letteratura «di genere» (spinta propulsiva oggi in larga parte esaurita, si vedano il sempre più decotto «noir all’italiana» e le condizioni pietose in cui versa il romanzo storico), oggi potrebbe accadere con gli «oggetti narrativi non-identificati».
Una tradizione è qualcosa che si sceglie, in primis una tradizione rivoluzionaria, e va rivendicato il carattere distintamente italiano di questa «non-fiction creativa». La storia della letteratura italiana è in larga parte una storia di non-fiction scritta con tecniche letterarie, o di ibridazione tra fiction e non-fiction. Molti dei «classici» nostrani non sono romanzi, ma memoriali, trattati, autobiografie, investigazioni storiche, elzeviri impazziti, miscele dei più svariati elementi: la Vita nova, Il Principe, la Vita dell’Alfieri, lo Zibaldone di pensieri, la Storia della Colonna Infame, Se questo è un uomo, Un anno sull’altipiano, Cristo si è fermato a Eboli, Kaputt, La pelle, Il mondo dei vinti, Esperienze pastorali, Scritti corsari, La scomparsa di Majorana, L’affaire Moro… Se la «non-fiction creativa» di oggi può essere percepita come più perturbante e azzardata, è perché le opere appena elencate sono da tempo nel canone. All’epoca in cui furono scritte erano azzardate anch’esse, e comunque inetichettabili.
Da anni, insieme ai miei compagni nel collettivo Wu Ming o lungo tragitti più personali, mi interrogo sull’attitudine e le tecniche necessarie per produrre narrazioni ad alto o altissimo gradiente di ibridazione.
La chiave è proprio nel motto «con ogni mezzo necessario». «Necessario» esclude «superfluo» e «fine a se stesso». Necessario è ogni mezzo che consenta alla narrazione di rimanere tale, senza sbordare e diventare un mero cut-up o una poltiglia di sintagmi. L’ibridazione dev’essere al servizio della storia che si vuole raccontare, deve porsi come obiettivi l’efficacia, l’empatia, la condivisione, e illuminare l’esemplarità di una o più vicende umane.
Ho sperimentato intensamente nella terra di nessuno. Al momento, il risultato più avanzato di questo sperimentare è il libro Point Lenana, che ho scritto insieme a Roberto Santachiara. Un lavoro di anni, durante i quali abbiamo dovuto risolvere problemi di vario tipo, a volte veri e propri rompicapi: questioni di etica del raccontare, di montaggio, di stile, di registro, di chiarezza. Per risolverli, ho guardato a chi ne aveva risolti di simili prima di me. Sono «andato a scuola» dagli autori del New Journalism americano, dai documentaristi, dai romanzieri letti nel corso degli anni, dagli storici più apprezzati per la loro chiarezza.
Sono uscito da quel lavoro con qualche idea sull’arsenale di prassi e tecniche che si possono usare, con alcuni spunti sul rapporto tra ibridazione e «infinitezza dell’archivio» nell’epoca della rete e dei cosiddetti Big Data, e soprattutto con un’accresciuta voglia di gettare ponti, stabilire contatti, tagliare reticolati per far entrare nuovi singoli e gruppi nella terra di nessuno.
Il secondo titolo di Quinto Tipo. In libreria dal 3 dicembre. Clicca per aprire la copertina completa (pdf).
La proposta di Alegre – la «direzione» di una collana, che messa così è altisonante ma si tratta di proporre libri e seguirne la pubblicazione – è venuta dopo alcune mie consulenze editoriali, una delle quali ha portato alla seconda edizione aggiornata e ulteriormente ibridata di Amianto di Prunetti. Si tratta di proseguire con piglio più deciso in quella direzione, con una continuità di esplorazione e di approccio.
Una delle linee-guida sarà: di tutto tranne i romanzi. Nel senso dei – come vogliamo chiamarli? – «romanzi-romanzi».
Figurarsi se posso avere qualcosa contro i romanzi, dopo mezza vita passata a scriverli. E mi guardo bene dal riproporre l’insensata lagna sulla «morte del romanzo»! Alla larga! No, il punto è un altro: i romanzi-romanzi hanno già tanti canali e tanti sbocchi editoriali possibili. Qui vorremmo concentrarci su altro.
Dopodiché, quello del romanzo è un canone inclusivo, addirittura fagocitante. L’UNO di oggi potrà essere chiamato «romanzo» domani. Ma domani, appunto.
Oggi cerchiamo oggetti alieni.
