Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 87
November 13, 2021
Un mondo fatto di “interstizi”…

Qualcuno ha scritto che bisogna imparare a vivere negli “interstizi”. Cosa sia un interstizio me lo sono andato a trovare nella Treccani e ho scoperto che, tra le altre cose, significa “intervallo di tempo tra due fatti”.
Tra tempo lineare, tipico di noi occidentali, e quello ciclico nel quale vivono i cinesi, l’esperienza del vivere è fatto di “frammenti”, ovvero gli spazi vuoti da riempire, necessari alla vita.
Quelli di congiunzione, quelli di separazione, di “vuoto pneumatico”, che più di tutti gli altri spazi sono soggetti a ospitare, tra vizi e gesti compulsivi fatti non si sa bene perchè, e gesti e azioni che sono decisivi ed importanti.
Questo è un post che parla di un mondo sempre più piccolo, fatto, appunto, di frammenti, come quelli quando si rompe e va in frantumi un vaso, un vetro. L’immagine che correda questo post è il punto di partenza del mio racconto.
Qui tra i monti della Costa d’Amalfi, nella Valle di Tramonti, in uno dei 13 villaggi dove mi sono confinato insieme alla mia metà del cielo da quando il mondo è andato in frantumi, in un continuo lockdown, non abbiamo mai rinunziato ai nostri contatti esterni.
Per difenderci dalla doppia pandemia, virale e psicologica, abbiamo imparato a vivere cercando di mettere insieme i cocci di una esistenza che fino a due anni fa era trascorsa in maniera lineare, o ciclica se vi pare.
I nostri nonni vissero la prima, i genitori la seconda guerra mondiale, poi venne la guerra fredda, l’atomica, le guerre minori, lo spazio e l’interspazio, i muri, i terremoti e le alluvioni. Anno dopo anno, decenni dopo ventenni, il passato, il presente e il futuro si sono sempre alternati, così da sempre.
Amazon, dalla A alla Z, ci ha sempre seguiti ed aiutato a mettere insieme la realtà del quotidiano con i nostri ordini e le sue spedizioni, precisi come i suoi algoritmi. Ormai sanno tutto di noi, chi siamo, dove viviamo, cosa leggiamo, mangiamo, facciamo.
L’altro giorno mi è arrivato un ennesimo acquisto, un libro che prometteva di portarmi a fare il giro del mondo in 80 libri, un invito globale a guardare oltre noi stessi e ciò che ci circonda e a vedere il nostro mondo e la sua letteratura in modi nuovi.
Avere cioè la possibilità di affacciarci in quegli interstizi nel tempo e nello spazio così come solo la letteratura sa fare. Un viaggio trasportante e illuminante intorno al globo, attraverso opere letterarie classiche e moderne che dialogano tra loro e con il mondo che le circonda.
Seguendo un itinerario letterario da Londra a Venezia, Teheran e oltre, passando per autori da Woolf e Dante ai vincitori del Premio Nobel Orhan Pamuk, Wole Soyinka, Mo Yan e Olga Tokarczuk, opere che hanno plasmato la nostra idea del mondo e i modi in cui il mondo sanguina nella letteratura.
Il pacco è arrivato, la postina ce l’ha consegnato, ma quando l’ho aperto, con mia grande sorpresa non conteneva il libro, bensì qualcosa che mi rimane un mistero.
Un prodotto in plastica di una ditta giapponese per tastiere elettroniche, da quanto sono riuscito a capire da una rapida ricerca in rete. Ho inviato un messaggio online a Amazon e dopo qualche minuto, alle otto del mattino è squillato il mio cellulare.
Una voce di nome Irma, in un italiano perfetto, ma non nativo, chiamava da Londra e registrava la nostra conversazione. In pochi minuti è stato chiuso l’interstizio.
Ho ricevuto una mail con le istruzioni per il recupero del reperto e il successivo reinvio del libro ordinato, con tante scuse per l’errore. Ho avuto così l’immediata conferma di cosa significa “Vivere negli interstizi”.[image error]
November 10, 2021
Resta soltanto la “povertà” di idee

La cultura della politica o la politica della cultura? Viene prima la politica, poi la cultura, per entrare, a vele spiegate, nel mercato dell’analfabetismo funzionale.
Avete notato come è aumentata la produzione di libri scritti da politici, o quanto meno da chi fa “politica social”?
Il ritaglio che vedete qui di fianco è soltanto un “assaggio culturale”, chiamiamolo così, di recentissima chiamata.
Uno degli autori, quello con gli occhiali, ha dichiarato, senza vergognarsi di dirlo: «In troppi ormai scrivono libri. In Italia basta essere transitati per qualche minuto davanti a una telecamera per sentirsi accreditati a farlo. Si vive una bulimia di scrittura commerciale senza precedenti. Questo mi scoraggia…».
Ci vuole, infatti, davvero “coraggio” a pensarlo, scrivendoci su, appunto un libro, a seguito della sua esperienza politica. Poi, però, questo scrittore, ha superato lo scoramento e ha pubblicato anche lui un libro, convinto che, (e non ha vergogna a dirlo), «avrebbe potuto aiutare tante persone, in situazioni di difficoltà simili alla mia, a non mollare».
Il trauma di cui parla sarebbe quello di non essere più Ministro delle Infrastrutture, ma solo Senatore della Repubblica Italiana a 15mila euro al mese, una difficoltà straziante nella quale si riconosceranno milioni di italiani.
Non è mia intenzione qui criticare chi pensa, scrive e pubblica libri. La nostra epoca è una delle più felici della storia della comunicazione umana. Un tempo la si poteva chiamare “grafomania”. Oggi è qualcosa di molto diverso. Tutti finalmente abbiamo la possibilità non solo di pensare, scrivere e comunicare quello che pensiamo, ma anche di pubblicarlo. Basta intendersi su questo concetto.
