Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 136

April 17, 2017

Quando avrò 111 anni ...

Ho appena scaricato in formato Kindle il libro la cui copertina vedete qui accanto. Mega Tech, un titolo che parla da sè, non c'è bisogno che io vi spieghi il senso. Si tratta di tecnologia, per giunta mega. Niente di inglese, ovviamente. Contrariamente a quanti possano pensare chi detesta gli anglicismi, sono due termini entrambi di origine greca.
 

Tecnologia alla grande, per dirla in maniera semplice ed attraente. Di quella che ci sarà nel 2050, così come la vedono scienziati, tecnici ed esperti sotto le insegne del The Economist, il settimanale inglese che ha oltre un secolo e mezzo di vita. Immediatamente sotto questa copertina, vedete quella di un altro libro, con un volto piuttosto sbiadito dal tempo.
 

Risale, infatti, ad oltre mezzo secolo fa. E' presente nella mia biblioteca cartacea e digitale qui al link. Come potete leggere nei commenti ho scritto che il libro porta questa data: "London 9 ottobre 1962. Mezzo secolo fa ... un libro da rileggere ...". Ed è venuto davvero il momento di rileggerlo. Lo potete fare anche voi cliccando qui al link e scaricarlo dalla biblioteca digitale più grande al mondo.

L'occasione di mettere a confronto questi due libri è ghiotta se pensate che sono due testi scritti a distanza di cinquanta e più anni. Si confrontano commenti, idee, previsioni ed illusioni di scienziati, scrittori ed esperti i quali in ogni occasione esternano quello che pensano del presente e avanzano previsioni sul futuro che lasciano il tempo che trovano. 
Raramente qualcuno si prende la briga di controllare quello che avevano previsto e che molti avevano creduto. Avevo poco più di venti anni quando acquistai il libro della Mitchison in una libreria di Londra. Sono un dinosauro dichiarato oggi, dopo un altro mezzo secolo, quando mi accingo a leggere le previsioni per il 2050.
 

Quasi un altro cinquantennio, anzi un secolo, quando credo che avrò 111 anni! Voi, a questo punto, penserete che sono un ottimista, se non forse addirittura un "matto" a pensare e scrivere cose del genere. Dite quello che volete, a me piace pensarlo e scriverlo. Un modo come un altro per parlare del tempo che passa, delle cose che si scrivono e che tutti leggiamo. Ma anche una maniera come un'altra per operare confronti, trovare riscontri, interpretare il futuro, leggendo il passato, mentre il presente si allunga sempre di più.

Venti esperti in tutti i campi, tra i quali anche dei premi Nobel, sono stati chiamati a definire il futuro della metà del terzo millennio. Grandi idee, fantastiche invenzioni, sinistre previsioni di oggi che diventeranno realtà accettate e vissute allora. Insomma, quel famoso "Brave New World" di cui scrisse Aldous Huxley e di cui tutti parlano.
 

Non è un caso che proprio in questi giorni ho letto che negli Usa è uno dei libri più venduti, pur essendo uscito nel 1932. Gli autori dicono che la nuova tecnologia coinvolgerà nel cambiamento tutti i settori della nostra vita. Dall'alimentazione, alla salute, dal lavoro alla società, vantaggi e svantaggi dei cambiamenti. Bisogna leggere il libro per essere pronti ad affrontare le nuove realtà.

Posso dire che le stesse cose scriveva nella prefazione al suo libro Naomi Mitchison, una apprezzata scrittrice scozzese scomparsa nel 1999 alla bella età di 101 anni. In un certo qual modo credo che addirittura anticipasse Zygmund Bauman con la sua concezione di "società liquida". Naomi infatti scriveva a chiare lettere che si stava vivendo un tempo in cui "ogni cosa è in flusso" impossibile da regolamentare, organizzare, comprendere. Insomma il solito scorrere e divenire delle cose e del tempo.
 

Una riflessione merita essere fatta su questo punto che mi sembra cruciale. Gli uomini hanno cercato sempre nel corso dei secoli di cogliere gli attimi di cui è fatto il presente e farli diventare futuro. Non sempre, anzi quasi mai o raramente ci sono riusciti. E' certamente vero che il mondo di oggi ci sembra molto, molto diverso tanto da quello di cinquanta anni fa, quanto da quello di cento anni.
 