Perché la definizione può non piacere, e può darsi non fosse strettamente necessaria, ma ne sono convinto: gli «incontri ravvicinati del quinto tipo» sono possibili.
Wu Ming 1, ottobre 2014
The post #QuintoTipo. Una collana diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre appeared first on Giap.
November 9, 2014
«Stramonio», di Alberto Prunetti. L’uomo-cinghiale, una storia vera. #ArmatadeiSonnambuli
«…Ha così notato la figura imponente di un essere che non aveva movenze umane, bensì bestiali, e i cui versi assomigliavano a quelli di un cinghiale ferito – o forse “in calore”.»
(Annette Anthus in L’armata dei sonnambuli, p. 223)
[L’episodio di licantropia raccontato da Wu Ming ne L’armata dei sonnambuli mi ha colpito perché ha riportato a galla il ricordo di un caso molto simile occorso a un amico in Toscana. Ve lo racconto. AP]
Uno. Le voci
Martino: «Non ricordo troppo, devi chiedere alla mia compagna. Sono rimasto nel bosco per una settimana.»
Daniela: «No, sarà stato via per due-tre giorni, al massimo quattro.»
Martino: «Mi sono preparato per mesi e mesi, non avrei bevuto il decotto di fiore di stramonio senza preparazione. 5 milligrammi di fiore che mi hanno fatto deragliare. Ho sfiorato la dose massima per il mio peso. Oltre non sarei tornato indietro. Ci lasciavo le penne. I fiori sono più leggeri ma le radici e i semi possono rovinarti. Forse ho solo sbagliato a fare lo stramonio in un momento di tensione emotiva molto forte. È stato anche un modo per sfidarmi. O torni o ci lasci le bucce. Ma qualcosa doveva cambiare.»
Daniela: «Ha sempre fatto queste cose senza preoccuparsi troppo delle conseguenze».
Martino: «Dopo, odiavo gli spazi domestici. Ricordo il senso di gioia quando tornavo nel bosco, l’umidità. Non gioia. La parola giusta era “sollievo”. Dovevo spogliarmi, togliermi di dosso i vestiti. Dice Daniela che quando comparivo avevo molti graffi. Avevo anche rametti intrigati ai peli del petto. Ricordo il piacere di sfregarmi contro gli arbusti, di sfregarmi il terriccio del sottobosco contro la pelle.»
Daniela: «Era trasformato, fisicamente. Aveva i muscoli… era un toro. Lui non è così forte, lo sai… ma in quei giorni… aveva i muscoli gonfi, segnati da vene che sembravano dover scoppiare da un momento all’altro… e poi era costantemente eccitato.. voglio dire, eretto.» (risate).
Martino: «Per quel che ho letto, lo stramonio, o meglio, la scopolamina, che è l’alcaloide contenuto nei fiori e soprattutto nei semi e nelle radici della pianta, aumenta la circolazione sanguigna periferica. Questo induce l’erezione continua. Al tempo stesso, forse mi spingeva a una certa esasperazione nervosa. Dovevo continuamente muovermi. E poi all’improvviso però mi addormentavo.»
Daniela: «Non stava troppo fermo, soprattutto la notte. Sentivo il bosco, con la bambina, dalla finestra, continuamente rivoltato, frugato da questa presenza. Le dicevo, tranquilla, è il babbo. Ogni tanto urlava. Faceva paura, si muoveva continuamente, come un animale selvatico, un cinghiale che spostava le frasche e frugava la terra.»
Martino: «Si, nel bosco ero attivo, Ho anche camminato molto. Dovevo liberare questa forza, i muscoli sempre tesi… Poi mi sdraiavo di colpo per terra per dormire… Perché tante cose non le ricordo.»
Daniela: «Facevi versi strani.»
Martino: «Ma non è vero che ululavo, come raccontano tutti…»
Daniela: «Ululavi, ululavi. Non proprio come un cane… Ma insomma… Erano grugniti. E poi quegli occhi neri…»
Martino: «Macché, occhi neri… avrò avuto le pupille un po’ ingrossate.»
Due. Il racconto
Martino un tempo sarebbe stato scambiato per un licantropo. Lo avrebbero legato, gli avrebbero fatto un esorcismo. O forse oggi sarebbe stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio.