Quando ho imparato a leggere e scrivere nella post-gutenberghiana tipografia di famiglia, la lettura stava per diventare una abilità/capacità di patrimonio comune. Agli inizi degli anni cinquanta del secolo e millenio trascorsi, il 12,90 per cento della popolazione italiana era ancora analfabeta. Oggi, grazie al cielo, si calcola solo un due percento. Ma è l’idea di “analfabetismo” che è del tutto cambiata.
Se prima si parlava di persone che non sapevano leggere e scrivere, oggi si parla di un diverso tipo di analfabetismo. Ricordo non molti anni orsono, quando mi trovavo all’ufficio postale, mi capitava spesso di venire richiesto di apporre una firma per il riconoscimento a favore di qualcuno che non sapeva firmare. Oggi, questa deficienza è scomparsa. L’ha sostituito l’ “analfabetismo funzionale”.
Un record in Italia, il più alto in Europa, raggiungendo il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni. Il 9,4% di questi ha un età compresa tra i 16 e i 24 anni, mentre il 24,2% ha tra i 25 e i 34 anni. Ma cos’è? Si chiamava “analfabetismo funzionale”. Al contrario dell’analfabeta strutturale, quello funzionale riesce a leggere e scrivere, ma è incapace di comprendere, elaborare e interpretare un testo letto.
Questo fenomeno colpisce sopratutto la fascia più giovane della popolazione, un allarme per i docenti di tutta Italia. Ogni qualvolta in classe presentavo ai miei studenti un testo, non dimenticavo mai di dire loro di affrontare la lettura e lo studio non solo in maniera orizzontale, ma anche verticale. Il modo necessario per saper comprendere, elaborare ed interpretare. Il riferimento era, ovviamente, alle fatidiche, tradizionali, canoniche inglesi “wh-questions”: chi-cosa-quando-dove-perchè.
Secondo dati riportati dallo Human Development Report, il livello di analfabetismo in Italia è il più alto in Europa, raggiungendo il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni. Il 9,4% di questi ha un età compresa tra i 16 e i 24 anni, mentre il 24,2% ha tra i 25 e i 34 anni.
Questi dati non ci dovrebbero sorprendere, considerando il fatto che più di un sesto degli studenti italiani abbandona gli studi prima di conseguire il diploma. La causa di ciò è da attribuire al fatto che la lettura è sempre più trascurata dai giovani. Il 75% delle famiglie di ragazzi analfabeti funzionali ha, infatti, dichiarato di possedere meno di 25 libri.
Da una esperienza più che quarantennale nell’insegnamento linguistico mi sento di poter dire che i social media giocano un ruolo indubbiamente fondamentale come responsabili della carenza dell’uso di un linguaggio corretto da parte dei giovani.
Mentre scriviamo messaggi sui nostri dispositivi siamo in costante ricerca di un modo rapido e semplificato di esprimerci. Vedi ad esempio il fiorire di “emoticon”, segni sostitutivi della parole. È innegabile che il linguaggio da noi usato sui social media è entrato a far parte della vita di tutti i giorni, limitando fortemente le nostre capacità lessicali e l’uso corretto della grammatica.
È proprio questo che ha portato molti esperti a pensare che questo fenomeno sia strettamente legato alla rivoluzione digitale e alla conseguente sovrabbondanza di dati a cui siamo sottoposti. A distanza di qualche decennio, tempo relativamente breve, se si pensa a quello che è il ritmo dello sviluppo umano, ci siamo ritrovati sommersi di ogni tipo di informazione e, secondo alcuni studiosi, è come se questo ci avesse mandato in tilt il cervello.
Si tratta di una vera e propria emergenza: se si considerano tutti i paesi industrializzati siamo secondi solo al Messico per livello di analfabetizzazione. Bisogna consapevolizzarsi al più presto, per riuscire a prendere provvedimenti contro questo attuale e urgente problema e il cambiamento deve partire proprio dai giovani.
Avete dato uno sguardo alla facce, ai titoli e agli argomenti nei quali si sono sentiti di tuffare le loro menti i sei giovani, brillanti e fortunati politici, autori/scrittori dei libri qui celebrati? Che la politica possa essere un “amore”, alla mia età, mi sento di replicare a chi l’ha detto, ricordando quello che disse, in maniera forse brutale, un politico della mia generazione: “sangue e merda”.
A voi giovani, brillanti, politici scrittori, tutti nati tra il 1972 e il 1982, il più giovane 35 anni, il più anziano 48, auguro ogni fortuna, ma vi assicuro che non comprerò i vostri libri, non li leggerò perchè li ho già letti sui social, nelle vostre chiacchiere nei talk show, nei vostri messaggi video e audio. Vi considero tutti miei cari studenti mancati, quelli ai quali piacevano sentire cantare la famosa canzone “Imagine”. Ma non me la sapevano commentare, non ne comprendevano il senso e l’utopia, non erano in grado di elaborare soluzioni e proposte alternative. Tutto quello che è rimasto è soltanto “povertà” di idee.