Se riuscirò ad arrivare al 2050, quando avrò 111 anni, potrò, forse, avere la conferma della "fluidità" che caratterizza la realtà umana, non solo per la Mitchison e per gli ipertecnocrati dell'Economist. Mi consolerò rileggendo allora ancora una vlta il mio caro Qohelet dicendomi: " Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole."


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Published on April 17, 2017 09:33 Tags: economist, future, tech

L'Universo in versi



































"Evoluzione. 
Siamo superstiti di eventi immensurabili, scagliati su terra ignota, piccoli, umidi miracoli senza guida, destinati soltanto al cambiamento" (Rebecca Elson)

Vorrei tanto essere a Brooklyn per questo evento che si rifa alla poesia che "purifica". Tutto nasce, infatti, da una frase di J. F. Kennedy il quale disse “When power corrupts, poetry cleanses”, "Quando il potere corrompe, la poesia purifica". Una frase famosa detta dallo scomparso Presidente  in occasione di una cerimonia in onore del poeta americano Robert Frost.
 

"Se l'arte deve alimentare le radici della nostra cultura, la nostra società deve permettere all'artista di esprimersi liberamente in maniera da poter seguire la sua visione dovunque questa lo conduca. Non dobbiamo mai dimenticare che l'arte non è una forma di propaganda, ma una forma di verità".
 

A distanza di quasi mezzo secolo da queste parole, in una realtà che vede le arti, la scienza e la cultura sotto attacco da parte del potere della politica, scienza e poesia, verità e bellezza devono incontrarsi in maniera da costruire una insolita forma di protesta che si manifesti in campi di fertili frontiere.

Il 24 aprile verranno lette poesie in "un universo di versi" letti e ricordati da artisti e poeti di ieri e di oggi, in una manifestazione organizzata dall'Accademia dei Poeti Americani e da Maria Popova, l'animatrice di uno dei più importanti ed interessanti blog di cultura in Rete.


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Published on April 17, 2017 01:43 Tags: brainpickings, evolution, poetry

April 15, 2017

Tirare le somme ...


Non sembri banale il titolo di questo post: "tirare le somme". Ognuno di noi dovrebbe tirarle, cioè dovrebbe arrivare ad una conclusione, a sintetizzare, ad agire. Un'operazione che andrebbe fatta alla fine di ogni giorno. Non soltanto per il lavoro che si fa, i rapporti che si hanno, gli impegni che affrontiamo, le azioni che si compiono, i risultati che si ottengono, le decisioni da prendere.
 

Tutto ciò per modulare le azioni, verificare i risultati, promuovere nuove idee, aggiustare i comportamenti. Insomma crescere, ricercare il "senso" di quello che pensiamo, facciamo e otteniamo ogni giorno sì, ma anche in tempi più allargati fino alla fine della giornata terrena.

E' diverso tempo ormai che scrivo, e lo faccio per capire quello che penso. E così, di articolo in articolo, di post in post, questa volta ho deciso di tirare le somme con me stesso e con gli altri su quello che ho finora imparato. Fermo restando che la lezione della vita non finisce mai. Ecco alcuni semplici punti di sintesi sui quali intendo riflettere. Se non siete d'accordo fatemelo sapere. Ne discuteremo e ... tireremo le somme!

Come prima cosa ho imparato che in sostanza tutti vogliono la stessa cosa. Per quanto vario possa essere il mondo, diverse le culture, le lingue e i luoghi dove si abita, tutti vogliamo le stesse cose. Pensateci bene, tutti vogliono amore, riconoscimenti, sicurezza, speranze per un futuro migliore.
 

E' il modo in cui lo vogliamo che ci diversifica, come i rami di un tronco di albero che salendo i suoi rami si allungano e si distanziano andando in direzioni diverse, ma tutti verso l'alto.Tutti vogliono un riconoscimento, desiderano amore, sicurezza, speranza in un futuro migliore. Diversi i modi per avere queste cose, ma la sostanza resta la stessa. Ci si può mettere in comunicazione con gli altri in tutto il mondo, se ignoriamo le cose superficiali che ci dividono.