In realtà Martino è un grande conoscitore di erbe e dei loro principi attivi. Ama curarsi con le piante e esplorare le loro proprietà. Vive in una casa colonica a un tiro di schioppo da un bosco di cerri, di lecci e castagni. Ha un orto e raccoglie piante officinali. Coltiva anche menta, rabarbaro, citronella, calendula, melissa, oltre ovviamente a rosmarino, lavanda, timo, salvia, origano e tante altre specie vegetali commestibili. È un botanico dilettante e appassionato, con la tendenza a fare esperimenti con gli usi radicali delle erbe, domestiche e selvatiche, utilizzando se stesso come cavia. In effetti con la cura dei limoni e il tarassaco riesce a depurarsi il fegato dagli effetti nocivi di stagioni di aperol. Quanto all’intestino, lo libera con l’aloe arborescens, di cui coltiva svariati esemplari. Estrae il gel di notte, lo mescola con miele e la grappa e infila il composto in frigo. Una volta ha esagerato con la dose o con la percentuale di aloe: ne ha assunto tre cucchiai per die per poi trascorrere due giorni al cesso, a evacuare l’anima, depurandosi di ogni vizio.
Martino cammina per i boschi. Conosce i funghi e riesce anche a mangiare quelli più velenosi, dopo avergli fatto buttare l’acqua tossica. I suoi risotti con le erbe selvatiche e i funghi sono rinomati. E sono celebri anche le insalate d’erbacce e fiori eduli, di cui vanta la commestibilità.
Martino osserva da quand’era piccolo la natura e sostiene di potersi curare e alimentare con quel che trova nei campi di maggese e nei boschi. È un forager, un moderno gatherer. Una volta, mentre parliamo seri di politica, lo vedo slanciarsi in aria chiudendo le mani a coppa proprio sopra la mia testa. Penso che stia per darmi un biscotto sulla fronte. Poi urla: «Il cervus!» Socchiude le mani e mi fa vedere un enorme coleottero. La gente intorno si allontana spaventata: lui lo studia un poco, poi gli dà la via.
Un giorno dei vicini hanno chiesto il suo aiuto. I loro cavalli sono impazziti. Galoppano, scartano di lato quasi avessero allucinazioni, si lanciano contro le filagne di castagno. Martino studia le piante del pascolo dei quadrupedi. Nel grande recinto trova una pianta selvatica di stramonio, con grosse campanule. Datura stramonium. L’erba del diavolo. Prepara per i cavalli un pastone di semi di lino bolliti, perché si spurghino. Ed estirpa le piante di stramonio. Dopo un paio di giorni i cavalli pascolano placidi.
Pochi giorni dopo Martino, sul finire dell’estate, scompare di casa. La moglie è preoccupata. Torna dopo qualche ora, seminudo. Si infila nella cantina dove tiene le erbacce, poi beve dell’acqua e se ne va. La notte non torna. La compagna non sa cosa fare. Strano è strano, passa intere giornate nei boschi a cercare piante, a volte anche scampoli lunghi delle ore notturne. L’auto non si è mossa, deve essere attorno casa. A metà nottata Martino torna. Si fa annunciare da alcune urla. Quasi degli ululati. Si presenta nudo, sporco di foglie avviluppate ai peli lunghi del petto, esibendo un’imbarazzante erezione. I capelli bianchi sono sconvolti e pieni di legnetti, impastati col terriccio. E gli occhi sono lacrimosi, con le pupille enormi. La moglie rimane allibita ma ha smesso da tempo di farsi sorprendere dalle bizzarrie di Martino. Pensa: meno male che la bimba è a letto. Martino torna in cantina, beve dell’acqua verdastra e si allontana di nuovo nel bosco.
Martino ha bevuto un decotto di fiori di stramonio. L’erba del diavolo. Quella che un tempo regalava alle donne che conservavano i segreti della fitoterapia poteri straordinari, che le rendevano invise ai preti. Streghe, le chiamavano, perché riuscivano a sollevare con le mani ciocchi di legna ardente dai bracieri. Si bruciavano ma non se ne rendevano conto, perché lo stramonio agisce sui centri nervosi e può rendere insensibili al dolore.