Come sottotitolo al suo libro, il giovin signore Luigi ha scritto: “La mia storia e ancora tutto quello che ancora non sapete”. A 38 anni avrà ancora tutto il tempo necessario per farcelo sapere. Che la vita “insegni”, nessuno lo ha mai messo in dubbio, ma non credo ci siano molti che possono sostenere, e dire che debbano tutto alla scuola. Lo ha scritto Lucia che è stata anche Ministro della “sua” scuola. Circa Danilo che si è qualificato “ministro più attaccato di sempre”, mi sento di dirgli che non ha ancora percorso quella strada di cui ho detto innanzi, quella della politica, segnata da “merda e sangue”. Per quanto riguarda poi le “riserve” di Vincenzo, posso dire che, in politica, come nella vita, è sempre bene scioglierle, così ognuno conosce bene la propria identità. A Rocco, che è stato soltanto un “portavoce” non mi resta che consigliargli di inventarsi un sua propria voce, magari facendosi sentire da Alessandro che, pur rifiutando ogni sorta di assembramento, si ostina a non sentire e resta sempre “contro”.[image error]
November 9, 2021
Memorie inglesi

10 Novembre 1960: in seguito alla sua assoluzione al processo di alto profilo, il romanzo di D. H. Lawrence “L’amante di Lady Chatterley” vende 200.000 copie in questo giorno nel 1960, il primo giorno in cui è legalmente consentita la pubblicazione, e circa trent’anni dopo la morte del suo autore.
Ricordo che ero a St. Albans, a nord di Londra, a lavorare in un ospedale mentale, quando la Penguin pubblicò l’edizione popolare di questo libro la cui copertina riproduco qui sopra. Costava soltanto “three and six”. Erano i “ruggenti anni sessanta”. Eravamo tutti più giovani, tutti in Inghilterra a studiare l’inglese che emergeva giorno dopo giorno e rodeva spazi al francese. Tutti a Carnaby street a vedere Mary Quant e le minigonne, a sentire alla Radio e in TV gli “scarafaggi” di Liverpool.
Ci passavamo il libro di Lawrence come qualcosa da condividere tra parchi e prati. Eravamo tutti assatanati di sesso, giovani continentali venuti qui a studiare la lingua che sarebbe diventata la lingua dei capitalisti trasformati poi in rivoluzionari qualche anno dopo col ’68. Noi, proletari veri, che ci illudevamo di diventare dei guardacaccia e di trovarci una Lady come quella del libro… Mamma mia che tempi, che idee, che giochi proibiti!
A distanza di oltre 50 anni tutto è cambiato. Il libro di Mellors e della sua Lady è un classico della letteratura, non solo inglese, ma mondiale. Un libro pudico, profondo quasi puritano … Mi guardo intorno, giro gli occhi sull’edicola, sfoglio le pagine di libri in libreria, faccio zapping alla TV, vedo i grandi fratelli dei talk show, percorro i viali delle grandi e piccole città, navigo in rete, cammino sulle spiagge e vedo di tutto, sotto gli occhi di tutti. Però che Lady, quella inglese.
E il povero D. H. Lawrence fu sequestrato, messo all’indice e, se ricordo bene, anche scomunicato! Che tempi, signori miei! Una, cento, mille, milioni sfumature di grigio ….
[image error]November 8, 2021
Hedy Lamarr: io me la ricordo …

Shakespeare fece fare alla sua Giulietta quella famosa domanda “cos’è un nome?”, mentre si interrogava sulla sua identità e su quella di Romeo nella rivalità tra le loro due famiglie. Basta cambiare nome, o non dirlo e tutto cambia. Quando mi sono imbattuto in questo nome, mentre leggevo questo libro sui “matti”, mi ha riportato indietro nel tempo, nel mio “cinema Paradiso” a Sarno, nella Valle dei Sarrasti, oltre mezzo secolo fa. Era il 1958, lo ricordo bene, al cinema Moderno, oggi scomparso. Il film, in bianco e nero, aveva un titolo che era tutto un programma per noi giovani sbarbatelli di provincia, appena oltre i 18 anni, pronti per evadere il divieto di visione ai minori di un film che aveva un titolo che prometteva tutto: “L’animale femmina”.
Pieni di ormoni, alle fioche luci del bianco e nero, con le prime sigarette acquistate sciolte, ci aspettavamo immagini proibite da un film con un titolo simile. Impossibile capire, oggi, a distanza di poco più di una manciata di anni, questa atmosfera. Lo schermo del cinema era l’unico modo per immaginare come era il mondo “fuori”.
Specialmente poi, il mondo femminile. Non sapevo allora che la bellissima Hedy Lamarr aveva girato un altro film che, tra le tante sue cose che leggerete qui di seguito, l’avrebbe fatta passare alla storia del cinema come l’attrice che ha girato la prima scena nuda: il primo nudo integrale del cinema. Ma la Hedy non fu solamente questo. Fu anche altro, e che altro! Leggete quello che ha scritto l’autore del libro che ho citato innanzi e vi convincerete:
Nasce il 9 novembre 1914, a Vienna, Hedy Lamarr, pseudonimo di Hedwig Eva Maria Kiesler, attrice e inventrice austriaca, naturalizzata statunitense. La diva era solo una copertura. Una donna come quella, lì dentro, in quell’ufficio, non l’avevano mai vista. Di donne in generale ne entravano poche. Chiese dove si faceva richiesta per un brevetto, nessuno le rispose.
Era il 1941, lei era Hedy Lamarr, una delle più celebri dive di Hollywood. Era quella del primo nudo integrale della storia del cinema, nel film “Estasi”. Era quella che si diceva fosse fuggita dall’Europa perché ebrea. Era quella dagli innumerevoli mariti, quella a cui erano ispirati i volti di “Biancaneve” e di “Catwoman”, la diva capricciosa e instabile. Quasi le risero in faccia all’Ufficio Brevetti: la star del cinema che giocava a fare la scienziata!
Certo, era un po’ stramba come tutte le dive, pensarono. Ma quello che gli scettici impiegati (e non solo loro) ignoravano era che Hedy Lamarr, prima di puntare sulla bellezza e sul cinema, aveva studiato ingegneria a Vienna. Con successo. E aveva deciso, dall’America, di combattere il nazismo, come poteva.
