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Quando avrò 111 anni ...

Tecnologia alla grande, per dirla in maniera semplice ed attraente. Di quella che ci sarà nel 2050, così come la vedono scienziati, tecnici ed esperti sotto le insegne del The Economist, il settimanale inglese che ha oltre un secolo e mezzo di vita. Immediatamente sotto questa copertina, vedete quella di un altro libro, con un volto piuttosto sbiadito dal tempo.
Risale, infatti, ad oltre mezzo secolo fa. E' presente nella mia biblioteca cartacea e digitale qui al link. Come potete leggere nei commenti ho scritto che il libro porta questa data: "London 9 ottobre 1962. Mezzo secolo fa ... un libro da rileggere ...". Ed è venuto davvero il momento di rileggerlo. Lo potete fare anche voi cliccando qui al link e scaricarlo dalla biblioteca digitale più grande al mondo.

Raramente qualcuno si prende la briga di controllare quello che avevano previsto e che molti avevano creduto. Avevo poco più di venti anni quando acquistai il libro della Mitchison in una libreria di Londra. Sono un dinosauro dichiarato oggi, dopo un altro mezzo secolo, quando mi accingo a leggere le previsioni per il 2050.
Quasi un altro cinquantennio, anzi un secolo, quando credo che avrò 111 anni! Voi, a questo punto, penserete che sono un ottimista, se non forse addirittura un "matto" a pensare e scrivere cose del genere. Dite quello che volete, a me piace pensarlo e scriverlo. Un modo come un altro per parlare del tempo che passa, delle cose che si scrivono e che tutti leggiamo. Ma anche una maniera come un'altra per operare confronti, trovare riscontri, interpretare il futuro, leggendo il passato, mentre il presente si allunga sempre di più.
Venti esperti in tutti i campi, tra i quali anche dei premi Nobel, sono stati chiamati a definire il futuro della metà del terzo millennio. Grandi idee, fantastiche invenzioni, sinistre previsioni di oggi che diventeranno realtà accettate e vissute allora. Insomma, quel famoso "Brave New World" di cui scrisse Aldous Huxley e di cui tutti parlano.
Non è un caso che proprio in questi giorni ho letto che negli Usa è uno dei libri più venduti, pur essendo uscito nel 1932. Gli autori dicono che la nuova tecnologia coinvolgerà nel cambiamento tutti i settori della nostra vita. Dall'alimentazione, alla salute, dal lavoro alla società, vantaggi e svantaggi dei cambiamenti. Bisogna leggere il libro per essere pronti ad affrontare le nuove realtà.
Posso dire che le stesse cose scriveva nella prefazione al suo libro Naomi Mitchison, una apprezzata scrittrice scozzese scomparsa nel 1999 alla bella età di 101 anni. In un certo qual modo credo che addirittura anticipasse Zygmund Bauman con la sua concezione di "società liquida". Naomi infatti scriveva a chiare lettere che si stava vivendo un tempo in cui "ogni cosa è in flusso" impossibile da regolamentare, organizzare, comprendere. Insomma il solito scorrere e divenire delle cose e del tempo.
Una riflessione merita essere fatta su questo punto che mi sembra cruciale. Gli uomini hanno cercato sempre nel corso dei secoli di cogliere gli attimi di cui è fatto il presente e farli diventare futuro. Non sempre, anzi quasi mai o raramente ci sono riusciti. E' certamente vero che il mondo di oggi ci sembra molto, molto diverso tanto da quello di cinquanta anni fa, quanto da quello di cento anni.
Se riuscirò ad arrivare al 2050, quando avrò 111 anni, potrò, forse, avere la conferma della "fluidità" che caratterizza la realtà umana, non solo per la Mitchison e per gli ipertecnocrati dell'Economist. Mi consolerò rileggendo allora ancora una vlta il mio caro Qohelet dicendomi: " Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole."

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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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