Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 78

March 30, 2022

Non solo gli uomini russi sono matti, anche le donne …

Non solo gli uomini russi sono matti, anche le donne …Wikipedia Il Libro Il Libro
Ha osato infrangere un tabù e rivendicare libertà sessuale per le donne. Paladina del libero amore Aleksandra Kollontaj, nata a Domontovič nel 1872, il 31 marzo, una vita da rivoluzionaria, ha collezionato una imponente serie di primati: prima donna eletta al Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado, prima donna al mondo membro di un governo, «Commissaria del popolo» per l’assistenza sociale, prima donna a ricoprire la carica di ambasciatrice, una delle diciassette donne delegate all’Assemblea della Società delle Nazioni. Animatrice della corrente Opposizione operaia, fu espressione del dissenso interno, cui rinunciò per allinearsi, non senza dolorosi compromessi, alla disciplina di partito, riuscendo a superare indenne,pur se in uno stato di continua, ansiosa incertezza per la sua sorte, il periodo delle purghe staliniane, mentre vedeva intorno a lei scomparire a uno a uno i suoi compagni di battaglie e i suoi ex amanti. La sua non fu però solo la carriera di una rivoluzionaria, Aleksandra fu antesignana del femminismo in versione bolscevica e soprattutto sostenitrice del libero amore. Tra le organizzatrici del 1° Congresso delle lavoratrici russe, si impegnò perché le donne ottenessero il diritto di votare e di essere elette, pari salario rispetto agli uomini, diritto al divorzio e all’aborto (poi abolito da Stalin). Pur contraria al matrimonio, si sposò due volte. La prima, per sottrarsi alla tutela dei genitori, con un cugino dal quale divorziò presto. Visse poi una lunga, appassionata relazione con AleksandrSljapnikov, un «compagno» operaio metalmeccanico di tredici anni più giovane (messo a morte da Stalin). In seguito ebbe un altro grande amore che alla fine sposò, Pavel Dybenko, marinaio rivoluzionario divenuto ammiraglio (anche lui messo a morte da Stalin): questa volta la differenza di età era di diciassette anni. La vita sessuale «scostumata» liberamente esibita le valse spesso le maldicenze velenose e le allusioni sarcastiche dei «compagni», ma la Kollontaj non si lasciò intimidire. Convinta che il matrimonio fosse un’ulteriore forma di sfruttamento della donna, riteneva la libertà sessuale premessa alla realizzazione di una libera società socialista, e continuò a rivendicare per le donne pari diritti politici, sociali, economici, ma anche sessuali, rispetto agli uomini.

Almamatto. Un matto al giorno

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Published on March 30, 2022 09:24

March 28, 2022

Oggi, Anna, decise di scrivere il suo diario di guerra …

Oggi, Anna, decise di scrivere il suo diario di guerra … Il diario

Mercoledì 29 marzo 1944 . Anna sente un suggerimento alla radio secondo cui dopo la guerra, le persone saranno piuttosto interessate a leggere i diari di come vivevano le persone durante la guerra. Anna pensa che questa cosa possa essere divertente dal momento che tiene fedelmente un diario. Si entusiasma all’idea di pubblicare il suo diario e inizia a descrivere il tipo di eventi bellici a cui pensa che i lettori potrebbero essere interessati. Con il peggioramento della guerra, sempre meno olandesi collaborano con i tedeschi, per fortuna. Anche gli olandesi stanno decisamente soffrendo. Tutti hanno fame e c’è più criminalità e malattie.

In questo giorno, il diario di Anna Frank diventa un’autobiografia. Raccolti intorno alla loro radio, gli otto residenti dell’appartamento nascosto ad Amsterdam hanno sentito un ministro del governo olandese in esilio suggerire che le lettere e i diari del popolo olandese potrebbero fornire un racconto per il futuro di come era stata la guerra. “Naturalmente”, scrisse quella notte, “si sono immediatamente lanciati nel mio diario”, ma nessuno più rapidamente della stessa Anna. “Immagina”, ha continuato, “quanto sarebbe interessante se pubblicassi una storia d’amore intitolata “Secret Annex”. Il titolo da solo sarebbe sufficiente per far pensare alla gente che fosse un giallo”. Da quel giorno, ha continuato a scrivere le sue lettere quotidiane a “Kitty”, ma è anche tornata indietro negli ultimi due anni, rivedendo e plasmando il suo racconto, non più scrivendo a se stessa ma alla storia.
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Wednesday, March 29, 1944. Anne hears a suggestion on the news that after the war, people will be quite interested in reading diaries of how people lived during the war. Anne thinks this is funny since she has been keeping a diary faithfully. She gets excited about the idea of publishing her journal and starts describing the kind of war events she thinks readers might be interested in. As the war gets worse, fewer Dutch people collaborate with the Germans, thankfully. The Dutch people are also definitely suffering. Everyone is hungry and there’s more crime and illness.
On this day, Anne Frank’s diary became an autobiography. Gathered around their radio, the eight residents of the hidden apartment in Amsterdam heard a minister from the Dutch government in exile suggest that the letters and diaries of the people of Holland could provide a record for the future of what the war had been like. “Of course,” she wrote that night, “they all made a rush at my diary immediately,” but no one more quickly than Anne herself. “Just imagine,” she continued, “how interesting it would be if I were to publish a romance of the ‘Secret Annex.’ The title alone would be enough to make people think it was a detective story.” From that day, she continued to write her daily letters to “Kitty,” but she also went back through the past two years, revising and shaping her account, no longer writing to herself but to history.
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Published on March 28, 2022 08:49

March 27, 2022

Santa Teresa, mistica, scrittrice, riformatrice, santa, primo dottore donna della Chiesa cattolica

