Daniela Barisone > Daniela's Quotes

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  • #1
    Jean Kerr
    “I make mistakes; I'll be the second to admit it.”
    Jean Kerr, The Snake Has All the Lines

  • #2
    Daniela Barisone
    “Perdonerete, ma è piuttosto difficile parlare del proprio amico e di otto tentacoli che vi aggrediscono e si infilano sotto gli abiti, insinuandosi in posti che un gentiluomo non dovrebbe nominare.”
    Daniela Barisone, Di tentacoli e braccia di ferro

  • #3
    Daniela Barisone
    “Perché mi hai tradito?”
    Daniela Barisone, Cronaca di un tradimento

  • #4
    Cormac McCarthy
    “You never know what worse luck your bad luck has saved you from.”
    Cormac McCarthy, No Country for Old Men

  • #5
    Raymond Chandler
    “There is no trap so deadly as the trap you set for yourself.”
    Raymond Chandler, Long Goodbye

  • #6
    Brian Selznick
    “Ben wished the world was organized by the Dewey decimal system. That way you'd be able to find whatever you were looking for.”
    Brian Selznick, Wonderstruck

  • #7
    Storia Continua
    “#7 DATTI DA FARE

    Se pensi di saper fare meglio di chiunque altro, pubblica il tuo ipertesto. Avrai fatto la tua parte per conservare e affermare ciò che giudichi importante.

    7 passi per diventare un vero scrittore digitale”
    Storia Continua, Oltre l'eBook

  • #8
    Daniela Barisone
    “Il terrore non è niente, se non è accompagnato da qualcosa di visibilmente orribile. Non riesce a entrare sotto pelle in maniera disgustosa se non c’è niente in grado di nutrire la mente.”
    Daniela Barisone, Vae Victis Comics: Il fumetto

  • #9
    Letizia Loi
    “Ci scrutammo in silenzio per un lungo minuto, abituandoci di nuovo alla presenza dell’altro, all’essere ancora entrambi vivi, in salvo, al sicuro nella civilizzata Londra. La pioggia che batteva sui vetri e il cla-clam-cla-clam dei pistoni della Pneumopolitana divennero solo un rumore bianco in sottofondo.”
    Letizia Loi, La Grande Mutazione

  • #10
    Letizia Loi
    “«Hai presente come ci chiamano… invertiti. Come se indossassimo la giacca con la fodera all’esterno, o come se tutti gli altri nuotassero da una parte e noi fossimo sulla riva sbagliata del fiume. Per tutta la vita mi sono sentito a quel modo: sottosopra. Così pensai che per una volta avrei potuto lasciarmi trascinare dalla corrente» concluse, poi tacque per lungo tempo.”
    Letizia Loi, La Grande Mutazione

  • #11
    Daniela Barisone
    “Butcher, al secolo Giacinto Verbato, prima del Dominio faceva il macellaio a New Milan. Buffo il fatto che come soprannome avesse scelto l’anglicizzazione del proprio mestiere, chiunque si sarebbe sentito a disagio a chiamarsi come un fiore.”
    Daniela Barisone, Infrasound

  • #12
    Cristina Bruni
    “Odiava quel luogo – il luogo maledetto come lo aveva battezzato nella sua mente – eppure non poteva negare il forte richiamo che esercitava sulla propria persona. Sarebbe stato capace di individuarlo anche attraverso una folta coltre di nebbia, ritornandoci a occhi chiusi, come farebbe un columba livia con la sua colombaia.

    Il suo luogo maledetto, le cascate di Reichenbach...”
    Cristina Bruni, La tigre e il professore

  • #13
    Cristina Bruni
    “Odiava quel luogo - il luogo maledetto, come lo aveva battezzato nella sua mente - eppure non poteva negare il forte richiamo che esercitava sulla propria persona. Sarebbe stato capace di individuarlo attraverso una folta coltre di nebbia, ritornandoci a occhi chiusi, come farebbe una columba livia con la sua colombaia.
    Il suo luogo maledetto, le cascate di Reichenbach...”
    Cristina Bruni, La tigre e il professore

  • #14
    Daniela Barisone
    “«Non farà male come credi».
    Ci sono giorni in cui molti si ritrovano a pronunciare una frase del genere. Dottori, maestre, poliziotti, i professionisti più svariati.
    La giovane donna rannicchiata sul pavimento non era comunque pronta. Di certo non si sarebbe mai aspettata che a dirle una frase del genere sarebbe stato proprio il suo assassino.”
    Daniela Barisone, Vae Victis
    tags: horror

  • #15
    Daniela Barisone
    “«Vae victis» sibilò al boss quando gli passò vicino.
    Guai ai vinti.”
    Daniela Barisone, Vae Victis