A Martino lo stramonio dà un altro problema. Un’erezione continua e dolorosa. Si masturba nella speranza che quelle energie si liberino, che la parte di negatività che ha accumulato in anni di lavoro, di civiltà, di doveri sociali, esca da qualche parte dal suo corpo. Magari dal nerbo. Si masturba nel bosco, a ripetizione, ma il sollievo dura pochi minuti. Dopo un po’ l’erezione si ripresenta. Sta meglio solo quando all’improvviso si addormenta, quando si distende tra le foglie di cerro, cosa che fa quasi continuamente. Poi al risveglio sente un dolore atroce allo stomaco. E una voglia di bere ancora quel decotto diabolico. Allora torna in cantina. È preoccupato perché sa che è un ciclo che fornisce dipendenza: il dolore allo stomaco passa con una nuova assunzione, che però induce l’erezione e un nuovo dolore, al pene. Allora si masturba periodicamente ma il sangue gli defluisce dal nerbo solo quando lo stomaco ricomincia a fargli male, ovvero quando l’organismo chiede altro stramonio. Gli alcaloidi come la scopolamina possono indurre una qualche forma di dipendenza.
La compagna di Martino lo vede spuntare dal bosco. È il terzo giorno che vive nei boschi. Martino dei boschi, è diventato ormai. Adesso è un animale selvaggio, un uomo abominevole delle macchie. L’uomo-cinghiale. Sporco di terriccio, con una mano che impugna il pene eretto quasi fosse un timone che garantisce equilibrio e direzione, Martino punta la casa attaccato al suo membro come a un manubrio. Sembra un rabdomante. L’acqua e lo stramonio. Ma in quella casa le amiche di sua figlia stanno festeggiando un compleanno. Quindici anni. Lo spettacolo di un uomo lupo che procede nudo ed eccitato è tutto quello che la compagna di Martino non vuole regalare alla festeggiata. La donna si guarda attorno. C’è il mobiletto per la raccolta differenziata del vetro. Impugna una bottiglia vuota e la scaglia contro lo Yeti. Poi un’altra. Poi un’altra ancora.
Martino torna nel bosco, respinto. Continua a masturbarsi, poi sente salire il dolore alla pancia. Stavolta non ha potuto bere il decotto di fiori di stramonio. Sente dolore, l’organismo chiede ancora la solanacea delle streghe. Poi si addormenta. Ormai ha fatto un letto di foglie nel bosco. Ha scavato, rimuovendo le foglie. Ha smosso l’humus per sentire un fondo morbido. Si sdraia sul terriccio, poi ricopre le membra nude di foglie di cerro e di ghiande di leccio. Finalmente dorme.
A un certo punto ha un sussulto. Un fruscio, un’ombra, un peso sullo stomaco. Qualcosa è passato sopra di lui! Si spaventa, esce da quel letto primitivista con un salto improvviso. Un riccio lo fissa incuriosito e poi scappa nelle profondità del bosco. Forse si è spaventato anche il riccio: si chiederà su che strano animale è passato. A Martino viene da ridere, per quella strana sveglia. L’erezione è scomparsa. E anche il mal di pancia.
Martino torna a casa. Le adolescenti sono andate via. La figlia è a letto. La compagna pure.
Per tre giorni l’uomo selvaggio non è andato a lavorare, non ha fatto la spesa al supermercato, non ha ascoltato i telegiornali.
Ha mangiato le bacche del corbezzolo e le trombette di morto, i funghi neri che crescono vicino alle carbonaie. Ha raccolto i frutti tardivi di un susino selvatico e le mele dure di un cotogno. E ha bevuto l’acqua della fontana di un borgo, dando scandalo agli ospiti americani di un bed and breakfast.
Per tre giorni, Martino, compagno licantropo, hai ululato al vento e alla luna il rifiuto di una civiltà addomesticata.
Tre. L’epilogo
«Vedrai che non è difficile trovarla.» Cammino con Martino da quindici minuti lungo un sentiero che attraversa i boschi e lui ha già raccolto un cestino, colmandolo di erbe che a un occhio poco esperto possono sembrare «erbacce». «Che frittata ci facciamo, dopo, con queste e le uova delle tue galline.»
Ancora pochi passi che si stampano sul fondo umido del terreno.
«Ecco, qua in genere la intravedo ogni anno. I semi si sparpagliano in zona e rispunta. Guarda, guarda, eccola!» Mi indica una pianta alta una trentina di centimetri, con grosse foglie frastagliate. Ha un aspetto un po’ patito. Siamo a fine stagione ma un mese fa doveva essere più forte. Non ha il fiore, non c’è la campanula, ma noto un piccolo portaseme, un bozzolo, una capsula spinosa verde dall’aria ostile, pericolosa. Segnala agli animali che toccare fa male. Fa male alle labbra e fa male al fegato. «I semi ti ammazzano e anche le radici». E i fiori non ci sono. «Lascia perdere.»
Guardo le foglie, sono tutte bucherellate.