Rinviare la felicità a data da destinarsi è sbagliato. Spesso ci diciamo, se vinco al lotto tutto cambierà. Se riuscirò a guadagnare abbastanza, le cose cambieranno. Questa è una idea non solo sbagliata, ma anche pericolosa. Una volta acquisito quello che si spera, vorremo altro, e poi altro ancora, come in una catena. Sarebbe opportuno, invece, accettare e godere quello che si ha, ora, in questo momento, mentre tutto continua ad andare avanti.
 

Possiamo, invece, non stancarci mai di operare verso un obbiettivo di felicità, senza per questo perdere di vista  il presente e quanto abbiamo di bello e di buono. C'è anche un piacere nascosto nell'andare verso il futuro che stiamo costruendo oggi. Godiamoci lo spettacolo e aspettiamo soltanto il finale. Una canzone dice che il presente è tutto ciò che abbiamo.

La vita non è una lotteria. Ogni qualvolta compriamo un biglietto con i numeri per vincere al lotto, speriamo che siano quelli giusti. Pia illusione. Il caso non scommette mai, il caso accade e basta. E niente accade a caso, lo dice la logica dell'universo che dimostra come tutto accade perchè ogni cosa è gia stata decisa. Inutile chiedersi da chi e perchè. La risposta non ce la può dare nessuno. Chi dice di averla, mente, sapendo di mentire. Partiti, filosofie, religioni, ideologie, tutti sembrano avere a portata di mano la soluzione, nessuno ha ancora trovato i numeri vincenti. La vita continua ad essere una lotteria alla quale vince soltanto chi sopravviverà.

Il destino non esiste. Sembra essere soltanto una scusa per chi non sa cosa fare per la propria vita. Nulla accade a caso, l'ho detto innanzi. Non una cosa che riguarda i geni, dove sei nato, chi sono i tuoi genitori, che tempo era quando tutto accadde. Ogni cosa resta sempre nelle tue mani. Il destino non esiste... il destino è quella scelta che abbiamo avuto le palle di fare... il destino è picchiare la testa fin quando non te la spacchi... il destino è quella paura che abbiamo vinto... il destino non esiste... esistono solo scelte da fare... insistere o non mollare.

Confrontati con chi la pensa in maniera diversa da te. “Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.” Lo ha detto secoli fa il grande poeta metafisico inglese John Donne. Noi abbiamo bisogno degli altri, alla stessa mniera con la quale gli altri hanno bisogno di noi. Siamo abituati tutti a pensare che ci sia un paese normale dove tutte le cose che noi riteniamo non funzionino, da quelle parti vanno bene.
 

Non è vero. Quel paese che chiamiamo "normale", non esiste. Esistono paesi e situazioni diversi, come siamo tutti diversamente eguali. Quello che conta e saperci confrontare, cercando di capire le storia e le ragioni degli altri. La critica e il confronto restano, ma poi bisogna pur decidersi. Il mondo, ormai siamo tutti d'accordo, è bello perchè è vario. Bisogna sapere come gestirlo per i nostri interessi e bisogni.

Nessuno è nato "imparato". Tutti crediamo di sapere meglio e di più degli altri. L'avvento della Rete e dei Social ha notevolmente aumentato questo sentimento che poi si manifesta in comportamenti. Scriviamo qualcosa, postiamo una immagine, facciamo una condivisione e crediamo di avere affermato le nostre capacità critiche. Non ci rendiamo conto che è prorpio in quel momento che dovremmo cominciare a capire quanto sia necessario confrontarci, condividendo ed anche dissidendo senza entrare in battaglie che lasciano il tempo che trovano.
 

Non dobbiamo mai avere paura di dire non lo so. Molti sono portati a pensare che se affermano di non sapere qualcosa, manifestano segni di insufficienza personale. La verità è che non si può continuare a scrivere, parlare o discutere intorno a qualcosa che si ignora. Fateci caso, nella vita tutti vogliono affermare le loro competenze, pochi dichiarano la loro ignoranza. Diffidate sia della vostra che dell'altrui conoscenza.

I soldi non risolvono tutto. Vero, tutti lo affermano, sia i riccchi che i poveri. Il guaio è che sia gli uni che gli altri sono posseduti dalle cose che hanno oppure che non hanno. Sono tante le cose sulle quali dovremmo tirare le somme. Non essere posseduti dalle cose che vuoi possedere.
 