Gian Lorenzo Bernini
28 MARZO 1515 nasce Santa Teresa d’Avila Religiosa e dottore della Chiesa (1515–1582) Una levitazione ben riuscita. Mistica, scrittrice, riformatrice santa, primo dottore donna della Chiesa cattolica. Alcune pagine de Il castello interiore, il suo capolavoro dottrinale, sono state recentemente rappresentate in teatro: in lei passione, libertà interiore, determinazione e preghiera sono una cosa sola.
A 20 anni entra, contro il volere del padre, nel “Carmelo de la Encarnación” di Avila e diventerà una delle figure più importanti della Riforma cattolica. Teresa d’Avila è una donna decisa, intelligente, affascinante, riesce a trascinare le persone anche nelle scelte più estreme. Una donna dal grande carisma, capace di amministrare monasteri e di discutere diplomaticamente con i potenti. Anche quando la sua misteriosa e terribile malattia sembra stia vincendo, Teresa continua a essere allegra, ad amare la musica, la poesia, la lettura e la scrittura.
È una educatrice severa e intransigente, ma anche negli anni della clausura più rigida si schiera sempre contro le pene corporali. Il capitolo più misterioso della sua vita appartiene al periodo delle visioni e delle estasi. Viene vista levitare, cadere in delirio e restare come morta, proprio come la raffigura Gian Lorenzo Bernini. Teresa dice di aver sentito le parole di Gesù, di averlo visto fisicamente, di aver parlato con lui. Dio le chiede il compito più grande: riformare l’ordine dei Carmelitani che ha perso l’antica austerità.
Teresa da quel momento diventa il nemico, una religiosa scomoda per carmelitani e gerarchie ecclesiastiche. La sua nuova regola è la povertà assoluta; non smette di dirlo in ogni occasione: è una grande fortuna non avere attaccamento per i beni terreni, un ordine povero è molto più libero e pericoloso rispetto a uno ricco di beni e quindi esposto al ricatto.
Le accuse di eresia per Teresa e i suoi seguaci non mancano, ma l’obiettivo verrà raggiunto: nasce l’ordine dei Carmelitani e delle Carmelitane Scalze, un ordine austero, di grande spiritualità. Dopo la sepoltura il suo corpo sarà riesumato e fatto a pezzi perché ogni monastero desidera avere una parte della Santa. Allegra, nonostante i dolori fisici, amante di musica, poesia, letteratura… e anche scalza.
Almamatto. Un matto al giorno
Il Libro
MARCH 28, 1515 Saint Teresa of Avila Religious and Doctor of the Church (1515–1582) is born. A successful levitation Mystic, writer, reformer saint, first female Doctor of the Catholic Church. Some pages of The Inner Castle, her doctrinal masterpiece, have recently been represented in the theater: in her passion, interior freedom, determination and prayer are one.
At the age of 20, she enters, against the will of her father, the Carmelo de la Encarnación in Avila and will become one of the most important figures of the Catholic Reformation. Teresa of Avila is a determined, intelligent, charming woman, she manages to drag people into even the most extreme choices. She is a woman of great charisma, capable of administering monasteries and of diplomatic discussions with the powerful. Even when her mysterious and terrible illness seems to be winning, she continues to be cheerful, to love music, poetry, reading, and writing.
She is a strict and uncompromising educator, but even in the years of the most rigid enclosure she always takes sides against corporal punishment. The most mysterious chapter of her life belongs to the period of visions and ecstasies. She is seen levitating, falling into delirium, and remaining as if dead, just as Gian Lorenzo Bernini portrays her. She Teresa she says she heard the words of Jesus, she saw him physically, she spoke with him. God asks her for her greatest task: to reform the Carmelite order which has lost its ancient austerity.
Therese from that moment became her enemy, an uncomfortable nun for Carmelites and ecclesiastical hierarchies. Her new rule is absolute poverty; she does not stop saying it on every occasion: it is great luck not to have an attachment to earthly goods, a poor order is much more free and dangerous than one rich in goods and therefore exposed to blackmail.
The accusations of heresy for Teresa and her followers are not lacking, but her goal will be achieved: the order of Carmelites and Discalced Carmelites is born, an austere order of great spirituality. After her burial, her body will be exhumed and torn to pieces because every monastery wishes to have a part of the Saint. She is cheerful, despite her physical pain, a lover of music, poetry, literature … and she too is barefoot.
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Published on March 27, 2022 12:41

