Wu Ming 4's Blog, page 100
August 22, 2014
Wu Ming e Mariano Tomatis al Festivaletteratura di #Mantova – 5 e 6 settembre 2014 #FestLet
Dodici anni dopo la nostra prima e finora unica presenza al Festivaletteratura di Mantova, ci torniamo tra pochi giorni con ben tre appuntamenti. Com’è nello stile del Festival sono eventi a pagamento e per i quali è consigliabile prenotarsi, visto che si svolgono al chiuso e l’ingresso non sarà illimitato. Si comincia nella tarda serata di venerdì 5 e si finisce nel tardo pomeriggio di sabato 6.- Venerdì 5 settembre, ore 22:30, Teatro Bibiena, via dell’Accademia 47: “LABORATORIO DI MAGNETISMO RIVOLUZIONARIO”, ideato da Mariano Tomatis e Wu Ming, per la regia di Carlo Bono e con la partecipazione degli illusionisti e sonnambulisti Ferdinando Buscema, Angelo Cauda, Nella Zorà, Beppe Brondino. Dopo il grande successo di Torino, riproponiamo lo spettacolo-presentazione ispirato a L’Armata dei Sonnambuli. Grande serata di magnetismo e prestidigitazione! Ingresso: €10. Nel programma del festival è l’evento n. 123.
- Sabato 6 settembre, ore 10:45, Liceo classico Virgilio, via Ardigò 13: “HO RIVELATO IL MIO CUORE AL MONDO PERCHE’ LO PRENDESSERO A FUCILATE”, dibattito con Wu Ming 4 e Chiara Codecà sull’epistolario di J.R.R.Tolkien, pubblicato in Italia con il titolo La realtà in trasparenza (Bompiani). I paradossi dell’editoria italiana: si parlerà di un volume pressoché introvabile in libreria, e che risulta irreperibile anche sui siti di acquisto online come IBS e Amazon. Questo è il trattamento che Bompiani riserva a uno dei suoi autori di punta, dalle cui storie continuano a essere tratti film di grande successo. Pubblicate postume nel 1981 a cura di Christopher Tolkien e Humphrey Carpenter, le 354 lettere contenute nel volume vengono spesso citate e quasi mai contestualizzate. In quelle pagine J.R.R.Tolkien rivela quali temi sono sottesi alla sua produzione artistica, quale visione del mondo e della letteratura, ma legge anche se stesso, rivelando il proprio pensiero sull’impresa narrativa di una vita. Ecco perché l’epistolario risulta un testo assolutamente problematico: fino a che punto è possibile leggere un autore attraverso l’autore stesso? Ovvero leggere un testo “pubblico” attraverso un testo “privato”? E si potrebbe aggiungere: fino a che punto un editore può lasciare fuori catalogo un libro come questo?
Ingresso €5. Nel programma del festival è l’evento n. 136.
Qui la presentazione dell’evento sul sito dell’ARST.
- Sabato 6 settembre, ore 18:30, Liceo classico Virgilio, via Ardigò 13: all’interno del ciclo a cura di Stefano Jossa, “IL RITORNO DELL’EROE”, nel quale due autori mettono a confronto i loro eroi letterari preferiti, Tullio Avoledo e Wu Ming 4 parleranno rispettivamente di Corto Maltese e di George Smiley. L’avventuriero cool di Hugo Pratt incontra il grigio agente segreto di John Le Carré. Da un lato l’avventura, l’esotismo, il mare; dall’altro i meandri fumosi del Circus e le infiltrazioni Oltrecortina. Chissà che non ci sia da divertirsi. Ingresso €5. Nel programma del festival è l’evento n. 178.
[Per la cronaca, gli altri due incontri prevedono: Michela Murgia, che ha scelto la Fata Morgana, insieme a Chiara Valerio, che ha scelto Lady Oscar; Licia Troisi, che tiene Guglielmo da Baskerville (Il nome della rosa) vs Francesco Piccolo con Thomàs (L'insostenibile leggerezza dell'essere).]
Il programma ufficiale del Festivaletteratura 2014.
P.S. Il Wu Ming Contingent sarà a Mantova già il 31 agosto, per presentare L’Armata dei Sonnambuli e per suonare, alla 6a Festa Anticapitalista, presso Arci Cinciana, via G.S. Spiller 19, dalle ore 20:00. Ingresso gratuito. I dettagli sul calendario del “Revolution TouR”.
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August 20, 2014
Workshop #Contapassi ed «Emilio Comici Blues» a #Sfalci (Dolomites Unesco LabFest), Alta Val Badia
Il 5, 6 e 7 settembre Wu Ming 2 e Wu Ming 1 saranno al Dolomites Unesco LabFest, La Val, Alta Val Badia, Südtirol/Alto Adige. È l’edizione zero del festival ed è dedicata allo sfalcio, ovvero al taglio dell’erba, «un argomento concreto, legato alla terra, attraverso il quale sarà possibile discutere – tra l’altro – di tutela del paesaggio, turismo, agricoltura e pascolo, attualità della tradizione, spopolamento e ritorno alla terra. E’ un tema insieme antico e attuale, perfetto per superare l’immagine stereotipata della montagna da cartolina e raccontare la montagna reale.» (Dalla presentazione del festival).
Il 5 settembre WM2 terrà una conferenza su «La narrazione del paesaggio. Il cammino come strumento di indagine e narrazione del territorio».
Il 5-6-7 settembre sempre WM2 condurrà il workshop «Contapassi. Raccontare il paesaggio attraversandolo a piedi». Qui la scheda, e qui il modulo per iscriversi (entrambi in PDF).
Il 7 settembre Wu Ming 1 e i Funambolique eseguiranno la suite Emilio Comici Blues, tratta da Point Lenana.
Qui il programma completo della tre giorni.
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July 25, 2014
Tolkien Fan Fiction
Il laboratorio su Lo Hobbit tenutosi a Bologna la primavera scorsa ha portato alla stesura di tre spin-off o fanfiction tales, da parte dei partecipanti, con la supervisione di Wu Ming 4. Dopo avere individuato insieme i coni d’ombra presenti nel romanzo, i singoli o i gruppi ne hanno scelti alcuni per espandere il racconto, ovvero raccontare altre storie contenute nella storia principale. I vincoli dati erano soltanto due: la coerenza con la costruzione di mondo di Tolkien e il mantenimento di uno o più temi rinvenuti nel romanzo. L’obiettivo finale era quello di scrivere le ipotetiche Appendici de Lo Hobbit. Poiché fin dall’inizio abbiamo detto che non sarebbe stato un laboratorio di scrittura creativa, bensì di “lettura creativa”, per quanto ci riguarda ciò che conta non è il valore letterario dei racconti, ma l’inventiva e la capacità di immaginare diramazioni della storia principale. In questo caso si tratta di tre prequel:
- Il primo racconto narra delle tre spade trovate nella grotta dei troll (Lo Hobbit, cap. 2), cioè Orcrist, Glamdring e Sting (Pungolo). Tutto ciò che Tolkien ci fa sapere nel romanzo è che le prime due lame vengono dalla città elfica di Gondolin, assediata e distrutta nella Prima Era. Una di esse era appartenuta niente meno che al re della città, Turgon. Come hanno fatto dunque manufatti tanto antichi e pregiati a finire nel bottino dei troll? Per rispondere a questa domanda, i partecipanti al laboratorio hanno provato a immaginare una storia, avvalendosi di alcune notizie date altrove da Tolkien sul drago Scatha e sul suo uccisore.
- Il secondo racconto narra invece dei genitori di Bilbo Baggins, e in particolare di sua madre Belladonna, la cui fama viene soltanto evocata all’inizio del romanzo, senza che ci venga detto a cosa fosse dovuta. Ecco dunque la storia di un amore strano, quello tra una nobile e avventurosa Tuc e un borghese e posato Baggins. Ma soprattutto è la storia di un’impresa tutta al femminile, dato che nella sua avventura Belladonna è accompagnata dalle due sorelle minori. Oltre alle poche notizie fornite ne Lo Hobbit, l’unico aiuto è stato l’albero genealogico della famiglia Tuc che si trova nelle Appendici del Signore degli Anelli e i pochi accenni alla capitale dell’antico regno di Arnor, Annuminas.
- Il terzo racconto narra anch’esso la storia di un Tuc, un altro personaggio evocato ne Lo Hobbit del quale ci vengono fornite davvero poche notizie: Brandobras “Ruggitoro” Tuc, eroe dei Campi Verdi – una delle pochissime battaglie campali combattute dagli Hobbit – nonché casuale inventore del gioco del golf (Lo Hobbit, cap. 1).
- Infine, l’ultima “appendice” è la ricetta del cram, la galletta da viaggio che Bilbo e i Nani portano con sé. La ricetta è disponibile in due versioni, a seconda della lunghezza del viaggio (minori i chilometri maggiore il gusto).
I racconti sono leggibili e scaricabili in pdf sul sito dell’Associazione Romana Studi Tolkieniani, cioè QUI.
***
Segnaliamo due interviste a Wu Ming 4:
- una è sul sito di Lavoro Culturale e contiene alcune delle domande più articolate e argomentate a cui WM4 abbia risposto circa i temi tolkieniani.
- l’altra è stata registrata per la trasmissione l’Autista Moravo su Radio Popolare ed è andata in onda insieme a quella a Verlyn Flieger (tradotta). Il tema è Tolkien e la Prima Guerra Mondiale. Il podcast è QUI.
***
Per concludere, una notizia che potrebbe interessare i tolkieniani che intendessero passare per il Festival letterario di Mantova. Sabato 6 settembre, h 10:45, al Liceo Virgilio, Wu Ming 4 e Chiara Codecà discuteranno dell’epistolario di J.R.R.Tolkien, ovvero della raccolta di lettere che in Italia è stata pubblicata con il titolo La realtà in trasparenza (Bompiani, 2001). E’ un volume che da anni fornisce citazioni a chiunque scriva di Tolkien, ma del quale però ci si è occupati raramente. Al rientro dalle ferie seguiranno dettagli.
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July 22, 2014
Révolution touR! Date Agosto – Novembre 2014 L’#ArmatadeiSonnambuli #Bioscop

Tuona il cannone, by Alessandro Caligaris. Clicca per vedere tutte le sue immagini ispirate a L’Armata dei Sonnambuli.
«Sta’ mò bono c’ai pans me, brott dio d’un boia. Vût vadder? Càvet bän d’in mèz ai marón! Branco di pugnettari! Mo guerda te, boia ed diona… Av la dâg me adès! Acsè!»
Quattordici settimane dopo l’uscita de L’Armata dei Sonnambuli, la quarta edizione spinge il romanzo oltre le cinquantamila copie di tiratura, mentre continuano a uscire recensioni e aumentano le estensioni/derive transmediali a opera di lettrici e lettori.
Un esempio: il 14 Luglio scorso, duecentoventicinquesimo anniversario della Presa della Bastiglia, un gruppo di espatriat* italian* si è dato appuntamento là dove un tempo sorgeva la fortezza-prigione, e hanno dato vita a un flashmob / reading collettivo del romanzo. È tutto documentato qui. La sera stessa, anche noi abbiamo celebrato la ricorrenza, ma allo Sherwood Festival di Padova, dove abbiamo commentato con entusiasmo il flashmob.
Noialtri si continua a girare in lungo e in largo, sia come band di scrittori, sia nei panni del Wu Ming Contingent, per suonare dal vivo i brani di Bioscop e qualche nuova canzone. Dopo cinquanta date, la prima tranche del Révolution touR è finita. Ci spiace per le iniziative annullate (poche, per fortuna). Diverse, come vedete, le recuperiamo in questa nuova tranche, che va da agosto a novembre. È un’altra cinquantina di date, e stavolta ci spingiamo più a sud: Puglia, Calabria, Sicilia, Campania… Qui sotto, tutti i dettagli già disponibili, e gli altri li aggiungeremo man mano. Aggiungeremo anche le poche date ancora “orbitanti”, man mano che entreranno nell’atmosfera.
Prima del calendario, però, segnaliamo nuove recensioni del romanzo.