«Martino», gli dico, «sembrano mangiate come la mia insalata».
«Si, devono averle mangiate le lumache».
E a quel punto ci scambiamo un’occhiata ammiccante. Ma d’istinto ci guardiamo subito le spalle. Vuoi che dietro di noi non ci siano dei lumaconi mannari, turgidi, eccitati e selvatici?
«Rientriamo?», gli dico.
Postilla – di Wu Ming
«Alla domanda se a suo dire tale comportamento sia provocato da un qualche evento scatenante, la Jaranton ha pensato a lungo e alla fine ha risposto che tempo addietro, prima del manifestarsi degli attacchi di satiriasi, il marito avrebbe incontrato un medico itinerante, di nome Eloisius, il quale gli avrebbe consigliato un rimedio per le emorroidi che lo affliggono.»
(L’Armata dei Sonnambuli, pag. 224)
«La seconda domanda di D’Amblanc fu tesa a scoprire in che consistesse tale rimedio, vale a dire una pomata. Il buon Bernard si era fatto rifilare una crema tanto nauseabonda quanto inutile da un ciarlatano come ve n’erano tanti. Vagabondi che giravano per le campagne approfittando della credulità popolare e grattavano qualche risparmio ai contadini spacciando loro finti toccasana per ogni male.»
(L’Armata dei Sonnambuli, pag. 225)
«Stramònio = lat. stramonium.
Pianta della fam. delle solanee, con steli vuoti, ramosi e un poco pelosi, foglie liscie, angolose e con lunghi pezioli, frutti eretti ed ovati, comune ne’ luoghi umidi. Ha fetido odore [...]»
Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, 1907 – digitalizzato nel 2002 da Francesco Bonomi e consultabile on line.
The post «Stramonio», di Alberto Prunetti. L’uomo-cinghiale, una storia vera. #ArmatadeiSonnambuli appeared first on Giap.
November 4, 2014
#Renziscappa. Note su ‘enzi come comunicatore e sullo stato del ‘enzismo

Renzi alle prese col piano B.
Raduniamo e riportiamo qui su Giap alcune considerazioni fatte su Twitter nelle ultime ore.
Chiamiamolo ‘enzi. R e maiuscola reverenziale lasciamole a Repubblica e Rivoluzione.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 3, 2014
Questo di @matteorenzi è un tweet disastroso: sbagliati il framing, le parole, le immagini che restano: RENZI – POTERI FORTI – PAURA.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 3, 2014
O @matteorenzi ha uno staff in piena confusione, o – probabilissimo – se li scrive da solo e devono togliergli di mano il furbofono.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 3, 2014
È stato @matteorenzi a puntare sui social e soprattutto su Twitter. Le ultime mosse sbavate qui sopra sono sintomatiche di forte nervosismo.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Poi arrivano quelli che Twitter non è la realtà di quelli che votano ecc. Grazie al cazzo, eh! Tutt’altro piano del discorso.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Il punto è che l’immagine di ‘enzi come comunicatore mostra crepe, è stata pompata come il suo essere “nuovo” ed è altrettanto farlocca.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
E mostra crepe perché in questi giorni ‘enzi ha avuto a che fare *direttamente* col conflitto sociale, stress test a cui non era preparato.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Luna di miele comunque finita. Anche alcuni suoi corifei culturali (giornalisti, “innovatori”, satirici) d’un tratto fanno gli anti-‘enzi.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Questo non vuole affatto dire che il ‘enzismo sia finito. Ma ha perso l’aura che i media gli disegnavano intorno. Calo di carica magnetica.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
E un calo di carica magnetica del ‘enzismo significa che certe supercazzole verranno recepite come tali. Per le lotte ciò è solo positivo.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
La tattica che funziona? I “controcomitati d’accoglienza”. Le visite ufficiali che sbattono contro muri di rabbia e scherno, ovunque.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Perché quando il gioco si fa duro lui scompare, tira pacchi, se la svigna, delega ad altri, tace. Riappare su Twitter gradasso e maldestro.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Summit di #Torino, luglio 2014: disdetto in extremis. Visita in Val Susa, settembre 2014: pacco all’ultimo minuto. #Renziscappa
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
#Botte agli operai di #Terni: silenzio x giorni. Accoglienza imprevista a #Brescia: via di corsa. Visita a #Bagnoli: annullata. #Renziscappa
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
@Wu_Ming_Foundt annullata anche visita a terni prevista per giovedi. #Renziscappa da #astTerni
— christof erreira (@christoferreir) November 4, 2014
@Wu_Ming_Foundt #Renziscappa anche da Genova.Dopo il 'Saremo a Genova a giorni per non fare passerelle' (per la Concordia si pero') sparito.