Il brevetto fu registrato, nel 1942, con il numero 2.292.387 a nome Hedy Kiesler Markey (il suo vero nome) e George Antheil, il compositore che con lei aveva messo a punto il progetto. Si trattava del Secret communication system, un sistema di modulazione per la codifica di informazioni da trasmettere su frequenze radio verso un’entità che li riceverà nello stesso ordine con il quale sono state trasmesse.
Cadde presto nel dimenticatoio, con la Marina americana che lo ritenne inutilizzabile. Fino al 1962 quando, a brevetto scaduto, il sistema fu adottato sulle navi americane impegnate nel blocco di Cuba. Solo quando fu tolto il segreto militare, nel 1985, la grande intuizione di Hedy e di Antheil fu chiara a tutti e l’attrice (che aveva passato gli ultimi anni tra denunce, cause legali, cleptomania, psicofarmaci, instabilità mentale e difficoltà finanziarie) ottenne il giusto riconoscimento.
Da allora sono stati registrati oltre 1200 brevetti su quella che è la tecnologia spread-spectrum, che viene usata oggi non solo nella crittografia e per scopi militari ma anche nella telefonia cellulare e nei sistemi wireless. In Germania, Austria e Svizzera, il 9 novembre si festeggia il Giorno degli inventori, in onore della geniale inventrice viennese Hedwig Eva Maria Kiesler, in arte Hedy Lamarr. Il più geniale brevetto che ha creato è stato Hedy Lamarr.[image error]
November 7, 2021
Manifesto per la Vita

Questa è la tua VITA. Fa quello che ami e fallo spesso. Se qualcosa non ti piace, cambia. Se non ti piace il tuo lavoro, lascialo. Se non hai abbastanza tempo, smetti di guardare la tv. Se cerchi l’amore della tua vita, fermati. Lo troverai che ti aspetta, quando comincerai a fare le cose che ami. Smetti di analizzare ogni cosa, tutte le emozioni sono belle. LA VITA E’ SEMPLICE. Quando mangi, apprezza ogni singolo boccone. Apri la tua mente, le tue braccia e il tuo cuore a cose diverse e a gente nuova. Siamo tutti uniti nelle diversità. Chiedi alla prima persona che incontri qual è la sua passione e condividi il tuo sogno. VIAGGIA SPESSO. Perdendoti, ti aiuterà a ritrovare te stesso. Certe opportunità nella vita si presentano solo una volta, afferrale. La vita è la gente che incontri e le cose che fai con esse. Perciò, esci e inizia a creare. LA VITA E’ BREVE. Vivi i tuoi sogni e condividi la tua passione.
[image error]November 6, 2021
La cultura dell’epidemia

Come abbiamo visto con l’epidemia di Ebola, e la disastrosa gestione precoce della pandemia di coronavirus COVID-19, una mancanza di preparazione, ritardi e problemi a livello di sistema con la distribuzione di forniture mediche critiche possono avere conseguenze mortali. Tuttavia, dopo ogni epidemia, i sistemi messi in atto per coordinare le risposte alle emergenze vengono generalmente smantellati.
Uno dei migliori ricercatori biomedici americani, la dott.ssa Pardis Sabeti, e la sua collaboratrice vincitrice del Premio Pulitzer, Lara Salahi, sostengono che questi problemi sono integrati nell’ecosistema delle nostre risposte alle emergenze. Con una comprensione del percorso della malattia e una conoscenza della psicologia politica, mostrano come la segretezza, la concorrenza e lo scarso coordinamento affliggono quasi tutte le principali crisi di salute pubblica e rivelano quanto si potrebbe fare di più per salvaguardare il benessere di operatori sanitari, pazienti, e comunità vulnerabili. Un’opera di impavida integrità e autorità inattaccabile, Outbreak Culture: The Ebola Crisis and the Next Epidemic cerca di garantire che apportiamo alcuni cambiamenti urgenti necessari prima della prossima pandemia. Ecco un breve estratto:
La cultura dell’epidemia durante la pandemia ha rappresentato un’esperienza collettiva più ampia della risposta di qualsiasi paese. Le agenzie globali che lavorano per lanciare una risposta globale efficace attraverso la collaborazione e il coordinamento sono state invece affrontate con sfide senza precedenti. Tra atteggiamenti politici e sciovinismo nazionale, l’OMS, che ancora una volta si è trovata sottofinanziata, con risorse e poteri insufficienti, non è stata in grado di assumere efficacemente il suo ruolo di principale connettore nella risposta alle epidemie globali. Nel maggio 2020, l’agenzia ha subito un altro duro colpo quando gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero interrotto i legami con l’agenzia e reindirizzato i suoi fondi alla sua risposta nazionale. Sebbene alcune collaborazioni siano continuate e le informazioni siano state condivise, il gesto pubblico ha creato un pericoloso precedente minando le agenzie sanitarie globali. Seguire avrebbe messo a repentaglio la sicurezza nazionale del paese, dal momento che la maggior parte delle malattie infettive ha origine al di fuori degli Stati Uniti. Sebbene la decisione sia stata annullata, il disimpegno degli Stati Uniti dai partenariati critici ha minato i primi sforzi per una risposta globale collaborativa.