  • #16
    Daniela Barisone
    “Nella quantità di oggetti che avevano raccolto, il campanello di servizio sembrava il più innocuo e quando quelli della Sicurezza lo avevano scansionato, gli avevano detto di tenerselo come souvenir. Alessandro lo aveva tenuto sulla sua scrivania per un paio di anni, prima di scoprire che in realtà quello stupido campanello era una chiave di ingresso a una Soglia.
    Ogni tanto, quando si annoiava, si divertiva a farlo suonare.
    Ding.
    Era innocuo e serviva più a dare fastidio ai colleghi che altro. Non aveva un suono sgradevole o un brutto aspetto, era solo uno stupido campanello.
    Ding. Ding.
    Un giorno aveva passato dodici ore in ufficio, nutrendosi solo di schifezze del distributore e caffè, mentre cercava di venire a capo del problema che era sorto dalle parti di Brera, quando all’Accademia di Belle Arti un ragazzo aveva preso un pennello da un barattolo nell’aula delle esercitazioni di disegno dal vero ed era finito in coma per tre mesi a causa della fulminata istantanea che si era preso dall’oggetto.
    Ding. Ding. Ding.
    Alessandro era talmente preso dal cercare di capire come fosse possibile che una Soglia Instabile fosse finita dentro un barattolo di pennelli o se le instabilità si manifestassero casualmente in oggetti casuali, che non si era accorto di aver iniziato a picchiettare il dito sul campanello, fino a che…
    Ding. Ding. Ding. Diiiiing. Diiiiing. Diiiiing. Ding. Ding. Ding.
    Un attimo prima era seduto alla sua scrivania all’Agenzia a fissare il vuoto verso la lavagna con tutti gli appunti, e un secondo dopo era con il culo per terra da tutt’altra parte con il campanello di servizio in mano.”
    Daniela Barisone, L'Agenzia: Milano

  • #17
    Daniela Barisone
    “Io non sono geloso.”
    Quella frase era talmente stupida che a Jeremy venne voglia di sputargli in faccia. Era così furioso,
    così ferito e umiliato. Non si era mai esposto così tanto, forse il suo stupido cuore sapeva che sarebbe finito male se lo avesse fatto. E infatti.
    “Sai cosa? Tu hai paura.”
    Daniela Barisone, Kintsugi

  • #18
    Simone de Beauvoir
    “Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.
    Ma cos'e' la donna? E' semplicissimo – dice chi ama le formule semplici: è una matrice, un’ovaia; è una femmina: ciò basta a definirla. In bocca all’uomo, la parola “femmina” suona come un insulto; eppure l’uomo non si vergogna della propria animalità, anzi è orgoglioso se si dice di lui: “E’ un maschio!”
    Ora la donna è sempre stata, se non la schiava, la suddita dell’uomo; i due sessi non si sono mai divisi il mondo in parti uguali e ancora oggi, nonostante che la condizione della donna si sia evoluta, la donna è gravemente handicappata.
    Economicamente gli uomini e le donne costituiscono quasi due caste (due gabbie salariali si direbbe oggi); a parità di condizioni i primi hanno situazioni più favorevoli, salari più elevati, maggiori probabilità di riuscita. Nulla di nuovo si dice quando si afferma che gli uomini occupano nell’industria, nella politica, nell’economia, un numero assai più grande di posti e detengono le cariche più importanti.
    L’uomo può pensarsi senza la donna: lei non può pensarsi senza l’uomo. Lei è soltanto ciò che l’uomo decide che sia; così viene qualificata “il sesso”, intendendo che la donna appare essenzialmente al maschio un essere sessuato: la donna per lui è sesso, dunque lo è in senso assoluto. La donna si determina e si differenzia in relazione all’uomo, non l’uomo in relazione a lei; è l’inessenziale di fronte all’essenziale.
    L'uomo è definito come un essere umano e una donna come una femmina - ogni volta che si comporta come un essere umano si dice che imiti il ​​maschio.
    Le donne vivono disperse in mezzo agli uomini, legate ad alcuni uomini – padre o marito – più strettamente che alle altre donne; e ciò per i vincoli creati dalla casa, dal lavoro, dagli interessi economici, dalla condizione sociale.
    C’è una strana malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri. È un paradosso criminale negare alla donna ogni attività pubblica, precluderle la carriera maschile, proclamare la sua incapacità in tutti i campi, e affidarle l’impresa più delicata e più grave: la formazione di un essere umano. Finché la famiglia e il mito della famiglia e il mito della maternità e l'istinto materno non saranno soppressi, le donne saranno oppresse.”
    Simone de Beauvoir, Le deuxième sexe, I