Saigon, 10 giugno 1963: il monaco buddhista Thích Quảng Đức si brucia vivo. Foto di Malcolm Browne. Clicca sulla foto per leggere la storia.
Anzi, prima ancora delle recensioni, facciamo notare che siamo nello zeitgeist a tutti i livelli. Avete presente quelli che, riferendosi ai sonnambuli del libro indifferenti al fuoco che li divora, parlano di «facili concessioni al fantasy», «scene tirate per i capelli» ecc.? Forse, chissà, erano fantasy anche i monaci buddisti che, dopo essersi «ipnotizzati» attraverso pratiche di meditazione e ripetizioni di sutra, si davano fuoco per protestare contro il regime di Ngô Đình Diệm in Vietnam del Sud. Le foto li mostrano serafici e immobili, e più di cinquant’anni dopo sono ancora sconvolgenti.
Ebbene, manco a farlo apposta, nelle ultime settimane sono uscite diverse notizie di operazioni chirurgiche su pazienti resi insensibili al dolore non per mezzo di anestetici ma grazie all’ipnoterapia. Il caso che ha avuto più risalto è quello della cantante franco-ivoriana Alama Kanté. In stato di ipnosi, l’artista ha cantato mentre la operavano alle corde vocali. L’ipnochirurgia non è però una novità di questi giorni: qui potete vedere un’intera operazione (asportazione di un’ernia), trasmessa su Channel 4 nell’aprile 2006.
E ora le nuove recensioni, poi il calendario.
⁂
Non è una recensione, ma parla anche de L’Armata dei Sonnambuli, e soprattutto è un testo bellissimo che ci ha commossi: Fraternité (Ricordando chi è ancora senza nome), di Luisa Catanese, apparso su Carmilla il 22 luglio 2014.
«Nel romanzo c’è poi una quinta voce, che in qualche modo è anche un quinto personaggio, collettivo questa volta, la voce della plebe del foborgo di Sant’Antonio, che si rivolge al lettore al plurale e gli offre una panoramica (con funzione di raccordo) di quello che sta succedendo («Te lo si conta noi, com’è che andò»), dal basso e senza filtri, esattamente il contrario del coro della tragedia greca che invece era schierato dalla parte degli dei e dell’autorità. A suon di idiomi come “soquanti” e “sbrisga”, insulti come “gianfotti” e “pierculi”, e imprecazioni come “negoddio” e “svitoddio”, questa voce cerca di mantenere i coloriti modi di dire popolari del linguaggio sanculotto dell’epoca traducendoli in italiano/emiliano con effetto straniante o italianizzando parole francesi (“garzo” per “garçon”, “gecco” per “Jacques”) e nomi di luoghi (“le Tuilleries” diventano “le Tegolerie”, il “foubourg” diventa “foborgo”, “Notre Dame” diventa “Nostra Dama”, “Saint Honoré” diventa “Sant’Onorio”, il “Pont Neuf” diventa “Pontenuovo”, “Place de Grève” diventa “piazza della Grava”), e ottiene l’effetto di risultare vitale e frizzante nonostante sia fittizia e artificiale. Inoltre non è limitata solo alla voce della plebe, perché caratterizza tutti i dialoghi dei personaggi popolari (uno tra tutti, Marie) e invade letteralmente tutto il testo, contaminandolo. L’attenzione al registro linguistico è poi talmente alta che anche nelle parti ambientate in Alvernia la lingua parlata dai locali è diversa ed è stata ottenuta con una specie di dialetto piemontese. Leggetelo, e Parigi non vi sembrerà più la stessa.»
- Tratto da: Paolo Nardi, recensione de L’Armata dei Sonnambuli, «La spelonca del libro», 11/07/2014.
«Giunti al termine dell’ultima e 792esima pagina de L’Armata dei Sonnambuli (Einaudi Stile Libero, 2014) di Wu Ming, si avvertirà immediatamente l’esigenza compulsiva di chiudere il libro e, dopo essersi guardati un po’ intorno, effettivamente certi di essere soli, ricominciare daccapo. La prima idea sarà di ripercorrere la strada a ritroso, assicurandosi di aver raccolto tutto, di non aver perduto qualcosa durante il tragitto [...] Più che di romanzo storico, si tratta allora di una messa in scena della storia o comunque dell’esigenza di raccontare un passato lontano, ogni pagina più vicino che mai. È il principio dell’affabulazione, che, come affermano i Wu Ming stessi, «è obbligatoria com’è obbligatorio mangiare». E allora, spinti dall’euforia di una lettura avvolgente che non tradisce le aspettative, come non essere tentati di scorgere nel mesmerismo, teoria illuministica di fluidi magnetici e sonnambulismo, una protesta silenziosa nei confronti di quei poteri ciarlatani, che, con chiacchiere imbroglione, riescono a indurre il sonno nelle coscienze dei cittadini? La voce viva di una storia tanto pulsante non poteva poi che ricorrere ai dialetti, quelli antichi emiliani, degni ambasciatori dello spirito genuino della rivolta. Per queste vie e molti altri sentieri, passa la voglia di Wu Ming di riscrivere la storia ufficiale, che vorrebbe la rivoluzione francese atto coscienzioso di pochi illuminati su una massa pronta a essere manovrata. Sorpassando le potenzialità del What if, per abbracciare quelle del What else, con L’Armata dei Sonnambuli i Wu Ming abbandonano gli sfizi puramente autoriali, sacrificandoli al lettore, alla sua capacità di orientarsi in un impianto narrativo complesso, megalitico ma stupendamente leggero.»
- Tratto da: Carlotta Colarieti, recensione de L’Armata dei Sonnambuli, sulla rivista on line Flanerí, 18/07/2014.
«È sempre la stessa storia, vero Wu Ming?
È sempre quella che raccontate, da Munster alle praterie degli indiani, dal Bosforo ai sobborghi di Parigi, in fondo è sempre la storia dell’eterna lotta tra i ricchi e i pezzenti, tra chi detiene il potere e chi lo vorrebbe distribuire al popolo, tra chi ha e chi non ha. Una lunga storia di speranze, di miserie, di sudore, di lacrime, di merda, di vittorie, di sangue, di tradimenti, di approssimazioni, di incapacità, di avanzate e di ritirate, la storia degli straccioni che alzano la testa e che diventano popolo, la storia delle lame che tagliano gli ideali, la storia della fame e delle idee che si fanno esercito, delle spie, dell’ingordigia, dei dubbi, dei rimpianti, la storia maledetta degli uomini.»
- Tratto da: Nicola Fiorita, «L’eterna lotta tra ricchi e pezzenti secondo Wu Ming», sulla rivista on line Chi troppo, chi niente, 05/07/2014
«La Rivoluzione descritta da Wu Ming, prima di tutto, è donna. Ed è una cosa tanto banale che è passata inosservata tutte le volte che ci hanno costretti a studiare quei noiosi battibecchi politici tra Marat, Danton e Robespierre. Nessuno ha mai pensato di dirci che mentre la maggior parte degli uomini erano a combattere in nome della Convenzione da qualche parte, a Parigi erano rimaste soltando le donne, che come moderne Arianna fornivano ai padri della Rivoluzione la propria versione popolana del gomitolo di lana, per guidarli nel labirinto della burocrazia e dei giochi di potere.»
- Tratto da: Andrea Gabrielli, recensione de L’Armata dei Sonnambuli, apparsa su Roar Magazine, 10/07/2014.
E poi c’è Anobii , naturalmente. Mentre scriviamo ci sono 76 recensioni di lettori.

Il momento «Ballo delle vittime» del flashmob del 14 Luglio. Clicca per vedere lo storify.
AGOSTO
3 agosto
CORTONA (AR)
Doppio appuntamento al Cortona Mix Festival
h. 19.30, Sant’Agostino
presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
h. 21.30, Piazza Signorelli
Wu Ming Contingent live
(insieme a Nobraino e altri) per la festa finale.
4 agosto
CORRIDONIA (MC)
Villa Fermani
Recuperiamo il concerto rimandato per maltempo:
Wu Ming Contingent dal vivo
5 agosto
PESCARA
La Lampara
Viale della Riviera 170
Recuperiamo la data rimandata per maltempo:
Wu Ming Contingent dal vivo
12 agosto
SENIGALLIA (AN)
h. 21.30, Spazio Autogestito Arvultùra
via Abbagnano, 4
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
13 agosto
S. BENEDETTO DEL TRONTO
Dettagli a seguire.
21 agosto
BRESCIA
Festa di Radio Onda d’Urto
h.19.30, Patchanka – Spazio Dibattiti
Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli.
A seguire, sul palco principale
Wu Ming Contingent dal vivo
(+ Lo Stato Sociale)
23 agosto
TRIESTE
Libreria «In Der Tat»
via A. Diaz 22
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
25 agosto
PONTICELLI DI MALALBERGO (BO)
Nuova Casa del Popolo aka «La Casona»
Wu Ming Contingent dal vivo
Apri la mappa.
29 agosto
PIACENZA
Circolo ARCI Amici del Po
via Tinazzo 30, Monticelli d’Ongina (PC)
Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli
Apri la mappa.
29 agosto
UDINE
Cinema Visionario
via Fabio Asquini 33
Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli
con Alessandra Kersevan e Federico Tenca Montini
e la meglio gioventù del marxismo friulano.
30 agosto
CASTEL NUOVO d’ASSISI (PG)
dalle h.19
Woodworm @ Riverock Festival
Wu Ming Contingent dal vivo
con Paolo Benvegnù, Julie’s Haircut, Progetto Panico

«Va te branler ailleurs!» Bastien visto da Alessandro Caligaris.
SETTEMBRE
5 settembre
MANTOVA
Festivaletteratura
Laboratorio di magnetismo rivoluzionario
con Wu Ming, Mariano Tomatis, Ferdinando Buscema e altri magnetisti.
Dettagli a seguire.
12 settembre
NAPOLI
Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
14 settembre
CAGLIARI
Marina Café Noir
h.18, Giardini sotto le mura
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
con Paolo Piras
h 22:00 reading/concerto tratto dal romanzo.
10 settembre
CASTRÌ (LE)
Spazio Sociale ReAzione
Reading da L’Armata dei Sonnambuli
Dettagli a seguire.
11 settembre
LECCE
Circolo ARCI Zei
Corte dei Chiaromonte, 2
in collaborazione con Libreria Icaro
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
12 settembre – doppio appuntamento
TARANTO
h.17
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
ospiti di Siderlandia.
LOCOROTONDO (BA)
h.20, Docks101
Via Nardelli, 101
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
19 settembre
MODENA
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
19 settembre
GRUGLIASCO (TO)
Happening magnetico.
Dettagli a seguire.
20 settembre
TORINO
Libreria «Il ponte sulla Dora»
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
con Giaime Alonge, Enrico Manera e Mariano Tomatis.
Dettagli a seguire.
20 settembre
PERUGIA
presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
ospiti del Circolo dei Lettori
Dettagli a seguire.
21 settembre
VITERBO
Circolo ARCI Biancovolta
presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
Dettagli a seguire.
27 settembre
BOLOGNA
Lab 41
Via Castiglione, 41
La Compagnia Fantasma interpreta L’Armata dei Sonnambuli
Dettagli a seguire.
30 settembre
VERONA
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
OTTOBRE
3 ottobre
CASTELFRANCO VENETO (TV)
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
8 ottobre
COSENZA
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
con Giuliano Santoro, Claudio Dionesalvi e Andrea Olivieri
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
9 ottobre
CATANZARO
Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli.
con Lou Palanca.
Dettagli a seguire.
13 ottobre
NISCEMI
Sede del comitato No Muos
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
14 ottobre
CATANIA
CSA Officina Rebelde, Via Coppola n.6
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
15 ottobre
MESSINA
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
16 ottobre
PALERMO
Booq – Biblio Officina Occupata di Quartiere
Vicolo della Neve all’Alloro.
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
Dettagli a seguire.
23 ottobre
RASTIGNANO (BO)
Biblioteca “Don Lorenzo Milani”
P.zza Piccinini, 4/a
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23 ottobre – doppio appuntamento
MESTRE (VE)
h.18, Rassegna «Mestre in Centro»
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
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§
PADOVA
h. 21, Bios Lab
via Brigata Padova, 5
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli.
24 ottobre
PAVIA
Zó bòt!!!
Reading/concerto da L’Armata dei Sonnambuli
CVASI MING
Wu Ming 1, Francesco Cusa e Vincenzo Vasi
Clicca qui sopra per la scheda dello spettacolo.
26 ottobre
CREMONA
Dettagli a seguire.
30 ottobre
VOGHERA
Dettagli a seguire.
Ormai è lampante: Wu Ming, l’#ArmatadeiSonnambuli e #Bioscop sono bieche operazioni commerciali. #RévolutiontouR pic.twitter.com/pYQCvrTrxk
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) July 11, 2014
NOVEMBRE
6 novembre
BARI
6 novembre
BRINDISI
Chapiteau Circo El Grito – Lungomare Regina Margherita
Laboratorio di Magnetismo & Circo Rivoluzionarî
con WM2, Mariano Tomatis & Circo El Grito
In attesa di conferma.
7 novembre
BARLETTA
Dettagli a seguire.
8 novembre
FOGGIA
Dettagli a seguire.
17 novembre
PARIGI
Libreria Marcovaldo
61, rue Charlot
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
Dettagli a seguire.
18 novembre
BRUXELLES
Libreria Piola
66, rue Franklin
Presentiamo L’Armata dei Sonnambuli
Dettagli a seguire.
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July 21, 2014
Due storie diverse. Le suore di #Trento e monsignor #Inzoli #BancoAlimentare #CL #Meeting14