March 24, 2022

Il viaggio di un “matto” nella Divina Commedia

Perché il Dantedì è il 25 marzo? Secondo gli studiosi sarebbe la data d’inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia.
I matti ci incuriosiscono, ci costringono a riflettere, ci cambiano lo sguardo, ci mettono davanti ai nostri fantasmi, non ci lasciano mai indifferenti.
La storia dell’uomo è costellata di individui eccentrici, bizzarri, anticonformisti, visionari, in molti casi con disturbi psichici gravi, ma altamente creativi in campo letterario, artistico, scientifico.
Certo, un matto al giorno non basta per comprendere la vita. I matti sono molti, molti di più. Leggendo questo libro, dal quale riproduco per l’occasione il discorso su Padre Dante, potrete rendervi conto di quanto i cosiddetti “matti” siano di aiuto a chi matto crede di non essere. Io sono uno di questi.
Un libro che stimola a cercare di capire, approfondire, conoscere e riflettere non solo il soggetto ma anche l’oggetto, il mondo intorno e interno.
Insomma, un libro utile, come utile è il ritratto che ne ha fatto l’autore, Giampietro Savuto, un illustre psicoterapeuta, in collaborazione con un gruppo di colleghi e professionisti della comunicazione.
Ci fa capire come i diversi gradi di sofferenza psichica abbiano per comune denominatore l’amore variamente declinato: mancanza di amore, insufficienza di amore, richiesta di amore, eccesso di amore, desiderio di amore. “Amor ch’a nulla amato, amar perdona”, appunto.
Il Libro
Il poeta immaginifico. Il 25 marzo, è in quel giorno del 1300, che il poeta pone l’inizio della sua avventura ultraterrena. Nella Divina Commedia Dante compie uno straordinario viaggio, scendendo nell’orrore infernale, arrancando sulle balze del Purgatorio, spiccando il volo di cielo in cielo, rapito dalla vertiginosa bellezza della luce divina.
È un pellegrino spaurito che teme per la propria sorte di peccatore, ma può contare su due guide che lo sostengono nel suo «fatale andare»: l’amato Virgilio, che rappresenta anche, siamo nel Medioevo e ogni scrittura si carica di più significati, gli insegnamenti della filosofia e l’autorità dell’Impero, e l’amata Beatrice, che rappresenta anche il sapere teologico e il magistero della Chiesa.
La trama della Commedia riflette il grande disegno dantesco di un mondo terreno prefigurazione del mondo ultraterreno, nel quale il potere universale dell’Imperatore, assicurando la pace, è l’unico che può permettere all’uomo di realizzare pienamente se stesso, in attesa di essere beato alla corte dell’Imperatore celeste. Chi si oppone a questo disegno provvidenziale introduce il Male nella Storia ed è responsabile del disordine morale che affligge l’umanità.
Sullo sfondo di questa complessa costruzione ideologica, si snoda il viaggio del protagonista che incontra personaggi indimenticabili: drammatiche figure di dannati; anime miti in attesa, immerse nella eterna primavera del Purgatorio; beati del Paradiso, in cui l’unico elemento sensibile è la luce. Inesorabile il Dante poeta sottopone a inappellabile giudizio i vivi e i morti, distribuendo a sua discrezione sentenze di condanna o di assoluzione.
Possiamo così trovare nel profondo dell’Inferno papi e grandi della terra bollati di infamia, mentre personaggi con considerati peccatori e perfino colpiti da scomunica godono del perdono divino. Sconfitto politicamente, esiliato, ramingo per l’Italia, Dante si vendicherà dei suoi nemici e degli oppositori dell’Impero, riuscendo perfino a destinare, da vivo, alla bolgia dei simoniaci il papa in carica, Bonifacio VIII.
Se Dante personaggio è un piccolo individuo che rappresenta l’intera umanità peccatrice, timorosa di dannazione, Dante poeta investe se stesso di una missione salvifica e, giudice rigoroso e implacabile, OSA ESSERE DIO.
Sublime esempio di delirio di onnipotenza.
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Published on March 24, 2022 14:41

March 23, 2022

Tolstoj e la ghigliottina

24 marzo 1857. Mentre stava oziando a Parigi, Tolstoj scrisse ad un amico in Russia in questo giorno: “Non posso prevedere il momento in cui la città avrà perso il suo interesse per me, o la vita il suo fascino”. Ma quando finì la lettera il giorno successivo, lo seppe. Cos’era successo? Quella mattina fu un giorno “abbastanza stupido e insensibile”: assistette ad un’esecuzione con la ghigliottina: “Se un uomo fosse stato fatto a pezzi davanti ai miei occhi non sarebbe stato così rivoltante come invece sa fare questa macchina ingegnosa ed elegante per mezzo della quale un uomo forte, sano e vigoroso è stato ucciso in un istante”. Disgustato da Parigi, non riuscì a dormire per giorni e presto lasciò la città, e il suo disgusto trasformò il suo volto in un modo che non lo lasciò mai. “La legge dell’uomo… che sciocchezza!” scrisse quel giorno. “La verità è che lo Stato è un complotto volto non solo a sfruttare, ma soprattutto a corrompere i suoi cittadini”.
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Idling in Paris, Tolstoy wrote to a friend in Russia on this day, “I can’t foresee the time when the city will have lost its interest for me, or the life its charm.” But by the time he finished the letter the next day, it had. What happened? On that morning, he was “stupid and callous enough” to attend an execution by guillotine: “If a man had been torn to pieces before my eyes it wouldn’t have been so revolting as this ingenious and elegant machine by means of which a strong, hale and hearty man was killed in an instant.” Disgusted with Paris, he couldn’t sleep for days and soon left the city, and his disgust transformed his outlook in a way that never left him. “The law of man — what nonsense!” he wrote that day. “The truth is that the state is a conspiracy designed not only to exploit, but above all to corrupt its citizens.”
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Published on March 23, 2022 15:14

March 22, 2022

Un libro unico. Non si legge. Il lettore lo deve “risolvere”…

Caino sta per uccidere Abel con una mascella d’asino in una stampa antica
Prendete cento fogli di carta. Fateli diventare cento pagine per scrivere una storia. Numerate i fogli. Scrivete un racconto di sei delitti, con sei assassini e sei vittime. Mescolate le pagine. Otterrete “La mascella di Caino”. L’arma dei delitti. Una storia che diventa un enigma di scrittura “gialla”.
Il Libro
Nel 1934 fu pubblicato “Murder on the Orient Express” (Delitto sull’Orient Express) di Agatha Christie. Divenne subito un bestseller. Nello stesso anno, un altro “mistero” fatto di omicidi apparve, con un po’ meno clamore, firmato da “Torquemada”, uno pseudoimo, collaboratore del quotidiano inglese “The Guardian”, giornale sul quale era diventato noto per i suoi impossibili cruciverba e la sua identità nascosta. Era, infatti, un poeta e traduttore chiamato Edward Powys Mathers. Questo post ha un titolo ad effetto per parlare di un libro strano, stranissimo, senza dubbio unico. Dovevo averlo tra le mani in versione cartacea per capire il senso della bibliomania, almeno come la intendo io.

Stamani, la vetrina della libreria Mondadori era arredata con una lunga fila di copie di questo libro. Ho saputo che è in testa alle vendite in Italia dopo di esserlo stato anche altrove. Ma quando lo apri e cominci a leggerlo, cercando di capire, ti rendi conto che questo è un breve romanzo pensato, scritto, stampato, venduto e letto … per essere risolto! La parola chiave che mi viene spontanea è “enigma”, dalla quale nasce l’enigmistica, arte di scrittura tanto cara al suo autore.