La cultura politica tossica negli Stati Uniti e in altre parti del mondo ha messo in ombra qualsiasi slancio in avanti. Ironia della sorte, i paesi considerati con più soldi, mezzi e competenze hanno avuto i peggiori risultati nel contenere la diffusione del virus. Il Regno Unito ha registrato la seconda peggiore “morte in eccesso” pro capite rispetto ai paesi vicini in Europa. Le strategie di mitigazione guidate dalla politica dell’India e gli investimenti ritardati nelle misure sanitarie hanno sfruttato le disparità sanitarie di lunga data del paese e hanno messo i lavoratori poveri e migranti a più alto rischio di morte. Entro febbraio 2021, la continua alta circolazione in alcune aree dell’India ha permesso l’emergere di una nuova variante e la ripresa dei casi. Lo stesso è stato vero per molti altri paesi, anche se alcuni hanno mostrato una leadership impressionante, dove i governi hanno collaborato con gli scienziati e hanno rapidamente implementato disposizioni per i test, la messa in quarantena e la tracciabilità dei contratti. La promozione dell’equità sanitaria in Giordania, ad esempio, ha portato cittadini, rifugiati e residenti stranieri a ricevere vaccinazioni gratuite. L’inclusione da parte della Tanzania di gruppi indigeni ha creato un ambiente autosostenibile, limitando la necessità di supporto esterno nella loro risposta. Quando i vaccini europei promessi sotto COVAX non sono riusciti a raggiungere i Balcani in modo tempestivo, la Serbia ha intenzionalmente aggirato gli ostacoli geopolitici e burocratici che ostacolano la distribuzione dei vaccini altrove e ha iniziato i negoziati con Cina e Russia per ottenere altre opzioni per la loro gente. Hanno quindi lanciato una strategia di vaccinazione per l’intera regione dei Balcani, vaccinando le popolazioni in Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord e, senza il permesso del governo del Kosovo, anche i serbi del Kosovo. Le azioni di questi paesi hanno contrastato molti altri sforzi di vaccinazione interni, come la Colombia e Israele, che inizialmente hanno negato o ritardato significativamente i vaccini nei territori vulnerabili o in parti delle loro popolazioni.
Proprio come l’epidemia di Ebola in Africa occidentale, l’epidemia di COVID-19 è stata un’opportunità per far prendere piede a incentivi perversi. Le prime carenze di test diagnostici, mascherine e disinfettanti per le mani hanno consentito casi di aumento dei prezzi da parte di cliniche ed enti commerciali, con gli esempi più estremi che fanno pagare migliaia di dollari per test, con le compagnie assicurative che puntano il conto ai pazienti. I desideri egocentrici di riaprire hanno ulteriormente alimentato i mercati capitalistici. Negli Stati Uniti, agenzie governative, squadre sportive professionistiche, aziende e molti college privati hanno utilizzato vaste risorse diagnostiche cliniche per testare migliaia di individui asintomatici — a volte ogni giorno — spesso mentre le comunità circostanti hanno subito ritardi e carenze nei test e hanno lottato per soddisfare i bisogni clinici di base.
La mancanza di trasparenza ha reso difficile seguire il denaro. Ad esempio, dei $ 1 miliardo stanziati dal Coronavirus Aid, Relief and Economic Security Act (CARES) degli Stati Uniti per la produzione di dispositivi di protezione individuale e materiali per i test, $ 688 milioni sono stati reindirizzati al Dipartimento della Difesa, alcuni per progetti non correlati alla pandemia. risposta. Molti contratti basati sulla ricerca e sulla risposta sono stati assegnati a contatti politici e, come in Iraq, come offerte di concorrenza unica o limitata senza giustificazione e approvazione accessibili. Agli Stati, dati ingenti fondi da spendere rapidamente ma con un’assistenza minima, sono stati lasciati fare un’offerta contro il governo federale per dispositivi di protezione individuale e forniture diagnostiche. Sebbene la natura opaca del processo renda difficile identificare i casi specifici di corruzione, è chiaro che la pandemia di COVID-19 ha visto molti individui e organizzazioni trarre profitto a scapito dei mezzi di sussistenza e delle vite.
I centri medici in tutti i paesi duramente colpiti hanno risentito degli effetti della risposta fratturata. La carenza di attrezzature e risorse mette a rischio gli operatori sanitari. Gli ospedali che hanno raggiunto la capacità sono stati costretti a respingere i pazienti COVID-19 e coloro che potevano accettare pazienti hanno dato la priorità a fornire cure critiche a coloro che erano in una posizione migliore per sopravvivere. I dipartimenti di emergenza hanno visto tassi più elevati di abusi sui minori, overdose di droghe e tentativi di suicidio rispetto all’anno prima dell’inizio della pandemia. La paura di contrarre il COVID-19 ha impedito a molti di cercare cure mediche e stiamo già assistendo a un aumento dei tumori critici. Lo scetticismo e la disinformazione hanno reso più difficile il lavoro dei medici.
I virus espongono e sfruttano le crepe nella fiducia nella nostra società, come ha ampiamente chiarito SARS-CoV-2. In America abbiamo assistito a un aumento delle tensioni, delle campagne di disinformazione e delle disuguaglianze sorprendenti che hanno permesso al virus di prosperare. Più ci litigavamo, più opportunità aveva il virus di stringere la presa.
@Googletraduttore@
As we saw with the Ebola outbreak — and the disastrous early handling of the COVID-19 coronavirus pandemic — a lack of preparedness, delays, and system-wide problems with the distribution of critical medical supplies can have deadly consequences. Yet after every outbreak, the systems put in place to coordinate emergency responses are generally dismantled.