  • #19
    Chiara D'Agosto
    “Su piazza Giachery batte il sole, quel pomeriggio. È giugno inoltrato, ed è da aprile che non piove. Lo scirocco è stato impietoso sulla città sin dall’inizio del mese, portando solo sabbia, rossa e densa e irrespirabile, mai una nuvola carica d’acqua per dare sollievo alla terra. Nonostante il vento oggi si sia calmato, il cielo è di quel colore malato, quel giallo itterico e opaco che lo scirocco porta con sé. Manfredi lo fissa quasi sbigottito, ovviamente la sua prima notte di nuovo al mondo deve per forza essere una serata del cazzo, di quelle in cui non è mai davvero notte, perché il rossore dell’aria rende l’atmosfera viola e cupa e si riesce a malapena a respirare, masticando sabbia fra i denti a ogni boccata.”
    Chiara D'Agosto, Vento di Scirocco

  • #20
    Chiara D'Agosto
    “A sua madre piaceva quella foto, probabilmente è per questo che papà la tiene incorniciata così in bella vista. I tempi in cui erano una famiglia, e c’era lei a tenerli insieme. Cerca di non fissarla, mentre apparecchia la tavola, altrimenti sentirebbe la felicità di quell’immagine ritorcerglisi contro. È colpa tua d’altra parte se non esiste più. Guarda cosa hai fatto a questa famiglia, Manfredi. Quasi si aspetta che sua sorella un giorno trovi le palle per dirglielo in faccia.”
    Chiara D'Agosto, Vento di Scirocco

  • #21
    Chiara D'Agosto
    “Avevano deciso di vedersi direttamente davanti Di Martino 3. “Tre” perché il locale, storico ritrovo palermitano della periferia triste dell’era del sacco della città, era stato incendiato e ricostruito tre volte, fino ad adesso. Le motivazioni intuibili. Il posto, in questa sua terza versione anni duemiladieci, non era altro che un locale ampio, mal illuminato, con una cucina al coperto e tanti tavolini con la tovaglia di carta sotto un gazebo di plastica, riparo per la pioggia e per il sole, a seconda della stagione. Nonostante l’aspetto sempre più trasandato, quello di come se i proprietari si fossero ormai rotti i coglioni di mettere dell’impegno in una cosa che tanto fra un po’ verrà distrutta, il cibo da Di Martino è sempre una garanzia, sin dalla prima apertura. Panini giganteschi, grondanti ogni ben di Dio, frittura asciutta e sporca, come ogni palermitano la gradisce. Proprio quello di cui ha voglia, tanto non gli fa male mettere un po’ di carne sulle ossa.”
    Chiara D'Agosto, Vento di Scirocco

  • #22
    Daniela Barisone
    “Non può essere.
    “Scusa la domanda, ma per caso tuo padre si chiama anche lui Davide?”
    Non può, vero?
    Non è possibile. Ha davvero incontrato il figlio del suo primo amore? E quel cretino ha davvero chiamato suo figlio con il suo stesso nome? È così ridicolo?
    A meno che…
    Cristo, e se quello fosse il nipote? Prova a fare un rapido calcolo mentale per capire se rientrerebbe nei tempi.
    Ha conosciuto Davide quando avevano entrambi ventitré anni. Il tempo per mettere incinta una ragazza, sposarsi – magari non in quest’ordine – e diventare nonno è un po’ tirato, questo ragazzo sarebbe un feto altrimenti.
    Cristo, no, non riesce nemmeno a immaginarselo Davide nonno.
    Chissà com’è adesso, a quarantacinque anni.
    Il Davide che ricorda è sempre un giovane uomo bellissimo, dai capelli rossissimi e il sorriso dolce, a volte timido, a volte sfacciato. Sono stati insieme tre giorni, eppure Davide si è piantato dentro Matteo con la forza dell’amore puro, dell’amore vero, quello che ti lascia disperato e orfano a sopravvivere a una vita ormai inutile. Non è mai riuscito a strapparselo dal cuore e forse… forse non ha mai voluto davvero. Perché con Davide ha scoperto chi è davvero.
    Il ragazzo inarca un sopracciglio. “No? Perché me lo chiedi?”
    Daniela Barisone, Adrenalina