Monsignor Mauro Inzoli, già presidente del Banco Alimentare (dal 1997 al 2012) e vicepresidente della Compagnia delle Opere.
Dopo un anno di latitanza, riappare un nostro articolo sul sito di Internazionale. Si intitola «Le suore di Trento».
Nei commenti sotto, la polemica infuria: mentre scriviamo ci sono già 90 commenti ed è la fiera del «non è questo il punto». Non è mai quello, il punto. E poi l’URSS, la Germania Est, la Stasi…
⁂
Ma scusateci se cogliamo l’occasione per scrivere due cosette su don Inzoli (#Inzoli). Non c’entra, sia chiaro. È una storia diversa. Non facciamo collegamenti a cazzo di cane, su… Però cogliamo l’occasione. Giusto un rapido riassunto della vicenda, per chi non l’ha seguita via Twitter.
Il 27 giugno 2014 la stampa di Crema dà una notizia-bomba… che però rimane inesplosa: dopo una prima sentenza risalente al 2012, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha condannato in secondo grado per abusi su minori monsignor Mauro Inzoli, già presidente del Banco Alimentare e vicepresidente della Compagnia delle Opere, più volte mattatore al Meeting di Rimini nonché – si è scritto da più parti – confessore di Roberto Formigoni.
Inzoli era soprannominato «don Mercedes» perché amante del lusso e dei macchinoni, nella più pura osservanza dello stile evangelico. Se oggi tornasse tra gli uomini, lo stesso Gesù si sposterebbe in Porsche.
Particolare importante, a Crema don Inzoli aveva fondato l’associazione «Fraternità», per anni affidataria di molti minori soggetti a tutela.
In rete, riferimenti a sue (presunte) molestie nei confronti di minori risalgono almeno al 2007 e nessuno li ha mai rimossi.

Don Mauro Inzoli (a sinistra) insieme a Roberto Formigoni.
Da quella condanna è trascorso quasi un mese, e l’informazione su questa storia, che pure sarebbe di portata nazionale, l’hanno fatta quasi solo la stampa locale di Crema e Cremona (come se Inzoli fosse un qualunque prete di provincia e non uno dei più importanti capi di CL!) e i non molti giornalisti freelance che ne hanno scritto in rete (il primissimo è stato Mazzetta). Per quanto riguarda i giornali nazionali, è uscito prima un articolo – purtroppo poco attento ai veri nodi della questione, per questo lo abbiamo criticato – sul Fatto Quotidiano, poi uno sul Manifesto, a nostro avviso meritorio perché collegava la vicenda Inzoli ad altri sommovimenti nel mondo ciellino di cui i media non stanno rendendo conto.
Sì, perché siamo di fronte a un silenzio agghiacciante dei grandi mezzi di informazione, che pure sono stati più e più volte sollecitati a occuparsene. Per settimane svariati lettori hanno mandato link su Inzoli e segnalato la vicenda a decine di opinion-maker e direttori di testate. Risultato? Altri mattoni nel muro di silenzio. Zero righe su Repubblica; un solo trafiletto sulle pagine cremonesi del Corriere, niente su quelle nazionali; niente sulla Stampa; zero minuti alla Rai.
All’epoca della prima sentenza di condanna, i due big della stampa nazionale ne avevano scritto: ecco un articolo, ed eccone un altro. Stavolta nulla. Perché? Cos’è cambiato, nel frattempo?
«Beh, ci sono state le Larghe Intese…», ha malignato qualcuno in rete. Formigoni, Lupi e l’intero mondo CL sono al governo col PD di Renzi. Non vorrai mica disturbare il manovratore?
Qualcuno ha persino segnalato un’inchiesta dell’Espresso sul “braccio destro” e consigliere n.1 di Renzi, Marco Carrai. Vi si legge che la Compagnia delle Opere in Toscana «è presieduta da Paolo Carrai e da Leonardo Carrai, alla guida del Banco alimentare, altra opera ciellina: i cugini di Marco».
Diversi hanno anche ricordato che le Coop ex-”rosse” e la CdO fanno affari insieme da anni, e sovente esponenti dei due blocchi di potere economico finiscono coinvolti nelle stesse inchieste…
Mah, forse troppo “meccanicistica”, come spiegazione: il padronato ordina il silenzio, la stampa esegue.
Il problema è che altre spiegazioni non se ne sono trovate. Persino quando i media han dedicato servizi alla condanna papale dei preti pedofili, non si è fatto alcun riferimento (nessuno, zero!) a un caso enorme come quello di don Inzoli. Eppure è il più recente e il più altolocato.
@Wu_Ming_Foundt Perché il silenzio stampa su #Inzoli? Perché #Cl è al governo nel regime #Renzi. Di cui fan parte i padroni dei Mass media— Giorgio Cremaschi (@CremaschiG) July 1, 2014
Per chiunque altro – e ne siamo sicuri perché ci siamo occupati a lungo di questi temi – i media avrebbero tirato fuori pece e piume. C’è chi, con simili accuse (senza bisogno di sentenze) è stato crocifisso, massacrato, sbattuto su tutte le prime pagine come «mostro», per poi essere assolto, ma intanto aveva avuto la vita distrutta. Per Inzoli, invece, guanti bianchi e rumori ovattati. Questo è un caso di disuguaglianza di fronte alla gogna. Due pesi e due misure, corrispondenti a CL e non-CL?
Più degli abusi stessi, a inquietare è proprio la compattezza nel silenzio. C’è un cordone sanitario mediatico intorno a Inzoli e CL? «Se questo cordone non c’è», scrivevamo su Twitter due settimane fa, «che lo si dimostri facendo inchiesta o almeno dando, seppure in ritardo, la notizia.» E invece niente.
Su Inzoli e sulla sentenza dell’ex-Sant’Uffizio, silenzio addirittura tombale da parte degli enti e fondazioni che ha diretto per anni. Non abbiamo trovato nessun comunicato del Banco Alimentare, di cui «don Mercedes» è stato presidente dal 1997 al 2012, anno dell’istruttoria e della prima sentenza. Non un rigo, che fosse di chiarimento, di rammarico, di presa di distanze o di solidarietà umana… Zero. Ricordiamo che nel 2007, quando un’inchiesta per abusi su minori coinvolse don Pierino Gelmini, Inzoli e tutto il Banco Alimentare solidarizzarono con lui:
«Milano, 3 ago. 2007 – (Adnkronos) – Dopo la notizia dell’avvio di un’indagine, condotta dalla magistratura di Terni, che vede coinvolto don Pierino Gelmini fondatore della “Comunità Incontro”, il presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, monsignor Mauro Inzoli, manifesta la sua solidarietà e vicinanza al religioso. “A nome di tutta la Rete Banco Alimentare -dichiara Inzoli- ci sentiamo addolorati ma certi della vittoria del bene. Con immutata stima, vogliamo condividere questa prova fino alla fine, sicuri che nulla va perduto.”»
Eppure, quando il suo stesso presidente è stato coinvolto in un’inchiesta per abusi su minori (ancorché condotta dalle autorità ecclesiastiche e non dallo Stato), il Banco Alimentare non si è dichiarato «addolorato», né «certo della vittoria del bene», né ha espresso «immutata stima». Davvero strano.
Stesso silenzio da parte della Compagnia delle Opere tutta, come se questo Inzoli nessuno lo avesse mai sentito nominare. E neppure una riga sulle riviste di area CL, come Tempi, diretta da Luigi Amicone (sed magis amicus…?) Una riflessione col cuore in mano, una dolorosa autocritica, un dibattito su com’è stata vissuta la vicenda nel mondo ciellino… Nulla di tutto questo. Una casa dai vetri oscurati, come quelli delle limousine.
Nella voce #BancoAlimentare su #Wikipedia http://t.co/4l46xB7xGB mai nominato #Inzoli, che ne è stato presidente x 15 anni. #Inzolichi?— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) June 30, 2014
Altro silenzio che solleva interrogativi è quello della magistratura: dopo che nel 2012 la stampa (cremasca e, allora, nazionale) diede la notizia della prima indagine interna e condanna da parte della Chiesa, non risulta che la Procura di Crema abbia indagato su quali abusi fossero stati compiuti, con quali complicità e su quali minori. Nelle ultime settimane, due esposti – uno del parlamentare di SEL Franco Bordo e l’altro della rete L’Abuso – dovrebbero avere smosso qualcosa su quel fronte. Tardivamente, perché – come si dimostrava all’inizio – era dal 2007 che su Inzoli giravano certe storie. In città diverse voci hanno parlato di un clima omertoso intorno alla faccenda, lo stesso sindaco ha chiesto ulteriori indagini.
Ora, fermatevi un momento a pensare, mentre vi ripetiamo questo dato di fatto: di tutto ciò che abbiamo appena raccontato, i più importanti media nazionali non hanno scritto as-so-lu-ta-men-te nien-te.
Buona notte, e buona fortuna.
Per quanto riguarda la vicenda #Inzoli, tifiamo Effetto Streisand http://t.co/wNu7tlnSBU#lavoltabuona#meeting14— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) July 16, 2014
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N.d.R. I commenti a questa inchiesta saranno attivati 72 ore dopo la pubblicazione, per consentire una lettura ragionata e – nel caso – interventi meditati (ma soprattutto, pertinenti).
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July 11, 2014
Radio Giap Rebelde | Ascolti per la piovosa estate 2014