— Edoardo Olivari (@Shabine7) November 4, 2014
Insomma, viene fuori per ciò che è. Le lotte sono maieutiche.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
La verità del ‘enzismo è la solita disuguaglianza. La retorica (in parte già logora) è l’usuale finto “nuovo”. Il metodo è il manganello.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Perché il sedicente “nuovo” è la vecchia merda. Nessun reazionario oggi può presentarsi come tale, va sempre mimato un movimento in avanti.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Infatti il termine più lercio dell’odierno vocabolario politico è “riforme”. Sempre al plurale, sempre vago. Vuol dire controriforme.
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 4, 2014
Trent’anni di #moncler e leopolde. Allora erano appena deposte e ancora fumanti. Oggi sono secche ma fetono ancora. pic.twitter.com/0K0e02U2XB
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 3, 2014
The post #Renziscappa. Note su ‘enzi come comunicatore e sullo stato del ‘enzismo appeared first on Giap.
October 29, 2014
#GODIImenti. Abbecedario di resistenza alle Grandi Opere Dannose, Inutili e Imposte
Da ieri pomeriggio, sul sito dell’associazione Re:Common, si può navigare una sezione interamente dedicata al Wu Ming Lab GODIImenti, un progetto che è al tempo stesso antologia di racconti collettivi, percorso di scrittura a più mani, reading concerto, archivio di testi/suoni/video/foto e infine stimolo per chi vorrà riproporre il laboratorio, o rielaborare i testi o mettere in scena una lettura.
Tutti i materiali, infatti, sono rilasciati con licenza Creative Commons e con l’invito esplicito a rimontarli, usarli, mescolarli. Per questo motivo, non ci siamo limitati a rendere disponibile l’antologia di racconti che abbiamo selezionato e stampato, ma abbiamo voluto condividere tutti i testi prodotti durante il laboratorio: più di un centinaio di documenti in formato pdf, organizzati per argomento, dalla A di Assemblea alla Z di Zelig, passando per la H di Habitat e la Q di Quarto Potere.
Sulla pagina dedicata, trovate anche l’audio integrale del reading concerto GODIImenti, a cura di Wu Ming 2 e Egle Sommacal, presentato in prima nazionale a Melendugno (LE) il 13 settembre scorso.
Da segnalare anche il video con la lettura in musica del racconto Il Bagagliaio - voce di Wu Ming 2 e chitarra di Simone “Cimo” Nogarin – registrato all’Osteria dai Kankari di Marano di Mira (VE). Il racconto in questione non è inserito nell’antologia, ed è quindi un buon esempio di come si possono utilizzare i contenuti “extra” del progetto.
Infine, la pagina di GODIImenti, il sito di Re:Common, Giap e i sei comitati che hanno partecipato al laboratorio, sono pronti a rilanciare e diffondere tutte le iniziative e gli incontri ispirati al progetto, ai testi, alle musiche, all’idea stessa di mettere insieme territori ed esperienze differenti per ragionare su cosa accomuna le battaglie contro le Grandi Opere Dannose, Inutili e Imposte e, più in generale, per il diritto al paesaggio.
The post #GODIImenti. Abbecedario di resistenza alle Grandi Opere Dannose, Inutili e Imposte appeared first on Giap.
October 24, 2014
Radio Giap Rebelde | Speciale #RévolutiontouR #ArmatadeiSonnambuli

Scaramouche visto da Alessandro Caligaris.
Mentre scriviamo questo post il Révolution touR, iniziato il 18 aprile scorso, tocca la novantatreesima e novantaquattresima tappa, rispettivamente a Mestre e Padova.
In questi mesi, nelle varie tappe, abbiamo registrato molte letture sceniche dal romanzo, fatte da noi o da altre persone, spesso attrici e attori, quasi sempre in interazione con musicisti di varie estrazioni e/o basi rumoristico-musicali. Personaggi e momenti del nostro libro hanno assunto molte voci, vissuto molte vite, sollecitato le più diverse interpretazioni. Alcune di queste le abbiamo pubblicate negli «Speciali Armata dei Sonnambuli» apparsi su Giap in primavera e durante l’estate, ma negli ultimi tempi l’archivio audio si è arricchito di tali e tante variazioni sul tema che abbiamo deciso di farne uno speciale di Radio Giap Rebelde. Anzi, più di uno. Questo è solo il primo di una serie.