Una volta si diceva che eravamo schiavi della TV, oggi lo siamo della Rete. Questo mi porta a considerare che non dobbiamo cadere nella "rete" sia delle nostre quanto delle nostre idee. Dobbiamo sapere "uscire" dagli schemi ai quali ci siamo sempre riferiti, appoggiati e adattati, siano essi idee politiche, religiose, culturali, comportamentali.
 

Ci sono persone che leggono per anni sempre lo stesso giornale, guardano sempre gli stessi programmi televisivi, leggono sempre gli stessi generi di libri. Non sanno allargare, ampliare, estendere i limiti delle loro conoscenze, pensieri ed abitudini. Incontro amici di vecchia data, che rivedo dopo tanto tempo, i quali sono portati a pensare sempre alla stessa maniera.
 

Sono fieri di dire "tu lo sai come la penso", eppure sono passati magari venti/trenta anni. Come sia possibile pensare e comportarsi in questa maniera davvero non riesco a comprendere. Questa è gente che non tira mai le somme, appunto. Gli stereotipi sono la loro ragione di vita e di pensiero.

Un ragionamento del genere, me ne rendo conto scrivendo, non è molto facile da accettare. Bisognerebbe sapere che nel mondo di oggi, un mondo tanto liquido quanto in divenire, come del resto è sempre stato, non possiamo piacere a tutti, non possiamo capire ogni, e sopratutto non è possibile compiacere tutti. Ricordo di avere letto da qualche parte che qualcuno ha detto "non conosco il segreto del successo, ma conosco tutte le strade per sbagliare cercando piacere a tutti".

Bisogna sapere essere quanto basta "freddi" per non "scottarsi" ai "fuochi" che giorno accendiamo per riscaldare i nostri cuori, cercando di sbagliare il meno possibile, pensare prima di agire, ballare quando è possibile, anche in compagnia degli altri. Non sapremo mai quello che abbiamo fino a quando lo perdiamo. Dobbiamo sapere imparare a digerire il proprio orgoglio e a chiedere scusa per essere stati stuidi senza volerlo.
 

Ci consoleremo sapendo di essere sempre in buona compagnia di altri che si comportano esattamente come noi. Capiremo così che non siamo mai soli quando si sta soli e che l'amore non può essere tutto se non affrontiamo l'esperienze delle cose con coraggio e realismo, tirando ogni tanto le somme, per calcolare la cifra della nostra vita.









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Published on April 15, 2017 08:33 Tags: destino, einstein, somme

Review: Cooperatores Veritatis. Scritti in onore del Papa Emerito Benedetto XVI per il 90° compleanno-Tributes to Pope emeritus Benedict XVI on his 90th birthday. Ediz. bilingue

Cooperatores Veritatis. Scritti in onore del Papa Emerito Benedetto XVI per il 90° compleanno-Tributes to Pope emeritus Benedict XVI on his 90th birthday. Ediz. bilingue Cooperatores Veritatis. Scritti in onore del Papa Emerito Benedetto XVI per il 90° compleanno-Tributes to Pope emeritus Benedict XVI on his 90th birthday. Ediz. bilingue by P. Azzaro
My rating: 5 of 5 stars

As a popular saying goes “dates are made to celebrate”. Sometimes when they arrive, they are appropriate and meaningful. It is the case with the Pope Emeritus Benedictus XVI whose birthday occurs today, Easter Day, being April 16 his birthday date. On that day in 1927, it was Holy Saturday, that very morning he was also baptized. On April 6 last, in Rome, a new book was presented dedicated to the life’s work of Pope Emeritus Benedict XVI at the “Institutum Patristicum Augustinianum”. Interest in the retired Pope shows no sign of slowing down as his essential contributions to the Church and theology continue to be relevant today.

Three new biographies on the German Pontiff have been published in Italy this week alone. Three collections of essays by the pope emeritus are also in the works. Italy’s public television, Rai, will air two one-hour documentaries on Benedict celebrating his life. Enthusiasm over the figure of Benedict XVI is not limited to Italy. All over the world symposiums, meetings and events take place focusing on the pope’s legacy.