Il libro ha una storia che merita di essere conosciuta. Cominciamo dal titolo “La mascella di Caino”, un riferimento all’arma del “primo delitto della storia”, la mascella d’asino che Caino avrebbe utilizzato per uccidere Abele. Nella Bibbia non viene detto come Caino uccise suo fratello. Secondo una tradizione si pensa che abbia usato la mascella della carcassa di un asino come corpo contundente.

Nel disegno qui sopra, che risale al ‘500, l’artista ha raffigurato questa scena. Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1934. A distanza di 88 anni, è al primo posto tra i più venduti di Amazon nel mondo. Questa fiammata di popolarità di ritorno sembra sia riconducibile a una sfida digitale accesa sul giovane social Tik Tok.

A novembre 2021, Sarah Scannell, una giovane americana impiegata in una casa di produzione di documentari, pubblicò su TikTok un video in cui si dava come proposito quello di risolvere l’enigma di questo strano libro Cain’s Jawbone” ed esaudire finalmente il suo grande sogno di avere una parete ricoperta di indizi da collegare con i fili, come i detective nei film polizieschi. Quel video ha milioni di visualizzazioni, migliaia di commenti.

Sei vittime, sei assassini e solo 3 persone che in 80 anni sono riuscite a stabilire chi ha ucciso chi, rimettendo in ordine giusto le pagine. L’enigma fu ideato dal famoso cruciverbista Torquemada, pseudonimo di Edward Powys Mathers, poeta e traduttore londinese.

Nel lontano 1934 il premio per chi lo avrebbe risolto era stato fissato a 15 sterline. Quando uscì il volumetto, Edward Powys Mathers era un famosissimo cruciverbista che pubblicava sotto lo pseudonimo di Torquemada. Oggi, Mondadori offre 500 euro a chi scopre i misteri nei quali la storia è avvolta.

Il racconto era parte di un libro più ampio, The Torquemada Puzzle Book: una miscellanea di rompicapo vari, a cominciare proprio dalle parole crociate che all’epoca stavano vivendo un periodo di grande popolarità. Seguivano acrostici, anagrammi ed enigmi dal sapore più esoterico (telacrostici, spoonerismi). Al fondo del libro, come nella miglior tradizione, le soluzioni di tutti gli enigmi proposti, tranne uno.

L’ultima sezione del libro era infatti proprio dedicata al “Cain’s Jawbone” con un’introduzione criptica. Sul frontespizio del racconto presentava una citazione dal Titus Andronicus di Shakespeare: “How easily murder is discovered!”(Quanto facilmente un omicidio è scoperto!)

Negli anni, non solo “La mascella di Caino” venne quasi dimenticato, ma lo fu anche la sua soluzione. Il giornale, infatti, si era limitato a pubblicare i nomi dei vincitori del premio in palio, ma senza svelare l’arcano. Ad interessarsi di nuovo all’enigma fu, nel 2016, Patrick Wildgust, del Lawrence Sterne Trust,un museo privato che si occupa di narrativa non lineare.

Libri, cioè, che superano i confini delle strutture letterarie consuete, in specie per ciò che concerne la rappresentazione del tempo e della causalità. Wildgust provò a risolverlo annotando tutti i riferimenti letterari presenti nel libro, non ci riuscì, setacciò le biblioteche alla ricerca di indizi, e infine lanciò un appello su The Guardian. Questo gli permise di arrivare alla soluzione.

Grazie a un crowdfunding lanciato nel 2017, il volume vide nuovamente la luce, con una bella copertina di Tom Gauld (celebre per i suoi fumetti di scientifico e autore a sua volta di Endless Journey, carte ispirate alle opere di Laurence Sterne che possono essere riarrangiate a formare paesaggi diversi). E anche con un nuovo premio, aggiornato al cambio moderno: 1000 sterline, per una competizione “non adatta ai deboli di cuore”.

E pure questa volta la soluzione è arrivata, ad opera di John Finnemore, scrittore e comico inglese, che capì immediatamente che gli sarebbero serviti mesi di lavoro per arrivare alla soluzione, ma arrivò il primo lockdown e il tempo smise di essere un problema per un bel po’.

A sfida finita dichiarò che era di gran lunga l’enigma più difficile che avesse mai tentato di risolvere. Quando ricevette la sua soluzione, Patrick Wildgust seppe che era quella giusta, anche se non è chiaro se nel frattempo l’avesse trovata a sua volta o se ne venne a conoscenza grazie a Finnemore.

Se adesso vi state chiedendo se sono tutte esagerazioni o vi sentite posseduti dallo spirito da novelli Sherlock Holmes, fidatevi, non è facile affatto. Ogni pagina, infatti, termina con un punto fermo, e non è quindi possibile farsi aiutare da parole o frasi lasciate in sospeso.

I possibili ordinamenti del libro sono pari a 100! (ossia il fattoriale di 100), un numero dell’ordine di 10¹⁵⁷. In questo campo, Edward Powys Mathers è stato il precursore della letteratura combinatoria e la particolarità di The Cain’s Jawbone, però, sta nel fatto che soltanto una disposizione è quella giusta.

Non solo, il volume è costellato di riferimenti letterari, giochi di parole, indizi nascosti che sarà indispensabile riuscire a decifrare per sperare di trovare un senso all’enigma. Se ancora non vi sentite scoraggiati e mentre su TikTok l’hashtag LaMascellaDiCaino ha sfondato le 500mila visualizzazioni, sappiate che in Italia c’è tempo fino al 1 novembre per partecipare, inviando a Mondadori la scheda allegata al romanzo compilata in ogni sua parte.

In palio un buono da 500 euro. Che la sfida abbia inizio.