Momento clou dell’Esercizio I, 9 maggio 2014, VAG61 (Bologna)
[Proponiamo in un unico post di Giap le audio-novità degli ultimi due-tre mesi, finora sparse tra blog e audioteca/podcast. Per scaricare un file, clicca sulla freccia verticale a destra del mini-player. Ricordiamo che il feed di Radio Giap Rebelde è qui. Ci arrivi anche da iTunes. Buoni ascolti! *]
Intervista a Wu Ming 1: come funziona Giap? Chi è un giapster?Intervista a Wu Ming 1: come funziona Giap? Chi è un giapster?
Giuseppe «Nexus» Gatti intervista Wu Ming 1 su: comunicazione e velocità; saper rallentare il flusso per produrre senso e sabotare l’«andazzo» che costringe tutta la realtà in un metadiscorso; il funzionamento di Giap; come intendiamo i commenti al blog; come opera la comunità dei giapsters, e ancora: la transmedialità, la rete, il nostro uso di Twitter, la nostra poetica del non apparire in foto e video, le resistenze al capitalismo, la «mediazione al rialzo», non c’è «dentro»/«fuori» ecc.
Registrata la sera del 6 giugno 2014 alla Festa di Letteraria, Communia Occupato, San Lorenzo, Roma. Durata: 25’54″
Nomi tossici, Grande guerra e nuovi fascismi – Wu Ming 1Wu Ming 1 – Nomi tossici, Grande guerra e nuovi fascismi
Intervento al convegno «Di cos’è il nome un nome? La toponomastica a Ronchi e nella “Venezia Giulia” tra imposizione e mistificazione”, Ronchi dei Legionari dei Partigiani (GO), 14/06/2014.
Sguardi obliqui per disintossicare – L’estremo Nord-Est come osservatorio privilegiato – Continuità tra Grande guerra e fascismo – Nel resto d’Italia, una sorta di schizofrenia nel pensare alla Grande guerra – Il cliché «grandi soldati, piccoli generali» – Sanitarizzazione ed estetizzazione della morte: Redipuglia e il Milite ignoto – La Grande guerra come viatico per riabilitare il fascismo: il caso Graziani/Affile – Le piazze e vie intitolate a Cadorna – Tecnocrazia UE e nuovi fascismi: l’incudine e il martello – Cambiare i nomi, sì, ma farlo bene, perché non sia un lavarsi la coscienza «all’italiana» – Ronchi dei Partigiani si sta muovendo bene – Cadorna e il rischio di «eccezionalismo» - La specificità della Grande guerra e della sua odonomastica – I nomi vanno tolti per ricordarli – Gli italiani brava gente: è sempre colpa di qualcun altro. Durata: 31’06″
Wu Ming 2 – Intervista a Radio Rumore (Reggio Emilia) su L’Armata dei Sonnambuli
Wu Ming 2 – Intervista a Radio Rumore (Reggio Emilia) su L’Armata dei Sonnambuli
In data 20 giugno, poco dopo la miseranda sconfitta dell’Italia contro il Costarica, Wu Ming 2 ha presentato L’Armata dei Sonnambuli presso il Teatro Artigiano di Massenzatico in una serata organizzata dal Centro Studi Cucine del Popolo. Al termine, lo ha intervistato Francesco Benati di Radio Rumore. Durata: 10’06″
Vivere senza slot. Wu Ming 1 presenta il libro a Bologna
Vivere senza slot. WM1 presenta il libro a Bologna
WM1 presenta il libro del collettivo Senza Slot a Modo Infoshop, Bologna, 12 aprile 2014. Nell’audio completo (ascoltabile qui) intervengono Mauro Vanetti, Pietro Pace, Luca Casarotti, Alessandro Villari, Paola Alessia Schintu e Ludovica Cassetta. Durata: 10’42″
«Bono Vox ci è sempre stato sul cazzo». Wu Ming 1 e Alberto Prunetti parlano di «The Frontman» di Harry Browne«Bono Vox ci è sempre stato sul cazzo». WM1 e Alberto Prunetti parlano di The Frontman di Harry Browne
WM1 e Alberto Prunetti, curatori dell’edizione italiana del libro, presentano The Frontman (Alegre 2014), controinchiesta di Harry Browne su Bono Vox e sul «filantrocapitalismo».
Flatlandia, trasmissione di Radio Onda d’Urto, Brescia, 31 marzo 2014. Durata: 27’43″
Wu Ming Contingent Unplugged in BolognaWu Ming Contingent Unplugged in Bologna
Presentazione sui generis de L’Armata dei Sonnambuli alla biblioteca «Casa di Khaoula» di Bologna, 11 giugno 2014. C’era anche il Wu Ming Contingent in versione «unplugged» (Cesare Ferioli al cajon, Yu Guerra alla chitarra acustica, Wu Ming 5 e Riccardo Pedrini alla chitarra elettrica, Wu Ming 2 alla voce), che non solo ha presentato l’album Bioscop, ma ha eseguito letture musicali de L’Armata. Vi mettiamo a disposizione sia l’audio completo (sopra, durata 2h24’15″) sia gli mp3 separati delle diverse canzoni e letture (clicca qui per scaricare la cartella zippata).
Wu Ming 1 presenta le «Novelle crudeli» di Francesco CusaWu Ming 1 presenta le Novelle crudeli di Francesco Cusa
Modo Infoshop, Bologna, 26 giugno 2014. WM1 e Francesco Cusa parlano della raccolta Novelle crudeli (Eris, 2013) e leggono svariate pagine. Durata: 54’05″
Cusa è nato a Catania nel 1966. È batterista e compositore jazz di fama internazionale. Attivo nell’ambito dell’interdisciplinarietà artistica, ha realizzato numerosi lavori di creazione di musiche per film, spettacoli teatrali e letterari, danza e arti visive, collaborando con noti ballerini, poeti e visual performers. Alterna la carriera da musicista a quella di scrittore e critico cinematografico. Collabora con le riviste Lapis e Cultura commestibile su cui cura la rubrica «Il cattivissimo». Collabora con Wu Ming da dieci anni, ha partecipato ai mondi transmediali di New Thing, Manituana, Altai e L’Armata dei Sonnambuli. Trovate (quasi) tutto qui.
L’Armata dei Sonnambuli a Flatlandia, Radio Onda d’Urto
L’Armata dei Sonnambuli a Flatlandia, Radio Onda d’Urto
Wu Ming 1 e Wu Ming 2 presentano L’Armata dei Sonnambuli alla trasmissione Flatlandia di Radio Onda d’Urto, Brescia, 28 aprile 2014. Durata: 38’50″
Serata dedicata a L’Armata dei Sonnambuli al Vag61, Bologna
Serata dedicata a L’Armata dei Sonnambuli al Vag61, Bologna – con «pillola» di magnetismo rivoluzionario a cura di Mariano Tomatis
Il collettivo Wu Ming al completo presenta L’Armata dei Sonnambuli al Vag61 di Bologna, in dialogo con Girolamo De Michele. Con intervento magico di Mariano Tomatis, promotore e organizzatore dei laboratori di magnetismo rivoluzionario. Durata: 1h46’23″
Mario Galzigna: appunti per il prossimo trentennio. Su Wu Ming e L’Armata dei SonnambuliMario Galzigna: appunti per il prossimo trentennio. Su Wu Ming e L’Armata dei Sonnambuli
Intervento alla libreria laformadelibro, Padova, 30 maggio 2014. Durata: 10’30″. Docente di storia della scienza e di epistemologia clinica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Galzigna è autore di numerosi saggi, l’ultimo dei quali è Rivolte del pensiero. Dopo Foucault, per riaprire il tempo (Bollati Boringhieri, 2013). Ha tradotto e curato le edizioni italiane degli ultimi corsi di Michel Foucault al College de France, Il governo di sé e degli altri e Il coraggio della verità, entrambi pubblicati da Feltrinelli. Sempre per Feltrinelli, ha curato la raccolta di saggi Foucault oggi. Memorabile la sua conferenza-maratona-performance al vecchio Bartleby di Bologna, Cosa fa un filosofo nella casa dei pazzi?, 28 ottobre 2011.
* Forse, mentre stai leggendo e/o ascoltando, sta succedendo questo.
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July 7, 2014
«I pifferai incantano ancora». Intervista sul Fatto Quotidiano e altre storie, viaggi, letture #ArmatadeiSonnambuli

Scaramouche visto da Alessandro Caligaris. Clicca per vedere altre immagini ispirate al romanzo.
Esattamente tre mesi fa, l’8 aprile 2014, usciva L’Armata dei Sonnambuli. Dieci giorni più tardi usciva Bioscop. Il minimo che si possa dire è: sono stati mesi impegnativi. Mesi di «viaggi e intemperie», per dirla con due Graziani (Ivan e Filippo) che ci piacciono, al contrario di quell’altro, quello dei vespasiani.
Viaggi e intemperie. Con oltre quaranta date già nell’odometro, non siamo nemmeno a 1/3 del Révolution touR. Tra un paio di settimane pubblicheremo le date della seconda tranche (agosto – novembre 2014). Ricordiamo che wir fahr’n fahr’n fahr’n auf der autobahn fino all’aprile 2015. L’ultimissima presentazione, probabilmente, la faremo al Museo medievale di Bologna. Tra nove mesi. Siam mica gente che naviga a vista!
Intanto – ma già lo sapete, se seguite Giap - il libro ha scatenato e continua a scatenare discussioni, risposte, commenti, Arts & Crafts, prestidigitazioni, dgsrtdb, pw8oauvòn, 5y23rw8vk5e… Anche il disco fa parecchio parlare di sé, e presto pubblicheremo un nuovo speciale.
Ieri, 7 luglio, Il Fatto Quotidiano (del Lunedì) ha pubblicato due paginate di intervista a WM1, realizzata da Salvatore Cannavò. La riproponiamo qui (occhio al video linkato nell’intro!). A seguire, linkiamo altre interviste molto ben riuscite – in quella su Doppiozero abbiamo «aperto l’officina» della lingua sanculotta – e recensioni apparse in rete. Ultima cosa: segnaliamo che nella colonna qui a destra si può scaricare la scheda del reading-concerto Zó bòt! del gruppo Cvasi Ming (Francesco Cusa, Vincenzo Vasi e WM1).
Buona lettura e buon ascolto.
⁂
WU MING: «I PIFFERAI CI INCANTANO ANCORA»
La rivoluzione francese è l’ambientazione del nuovo romanzo del collettivo bolognese. Nel libro, il tema del leader e del sonnambulismo di chi lo segue. Dopo gli anni di B. ora tocca a Renzi?
di Salvatore Cannavò
Centocinquanta presentazioni in quello che hanno battezzato Révolution touR. Sale strapiene. I Wu Ming sono tornati. «Ogni due o tre anni qualche trombone ci dichiara morti ma siamo ancora qui, resistiamo da quasi venti anni. Abbiamo cominciato nel 1995». Wu Ming 1 lo incontriamo a Roma, nel quartiere San Lorenzo, prima di due presentazioni consecutive, una al centro Casetta Rossa della Garbatella e l’altra a Strike [qui il video completo della serata, con Giuliano Santoro e il Teatro Bi.Pop Zaccaria Verucci, N.d.R.]. Quando ha presentato il volume, la prima volta, al centro Communia, ad ascoltarli c’erano più di duecento persone. Per la presentazione di un libro non è uno spettacolo frequente. Il loro ultimo lavoro, L’Armata dei sonnambuli , dedicato allo scrittore bolognese [ferrarese, e ci teneva a precisarlo :-) N.d.R.] Stefano Tassinari, morto due anni fa e riferimento degli sceittori “impegnati” di quella città, è ambientato nel cuore della Rivoluzione francese, raccontato con il linguaggio del popolo, basato sul protagonismo delle donne, la forza della rivoluzione ma anche della controrivoluzione suscita un coinvolgimento che oltrepassa la letteratura e sconfina nella politica. «C’era molta attesa su questo lavoro. Si sapeva che avremmo scritto del Terrore rivoluzionario. Mentre lavoravamo al libro, si è tornato a parlare di Rivoluzione francese, la ghigliottina è entrata di nuovo nel linguaggio politico. Anche Berlusconi si è messo a citare Robespierre e Marat. Abbiamo intercettato un flusso di immaginario collettivo e la partecipazione alle presentazioni, oltre che le vendite del libro, lo dimostrano.»
Chi sono i sonnambuli?
Nel libro, l’Armata dei Sonnambuli è una banda armata fascista ante litteram. Le elucubrazioni del suo capo echeggiano, con un anacronismo voluto, la retorica della destra radicale del ’900. C’è Evola, c’è Codreanu. C’è Gentile. Ma più in generale, nei sonnambulizzati ognuno può vedere tante cose del nostro presente. Le masse irretite, l’opinione pubblica addomesticata, il controllo delle menti…
Parliamo anche dei “grillini”? Voi avete condotto una battaglia netta contro il grillismo.
Sonnambuli sono quelli che vanno dietro al pifferaio di turno, lasciandosi suggestionare dal “carisma”. C’è gente che segue Grillo qualunque musica esca dal suo piffero. Ma di pifferai in giro ce ne sono tanti, e quindi anche di sonnambuli.
C’entra anche Renzi?
Renzi è senz’altro un pifferaio. Occupa una precisa casella nell’ordine simbolico, la casella del «Ci vuole quello lì». Prima per molti era occupata da Berlusconi, poi da Grillo, adesso spopola Renzi. “Quello lì” è il capo senza il quale il Paese sembra incapace di parlare di sé stesso. C’era anche nel “popolo comunista” un culto del capo, una visione acritica e fideistica di figure come Togliatti e Berlinguer. Se uno guarda a come si è ridotta la base residua del vecchio Pci, a quello che ne è rimasto, e guarda indietro, si accorge che c’era già molto sonnambulismo, ad esempio nel pensare che «il segretario ha sempre ragione». Oggi il segretario è Renzi, che eredita anche quel sonnambulismo.
Renzi però non è l’espressione di quel vecchio Pci.
Renzi è un cocktail, un miscuglio eterogeneo di molte cose, c’è molta “gioventù democristiana” ma anche molto divismo, molta della celebrity culture che permea le generazioni più recenti. Ma si afferma, almeno per ora, in un Paese che ha sempre avuto il culto del capo, un culto trasversale per capi diversissimi tra loro (Mussolini, Togliatti, Berlusconi), comunque sempre per “quello lì”, mister “ci vuole lui”, il personaggio senza il quale il discorso pubblico sembrava non potesse articolarsi.
Il capo sarebbe oggi il leader.
Sì, ma il triste ritornello del «ci vuole un leader», «manca un leader», «Tizio non è un vero leader» ha fatto breccia a sinistra proprio perché il vecchio “popolo comunista” aveva già quell’impostazione. Non è solo un portato della “politica-spettacolo televisiva”, della “americanizzazione delle campagne elettorali” e quant’altro. La questione è più complessa, e andrebbe storicizzata.
Qual è l’antidoto al sonnambulismo?
La partecipazione che si realizza delegando il meno possibile. Responsabilizzazione, autogoverno. Se si guarda al movimento No Tav ci si accorge che non ha leader riconoscibili, non ha culto del capo. I media mainstream hanno provato a isolare Perino, a descriverlo come un capo per poterlo sbranare, ma hanno fallito perché il movimento NoTav non funziona così e non ha mai offerto all’altare sacrificale il leader da fare a pezzi. Errore che invece fecero, a inizio millennio, le varie correnti del movimento impropriamente chiamato “no-global”.
Eppure i No Tav votano Grillo.
E’ un segnale che hanno dato sul terreno elettorale, mantenendo intatta la loro autonomia sul territorio. In Valle è il movimento No Tav a battere il tempo, e i partiti (M5S compreso) devono adeguarsi: pro o contro. Ed è facile verificare che da quelle parti il M5S ha avuto i voti ma quanto a radicamento è davvero poca cosa.
Tornando al libro, come opera e da chi è contrastata l’Armata dei sonnambuli?
Si forma dopo Termidoro, nel momento della “svolta a destra” della Rivoluzione. Sguazza nel caos delle vendette contro i giacobini, ma con un disegno tutto suo che lascio scoprire ai lettori.
Il libro propone quindi l’attualità della rivoluzione?
Tutti i nostri libri parlano, da Q. in avanti, di rivoluzione, della sua possibilità, di come si sopravvive alla rivoluzione e alla controrivoluzione.
C’è però chi vi accusa di fare propaganda, di redigere dei pamphlet.
Basta leggere un nostro libro per smontare queste stupidaggini, dette da chi non si è mai minimamente informato sul nostro conto. Di romanzi a tesi non ne abbiamo scritti mai, come non abbiamo mai fatto sconti ai rivoluzionari. Ci piacciono troppo la complessità e la molteplicità. Noi scriviamo liberamente. La politicità dei nostri romanzi non sta nello scrivere un romanzo a chiave in cui c’è un rapporto diretto tra la trama del romanzo e ciò che accade nel presente. Cerchiamo di prendere la rivoluzione da tutti i lati possibili, farne vedere anche lo scabroso o il velleitario senza farne mai una facile apologia.
Con questo libro fate un uso accurato delle fonti storiche e in particolare del linguaggio. Come nasce questa scelta?
La citazione diretta dei documenti serve anche a compensare la fiction estrema di cui il romanzo si nutre. È stato un modo per ancorare il romanzo a un certo rigore (anche se verso la fine le fonti sono mischiate con la finzione, in un gioco quasi alla Borges). Per quanto riguarda il linguaggio è stata un’operazione ambiziosa. Bisognava costruire una lingua che restituisse lo sguardo popolare sugli eventi. Ci serviva la lingua del “popolo basso” con tutti i suoi stati d’animo, in grado di raccontare situazioni tragiche e scene comiche. Per quanto all’inizio possa sembrare bizzarra, abbiamo cercato di costruire una coerenza di impianto.
Voi utilizzate molte frasi e idiomi assolutamente non convenzionali, parole come “soquanti”, “negoddio”…
La prima viene dall’emiliano, la seconda dal dizionario di Michel Biard Parlez-vous sans-culotte? Abbiamo preso veri modi di dire dell’epoca, adattandoli all’italiano, poi abbiamo “riportato tutto a casa”, al nostro dizionario sentimentale, quindi con molti prestiti e ricalchi dai dialetti emiliani (bolognese e ferrarese), cercando di “scaldare” la lingua.
I Wu Ming hanno sempre scritto romanzi storici. È finita questa fase?
Continueremo a lavorare sulla storia ma il filone cominciato con Q finisce con l’ Armata dei sonnambuli. Le nostre narrazioni avranno sempre a che fare con la storia ma vogliamo azzardare altre cose. Adesso stiamo scrivendo un libro per bambini, e l’anno prossimo usciamo con un libro di storie vere della Prima guerra mondiale. Singolarmente, io sto lavorando a un libro sui No Tav, anzi, sulla Val di Susa.
A che punto siete oggi, come collettivo?
Certamente non siamo più solo scrittori, ad esempio siamo diventati anche una rock band, Wu Ming Contingent (due di noi più due amici musicisti) e le collaborazioni con artisti di altre discipline sono importanti quanto i romanzi. Intorno a noi c’è una nube quantica di narrazioni portate avanti non solo con gli strumenti della letteratura. Musica, teatro, illusionismo, arti grafiche… L’obiettivo è raccontare storie con ogni mezzo necessario. Il nostro blog, Giap, non è più solo “il blog di Wu Ming” ma una comunità di lettori, in grado di fare inchiesta con una comunicazione in rete che sfrutta le potenzialità dei social network, in primios Twitter. Quello che facciamo è diventato molto più grande e complesso. Il romanzo non è più il centro di tutto, ma è vero che quando esce un nostro nuovo romanzo diventa una specie di “pietra miliare”, nel senso che ti dice a quale chilometro siamo arrivati.
L’Armata, dicevamo prima, è un romanzo sulla Rivoluzione. Vista come e da dove?
Dal basso, e da punti di vista inattesi, spiazzanti, come quelli dei magnetisti, quelli dei folli, o quello di un attore di teatro italiano. Una delle cose a cui tenevamo di più era raccontare il protagonismo delle donne nella rivoluzione francese. Le donne erano in prima fila, molto spesso erano le più radicali e i club rivoluzionari femministi (anche qui ante litteram) hanno posto una minaccia seria e furono sciolti nell’autunno del 1793.
Quindi è anche un romanzo “femminista”?
Sicuramente la questione di genere, dei generi, è centrale.
Qual è stata l’intuizione originaria?
Raccontare le gesta di un supereroe, Scaramouche in guerra contro i reazionari. Poi è venuto il resto, specialmente quando abbiamo scoperto gli scritti sul magnetismo.
Robespierre è un personaggio positivo?
E’ stato diffamato in tutti i modi, presentato come un pazzo assettato di sangue. Il Terrore è stato raccontato come uno “sbroccare” suo e di pochi suoi accoliti. In realtà cercò di mediare e incanalare nella politica le istanze radicali che venivano dal basso, il Terrore era chiesto dal popolo di Parigi. Oggi lo chiameremmo un “pompiere”, comunque il popolo di Parigi gli volle bene, e cercò di difenderlo.