At the Augustinianum, the Vatican publishing house and the Joseph Ratzinger-Benedict XVI Vatican Foundation unveiled “Cooperatores Veritatis” (Co-workers of the truth), a collection of essays by all 13 winners of the Ratzinger prize analyzing the fundamental contributions by Benedict’s life work. The Ratzinger prize, established in 2010 by Benedict to serve as the premier international prize in theology, is given to those performing scholarly research in Sacred Scripture, patristics, and fundamental theology.

“I have witnessed while working on this project […] the vibrant interest that there is for the figure and work of Ratzinger as a theologian and as a pastor. It is not an interest that diminishes with time but rather increases with time,” said Jesuit Father Federico Lombardi, president of the Ratzinger foundation, while presenting the book.

Pope Benedict’s popularity holds its own considering his pontificate fell between two of the most popular popes of all time. In April 2008 a Pew Research Center study found that 83 percent of United States citizens had a favorable view of the pope following his visit. A Pew study also found that Benedict was the main newsmaker in 32 percent of all religion stories studied from July 2007 through May 2012.

The pope’s popularity continues to be felt today even as he has retired to live privately within the walls of Vatican City. On the eve of his 90th birthday, Pope Benedict XVI can still pack an auditorium, be it rain or shine. The book sets out to show Benedict’s relevance today and offers a glimpse into the reason why he has earned a special place in the hearts of Catholics and non-Catholics alike. The Ratzinger prizewinners hail from 11 different countries and though the majority are Catholic, some profess other religions and beliefs.

“Regardless of the little time available - from December to early April - all 13 (Ratzinger prizewinners) responded with enthusiasm and attention and sent their contribution to this volume,” Lombardi said. The essays are written in their original language to honor Benedict XVI a well-known polyglot, though a second edition is already in the works providing translations. Each scholar wrote an essay based on their specific fields and specialization, highlighting the influence that the pope emeritus had in their work.

The topics in the book vary but they all have in common the emphasis on Benedict’s unique approach. From the relationship between Jews and Catholics, to the connection between reason and faith (a stronghold of the pope’s theological contribution) to the consequences and relevance of Vatican II, all are drenched in Benedict’s vision for the Catholic Church.

“At an international and global level Pope Benedict’s message will certainly continue to be of interest for many years and its richness will be distributed from editor to editor,” Don Giuseppe Costa, Director of the Vatican Publishing House, said at the event. The emeritus pope has already left a lasting footprint, both at the theological and at the pastoral level, which is destined to have an impact on Christianity and the world in the years to come.

This latest 460-page commemorative volume is one of many efforts to ensure the legacy of Benedict’s teachings. As proven by the large number of volumes and publications on Pope Benedict XVI that are being distributed right now, publishing houses are tapping into a growing demand. Even when covering the Vatican in the media, it is known that generally articles with Benedict XVI in the title produce good traffic.

During his presentation Cardinal Kurt Koch, president of the Pontifical Council for Promoting Christian Unity, narrowed in on the reasons Benedict XVI still inspires such devotion to this day.
First of all there is Benedict’s love-based vision of Christianity. Benedict viewed Christianity as “the religion of love not only due to its origin but also in its deepest nature,” Koch said.

“Christianity derives from the love of God, who loves us and guides us men to love and that we gift back to God and share amongst each other.” Secondly Koch described the “democratic” approach to faith by Pope Benedict, viewing his role as that of an interpreter and catalyst for the faith of the ‘little man.’ The mixture of these two ingredients is the secret to the infectious popularity still held today by the retired pope.

Source: CRUX
https://cruxnow.com/global-church/201...

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Published on April 15, 2017 07:14

April 11, 2017

Verso Nord - Verso Sud


Due immagini, due direzioni, nord, sud, monti e valle, portano al mare. La Valle del Sarno, la Valle di Tramonti, il golfo di Catellammare ed il Vesuvio, Maiori e la Costa d'Amalfi.

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Published on April 11, 2017 06:58

April 9, 2017

"Quid est Veritas?" Una rivelazione ...