Fonte: The Guardian  —  Mondadori

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Published on March 22, 2022 10:20

March 20, 2022

Una preghiera a primavera …

Una preghiera a primavera …Foto@angallo
Mai come in questo tempo, così perturbato, sia nella mente che nei cuori, abbiamo bisogno di speranze e certezze per dare il benvenuto alla primavera. L’idea della fanciullezza e dell’innocenza ben si raccorda con il pensiero che va a tanti bambini che in questi giorni sono vittime innocenti in una guerra senza senso e senza fine. Infanzia, fanciullezza, innocenza, gioventù sono parole che significano crescita, scoperta, avventura e maturazione.

Questa poesia di Robert Frost, il grande poeta americano, ci descrive l’ascesa alla vita di un ragazzo e della sua scoperta non solo dei suoi giorni a venire, ma del significato della sua stessa intera futura esistenza nel grande disegno del mistero divino.

Robert Frost pubblicò la sua prima raccolta di poesie con titolo “A Boy’s Will”. La raccolta aveva un filo narrativo legato alla crescita e maturazione di un ragazzo. Sono poesie piene di elementi immaginativi rustici. La decima poesia è intitolata “A Prayer in Spring” e descrive la scoperta di un ragazzo “nella grandezza dell’amore, non in pensieri lontani” bensì in quelli a portata di mano che, secondo il poeta, conducono alla scoperta del progetto di Dio.

Tradurre una poesia significa quasi sempre tradirla. E’ vero che i sentimenti degli uomini sono universali, ma ogni lingua ha la possibilità di esprimerli a modo suo. Per questa ragione traduco liberamente e non in versi il testo di Frost. La poesia inizia con una invocazione che non possiamo non fare nostra oggi:

Oh, dacci il piacere dei fiori oggi, Oh non farci pensare lontano, all’incertezza del raccolto; mantienici tutti semplici nell’anno che matura.

Oh, give us pleasure in the flowers to-day;
And give us not to think so far away
As the uncertain harvest; keep us here
All simply in the springing of the year.

Siamo spinti a pensare che il presente contiene innumerevoli doni meravigliosi indipendentemente da come sarà il raccolto. Questo è il tempo della rinascita, della fertilità. Siamo invitati ad essere forti, presto accadrà il cambiamento. Siamo qui ad aspettarlo. La quartina successiva ci dice esattamente cosa abbiamo di fronte:

Oh, dacci il piacere nel bianco orto, come niente altro di giorno, come fantasmi di notte; e facci felici insieme alle api, che sciamano intorno agli alberi perfetti. Un quadro in cui natura e uomo si incontrano e si identificano in una perfetta simbiosi di crescita.

Oh, give us pleasure in the orchard white,
Like nothing else by day, like ghosts by night;
And make us happy in the happy bees,
The swarm dilating round the perfect trees.

Frost dipinge un campo di fiori bianchi, che, seppure bellissimo, non ci rendiamo conto di come ci siamo arrivati. E’ quasi impossibile non vedere la sua bellezza anche se espressa in soli due versi. Lo sciame di api di solito non ha nulla di bello eppure questo sciame non è affatto caotico bensì è una ordinata progressione di felici creature che fanno cose abitudinarie.

Il dettaglio finale “gli alberi perfetti”, legato al verso precedente delle “api felici”, aggiunge alla poesia il fatto che le api non sono altro che un ennesimo elemento in questo panorama quanto mai idilliaco. In effetti questa intrusione di vari soggetti di riflessione è complementare e la stessa viene rinforzata nella quartina che segue.

And make us happy in the darting bird
That suddenly above the bees is heard,
The meteor that thrusts in with needle bill,
And off a blossom in mid air stands still.

E ci fa felici nell’uccello che svolazza
Che all’improvviso si ode sulle api,
La meteora che si insinua come un ago,
E si ferma su un fiore a mezz’aria immobile.

Ora un uccello è entrato nella scena. Ma non svolazza pigro per l’aria. Al contrario l’uccello è la “meteora che spinge per entrare”. Dopo un rapido volo si ferma all’improvviso davanti ad un fiore. La poesia ci invita ad essere felici di questa scena, di ciò che accade. Il nostro campo di bellissimi fiori è come un prato che vibra e pulsa di attività, da quelle di sempre a quelle disattese. Ed è proprio con tutto ciò che arriva inaspettato che la poesia si conclude:

For this is love and nothing else is love,
The which it is reserved for God above
To sanctify to what far ends He will,
But which it only needs that we fulfil.

Poiché questo è amore e null’altro,
Quello che è riservato a Dio lassù
Per santificare quanto è nella sua volontà,
Ma che deve essere realizzato solo da noi.

Questo bellissimo prato che vibra di attività si svela ora come una serie di metafore che figurano il nostro amore per Dio, che la poesia afferma essere reciproco e puro. Questo amore non solo si afferma nei piani imprevedibili di Dio ma anche nella nostra capacità di raggiungere gli obiettivi in suo nome.

Noi siamo rappresentati dall’ago del piccolo uccello, dai fiori sempre bianchi che ci legano a Dio. Le api felici che volano intorno agli alberi perfetti rappresentano la sostanza del nostro universo. Dio ha preordinato la nostra capacità di fare questo. Non ci resta altro che farlo.

Il modello di universo che ci viene offerto dal poeta in questa poesia intitolata non a caso “Una preghiera in primavera” è un modello, una preghiera, appunto, che presuppone il credere. Dobbiamo credere che i fiori sono impareggiabili per la loro bellezza e che le api operose sono una gioia nel ruolo che svolgono senza mai fermarsi.

Dobbiamo credere che è giusto che l’uccello disturbi la pace delle api e che diriga il suo volo direttamente al fiore. Se riusciamo a credere in tutte queste cose il messaggio della poesia ha due significati: la celebrazione di un perfetto universo ed una promessa che Dio ci ha dato tutto ciò che è necessario per raggiungerlo semplicemente usando ciò che ci ha dato. La primavera è un’ottima occasione per fare ciò.