La targa che commemora Robespierre alla Conciergerie, identica a quella che fu rubata nel 1986. In quell’occasione lo storico Michel Vovelle scrisse: «Questa manifestazione di vandalismo controrivoluzionario non stupisce, nel contesto dell’attuale scatenata campagna contro tutto quanto ricordi la Rivoluzione, in particolare la Rivoluzione dell’anno II.»
E Marat?
Era il più benvoluto di tutti. Per questi uomini, la definizione di pazzi o sanguinari è stato sempre un modo per spoliticizzarli, per toglierli dal contesto in cui agirono. Fecero certamente errori, ma bisogna ricordare che in quei giorni era tutto “ex novo”, certe esperienze si facevano per la prima volta nella storia dell’umanità. Nessuno di loro era preparato. Le rivoluzioni falliscono ancora oggi, figuriamoci allora.
È ancora attuale la Rivoluzione francese?
Sì, e sta anche tornando centrale. Un anno di svolta è il 2011. Le primavere arabe hanno riattivato un discorso, quello dello spodestamento dei tiranni, che fatalmente ti fa ritornare là.
Vale anche per società occidentali e democratiche, dove non c’è il tiranno?
Non c’è il tiranno, ma c’è parecchia tirannide. E ci sono molte armate di sonnambuli in azione.
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Ho appena finito l’ #ArmatadeiSonnambuli dei @Wu_Ming_Foundt e ho pensato ad una colonna sonora http://t.co/YBmdAmOmRY #NowPlaying— Eva Gilraél (@LadyLindy_) July 6, 2014
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Un’intervista lunga e densa ce l’ha fatta Enrico Manera ed è apparsa su Doppiozero: «Wu Ming: sopravvivere alla controrivoluzione». Domande su Marie Nozière, sul magnetismo, sulla lingua dei sanculotti (la nostra risposta è sinora la spiegazione più dettagliata di come l’abbiamo costruita) e sul quinto atto. Risposte di WM1 e WM2.
Un’altra intervista lunga e densa, stavolta a Wu Ming 4, la trovate sul sito di uRadio, pubblicata in due puntate (uno e due). Realizzata a Siena, in occasione del seminario sulla figura dell’eroe epico tenuto nel giardino di Fieravecchia e della presentazione de L’armata dei sonnambuli, entrambi dello scorso 12 giugno. Domande di Santo Cardella e Martina Firmani.
Un’altra intervista lunga e densa, stavolta a Wu Ming 5, la trovate sul portale Tiscali. Realizzata al festival «L’isola delle storie» di Gavoi (NU) il 6 luglio scorso. Domande di Claudia Mura.
Un’altra intervista – meno lunga ma comunque densa – di nuovo a WM1 e realizzata a Roma lo stesso giorno di quella del Fatto Quotidiano, la trovate su COREonline. Domande di Fabio Ferrari, Federico Patacconi e Irene Salvi.

Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli alla Casetta Rossa, Garbatella, Roma, 3 luglio 2014.
«Ma è soprattutto a un’altra suggestione di Darnton che il romanzo attinge: ossia che il mesmerismo, con il suo ideale di ritorno all’armonia naturale, non abbia contribuito solo alle origini culturali della Rivoluzione, ma abbia alimentato anche posizioni reazionarie, come nella parabola che vide Bergasse prima difensore di Luigi XVI, poi teorico della Santa Alleanza. Una delle vicende centrali del romanzo prende l’avvio da un documento che è una delle rare tracce in età rivoluzionaria del mesmerismo, passato di moda prima del 1789 per rifiorire nella Restaurazione. In esso Brissot denuncia un complotto volto a trasmettere per influenza magnetica al re le istruzioni comunicate dalla Madonna a una sonnambula visionaria che gli consentirebbero di riprendere il suo vacillante potere. Testimonia come le scoperte di Puységur abbiano favorito una riappropriazione in chiave religiosa dei fenomeni irrazionali del magnetismo, ma è anche lo spunto per una domanda che si svilupperà nell’800 come mostra un altro classico riedito, La sonnambula meravigliosa di Clara Gallini (L’Asino d’oro). Può un individuo in stato di ipnosi essere indotto a compiere il male verso se stesso e gli altri? La trama del romanzo smentisce l’ottimismo filantropico del marchese [...] »
- Estratto da: David Armando, «Magnetismo rivoluzionario», Left n.23, 21 giugno 2014.
«“La rivoluzione è donna”, diceva qualcuno, e al giorno d’oggi lo dicono anche i muri. E difatti in questo romanzo, la donna è motore propulsore della fabula, riuscendo a stigmatizzare gli eventi truculenti del Terrore e post-terrore parigino [...] Come potrebbero Marie Nozière o Claire Lacombe, rivoluzionarie, accontentarsi del perimetro delle vicende? Impossibile. Queste figure nello sviluppo della fabula hanno vissuto un divenire parallelo alla storia stessa, e nei cunicoli di questa hanno forgiato gli elementi affinché l’ingranaggio potesse continuare a funzionare.
Peccato che molti giornalisti o sedicenti tali abbiano fatalisticamente ignorato questo aspetto. Non a caso Wu Ming 1 durante recenti interviste ha spesso parlato di un “divenire donna” che il collettivo ha imposto alla creazione dei loro “oggetti letterari”. Senza dubbio, la maturazione è giunta. Lo si coglie anche nel linguaggio, giunto ad un mistilinguismo veramente gustoso [...] Ma ciò che è interessante è come il linguaggio riesca ad accoppiarsi ai soggetti, giungendo anche ad elevarsi a voce collettiva, riuscire cioè a fornire la plebe, il popolo, di un linguaggio vero e proprio, che vive nel romanzo come una nube sempre gravida di tuoni e fulmini, pronta a esplodere nei colori di contaminazioni dialettali, in brulicanti canali di informazione ora distorta, ora gonfiata, pronti a riversarsi nelle onde dell’immaginario collettivo, spesso vivo grazie a quelle fatali “voci di corridoio” e “leggende metropolitane”.»
- Estratto da: Valerio Sebastiani, «Wu Ming, L’Armata dei Sonnambuli e il potere della contronarrazione», controlacrisi.org
Esperimenti surrealisti col sonno ipnotico, testimonianza di André Breton, da «Entretiens», 1952 #ArmatadeiSonnambuli pic.twitter.com/fScT7MthCO— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) June 29, 2014
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July 2, 2014
Operazione Glasnost | I dati di vendita dei nostri libri nel 2013 e 2014
Due anni fa, la nostra solita Operazione Glasnost, con i dati di vendita al 31 maggio 2012, suscitò un lungo e articolato dibattito sul mestiere di scrivere e le sue metamorfosi. Le riflessioni scaturite da quel confronto non sono rimaste lettera morta, ma hanno segnato e continuano a segnare la vita del collettivo, l’allargamento della Wu Ming Foundation – con la nascita del Contingent e dei Lab, l’attività del friendchise wuminghiano, il bagaglio di materiali e produzioni che ci portiamo in tour, i progetti che abbiamo in cantiere per i prossimi mesi.
La trasformazione è stata talmente rapida e incalzante da travolgere la stessa Operazione Glasnost: l’anno scorso, a giugno, presi dal lavoro sull’Armata e da mille altri pensieri, non siamo riusciti a pubblicare i nostri dati di vendita. Lo facciamo ora, aggiornandoli al 31 maggio 2014, senza però aggiungere i dati dei download gratuiti dei nostri titoli. Per due motivi: il primo, è che per estrapolare quei dati serve almeno una giornata di lavoro, che in questo momento non siamo in grado di ritagliarci; il secondo, e più determinante, è che ci siamo resi conto di alcune incongruenze nel rilevamento di quei dati, differenze significative tra differenti software statistici, insieme alla difficoltà di distinguere le visite a una certa pagina dagli effettivi download dei file in essa linkati.
Pertanto, torniamo a dare i soli dati di vendita complessivi, così come risultano dai magazzini delle case editrici.
***
Q
In libreria dal marzo 1999.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 5236 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 13106 copie.
Il dato totale è 368.518
(248.518 nelle varie edizioni Einaudi Stile Libero + Numeri Primi + 120.000 dell’edizione one-shot ne “I Miti”).
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2000.
Asce di guerra
In libreria dal settembre 2000.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 549 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 560 copie.
Il dato totale è 31.322
(16910 in edizione Tropea
+ 14412 Einaudi Stile Libero)
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2001.
54
In libreria dal marzo 2002.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 3285 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 4393 copie.
Il dato totale è 90.162.
(somma delle edizioni Einaudi Stile Libero + Einaudi Tascabili)
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2001.
Giap!
In libreria dal marzo 2003.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 148 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 non ha venduto copie. (Reso superiore al fornito)
Il dato totale è 14.725.
Guerra agli Umani
In libreria dall’aprile 2004.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 607 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 499 copie.
Il dato totale è 33.969.
(somma delle edizioni Einaudi Stile Libero + Tascabili Einaudi)
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2004.
New Thing
In libreria dall’ottobre 2004.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 274 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 177 copie.
Il dato totale è 23.749.
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2005.
Manituana
In libreria dal marzo 2007.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 2988 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 3695 copie.
Il dato totale è 71.172
(somma delle edizioni Einaudi Stile Libero + Einaudi Tascabili)
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2007.
Previsioni del Tempo
In libreria dal febbraio 2008.
Nell’intero periodo 31/05/2012 – 31/05/2014 non ha venduto copie.
Il dato totale è 10.374.
(5.260 nelle Edizioni Ambiente
+ 5114 nell’edizione Einaudi Stile Libero)
Stella del Mattino
In libreria dall’aprile 2008
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 234 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 252 copie.
Il dato totale è 18.672.
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2009.
New Italian Epic
In libreria dal maggio 2009.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 56 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 86 copie.
Il dato totale è 5.207.
Altai
In libreria dall’ottobre 2009.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 1414 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 6200 copie.
Il dato totale è 87.086
(somma delle edizioni Einaudi Stile Libero Big + Numeri Primi)
Il libro è scaricabile in diversi formati dal 2010.
Il sentiero degli dei
In libreria dall’aprile 2010.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2014 ha venduto 847 copie.
Il dato totale è 5.544.
Il libro è scaricabile in diversi formati da luglio 2011.
Anatra all’arancia meccanica
In libreria dal febbraio 2011.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 non ha venduto copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 222 copie.
Il dato totale è 10.182
Timira
In libreria dal maggio 2012.
Nel periodo 31/05/2012 – 31/05/2013 ha venduto 14382 copie.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 non ha venduto copie.
Il dato totale è 14.382
Il libro è scaricabile dal 10 maggio 2013
Point Lenana
In libreria dall’aprile 2013.
Nel periodo 31/05/2013 – 31/05/2014 ha venduto 15051 copie.
Il dato totale è 15.051
Il libro è scaricabile dal 30 aprile 2014
L’armata dei Sonnambuli
In libreria dall’8 aprile 2014.
Al 31/05/2014 risultano “vendute” (= “fornite al netto delle rese”) 46.387 copie.
N.B. Alcuni nostri titoli non sono elencati perché da tempo fuori catalogo oppure perché l’editore non ci ha ancora fornito i dati aggiornati. Li troverete comunque nella tabella che abbiamo elaborato due anni fa.
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June 29, 2014
Laboratorio di magnetismo rivoluzionario | Sistema operativo magico #ArmatadeiSonnambuli
Soquant* avRanno sentito paRlaRe del «LaboRatorio di magnetismo RivoluzionaRio», e soquant* saRanno tRa chi ha pReso paRte alla séance toRinese del 6 maggio scoRso |
Si tratta della più perturbante e avvolgente delle prosecuzioni «transmediali» de L’Armata dei Sonnambuli: il mondo che abbiamo narrato escresce dal libro e vive, cammina!, grazie alle tecniche del mentalismo, della prestidigitazione, dell’ipnotismo | E’ tutto parte dell’Atto Sesto del romanzo: esperimenti presi da documenti veri o presunti del XVIII secolo | Evocazioni di scontri tra magnetisti nella Torino ottocentesca | L’irraccoglibile sfida di Silvan a Gustavo Rol (il più grande book test di tutti i tempi, chiedi al ’77 se non sai come si fa) | Donne in trance che cominciano a parlare romeno | Monarchi che perdono la testa | remseM id ecov aL | Un mago sconosciuto che fa apparire uova di gallina (gallina ipnotizzata, naturalmente) | eiscp0tvwhòepctnuòowv |

Mariano Tomatis
Il «Laboratorio di magnetismo rivoluzionario» è un lavoro d’équipe, ma non esisterebbe senza le intuizioni, il lavoro, gli script, la regia e le presentazioni di Mariano Tomatis | Chi segue Giap oramai lo conosce, e forse legge avidamente il suo Blog of Wonders | Il meraviglioso è dappertutto, nascosto agli occhi dell’uomo comune, ma pronto ad esplodere come una bomba a scoppio ritardato | Il cassetto che apro mi mostra, tra rocchetti di filo e compassi, un cucchiaio da assenzio | Attraverso i fori di questo cucchiaio mi viene incontro una banda di tulipani che sfilano al passo dell’oca | Nella loro corolla si ergono dei professori di filosofia che discorrono sull’imperativo categorico | Ogni loro parola, moneta ritirata dalla circolazione, s’infrange sul suolo irto di nasi che le rigettano in aria dove descrivono cerchi di fumo | La loro lenta dissoluzione genera minuscoli frammenti di specchi in cui si riflette un filo di muschio umido | Queste ultime frasi, a partire da «Il meraviglioso è dappertutto», sono tratte da La parola a Péret, del poeta surrealista Benjamin Péret |

Benjamin Péret
Torniamo, senza essercene mai allontanati, al laboratorio di magnetismo rivoluzionario | Mariano ha raccolto tutti i materiali prodotti prima, durante e subito dopo la séance del 6 maggio, ma non gli bastava archiviarli, metterli on line per chi non era stato a Torino | Si trattava di farli vivere, mantenerli produttivi, ispiranti | Nasce così questo sito, «un ambiente che non si limita a presentare il (multiforme) stato dell’arte attraverso un diario di bordo, un album fotografico e la riproposizione dell’intero kjanella presentazione pubblicata sul suo blog, che vi esortiamo a leggere con attenzione, seguendo anche i link, soffermandovi a guardare i video e le immagini | Prendetevi il tempo che ci vuole, magari tornandoci sopra più volte, e poi inoltratevi nel ɐᴉɔsǝʌoɹ ɐllɐ opuoɯ del magnetismo rivoluzionario |

Clicca ed entra nel laboratorio di magnetismo rivoluzionario.
Uno dei prossimi post di Giap sarà una conversazione con Mariano sul suo ultimo libro, scritto insieme a Ferdinando Buscema: L’Arte di stupire (L.A.D.S., stesso acronimo de L’Armata dei Sonnambuli) |
Per quanto riguarda L’Armata dei Sonnambuli, abbiamo in programma nuovi speciali/florilegi e, più avanti, una conversazione con Andrea Cavalletti, autore del febbrile saggio Suggestione. Potenza e limiti del fascino ò (Bollati Boringhieri, 2011), che citiamo in questa lunga intervista su Doppiozero | Perché «il problema del mesmerismo è un problema politico» | e il problema della politica è un problema mesmerico |
La prossima séance del Laboratorio di magnetismo rivoluzionario si terrà il 5 settembre al Festivaletteratura di Mantova |
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June 23, 2014
L’#ArmatadeiSonnambuli, la fiction, l’archivio, il Quinto Atto e #Bioscop «unplugged»