One of America’s top biomedical researchers, Dr. Pardis Sabeti, and her Pulitzer Prize–winning collaborator, Lara Salahi, argue that these problems are built into the ecosystem of our emergency responses. With an understanding of the path of disease and insight into political psychology, they show how secrecy, competition, and poor coordination plague nearly every major public health crisis and reveal how much more could be done to safeguard the well-being of caregivers, patients, and vulnerable communities. A work of fearless integrity and unassailable authority, Outbreak Culture: The Ebola Crisis and the Next Epidemic seeks to ensure that we make some urgently needed changes before the next pandemic. Here is a brief excerpt:
Outbreak culture during the pandemic represented a collective experience larger than any one country’s response. Global agencies working to launch an effective global response through collaboration and coordination were instead met with unprecedented challenges. Amidst political posturing and national chauvinism, the WHO, which again found itself underfunded, under-resourced, and underpowered, was unable to effectively take up its role as a major connector in global outbreak response. In May 2020, the agency was dealt another major blow when the United States announced it would sever ties with the agency and redirect its funds to its national response. Though some collaborations continued and information was shared, the public gesture set a dangerous precedent by undermining global health agencies. Following through would have jeopardized the country’s own national security, since most infectious diseases originate outside of the United States. Although the decision was reversed, US disengagement from critical partnerships undermined early efforts at a collaborative global response.
The toxic political culture in the United States and elsewhere in the world overshadowed any forward momentum. Ironically, countries considered to have the most money, means, and expertise fared the worst in containing the virus’s spread. The United Kingdom experienced the second-worst “excess death” per capita compared to its neighboring countries in Europe. India’s politically driven mitigation strategies and delayed investment in health measures exploited the country’s longstanding health disparities and placed poor and migrant workers at highest risk for death. By February 2021, continued high circulation in some areas in India allowed for a new variant to emerge and cases to resurge. The same was true of many other countries, though a few showed impressive leadership, where governments partnered with scientists and quickly implemented provisions for testing, quarantining, and contract tracing. Promotion of health equity in Jordan, for example, led to citizens, refugees, and foreign residents receiving vaccinations free of charge. Tanzania’s inclusion of indigenous groups created a self-sustainable environment, limiting the need for outside support in their response. When the European vaccines promised under COVAX failed to reach the Balkans in a timely fashion, Serbia intentionally bypassed the geopolitical and bureaucratic hurdles hampering vaccine distribution elsewhere and began negotiations with China and Russia to obtain other options for their people. They then launched a vaccination strategy for the entire Balkans region, vaccinating populations in Bosnia and Herzegovina, North Macedonia, and — without the permission of the Kosovo government — the Kosovo Serbs as well. Actions by these countries countered many other in-country vaccination efforts such as Colombia and Israel that initially denied or significantly delayed vaccines to vulnerable territories or parts of their populations.
Just as the Ebola outbreak had in West Africa, the COVID-19 outbreak served as an opportunity for perverse incentives to take hold. The early shortages in diagnostic testing, masks, and hand sanitizers allowed for instances of price gouging by clinics and commercial entities, with the most extreme examples charging thou- sands of dollars per test, with insurance companies punting the bill to patients. Self-centered desires to reopen further fueled the capitalistic markets. In the United States, government agencies, professional sports teams, businesses, and many private colleges used vast clinical diagnostic resources to test thousands of asymptomatic individuals — sometimes daily — often while surrounding communities suffered testing delays and shortages, and struggled to meet basic clinical needs.
A lack of transparency made it hard to follow the money. For example, of the $1 billion allotted by the US Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security (CARES) Act for the production of personal protective equipment and testing materials, $688 million was redirected to the Department of Defense, some for projects unrelated to pandemic response. Many research and response-based contracts were given to political contacts, and, as in Iraq, as sole-source or limited competition bids with no accessible Justification and Approval. States, given large funds to spend quickly but minimal assistance, were left to bid against the federal government for personal protective equipment and diagnostic supplies. While the opaque nature of the process makes it difficult to identify the specific instances of corruption, it is clear that the COVID- 19 pandemic has seen many individuals and organizations profit at the expense of livelihoods and lives.
Medical centers in every hard-hit country felt the effects of the fractured response. Equipment and resource shortages put health care workers at risk. Hospitals that reached capacity were forced to turn away COVID-19 patients, and those who could accept patients prioritized giving critical care to those who were in a better position to survive. Emergency departments saw higher rates of child abuse, drug overdoses, and attempted suicides compared to the year before the pandemic began. Fear of contracting COVID-19 kept many from seeking medical care, and we are already seeing an uptick in critical cancers. Skepticism and misinformation made physicians’ jobs harder.
Viruses expose and exploit the cracks in trust in our society, as SARS-CoV-2 made abundantly clear. In America we saw a rise in tensions, disinformation campaigns, and striking inequalities that allowed the virus to thrive. The more we fought one another, the more opportunities the virus had to tighten its grip.
[image error]Sulla sabbia…

“Nell’ora di bassa marea/ho scritto un verso sulla sabbia/e vi ho effuso intero il mio cuore/e la mia anima./In tempo di alta marea son tornato/a rivedere i segni tracciati/e ho letto sulla spiaggia/tutta la mia ignoranza”.(Kahlil Gibran)
[image error]November 4, 2021
November 3, 2021
Il “sogno” dell’Intelligenza Artificiale

Ho fatto un sogno. Ne faccio tanti. Tutti sogniamo. Sogni diversi, come diversi sono i cervelli. Il mio ne fa molti, strani ed incomprensibili, alcuni significativi. Stanotte ho sognato qualcosa su un argomento al quale sono molto interessato: la “Intelligenza Artificiale”. Mi interessa perchè l’ho sempre collegata a quella “Naturale” che non sempre si dimostra in grado di aiutarci a capire come va il mondo e come siamo fatti noi che ci viviamo.
E’ trascorso ormai molto tempo da quando ho lasciato l’insegnamento. Per insegnare ho sempre pensato a come fare il mio lavoro di docente con “intelligenza”. Non sempre ci sono riuscito, lo riconosco. Continuo a sperare che per questo quella “artificiale” possa essere di aiuto.
Una speranza che continua anche nei miei sogni. Gli anni trascorsi tra libri, scuole, università, studenti ed insegnanti, lingue ed argomenti connessi, tanto divergenti quanto convergenti, hanno concorso a formare quello che qualcuno ha chiamato il “brodo primordiale” della materia di cui tutti siamo fatti.