Oh, give us pleasure in the flowers today;
And give us not to think so far away
As the uncertain harvest; keep us here
All simply in the springing of the year.
Oh, give us pleasure in the orchard white,
Like nothing else by day, like ghosts by night;
And make us happy in the happy bees,
The swarm dilating round the perfect trees.
And make us happy in the darting bird
That suddenly above the bees is heard,
The meteor that thrusts with needle bill,
And off a blossom in mid-air stands still.
For this is love and nothing else is love,
The which it is reserved for God above
To sanctify to what far ends He will,
But which it only needs that we fulfill.
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Published on March 20, 2022 10:25

March 18, 2022

Trenta anni dopo: essere come nuvole …

Trenta anni dopo: essere come nuvole … Foto@angallo
Pubblico questa foto per ricordare a me stesso e a chi c’era, ma sopratutto a chi non c’era, come il mondo è cambiato in tre decenni. Quei ragazzi studenti di inglese in quel college nel Somerset sono diventati adulti, mentre noi in prima fila siamo diventati dinosauri. Non c’era ancora l’aggeggio smart chiamato cellulare, i primi pc erano lenti, la globalizzazione era in arrivo e non sapevamo ancora cosa fosse. Poi tutto accadde e poi … il resto lo scriverò sul blog … A chi saprà riconoscersi, lascio la parola, posso fare i nomi, uno per uno …

Così ho scritto su Facebook dove scorre la “nostra quotidianità liquida”. Il “noi” a cui mi riferisco sono quelle figure in primo piano, con al centro il direttore della Taunton Summer School, Roger Priest, mia moglie, chi scrive e qualche altro docente.

Gli altri, giovani e adulti, ragazze e signorine, qualcuno appena decenne, in cammino sulla strada della vita. Non mi piace viaggiare nel passato, ma questa fotografia me la sono ritrovata per caso tra le mani sfogliando le pagine di un libro.

La data fa da marca tempo implacabile. La parola chiave sulla quale costruisco questa mia scrittura è, appunto, il tempo, con il suo pesante carico di ricordi. Se decidessi di aprire tutte la scatole, i tiretti e gli scaffali della mia biblioteca su in mansarda, sono sicuro che mi perderei nelle sue spirali.

Si, perchè il tempo è come una spirale, anzi una serie infinita di spirali, in cui puoi trovare una piacevole, proustiana “madeleine”, ma anche affogare in un gorgo per mano di un vorace cormorano, come lo descrisse Shakespeare nella sua commedia “Love’s Labour’s Lost”.

Trenta anni sono sufficienti per fare soltanto un abbozzo del Paese Italia, anzi forse meglio dire, di un Mondo, che è in bilico perenne. Mi sono andato a rileggere velecemente, per rinforzare la mia memoria, la cronologia su Wikipedia di questi trenta anni. I grandi cambiamenti avvenuti hanno dato luogo a quella parola chiamata globalizzazione.

Accadimenti ed eventi tutti interconnessi, stereotipi e luoghi comuni, trasformazioni drammatiche, mutamenti planetari, causati da dinamiche e fenomeni inarrestabili e pensati sempre positivi, ma poi improvvisamente diventati negativi.

E’ purtroppo vero che, se vuoi dare una definizione affidabile di questo termine chiamato “tempo”, riferito al ticchettìo dell’orologio come lo si avvertiva una volta, oggi in quarzo o in “bits & bytes”, lo puoi fare chiamandolo “cambiamento”.

Ma poi, di fronte ad eventi quali quelli che abbiamo dovuto affrontare specialmente negli ultimi due-tre anni, e che stiamo vivendo ancora ora, proprio mentre sto a digitare queste mie parole, ti accorgi che ti trovi di fronte ad una vera e propria “mutazione”.

Guardi i volti di quei giovani in questa foto, pieni di speranza nel futuro, il loro e quello del mondo in cui credevano e speravano, confronti il tuo volto mentre immagini il loro, oggi, che li hai perduti di vista, e ti accorgi che il tempo trascorso ha provocato una vera “mutazione”.

Ti afferra allora come una certa rassegnazione che ti rende la vita spenta e inerte di fronte agli avvenimenti. Dopo una pandemia globale, stiamo sull’orlo di un abisso, pronti a cadere in abisso nucleare: la guerra!

Ti accorgi che sei diventato “vecchio”, mentre quei “giovani-bambini” sono diventati adulti. Non è possibile riempire l’anima di rimpianti, ma bisogna imparare a conservare questa stessa anima giovane, fresca, aperta alla vita e all’avvenire.

Il nostro grande privilegio di creature umane, la nostra luce interiore è che noi stessi possiamo decidere di non invecchiare. Giorni così grigi, difficili, capaci di generare insoddisfazione, con una reazione carica di un impegno senza rassegnazione, una volontà sempre più pericolosa ed impotente.

La vita con questi eventi si fa spenta e inerte e questo è terribile perché vuol dire in un certo senso dare le dimissioni dalla vita. Avremmo bisogno di affidarci alla rassegnazione divina, sempre come atto di speranza.

Ma la rassegnazione attuale è, invece, una sorta di apatia, che cancella ogni impegno e ignora ogni aiuto, è una resa, un cedimento, una capitolazione, della quale molti possono anche approfittare.

Ma possiamo/dobbiamo, invece, anche decidere di “non invecchiare”, ed è una conseguenza del precedente ragionamento, quello di “non capitolare”, ed accettare la “mutazione”.

Al centro della foto, in piedi, in ultima fila, c’è un giovane con gli occhiali. Lo conosco. E’ a lui, oltre che ovviamente a tutti gli altri, che mi rivolgo con queste parole, a conclusione di questo ricordo.