Scaramouche nell’interpretazione di Alessandro Caligaris. Clicca per visitare il sito dell’artista. Ci sono anche omaggi ad altri nostri romanzi.
Il mondo de L’Armata dei Sonnambuli si espande e si arricchisce. Possiamo dire senza timore di smentite che nessun nostro libro aveva mai suscitato una simile discussione, una simile partecipazione dei lettori (dal vivo e in rete), una simile eterogeneità di contributi nei più disparati e imprevedibili linguaggi e discipline. Dopo le fotografie in maschera, le maschere-origami e i bastoni sono arrivati prima il Traduttore automatico dall’italiano al muschiatino (!) realizzato da Giuseppe Mazzapica (cognome temibilissimo), poi il wallpaper multiformato di Scaramouche (per computer e telefoni) realizzato da Marco Scacc, e il prossimo post sarà interamente dedicato al «Laboratorio di magnetismo rivoluzionario» di Mariano Tomatis, cioè la sperimentazione più radicale tra quelle ispirate al libro (e pare proprio che, dopo l’esordio torinese, verrà riproposto al Festivaletteratura di Mantova, settembre 2014).
In questo post proponiamo, non necessariamente in quest’ordine:
- un breve saggio di WM1 su archivio, fiction e ibridazioni ne L’Armata dei Sonnambuli, scritto su gentile richiesta di Goffredo Fofi e della redazione de Lo Straniero;
- la «recensione sonora» del filosofo e storico della psichiatria Mario Galzigna;
- estratti dalle migliori recensioni apparse in rete dopo l’ultimo florilegio (e, di nuovo, sono tante!);
- il video del reading che ha “disturbato” la presentazione romana de L’Armata dei Sonnambuli al Communia di Roma (a cura di Marco Paparella, Nexus, Claudia Salvatori e Laura Garofoli);
- le registrazioni di due presentazioni del libro: Siena e la seconda di Bologna. Quest’ultima è stata una presentazione sui generis, perché c’era anche il Wu Ming Contingent in versione «unplugged» (cajon, chitarra acustica, chitarra elettrica e voce), che non solo ha presentato l’album Bioscop, ma ha eseguito letture musicali de L’Armata. Vi mettiamo a disposizione sia l’audio completo sia gli mp3 delle diverse canzoni.
[A proposito, su YT c'è un video del pezzo Stay Human dedicato a Vittorio Arrigoni.]
Buone letture e buoni ascolti!
⁂
Dagli «Oggetti narrativi non identificati» all’Armata dei Sonnambuli e oltre
di Wu Ming 1
[Testo apparso con un altro titolo sul n. 168 della rivista «Lo Straniero», giugno 2014]
Nella nostra scrittura, fino ad oggi, si potevano distinguere in linea di massima due filoni: quello del romanzo storico e quello del cosiddetto «oggetto narrativo non-identificato». Da qui in avanti, penso che la distinzione sarà più difficile.
«Oggetto narrativo non-identificato» è l’espressione che scegliemmo nel 2000 per descrivere Asce di guerra, l’opera che inaugurò il filone. La scegliemmo in mancanza di meglio e transitoriamente, ma è un tipico caso di transitorio non transeunte, come certe cose lasciate a metà quando traslochi o ristrutturi l’appartamento. Asce di guerra lo scrivemmo insieme al comunista imolese Vitaliano Ravagli, classe 1934, ed era per un terzo la sua autobiografia (con focus sugli anni Cinquanta, quando finì a fare la guerriglia nelle giungle del Laos), per un terzo compendio delle guerre d’Indocina (una scrittura in tutto e per tutto saggistica), e per un terzo miscuglio disomogeneo di non-fiction e romanzo sulla Resistenza in Emilia-Romagna. Erano, di fatto, tre libri i cui capitoli si alternavano e avvinghiavano tra loro. Nella parte «romanzata», con qualche adattamento, attribuimmo a un personaggio immaginario l’inchiesta che avevamo fatto noi, facendogli incontrare e intervistare i partigiani (veri) che noi avevamo incontrato. Si trattava di un primo esperimento, non del tutto riuscito, anzi, in certe parti piuttosto sgangherato. In seguito lo abbiamo analizzato con una certa severità, ma fu un passo importante, ed eravamo determinati a proseguire in quella direzione.
Qualche anno dopo abbiamo scritto – e lo ribadiamo – che a interessarci non è tanto la «contaminazione tra i generi», operazione da tempo pleonastica e ormai realizzata in partenza anche nel più bieco mainstream (lo stesso Dan Brown «contamina i generi»), bensì l’ ibridazione delle tipologie testuali. Pensiamo che la collisione tra le più disparate tecniche e retoriche usate in diversi tipi di testo (narrativo, poetico, espositivo, argomentativo, descrittivo) possa sprigionare una grande potenza. Questa potenza investe da direzioni inattese i temi che vogliamo affrontare.
Fin dagli esordi uno dei nostri motti è: «Raccontare le nostre storie con ogni mezzo necessario». Solitamente queste storie le peschiamo dai «luoghi oscuri», dai coni d’ombra e dai rimossi della storia (nazionale ma non solo), e/o le troviamo interrogando le cicatrici del paesaggio. Un altro nostro motto è: «Stare tra l’archivio e la strada». Su quel materiale ci sforziamo di esercitare uno sguardo il più possibile «obliquo», sghembo, spiazzato.
Se di fronte alla storia ci limitiamo alla visione frontale, quella di primo acchito, inerziale, che avviene by design, della storia non vedremo che il monumento, ovvero ciò che è stato selezionato per produrre una retrospezione «ispirante» e dunque rosea. La storia monumentale vorrebbe dirci che «la grandezza, un giorno esistente, fu comunque possibile e perciò sarà anche possibile di nuovo; [l'uomo] percorre più coraggioso il suo cammino, poiché ora è sgominato il dubbio, che lo afferra nelle ore di maggior debolezza…» Sto citando dalla seconda delle Considerazioni inattuali di Nietzsche, che subito dopo avverte: «Quanta diversità dev’essere al riguardo ignorata [...] Come violentemente l’individualità del passato deve essere compressa a viva forza entro una forma universale e smussata, ai fini della concordanza, in tutti gli spigolosi angoli e linee!» Un monumento vuole sempre raccontarci una sola storia a scapito di tante altre, imporre un unico punto di vista su tanti altri.
Faccio un esempio che conosco bene, essendo ormai triestino d’adozione: se andiamo a Basovizza, presso la più celebre delle «foibe» (che in realtà foiba non è, trattandosi di un pozzo minerario), e quivi rimiriamo il monumento, eccoci esposti a un racconto unico, quello dei barbari slavocomunisti e delle vittime italiane, uccise – come vuole la più banale delle vulgate – solo perché italiane. L’Italia è un paese incapace di raccontarsi se non come vittima, gli italiani sono sempre innocenti, nella tragedia hanno un ruolo e non è consentito che ne interpretino altri, lo dimostrano le vicende del film Il leone del deserto e del documentario Fascist Legacy. Cosa viene rimosso dal monumento a Basovizza, come del resto da tutti i monumenti dedicati ai «martiri delle foibe»? Viene rimossa l’intera storia del confine orientale dalla Grande guerra al maggio 1945: l’italianizzazione forzata, l’esproprio delle terre di sloveni e croati, l’invasione nazifascista della Jugoslavia, i crimini di guerra del Regio Esercito, la trasformazione di Lubiana in un grande campo di concentramento, l’annessione di Trieste e dintorni al Terzo Reich… Tutti «spigolosi angoli e linee» che è meglio far scomparire. L’esempio è estremo, ma non c’è monumento che non faccia questo, anche partendo dalle migliori intenzioni. Quanti monumenti alla Resistenza risultano bolsi, tronfi, ridondanti, e finiscono per allontanare quell’esperienza trasformandola in cliché?
Tuttavia, se un monumento lo aggiriamo, può capitarci di scoprire una storia diversissima, una storia alternativa. Non la consueta, banalissima, «storia nascosta», esoterica, occulta, quella che piace ai complottisti, ma la storia del conflitto che viene ogni volta rimosso, del molteplice ricondotto a forza all’Uno. Non c’è «smussatura» che possa cancellare il molteplice, perché è insopprimibile. In ogni società e fase storica il conflitto è endogeno, endemico, inestirpabile, e basta davvero poco perché l’Uno torni a essere (come minimo) due.
Se fissiamo il Nettuno del Giambologna da una particolare angolatura, di scorcio, vedremo realizzarsi una magia: il pollice sinistro spunta dal fianco e diviene un fallo eretto con tanto di glande enfio e turgido. Una leggenda locale parla di uno scherzo del Giambologna alle monache dell’adiacente convento: guardando dalle finestre, vedevano il dio esibire una poderosa erezione. Ecco che irrompe il conflitto, ecco che l’Uno (la statua) diventa due (lo scultore irriverente e le suore), e poi molti, perché uno pensa al potere committente, alle persone che sapevano della burla, a quelli che se ne sono accorti da soli, a chi tramanda la leggenda, e poi, chissà se è davvero «solo» una leggenda… Ecco un’allegoria di quanto cerchiamo di fare nei nostri libri.
Molti lettori si sono fermati ai nostri romanzi storici di gruppo, da Q ad Altai, ma è nell’altro filone – meno seguito – che hanno avuto luogo le sperimentazioni importanti e fondative. Sperimentazioni che hanno influenzato il nostro ultimo (in tutti i sensi) romanzo storico, L’Armata dei Sonnambuli, nel cui «quinto atto» irrompe il perturbante e si realizza la convergenza dei due percorsi.
Abbiamo cercato di raccontare la Rivoluzione francese aggirandone il monumento (peraltro abbandonato e pieno di sterpaglie), il contromonumento reazionario (la solfa sulla povera Maria Antonietta, su Robespierre assetato di sangue e così via) e l’antimonumento revisionista eretto a suo tempo da Furet e dai Nouveaux Philosophes, che è forse la costruzione più impositiva e mononarrativa di tutte. Se il contromonumento reazionario ci dice che la Révolution fu crudele, asserzione a cui si può sempre rispondere con un plebeo «Grazie al cazzo!», l’antimonumento revisionista ci dice che la Révolution fu inutile, ed è un enunciato ben più pericoloso. Noi abbiamo cercato di mettere in campo il molteplice, le diverse rivoluzioni dentro la Rivoluzione. Fino al quinto atto si può credere di aver letto un «semplice» romanzo storico (per quanto selvaggio e plurilingue esso sia), poi nel quinto atto succede qualcosa…