Come giustamente disse il Bardo, anche io sono “fatto della stessa sostanza dei sogni”. Quelli miei riflettono il mio vissuto. Ho sognato di dover entrare in una nuova classe formata da molti giovani studenti di liceo. Dovevo iniziare l’anno scolastico introducendo la lingua inglese. Avevo tra le mani la fotocopia del brano con un testo in lingua inglese da distribuire e studiare, il cui titolo era, appunto, “AI: Artificial Intelligence”.
Ricordo che ne stavo discutendo con un collega il cui volto mi era del tutto sconosciuto, ma che in effetti, il mio “conscio” me lo proponeva come “conosciuto”. Un controsenso, solo in apparenza, che da sveglio non mi so spiegare, ma da “in sonno” era la realtà.
“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. È così che Shakespeare, nella sua opera “La tempesta”, immagina l’essenza umana, quella parte più profonda di noi che è immutabile ed eterna alla quale è stato dato il nome di anima. La nostra vita non si esaurisce nella realtà contingente, ma sussiste oltre di essa, in una dimensione eterea e surreale, dove la nostra anima trova una piena realizzazione. E tutto sembra continuare nei sogni.
Ma cosa sono i sogni? Perché ancora oggi rimangono tema oscuro e sconosciuto, nonostante le moderne tecnologie e gli studi scientifici avanzati? Che cos’è l’intelligenza artificiale? Potremmo dare una miriade di risposte a questa domanda, così come non potremmo darne nessuna. Una domanda semplice che mette in crisi anche il più erudito dei pensatori o, peggio ancora, degli scienziati.
Molti si sono occupati di questo argomento, a partire dagli antichi greci che considerarono il sogno una dimensione privilegiata in cui cercare e scoprire la struttura più interna dell’uomo e del mondo in cui vive. Con il mistero della sua natura si misurarono filosofi antichi e moderni e ognuno di loro dette una propria interpretazione a riguardo. Ma possiamo dire qualcosa di più di quella artificiale? Sembra di si.
L’abbiamo a portata di mano, ne facciamo parte, senza saperlo: IBM, Amazon , Microsoft, Google, Facebook, per citarne solo alcuni. Sono tutte “intelligenze artificiali” nel senso che l’artificiale è un oggetto che è fatto o sviluppato dagli esseri umani piuttosto che accadere naturalmente, specialmente come copia di qualcosa di naturale. Si incontra e si scontra con quella naturale che può essere definita come la capacità di pensare, riconoscere, comprendere, apprendere e risolvere problemi.
Possiamo allora dire che qualsiasi oggetto/cosa o macchina che è nato/sviluppato/creato/prodotto dall’essere umano con la capacità di pensare, comprendere e risolvere problemi è noto come oggetto di intelligenza artificiale. Oppure la macchina che ha la capacità di pensare, riconoscere è conosciuta come intelligenza artificiale.
Funziona esattamemte come il cervello umano. Per ogni accadimento/attività, viene generato un nuovo circuito di rete neurale all’interno della mente. Significa che la nostra mente lavora sul pattern matching, vale a dire un confronto/incontro di modelli.
Ogni giorno, nella nostra vita, seguiamo alcuni schemi come camminare sul lungomare, tenere il cucchiaio, aprire la porta. Per ogni schema è stato creato un circuito e in base a quel circuito, completiamo il nostro compito, supponiamo di andare a casa di un parente, ci saluteranno e ci chiederanno di sederci.
In quel momento, un modello sarà attivo nella nostra mente, mentre stiamo per ottenere una sedia o un altro oggetto adatto per sedersi. Così funziona il cervello umano. Anche l’intelligenza artificiale funziona sulla base di questi schemi del cervello umano. Lavora sull’algoritmo di ricerca del modello impostato all’inizio.
Ritornando al mio sogno posso dire che mi sono stati proposti i tag, le etichette dei miei modelli, in forma di interessi: la lingua inglese, la classe, gli studenti, i colleghi, l’ambiente, l’argomento. Insomma, il cervello riceve e rielabora in vita reale e riproduce in sonno/sogno, rielaborando in maniera sua ed impropria, in maniera quanto mai libera, arbitraria e misteriosa.
Se la capacità di una macchina di pensare o riconoscere è nota come intelligenza artificiale e lavora sulla corrispondenza dei modelli e sull’identificazione degli input, proprio come il cervello umano, il cervello umano, in sogno, va per conto suo, infischiandosene sia dei modelli coscienti e naturali che di quelli eventualmente artificiali. Il sogno, allora, rimane un mistero, tanto per l’intelligenza artificiale e quella naturale quanto per le presuntuose neuroscienze.
Mi resta da spiegare la frase che si legge nella immagine che correda questo post. Feci quella foto durante una conferenza sul tema della IA che si tenne a Bologna qualche anno fa. Il relatore voleva invitare ad essere prudenti nel dibattito sul futuro della Intelligenza Artificiale. Non ricordo quale fosse con precisione la sua finale considerazione in merito. Rimane l’ambiguità di questa dichiarazione e resta tele per entrambi le intelligenze.[image error]
November 1, 2021
Le domande dell’uomo

Credere oggi. Cosa credere ? Come credere? Perchè credere? Quando credere? In chi credere?
André Frossard (Saint-Maurice-Colombier, 14 gennaio 1915; † Versailles, 2 febbraio 1995) è stato un giornalista e scrittore francese, convertitosi al cattolicesimo nel 1935: ha raccontato la sua esperienza in un fortunato saggio dal titolo “Dio esiste, io l’ho incontrato.”