Voi eravate tutti lì, di fronte all’ingresso principale di quel famoso college, a studiare l’inglese. Ci fu un grande giovane poeta inglese il quale sulla parola “mutazione”, che lui chiamava, “mutabilità”, scrisse una mirabile poesia: “l’ieri dell’uomo non può mai essere simile al domani;/niente nel mondo può durare, eccetto la Mutabilità.” Sappiate essere come nuvole ….

La mutabilità
di Percy Bysshe Shelley
Noi siamo come nuvole che velano la luna a mezzanotte;
così irrequiete sfrecciano, e sfavillano, e fremono, striando
l’oscurità radiosamente! ― eppure subito
la notte si richiude attorno, e le cancella:
o come lire dimenticate, le cui dissonanti corde
rendono a ogni vario soffio del vento una risposta varia,
alla cui fragile struttura nessuna nuova vibrazione apporta
un tono o una modulazione pari all’ultimo.
Noi riposiamo ― e un sogno ha la potenza di avvelenarci il sonno.
Ci alziamo ― e un pensiero errante può inquinare il giorno.
Sentiamo, concepiamo o ragioniamo, ridiamo o piangiamo,
ci disperiamo, o gettiam via ogni affanno:
è tutto uguale! ― Sia una gioia o un dolore,
la via della sua dipartita è sempre aperta:
l’ieri dell’uomo non può mai essere simile al domani;
niente nel mondo può durare, eccetto la Mutabilità.
— -ooOoo — -
I.
We are as clouds that veil the midnight moon;
How restlessly they speed and gleam and quiver,
Streaking the darkness radiantly! yet soon
Night closes round, and they are lost for ever: —
II.
Or like forgotten lyres whose dissonant strings
Give various response to each varying blast,
To whose frail frame no second motion brings
One mood or modulation like the last.
III.
We rest — a dream has power to poison sleep;
We rise — one wandering thought pollutes the day;
We feel, conceive or reason, laugh or weep,
Embrace fond woe, or cast our cares away: —
IV.
It is the same! — For, be it joy or sorrow,
The path of its departure still is free;
Man’s yesterday may ne’er be like his morrow;
Nought may endure but Mutability.
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Published on March 18, 2022 09:24

March 17, 2022

Stupidità antifemminista: Beatrix Potter

Oggi nella storia, 18 marzo 1897. Stupidità antifemminista. Naturalista dilettante entusiasta e di talento, Beatrix Potter coltivò un particolare interesse per la micologia, lo studio sempre poco affascinante dei funghi. Lavorando sul campo e nella sua cucina, e realizzando disegni i cui splendidi dettagli i suoi futuri lettori non si sarebbero mai stancati di apprezzare, riuscì a far nascere in lei una rara capacità di dar vita a spore e ipotizzò anche che i licheni fossero il prodotto della simbiosi tra funghi e alghe, un’idea, poi confermata, una cosa che pochi credevano all’epoca. I botanici affermati del suo tempo fecero poco per incoraggiare una donna autodidatta. Dopo un incontro con essi annotò nel suo diario: “È odioso per una persona timida essere snobbata e ritenuta presuntuosa, specialmente quando la persona timida ha ragione, considerata addirittura impertinente”. In questo giorno, 18 marzo 1897 tuttavia, le fu permesso di presentare un documento, “Sulla germinazione delle spore di Agaricineae”, da presentare all’assemblea generale della prestigiosa Linnean Society, sebbene “PotPotter”, in quanto donna, non fosse autorizzata a partecipare . Decenni dopo, la società ufficialmente riconobbe che la signorina Potter era stata “trattata in modo scortese” da alcuni dei suoi membri.
Il Libro
Peter Rabbit, Mr. McGregor e molti altri personaggi di Beatrix Potter rimangono nel cuore di milioni di persone. Tuttavia, sebbene Potter sia un nome familiare in tutto il mondo, pochi conoscono la donna dietro le illustrazioni. La sua vita personale, inclusa una relazione romantica con il suo editore, Norman Warne, e i suoi risultati significativi al di fuori della letteratura per bambini rimangono in gran parte sconosciuti. Nell’affascinante nuova biografia di Linda Lear, abbiamo la storia della vita di questa donna incredibile, divertente e indipendente. Come una delle prime naturaliste al mondo, Potter ha riportato la bellezza e l’importanza della natura nell’immaginazione in un’epoca in cui il saccheggio era più popolare della conservazione. Attraverso la sua arte ha cercato di incoraggiare la conservazione e cambiare il mondo. Con illustrazioni e dettagli intimi mai visti prima, Lear va oltre il nostro fascino perenne per Potter come scrittore e illustratore di libri per bambini, e approfondisce la vita di una donna molto insolita e dotata, una la cui arte era senza tempo e la cui generosità ha lasciato un’impronta indelebile nella campagna.

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Today in History — March 18, 1897 Anti-feminism stupidity. An enthusiastic and talented amateur naturalist, Beatrix Potter cultivated a particular interest in mycology, the perennially unglamorous study of fungi. Working in the field and in her kitchen — and making drawings whose lovely detail her later readers would not be surprised to see — she developed a rare ability to germinate spores and surmised that lichens were the product of symbiosis between fungi and algae, an idea, now confirmed, that few believed at the time. The established botanists of her day did little to encourage a self-educated woman; after one encounter she huffed in her journal, “It is odious to a shy person to be snubbed as conceited, especially when the shy person happened to be right, and under the temptation of sauciness.” On this day, though, she was allowed to submit a paper, “On the Germination of the Spores of Agaricineae,” to be presented at the general meeting of the prestigious Linnean Society, though PotPotter, as a woman, was not allowed to attend. Decades later, the society officially acknowledged that Miss Potter had been “treated scurvily” by some of its members.
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Published on March 17, 2022 12:38

March 15, 2022

Io sono un “apòta”…

Le parole dell’apòta

Chi conosce un pò di inglese potrà leggere il senso di questo mio post in anticipo e capire il significato della parola. Apòta. Cari amici lettori questi sono brandelli di pensiero che formano il mosaico della mente. La mia mente, come la vostra in questi giorni. Una mente in disordine, pensieri, appunti buttati qua e là, alla rinfusa, a sintetizzare tutta la mia impotenza di apòta.