Come sentirete, continua la particolare “biforcazione” per cui Wu Ming 2 lavora con musicisti rock (e dintorni) e Wu Ming 1 con musicisti jazz (sort of).
Già che ci siamo, proponiamo anche l’audio completo della presentazione palermitana de L’Armata dei Sonnambuli, special guest Franco Berardi Bifo.
Nei prossimi giorni, tutti i file audio verranno immessi anche nel nostro podcast.
Buon ascolto!
N.B. Per scaricare i file da questa pagina, cliccare sulla freccia verticale a destra del miniplayer.
Live in Vittorio Veneto, 2 ottobre 2014
Live in Vittorio Veneto, 2 ottobre 2014
Estratto dal reading/concerto magnetico tenutosi allo Spazio MAVV di Vittorio Veneto (TV) il 2 ottobre scorso, con
Wu Ming 1 alla voce recitante,
Luigi Vitale al vibrafono,
Mattia Magatelli al contrabbasso,
Yannick Da Re alle percussioni
ed Enrica Bacchia alla voce.
Enrica non era menzionata nel manifesto, ha accettato di partecipare fresca di ritorno dalla Cina e la sua presenza sul palco è stata un valore aggiunto.
Wu Ming 1 e i musicisti non si erano mai incontrati prima.
Si tratta di un’unica suite di 23 minuti, siamo nel territorio dell’improvvisazione jazz/radicale, i brani sono presi dall’Ouverture del romanzo.
Live in Castrì, 10 settembre 2014
Live in Castrì, 10 settembre 2014
Registrazione completa del reading/concerto magnetico tenutosi in Piazza Municipio a Castrì (LE) la sera del 10 settembre 2014, con
Wu Ming 2 alla voce
e Valerio Daniele alle chitarre.
È un’unica suite di un’ora e cinque minuti. Le atmosfere musicali sono variegate, tra blues, prog e ambient. I brani sono tratti dai vari filoni del romanzo: c’è Léo, c’è D’Amblanc, c’è Puységur, c’è l’uomo che si fa chiamare Laplace, c’è il Papà Duchesne che racconta della morte di Marat, c’è il funerale di Marat allestito dai folli del padiglione Saint Prix, ci sono Marie e le altre magliare del foborgo che fanno l’autoriduzione alla bottega di Vaillant.
Wu Ming 2 e Valerio Daniele non si erano mai incontrati prima.
Zó bòt!!! Live in Pavia, 21 ottobre 2014
Zó bòt!!! Live in Pavia, 21 ottobre 2014
Zó bòt!!! è il progetto di improvvisazione radicale musiche/testo portato avanti dalla band Cvasi Ming, formata da:
Wu Ming 1 alla voce
Francesco Cusa alla batteria
e Vincenzo Vasi al basso e theremin.
La collaborazione di WM1 con Vasi e Cusa è ormai di lunga data. Questa è la registrazione completa del reading/concerto magnetico tenutosi allo Spaziomusica di Pavia la sera del 21 ottobre scorso. È un’unica suite di un’ora e sedici minuti. Nell’ultima parte della serata si è unito a noi un altro musicista (e giapster), Luca Casarotti alla tastiera. Dopo un prologo tratto dall’Ouverture, si narra la genesi del supereroe Scaramouche, se ne raccontano alcune gesta e si conclude con l’omaggio della vox plebis a Robespierre, che sfocia in una cover improvvisata lì per lì (epperciò sguaiata) di Cura Robespierre del Wu Ming Contingent.
Il dub dei Sonnambuli
Questo è un esperimento di dub prose realizzato la sera dell’11 settembre 2014 allo spazio sociale CEI di Lecce. Wu Ming 2 ha letto brani de L’Armata dei Sonnambuli sulle basi in levare miscelate dalla banda di R & D Vibes, trasmissione dedicata a reggae e dub in onda tutte le settimane su Radio Popolare Salento. Noi siamo grandi fan di dub poets come Linton Kwesi Johnson e Benjamin Zephaniah, perciò – pur senza il minimo tentativo di imitarli – WM2 si è prestato al connubio ben volentieri.