  • #23
    Daniela Barisone
    “Che c’è?”
    “Non ci avevo mai pensato.”
    “Non lo fa quasi nessuno, non preoccuparti.”
    Matteo arriccia le labbra, nervoso. “Ora vuoi solo farmi passare per stronzo.”
    Davide alza istintivamente le mani in segno di resa. “Non era mia intenzione. Mi dispiace. Sono solo stanco e nervoso.”
    “Mh.” L’altro non risponde per qualche istante mentre riprendono a camminare. “Perché sei nervoso?”
    Sospira, afflitto. “Perché ti comporti… perché sembra che ti vergogni di avermi vicino. Io… non sono abituato, tutto qui. Sto bene. Starò bene.”
    Matteo inchioda sulle piastrelline bianche del pavimento al centro della corsia. “Non mi vergogno di te. Non mi piace che la gente sappia i fatti miei.”
    “La gente non sa proprio niente di quello che fai o facciamo.”
    “Questo lo dici tu.” Inspira a fondo e si passa una mano tra i riccioli scuri che gli ricadono sulla fronte. “Senti… mi dispiace, okay? Andiamo a casa, per favore. Non voglio fare una piazzata qui in mezzo.”
    Davide annuisce e rimane in silenzio per tutto il resto del tempo, a due passi di distanza da lui. A quanto pare negli anni ‘90 non è contemplato che due uomini possano fare la spesa insieme. Sarà un’altra cosa da femmine, per citare Matteo stesso.”
    Daniela Barisone, Adrenalina

  • #24
    Daniela Barisone
    “Quindi Davide è partito con gli altri tre, zaino in spalla e un sorriso enorme, via a fare le sue esperienze, mentre lui è rimasto a Milano ad aspettarlo, una più attempata versione di Penelope in attesa del suo Ulisse.
    Prega solo che, a differenza di Ulisse, Davide non trovi porto altrove.
    Daniela Barisone, Adrenalina

  • #25
    Daniela Barisone
    “Tu sei… un maiale, ecco cosa sei,” ride Teo, dopo essere venuto.
    “Ma ho anche dei difetti.”
    “Non ne hai nessuno,” risponde piano, dopo qualche secondo passato a fissarlo. Lo accarezza con un amore e un affetto infiniti. “Non so nemmeno da dove arrivi, sembri uscito da un sogno. Ma sei perfetto.”
    Davide lo stringe forte a sé e sospira. Sarebbe stupido dirgli che pensa di arrivare dal futuro. Sarebbe sciocco e pericoloso. Matteo potrebbe credere di avere a che fare con un pazzo e… beh, no grazie.
    “Grazie,” gli risponde e lo bacia, per tenerlo occupato.”
    Daniela Barisone, Adrenalina

  • #26
    Valeria Fonte
    “La misoginia, nonché l'odio di genere e il senso di avversione nei confronti della compagine femminile, ci ha forgiate nel nome della sottomissione forzata. Ridotte al silenzio, sentendoci in colpa perché ancora vive, abbiamo accolto remissivamente una vita infelice.”
    Valeria Fonte, Ne uccide più la lingua: Smontare e contestare la discriminazione di genere che passa per le parole

  • #27
    Valeria Fonte
    “Essere donna non è una colpa.”
    Valeria Fonte, Ne uccide più la lingua: Smontare e contestare la discriminazione di genere che passa per le parole

  • #28
    Daniela Barisone
    “Fabrizio sperava di separarsi da quel gruppo di stronzi e andare via per sempre.
    Sognava di essere solo lui con Mimì, a fare musica e, finalmente, dare un calcio a quel posto dimenticato da Dio che è l’hinterland di Milano.
    Invece due anni dopo sono ancora lì, a suonare e sudare, sputando sangue su spartiti di canzoni che non sono mai abbastanza belle, mai abbastanza buone.
    Non per lui, almeno.
    Mimì dice che sono spettacolari e lo guarda come se ci credesse davvero, ma Fabrizio sa che è molto probabile sia solo frutto della sua immaginazione.
    Perché anche se a volte gli sembra che Mimì lo guardi, anche se è sempre accanto a lui quando sono al pub, anche se quando suonano gli va sempre vicino, Fabrizio sa anche che il suo amico ha una fidanzata.
    Più di una, a dire il vero.
    Come se fosse possibile il contrario, poi.
    Più passano gli anni, più Mimì diventa bello.
    E più passano gli anni, più Fabrizio si innamora di lui.”
    Daniela Barisone, Distorsioni

  • #29
    Daniela Barisone
    “Stringe le labbra e rimane seduto, in silenzio, a guardare i signori Baroni non avere alcun problema in merito al coming out del figlio, ma complimentandosi con il fidanzato sbagliato. Come se lui non fosse lì, come se non esistesse nemmeno. Come se fosse uno sbaglio infilato tra loro figlio e Mimì, quello che apprezzano davvero.
    Gli viene da vomitare.”
    Daniela Barisone, Distorsioni



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