Giambattista Tiepolo, La Verità svelata dal Tempo, 1743-45, olio su tela, Vicenza, Museo Civico
L'allegoria, di sapore rinascimentale, raffigura la Verità, personificata dalla fanciulla che tiene uno specchio e il disco solare della Ragione, sdraiata sulle nubi al fianco del vecchio Tempo, un Kronos di mitologica memoria, alato, con la falce poggiata poco più in là, una palma che allude alla verità e la clessidra che Tiepolo gli fa portare via da uno dei putti sulla sinistra. Oltre il globo terracqueo è, infine, rappresentata la Menzogna. La grande tela, dipinta alla metà degli anni quaranta del Settecento, venne richiesta al pittore veneziano per decorare il soffitto di una sala in una delle proprietà della famiglia Cordellina (villa di Montecchio Maggiore, palazzo in stradella Piancoli a Vicenza o palazzo in campo San Maurizio a Venezia).
Tra i miei appunti digitali ho trovato questi due testi che evidentemente avevo registrato, accostando il pensiero del filosofo bulgaro a quello del bardo inglese sul tema della verità. Rileggendo i due brani scopro che non è soltanto questo tema a venir fuori dalla lettura, ma diversi altri come ad esempio il tempo, la vecchiaia, l'inganno, l'amore, la rivelazione, l'effimero ...
« Come in un'illuminazione, vi può capitare di avere la rivelazione di una verità che vi scuote. Con la rapidità di un lampo, qualcosa del mondo dello spirito vi attraversa e rimette in causa tutto ciò che fino a quel giorno costituiva le vostre convinzioni, le vostre certezze, e voi pensate che a partire da quel momento niente sarà mai più come prima. E in effetti, a partire da quel momento, è possibile che niente sia più come prima. Tuttavia le cose non sono così semplici. Un avvenimento sconvolgente ha avuto luogo, ma il fatto di sentire che tutto il vostro essere è scosso da una rivelazione non significa che questa abbia compenetrato a sufficienza la vostra materia psichica perché voi possiate manifestarvi subito in conformità con essa. Siete rimasti abbagliati, avete svelato un mistero, vi è apparsa una verità, ma questo non è sufficiente a trasformarvi. Non siate dunque stupiti se, nel vostro comportamento quotidiano, indizi di ogni genere provano che non avete ancora compreso e accettato a sufficienza quella verità. Solo quando riuscirete a realizzare nelle vostre azioni la verità di cui avete avuto la rivelazione – e soltanto allora – l'avrete realmente compresa. »
Omraam Mikhaël Aïvanhov
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Quando il mio amore giura che è sincera,io le credo, anche se so che menteperché lei possa pensare ch'io sia un novizio,inesperto delle false doppiezze di questo mondo.Così, vanamente pensando ch'ella mi ritenga giovane,sebbene sappia che i miei migliori giorni sono passati,do semplicemente credito alla sua mendace lingua;e così, per entrambi, la verità è soppressa.Ma perché non mi dice che è bugiarda?E perché io non le dico che sono vecchio?Oh, in amore è meglio mostrare fiducia,e l'età, in amore, non ama il computo degli anni!E perciò io le mentisco, e lei lo fa con me,e nelle nostre colpe ci lusinghiamo con menzogna.
William Shakespeare, Sonetto 138



 


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Published on April 09, 2017 11:42

Una strada che porti da qualche parte


Una strada che porti da qualche parte. E' il titolo di questo libro con il sottotitolo: "la rivolta populista e il futuro della politica". Un libro tutto inglese, nel senso che del pragamatismo fa la sua filosofia. Non può essere diversamente, quella è l'isola, anzi "le isole britanniche", dove la parola "pragma" sembra sia nata, anche se è di origine greca: πρᾶγμα "una cosa fatta, un dato di fatto". 
La tesi di questo libro è interessante. L'autore sostiene che la società moderna è divisa in due grandi gruppi: gli "Anywhere", i "Dovunque", persone con un buon livello di istruzione che abbracciano la mobilità e si trovano a loro agio nel mondo fluido contemporaneo, e i "Somewhere", i "Da qualche parte", generalmente meno istruiti, radicati in un posto e che enfatizzano valori come la sicurezza e l'attaccamento a un gruppo. 
La politica finora è stata dominata dagli "Anywhere" e ha fatto sostanzialmente i loro interessi, aprendo frontiere e abbattendo barriere. Ma ora i "Somewhere" esprimono la loro collera e disaffezione, gonfiando le vele dei movimenti populisti. 
La cosa interessante è che l'autore, che ha compiuto la traversata del deserto, cioè ha cambiato idea e lo ha portato a scoprire le ragioni del "Somewhere" e ad essere ostracizzato dai suoi ex-compagni di tribù. David Goodhart è un noto intellettuale di sinistra, già giornalista del "FT" e della BBC e fondatore della rivista progressista "Prospect". Egli dice che "le categorie di Anywhere e Somewhere sono reali. Le definizioni sono state inventate da me, ma i gruppi e i valori sottostanti emergono in tutte le categorie sociologiche ...".
Questo è quanto ho letto in un articolo apparso su "La Lettura". Aspetto di leggere il libro per saperne di più. Io dico che tra "Anywhere" e "Somewhere" preferisco andare da "qualunque parte" purchè risolvano i problemi della gente. Se questa "qualunque parte" è una "certa parte" che continua a rovinarmi, allora preferisco non muovermi. Lo so, è impossibile, in un mondo che va sempre più veloce. 
A quanto ho capito, dovremmo trovare un modo per fare un aggiustamento tra i due gruppi e le due strade o direzioni. Ecco che, allora, aveva ragione la buona anima di Aldo Moro che vagheggiava le "convergenze parallele". Niente di nuovo sotto il sole ... Campa cavallo che l'erba cresce ...[image error]
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Published on April 09, 2017 04:42