Te lo si conta noi – 3’06″
Te lo si conta noi – 3’06″
Non un fiato – 2’49″
Non un fiato – 2’49″
Zucchero e libertà! – 4’22″
Zucchero e libertà! – 4’22″
Bicêtre – 3’46″
Bicêtre – 3’46″
Nuovo teatro – 2’57″
Nuovo teatro – 2’57″
Il funerale di Marat – 4’01″
Il funerale di Marat – 4’01″
La parte smerda – 4’07″
La parte smerda – 4’07″
Luca Altavilla legge l’Ouverture de L’Armata dei Sonnambuli
Luca Altavilla legge l’Ouverture de L’Armata dei Sonnambuli
Durata: 12’08″.
La sera del 3 ottobre 2014 alla Conigliera, il grande e bellissimo spazio che la compagnia teatrale Anagoor ha a disposizione a Castelminio di Resana (TV), a un tiro di schioppo da Castelfranco Veneto, l’intepretazione lenta, strascicata, rasposa dell’attore Luca Altavilla ha sorpreso e mesmerizzato tutti i presenti. Altavilla non era lì: la voce che, su un tappeto di sinistri clangori predisposto da Mauro Martinuz, diveniva vox plebis, arrivava da lontano. Si trattava di una registrazione. Altri brani del romanzo, letti dal vivo da Marco Menegoni, li proporremo nel prossimo speciale.
Serata curatissima dal punto di vista scenico e drammaturgico. Regia di Simone Derai.
Diego Viarengo legge il capitolo «Il pensionante» (Scena quarta del primo atto de l’AdS)
Diego Viarengo legge «Il pensionante» (Scena quarta del primo atto de l’AdS).
Durata: 10’41″.
Durante il vero e proprio happening svoltosi alla Casseta Popular di Grugliasco (TO) la sera del 19 settembre scorso, Diego Viarengo ha letto, con una verve e interpretazione personalissime, diversi brani dell’AdS. Ne proponiamo uno dal filone del romanzo dedicato alla follia. La registrazione, effettuata con il tablet di Wu Ming 1 appoggiato sul tavolo, non è impeccabile ma la potenza del reading rimane intatta.
AUDIO COMPLETO DELLA PRESENTAZIONE PALERMITANA
Booq – BibliOfficina Occupata di Quartiere, 16 ottobre 2014
Introduzione – 6’48″
Introduzione – 6’48″
Intervento di Franco Berardi Bifo – 16’01″
Intervento di Franco Berardi Bifo – 16’01″
Intervento di Wu Ming 2 – 13’20″
Intervento di Wu Ming 2 – 13’20″
Intervento di Wu Ming 4 – 17’57″
Intervento di Wu Ming 4 – 17’57″
Domande e risposte – 45’14″
Domande e risposte – 45’14″
The post Radio Giap Rebelde | Speciale #RévolutiontouR #ArmatadeiSonnambuli appeared first on Giap.
October 8, 2014
A #Vicenza, ci facciamo in “4” contro #Expo.
Giovedì 9 ottobre, alle 18.30, in Piazza Matteotti a Vicenza, di fronte a Palazzo Chiericati, Wu Ming 2 & Frida X andranno in scena con il reading 4NoExpo, accompagnati dalle fotografie del collettivo TerraProject e di Exposed project.
Il reading “4” era in calendario da mesi, abbinato alla mostra di fotoracconti “Wu Ming + TerraProject = 4″. Nel frattempo, però, come abbiamo spiegato qualche settimana fa, l’inaugurazione della mostra è finita nei tentacoli del mostro Expo. Che fare? Ci siamo confrontati con gli organizzatori della mostra e con il C.S. Bocciodromo, che da tempo fa informazione a Vicenza su questi temi, e alla fine abbiamo deciso di rendere pan per focaccia: visto che un boccone della nostra mostra è stato inghiottito da Expo, il nostro reading glielo risputerà in faccia, trasformato in un poema No Expo. Sostituiremo uno dei quattro racconti previsti, quello dedicato all’acqua, con un testo scritto per l’occasione, dove il mostro spiegherà perché e percome invidia i quattro elementi tradizionali – Aria, Acqua, Terra e Fuoco – e perché vorrebbe a tutti i costi essere come loro.
I TerraProject, da parte loro, invece di proiettare le fotografie della sezione Acqua, proporranno un reportage di Exposed Project sulla trasformazione urbana di Milano e le sue connessioni con Expo2015.
Il tutto verrà registrato in presa diretta e diffuso a breve, per consentire anche a chi non potrà esserci di gustare la nostra risposta.
The post A #Vicenza, ci facciamo in “4” contro #Expo. appeared first on Giap.
Wu Ming 4's Blog
- Wu Ming 4's profile
- 50 followers