Non conoscete questa parola? Mi sono sempre sforzato di essere uno stoico, ho apprezzato il pensiero positivo, ho conosciuto il pensiero laterale, ma sono diventato ormai soltanto uno scettico, uno che non presta più fede ingenuamente a quello che sente, vede e legge.

Il termine risale al 1922, coniato dal grande italiano Giuseppe Prezzolini, apparso per la prima volta sulla rivista “La Rivoluzione liberale”, fondata da Gobetti; dal greco apotos ‘che non beve’, composto da a- privativa e dalla radice del verbo pìno bere (che si rinviene, ad esempio, in ‘potabile’). L’apòta è colui che non se la beve. Prezzolini, il mese prima che Mussolini guidasse la marcia su Roma, lo usò per l’occasione.

Costituiva idealmente la “Società degli apoti”: davanti ai tumultuosi accadimenti di quel periodo e alle nuove realtà che si stavano imponendo, la scelta che proponeva era di non lasciarsela dare a bere e sottrarvisi, al fine di ricercare la perduta limpidezza di pensiero. Di lì a poco, infatti, lascerà per sempre l’Italia, per la Francia prima e gli Stati Uniti poi.

Quella dell’apòta è quindi una figura simile allo scettico: non prestare fede a tutto, non credere ingenuamente a ciò che viene detto. Ma l’apòta, inoltre, mostra una certa sfumatura escapista, un’inclinazione all’allontanamento: lo scettico magari resta volentieri al tavolo, l’apòta no.

Sono molti i giornalisti e i letterati italiani che sono ricorsi a questo concetto, idealmente aderendo alla “Società degli apoti”, a volte come espressione di un desiderio di ricercare una verità diversa da quella scodellata, a volte come espressione di una volontà quasi anacoretica di abbandonare confronti ritenuti corruttivi.

Che faccio, mi metto a citare Montanelli, Longanesi, Guareschi, Malaparte? Per dire soltanto alcuni che non ci sono più. Ce ne sono molti anche oggi, pochi e viventi. Le firme sono tutte sui giornali di destra, sinistra e centro, come i loro volti nei salotti e nei talk show, in rete e sui social. Come si fa a credere più in qualcosa, o meglio/peggio ancora, qualcuno, dopo la pandemia con l’arrivo della guerra.

L’ho detta la parola GUERRA, vera, quella con le bombe ed i missili in attesa dell’atomica. Un grande casino, comunisti che diventano fascisti, marxisti si trasformano in nazisti e zaristi, abbondano i qualunquisti e gli opportunisti. Come fai a credere in qualcuno o in qualcosa. Tutte le idee si trasformano in ideologie, tutte le religioni in fanatismi, tutti i pontefici in pope. Direte che sono pessimista? Ma come fai ad essere ottimista?

Come possiamo vivere momenti del genere? Perché, comunque finisca, condizionerà irrimediabilmente il nostro futuro. Siamo in un cul de sac, politico, economico, soprattutto morale. I nodi di decenni di sciaguratezze politiche, economiche, culturali, stanno arrivando al pettine.

La persona colta, istruita e sensibile che mi illudevo di essere, si rifiuta di scrivere banalità gradite al sistema politico-mediatico dominante. Non so bene cosa/come pensare. L’apòta che mi sento diventato preferisce tacere, e rinchiudersi negli opportuni interstizi del mio tempo vissuto. A chi vuoi interessi quello che pensa e scrive un dinosauro come me?

Come comune cittadino, quale sono, ho deciso di premere il tasto “mute”: vedo, sento, leggo di tutto, vagonate di fake truth, meglio dire stronzate. Lo so, la mia è vigliaccheria intellettuale in purezza. Perché? Perché so che il tempo delle chiacchiere è finito. Io dovrei forse scrivere “Siamo tutti ucraini, andiamo a combattere il dittatore Putin, boots on the ground!” Ma non ho il coraggio di scriverlo.

Nessuno ci crederebbe, nemmeno il mio amico artigliere Aniello ufficiale alla SAUSA, quella che fu la Scuola Ufficiale di Foligno. Noi demmo alla Patria 16 mesi della nostra vita, vivendo. Questi ukraini e russi stanno dando la loro vita, crepando davvero. Per che che cosa? La libertà, l’indipendenza, l’ideale? Ma per favore! Non me la bevo!!!

Peggio, mi autoassolvo, come fanno le nostre leadership che si nascondono dietro l’articolo 11 della Costituzione, sapendo che i loro elettori (ormai sempre meno “cittadini”, sempre più ridotti a meschini “consumatori”) non intendono certo “morire per Kiev”: oltre settant’anni di cosiddetta pace non sono passati invano.

Inutile sperare nell’aiuto degli americani, come noi europei vigliaccamente abbiamo fatto per un secolo. Joe Biden è stato chiaro: “Dopo le sanzioni c’è solo la Terza Guerra mondiale”. Anche le mamme americane hanno detto basta mandare i figli a morire per esportare la democrazia delle multinazionali! Tante profezie si sono palesate.

Così l’analisi di Simone Weil secondo cui la guerra disumanizza le persone e le distrugge, riducendole a cose. In quest’atmosfera di disagio morale, che ha reso buie queste giornate, c’è stato un solo raggio di sole marzolino: Francesco che va a trovare, a casa sua, l’Ambasciatore russo di nascosto in una cinquecento. Mica ha preso l’aereo ed è andato a Kiev! Come apòta, dico che oggi lui è l’unico di cui mi fidi, l’unico leader morale che abbia ancora credibilità. Fino ad un certo punto. Ma poi lui non si è mosso da Roma!…

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Published on March 15, 2022 12:16

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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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