April 7, 2017

Il libro perfetto


Si discute tanto della differenza tra libro cartaceo e libro digitale che mi sembra utile cercare di capire se si possa pensare all’esistenza di un “libro perfetto”. Non mi riferisco al libro come testo, ma al libro come oggetto. 
Tutti conoscono la differenza che intercorre tra queste due realtà che riguardano la scrittura e l’editoria. Una differenza non di poco conto se si considera che il libro è sempre il risultato di un lungo percorso di lavoro e di pensiero fatto da diverse persone. 
E’ vero, tanti lettori non badano molto all’aspetto fisico del libro. Questo può piacere o no, indipendentemente dalla veste con la quale si presenta. Conta il testo, il contenuto con il messaggio che l’autore ha deciso di trasmettere al lettore, il contenitore è secondario. 

Ma il libro ideale dovrebbe essere la risultanza di un giusto e corretto equilibrio tra le due realtà. Entrambe giocano, infatti, una parte importante nella comunicazione. Forma e contenuto sono destinate a convivere se il libro vuole aspirare ad essere conosciuto e soprattutto venduto. 
Del libro di cui qui intendo parlare mi interessa la forma con la quale l’editore l’ha presentato ai lettori. Già mi sono occupato del suo contenuto e riconosco che dietro di questo non si celano ma si manifestano le intenzioni dell’autore. Sono sicuro, però, che Benedetto XVI, Papa Emerito, Joseph Ratzinger, non ha interferito o intervenuto sul progetto grafico di questo suo ennesimo testo. In effetti questo ultimo suo lavoro, non è affatto l’ultimo. Infatti è una “curatela”, vale a dire il lavoro di chi ha curato l'edizione o il commento con le traduzioni di brani riportanti il pensiero di Papa Benedetto, così come sono stati pubblicati in quattro libri usciti in date diverse in edizione tedesca.
Anna Maria Foli, per conto dell’editrice Piemme, non solo ha provveduto a scegliere e tradurre i brani, ma ha curato evidentemente l’intera struttura del libro per proporre al meglio il pensiero dello scrittore Ratzinger. Se diamo uno sguardo non superficiale all’indice possiamo renderci conto del “respiro”, per così dire, che il libro assume. 