Frossard era figlio di Louis-Oscar Frossard (uno dei fondatori del Partito Comunista Francese, del quale fu leader per 31 anni). Cresciuto in una famiglia di atei, a 20 anni si convertì al Cattolicesimo e fu battezzato l’8 luglio 1935. André Frossard fu eletto all’Académie Française nel 1987.
Perchè vivere? Che cos’è la fede? Chi sei? E’ possibile convertirsi in due minuti? Il Cristianesimo è fallito? A che servono i dogmi? L’uomo non ha inventato gli dei per rassicurarsi? Perchè ci sono tante religioni?Chi è il Cristo? Come riconoscere che una cosa è vera? Si può dire che una cosa è bella? L’oggettività è possibile? La fede e il Big Bang. E se la scienza dimostrasse che Dio non esiste? Dire Dio è una risposta? Cosa si può dire di Dio? Dio è di destra o di sinistra? Perchè Dio si nasconde? Nella Bibbia, il racconto della creazione è solo poesia? Come leggere la Bibbia? E’ possibile credere ai miracoli? A che serve credere? Maria? E’ necessario pregare? Che cosa si può dire dell’amore? Come si fa a sapere che si ama? Perchè sposarsi?Perchè i preti non possono sposarsi? La Chiesa è superata? La Chiesa è misogina? Perchè la Chiesa interferisce nella vita privata? La legge naturale. La bioetica. L’ingegneria genetica. L’AIDS. La libertà. Perchè si devono battezzare i bambini? La conoscenza è un male? Il peccato originale (I) Il peccato originale (II) Perchè esiste l’ingiustizia? Cosa c’è dopo la morte?La sofferenza.
La Conversione
Mentre spingevo il cancello di ferro del convento io ero ateo. L’ateismo assume molte forme. C’è un ateismo filosofico che assimila Dio alla natura, rifiuta di attribuirgli una personalità propria e cerca ogni soluzione nell’intelligenza umana; niente è Dio, tutto è divino. L’ateismo scientifico scarta l’ipotesi di Dio e tenta di spiegare il mondo con le sole proprietà della materia di cui non ci si deve chiedere l’origine.
L’Ateismo Marxista
L’ateismo marxista è ancora più radicale: non si limita a negare Dio, ma, se per caso si facesse vivo, lo metterebbe alla porta, poiché la sua presenza inopportuna sarebbe d’ostacolo al libero gioco della volontà umana. Esiste anche un genere di ateismo largamente diffuso, che io conosco bene perché era il mio: l’ateismo stupido. Questo ateismo non si pone domande.
L’Ateo
Trova naturale stare su una palla di fuoco ricoperta da un sottile involucro di fango secco, che ruota a velocità supersonica su se stessa e intorno a una sorta di bomba a idrogeno, trascinata nel movimento rotatorio di miliardi di lampioncini la cui origine è un enigma e la cui destinazione è ignota. Mentre varcavo quella porta ero l’ateo che ho descritto, lo ero ancora all’interno della cappella.
Ombre
Nel gruppo dei fedeli, in controluce, vedevo solo delle ombre, tra cui non riuscivo a distinguere il mio amico; una sorta di sole splendeva in fondo all’edificio: non sapevo che fosse il Santissimo Sacramento. Nessuna pena d’amore mi tormentava, anzi, quella sera dovevo avere un incontro con una nuova fiamma. Non ero preoccupato, non ero curioso. La religione era una vecchia chimera, i cristiani una specie attardata lungo il cammino dell’evoluzione: la storia si era pronunciata per noi, per la sinistra, e il problema di Dio era stato risolto in senso negativo da almeno due o tre secoli.
Anticlericali
Nel nostro ambiente, la religione sembrava talmente superata che eravamo anticlericali solo in campagna elettorale. È allora che è accaduto l’imprevedibile. In seguito, si è voluto a ogni costo farmi ammettere che la fede operava in me fin dall’inizio, che vi ero preparato a mia insaputa, che la mia conversione è stata solo la presa di coscienza repentina di una disposizione mentale che da molto tempo mi destinava a credere. E’ un errore.
Ironia
Se c’era una predisposizione in me, era proprio all’ironia nei confronti della religione e se una sola parola poteva definire la mia disposizione mentale, il termine più adatto era indifferenza. Lo vedo ancora oggi, il ragazzo di vent’anni che ero allora, non ho dimenticato lo stupore che si impadronì di lui quando, dal fondo di quella cappella, priva di particolare bellezza, vide sorgere all’improvviso davanti a sé un mondo, un altro mondo di splendore insopportabile, di densità pazzesca, la cui luce rivelava e nascondeva a un tempo la presenza di Dio.
L’Onda di Dio
Di quel Dio, di cui, un istante prima, avrebbe giurato che mai era esistito se non nell’immaginazione degli uomini; nello stesso tempo era sommerso da un’onda, da cui dilagavano insieme gioia e dolcezza, un flutto la cui potenza spezzava il cuore e di cui mai ha perso il ricordo, nemmeno nei momenti più cupi di una vita investita più di una volta dall’orrore e dalla disgrazia; non ha altro compito, da allora, che quello di rendere testimonianza a questa dolcezza e a questa straziante purezza di Dio che quel giorno gli ha mostrato per contrasto di che fango era fatto.
Chi sono?
Mi chiedete chi sono? Posso rispondervi: sono un composto alquanto torbido, intriso di nulla, di tenebre e di peccato, che per una forma insinuante di vanità potrebbe attribuirsi più tenebre di quanto sia possibile contenere e più peccati di quanto sia possibile commettere; per contro, la mia parte di nulla è indiscutibile, è la mia sola ricchezza, lo so, è come un vuoto infinito offerto all’infinita generosità di Dio.
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