Un muro del quartiere S. Lorenzo, Roma.
Da anni ci muoviamo in una terra di nessuno tra il «romanzo di non-fiction», la saggistica, il giornalismo, la poesia, il travelogue e chissà cos’altro.La tradizione è qualcosa che si sceglie, e noi rivendichiamo il carattere distintamente italiano della nostra «non-fiction creativa». La storia della letteratura italiana, per quanto possa sembrare strano, è in larga parte una storia di non-fiction scritta con tecniche letterarie, o di ibridazione tra fiction e non-fiction. Questo sempre si parva licet, naturalmente: ci arrampichiamo sulle schiene di giganti. Molti dei «classici» nostrani non sono romanzi, ma memoriali, trattati, autobiografie, investigazioni storiche, miscele impazzite dei più svariati elementi: la Vita nova, Il Principe, la Vita dell’Alfieri, lo Zibaldone di pensieri, la Storia della Colonna Infame, Se questo è un uomo, Un anno sull’altipiano, Cristo si è fermato a Eboli, Il mondo dei vinti, Esperienze pastorali, La scomparsa di Majorana, L’affaire Moro, per arrivare al caso Gomorra. Se la «non-fiction creativa» di oggi può essere percepita come più «selvaggia», grezza, dinamitata, è perché le opere appena elencate sono nel canone. All’epoca in cui furono scritte erano selvagge anch’esse, e comunque inetichettabili. Non rispettavano i confini canonici, spiazzavano le definizioni.
Dal nostro laboratorio, nel 2010, è uscito Il sentiero degli dei di Wu Ming 2. Si tratta di un romanzo di viaggio composto da racconti collegati tra loro, e al tempo stesso è – a tutti gli effetti – una guida per escursionisti con tanto di mappe, foto, consigli, indirizzi e contatti utili – e simultaneamente, senza soluzione di continuità, una controinchiesta su com’è stato deturpato e devastato l’Appennino tosco-emiliano. Ci sono tutti i danni e gli scempi causati da TAV e Variante di Valico. Qualche tempo dopo sono usciti il «romanzo meticcio» Timira, di Wu Ming 2 e Antar Mohamed, e Point Lenana, scritto da me e Roberto Santachiara. Questi ultimi due libri, usciti rispettivamente nel 2012 e nel 2013, compongono un dittico: entrambi affrontano il nostro rimosso post-coloniale, l’amnesia selettiva della nazione, i crimini del colonialismo italiano in Africa, anche se non parlano solo di questo. Point Lenana racconta il nazionalismo italiano, il fascismo, le guerre mondiali, le vicende del confine orientale, facendo passare ogni raggio attraverso un particolare prisma, quello del rapporto tra gli italiani e la montagna. E’ anche un libro sull’alpinismo, e sulla sua dimensione politica. Tommaso De Lorenzis lo ha definito «il risultato più estremo del lavoro di Wu Ming sull’ibridazione dei tipi testuali», ed è vero che abbiamo utilizzato tutte le tecniche che ci venivano in mente, tutti i tropi della scrittura saggistica, narrativa, lirica… In realtà ne L’Armata dei Sonnambuli andiamo oltre, solo che la faccenda è più sottile.
In fondo a molti nostri libri c’è una sezione chiamata Titoli di coda, dove segnaliamo le nostre fonti, elenchiamo le letture fatte, i viaggi, gli archivi consultati. In un certo senso «rilasciamo il codice sorgente del libro», affinché il lettore possa intraprendere un suo percorso di approfondimento, o andare alla deriva, oppure fare verifiche, fact-checking, «ingegneria inversa». Sebbene anche nei Titoli di coda le narrazioni proseguissero, il titolo e un certo salto stilistico li collocavano fuori dalla cornice del testo principale. Erano un addendo, un’appendice. Invece, ne L’Armata dei sonnambuli, i titoli di coda sono diventati il quinto atto dell’opera. Li abbiamo portati dentro la cornice del romanzo.
Manzoni chiama «Introduzione» la parte iniziale de I promessi sposi, ponendola fuori dall’intelaiatura del romanzo, ma quel testo è dentro la finzione dell’opera, l’estratto del documento secentesco è invenzione, è scritto imitando l’italiano di duecento anni prima. Oggi siamo smaliziati, sappiamo bene che quello stratagemma narrativo è frequente nel romanzo storico, anche perché su quella strada si è andati molto avanti, passando per Poe e arrivando alla fiction travestita da saggio (da Borges a La letteratura nazista in America di Bolaño passando per Sciascia, solo i primi riferimenti che mi vengono in mente hic et nunc). Oggi sappiamo anche distinguere il documento simulato dai documenti realmente reperiti negli archivi (le grida contro i bravi riprodotte nel primo capitolo). Anche i famosi «venticinque lettori» a cui Manzoni si rivolgeva erano smaliziati e in grado di cogliere la finzionalità e lo stratagemma, perché Manzoni lo riprendeva da Cervantes e Walter Scott. Il romanzo, dopo un lungo periodo di estrema «elasticità» nel definirlo, aveva da tempo trovato la propria forma e andava formando il proprio canone. Tempo addietro, la confusione tra fiction e non-fiction era frequente: nel 1719 De Foe aveva pubblicato il Robinson Crusoe spacciandolo per storia vera. È una volta terminata la confusione, una volta che il romanzo conquista la distinguibilità da altre forme, che può interrogarsi a fondo e con rigore su tale distinguibilità, e quindi sui confini tra fiction e non-fiction. Su questo Manzoni rimane un punto di riferimento, anche oggi, nell’era della testualità «liquida», dell’archivio infinito, della radicale prossimità e reciproco, rapidissimo interpellarsi di autori e lettori.
Il quinto atto de L’Armata dei sonnambuli non è chiamato «quinto atto» a caso, ma per segnalare che siamo ancora dentro la cornice del romanzo: gli scrittori entrano nel romanzo, il gioco prosegue e il lettore è sfidato a compiere le proprie esplorazioni, per capire dove passano i confini dopo la nostra ibridazione di archivio e finzione. Ci rivolgiamo a lettori partecipi e attivi, ai lettori «smaliziati» di oggi. Pensando a loro, abbiamo cercato di scrivere un libro che fosse pieno di bombe a tempo, di mine che esplodessero solo al secondo o terzo passaggio. Un libro che, una volta terminato, prima o poi chiamasse alla rilettura, grazie all’ultima parte «perturbante». Siamo lieti che questo stia succedendo. Quella che vogliamo far detonare è la consapevolezza del molteplice, contro ogni «smussatura» mononarrativa. L’alternativa all’imposizione di una storia è raccontarne mille altre possibili. Timira e Point Lenana hanno lavorato a fondo: i due percorsi della nostra produzione convergono, indietro non si torna. [WM1]
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L’Armata dei Sonnambuli a Siena, 16 giugno 2014. Clicca per ascoltare l’audio – diviso in capitoli – di quella presentazione. Con Wu Ming 4, Dimitri Chimenti, Alberto Prunetti e Francesco Zucconi. Qui sotto, invece, uno stralcio della recensione di Prunetti uscita in occasione dell’evento.
«Poi c’è la questione del linguaggio. Qui ci sarebbe tanto, troppo da dire, e sinceramente non me la sento. In queste righe estendo solo alcune sottolineature. L’Armata è uno di quei libri che si inventano una lingua. Una lingua che poi quando chiudi il libro ti rimane in testa e ti obbliga a continuare a dire svitoddio e soquanti. Anzi, più d’una lingua. Perché non c’è solo una voce narrante che ci conta soquanti fatti ed è un primo eccezionale livello di impasto linguistico, con prestiti dal bolognese e neologismi a iosa e calchi traduttivi dal francese. Già questo è brillante. Ma poi c’è il gergo fighetto dei fottuti muschiatini che pa’ola mia pa’ano come se avesse’o uno stecco nel sede’e: evitano la erre per spirito controrivoluzionario e vengono castigati da Scaramouche e dal bastone di Marat che le eRRRe le calca tutte di bRutto e a fuRoR di gengive (ma è quasi un Cirano dei poveri con lo scroscio abbondante, questo Leo-Scaraouche che è anche un po’ un tamarro bolognese, direi). E Scaramouche calca la erre ma anche la strada perché il teatro negli anni della rivoluzione scende in strada e non si fa mica solo nei manicomi, ormai è living theatre. E allora di teatro ce n’è tanto, sia quello ribelle che quello che simula la rivolta. C’è il proletariato e c’è la plebe. C’è la libertà e la costrizione della volontà, in questo libro. C’è quel popolino felice che ricorda Les enfants du paradis, quelli del loggione, il film capolavoro di Marcel Carné, che parla di teatro e di gerarchie (il paradiso è la zona più rumorosa e più alta e sfigata del teatro, dove vanno i poveri, mentre la platea è per i borghesi); e c’è lo spettacolo dei mesmerizzati, avvinti da una forza autoritaria come quella che promana dallo spettacolo dei media di massa. Non sono proletariato infatti quelle genti mesmerizzate e sonnambulizzate, manodopera plebea e robotica nelle mani del primo mesmerizzatore (contro)-rivoluzionario che farà del popolo un pubblico passivo del proprio teatro-spettacolo-politico.»
- Estratto da: Alberto Prunetti, Omaggio a Marie Nozière, recensione apparsa sul blog Il lavoro culturale.
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Poco prima della presentazione a Pisogne (BS), con Wu Ming 1, Franco Berteni (Mr. Mill) e Maurizio Vito.
«Wu Ming è, come sempre, attento ai controtempi storici, ai rimbalzi tra le epoche della ricezione della storia della Rivoluzione e ancora di più del suo mito e dei diversi miti rivoluzionari (e controrivoluzionari). Nel recente Utile per iscopo? di Wu Ming 2 si legge che il romanzo storico non cerca né il vero né l’utile ma punta a «falsificare la narrazione dominante, mostrarne le stratificazioni, sostituire allo stereotipo il conflitto» e l’obiettivo è pienamente centrato, grazie a un uso dell’anacronismo consapevole, volutamente spinto per interagire con altri tempi alla ricerca della dialettica con il lettore.
Se il lettore è sempre istanza attiva nei confronti del testo, quest’affermazione sembra essere ancora più centrata in questo caso rispetto al modo di intendere la vita delle storie raccontate. L’atto quinto, Come va a finire, è qualcosa di più dei consueti “titoli di coda” nei quali si rivelano fonti e modalità di lavoro dei singoli pezzi: il romanzo è disseminato di “botole” o “varchi temporali” che intendono spingere i lettori a rileggere, indagare e seguire i percorsi tracciati, magari per aprirne di nuovi e inattesi.
Membri di una comunità di lettori affamati di racconti che parlino ancora di un ‘noi’ (anche perché orfani di altre comunità?) ci ritroviamo addosso il desiderio di continuare il lavoro sul mythos interpretandolo e portandone alla luce virtualità inespresse, fino a far coincidere Wu Ming con We Ming.»
- Estratto da: Enrico Manera, L’Armata dei Sonnambuli, apparso sulla rivista on line Doppiozero.
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Siamo tutti #Scaramouche. Gli effetti della Termodinamica della Fantasia al #WuMingLab #Fantarchivo di CupraM. (AN) pic.twitter.com/CgZa0ZCkOM— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) June 22, 2014
Bella presentazione de L’#ArmatadeiSonnambuli di @Wu_Ming_Foundt a Massenzatico. Ora però mi sono perso per la bassa reggiana. AIUTO.— Gnarrrgh! (@Gnarrrgh) June 20, 2014
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«E le donne, diverse, uguali, l’hanno iniziata loro la cagnara, donne in cerca di una strada, in cerca di una Rivoluzione nella Rivoluzione a partire dallo strappo, dal taglio, dall’eccezione. La controrivoluzione, che, per qualcuno, non è l’opposto di una rivoluzione: la controrivoluzione è la rivoluzione opposta. E il Terrore. E la parte smerda, che «Terrorista» era chiunque rammentasse al prossimo che anche i ricchi cagano. La parte smerda perché, tanto, eravam tutti te’o’isti. E la fame, quella che la testa non funziona più come prima, s’incaglia. E frasi come stilettate, come sassi lanciati lontano con notevole precisione. Parole che eccitano gli animi e causano turbamento dell’ordine pubblico, perché il potere rivoluzionario rispetta la libertà d’opinione, ma attenzione a quel che si dice. Una narrazione in armonia con lingua e linguaggio, ricercata e colma di dettagli che creano un’insieme compatto, tangibile, fin negli odori, fin nella massa, nel popolo, che si muove, avanza, arretra, ancora avanza, vive, muore, ride, piange e fa la Storia.»
- Estratto da: Mia Parissi, L’Armata dei Sonnambuli, una (non)recensione.
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«Insomma, il romanzo si sostiene sulla farsa, in un senso che sa andare anche oltre l’aspetto tematico e che si dipana in domande implicite sulla veridicità di quanto narrato. Come sono andate veramente le cose durante la Rivoluzione Francese? Chi affermava cosa, e con quale obiettivo? E i personaggi di cui leggiamo, quelli che si muovono tra i vari Robespierre e Leclerc, sono realmente esistiti? L’ultimo atto è un’appendice storio-biografica in cui gli autori si dilungano sulle sorti dei protagonisti come Léo, D’Amblanc e Marie, citando fonti d’archivio e anagrafiche, e non dimenticando di ragguagliarci anche sulle successive vicende della rivoluzione e dei reali di Francia. Dell’esistenza di questi uomini e queste donne si parla con la stessa naturalezza con cui si racconta di eserciti ipnotizzati e di guardie stroncate col flusso magnetico. Ma allora, a cosa dobbiamo credere? Cosa è stato inventato, cosa descritto?»
- Estratto da: Francesco Corigliano, La rivoluzione di Wu Ming.
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Poco prima della presentazione alla biblioteca «Casa di Khaoula» di Bologna, 11 giugno 2014. L’Armata dei Sonnambuli + il Wu Ming Contingent in versione unplugged. Clicca sulla foto per scaricare la cartella zippata con le canzoni e le letture. Se invece vuoi l’audio completo, tutto di fila, usa il link qui sotto. Per scaricare, clicca sulla freccia puntata all’ingiù.
Audio completo della presentazione alla biblioteca «Casa di Khaoula» di Bologna, 11 giugno 2014.
Audio completo della presentazione alla biblioteca «Casa di Khaoula» di Bologna, 11 giugno 2014.
Durata: 2h 24′ 15″. 207 mega.
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@Wu_Ming_Foundt #ArmatadeiSonnambuli ecco come appare sul cell. Un po’ forte. Preso spunto da pag 634 e 637 pic.twitter.com/LSWncAgaTm— Marco Scacc (@MScacc) June 21, 2014
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APPUNTI PER IL PROSSIMO TRENTENNIO :-)
APPUNTI PER IL PROSSIMO TRENTENNIO :-)
Mario Galzigna introduce la presentazione de L’Armata dei Sonnambuli a Padova, 30 maggio 2014. Durata: 10’30″.
Docente di storia della scienza e di epistemologia clinica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Galzigna è autore di numerosi saggi, l’ultimo dei quali è Rivolte del pensiero. Dopo Foucault, per riaprire il tempo (Bollati Boringhieri, 2013). Ha tradotto e curato le edizioni italiane degli ultimi corsi di Michel Foucault al College de France, Il governo di sé e degli altri e Il coraggio della verità, entrambi pubblicati da Feltrinelli. Sempre per Feltrinelli, ha curato la raccolta di saggi Foucault oggi.
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«Non è propriamente un dormire: il sonnambulismo è un altro modo di stare svegli. Non è un essere passivi e abulici, anzi è un attivismo incessante, produce dinamismo, quasi fossero proprio il godimento e l’azione a spingere la nostra marcia. Il sonnambulismo si mescola a una sindrome del fare, condotta anche fino al limite della violenza, a una specie di ubriacatura collettiva. I segnali non sono difficili da captare, dal parossismo tecnologico che ha ormai ipnotizzato giovani e meno giovani generazioni fino all’inebriamento di massa per i circenses sportivi.»
- Estratto da: Pier Aldo Rovatti, «Una società di sonnambuli», apparso su «Il Piccolo» del 20/06/2014.
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Presentazione de L’Armata dei Sonnambuli a Parma, 19 giugno 2014.

«Il confronto tra aspirazioni ideali e necessità materiali che vivificò il processo rivoluzionario non si risolse mai nella prospettiva di un ritorno al rassicurante ordine precedente e sono proprio quegli aspetti che più assecondarono le tensioni alla rottura con il passato che la rivoluzione ha lasciato come migliore eredità ai posteri . Un lascito in tutti gli ambiti, politico, economico e culturale, enorme, che la subdola restaurazione termidoriana non riuscì ad eliminare del tutto e a cui ancora oggi è necessario fare riferimento [...] Quando fu spodestata, l’aristocrazia non era che la parodia del ceto che per secoli aveva guidato il continente, ma a decretarne la fine furono, tra i vari motivi, anche gli errati presupposti ideologici, le tare che si portava con sé da secoli, rappresentate dall’ironica fine di Luigi XVII, discendente di re taumaturghi morto per la scrofola. La borghesia, la classe in ascesa, portava a sua volta con sé quei limiti che oggi la condannano, riassumibili nell’inesauribile contraddizione tra la difesa della proprietà privata e l’aspirazione ideale alla libertà, anche economica, della società.»
Vittorio Saldutti, dalla recensione apparsa su Falcemartello.
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Poco prima della presentazione de L’Armata dei Sonnambuli al Communia di Roma, 6 giugno 2014. Il video che trovate in questo stesso post, poco sopra, è stato girato in quest’occasione.
«Le quasi 800 pagine dei Wu Ming risuonano di una musicalità impressionante: “il ritmo è così incalzante – interviene Presini – che si può quasi riconoscere il rap, o il rock progressivo degli anni ‘70”, ed è chiara come la scrittura sia permeata dal “laboratorio sperimentale di musica” degli stessi autori, impegnati nel progetto, estraneo ad un semplicistico divertissement degli autori, Wu Ming Contingent. E così, mentre “per gli edulcorati, Cura Robespierre” resta il testo di una canzone del nuovissimo album Bioscop, le parole de ‘L’armata dei sonnambuli’ suonano di ritmi e assonanze, respiri e rime, ed una lettura attenta riconosce persino settenari ed endecasillabi “poi sporcati, come parti liriche subliminali, perché amiamo i metri di poesia nella prosa”. L’allegoria è dunque aperta: il sangue delle ghigliottine bagna i ciottoli di una Parigi in subbuglio e colora ‘lo spirito di Marat’, il bastone con cui l’attore Scaramouche, uno dei protagonisti, si improvvisa “macchina ammazza-cattivi” rendendo l’intera città teatro della sua commedia [...] La nube di transmedialità del romanzo incorpora il presente, si articola e si snoda oltre il piatto moralismo, perché “una rivoluzione non può essere decaffeinata, pacifica, una rivoluzione è una rivoluzione”.»
Estratto da: Silvia Franzoni, L’Armata dei Sonnambuli, sperimentazione dei Wu Ming.
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Vuoi più bene ai #Mondiali2014 o alla #ArmatadeiSonnambuli? #nonsa #nonrisponde #nonlegge— Fab (@j0hngr4dy) June 17, 2014
The post L’#ArmatadeiSonnambuli, la fiction, l’archivio, il Quinto Atto e #Bioscop «unplugged» appeared first on Giap.








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