Suddivisa in due parti, l’opera spazia tra “il tempo dell’uomo” e “il tempo di Dio. La prima parte si articola in tre capitoli: presente, passato e futuro riferiti all’uomo. Nel presente si manifesta il mondo moderno fatto di idoli, visti ed aiutati anche da Camus e dalla filosofia moderna, nel suo tempo ed evoluzione, alla ricerca della verità. 
Si susseguono osservazioni sulla verità, l’avvento, sugli orrori del presente, i viaggi nello spazio, nel buio interiore, tra scienza e fede in cerca di figure esemplari come Sant’Agostino. Dal mondo moderno l’autore passa a considerare il tempo della sofferenza, l’umanità che soffre, il peccato e le tentazioni, la colpa, l’ineluttabilità della morte, la salvezza attraverso l’orrore. 
Il viaggio continua nella vita del cristiano, dal momento del battesimo inteso come rinascita, all’idea di fratellanza e paternità, il cristiano è visto come viandante che testimonia la novità del messaggio, tra apostoli e rabbi, la chiesa e la salvezza, verso l’annuncio e il colloquio con Dio. 
Il secondo capitolo si occupa dei pensatori del passato, della storia dell’uomo. Innumerevoli sono gli incontri. Da Marcione a Marx, passando attraverso la rivoluzione e il regno dello Spirito Santo, incontriamo la chiesa dopo Hofbauer, Heisenberg e l’ordine centrale, il concetto di fratello, San Paolo e la fede in Gesù. Non mancano Kant e la Bibbia, l’eresia e la verità, l’illuminismo e la natura umana. Il terzo capitolo riguarda il futuro, ciò che verrà, tra teologia e futurologia, avvento e speranza, il progresso del sapere e l’angoscia del futuro.
La seconda parte è dedicata, come ho detto, al tempo di Dio. L’eternità di Dio, la creazione, dal Padre al Figlio, il tempo del Messia, la Speranza. Teologia e filosofia, vita e morte, dolore e passione, resurrezione ed eternità, creazione e coscienza, speranza e perdono, fede e fiducia, il tempo e l’infinito nulla sfugge all’occhio attento dello scrittore Joseph Ratzinger che esterna il suo pensiero in brevi paragrafi che non superano mai lo spazio di una pagina del libro. La sintesi e la chiarezza sembrano essere il senso profondo del suo messaggio. Un libro perfetto per chi è in cerca della perfezione. 
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Published on April 07, 2017 11:57

April 5, 2017

Review: Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio

Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio by Pope Benedict XVI
My rating: 5 of 5 stars

Questo è uno di quei libri che non si "bruciano" sull'altare dell'attualità, non è per i gusti ed i piaceri di chi fa della lettura un "mordi e fuggi", un "chit-chat", una aforisma da social su Facebook. Leggere quello che scrive una persona di novanta anni è sempre una scoperta, un'avventura, un viaggio nel tempo da lui vissuto. Quando poi chi scrive non è uno che usa la penna o la tastiera per far sapere agli altri quello che pensa, ma uno studioso che possiede già di per sè il senso delle cose e della storia, un teologo, un filosofo e per giunta anche un germanico. Se a tutto questo aggiungete che questa persona è anche una figura religiosa mai esistita prima nella storia delle religioni e della religione cristiana in particolare, un "Papa Emerito", che si affianca da vivo ad un altro Papa in carica, allora avrete la certezza di leggere qualcosa che arde sull'altare dell'intelligenza della storia e del tempo degli uomini. Le parole chiave stanno tutte nel titolo del libro: tempo, storia, senso, viaggio. Io penso che non sia il caso di dire altro in questa recensione. Chi crede, come anche chi non crede, deve leggere questo libro.

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Published on April 05, 2017 09:52

Il tempo, la storia, il senso, il viaggio

Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio by Pope Benedict XVI

My rating: 5 of 5 stars


Questo è uno di quei libri che non si "bruciano" sull'altare dell'attualità, non è per i gusti ed i piaceri di chi fa della lettura un "mordi e fuggi", un "chit-chat", una aforisma da social su Facebook. Leggere quello che scrive una persona di novanta anni è sempre una scoperta, un'avventura, un viaggio nel tempo da lui vissuto. Quando poi chi scrive non è uno che usa la penna o la tastiera per far sapere agli altri quello che pensa, ma uno studioso che possiede già di per sè il senso delle cose e della storia, un teologo, un filosofo e per giunta anche un germanico. Se a tutto questo aggiungete che questa persona è anche una figura religiosa mai esistita prima nella storia delle religioni e della religione cristiana in particolare, un "Papa Emerito", che si affianca da vivo ad un altro Papa in carica, allora avrete la certezza di leggere qualcosa che arde sull'altare dell'intelligenza della storia e del tempo degli uomini. Le parole chiave stanno tutte nel titolo del libro: tempo, storia, senso, viaggio. Io penso che non sia il caso di dire altro in questa recensione. Chi crede, come anche chi non crede, deve leggere questo libro.



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Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio
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Published on April 05, 2017 08:14 Tags: benedetto-xvi

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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